Quando parliamo di ricerca dell’essenziale non posso che pensare alle facce e alle storie dei giovani che incontriamo costantemente. Chi, più di un ragazzo che sta iniziando ad avventurarsi nel mondo, sente che la vita deve essere fatta per un essenziale? Che ci vuole un essenziale che ci fa alzare al mattino, ci fa andare a scuola, al lavoro, ci fa entrare nel quotidiano fatto di prove, di fatiche, di sconfitte e vittorie? «Se la felicità non esiste che cos’è dunque la vita?», scriveva il venticinquenne Leopardi all’amico Jacopssen. Questa domanda, che per ogni uomo è presente in filigrana nel proprio essere, nei ragazzi è percepita in modo estremamente drammatico, anche se spesso inconsapevole.
Se sapessero che questo grido, che tante volte soffocano come fosse una malattia, è già una promessa! Ma questa promessa è già inscritta in questo bisogno spasmodico di essenziale, di qualcosa che dia senso a tutta la vita. E l’essenziale bisognerà pure che ci sia, altrimenti la vita sarebbe tutta una messa in scena inutile. In un dialogo, Rose Busingye, infermiera ugandese e direttrice del Meeting Point International che a Kampala, Uganda, accoglie centinaia di donne affette dal virus dell’Hiv, mi chiese con la sua geniale concretezza: «Perché esiste lo stomaco?» E io: «Per poter mangiare». Ma lei subito: «Esiste perché c’è il cibo. Pensa che tragedia se avessimo lo stomaco e il cibo non ci fosse! Lo stesso è per il cuore e il suo desiderio di infinito: se esiste è perché quel che cerchiamo c’è». Ecco, questo essenziale c’è, e noi in un modo o nell’altro lo intuiamo. Ma dobbiamo incontrarlo, vivo e presente davanti a noi, perché la vita diventi concretamente ricerca dell’es-
Incontro tra civiltà
Ieri al Meeting la testimonianza di monsignor Aldo Berardi e Paolo Martinelli, vicari della penisola Arabica, una regione che comprende sette stati tra cui Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. «L’essenziale per noi significa rispondere a una vocazione – ha detto monsignor Martinelli – riconoscendo di essere voluti e amati. E chiamati per una missione». «In questi luoghi, negli ultimi anni sono arrivati milioni di persone per motivi di lavoro – gli ha fatto eco monsignor Berardi –. Ora sono diventati punti di incontro tra due civiltà e due tradizioni». Terre che Papa Francesco ha visitato due volte negli ultimi tre anni, promuovendo la fraternità e l’amicizia sociale. E dove l’Abrahamic Family House ad Abu Dhabi, ispirata al Documento sulla Fraternità Umana, ospita una moschea, una sinagoga e una chiesa. A moderare, la corrispondente per il Medio Oriente di Tv2000 Alessandra Buzzetti.
A pagina 3
FIERA I vicari apostolici dell’Arabia, Aldo Berardi e Paolo Martinelli, ieri al Meeting
DA ENERGIE DIVERSE, UN’ENERGIA UNICA
DA ENERGIE DIVERSE, UN’ENERGIA UNICA
ANNO 45 N° 6
SE NON SIAMO ALLA RICERCA DELL’ESSENZIALE
EDITORIALE
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senziale. Questo si vede benissimo nelle centinaia di ragazzi delle superiori (molti più delle disponibilità necessarie) che hanno chiesto di venire a lavorare a proprie spese (in agosto!) per contribuire alla manifestazione del Meeting. Se sono qui è perché nell’incontro con delle umanità vive, affascinanti, in cammino, hanno scoperto che le proprie domande potevano trovare la concretezza di un’ipotesi da verificare: vado al Meeting perché so che là c’è l’essenziale che il mio cuore cerca. Ecco una certezza nuova, rivoluzionaria, capace di mobilitare attivamente quei giovani che tanti definiscono “sdraiati”, rendendoli protagonisti di una costruzione e di un gesto culturale che incide nella vita di un intero Paese. Da un incontro, una certezza che rende concreta la ricerca dell’essenziale. Che struggimento viene allora, pensando alle migliaia di adolescenti che stanno male, che vivono un disagio e una confusione tale che non riescono nemmeno più ad uscire dalla propria stanza, arrivando a gesti di autolesionismo che rivelano una disperazione senza via di uscita. Significa, forse, che il loro cuore non è ancora stato veramente raggiunto da questo annuncio: «L’essenziale che cerchi c’è». E così frantumano la vita in innumerevoli aspettative tutte deludenti: il successo, la popolarità, la ricchezza, la bellezza fisica, il potere. In una parola: la performance. Nessuna di queste aspettative vale quel desiderio che urla dentro di loro, e che tanti cantanti pop, rap o trap che ascoltano disperatamente, esprimono. Che cosa servirebbe? Una compagnia che li raggiungesse, volti carichi di annuncio, come è la strana compagine che si può incontrare al Meeting. È come se tutto, dentro questa manifestazione, gridasse, dentro l’afosa distrazione estiva: «Amico, quello che cerchi c’è, vieni con noi a scoprirlo». Perché è in un noi che un io può trovare ciò che lo rende se stesso. Un noi abitato da un Tu, quel Tu di cui don Giussani appassionatamente parla: «È la vita della mia vita, Cristo». Ultimamente è questo Tu che il giovane può incontrare in adulti carichi di proposta, testimoni della proposta che sta cambiando la loro vita. Per que -
EDITORIAL
The essential exists. Let’s look for it together
by Matteo Severgnini
When we talk about searching for the essential, I can only think of the faces and stories of the young people we constantly meet. Who, more than a young person who is beginning to venture out into the world, feels that life must be made for something essential? Something essential is needed to get us up in the morning, get us to school, to work, get us into the daily grind of trials, labours, defeats and victories? “If happiness does not exist, what then is life?” wrote the 25-year-old Leopardi to his friend Jacopssen. This question, which for every man is present in the watermark of his own being, is perceived extremely dramatically, even if often unconsciously, in young people.
If they knew that this cry, which they so often stifle as if it were an illness, is already a promise! But this promise is already inscribed in this spasmodic need for the essential, for something that gives meaning to the whole of life. And the essential must be there, otherwise life would be all a useless show. In a conversation, Rose Busingye, a Ugandan nurse and director of Meeting Point International, which in Kampala, Uganda, takes in hundreds of women with the HIV virus, asked me with her brilliant concreteness: “Why does the stomach exist?” And I: “So we can eat”. But immediately she said: ‘It exists because
sto, il Meeting è un esempio organico di quella compagnia educante, di quel villaggio abitato dal senso che Papa Francesco invoca così spesso, quando ripete che per educare un bambino occorre un intero villaggio. Un villaggio vivente: gente, adulti e ragazzi che, per l’esperienza che vivono, possono gridare al mondo: l’essenziale c’è, per questo possiamo cercarlo insieme.
there is food. Think what a tragedy it would be if we had a stomach and food was not there!’
The same is true for the heart and its desire for the infinite: if it exists, it is because what we seek is there.
Behold, this essential is there, and we sense it in one way or another. But we must encounter it, alive and present before us, so that life can concretely become a search for the essential. This can be seen very well in the hundreds of high school students (many more than were needed) who have asked to come and work at their own expense (in August!) to contribute to the Meeting. If they are here, it is because in the encounter with living, fascinating, journeying humanity, they have discovered that their own questions could find the concreteness of a hypothesis to be verified: I go to the Meeting because I know that there is the essential that my heart seeks. Here is a new, revolutionary certainty, capable of actively mobilising those young people that many define as “lying down”, making them protagonists of a construction and a cultural gesture that affects the life of an entire country. From an encounter, a certainty that makes the search for the essential concrete.
How poignant it is, then, to think of the thousands of adolescents who are ill, who experience such discomfort and confusion that they can no longer even leave their rooms, going so far as to make gestures of self-harm that reveal
a desperation with no way out. It means, perhaps, that their hearts have not yet been truly reached by this announcement: ‘The essential you seek is there’. And so they shatter life into innumerable expectations, all disappointing: success, popularity, wealth, physical beauty, power. In a word: performance. None of these expectations are worth the desire that screams within them, and that so many pop, rap or trap singers they listen to desperately express. What would they need? A company to join them, faces full of announcement, like the strange group one can meet at the Meeting. It is as if everything within this event is shouting out, within the sultry summer distraction: ‘Friend, what you are looking for is there, come with us and discover it’. Because it is in an ‘us’ that one can find what makes them themselves. An us inhabited by a You, that You of which Don Giussani speaks passionately: “It is the life of my life, Christ”. Lately it is this You that the young person can meet in adults who are full of the proposal, witnesses of the proposal that is changing their life. For this reason, the Meeting is an organic example of that educating company, of that village inhabited by meaning that Pope Francis so often invokes, when he repeats that to educate a child you need a whole village. A living village: people, adults and young people who, because of the experience they live, can cry out to the world: the essential is there, that is why we can seek it together.
Rose Busingye (crediti: Meeting di Rimini)
DOMENICA 25 AGOSTO
DOMENICA 25 AGOSTO
INCONTRI I vescovi vicari apostolici dell’Arabia settentrionale, Aldo Berardi, e meridionale, Paolo Martinelli
Terra piena di vita e di fede
«Chiamati a promuovere la cultura del dialogo e dell’incontro. Fondamentale conoscersi e lavorare per il bene comune»
di Francesco Zanotti
L a gioia di essere cristiani. È la sfida cui sono chiamati i cristiani che vivono nelle terre d’Arabia. «Viviamo in Paesi musulmani dove spesso vige la legge islamica», dice il vescovo francese Aldo Berardi, vicario apostolico dell’Arabia settentrionale (Kuwait, Bahrain, Qatar e Arabia Saudita). «In questi luoghi negli ultimi anni sono arrivati milioni di persone per motivi di lavoro. Ora sono diventati punti di incontro tra due civiltà e due tradizioni». «Anche i cattolici sono molto diversi, per lingua, rito e tradizioni locali», sottolinea Alessandra Buzzetti, corrispondente per il Medio Oriente di Tv2000 presentando l’incontro “Terre d’Arabia: un deserto pieno di vita”. «Il compito – aggiunge il presule francese – è mantenere l’unità tra noi e mostrare che siamo sempre legati alla Chiesa universale».
Non mancano le difficoltà per una comunità locale che può contare su
poche chiese. «Le nostre assemblee sono sempre strapiene», prosegue Berardi. «Abbiamo il problema degli spazi dei cristiani in Oriente che in quei luoghi desiderano professare la loro fede. Poi c’è anche l’incontro con l’islam e le difficoltà per negoziare un posto nella società». Rimane importante «la testimonianza di Cristo con la propria vita, senza predicare». Di gioiosa polifonia della fede, come
detto da papa Francesco nel suo viaggio del 2019 negli Emirati, parla il vescovo cappuccino Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati arabi uniti, Oman e Yemen). «I cattolici sono tutti migranti – ricorda–. Il compito delle parrocchie locali sta nella vicinanza alla gente, nell’accoglienza di chi arriva, senza lasciare nessuno isolato. E quello di poter sperimentare la comune appar-
tenenza a Cristo con l’unico battesimo». Il presule parla di «stupore nella partecipazione alla vita della Chiesa. I fedeli chiedono più Messe, più preti, più momenti di preghiera».
La Casa della famiglia abramitica ad Abu Dhabi costituita da moschea, sinagoga e chiesa e da uno spazio comune detto forum attraverso il quale tutti sono costretti a passare, realizzata sulla scia del documento del 2019 sulla Fratellanza umana, indica il nuovo modo di intendere le relazioni tra le diverse religioni. «Distinti e interconnessi, commenta il vescovo Martinelli., siamo chiamati a promuovere la cultura del dialogo e dell’incontro. È fondamentale conoscersi e lavorare per il bene comune».
E l’essenziale? «Per noi significa rispondere a una vocazione – conclude monsignor Martinelli – riconoscendo di essere voluti e amati. E chiamati per una missione». Da portare anche nel deserto d’Arabia. Un deserto pieno di vita.
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TESTIMONI L’ex presidente della Camera propone di istituire un dipartimento sulle biopolitiche
Violante sta con la vita
«Il Meeting è un luogo dove si incontra una comunità pensante. I partiti ormai sono diventati solo comunità votanti»
di Lucio Bergamaschi
Non si spegne l’eco dell’incontro “Per la vita: una responsabilità di ognuno, un compito per tutti” che ha visto protagonisti Elvira Parravicini Brambilla, direttore del Neonatal Comfort Care Program alla Columbia University di New York, e Luciano Violante, presidente di Fondazione Leonardo e già presidente della Camera dei deputati. Ha sorpreso e commosso il pubblico presente la sincerità del confronto tra due personalità così diverse e la capacità di andare oltre la teoria, raccontando la propria esperienza personale.
«Dell’incontro di ieri», dice Andrea Simoncini, vicepresidente Fondazione Meeting e docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, che ha introdotto il dialogo, «tengo a segnalare due aspetti: il Meeting è un luogo di incontro per le migliaia di persone che ascoltano ma anche per chi parla. Due personalità così diverse come Luciano Violante ed Elvira Parravicini Brambilla hanno sapu-
to confrontarsi con verità partendo da ciò che hanno in comune: la cura per la vita. Colpisce anche la storia personale di Violante che in questi anni è stato un compagno di strada fedelissimo del Meeting, con una sua ovvia autonomia di pensiero ma anche con una profonda sintonia con i nostri accenti. Mi spingo a dire che è stato una fonte di ispirazione per molti di noi che facciamo il Meeting». L’incontro ha messo in evidenza come
la questione del fine vita da vicenda intima e privata stia diventando a tutti gli effetti una questione pubblica e politica. «Di fronte all’esempio di Elvira Parravicini Brambilla», sottolinea Simoncini, «che spende tutte le sue energie professionali per vite destinate a finire entro pochi giorni, Violante si è posto il problema di dare una dignità pubblica e istituzionale ai temi etici, proponendo di istituire un dipartimento sulle biopolitiche (o poli-
tiche per la vita) che accorpi e focalizzi tutte le azioni pubbliche sui temi bioetici. Un’idea che noi del Meeting sosterremo con forza».
Toccante è stato anche il tributo di affetto che la platea ha rivolto al ricordo che Violante ha fatto della moglie Giulia De Marco, mancata qualche mese fa, lei pure affezionata frequentatrice del Meeting: una ulteriore testimonianza di un legame che va ben al di là della politica o dei ruoli istituzionali ricoperti negli anni e che si pone su un piano squisitamente personale. «Violante», conclude Simoncini, «è di quel politici che ascoltano prima di parlare e non amano le prime file». L’ex presidente della Camera ricorda lo stile di un suo illustre predecessore: «Aldo Moro veniva agli incontri di CL negli anni ’70, prendeva appunti e se ne andava senza dire una parola». Sintomatica la risposta data da Violante alla domanda su perché si sia così affezionato al Meeting. «È uno degli ultimi luoghi dove incontro una comunità pensante. I partiti ormai sono diventati solo comunità votanti».
DOMENICA 25 AGOSTO
DOMENICA 25 AGOSTO
OGGI IN FIERA Storie di mafia e resurrezione per scoprire cosa sia veramente l’essenziale
Da uomini d’onore a uomini d’amore
Valerio Montalbano parla del padre ucciso dalla mafia: «Chi ha ucciso e chi ha subito la perdita può fare lo stesso percorso»
di Gianni Mereghetti
Quando il bene vince sul male. Se ne parlerà alle 13 in Sala Neri Generali-Cattolica nell’incontro “Dagli uomini d’onore agli uomini d’amore”. Interverranno due persone. Domenico Pace, che ha ucciso. Valerio Montalbano, che ha subito le conseguenze di un atto criminoso. Entrambi testimoni di un cammino personale. Osserva in proposito Montalbano che «chi ha causato l’evento e chi, come me, l’ha subito può fare lo stesso percorso e giungere allo stesso fine, a scoprire che cosa sia l’essenziale». La storia di Valerio è stata segnata dall’assassinio di suo padre Giuseppe, medico, agricoltore e allevatore. Arrivato nel 1957 a Camporeale come ufficiale sanitario diventa un punto di riferimento per la popolazione. Con lui si può parlare di tutto. La gente lo sente come “uno di loro”, perché medico, ma anche agricoltore e allevatore. Fa ciò che fanno tutti. Giovanni Brusca si accorge che Camporeale diventa, dal suo punto di vista, un paese inaffidabile, perché la gente denuncia i crimini e i suoi responsabili.
Simbolo di questo paese che non si sottomette alla mafia è il dottor Montalbano. «Mio padre aveva la serenità di chi si sente nel giusto», fa notare Valerio. Brusca non può accettare che vi sia questa “deriva”. Ne organizza l’omicidio, il 18 novembre 1988. Ci vorranno dieci anni per trovare i colpevoli e assicurarli alla giustizia. Valerio Montalbano, che aveva 23 anni, parla di due frutti che vengono da questa morte, che lui considera come vita. L’esperienza di una borsa di studio, un premio per ragazzi di terza media che devono frequentare le superiori e che si realizza con il coinvolgimento dei docenti, segno che l’educazione è la vera arma contro la mafia. Poi c’è l’evento è “Accura unni metti i peri” (stai attento a dove metti i piedi), una passeggiata a maggio nella campagna siciliana per arrivare alla croce di luce dove è stato ucciso Montalbano. Che Valerio parli di suo padre e della campagna siciliana nel periodo dell’anno in cui la natura esplode, fa intendere quanto abbia dovuto camminare dentro il dramma della sua vita per provare a darle un significato. Un cammino che continua.
SISTER ZEPH E ROSE
Per educare ci vuole un villaggio
Rose Busingye, infermiera e responsabile del Meeting Point di Kampala, che il popolo del Meeting ben conosce, e Sister Zeph (nella foto a destra), premio miglior insegnante al mondo nel 2023, saranno le protagoniste dell’incontro “Per educare ci vuole un villaggio” (oggi alle 19 in Auditorium isybank D3), introdotte da Matteo Severgnini, rettore della Regina Mundi a Milano e responsabile di Gioventù studentesca. Sister Zeph, a soli 13 anni, ha fondato una scuola per bambini poveri nel cortile di casa sua, in Pakistan, dando vita a luoghi educativi particolarmente significativi. Una storia che, come nel caso di Rose, mette al centro l’assoluto valore dell’educazione.
Rimini, 20-25 Agosto 2024
AREA INTERNAZIONALE
INTERVISTA Giorgio De Rita (Censis) spiega perché vanno valorizzate le competenze non cognitive
Una legge per cambiare la scuola
Anche il ministro dell’Istruzione, Valditara, all’incontro di oggi su “L’educazione non è accumulo”
di Giuseppe Rosetti
C’
è una legge, in dirittura d’arrivo al Senato dopo essere stata approvata dalla Camera, che vuole introdurre un nuovo modo di vedere la scuola. Se ne parlerà oggi alle 13 in sala Gruppo Fs C2, durante l’incontro “L’educazione non è accumulo: le competenze non cognitive” cui parteciperanno il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, e alcuni parlamentari di diverse forze politiche. Sul palco ci sarà anche il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, cui abbiamo chiesto quale sia la posta in gioco.
Perché è importante una legge sulle “Non cognitive skills” e che problematiche punta a risolvere?
«La legge sulle “Non cognitive skills” affronta un tema particolarmente delicato. Vuole unire le competenze professionali, come saper fare i conti o comprendere un testo, a un aspetto che è solo apparentemente secondario: le cosiddette competenze “non
cognitive”, tipo saper stare con i compagni, immaginare il proprio futuro, gestire gli stress emotivi ed essere creativi. Sbaglieremmo nel pensare che si tratta di due aspetti separati tra loro. La capacità di stare in aula non si misura soltanto nel riuscire a completare un compito di matematica o di greco, ma anche nel sapere stare assieme ai propri compagni. Entrambe le cose sono fondamentali. La proposta dunque prova a innescare un processo lungo e faticoso di trasformazione
del sistema educativo italiano. Come avvenne nel 2010, con l’introduzione dei cosiddetti Disagi dell’apprendimento, Dsa, argomento che poi con fatica è entrato nel dibattito pubblico e nel modo di educare a scuola, portando grandi vantaggi. Riconoscere che il mondo della scuola non è fatto solo di capacità scolastiche è difficile, e ha bisogno di progressi graduali. Non si possono insegnare l’empatia, la creatività o l’immaginazione; vanno progressivamente assecondate. Que -
sto è l’errore che stiamo rischiando di fare: pensare che i talenti non siano una dote che va accompagnata e fatta crescere, ma che siano solo un fatto dato».
Che impatto potrebbe avere un approccio del genere nel mondo del lavoro, e più in generale nella società?
«I due mondi sono separati. Insegnando agli studenti l’empatia, miglioriamo le condizioni scolastiche. Non li mettiamo in condizione di entrare meglio di adesso nel mondo del lavoro, ma rendiamo chi ha meno talenti, o non è in grado di riconoscerli, più consapevole di sé, più in grado di coltivarli. Diventando anche più capace di stare dentro al mondo scolastico e nella società, sapendo valorizzare meglio sé stesso. Ribadisco che è un processo che richiede molti anni, ma che può creare migliori condizioni per essere persone più aperte, formate e capaci di includere le novità. Contribuendo alla maturità degli studenti più di quanto il sistema scolastico faccia ora».
associazione per la
di tutelare la categoria, regolando tutti i rapporti di lavoro, dall’altro quello di collaborare alla risoluzione di “problemi di ordine tecnico, economico, nanziario, amministrativo, legale e sociale riguardanti l’industria assicurativa”.
Nel 1953, l’ANIA fu tra i fondatori del CEA, il Comitato Europeo delle Assicurazioni, istituito per studiare problemi comuni del settore in una prospettiva di integrazione dei mercati. Nel 1959 venne emanato il Testo Unico sull’esercizio delle assicurazioni private, e nel 1969 venne varata la legge sulle assicurazioni obbligatorie delle autovetture. Comité Européen des Assurances 1953
2010 innovare
Negli ultimi anni, l’ANIA si è distinta per l’attività nel campo dell’innovazione, per l’interesse al ruolo sociale ed economico del settore e per la sua funzione di investitore istituzionale, contribuendo allo sviluppo del Paese, facendo leva su: messa in sicurezza, tutela del risparmio delle famiglie e finanziamento dell’economia reale.
INCONTRI Dopo Banca d’Italia e Corte Costituzionale, un terzo soggetto istituzionale
Recuperare il vero ruolo del Cnel
La mission del presidente, Renato Brunetta, per evitare la desertificazione sociale
di Alberto Federici
Un referendum ne aveva previsto la soppressione e invece il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, è vivo e vegeto anche perché il suo presidente, Renato Brunetta, sta cercando di rilanciarne attività e obiettivi.
«Ce n’è un gran bisogno, ha sottolineato l’ex ministro nell’incontro “Cnel: piattaforma di valorizzazione dei corpi intermedi” tenutosi ieri, soprattutto in un’epoca come questa caratterizzata da grandi sconvolgimenti che indeboliscono sempre più la nostra società». Introdotto da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Brunetta è conscio di essere di fronte ad un compito arduo, «ma a me piacciono le imprese difficili come quelle di far tornare protagonisti i corpi intermedi come le camere di commercio, i sindacati, le fondazioni bancarie… quell’insieme di reti che danno significato a un territorio». In altre parole la “società civile”.
Una società oggi in crisi per tanti motivi, in particolare, ha sottolineato Brunetta, per lo strapotere dei social network che aggregano le persone sulla base non dei valori ma degli algoritmi rendendoci tutti più soli e distopici.
Oggi il Cnel vuole recuperare quel ruolo di interlocutore dei corpi intermedi che gli ha assegnato la Costituzione, valorizzando la grande tradizione che l’Italia ha saputo creare nei secoli e
che è stata motore di sviluppo, si pensi per esempio al movimento operaio e all’associazionismo cattolico. Certo, in questa società fatta sempre più di monadi solitarie, vincere gli egoismi non è facile ma Brunetta ritiene che sia l’unica strada da percorrere per lottare contro la «desertificazione» sociale. D’altronde, ha ricordato, «se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme».
CANTIERE EUROPA Politica e istituzioni a confronto
Ue, lavori in corso
Verso un equilibrio fra aspetti nazionali e sovranazionali
di Leonardo Caruso
Qual è l’anima dell’Europa? Quali valori ci uniscono? Come tradurre gli ideali in politiche? Queste le domande al centro di “Cantiere Europa”, dibattito che ha coinvolto esponenti della politica e delle istituzioni europee. «La rilevanza dell’Europa sta nell’investimento nell’ambito delle diversità che ci caratterizzano», ha affermato Massimiliano Salini, vicepresidente del Ppe. Un’opinione condivisa da Antonella Sberna, vicepresidente dei conservatori europei, che ha sottolineato come l’Ue sia veicolo per trasformare esperienze nazionali in leggi a livello internazionale.
«Abbiamo delegato alle istituzioni europee aspetti importanti della nostra attività nel nome di una maggiore integrazione», ha osservato Salini, spostando i riflettori sulla necessità di trovare un equilibrio tra le aspirazioni sovranazionali e l’identità nazionale.
«La ricerca della giustizia sociale ha fatto perdere di vista la nostra identità spingendoci a fare troppe concessioni», ha aggiunto, sottolineando la necessità di “aggiustare il tiro”. I partecipanti all’incontro hanno concordato sulla necessità di coniugare identità nazionale ed europea, sottolineando come le due non siano in contraddizione. «L’Unione Europea è il sogno dei popoli, che si supportano reciprocamente nel disegnare il futuro», ha affermato Nicola Procaccini co-presidente del gruppo dei conservatori e riformisti. Sono poi intervenuti anche François-Xavier Bellamy, vicepresidente gruppo Ppe, Antonio Decaro, Carlo Fidanza, Pina Picierno, Antonella Sberna. Il dibattito ha toccato tematiche specifiche (transizione digitale, diritti umani, coesione sociale) ed economiche. Saranno esplorate anche oggi in “Mercato Unico, Euro, Pnrr: quale sviluppo economico per l’Ue?” (ore 17, Auditorium isybank D3).
Energia in condivisone
Nella ricca proposta del Meeting non poteva mancare il dialogo sull’energia. Con una domanda comune su cui tentare un confronto: cos’è l’essenziale? «Mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza», scrive Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì. «È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti».
Responsabilità, bene comune, creatività, cura: pilastri essenziali su cui fondano anche le Comunità energetiche rinnovabili (Cer), basate sulla condivisione di energia e fondate su un concetto di prossimità, di partecipazione e di coinvolgimento attivo di cittadini e comunità locali. E che possono essere costituite da famiglie, imprese, enti locali e religiosi.
INCONTRI Una nuova potenza mondiale?
L’India in rampa di lancio
Fra enormi potenzialità e limitazioni oggettive
di Giorgio Garrone
L
’interrogativo è d’obbligo: l’India sarà davvero una nuova potenza mondiale? Sì, perché sono numerose le criticità che rischiano di impantanare il paese asiatico impedendo che si collochi fra le prime potenze mondiali dopo Stati Uniti e Cina. L’incontro odierno al Meeting (appuntamento alle ore 13 in Sala Conai A2), sarà il tentativo di rispondere a qualche dubbio. Bosco Darsi, sacerdote della Diocesi di Vijayawâda, offrirà un suo contributo sugli aspetti sociali e religiosi delle varie etnie che popolano d’India; Vincenzo de Luca, ambasciatore d’Italia in India, tratterà degli aspetti socio-economici e delle prospettive di slancio globale; Marco Masciaga, giornalista corrispondente del Sole 24 Ore da New Delhi, cercherà di tracciare una prospettiva sulla collaborazione nell’export fra Italia e India.
dell’agenzia di pr Comin&Partners, moderatore dell’incontro, sottolinea alcuni argomenti che verranno trattati. Da un lato, la convivenza fra gli appartanenti alle varie fedi non è così priva di contrasti, dall’altro il basso numero di matrimoni misti (solo il 7 per cento complessivamente) contrapposti ad un alto numero di unioni combinate secondo un principio di appartenenza alle “caste”, di fatto causano una chiusura all’espansione esterna. L’India, che oggi vanta la popolazione più numerosa e la più giovane forza lavoro al mondo, mira a fungere da ponte tra i Paesi occidentali e quelli in via di sviluppo. Nonostante queste trasformazioni, rimane una nazione complessa e multiforme ancora da comprendere appieno e in questo senso i relatori cercheranno di portare un contributo in termini di esperienza.
Gianluca Comin, fondatore
Paola Chiara Sesti
UN’ITALIA CHE COOPERA L’Unione europea deve trovare il coraggio di occuparsi del sostegno al popolo dell’ex Birmania
Myanmar, il conflitto dimenticato
Anche se i media non ne parlano non significa che la crisi sia risolta: prezzo del riso alle stelle ed escalation di violenze di Beatriz Casett Mazon e Claudia Rinaldo
Un popolo dimenticato. L’incontro del 23 agosto organizzato da Avsi all’interno del padiglione internazionale coordinato dal Maeci si è focalizzato sulla situazione di disagio che sta vivendo l’ex Birmania a causa della guerra civile, un conflitto che non viene raccontato dai media, nonostante il Myanmar sia un paese strategico da diversi punti di vista. Ad aprire l’incontro è stata Nang Swesweaye, rappresentante Avsi in Myanmar, introducendo l’attuale situazione critica. Il 70 per cento della popolazione vive in aree rurali, diventate palcoscenico di conflitti quotidiani sempre più violenti. Questo porta i cittadini ad abbandonare le loro zone per cercare riparo in prossimità dei boschi e nei rifugi anti bomba. Nonostante i conflitti avvengano soprattutto in queste aree, anche coloro che vivono nelle aree urbane non sono al
sicuro, soprattutto i giovani che vengono reclutati dall’esercito secondo la legge marziale. Le problematiche non si limitano a questo: i prezzi del riso e dei prodotti ortofrutticoli sono lievitati a causa delle difficoltà di coltivare nelle zone del conflitto.
Guido Calvi, coordinatore umanitario
di Avsi, ha sottolineato come la dittatura militare presente da ormai 70 anni abbia influenzato molto la forma mentis delle persone, abituandole a non mostrare mai debolezze e sconfitte. Sotto la corazza d’acciaio che il popolo birmano evidenzia si cela tanta paura. Qualsiasi scelta potrebbe
risultare fatale, unita alla stanchezza dell’incessante attesa che la situazione migliori. Per questo Avsi si impegna nel sostegno e nella vicinanza alla popolazione, fornendo educazione ai giovani e aiuti economici, alimentari e medici alle famiglie.
Ranieri Sabatucci, ambasciatore dell’Unione europea in Myanmar, ha evidenziato come la cultura antichissima del popolo birmano sia a rischio. Il loro patrimonio culturale si basa su ideali come la generosità e il supporto ma, a seguito di questi decenni di dittatura, sempre più giovani hanno cominciato a considerare questi valori più come debolezze che come principi da conservare. Il Myanmar è un paese che, seppur ricchissimo di materie prime, ha il 50 per cento della popolazione che necessita di aiuti umanitari. L’Unione europea deve avere la capacità, la volontà e l’interesse di occuparsi del sostegno alla popolazione birmana che non ha colpe, ma rimane vittima di questa situazione.
IN MOSTRA L’esempio di dieci comuni in cui i cittadini sono parte attiva di progetti di rinascita
Piccoli borghi crescono. Dal basso
Giuseppe Frangi: «I giovani e molte realtà artigianali protagonisti di un nuovo sviluppo radicato nelle identità locali»
di Giorgio Garrone
L a mostra «Borghi futuri: volti e storie di una piccola Italia capace di reinventarsi» è un itinerario alla scoperta di luoghi poco noti, dove gli stessi residenti prendono coscienza di storia, bellezza, identità e investono tempo e responsabilità sulla risorsa del loro comune.
La rassegna è allestita nei giorni nella piazza A1, a cura di Riccardo Bonacina, Lucio Brunelli, Luca Fiore, Giuseppe Frangi. L’organizzazione è di Team Service e Vita non Profit; di Renato Cerisola, per la parte video.
Così Giuseppe Frangi racconta come è nata l’idea della mostra: «È scaturita dall’idea di investire sulla ricchezza culturale del nostro Paese, non tanto per mettere in vetrina borghi e tradizioni, ma per coinvolgere in ruolo attivo i cittadini che vi abitano. Il progetto denominato “Attrattiva borghi” rientra nei finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
Con quale obiettivo?
«Favorire percorsi virtuosi per contrastare lo spopolamento e il decino e offrire una possibilità ai giovani, alle attività artigianali, alle manifestazioni locali di emergere. Progetti per mettere in rete i piccoli comuni e creare occasioni di lavoro e prospettive a queste comunità».
Al momento sono una decina i borghi coinvolti, ma che cosa serve per sviluppare il progetto?
«Per creare le condizioni minime all’autodeterminazione delle popolazioni e passare a una fase successiva del progetto, servono strumenti di connettività, collegamenti con le città, servizi sanitari, processi di integrazione». Quindi non tanto un turismo che inciderebbe su fragili equilibri ma un rilancio dal basso?
«Certo. I protagonisti sono gli stessi residenti che non si rassegnano all’emigrazione ma, spinti dalla passione per le proprie radici, provano a costruirsi un avvenire che valorizza la storia, i
prodotti e la bellezza dei borghi». Il percorso di visita è proposto con una modalità narrativa, prima con un video introduttivo, poi liberamente alla scoperta dei borghi attraverso immagini, filmati e informazioni storiche. L’elenco comprende: Polizzi Generosa (Sicilia), Rocca Calascio (Abruzzo), Val di Taro e Berceto (Emilia), Ulassai (Sardegna), Roseto Capo Spulico (Calabria), Castelpoto (Campania), Cerveno (Lombardia), i comuni dell’Aniene (Lazio), Greccio (Lazio) e Borgo Valsugana (Trentino).
CAMMINI IN UMBRIA
Sulle orme dei Santi
“I Cammini e la rigenerazione dei territori in Umbria” è il titolo di un incontro che si tiene oggi alle 15 presso lo stand dell’Umbria nel padiglione A5 dove sono protagonisti i Cammini Religiosi di san Francesco, di san Benedetto e della Via Lauretana, che uniscono Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio. Interverranno: Fr. Francesco Piloni Ofm, ministro provinciale dei Frati minori
della Provincia Serafica di s. Francesco d’Assisi di Umbria e Sardegna; Donatella Tesei, presidente Regione Umbria; Guido Castelli, commissario straordinario del Governo per la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e la ripresa economica dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria; Michela Sciurpa, amministratore unico Sviluppumbria.
IN MOSTRA Dal Vietnam al Mozambico. L’Italia si conferma in prima linea sul fonte della cooperazione internazionale
“Fare con”. Così il mondo cambia
Nella mostra del Ministero degli esteri esempi di come risorse umane ed economiche funzionano coivolgendo tutti
di Francesco M. Capitanio
Acqua, aria, fuoco e terra. Nulla è più essenziale per la vita dell’uomo e dell’intero pianeta. Eppure questo “essenziale” può essere tanto una risorsa e una opportunità quanto fonte di miseria e disagio. Perché sia risorsa non è sufficiente l’opera di un solo protagonista; è necessario che più soggetti cooperino e l’Italia, in tema di cooperazione, non è seconda a nessuno. Il Meeting è testimone privilegiato di questo impegno se è vero che per il sesto anno consecutivo il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale è presente tra i padiglioni della Fiera per illustrare i contenuti e i progetti di cui è protagonista nel mondo.
Con quattro aree tematiche ispirate ai quattro elementi che secondo la tradizione ellenistica compongo la materia, il Maeci ha allestito nel Padiglione C5 la mostra intitolata “C’è un’Italia che coopera”. Una rassegna di alcuni pro -
getti varati e messi in atto da un vero e proprio sistema di cui il ministero è capofila, ma che vede il necessario coinvolgimento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, di agenzie internazionali e soggetti privati. Vietnam, Egitto, Brasile, Bolivia, Mozambico sono solo alcune delle nazioni interessate.
Visitando la mostra è subito sfatato il luogo comune per cui la cooperazione è una “mano” calata dall’alto per meri fini umanitari. L’idea di fondo è la condivisione di modelli di gestione del territorio nei più svariati campi, in un’ottica di partneriato paritario, non solo con gli altri cooperatori, ma anche e soprattutto con gli Stati e gli ambiti in cui si va a operare. Interventi capaci di costituire una base solida verso uno sviluppo sostenibile e, in caso di conflitti, verso la pace. Al centro non solo esigenze materiali ma una continua attenzione alla educazione e formazione delle popolazioni aiutate, necessarie per dare continuità ai progetti una volta implementati e per far sì che restare o emigrare possa essere una decisione libera e non dettata dalla necessità. Un’attenzione particolare, pertanto, viene riservata ai soggetti deboli, donne e bambini in testa, di cui viene curata non solo l’istruzione ma anche la creazione di una concreta collocazione nel mondo del lavoro. Senza dimenticare le emergenze umanitarie. “Food for Gaza” su tutte. Per essa sono stati stanziati 55 milioni di euro con cui, in quella martoriata striscia di terra, la popolazione civile riceve cibo e assistenza medica con il coinvolgimento di eccellenze del nostro sistema paese, impegnate nei settori della sicurezza alimentare e della sanità.
INCONTRI Raccolte in un volume le lezioni pronunciate dal fondatore di Cl tra il 1968 e il 1970
La rivoluzione secondo Giussani
Di fronte alla contestazione studentesca, non un lamento ma un ritorno alla radice della proposta cristiana di Chiara Ricciolini
«Èattraverso la comunione che sperimentiamo quella liberazione che è Cristo; una liberazione che il nostro cuore desidera e il mondo attende e quindi scaturisce un imperativo che ci dimostra come la comunione sia un dono, ma al tempo stesso un compito, una responsabilità». Così scriveva don Giussani in uno dei brani raccolti nel volume «Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970)», edito da Rizzoli, a cura di Davide Prosperi, professore universitario e presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, da lui riletto, ieri, in occasione della presentazione in fiera. Il libro è una selezione delle lezioni tenute, dal 1968 al 1970, da don Giussani al Centro culturale Charles Péguy. «Allora, nel ‘68, si ponevano i germi di quel soggettivismo all’acqua di rose che andava dietro all’io e alle sue voglie», racconta Sergio Belardinelli, professore di Sociologia all’Università di Bologna. Un vento di fronte al quale «don Giussani ci
diceva qualcosa di molto provocatorio: la forma più sublime di libertà potrebbe essere la libertà da noi stessi». Il ‘68 fu lo “scossone più grosso” che colpì Gioventù studentesca, il movimento sorto più di dieci anni prima al Liceo Berchet di Milano, molti liceali e universitari se ne allontanarono per aderire all’ondata di contestazioni studentesche. Secondo Alberto Savorana, oggi responsabile delle attività editoriali di Comunione e Liberazione, «negli scritti del ‘68 Giussani opera un lavoro di discernimento e di ricapitolazione. Non perde tempo a lamentarsi perché il mondo va a rotoli, descrive la fede che ritiene che i giovani del “Péguy” debbano ritrovare». E lo fa «applicando una sorta di conversione personale, un cambiamento nel modo di comunicare la fede a una comunità che in quel momento vive una svolta radicale». Giussani, in quel frangente della storia, intuì un passaggio fondamentale, ossia che «non è più il discorso sulla tradizione che può fondare il fatto cristiano», come scrive lui stesso. «Nella misura
in cui io sono così proteso al bene mio e del mondo – afferma Giussani in un passo del volume ripreso dal cardinale Kevin Joseph Farrel, prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e letto dalla sottosegretaria al dicastero Linda Ghinsoni – qual è la cosa che io desidero di più, l’avvenimento che io desidero di più? Il colmo dei miei desideri è quello che il Nuovo Testamento chiama il ritorno di Cristo, la sua venuta». «A questo sentimento fondamentale»,
commenta Farrel, «si associa una condizione interiore che definisce l’etica e la morale cristiana. Riprendendo San Paolo, Giussani afferma che partecipando all’avvenimento cristiano nasce un modo diverso di possedere i rapporti, con me e con le cose». La risposta di Giussani al ‘68 è stato il ritorno alla domanda originaria della vita cristiana, il ritorno a Cristo che è reale perché è dentro l’altro. Per questo la comunione, il riconoscimento di Cristo nell’altro, è la risposta.
INCONTRI L’eredità scientifica e umana del genetista che ha scoperto la Trisomia 21 e rivoluzionato lo sguardo sui fragili
Con Lejeune sulla soglia del mistero
La postulatrice Aude Dugast: «Gli occhi fissi sul bene del paziente, sempre nel rispetto per la legge della natura e di Dio»
di Cristina D’Ellena
Atrent’anni dalla sua morte, l’esperienza scientifica e cristiana di Jérôme Lejeune, genetista scopritore della Trisomia 21, proclamato venerabile da Papa Francesco, non smette di stupire e insegnare uno sguardo d’amore alla vita, anche quando segnata dalla disabilità. A ripercorrere le principali tappe dell’esistenza del medico francese al Meeting è stata Aude Dugast, postulatrice della sua causa di beatificazione, che ha ricordato come Lejeune abbia sempre avuto «gli occhi fissi sul bene del paziente, ma nel massimo rispetto per la legge della natura e di Dio», posizione che lo ha portato a difendere sempre e strenuamente qualsiasi vita. La forza e la libertà di opporsi a leggi e governi, mettendo a repentaglio anche la propria carriera, gli derivava da una «unità profonda tra cuore e intelletto», che non lo rendeva «santo da un lato e scienziato dall’altro».
Una vita votata alla fragilità, che ha mo -
strato nel concreto come, attraverso un passo di responsabilità personale, anche il limes (limite, confine) che è la malattia possa sorprendentemente rivelarsi limen (soglia, inizio), come ha sottolineato Giuseppe Zampino, respon -
sabile Malattie rare e Difetti congeniti presso il Polo della Salute della Donna e del Bambino della Fondazione Gemelli. Un cambio di sguardo che apre alla possibilità di considerare la patologia come “condizione”, rivelando come la
strada della vera speranza non consista nell’attesa di una cura, ma nel poter vivere pienamente nella e con la malattia grazie alla presenza di «relazioni umane affidabili» che danno valore alla persona nella sua interezza.
Così anche la ricerca può diventare un atto di amore che fa nascere una dedizione inaspettata, come quella di Lejeune per i bambini che gli erano affidati: è ciò che ha raccontato Angelo Carfì, responsabile del Servizio adulti con Sindrome di Down del Policlinico Universitario Gemelli, evidenziando come «se ti “agganci” al paziente che hai davanti, per lui studierai». Un «corpo a corpo con l’ignoto», come lo definiva lo stesso Lejeune, nel quale è necessario lottare con tutte le proprie forze, rimanendo però consapevoli che «si è di fronte ad un mistero». Di fronte a una condizione di fragilità, inscritta nel linguaggio del Dna, rimane sempre infatti una domanda: «Sarà un errore, un caso, oppure la lingua di qualcuno che ci parla?».
IN MOSTRA Nel padiglione A4 l’allestimento della Fraternità e delle Missionarie di San Carlo
Elia: fallito o profeta?
Protagonista nell’Antico Testamento, vive una storia di prove e paradossi ma anche di totale dedizione a Dio
di Matteo Rigamonti
Assunto in cielo su un carro di fuoco, eppure la sua missione è rimasta incompiuta. Il profeta Elia, chiamato a parlare al popolo per conto di Dio, per richiamare gli uomini alla conversione, vive una storia attraversata da molte prove e paradossi. È dunque un fallito o un profeta? Se lo domanda la mostra curata, come ogni anno, dai seminaristi della Fraternità San Carlo e delle Missionarie di San Carlo nel padiglione A4. Dopo San Giuseppe, Tobia e il primo viaggio di Paolo e Barnaba, la scelta è caduta sulla figura di Elia, raccontata nei Libri dei Re, la cui grandezza, si legge nel libretto che accompagna la mostra, «non risiede tanto nella riuscita della sua missione, quanto nel rispondervi con tutto se stesso, nel vivere sempre e comunque in dialogo con Dio, scommettendo in ogni circostanza su di Lui». Anche nei momenti di prova, Elia, che è uno dei più grandi profeti dell’Antico Testamento, tanto da apparire sul monte Tabor mentre conversa con Gesù e Mosè,
«si è fidato di Dio, ha vissuto alla sua presenza perché questo gli bastava». Ed è proprio questa «totalità di rapporto con il Signore del cielo e della terra», questa «totale dedizione al compito ricevuto», questa essenzialità verrebbe quasi da dire, che lo accomuna molto alla figura di Mosè. E che rende Elia un uomo comunque compiuto, facendogli meritare un posto speciale al cospetto di Dio. Come Elia, osservano i missionari e le missionarie della San Carlo, «anche noi siamo chiamati ad attraversare le prove della vita, fatta di riuscite e fallimenti. Come Elia, anche noi siamo chiamati a ritrovarci a mani vuote e cuore aperto davanti a Dio, per ascoltare la dolcezza e la forza della sua voce, per godere, così, della sua presenza. È questa la ragione per cui ci interessa raccontarvi questa storia».
Ai visitatori della mostra si è aggiunto un pubblico di amici, curiosi e persone accorse per rinnovare l’abbonamento al mensile Fraternità e Missione
LABORATORIO DI GIORNALISMO
Domande “scomode” al Villaggio Ragazzi
Al Villaggio Ragazzi alcuni volontari hanno creato un laboratorio di giornalismo. «È il primo anno che lavoro al Meeting, i bambini che partecipano al laboratorio ti pongono domande a cui non avrei mai pensato, per esempio l’origine dell’universo». Sara, studentessa di Comunicazione allo Iusve, racconta la ricchezza della settimana vissuta in quest’angolo del Villaggio Ragazzi; Laura aggiunge: «Mi ha colpito la serietà con cui l’astrofisico Stefano Facchini ha accolto quella domanda. Qui ogni quesito è degno di essere ascoltato. C’è stata una dignità in tutte le risposte: è il punto di forza di questo luogo». Erika richiama un altro episodio: «Il giornalista Andrea Avveduto è rimasto spiazzato dalla domanda di una bambina, che gli ha chiesto dove è possibile trovare il bene che descrive -
va nelle sue storie». Simona sottolinea: «Vengo qui per me, è un luogo di amicizia e di incontri imprevisti che aiutano a crescere». Alessandro, veterano del laboratorio, evidenzia: «È stato essenziale lo sguardo dei ragazzi, non hanno paura di fare domande impertinenti».
Davide Amata
VOLTI CHE COSTRUISCONO La testimonianza di Paolo Zambelli volontario nel dipartimento Relazioni esterne
«Il mio bisogno di esserci»
L’attenzione alle esigenze degli ospiti e una certezza: è decisivo il contributo di tutti, anche attraverso il “Donaora” di Jacopo Loretelli
I l programma del Meeting da sempre offre al visitatore una vasta scelta tra convegni, mostre e iniziative di varia natura. Ogni giorno decine di ospiti da tutte le parti del mondo sono invitati a esprimere il loro pensiero e la propria esperienza su questioni rilevanti in molteplici settori. Per riuscire a far sì che ciò avvenga serve una macchina organizzativa il più possibile efficiente e un gruppo di persone che si occupi di tenere oliati gli ingranaggi.
Paolo Zambelli è uno dei volontari del dipartimento delle Relazioni esterne, ufficio incaricato di garantire il benessere degli ospiti, volti noti e meno noti del Meeting, durante la loro permanenza a Rimini. Dalla scelta dell’albergo agli spostamenti, dall’accoglienza all’accompagnamento in fiera, tutto rientra nella giurisdizione di questa segreteria e ogni nome, informazione o imprevisto deve essere registrato. Paolo è romagnolo, ingegnere e attualmente lavora in un’a-
zienda sanitaria, e cerca di ritagliarsi uno spazietto delle ferie per il suo «appuntamento imperdibile».
«Ho incontrato il Meeting grazie ai miei genitori che mi ci portavano da bambino e mi ricordo che all’epoca mi piaceva giocare sulle scale mobili della vecchia fiera. Durante le superiori ho iniziato a fare il volontario insieme ai miei amici e negli anni universitari davo una mano al pre-meeting. Ora sono volontario da alcuni anni e ho svolto molte mansioni e ho capito che anche se i miei colleghi o le cose da fare cambiano, il Meeting rimane un appuntamento imperdibile». Il primo modo di vivere quest’esperienza è mettersi al servizio, inserendosi all’interno di una realtà che non conosce né genere né età perché è in grado di coinvolgere e provocare chiunque. Ma per far vivere una cosa così complessa e articolata sono necessari un dispiegamento di energie e un investimento di risorse non indifferenti. Per questo anche l’opzione del Donaora costituisce un’opportunità importante
grazie a cui raccogliere contributi, piccoli o grandi, e soprattutto che permette a tutti coloro che stimano il Meeting di dare qualcosa per continuare a far vivere e crescere la manifestazione. Passano gli anni, ma la cosa che più fa brillare gli occhi di Paolo restano i tanti ragazzi e adulti che si cimentano nell’impresa del volontariato e che destano in lui una forte provocazione: «anche quando rimango chiuso in ufficio non mi sento isolato perché le hostess e gli stewart hanno una dedizione tale che diventano i nostri occhi e le nostre orecchie. I loro racconti ci riempiono le giornate e attraverso di loro viviamo il Meeting. Credo che il Meeting non sia soltanto una manifestazione, ma le persone che vi partecipano». Persone animate dalla ricerca di un senso e dal bisogno di bene che non si esaurisce in una settimana di fine agosto ma che accompagna il cammino di ogni singolo individuo.
IN FIERA Interesse e consenso per l’iniziativa realizzata da Danone al Villaggio Ragazzi
Pit stop formato famiglia
Un’oasi di tranquillità destinata a genitori e figli che potrebbe essere riproposta al G7 e a Roma durante il Giubileo di Laura Danieli
Danone si propone quest’anno in Fiera come modello virtuoso di responsabilità sociale d’impresa, in particolare attraverso politiche a sostegno delle famiglie e delle donne.
Il Meeting è testimone di un esempio concreto: la realizzazione di un Family Pit Stop nell’area del Villaggio Ragazzi, una piccola oasi tranquilla per l’allattamento o il cambio pannolini, insomma un luogo discreto e tranquillo per mamme, papà e bambini.
L’iniziativa non nasce al Meeting, ma in casa Danone, dove Sonia Malaspina, che per anni si è occupata delle risorse umane in azienda, ha proposto numerosi progetti per il supporto delle famiglie dei dipendenti.
Un vanto per Danone Italia. Infatti, alcune esperienze cominciate qui sono state successivamente riprese da Danone Global ed esportate in tutto il mondo. La prova che da una scintilla può nascere
un grande cambiamento.
L’idea alla base di queste proposte è quella che, agevolando i dipendenti e in questo caso specifico la maternità, si possa creare un ambiente sano, sereno e più produttivo.
Danone si configura insomma come un caso ricco di spunti, anche per le istituzioni. Di queste si occupa Letizia Caccavale, responsabile delle relazioni istituzionali. L’ottica è quella di un dialogo costante per valorizzare tanto Danone, quanto le istituzioni stesse.
Un risultato evidentemente raggiunto, come suggerisce la presenza del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha visitato lo stand Danone e ha chiesto di riproporlo anche al G7 per Agricoltura e Pesca di Ortigia. La stessa richiesta è arrivata da monsignor Rino Fisichella pensando al Giubileo 2025. Un’iniziativa, quella di Danone, apprezzata da tutti. Un occhio di riguardo anche ai più piccoli (e non solo) a cui la multinazionale ha messo a disposizione meren-
de per tutta la durata del Meeting: latte al cioccolato, yogurt, budini e così via. Alcuni risultati significativi che meritano menzione, specialmente in un contesto nazionale che sotto questo punto di vista è ancora carente, sono ad esempio che il cento per cento delle mamme in azienda sono tornate al lavoro dopo il congedo di maternità, oppure che oltre il 50% dei manager sono donne. Dei dati
quindi in controtendenza, che dimostrano che un’evoluzione è possibile. Caccavale dichiara: «La maternità esiste, non possiamo e non dobbiamo dimenticarcene, specialmente sul luogo di lavoro». L’essenziale per Danone e per i suoi collaboratori è la cura della persona e l’attenzione alla sua soddisfazione, sia a livello personale, che professionale.
IN CAMPO Tornei, sfide, incontri, amicizie: la Cittadella dello sport sale ancora sul podio
Fare squadra. Ed è già vittoria
Più soggetti insieme nella cabina di regia: «Un’unità che diventa amicizia e cancella ogni fatica»
di Giuseppe Bianchini
«Mi sono fidato della richiesta di amici che mi conoscono e che hanno pensato potessi essere la persona adatta». È la storia del Meeting di Rimini, fin dalle sue origini: una amicizia che coinvolge a tempo pieno. Tommaso Sgubbi è il responsabile della Cittadella dello sport. Insieme alla memoria storica di questa esperienza, Silvano Fonti, e alla ormai consolidata collaborazione con il Csi, nella persona di Marco Guizzardi responsabile nazionale, anima la cabina di regia di uno degli spazi più dinamici in Fiera.
L’amicizia che ha generato e sostiene il Meeting, che arriva a così tante persone, colpisce perché mette insieme realtà con storie diverse e con comune sentimento. Si respira una stima profonda tra i responsabili. Tommaso Sgubbi è netto nel giudizio: «La collaborazione tra Meeting e Csi è storica, senza la loro presenza non riusciremmo a preparare il padiglione, o a realizzare molte attività
per i ragazzi. Due realtà, noi e loro, che qui diventano una cosa sola».
Il padiglione B5 è una cittadella che accoglie e coinvolge bambini, ragazzi e adulti, offrendo divertimento, apprendimento
e crescita personale, in un contesto di sano agonismo che diventa occasione di socializzazione e di condivisione. Lo sport, come testimoniano allo sportello del Csi: «Non è educativo in sé ma lo
FESTA FINALE Tradizione e tanta voglia di suonare e cantare per l’arrivederci al Meeting
Tutti in pista. E vai col liscio!
La Nuova Orchestra Santa Balera ripropone in chiave moderna la musica romagnola
di Francesco M. Capitanio
La festa finale è un appuntamento imprescindibile del Meeting. Anche quest’anno i riflettori si accenderanno sul Palco delle Piscine Ovest Illumia (ore 21.30) a conclusione del cartellone di spettacoli che si sono succeduti durante la manifestazione. Protagonista sarà la Nuova Orchestra Santa Balera, resa famosa dalla sua apparizione all’ultimo Festival di Sanremo nonché da una serie di seguitissimi concerti con i quali ha riportato in auge il liscio, vera colonna so-
nora della Romagna, tanto da meritarsi l’appellativo di “generazione Z del liscio”. Dieci musicisti e due coppie di ballerini hanno il compito di salutare il popolo del Meeting dando appuntamento alla prossima edizione. Di verdissima età i protagonisti con una media di diciotto anni, dodici appena per il bassista. Viene spontanea la domanda su come mai un genere musicale ritenuto un po’ d’altri tempi continua a interessare i giovani. «Non è una musica che gira intorno, per parafrasare una frase di Fossati, ma è il cuore della musica!» dice Giordano Sangiorgi, produttore del gruppo. «Il liscio, come altri generi più tradizionali tenuti ai margini del mercato musicale, è la vera alternativa punk alla musica offerta dal mainstream». A pensarci bene è così. Sangiorgi svela un aspetto inedito della questione, dall’alto della sua esperienza con il Mei, Meeting Etichette Indipendenti: «Nei contest musicali che organizziamo, solo una piccola parte delle canzoni in gara riguarda la musica hip hop, trap o rap. Ben più numerose sono le proposte musicali di giovani attenti ai testi, ai
DOMENICA 25 AGOSTO
contenuti, che hanno desiderio di studiare seriamente uno strumento. Purtroppo per chi produce musica, le piattaforme social preferiscono ciò che è meno costoso e quindi con un ritorno economico più Immediato. Fortunatamente, la realtà è fatta soprattutto di tanti, giovani e meno giovani, che amano la musica suonata e che non smettono di praticarla, oltre che di ascoltarla. È un patrimonio che non può essere disperso e che deve trovare anche l’appoggio, laddove è possibile, di soggetti istituzionali». Non resta che far festa, con il liscio e con l’entusiasmo di tutti coloro che si ritroveranno per i saluti finali. Sarà una carrellata dei più noti successi del genere, a partire dalla sempre verde “Romagna mia” nella versione proposta per i suoi 70 anni, doveroso omaggio alla splendida terra che, da quasi mezzo secolo, ospita il Meeting. dei più noti successi del genere, a partire dalla sempre verde “Romagna mia” nella versione proposta per i suoi 70 anni, doveroso omaggio alla splendida terra che, da quasi mezzo secolo, ospita il Meeting.
diventa quando è occasione di rapporto. Anche con le sue regole. Lo è quando ti mette in relazione con gli altri». Tutti i volontari mettono a disposizione tempo, intelligenze e fatiche durante la settimana a Rimini. Ancora Sgubbi: «Nonostante sia qui 12 ore al giorno di impegno, mi diverto e sono contento e tutto questo non è per la mia bravura ma per come stiamo insieme».
Dello stesso avviso è Guizzardi, che sottolinea l’aspetto di valore educativo dello stare sui campi: «Per noi innanzitutto è un servizio ai ragazzi e poi anche un’esperienza personale che ciascuno di noi fa nel vivere un lavoro in gruppo con gli altri che spesso non si conoscono». L’esperienza di stare insieme è il filo rosso della Cittadella dello sport, perfino nel particolare: «I ragazzi nei campetti non entrano con la loro squadra ma le squadre si formano in quel momento» proprio per aiutare a conoscere l’altro. Perché l’altro è un bene.
SQUADRA CINOFILA
Questione di fiuto
Otto Labrador al servizio della sicurezza. La squadra cinofila X-Plorer Academy K9 Services, che ogni giorno bonifica i padiglioni della fiera di Rimini, è composta da Luce, Dina (per dinamite), Nitro (per Nitrometano), Xavier, Oliver, Angel, Bali (per Balistite) e Lio. Ben diversi dai pigri e affettuosi cugini della linea di bellezza, i Labrador da lavoro sono snelli e agili, l’ideale per effettuare operazioni di ricerca. Una questione di fiuto (e di istinto), per questi cani che educati al comando “Where is the bomb?” avviano le ricerche di esplosivi e sostanze stupefacenti.
Sara Todeschini
SANTA MESSA
Ore 11:00 Auditorium isybank D3
Presiede S.Em. Card. Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Concelebrano S.E. Mons. Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini; S.E. Mons. Filippo Santoro, arcivescovo emerito di Taranto
INCONTRI
DAGLI UOMINI D’ONORE
AGLI UOMINI D’AMORE
Ore 13:00 Sala Neri Generali-Cattolica
Domenico Airoma, procuratore delle Repubblica di Avellino e vicepresidente Centro Studi Livatino; Valerio Montalbano, figlio di Giuseppe Montalbano, medico di Camporeale, ucciso il 18 novembre 1988 su ordine di Giovanni Brusca; Domenico Pace, detenuto presso il carcere di Sulmona; Lia Sava, procuratore generale Corte d’Appello di Palermo; Paolo Tosoni, avvocato penalista. Intervento conclusivo di Fabio Pinelli, vicepresidente Consiglio superiore della Magistratura. Introduce Salvatore Taormina, Redazione Culturale del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Con il sostegno della Regione Emilia-Romagna
INDIA:
UNA NUOVA POTENZA MONDIALE?
Ore 13:00 Sala Conai A2
Bosco Darsi, sacerdote della Diocesi di Vijayawada, India; Vincenzo de Luca, ambasciatore d’Italia in India; Marco Masciaga, corrispondente de IlSole 24Ore da New Delhi, India. Introduce Gianluca Comin, fondatore Comin&Partners
L’EDUCAZIONE NON È ACCUMULO: LE COMPETENZE NON COGNITIVE
Ore 13:00 Sala Gruppo FS C2 In collaborazione con Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà Giorgio de Rita, segretario generale Censis; Francesco Filini, deputato alla Camera Fratelli d’Italia; Simona Malpezzi, senatrice Pd; Raffaella Paita, senatrice Italia Viva; Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato; Gabriele Toccafondi, responsabile Osservatorio Iride; Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito. Introduce Sandro Bicocchi, direttore Ufficio studi PwC e vicepresidente Fondazione per la Sussidiarietà. Con il sostegno dell’U niversità Cattolica del Sacro Cuore
L’INFORMAZIONE TELEVISIVA. INCONTRO CON I DIRETTORI DEI TG ITALIANI
Ore 15:00 Sala Neri Generali-Cattolica
Giuseppe De Bellis, direttore SkyTg24; Paolo Liguori, direttore editoriale Tgcom24; Enrico Mentana, direttore Tg La7; Paolo Petrecca, direttore di Rai News 24; Antonio Preziosi, direttore TG2. Introduce Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS “DIVINE PROVIDENCE”. LA RICERCA DELL’ESSENZIALE NELL’ALPINISMO
Ore 15:00 Sala Gruppo FS C2 Incontro con Patrick Gabarrou, guida e alpinista francese in dialogo con Roberto Gardino, cofondatore Compagnia della Cima
OGGI IN FIERA
MERCATO UNICO, EURO, PNRR: QUALE SVILUPPO ECONOMICO PER L’UE?
Ore 17:00 Sala Neri Generali-Cattolica
Piero Cipollone, membro comitato esecutivo Banca Centrale Europea; Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR; Enrico Letta, estensore del Rapporto strategico sul Mercato unico europeo. Saluto introduttivo di Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari Esteri, gli Affari Politici, per la Cooperazione Economica Internazionale e Transizione Digitale della Repubblica di San Marino. Introduce Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Con il sostegno di isybank, 34.BI-MU e LAMIERA 2025, Generali-Cattolica, Tracce
IL PATRIMONIO CULTURALE
E LA RINASCITA DEI BORGHI
Ore 17:00 Sala Conai A2
Francesco Acquaroli, presidente Regione Marche; Paolo Baldi, sindaco di Calascio; Guido Castelli, commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016; Cosimo Latronico, assessore alla salute, politiche per la persona e PNRR Regione Basilicata; Simone Marchiori, Assessore alle politiche per la casa, patrimonio, demanio e promozione della conoscenza dell’Autonomia della Provincia Autonoma di Trento; Alessandro Piana, presidente facente funzioni
Regione Liguria; Donatella Tesei, presidente Regione Umbria. Introduce Giuseppe Frangi, giornalista di Vita. Con il sostegno di Regione Umbria, Gruppo Maggioli
PER EDUCARE CI VUOLE UN VILLAGGIO
Ore 19:00 Auditorium isybank D3
Sister Zeph, premio miglior insegnante al
mondo nel 2023; Rose Busingye, infermiera e responsabile Meeting Point di Kampala. Introduce Matteo Severgnini, rettore della scuola Regina Mundi di Milano, responsabile di Gioventù Studentesca. Con il sostegno di Tracce
ARENE
COESIONE È COMPETIZIONE
Ore 14:00 Arena cdo C1
Organizzato da Compagnia delle Opere
Lorenzo Fronteddu, corporate affaris & communication director JTI Italia; Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze Camera dei Deputati; Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola; Alice Stefanizzi, direttrice marketing, raccolta fondi e comunicazione Fondazione Progetto Arca onlus. Modera Sergio Luciano, direttore Economy
SULLE NOTE DELL’ESSENZIALE
Ore 14:00 Arena Tracce A3
Organizzato da Tracce
Dialogo con Ramin Bahrami, pianista. Modera Anna Leonardi, giornalista di Tracce
GIOVANI ALLA RADICE DELLO SVILUPPO
Ore 15:00 Arena Internazionale C3
Terry Muchiri, già studentessa della Scuola
San Kzito, Kenya; Nelson Ramos de Jesus, laureato in educazione fisica e tecnico della modalitá sportiva del calcio presso il Centro Educativo João Paulo II; Julivam
Estevam Souza Santos, fisico e responsabile di un progetto di Robotica destinato agli alunni del Centro Educativo João Paulo II. Introduce Elisabetta Soglio, giornalista de Il Corriere della Sera, responsabile dell’inserto Buone Notizie-L’impresa del
bene. Con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, Tracce
UN LAVORO ALL’ ALTEZZA DEL DESIDERIO UMANO. PRESENTAZIONE DEL MANIFESTO DEL BUON LAVORO DI CDO
Ore 16:00 Arena cdo C1 Organizzato da Compagnia delle Opere Paolo Ferrario, amministratore delegato E-work spa; Sonia Malaspina, direttrice relazioni istituzionali, comunicazione e sostenibilità Danone; Alberto Sportoletti, presidente Rete Manager. Introduce e modera Roberto Corno, consulente del lavoro e coordinatore Tavolo di lavoro di CdO
SPETTACOLI
NUOVA ORCHESTRA SANTA BALERA
Ore 21:30 Palco Piscine Ovest Illumia Orchestra di giovanissimi formata da 15 artisti, tra musicisti e ballerini di liscio, esponenti della generazione Z e provenienti dall’Emilia- Romagna. L’orchestra si è esibita insieme a Mirko Casadei, figlio di Raoul, per la celebrazione dei 70 anni della canzone “Romagna Mia”, in omaggio agli “Angeli del Fango” dell’alluvione del maggio 2023 e in occasione della seconda serata del 74esimo Festival di Sanremo. Con Matilde Montanari, Emanuele Tedaldi, Veronica Castellucci (Voci), Carlotta Marchesini (Tastiere), Christian Di Giacomo (Chitarra), Andrea Medri (Basso), Nicolò Quercia (Fisarmonica), Loris Casadei (Clarinetto), Samuele Sangiorgi (Sax), Riccardo Monti (Sax E Clarino), Kevin Cimatti (Batteria). Direzione Musicale a cura di Luca Medri. In collaborazione con il MEI di Faenza. Con il sostegno della Regione Emilia-Romagna
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IL CENTRO DI ATTIVITA’ ECONOMICHE DI RIMINI
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Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli ETS, iscritta dal 06 giugno 2022 Repertorio n° 26584 nella sezione “Altri Enti del Terzo Settore” del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, ai sensi dell’articolo n. 22 del D. Lgs. del 3 luglio 2017 n. 117 e dell’articolo 17 del Decreto Ministeriale n. 106 del 15/09/2020. sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini Tel. 0541-783100 | Fax 0541-786422
Direttore Matteo Rigamonti
Direttore responsabile Cesare Trevisani
Progetto grafico Bruno Monaco
Impaginazione Nicol Baiti Elisa Compagnoni Lorenzo Norfini
Immagini Foto Meeting
Fotolito e stampa CED Via dell’Industria, 52 Erbusco (BS)
Registrazione Tribunale di Rimini n. 16/91 del 15/07/1991