Notiziario Meeting giugno 2011

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eeting m Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

NOTIZIARIO

R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ A M I C I Z I A F R A I P O P O L I

Oltre le certezze per guadagnare ciò che il cuore desidera

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ANNO XXXI

GIUGNO 2011


Vivere sicuri non è solo un desiderio. È un diritto.

Noi di Finmeccanica crediamo che vivere liberi da ogni pericolo sia un diritto di tutti. Ecco perché oltre 75.000 persone del nostro Gruppo lavorano ogni giorno in tutto il mondo per realizzare i migliori sistemi di sicurezza. Grazie ad una filosofia improntata a partnership durature e un’incessante ricerca nell’alta tecnologia, progettiamo e costruiamo aerei, elicotteri e sistemi integrati capaci di proteggere le reti di trasporto, le infrastrutture, i confini nazionali terrestri e marini e la vita di tutti i giorni. Che tu sia un pilota o un passeggero, un militare o un civile, la tua sicurezza è il nostro obiettivo. Perché oggi un mondo più sicuro è possibile.

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EDITORIALE

Lanciamo la spada oltre le cose già note Come editoriale proponiamo l’articolo di Emilia Guarnieri pubblicato da IlSussidiario.net il 16 giugno 2011. Due grandi evidenze vediamo sempre più drammaticamente presenti attorno a noi, ma soprattutto dentro di noi. La prima è la paura di fronte all’incertezza della vita, il disagio e la sofferenza che implica qualunque precarietà, qualunque mancanza di sicurezza, qualunque rischio che la realtà propone. Questa percezione, questo dato dell'esperienza, ci costringe a riconoscere che l'uomo invece è fatto per la certezza, la desidera, la cerca e soffre quando non la trova oppure quando scopre di avere affidata la speranza a qualcosa che poi rivela la sua illusione. Non bastasse questo, c'è la seconda evidenza, dettata dal dogma del pensiero relativista che afferma che è impossibile pervenire alla certezza. L'uomo non sarebbe in grado di ragLA SPADA giungere certezze. Questo equivale a dire che l’uomo non è in VA LANCIATA, grado di raggiungere la realtà, non è in grado di conoscere veramente se stesso e quello che ha attorno. LA CERTEZZA Il Meeting di quest’anno si colloca nel contesto della sfida coVA CONQUISTATA stituita da queste due evidenze, per scoprire se veramente il nostro destino è l'affermazione di Sartre: “Cosa sono le mie mani? IN UN PERCORSO La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli oggetti e mi separa da essi per sempre” e quindi l’impossibilità di un rapporto con le cose che toglie il senso e il gusto del vivere. Oppure se esiste la possibilità di affermare un senso e una utilità della vita, poiché, come dice Pavese: “Non c’è cosa più amara dell’alba di un giorno in cui nulla accadrà, non c’è cosa più amara dell'inutilità”. Se desideriamo una certezza, questo desiderio è la prova che una certezza deve pur esserci. Non ci si può esimere dal tentativo di guadagnarla, non si può evitare il rischio di lanciare la spada oltre le cose già note per trovare ciò che il cuore desidera, come dice il guerriero della Ballata del Cavallo bianco di Chesterton, che sarà rappresentata al Meeting. Ma, appunto, la spada va lanciata, la certezza va conquistata in un percorso, non arriva al di fuori di un cammino e di una responsabilità, implica un percorso della ragione e dell’esperienza umana. Occorre qualcosa che sfidi la paura di lanciarsi nell’avventura della vita. Ha scritto il poeta Carlo Betocchi: “Ciò che occorre è un uomo/ non occorre la saggezza,/ ciò che occorre è un uomo/ in spirito e verità;/ non un paese, non le cose/ ciò che occorre è un uomo/ un passo sicuro e tanto salda/ la mano che porge, che tutti/ possano afferrarla e camminare/ liberi e salvarsi”.

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SOMMARIO

w w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g «O GIOIA, TU SAI BENE CHE SE SOFFRO TANTO, È A CAUSA TUA, PERCHÉ NON TI HO RINNEGATA. O GIOIA, TU SAI BENE CHE SE GRIDO COSÌ FORTE, È A CAUSA TUA, PERCHÉ SENTO ANCORA LA TUA CHIAMATA». (FABRICE HADJADJ - JOB OU LA TOURTURE PAR LES AMIS)

EDITORIALE

Lanciamo la spada oltre le cose già note 3 SPECIALE ONU

Nazioni unite Popoli uniti

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di Matteo Lessi In copertina: Il Meeting in costruzione, volontari all’opera

SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

150 ANNI DI SUSSIDIARIETÀ

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di Gianluigi Da Rold e Giorgio Vittadini

SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

È Festa

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di Erika Elleri

IN-MOSTRA 2011

La sapienza risplende tra Medioevo e Rinascimento

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IN-MOSTRA 2011

Cafarnao Oggi con gli occhi di 2000 anni fa 21

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di Filomena Armentano

L’avventura della conoscenza tra domande e certezze

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di Mario Gargantini

Anno XXXI - N. 2, Giugno 2011 Questo numero è stato chiuso il 29/06/2011

Ante gradus La carità si fece bellezza

Proprietario/Editore: Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Autorizzazione del Tribunale di Rimini n. 2008 del 2/11/82

di Mariella Carlotti

DIRETTORE RESPONSABILE: Alver Metalli COORDINAMENTO REDAZIONALE: Matteo Lessi REDAZIONE: Filomena Armentano, Vanni Casadei, Erika Elleri, Piergiorgio Gattei, Walter Gatti, Rosanna Menghi FOTO: Roberto Masi, Angelo Tosi PROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia Crimi VIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - Rimini STAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - Rimini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 Rimini Tel 0541/78.31.00 Telefax 0541/78.64.22. email - meeting@meetingrimini.org www.meetingrimini.org PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a direzione e coordinamento di Fondazione Meeting): Tel 0541/18.32.501 Fax 0541/78.64.22

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Amleto, Faust, Zivago

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di Giovanna Parravicini

Borromeo, pioniere dei tempi moderni 33 di Danilo Zardin

SPETTACOLI 2011

Un mondo di spettacoli La ballata del cavallo bianco

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di Edoardo Rialti

Il grido di Giobbe l’uomo fatto per la gioia 45 Di Flora Crescini GIUGNO2011

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Nazioni unite Popoli uniti Per la prima volta nella sua storia il Meeting è stato nell’istituzione mondiale per eccellenza. Il riconoscimento di un’esperienza e di un’amicizia che ha i confini del mondo, luogo di incontro per chiunque. di Matteo Lessi

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isogna cercare un po’, tra i corridoi degli uffici provvisori delle Nazioni Unite, per trovare la famosa vetrata di Chagall, spostata dalla sua sede originaria causa i lavori di ristrutturazione del Palazzo di Vetro. Anche lì mantiene tutto il suo effetto e la sua bellezza. Gli uffici, le sale, i corridoi della sede dell’istituzione mondiale per eccellenza non aiutano a immaginare un luogo in cui si promuova la convivenza fra i popoli. Fermarsi invece, anche solo un attimo, di fronte alla vetrata di Chagall, densa di simboli di pace e amore, aiuta il cuore a ricordare che il desiderio dell’amore e della pace fra gli uomini non è qualcosa di utopico. Come ha detto Chagall: “L’amore per tutto il mondo è la cosa più importante, come pure la libertà. Quando perdi la libertà, perdi l’amore”. Il 19 maggio a New York, il Meeting è per la prima volta alle Nazioni Unite, a raccontarsi come esempio di un’esperienza di libertà 6

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e amicizia reale, come luogo di libertà, in cui è possibile confrontarsi, guardare con serietà al prossimo imparando di più su noi stessi e sugli altri. Presenti una ventina di rappresentanti di paesi, funzionari dell’organizzazione, personaggi del mondo americano, in totale oltre cento persone nella conference room n.6 per ascoltare la storia di un evento che è quasi l’incarnazione dell’opera di Chagall. A raccontare questa storia un professore ebreo americano, un docente egiziano e una professoressa riminese per documentare come la pace e l’amore fra gente diversa sia qualcosa di possibile. Ed il Meeting, pur in un luogo in cui di cose strane se ne vedono, tra scolaresche in visita, persone di ogni parte del mondo, sale dove si svolgono riunioni sui temi più disparati, suscita curiosità. Come ricorda l’ambasciatore Antonio Bernardini della Rappresentanza Permanente d’Italia introducendo l’incontro: “Alcuni

In alto, al tavolo Joseph Weiler, Emilia Guarnieri, Antonii

tratti del Meeting sono particolarmente rilevanti per il nostro lavoro alle Nazioni Unite: la curiosità, il dialogo e l’amicizia. In secondo luogo sottolineo il cuore del Meeting, centinaia di persone che lavorano gratis all’organizzazione di questo evento. La loro partecipazione prova che il Meeting ha basi solide”. Scorrono nella sala le immagini del Meeting e sono i volontari stessi a raccon-


SPECIALE ONU

iio Bernardini e Wael Farouq presentano il Meeting per l’amicizia fra i popoli ai delegati delle Nazioni Unite

tare in alcune interviste quello che è possibile vivere a Rimini: “Ma se tanta gente viene qua, ci sarà qualcosa di grande da scoprire”, dice un volontario nel’intervista finale. In questa sala, una delle tante dei grandi uffici dell’Onu, ci sono degli uomini. E sono gli uomini che danno voce alle grandi aspirazioni e ai grandi desideri: Chagall attraverso quella splendida opera d’arte, al-

cuni amici riminesi attraverso il Meeting. “Ci sentivamo un po’ come le prime comunità cristiane che non avevano una ideologia o dei principi astratti da difendere – racconta Emilia Guarnieri – ma soltanto un’esperienza umana da vivere e con la quale incontrare tutto e tutti. Avevamo una innata simpatia verso tutte le espressioni dell’uomo, certi che tutti gli uomini hanno lo stesso cuore e lo

stesso desiderio di felicità e di bene. Eravamo certi che questo desiderio può unire gli uomini e renderli amici”. E a testimoniare questa esperienza di amicizia ci sono Joseph Weiler e Farouq Wael. Weiler, ebreo, professore di fama mondiale, giurista, si presenta con spille sulla kippah verdibianco-rosse, guarda in faccia i presenti ed è come se rispondesse ancora una volta allo scettici- > GIUGNO2011

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SPECIALE ONU smo che alcuni suoi amici avevamo espresso la prima volta che venne al Meeting: “Cosa ci fa un ebreo ad un raduno di cattolici?”. E la risposta sono gli aggettivi che Weiler usa per definire i caratteri del Meeting: “Unicità, apertura intellettuale, vita, gioventù, famiglia, gravitas, gratuità – afferma Weiler – queste sono le caratteristiche del Meeting, un fenomeno che esce dall’esperienza solita della Nazioni Unite o di politica internazionale. Non è un’organizzazione politica, non è un organizzazione per attività di lobbying. È un’esperienza umana, è la realizzazione a livello privato dei più profondi ideali delle Nazioni Unite: Nazioni Unite, Popoli Uniti”. Popoli che si incontrano dove non si sarebbe mai immaginato. È la storia di Wael Farouq, che racconta dell’incontro con il Meeting e della nascita del Meeting Cairo, di un gruppo di persone che hanno incarnato lo spirito del Meeting in Egitto (cfr. Notiziario Meeting di Dicembre 2010): “Ciò che questo gruppo – commenta Wael Farouq - ha fatto e l’esistenza stessa di questo gruppo non è altro che il risultato dell’espe- >

“ABBIAMO INVESTITO SUL CUORE DELL’UOMO” Dal discorso di Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, alle Nazioni Unite, NY 19 maggio 2011 Spesso per definire il Meeting diciamo che “abbiamo investito sul cuore dell’uomo”. “Non dobbiamo avere paura dell’uomo” diceva Giovanni Paolo II proprio in occasione della Sua visita qui all’Onu nel ‘95. E poco prima, in quel suo discorso, aveva invitato ad “uno sforzo comune per costruire la civiltà dell’amore”, sottolineando che “l’anima della civiltà dell’amore è la cultura della libertà”. Ed era stato proprio Giovanni Paolo II al Meeting nel ‘82 ad usare le stesse parole “costruite la civiltà della verità e dell’amore”. Non credo che queste consonanze, questi rimandi siano casuali. Il Meeting è indubbiamente una piccola realtà, ma ci sentiamo anche noi descritti da questo compito di costruzione della civiltà dell’amore,

proprio in quanto ci sentiamo definiti da quella fiducia nell’uomo, che non si identifica con l’irragionevole ottimismo di chi non si accorge della violenza, delle guerre, del male che c’è attorno a noi e dentro di noi. Ma nella vita quotidiana e anche in questi trent’anni di Meeting abbiamo visto tanti esempi di bellezza, di solidarietà, di grandezza, di speranza, di costruzione, di lavoro. Abbiamo visto musulmani abbracciarsi con ebrei e cantare insieme alla cena dello Shabat, carcerati venuti al Meeting da carceri di massima sicurezza a raccontare in una mostra il proprio percorso di cambiamento. E sono proprio questi esempi che documentano che il cuore dell’uomo è capace di desiderare il bene e il bello ed è altrettanto capace di spendere la vita per costruirlo.

In alto, i delegati ascoltano gli interventi del relatori. Sopra, un momento della presentazione

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ENERGIA PER FAR MUOVERE IL MONDO A EMISSIONI ZERO. Realizzare. È questa la parola che ha sempre guidato la nostra energia: realizzare i progetti che nascono dalle vostre aspirazioni. Così siamo partiti dal sogno di muoversi a emissioni zero e a costi contenuti, e abbiamo realizzato le prime stazioni di ricarica pubbliche e domestiche per veicoli elettrici, che renderanno le nostre città più vivibili. Innovando, abbiamo reso possibile un benessere più sostenibile p e r c hé abbiam o sempre c reduto i n un’ ene rg ia in a rre sta b ile . C o me i vo stri so g n i.

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SPECIALE ONU

DAGLI INTERVENTI DI WAEL FAROUQ E JOSEPH WEILER, ALLE NAZIONI UNITE NY 19 MAGGIO 2011 “L’incontro con l’altro”

Sopra, Francis A. Chullikatt, nunzio apostolico presso le Nazioni Unite A lato, Joseph Weiler

rienza che abbiamo vissuto al Meeting di Rimini: un’esperienza di liberazione da stereotipi e pregiudizi. Abbiamo riscoperto e recuperato la fede nella nostra capacità di fare e di cambiare. Il vero dialogo è solo una esperienza comune che non può essere vissuta senza gli altri. Il vero dialogo è una costante per la costruzione di sé e del mondo. La più importante, forse, è che la base del dialogo è la differenza. Il dialogo, infatti, dovrebbe essere basato su un incontro, poiché è nell’incontro che la persona fa posto, nella sua vita, a un’altra persona e comincia a scoprirla”. Si conclude la presentazione, nascono subito domande e richieste: il vice della rappresentanza egiziana chiede il discorso di Wael, la rappresentanza russa domanda come si fa a partecipare al Meeting perché vorrebbe invitare delle persone, altre fondazioni chiedono informazioni e opportunità di collaborazione. È sera, il palazzo di vetro si illumina. L’occasione era unica: one shot, one kill. Sarà la vetrata di Chagall, sarà il fatto che tra i tanti meeting per un’ora e un quarto c’era anche “il Meeting”, sarà che proprio Giovanni Paolo II invitò i rappresentanti delle Nazioni unite a dare fiducia all’uomo, adesso quel palazzo sembra più umano e smosso da qualcosa.

È significativo per me essere qui alle Nazioni Unite – in questo luogo che incarna il sogno dell’umanità di unità e di pace per parlare di un altro luogo che realizza questo sogno per una settimana ogni anno, per parlare di questa specie di Nazioni unite che si svolge a livello più popolare, in un luogo libero dal fardello dei conflitti, dalle tentazioni di interessi privati e dalle ideologie fuorvianti. Difficile cogliere con le parole questo evento. Non ci sono parole che possano esprimere gli innumerevoli momenti di sorpresa, di curiosità e di speranza, così come i milioni di cuori che battono al ritmo di gioia, armonia e amore, e i milioni di occhi che il Meeting di Rimini ha aperto a un diverso mondo, permettendo loro di vedere che la riflessione di sé è realizzata

attraverso l’incontro con "l’altro". Forse Emilia e le sue amiche che si sono incontrate in pizzeria più di trent’anni fa immaginavano che la parola "meeting" che hanno scelto come titolo per il loro festival estivo sarebbe diventata un percorso di conoscenza e un nuovo mezzo per scoprire se stessi e il mondo? Erano semplicemente un gruppo di giovani desiderosi di celebrare e conoscere gli altri e così hanno scelto la forma più semplice e profonda. La parola meeting non esclude l’interazione umana di stampo tradizionale, o pregiudizi, non è un forum, una conferenza, un seminario, un festival o una festa. Una riunione è uno stato di apertura a qualsiasi evento che unisce le persone, uno stato che non è determinato solo dopo il Meeting.

“La realizzazione a livello privato degli ideali delle Nazioni Unite” Il Meeting è un evento dove a regnare è la ragione. Il luogo dove non si persegue un’adesione frutto della mera fedeltà, perché il metodo preferito è quello della “persuasione ragionata”, un’adesione cui non si approda chiudendo la mente né i padiglioni del Meeting. Tale apertura non deve essere confusa con il relativismo o lo scetticismo epistemico. Qui la divergenza è accolta con cortesia, rispetto e, tuttavia, proponendo con ragione le dovute argomentazioni. Qui vedono la luce i giudizi morali; trova chiarezza la vaghezza

epistemica. Questo è il luogo dove regna l’emozionante intensità che si origina dalla seria ricerca della verità. Il Meeting è un fenomeno al di fuori dell’esperienza abituale delle Nazioni Unite o dai meccanismi della politica internazionale. Non è una ong, non ha un’agenda politica, non è una lobby nata per perseguire un risultato. Si tratta di una esperienza umana. Eppure è la realizzazione, a livello privato, dei più profondi ideali delle Nazioni Unite. Nazioni Unite, Popoli Uniti.

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BREVI

DIECI CORTI A ROMA E A NEW YORK Come andrà a finire è presto dirlo. È intanto certo che i 10 cortometraggi scelti dalla giuria del Meeting Rimini Film Festival tra quelli arrivati anche da Iran, Cina, Brasile, Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, verranno presentati nelle due preview di Roma (24 giugno, ore 20, alla Casa del Cinema), appuntamento che si fregerà della presenza del presidente della giuria Krzysztof Zanussi e del regista Alessandro D’Alatri (che ha guidato la commissione nel corso della passata edizione), e New York (17 giugno). Ovviamente, la proiezione e la premiazione dei corti vincitori del festival è fissata per il 24 agosto alle 21,45 nella Sala Neri della Fiera di Rimini. Intanto, è già all’opera la giuria capitanata da Zanussi e che vanta tra le file Vito Sinopoli (direttore e responsabile della rivista Best Movie), Salvatore Petrosino (direttore della facoltà di “Film Animazione e Produzione” alla School of Visual Art di New York), Andrea Piersanti (giornalista e docente di “teorie e tecniche degli audiovisivi” all’Università La Sapienza), Pietro Sarubbi (attore e docente della Civica Scuola

d’Arte drammatica Paolo Grassi di Milano), Pina Traini (giornalista della sala stampa della Santa Sede), Alessando Casanova (responsabile del progetto Radio Cinema), Vittorio Giacci (presidente dell’ACT Multimedia) e Monica Maggioni (giornalista Rai). Giurati d’onore, vaglieranno solo i 10 selezionati, sono lo sceneggiatore Vincenzo Cerami e D’Alatri.

A ROMA E A SAN MARINO LE PRESENTAZIONI UFFICIALI Il cardinal Jean Louis Tauran e il ministro Franco Frattini testimonial del Meeting a Roma. I due, infatti, hanno partecipato alla presentazione del 15 giugno 2011 nella cornice dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede che ha svelato in via definitiva l’atteso programma del festival culturale più frequentato d’Europa. Insieme a loro anche Emilia Guarnieri e Giorgio Vittadini. Anche quest’anno inoltre si terrà la tradizionale presentazione del Meeting nella Repubblica di San Marino, storico partner dell’evento riminese. La data è fissata per l’8 luglio. Sul palco del Kursaal in anteprima Ambrogio Sparagna che offrirà un assaggio dello spettacolo inaugurale della XXXII edizione.

ITALIA-GIAPPONE 2011: UN INCONTRO SUL DIALOGO INTERRELIGIOSO In un incontro presso il ministero degli esteri italiano del 5 aprile, a cui era presente anche l’ambasciatore giapponese in Italia Hiroyasu Ando, il ministro Frattini, insieme all’ambasciatore Petrone, ha illustrato le iniziative di “Italia in Giappone 2011”. Tra queste è previsto anche un incontro promosso dal Meeting con a tema il dialogo tra cristianesimo e buddhismo. GIUGNO2011

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SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

150 anni di sussidiarietà La storia del nostro paese è sempre stata caratterizzata da grandi cambiamenti a cui il popolo non si è mai sottratto. Una mostra al Meeting racconterà la storia di questo popolo, al di là delle interpretazioni tradizionalistiche del Risorgimento, offrendo spunti per affrontare il presente. di Gianluigi Da Rold e Giorgio Vittadini

erché celebrare il centocinquantesimo anniversario dell’unità di Italia? Potrebbe essere un’occasione per riscoprire una vera identità nazionale, garantire una maggiore coesione al Paese, spiegare senza alcuna retorica quale fu il vero processo di unificazione politica italiana. La giornata del 17 marzo ha dato segnali moderatamente percepibili, ma il dibattito tra storici, politici e sui mass media sembra ancora lontano da un reale approfondimento su che cosa accadde nel 1861 e su quello che è avvenuto dopo. Difficilmente è emersa l’autentica realtà del popolo italiano che è passato attraverso il Risorgimento. Si punta in genere più sui protagonisti politici dell’unificazione, anche dei dissidenti e degli avversari di quel complesso processo politico, piuttosto che sull’impatto che quello stesso processo ebbe sulle popolazioni italiane separate in Stati differenti. Senza alcuna presunzione, la Fondazione per la Sussidiarietà intende partecipare a questo anniversario proponendo un’originale riflessione: una mostra, che sarà inaugurata al Meeting di Rimini di quest’anno, dal titolo "Centocinquanta anni di sussidiarietà". L’iniziativa è stata inserita nel calendario ufficiale delle ricorrenze previste dallo Stato e sarà inaugurata dal Presidente della Repubblica,

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Il logo ufficiale delle celebrazioni

Giorgio Napolitano. Con il contributo di storici, esperti e soprattutto di studenti universitari, la mostra di Rimini cercherà di illustrare proprio quello che è avvenuto dal 1861 a oggi nel corpo vivo del popolo italiano. I protagonisti della mostra saranno proprio gli italiani che, in diversi modi, hanno contribuito con il loro lavoro, le loro millenarie tradizioni, il loro impegno sociale e politico a costruire un grande Paese, un cardine dell’Europa e un indiscusso punto di riferimento della cultura e della civiltà occidentale. La considerazione di fondo, che al momento nessuno pare confutare, è che l’Italia, prima ancora di diventare uno Stato unitario è stata una gran-

de civiltà, ricca di diversità unificanti, come ha ricordato Benedetto XVI nei suoi messaggi al Presidente della Repubblica e all’Anci. Il Paese delle cento "splendide capitali", delle sue cattedrali e delle sue centinaia e migliaia di botteghe di grande artigianato, ha avuto un credo comune, una lingua comune, una radicata tradizione comune, una diffusa cultura comune, prima ancora di avere leggi unitarie, un unico Parlamento, una sola politica estera e una sola moneta. L’Italia, con l’innata creatività dei suoi tanti piccoli imprenditori, con l’amore per il lavoro "fatto da Dio", con la capacità del suo popolo di leggere la realtà e di introiettare la lezione dell’esperienza, è un fulcro della civiltà occidentale ed europea. È la premessa di questa realtà inconfutabile, il retroterra di questa civiltà italiana che è riuscita ad assorbire anche quello che, a tanti scettici, è apparso come uno "strappo" politico, il Risorgimento. Si può anche aggiungere che qualsiasi "strappo" politico, qualsiasi follia o caduta nella più assurda irrazionalità non abbia mai cancellato o inquinato la falda profonda della civiltà italiana. In questo modo, con queste considerazioni di fondo, la mostra di Rimini sui "Centocinquanta anni di sussidiarietà", affronta quattro periodi cruciali dal 1861 a oggi, aggiungen-


SPECIALE UNITÀ D’ITALIA do una quinta parte di giudizio su una storia che è relativamente breve, ma che affonda in un profondo "pozzo del passato". Ecco l’Italia che appare come Stato nel 1861, con contraddizioni e problemi sociali secolari, ma che è già dotata di una rete di solidarietà e di carità cristiana sconosciuta in altri Paesi. È l’Italia che affronta il primo sviluppo industriale, creando associazioni dal basso, mutue ed embrioni di welfare aziendali e proto-sindacali. È l’Italia che, divisa da rancori politici e da una barriera tra Nord e Sud, riesce a unificarsi nell’azione del movimento cattolico e operaio per migliori condizioni di vita nelle fabbriche. È l’Italia che rispetta la persona, che è sempre attenta ai più deboli, e che esalta l’azione dei suoi santi sociali. È certo l’Italia del trasformismo politico, ma nello stesso tempo della nascita delle sue banche cooperative, popolari, delle casse di risparmio. Nella seconda parte della mostra il sipario si apre sulla duplice tragedia, la prima grande guerra mondiale e poi del fascismo, la notte politica che

mortifica le iniziative, che comprime le libertà, che innalza a statolatria l’azione dello Stato. Ma anche in questo, la passività degli italiani non rinuncia alle sue tradizioni più profonde. Conclusa la nuova tragedia della seconda guerra mondiale, l’Italia vive due momenti esaltanti, che costituiscono altre due sezioni della mostra. Il primo è costituito da un rinnovato patto unitario di convivenza civile. Tra mille difficoltà, tra giochi internazionali ad alto rischio, tra contrasti ideologici duri e profondi, la nuova classe politica italiana riesce a varare una carta costituzionale che unifica il Paese nuovamente. Tra luci e ombre, tra contrasti e contraddizioni, di fatto, l’Italia ritorna a essere un Paese democratico. Seguirà un secondo momento esaltante: la ricostruzione e il boom economico. Inspiegabile per ogni dottrina o teoria macro-economica, l’Italia tra il 1951 e il 1963 realizzerà il completo sviluppo industriale, con una collaborazione insperata tra impresa pubblica, impresa privata e lavo-

ratori che, prima delle loro scelte economiche, hanno a cuore il loro lavoro e lo sviluppo delle loro aziende. Il miracolo, pur tra le inevitabili contraddizioni e distorsioni, non sarà solo quello della promozione dell’Italia a grande potenza industriale, ma anche quello antropologico di una collaborazione tra vari ceti sociali e tra i rappresentanti di istituzioni pubbliche che raramente si era vista prima. La stessa scelta atlantica dell’Italia favorirà un nuovo ruolo internazionale importante e favorirà lo stesso sviluppo economico europeo. Anche in questo caso, si vedono i segni dell’antica civiltà italiana, le sue tradizioni millenarie: la tenuta della famiglia, la vocazione al risparmio, la passione per il lavoro, l’attaccamento alla propria comunità locale inserita in una comunità più grande che diventa nazione a tutti i titoli. In questo percorso, la mostra del Meeting non vuole affatto proporre verità ultimative, ma vuole solo offrire una riflessione sull’originalità dell’identità italiana. Solo un giudizio, che è sempre doveroso.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante il discorso alle Camere il 17 marzo scorso

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SPECIALE UNITÀ D’ITALIA

È Festa “Nel mezzo del cammin di nostra vita...” ci ritroveremo il 21 di agosto in Piazza Cavour a Rimini per cantare e ballare con Ambrogio Sparagna, Davide Rondoni e Gianni Aversano. Perché la musica è il più grande strumento di misericordia e per non smettere mai di desiderare l’Italia del bello e del vero, per una notte della taranta tutta nazional-riminese. di Erika Elleri

Nel mezzo del cammin di nostra vita...”. Prenderà le mosse dal verso più famoso, anzi popolare, della storia della poesia italiana lo spettacolo inaugurale del Meeting, quello dedicato ai 150 anni di unità nazionale, dal titolo “È festa”, che vedrà in scena Ambrogio Sparagna, con alcune letture curate dal poeta Davide Rondoni. Tutto accadrà in piazza Cavour a Rimini, il 21 agosto, con un ritorno del Meeting con il suo spettacolo inaugurale nel cuore della città.

Ambrogio Sparagna

L’incipit della Commedia sarà intonato non come si sente distrattamente a scuola e neanche come hanno fatto Gassman, per un verso, e Benigni, per l’altro, a teatro. “Inizieremo lo spettacolo – spiega il maestro Sparagna - con le note di Dante, sommo poeta che preferiva l’endecasillabo, il metro del canto popolare italiano. Noi intoneremo quei versi alla maniera degli stornellatori. È impressionante immaginare come ogni festa popolare, questo viene fuori da anni di studio approfondito, iniziasse proprio con questi versi”. Quello di Sparagna è un ritorno al festival di fine agosto. “Ho avuto la sensazione che da voi esiste questo segno di appartenenza e questo c’entra col motivo della nostra festa. Paese vuol dire non essere soli e credo che questo sia un segno fortissimo che al Meeting si esprime con forte appartenenza dettata dal legame di fede” Il maestro ha legato la sua vita, sin da quando era adolescente, allo studio della musica popolare. Perché? “Vengo da un paese piccolo e da una famiglia dove mio padre e mio nonno sono stati musicisti popolari. Il canto popolare per me era avere un rapporto con la mia storia, con la mia identità, soprattutto quando sono andato a Roma a studiare. Oggi, dopo aver fondato numerose scuole e orchestre, la musica popolare mi serve ancora perché io non voglio

vivere da solo ma in comunione con gli altri e in questo cercare un rapporto con la fede e con la speranza, la musica è il più grande degli strumenti di misericordia”. La musica popolare piace molto alla gente riscuotendo un successo di pubblico sempre più ampio. “Perché quello è il luogo dove la gente è protagonista. Io, poi, negli spettacoli cerco di rompere quel segno di distacco che in genere esiste tra l’artista e il fruitore dell’arte: la musica si deve declinare con gli altri, non è un fatto creativo assoluto, vive in rapporto con le persone. Io ricordo l’ultima volta che sono stato al Meeting, le migliaia di ragazzi che ballavano durante il nostro concerto, il segno di una partecipazione sincera”. E sarà ancora una volta una grande festa, questa volta in piazza Cavour, parola di Ambrogio Sparagna. “Una grande festa popolare, di gioia e di armonia per raccontare la bellezza dello stare insieme, la comunione dello stare insieme e la forza che con la musica uno possiede per affrontare i momenti difficili. La musica dei canti popolari della tradizione italiana, che dal nord al sud è protesa a costituire questa identità molteplice ma vera. Così come, inoltre, solo il canto popolare religioso sa fare”. Accanto a Sparagna, come in una jam session degna dei più eclettici jazzisti, in scena sarà Davide Rondoni. “Il valore dello spettacolo? L’Italia è un’aspirazione, è un desiderio più che una cosa realizzata. Bisogna continuare a desiderarla questa Italia patria dell’arte, ispiratrice della pulsione dell’uomo verso il bello e il giusto. Ogni volta che ci sembra fatta ci accorgiamo che qualcosa non funziona e dobbiamo cominciare a desiderarla di nuovo. La poesia e la musica, quando sono belle, non hanno bisogno di grandi costruzioni. Questo spettacolo sarà un incontro un po’ selvatico, con qualche mia incursione poetica affinché non smettiamo mai di desiderarla, questa Italia”. GIUGNO2011

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La sapienza risplende Madonne d’Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento A Rimini, presso i Musei comunali, dal 20 agosto al 1 novembre, l’imperdibile esposizione delle preziose immagini sacre dedicate a Maria e salvate dalla distruzione del sisma che nel 2009 ha colpito l’Aquila. In mostra una ventina di esemplari, di notevoli dimensioni, conservati nelle abbazie abruzzesi. Alcune delle immagini sono utilizzate ancora oggi nelle processioni devozionali.

a un’epigrafe che leggiamo in calce alla superba Madonna duecentesca di Sivignano, “Nel grembo della Madre risplende la sapienza del Padre”, trae ispirazione il titolo della mostra, curata da Lucia Arbace e da un folto comitato scientifico, nella quale verrà presentato un insieme assolutamente eccezionale di dipinti e sculture lignee di area abruzzese che coprono l’arco cronologico tra la fine del XII e gli inizi del XVI secolo. È la certezza che proviene dalla sapienza a stringere un nesso concettuale fra queste superbe raffigurazioni mariane, che fondono il carattere popolare con l’intonazione aulica della regalità di Maria “sedes Sapientiae” e Madre. Alcune di queste opere non furono indenni dai terribili effetti del terremoto del 2009. Il loro restauro è la prova di come le Soprintendenze d’Abruzzo si siano date da fare per restituire all’antico splendore e alla fruizione del pubblico, un patrimonio d’arte straordinariamente importante e amato, benché ancora troppo poco conosciuto, testimone di una sintesi di influssi di varia origine culturale e di una devozione profondissima, che si manifesta

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tuttora nelle processioni e nella presenza, in Abruzzo, di una fitta serie di santuari.

Madonna in trono con il Bambino, inizio del XIV secolo, Penne

La mostra di Rimini comprenderà una ventina di esemplari di notevoli dimensioni, fra i quali non mancano alcune Maestà più grandi del naturale, che nell’imponenza della rappresentazione e nella smagliante veste cromatica esercitano su qualunque osservatore un indubbio fascino, ed è caratterizzata dal forte accento sul quale si fonda il titolo. Rispetto alle due edizioni precedenti, del Castello di Celano e del Buonconsiglio, questa riunirà esemplari medievali e rinascimentali, in una continuità sancita innanzitutto dal tema mariano e poi dalla connotazione geografica, che, sul piano stilistico, si riveste di una peculiare intensità; le Madonne con Gesù Bambino ostentano infatti una intensa vivacità di affetti, sia quando sono atteggiate alla pensosa severità degli sguardi, sia quando entrano in affabile rapporto con chi le osserva. Per questa ragione non sono mai “distanti”, perché sono concepite in un dialogo; affermano in tal modo sia la loro umanità, ma nel contempo la loro divinità, segno eloquente di come l’arte popolare sia innanzitutto “arte per il popolo”, intesa per essere capita da una re-


IN-MOSTRA 2011 altà più varia possibile di persone. In tal senso, la rassegna, allestita nelle sale del Museo della Città, è in perfetta sintonia con gli interessi culturali di Rimini e del Meeting per l’Amicizia fra i popoli, in concomitanza con il quale aprirà i battenti il giorno 20 agosto. L’articolato capitolo della scultura lignea e della pittura abruzzese medievale e rinascimentale rappresenta un fatto d’arte autonomo, pur nelle relazioni che le arti abruzzesi stringono con la cultura figurativa umbra e laziale. In età medievale sopravvive, almeno sino alla fine del XIII secolo, il substrato bizantino, così influente nell’arte italiana. L’autonomia dell’arte abruzzese viene poi riconfermata nel Rinascimento, momento che assiste alla presenza di artisti del calibro del pittore Saturnino Gatti e dello scultore Silvestro dell’Aquila. Fra le opere esposte spiccano per la classica severità la Madonna col Bambino di Castelli, che in antico si conservava nella distrutta abbazia di San Salvatore, e la Madonna di Ambro, proveniente in origine da San Pio di Fontecchio, nei pressi dell’Aquila. La prima è intagliata in due blocchi cavi di legno di noce che conferiscono una consistenza monumentale al compatto gruppo di Maria e di Gesù, ideato per essere collocato su un trono non più esistente. Qui la Vergine sfuma il suo ruolo di regina, descritto dalla splendida corona un tempo ornata di borchie di vetro, in un’espressione confidenziale, mentre il Bambino, a sua volta incoronato, punta verso l’osservatore uno sguardo fermo, leggermente assorto e giudice. La Madonna di Ambro, così denominata forse da un santuario nei pressi di Ascoli Piceno dipendente da Farfa, fin dalla prima occhiata tradisce un ascendente bizantino. Lo vediamo in ogni dettaglio: dalla

cromatismo, e la Madonna di Sivignano, riscoperta e “salvata” da Federico Zeri negli anni sessanta del Novecento da un increscioso episodio di vendita clandestina, sventato dagli abitanti di Sivignano che fecero di tutto per nascondere la “loro” Madonna, impedendone così l’alienazione. Tra i capolavori del Rinascimento non si può dimenticare la Madonna in trono con angeli di Saturnino Gatti, pittore che si innesta nel solco della tradizione del centro Italia, simile nella finezza al Pinturicchio e nell’eleganza ai maestri umbri e laziali del Quattrocento.

Sabato 20 agosto - martedì 1 novembre

LA SAPIENZA RISPLENDE. MADONNE D’ABRUZZO TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO.

Madonna del latte, seconda metà del XIII secolo, L’Aquila Museo nazionale d’Abruzzo.

sontuosa acconciatura di Maria, ai pendilia, i fili di perle che ricadono come quelli di un’imperatrice di Costantinopoli. Anche qui la ieratica regalità di Maria si addolcisce nella sua maternità, perché questa regina in trono è anche lactans, del latte, e deriva da un’iconografia di radici orientali. Saranno in mostra, eccezionalmente, anche la Madonna del latte di Montereale nel suo smagliante

Rimini, Musei Comunali. Orari fino al 15 settembre: da martedì a sabato dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19,30; domenica e festivi dalle 16,30 alle 19,30; martedì e venerdì di luglio e agosto apertura serale dalle 21 alle 23. Orari dal 16 settembre al 1 novembre: da martedì a sabato dalle 8,30 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00; domenica e festivi dalle 10,00 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 19,00. Chiuso i lunedì non festivi. Ingresso libero. Catalogo Allemandi. Mostra promossa da Meeting per l’amicizia fra i popoli, con la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo e la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici dell’Abruzzo. In collaborazione con Museo della Città di Rimini, Arcidiocesi di L’Aquila sede metropolitana, Diocesi Teramo-Atri. A cura di Lucia Arbace. Informazioni: tel. 0541.783100, www.meetingrimini.org

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Cafarnao Oggi con gli occhi di 2000 anni fa José Miguel García, teologo e biblista, racconta la mostra che ricostruirà il percorso che alcuni abitanti ebrei di Cafarnao hanno fatto a partire dal primo incontro con Gesù di Nazareth. La sfida per i visitatori: guardare quell’avenimento con gli occhi degli apostoli. di Filomena Armentano

L’interesse di Cafarnao non nasce dalla bellezza naturale o artistica del posto, che certamente c’è, ma dal suo legame con Gesù e la sua pretesa. Se Gesù si è posto nel mondo come risposta al mio dilemma umano, alla mia domanda di significato, mi interessa capire di più quello che Lui ha fatto e detto, quello che è accaduto a Cafarnao, nel territorio della Galilea, e nella città di Gerusalemme”, racconta José Miguel García, teologo e biblista, elemento di spicco della Scuola teologica di Madrid, nonchè curatore della mostra “Con gli occhi degli apostoli” che sarà

presentata al Meeting insieme al custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa. Il Meeting ritornerà su uno dei temi che da sempre gli è stato caro: la storicità della persona di Cristo e l’avvenimento della sua Risurrezione. Quale è il contributo che questa esposizione vuole dare in questo senso? La mostra ruota attorno alla città di Cafarnao, il luogo in cui ha vissuto Gesù durante il suo ministero pubblico. Quello che ci interessa scoprire è cosa accade con il suo arrivo, cosa hanno visto in lui gli abitanti di quella città, ponen-

do il visitatore nelle condizioni di guardare quegli avvenimenti con gli occhi dei testimoni. La mostra sicuramente aiuterà a capire di più i racconti evangelici e la loro affidabilità storica, ma soprattutto la pretesa di Gesù. Perché, certamente, la verità storica dei racconti evangelici si fa più palese contemplando il paesaggio, gli oggetti antichi trovati, i reperti, ecc. Come faceva notare padre Lagrange, gli scavi, la conoscenza dei luoghi, le notizie provenienti da altre fonti, lo studio delle lingue non contraddicono la testimonianza evangelica. >

I resti della casa di Pietro a Cafarnao

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SAATCHI & SAATCHI

VI ABBIAMO ALLUNGATO LA VITA.

TASSO DI MORTALITÀ AUTOSTRADE PER L’ITALIA E LE SUE CONTROLLATE (numero di morti per miliardo di Km percorsi)

11,4

3,2 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

IL NOSTRO LAVORO È FARVI VIAGGIARE PIÙ SICURI. Da quando la Società è stata privatizzata nel 2000 ci siamo impegnati per aumentare la sicurezza sulla rete, in linea con l'obiettivo della Comunità Europea di dimezzare i morti sulla strada. Per arrivarci, assieme alla Consulta per la Sicurezza da noi costituita con alcune tra le principali Associazioni dei Consumatori, la Polizia Stradale ed altri interlocutori istituzionali impegnati sul fronte della sicurezza, abbiamo messo in campo tantissime iniziative, tra le quali: oltre 1.500 interventi di segnaletica e pavimentazioni speciali nei tratti a maggiore incidentalità, la riqualificazione di oltre 2.600 km di barriere spartitraffico anche con l’installazione di barriere di “nuova generazione”, la chiusura di tutti i 1.900 varchi aperti sullo spartitraffico con strutture mobili, le campagne di educazione contro i rischi della velocità, dell'alcool e del colpo di sonno (due milioni di caffé gratis distribuiti di notte). Ma c'è un'iniziativa che ci differenzia da tutti gli altri gestori di reti viarie nel mondo: il Tutor, ovvero il sistema di controllo della velocità media che abbiamo ideato, finanziato e installato in oltre 2500 km di rete. La gestione di questa tecnologia è affidata alla Polizia Stradale e pertanto, le relative sanzioni sono emesse e incassate direttamente dallo Stato. Grazie al Tutor abbiamo dimezzato la mortalità anno su anno e possiamo oggi annunciare di essere andati ben oltre gli obiettivi che ci eravamo posti. Dal 1999 ad oggi il tasso di mortalità si è abbassato da 11,4 a 3,2 (-72%). Il che vuol dire circa 300 morti in meno sulla strada all’anno. Ma non ci saremmo riusciti senza il vostro contributo. È per questo che vi chiediamo di continuare a guidare con responsabilità e prudenza, sempre.

www.autostrade.it


IN-MOSTRA 2011 I Vangeli sono testimonianza di qualcosa accaduta: “Gesù non è un mito, è un uomo fatto di carne e sangue, una presenza tutta reale nella storia. Possiamo visitare i luoghi e seguire le vie che egli ha percorso. Possiamo, per il tramite dei testimoni, udire le Sue parole” (Benedetto XVI). Perché a noi uomini delTerzo Millennio dovrebbero interessare le “pietre di Cafarnao”? Ricordo che Evelyn Waugh, nel romanzo “Elena, la madre dell’Imperatore”, per far capire che il Cristianesimo è un fatto, un avvenimento accaduto in un tempo preciso e in uno spazio concreto (e non un mito) mette sulla bocca della protagonista queste domande: “Quando è successo? Dov’è successo?” Poter rispondere con precisione, poter identificare “le pietre”, è prova della verità storica del Cristianesimo. Lo stesso Benedetto XVI con i suoi libri su Gesù si è dato come scopo quello di riunire il Gesù della fede e il Gesù storico. La mostra si inserisce in questa direzione? Certamente. Non c’è un altro Gesù fuorché quello testimoniato dai Vangeli. Tutto ciò che noi sappiamo su Gesù è grazie alla testimonianza degli uomini che lo hanno seguito nel suo girovagare per le sinagoghe e i campi della Palestina. Come afferma Benedetto XVI nel suo libro “Gesù di Nazaret”, il Gesù reale è il Gesù dei Vangeli, con la sua pretesa di divinità, con la sua eccezionale umanità, con la sua capacità di fare miracoli. Durante qualche secolo si è tentato di presentare un “Gesù storico” che c’entrava nulla o poco con la testimonianza dei Vangeli. La ragione che leggeva e studiava questi racconti era una ragione ridotta e presuntuosa; non si lasciava provocare dal testimone, ma lo ascoltava con il dubbio che nasceva del pregiudizio razionalista, avendo deciso previamente quello che poteva essere o meno. In questo senso, nel libro del Papa c’è un ragionamento molto interessante rispetto alla resurrezione di Gesù. Riconoscendo che le testimonianze evangeliche sulla resurrezione parlano di qualcosa di cui noi non abbiamo esperienza, Benedetto XVI si domanda:

“Può veramente esserci solo ciò che è esistito da sempre? Non può esserci la cosa inaspettata, inimmaginabile, la cosa nuova? Se Dio esiste, non può Egli creare anche una dimensione nuova della realtà umana? Della realtà in generale? Non è, in fondo, la creazione in attesa di questa ultima e più alta ‘mutazione’, di questo definitivo salto di qualità? Non attende forse l’unificazione del finito con l’infinito, l’unificazione tra l’uomo e Dio, il superamento della morte?”. Una ragione aperta alla possibilità di quello che desidera e anela è più umana, più ragionevole. Il percorso che i discepoli fecero di certezza e conoscenza può essere paradigmatico per gli uomini d’oggi? In che modo? Il percorso di conoscenza raccontato nei Vangeli e testimoniato nella mostra ci fa comprendere che c’è qualcosa che entra nell’interesse umano, cioè suscita la curiosità dell’uomo per la sua imponenza di verità, di bellezza, di bene. L’uomo Gesù di Nazaret ha provocato la curiosità dei discepoli per la sua eccezionalità, per quello che lasciava intravedere nel suo dire e fare. Un uomo dotato di un’intelligenza sorprendente, una bontà straordinaria, un potere sulla natura inesplicabile. Loro gli sono andati dietro attratti dalla sua eccezionalità. Vivendo con Lui hanno sperimentato un’intensità di vita mai conosciuta prima, certi della convenienza dell’amicizia con Gesù”. Anche oggi il cammino per diventare certi, saldi nella fede, è gustare il cambiamento che introduce Gesù nella nostra vita, fare esperienza della verità dell’umano che genera la sua Presenza, la sua capacità di destare il nostro io e portarlo a compimento.Recentemente Julian Carrón ha detto ai membri della Fraternità di Comunione e Liberazione: “Un Cristianesimo che non è in grado di muovere la persona, di suscitare l’umano, ha portato a un disinteresse verso il Cristianesimo stesso. Il Cristianesimo diventa irrilevante”. D’altro canto, la verità del Cristianesimo si mostra nell’umanità che è capace di generare, così dice il cardinale Joseph Ratzinger nel suo libro autobiografico: “Non saprei dare una prova più convincente della verità della fede

cristiana che la sincera e bella umanità che genera”. Nella mostra sarà documentato come la vita della città di Cafarnao cambiò con la presenza di Gesù e rimase cambiata anche dopo la sua morte, ci può fare degli esempi in questo senso? Sicuramente Cafarnao sarebbe sparita dalla conoscenza storica se Gesù non fosse vissuto lì. È stato l’amore a Gesù che ha spinto i francescani a individuare i segni di questa città e iniziare gli scavi che portarono alla scoperta di quanto oggi noi possiamo visitare. Senza la presenza di Gesù, questa città sarebbe rimasta nell’oblio. Prima dell’arrivo di Gesù i discepoli osservavano la Legge e il loro comportamento era quello di tutti. Dal punto di vista socio-religioso, per esempio, tra gli ebrei erano diffusi odio e rifiuto nei confronti di esattori delle tasse e peccatori. I gruppi religiosi erano chiusi e, soprattutto quelli più radicali, evitavano il contatto con ciò che era loro estraneo. Proprio in questo tessuto religioso e sociale, allora, accadde che intorno a Gesù, per via della verità che comunicava la sua umanità, si generò un’unità inaudita nonostante tra i discepoli ci fossero esattori delle tasse (come Matteo), probabilmente alcuni di loro erano appartenuti o erano entrati in rapporto con il gruppo degli zeloti (come Simone, il Cananeo e Giuda Iscariota), altri erano ebrei profondamente religiosi (come Natanaele).Tutto ciò è stato possibile perché con Lui si è fatta presente un’umanità nuova. Quel gruppetto di uomini non soltanto Gli va dietro, ma comincia a fare quello che Lui fa: vanno nel mondo intero per far partecipi altri uomini della vita nuova che nasce da Gesù di Nazaret. Domenica 21 agosto – sabato 27 agosto

CON GLI OCCHI DEGLI APOSTOLI. UNA PRESENZA CHE TRAVOLGE LA VITA A cura di: José Miguel Garcia. Con la collaborazione di padre Eugenio Alliata, padre Stefano De Luca, Maria Durbano Desi, Erasmo Figini, Daniela Massara, Roberta Meriano, Ettore Soranzo. Fotografie di Stefano Ciol. Riprese video di Paolo Lipari. Con il Patrocinio di Custodia di Terra Santa.

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NELLA PARTITA CONTRO LA DEFORESTAZIONE FACCIAMO IL TIFO PER GLI ALBERI.

Coop lancia il progetto Boschi e Foreste: una serie di iniziative concrete per contrastare la deforestazione e favorire l’aumento di produzioni ecosostenibili entro il 2015. Abbiamo cercato di limitare al massimo l’utilizzo di carta per questa nostra iniziativa; ti invitiamo quindi a consultare e scaricare direttamente il folder e il dossier scientifico dal nostro sito www.coopambiente.it


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L’avventura della conoscenza tra domande e certezze Capitano episodi drammatici come quello giapponese e di colpo, insieme alle città distrutte dallo tsunami, crollano anche le sicurezze riposte nella scienza. Quando la conoscenza è frutto dell’incontro tra due tensioni: un desiderio umano che non è mai pago e una realtà che si rivela sempre più grande delle aspettative. di Mario Gargantini

uando qualcuno vuole darvi l’idea di qualcosa di certo, di una conoscenza affidabile e solida, è abbastanza frequente che ricorra alla scientificità come suprema garanzia. Poi capitano episodi drammatici come quello giapponese e di colpo, insieme alle città distrutte dallo tsunami, crollano anche le sicurezze riposte nella scienza. Così la gente è sempre più confusa e in balìa delle reazioni emotive o dell’abilità dia-

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lettica di chi sa imporre la propria prospettiva ideologica. Ma allora la scienza è il luogo delle certezze incrollabili o lo spazio del dubbio sistematico che non consente di fare affermazioni su “come stanno le cose in realtà”? Né l’una né l’altra delle posizioni rispecchia l’effettiva esperienza degli scienziati in azione e la mostra “Atomo: indivisibile? Domande e certezze nella scienza”, curata da Euresis, offrirà l’occasione per esplo-

LA CERTEZZA SCIENTIFICA NON È SEMPRE UN’EVIDENZA ASSOLUTA Intervista a Lucio Rossi, fisico del Cern, su Tracce di maggio La scoperta dell’atomo come esempio di come la certezza scientifica non sia un’evidenza immediata, ma “un insieme di indizi che convergono verso qualcosa. Verso una realtà che magari non sempre ‘vediamo’, ma di cui possiamo essere ragionevolmente certi”. Parola di Lucio Rossi, fisico del Cern di Ginevra, che in una intervista nel numero di Tracce di maggio si racconta, approfondendo il tema del Meeting dal punto di visto scientifico e introducendo alla mostra sull’atomo che Rossi presenterà in un incontro ad agosto a Rimini. Il super acceleratore LHC di Ginevra nasce per trovare la cosiddetta Particella di Dio, l’elemento primordiale che darebbe forma alla materia. E anche di fronte alla possibilità di arrivare a scoprire una delle questioni più misteriose del mondo, il fisico del Cern è certo che nemmeno questa sarà una certezza definitiva: “La risposta a una data questione non è mai conclusiva. Per esempio, se e quando troveremo la Particella di Dio, questa scoperta aprirà più domande di quante saranno

le risposte che ci darà. È sempre così. Quando tu arrivi a spiegare un certo livello della natura, e la spiegazione è soddisfacente e razionale, c’è sempre l’indicazione di un livello ulteriore, ancora più profondo, di conoscenza. È la stessa cosa che sperimentiamo nel voler bene a una persona. Non smettiamo mai di conoscerla, non la esauriamo. Così, nel nostro spingere nella conoscenza della realtà, non finiamo mai. Eppure il mondo è finito! E questo è per me il segno più evidente che esiste un infinito dentro il finito”. E molto spesso nella ricerca, si parte, certi di cose mai viste: “Con l’esperimento che l’ha consegnato alla storia, Rutherford ha formulato il ‘modello planetario’ del nucleo atomico. Ma la struttura dell’atomo l’ha solo dedotta: in base agli indizi che aveva a disposizione, è stato certo. Tutta la storia della scienza poggia su ragionevoli certezze. Raggiunte verificando solo ipotesi positive, non dubbi. La scienza va avanti perché ci sono uomini convinti di alcune cose senza averne tutti gli elementi in mano”.

rare questi temi. Lo farà ripercorrendo alcuni passi di una storia che ha sollecitato da sempre la curiosità dell’uomo, spingendolo a interrogarsi sulla natura più intima della materia, quella che non è visibile immediatamente ma che, in base a una serie di indizi, sembra essere articolata e complessa. È una storia che ha avuto proprio cento anni fa un suo momento culminante con la scoperta, ad opera del fisico neozelandese Ernest Rutherford, dell’esistenza del nucleo internamente all’atomo. Un punto di non ritorno nella conoscenza della materia, un dato del quale non è ragionevole dubitare e che d’altra parte non ha bloccato la ricerca; anzi, come quasi sempre accade nella scienza, la certezza raggiunta su un particolare aspetto della realtà è stata un moltiplicatore di domande che hanno innescato ulteriori indagini, oltre a un gran numero di conseguenze applicative. La mostra porterà a galla questa dinamica di apertura, che ci farà attraversare gli anni ruggenti della fisica del Novecento: con le grandi applicazioni nel campo dell’energia e l’esuberante avventura della fisica delle particelle, portandoci nel bel mezzo della big science dei nostri giorni. L’ultima parte del percorso espositivo ci farà scendere nei tunnel del grande acceleratore del Cern di Ginevra, il Large Hadron Collider (LHC) e sarà inevitabile avvicinarci ai modelli e alle simulazioni presentate in fiera con un orecchio teso verso le >

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Consta e Sorgent.e: In Italia‌ e nel mondo

MEETING 2011 PADIGLIONE D5 - AREA “LAVORI IN CORSO� Un viaggio per immagini tra i progetti, le opere e le presenze Consta e Sorgent.e

Costruire è parte dell’originaria tensione dell’uomo. Dietro ogni grande opera ci sono uomini al lavoro. Le opere lasciano radici quando il lavoro è attraversato da un’amicizia. Uomini che lavorano, progettano, realizzano, costruiscono. Radicati in un’amicizia. In Italia‌ e nel mondo. Italia, Etiopia, Costa D’Avorio, Cile, Brasile, Canada, Francia, Turchia, Egitto, Malta e Costa Rica.

Oltre duemila addetti, Esperienza pluridecennnale, Presenza in quattro continenti, Oltre cento grandi opere realizzate, Grandi interventi strutturali, Centrali idroelettriche, Impianti fotovoltaici, Centrali ad energia rinnovabile, Opere di ingegneria geotecnica, Restauro architettonico ed artistico, Edilizia industriale, sociale ed abitativa, Impiantistica, Realizzazione e manutenzione del verde pubblico, Interventi su beni monumentali, Consolidamento edifici, Sollevamento edifici e manufatti, Isolamento sismico di edifici esistenti e costruzioni antisismiche, Progettazione, Inserimento lavorativo persone svantaggiate.

Sede di Roma: Piazza Ungheria, 6 00198 Roma T. +39 06 85 46 480 F. +39 06 85 34 4687

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Sede per l’America Latina: Consta Construçþes LTDA Rua Gomes De Carvalho, 1.069, 3° andar, conj. 34, sala 1, Vila OlĂŹmpia - SĂŁo Paolo – Brasil


IN-MOSTRA 2011 notizie di attualità, per sapere in diretta se le collisioni tra protoni e antiprotoni riveleranno le fantomatiche particelle che mancano all’appello del cosiddetto “modello standard”. Ci verrà svelato un volto della scienza forse un po’ diverso da quello veicolato dagli stereotipi comunicativi: quello un po’ magico di uno scienziato che ripone tutta la sua certezza nella precisione e coerenza dei risultati di un esperimento cruciale. Nella maggior parte dei casi invece la certezza accade come convergenza di indizi e di conferme che si verificano in ambiti diversi e sono distribuiti nel tempo. Più che il singolo dato che sancisce l’esattezza di una legge, è un insieme di dati, di fenomeni, di situazioni che, a partire da un’ipotesi teorica, acquistano via via una loro spiegazione convincente e portano a disegnare un quadro generale sempre più chiaro e consistente. È stato così per Rutherford, che dopo l’esperimento decisivo del 1909 ha riflettu-

to due anni prima di pubblicarne l’annuncio su una rivista scientifica; ed è ancora così per le migliaia di scienziati che partecipano agli esperimenti di LHC o ai test per la fusione nucleare. Vedere come si raggiungono le certezze nelle teorie scientifiche è interessante non solo per gli addetti ai lavori, in quanto tocca motivi legati al più generale processo di conoscenza e al rapporto uomo-realtà. Si potrà scoprire, ad esempio, che per molti scienziati c’è un livello di certezza che viene ancor prima della prova e risiede in un’intima convinzione che quella sia l’unica ragionevole spiegazione per quel particolare comportamento della natura. È in base a questa certezza,più intuita che provata, che lo scienziato accetta il rischio di esporre la sua teoria, dichiarando peraltro la propria disponibilità a tornare sui suoi passi se la realtà dovesse dare risposte differenti.Ancor più interessante sarà accorgersi di un livello più profondo di certezza, quel-

la che si pone come fondamento delle singole conoscenze e che sostiene i passi della ricerca: è la certezza che la realtà può essere compresa e che si possono affinare sempre più i metodi di indagine e i modelli che gli scienziati usano come sonde per scandagliare la natura e trovare risposte. Sono i tratti di un’avventura incessante e inesauribile, frutto dell’incontro tra due tensioni: un desiderio umano che non è mai pago, che si sporge sempre “oltre” il conosciuto; e una realtà che si rivela sempre più grande delle aspettative e ricca di segni che invitano a fissare dei punti stabili per poter andare “oltre”.

Domenica 21 agosto – sabato 27 agosto

ATOMO: INDIVISIBILE? DOMANDE E CERTEZZE NELLA SCIENZA A cura di: Associazione Euresis.

Interno di una struttura del JET presso il Cern di Ginevra, EFDA JET

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apebmilano.it


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Ante gradus La carità si fece bellezza Pellegrini, “gettatelli”, poveri e malati nella Siena di mille anni fa erano accolti in una delle più prestigiose e feconde opere di carità della storia: l’Ospedale Santa Maria della Scala. Negli anni l’opera diventò sempre più riccaepotente.Alloragliartistisenesinedecoraronovolteeparetiaffinchéilsignificatooriginariononandasse perduto. Agli affreschi del Pellegrinaio è dedicata la mostra a cura della Compagnia delle Opere. Di Mariella Carlotti

ille anni fa iniziava l’avventura di una delle più prestigiose e feconde opere di carità della storia europea: l’Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena. Se secondo la tradizione a fondare l’opera fu il ciabattino Sorore, la storia racconta che a darle vita furono i canonici della Cattedrale: in tutti i modi l’opera nacque dalla novità che Cristo aveva introdotto nel mondo: “Ama il prossimo tuo, come te stesso”. E infatti l’ospedale nacque ante gradus eccle-

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Un particolare dagli affreschi del Pellegrinaio, Siena

siae, davanti alla scala della chiesa, collocazione geografica e ideale: dalla Chiesa viene generato questo fiume di carità che attraversa tutta la vita di Siena. L’ospedale nacque come xenodochium, cioè come luogo di accoglienza dei pellegrini, degli stranieri che arrivavano a Siena da tutta Europa, percorrendo la Francigena. Diventò poi hospitale per i poveri e malati, asilo per i gettatelli, ricovero per i vecchi. La struttura crebbe, mai progettata, inglobando nel tempo, case e strade, una città nella città. Tra le sue mura, uomini e donne si consacrarono a Dio, nel servizio dei poveri: erano gli oblati del Santa Maria, ai quali si aggiunsero tanti senesi – peccatori e grandi santi come Caterina o Bernardino - che sostennero l’opera, regalando ad essa un po’ delle loro energie, del loro tempo o dei loro beni. Le imponenti proprietà agricole, i tanti immobili, i continui lasciti testamentari resero il Santa Maria un’istituzione ricca. E l’antico ospedale divenne persino banca, assicurando prestiti ai privati, ma anche alla Repubblica di Siena, salvandola più volte dalla bancarotta. La carità si fece bellezza: gli artisti senesi decorarono le volte, le pareti, perfino le copertine dei registri dell’Ospedale e le ampie sale si riempirono di musica e di poesia. Quando l’esistenza poggia su una certezza diventa creativa: il deside-

rio, motore del cuore umano, dà forma ideale al reale, rispondendo al bisogno che incontra. Ne nasce una compagnia di uomini che plasma un’opera poliedrica, utile, duratura. A questa medievale “compagnia di opere”, è dedicata la mostra che ne ripercorre la storia e l’opera, attraverso la riproduzione degli affreschi del Pellegrinaio dell’Ospedale, nei quali il Santa Maria volle fissare in otto grandi “fotogrammi”, la sua origine e il suo scopo. Saranno in mostra 4 registri originali dell’Ospedale nelle cui copertine erano dipinte scene della vita dell’opera. Il quarto registro chiude la mostra: sarà in una teca aperto alle pagine del testamento del Vecchietta, il pittor dell’Ospedale, uno dei grandi maestri del Rinascimento senese, autore del primo affresco del Pellegrinaio. Il pittore destina tutti i suoi averi al Santa Maria e sigla il suo testamento con l’immagine, in lamina d’oro e china, di Cristo risorto. La creatività nasce da uomini come il Vecchietta che sentono Cristo risorto come il loro nome: è questa certezza che genera opere. Domenica 21 agosto – sabato 27 agosto

ANTE GRADUS. QUANDO LA CERTEZZA DIVENTA CREATIVA. GLI AFFRESCHI DEL PELLEGRINAIO DI SANTA MARIA DELLA SCALA A SIENA A cura di: Compagnia delle Opere, con Marco Barbone e Mariella Carlotti. GIUGNO2011

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IN-MOSTRA 2011

Amleto, Faust, Zivago Le tre anime dello scrittore che fu per la pianista Judina incarnazione di bellezza e poesia, i cui scritti temuti dal regime “suonavano - ha scritto Ol’ga Sedakova - come lettere apostoliche”. di Giovanna Parravicini

avorando al libro su Marija Judina, mi aveva colpito un episodio di cui fu protagonista Boris Pasternak, che agli occhi della pianista era l’incarnazione stessa della bellezza, della poesia, e con cui mantenne per tutta la vita un’intensa amicizia. A pochi mesi dalla morte, sottoposto a una violenta campagna denigratoria per il suo romanzo Il dottor Živago, umiliato ed escluso dalla vita culturale e quotidianamente in pericolo di arresto insieme ai suoi familiari, Pasternak rispondeva a Leonid Bernstein, direttore d’orchestra della Filarmonica di New York, pubblicamente insultato dal ministro della cultura sovietico e sdegnato da questo comportamento: «Ma che dice? Che cosa c’entrano qui i ministri? Che importanza vuole che abbia! L’artista dialoga con Dio, e Questi gli offre svariati soggetti perché abbia di che scrivere. Può essere una commedia o una farsa, come nel suo caso. O anche una tragedia. Ma tutto è materiale che l’artista può impiegare nel suo lavoro». Così, pensando al titolo del prossimo

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Boris Pasternak

Meeting, abbiamo voluto proporre questa figura, attraverso una mostra che coinvolgerà esperti, studenti universitari e giovani attori sia in Russia che in Italia. Infatti, se la vita è, al fondo, un dialogo ininterrotto con Dio, tutto ciò che accade assume il segno di una certezza, di una positività che fa di Pasternak un simbolo per intere generazioni in Russia. Al funerale di Pasternak, nel maggio 1960, a portare il feretro saranno giovani scrittori tra cui Sinjavskij e Daniel’, segno di una staffetta ideale che continua ancor oggi. Ol’ga Sedakova, una delle voci più suggestive della poesia russa dei nostri giorni, ricorda che per lei e la sua generazione gli scritti di Pasternak «suonavano come lettere apostoliche»; erano scritti temuti e vietati dal regime, circolavano esclusivamente attraverso i canali clandestini del samizdat... Poeta, traduttore, scrittore, lungo tutto il suo itinerario esistenziale e artistico Pasternak sviluppa un unico grande tema, la Vita. Una Vita che può assumere anche altri nomi. Il primo di essi è Verità. Ma anche Eternità, Immortalità e così via. La Vita, intesa non come l’oggetto, bensì come l’interlocutore del pensiero. Il titolo della mostra – che vuole appunto sottolineare questo aspetto – è tratto da una poesia dello stesso Pasternak, che dà anche il titolo a una delle sue più famose raccolte di versi. La mostra – in cui pannelli di testo e di foto si alterneranno a momenti di recitazione, proiezione e dialogo – ripercorre la vicenda di Pasternak ruotando intorno ad alcuni personaggi emblematici: Amleto, Faust e il dottor Živago. Ai primi due Pasternak lavorò a lungo come traduttore di Shakespaere e di Goethe, e l’ultimo è protagonista del grande romanzo che gli valse nel 1957 l’assegnazione del Nobel

(che fu costretto a rifutare per timore di gravi ritorsioni da parte del regime sovietico). Amleto (cui è dedicata anche la prima poesia del ciclo «Il dottor Živago»), è l’emblema dell’uomo che fa ingresso nella vita, consapevole della responsabilità che implica l’essere «mandato» («Amo il tuo ostinato disegno, / e reciterò, d’accordo, questa parte»), ma anche del sacrificio e della sofferenza che una posizione realmente umana richiede («Sono solo, tutto affonda nel farisaismo. / Vivere la vita non è attraversare un campo»). Faust è l’uomo che cerca di «strappare» un brandello di felicità con le proprie forze. Pasternak aveva una percezione estremamente viva di questo personaggio e delle forze oscure che lo agitano, tanto da averne paura, come di un pericolo incombente per la sua vita. Il dottor Živago (il nome in russo ha la stessa radice di «vita»), è il superamento della tentazione faustiana e il compimento dell’attesa di Amleto. Il miracolo della vita, che ad ogni istante si fa improvvisamente incontro all’uomo – in una luminosa mattina di primavera, nel gusto dell’amicizia, nell’ebbrezza dell’amore – si incarna in un Volto, il volto di Colui che ha attraversato il pelago oscuro del dolore e del male dell’uomo, fino alla morte, per restituirgli la vita nella sua pienezza: «Scenderò nella bara e il terzo giorno risorgerò, / e, come le zattere discendono i fiumi, / per il giudizio, a me, come chiatte in carovana, / affluiranno i secoli dall’oscurità»).

Domenica 21 agosto – sabato 27 agosto

«MIA SORELLA LA VITA». BORIS PASTERNAK A cura di: Adriano Dell’Asta e Giovanna Parravicini.

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IN-MOSTRA 2011

Borromeo, pioniere dei tempi moderni Mise in rapporto l’intelligenza della fede e le sfide della realtà. Cardinale di primo piano al tempo del Concilio di Trento e nel groviglio delle lotte per la riforma della cristianità. A quattro secoli dalla canonizzazione romana, il Meeting e la Diocesi di Milano ne raccontano la figura in una mostra. di Danilo Zardin

arlo Borromeo è una delle figure universalmente più note della vita della Chiesa degli ultimi secoli. Non c’è parrocchia o istituto religioso più o meno di tutto il mondo, dalla nostra vecchia Italia ai più lontani paesi di missione, che sia privo di almeno un altare a lui dedicato, di una immagine o un ricordo che ne esaltino l’importanza come patrono e dispensatore di grazie, come esempio da inseguire e ideale da ricalcare. Fu un cardinale di primo piano al tempo del Concilio di Trento e nel groviglio delle lotte per la riforma della cristianità nel pieno Cinquecento. Divenne poi arcive-

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San Carlo visita gli appestati, 1602 G.B. Crespi detto il Cerano, Duomo di Milano

scovo di Milano e si dedicò con enorme vigore al suo ruolo di pastore, spendendosi senza riserve per il popolo affidato alle sue cure, fino alla morte precoce che lo colpì nel 1584. Prima di tutto, però, Carlo Borromeo è stato uno dei grandi maestri che hanno plasmato il volto della civiltà cristiana dei tempi moderni. Insieme ad altri pionieri di un nuovo modo di mettere in rapporto l’intelligenza della fede e le sfide della realtà, sta all’inizio di una storia che ancora ci riguarda da vicino. I suoi contemporanei hanno subito riconosciuto in lui un modello, che indicava a tutti una strada da percorrere. Si sono appoggiati alla memoria della sua intensa esperienza di vita e già a breve distanza dalla morte la Chiesa lo ha riconosciuto santo, proponendolo all’ammirazione del mondo intero. A quattro secoli dalla solenne canonizzazione romana, con questa mostra vogliamo rimetterci sulle tracce del cammino che portò il Borromeo a dare una forma inconfondibile alla sua identità di uomo immerso nei fermenti della sua epoca, bisognosa di ritrovare le sue certezze e il suo destino autentico. Quello che colpisce è la forza di uno spirito capace di vincere la pigrizia delle consuetudini e la stanchezza delle comodità acquisite. È il suo coraggio, la sua baldanza ardente il vero contenuto della sfida che interpella noi uomini di oggi. Ma questa dedizione all’ideale, spinta fino al limite di un amore senza risparmio, non è esplosa magicamente da sé. È stata il frutto di una catena di incontri, di scoperte graduali, di

una decisione per l’esistenza che lo ha introdotto, al culmine del percorso di conversione della giovinezza, in una prospettiva profondamente cambiata. La sua sorgente era il sì pronunciato davanti a una chiamata progressivamente spalancata come ipotesi sicura per il proprio bene. Aderendo al fascino del mistero di Cristo che si imponeva invadendo la sua esistenza, san Carlo si è immedesimato nella carne viva della sua realtà e si è lasciato conquistare dal desiderio di identificarsi con la stessa logica che aveva dominato la vita di Cristo. Si è immerso nel flusso della carità che da Dio si espande fino a raggiungere noi uomini, piegandosi sul bisogno sconfinato che ci costituisce, e si è fatto moltiplicatore instancabile della sua efficacia contagiosa in mezzo al mondo. Da questo fuoco segreto della pietà del cuore di san Carlo è fiorita una certezza che è diventata dinamismo, capacità di costruzione, energia di sapersi porre come guida e punto di riferimento per tutti. Dall’amore senza condizioni per Cristo è scaturito il fiume di una carità umile e appassionata, che lo ha trascinato fino al dono totale di sé per la “riforma del mondo a vera vita cristiana”. Domenica 21 agosto – sabato 21 agosto

SAN CARLO BORROMEO. LA CASA COSTRUITA SULLA ROCCIA A cura di: Davide Milani, Marco Navoni, Alberto Rocca, Domenico Sguaitamatti, Danilo Zardin. Coordinamento generale di Giuseppe Bolis.

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IL NUOVO SITO

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SPETTACOLI 2011

Un mondo di spettacoli

Dai leggendari Chieftains a Niccolò Fabi, passando per Chesterton e l’opera lirica. E poi teatro, musica classica, rock e tango. Biglietti in prevendita on line fino al 17 agosto 2011.

TEATRO D2 ore 19.45

> 22 AGOSTO 2011 Kim Dong Kyu in concerto Il giovane e virtuoso pianista coreano, Primo Premio della IV edizione dell’International Piano Competition “Repubblica di San Marino”, per l’occasione eseguirà un programma musicale d’eccellenza con brani di Schumann, Prokofiev, Beethoven e Stravinsky.

> 23 AGOSTO 2011 Scolpire le parole Eugenio Corti: la milizia del vero, il canto della bellezza Progetto teatrale di Paola Scaglione con Andrea Soffiantini interventi musicali di Flavio Pioppelli su musiche di Claudio Chieffo Un percorso teatrale in cui si intrecciano armonicamente il livello del racconto biografico e la lettura drammatizzata di alcuni testi dello scrittore, con l’obiettivo di avvicinare lo spettatore all’uomo e alla sua opera letteraria.

> 24-25 AGOSTO 2011 Job, ou la tourture par les amis Testo di Fabrice Hadjad con Roberto Trifirò, Andrea Maria Carabelli (regia) e la cantante lirica Dina Perekodko Un semplice letto d’ospedale è la scenografia che accoglie il dolore di Job (Giobbe), un uomo che dopo aver perso tutti i favori della vita, un tempo agiata e piena di meritato successo, si trova a difendere il dramma della malattia. Il male che egli vive è solo il segno più evidente che esiste la Gioia, che l’uomo è fatto per essa

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SPETTACOLI 2011

ARENA D3 ore 21.45 > 23 AGOSTO 2011 Che più cercando io vo’ L’Orchestra da camera del Teatro Regio di Parma interpreta le più belle arie d’opera italiane Con l’Orchestra da camera Teatro Regio di Parma, soprano Silvia della Benetta, tenore Gianluca Pasolini, baritono Luca Salsi, direttore Sergio Pellegrini Serata dedicata alla grande Opera. Da Rossini a Puccini, da Donizetti a Verdi, in programma alcune delle più famose e immortali sinfonie d’opera insieme ad arie e duetti eseguiti da nomi di spicco della lirica italiana che si esibiranno offrendo momenti di grande poesia.

> 24 AGOSTO 2011 The Chieftains La leggenda della musica irlandese Loro sono gli Ambasciatori della musica Irlandese e Celtica. Ogni loro concerto è un happening, un evento che coinvolge il pubblico e i musicisti ospiti che, di volta in volta, i Chieftains portano con loro sul palco, scoprendo talenti sempre nuovi. Cinque ‘condottieri’ per una serata all’insegna dell’Irlanda.

> 22 AGOSTO 2011 La ballata del cavallo bianco Massimo Popolizio legge Chesterton La storia del leggendario re Alfred che sconfisse gli invasori danesi nel IX secolo, interpretata da uno dei migliori artisti del teatro e del cinema italiano. Un testo epico, sulla certezza e la speranza, che illumina il presente in modo profetico, descrivendo l’arrivo dei nuovi barbari.

> 25 AGOSTO 2011 Niccolò Fabi in concerto Il cantautore romano sarà al Meeting per un concerto, affiancato dalla sua storica band, dopo il successo del suo “Solo tour”. Il musicista e paroliere, con 6 album all’attivo, da sempre colpisce per la ricerca dei suoi testi e la bellezza della musica, parole e note che raccontano la vita.

> 26 AGOSTO 2011 La Penultima Cena di e con Paolo Cevoli Monologo storico-comico-gastronomico. Paolo Cevoli, nei panni del cuoco romano Paulus Simplicius Marone (il catering della cena più importante della storia dell’umanità, l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli), racconta la sua vita avventurosa, che, quando si incrocerà con quella del Maestro, non sarà più la stessa. GIUGNO2011

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Dal Mondo alla Riviera di Rimini e alla Costa Adriatica

Federico Fellini International Airport Rimini (Italy) - Republic of San Marino

riminiairport.com

Helsinki Oslo

San Pietroburgo

Stoccolma

Ekaterinburg

Nizhny Novgorod Copenhagen

Kazan

Mosca

Cheliabinsk

Kaliningrad

Liverpool

Samara

Amsterdam Hannover Berlino

Novosibirsk

Francoforte/Hahn Londra Norimberga Bruxelles Colonia Praga Karlsruhe/ Lussemburgo Baden-Baden Parigi Stoccarda Monaco di Baviera Vienna Basilea/ Mulhouse Zurigo

Ufa Alma Ata

Rostov Kiev

Krasnodar Bucarest

Lourdes

RIMINI

Republic of San Marino

Spalato Medjugorie

Roma Olbia Cagliari

Napoli Palermo

Tirana Lemnos Corf첫 Lefkada Skyros

Cefalonia Catania

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SPETTACOLI 2011

MUISLAND SPAZIO PISCINA OVEST ore 22.00 > 22 AGOSTO 2011 Zero Assoluto in concerto Duo musicale di pop italiano formato da Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci. Testimonial di ANIA, Fondazione per la sicurezza stradale, hanno contribuito a sensibilizzare migliaia di giovani verso corretti comportamenti alla guida. Introduzione al concerto del gruppo musicale ‘Bunarma’ (di animo buono).

> 23 AGOSTO 2011 Tangaruah “Historia, mùsica, baile, poesia” Uno spettacolo di musica, danza e poesia. Il suggestivo viaggio lungo le vie del tango, dalla milonga campera di fine Ottocento, solo voce e chitarra, al tango nuevo dei nostri giorni, che non disdegna qualche innesto elettronico.

> 24 AGOSTO 2011 Pontedera Big Band della Premiata Filarmonica “Volere è potere”di Pontedera Composta da 20 elementi, è dal 1835 un’importante associazione no profit che promuove la cultura musicale e costituisce un punto di aggregazione sociale per chi voglia avvicinarsi alla musica.

> 25 AGOSTO 2011 Spring Rolls Soul, Blues, Rock con cinque musicisti riminesi per rivivere le hit degli anni ‘80 e ‘90. Gli SR sono un complesso vocale-strumentale capace di parlare tanto ai giovanissimi quanto agli amanti del rock classico. GIUGNO2011

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SPETTACOLI 2011

La ballata del cavallo bianco L’attore Massimo Popolizio interpreterà al Meeting, a cento anni dalla pubblicazione, “Il cavallo bianco” di G.K. Chesterton, l’epopea di re Alfredo il Grande e della sanguinosa battaglia di Ethandune. Un testo epico e profetico, scritto per il popolo inglese, la storia di un re che fronteggia l’invasione dei barbari. Proponiamo alcuni stralci di un articolo di Edoardo Rialti su Il Foglio del 15 dicembre 2010 che ne racconta il valore. di Edoardo Rialti

[...] Come attestano tutti i suoi biografi, ciò che in vita egli conservò come il tributo maggiore alla sua opera fu la lettera di una giovane vedova sconosciuta, che lo ringraziava perché suo marito, un marinaio deceduto durante la prima guerra mondiale, non si era mai separato da un lungo poema che Chesterton aveva scritto nel 1911, e che aveva accompagnato il giovane militare anche nella morte in battaglia. Il poema si chiamava “La ballata del cavallo bianco”.[...] Vi si racconta la resistenza di re Alfredo il Grande, che oltre a essere

Gilbert Keith Chesterton

un condottiero fu anche uomo colto e traduttore di Boezio, alle invasioni dei Vichinghi pagani nell’Inghilterra del X secolo, e soprattutto la sanguinosa battaglia di Ethandune, tutt’oggi difficile da individuare geograficamente, e che Chesterton immaginò svolgersi nei pressi del Cavallo Bianco, l’enorme monumento preistorico che si stende su una collina, descrivendo un grande cavallo su campo verde. Per Chesterton quell’immagine divenne simbolo dell’Inghilterra stessa e della cristianità europea, e della sua capacità di fronteggiare ogni minaccia del passato, del presente e del futuro perché, come scrisse l’autore stesso, “il valore fondamentale della leggenda è di fondere i secoli preservando il senso, quasi per osservare tutte le epoche in uno scorcio d’effetto. Così si usa la tradizione: per proiettare la visione della storia come in un telescopio”.[...] Per Chesterton quella di Alfredo fu una vera e propria crociata combattuta “per la difesa della società cristiana contro l’annichilimento portato dai barbari”. E in effetti si trattò davvero di “anni ferrei, infuocati, sanguigni”, come li descrisse Franco Cardini.[...] E così si apre la “Ballata”, come il racconto della “fine di un mondo”, perché, contro ogni millenarismo,

per Chesterton il mondo ha conosciuto più volte la fine, e una di queste fu con l’avvento di uomini “dalle barbe scarlatte come il sangue”. [...] Il re ha combattuto e ha resistito, ma ormai giace piangente su un’isoletta, senza sapere più cosa fare con i pochi uomini fedeli rimasti. All’improvviso “Si schiusero piano i fiori,/ come il libro che si legge al bimbo, come un volto amico riflesso nel vetro; lui guardò ed ecco Nostra Signora, stava alta e passava sicura sull’erba come un cavaliere sul suo destriero”. Re Alfredo s’inginocchia e solleva a Maria una domanda che brucia nel cuore di chi si trovi a fronteggiare una minaccia che sembra inghiottire tutto. [...] E la risposta di Maria giunge sulla musica di una “voce umana, ma più alta, come una casetta abbarbicata tra le nuvole”, in cui si esprime tutta la scandalosa intimità tra l’uomo e Dio propria del cristianesimo: “Le porte del cielo sono solo socchiuse, noi non sorvegliamo il nostro premio [...]”. Altri popoli altre civiltà “scrutano le stelle e studiano le pergamene per conoscere i destini e la fama, invece gli uomini segnati dalla croce di Cristo vanno lieti nel buio [...]. Siete ignoranti e coraggiosi, e avete guerre che a stento vincete e anime che a stento salvate [...]”. I nemici stanno arrivando, in compagnia di quella che parrebbe > GIUGNO2011

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Vieni a conoscere un posto dove ogni emozione diventa indimenticabile, un posto dove il piacere di una cena romantica è arricchito dall’incanto di un paesaggio unico al mondo. Scopri una terra dal sapore autentico, scopri San Marino, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

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22-24 Luglio SAN MARINO JAZZ FESTIVAL

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SPETTACOLI 2011

La tapisserie de Bayeux, conservata nell’omonimo museo in Normandia, Francia

una sfida a tutti i calcoli e le misure. “Sai provar gioia senza un motivo, dimmi, hai fede senza una speranza?”. Ed ecco che Alfred si arma e chiama a raccolta i principi fedeli, tra cui spiccano tre personaggi che per Chesterton incarnano i tre tratti fondamentali della civiltà inglese[…]: Eldred, l’anglosassone dalla gran barba, circondato dai cani da caccia, dalle belle donne e dai barili di birra, e il cui “cuore grande e ingenuo stava spalancato come la sua porta”; Marco, “l’uomo italiano”, discendente dei Romani che arrivarono su “vascelli splendenti, col busto di Cesare sulla prua”, l’unico che “mentre tutti i re della terra bevevano birra/ lui solo beveva vino […]. E poi l’irlandese Colan, dai capelli fulvi e lo sguardo roso dal “tarlo nascosto di quella risata,/ che divora il cuore degli irlandesi”. I versi che seguono sono ancora noti a memoria a molti irlandesi, persino emigrati in altri paesi, basta attaccare il primo per sentirsi rispondere con il secondo: “Perché il grande popolo d’Irlanda,/ è quello che Dio ha creato pazzo,/ perché le loro guerre sono inni di gioia/ e tutte le loro canzoni sono tristi”. Uno di loro era appunto C.S. Lewis, che a sentirli s’il-

luminava e aggiungeva: “Che roba meravigliosa, non è così?”. All’inizio dello scontro, con i vichinghi che ridono e si limitano a incoccare le frecce per abbattere quel manipolo di cristiani stanchi e logori, Colan scaglia la propria spada e quella miracolosamente vola per tutto il campo abbattendo uno dei capitani pagani tra lo sgomento degli invasori. Ancora una volta ecco esposta la contrapposizione tra calcolo e fiducia, tra potere e offerta di sé, e l’inimmaginabile rovesciamento dei risultati.[…] Ma i pagani hanno dalla loro anche le stregonerie dei demoni e delle maghe, e uno dei loro signori si è fatto incantare la lancia dalle potenze oscure, e col suo bagliore sinistro devasta gli avversari. Uno solo gli resiste: “‘State fissi come un’aquila!’ gridò Marco,/ ‘State saldi come le mura di Roma!’”. Ma tra gli inglesi si annoverano tanti neoconvertiti, che ancora “mescolavano Dio con la magia”, e la superstizione prevale e rompono le righe. Ed è qui che Chesterton dedica a Roma e all’Italia il suo tributo più commosso: “Invece Marco proveniva dalle città splendenti/ dove sempre nuovi dettagli si mostrano,/ dove l’uomo può raccontare e discutere/ e la sua fede crebbe su un ter-

reno difficile,/ fatto di dubbio, di ragione e di menzogne scoperte dove nessun’altra fede può crescere”. Questo perché “un credo che cresce tra mille credenze/ si disperde da un momento all’altro,/ ma un credo che sorge tra lo scetticismo/ si fortifica come il ferro e si distingue”. […] Marco affronta e spezza la lancia stregata, chiamando tutti gli altri a seguirlo. […] L’esercito si rianima in nome del Dio di tutte le cose buone sulla terra, mentre Marco non cede e grida a squarciagola i Salmi di guerra di re Davide […]. Per Chesterton questa era la parte decisiva del perché egli stesso si fosse convertito alla chiesa cattolica: vi aveva trovato quelle sole parole che davvero potevano sostenere la sua battaglia in nome di quanto egli avesse già caro a questo mondo. […] Chesterton vide il proprio poema accompagnare e sostenere gli uomini del suo paese nel fango delle trincee della prima guerra mondiale, e il poema si chiude con la profezia di un’età: “Non con lo spirito dei cacciatori / o con la feroce destrezza del guerriero, / ma mettendo a posto ogni cosa con parole morte, /ridurrano le bestie ed uccelli a burattini/ ed il vento e le stelle ad una ruota che gira”. I nemici “avranno l’aspetto mite di monaci, /pieni di fogli e penne/[…] e avranno l’aspetto serio e pulito dei chierici”. Chesterton come Alfredo e Marco aveva dato le parole al suo popolo per resistere, al Cavallo Bianco per svettare ancora, e quelle stesse parole sono sulla sua tomba, perché tra tutti i suoi scritti e aforismi, sua moglie scelse di incidervi quei primi versi che gli erano comparsi in sogno, la preghiera di Alfredo prima della battaglia: “Gente se avete qualche preghiera,/ pregate per me:/ e deponetemi sotto una pietra cristiana,/ in quella terra sperduta che pensavo fosse mia/ e lì attenderò, finché suoni la tromba del giudizio,/ quando tutti gli uomini poveri saranno liberi”. GIUGNO2011

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SPETTACOLI 2011

Il grido di Giobbe l’uomo fatto per la gioia “L’anima sa con certezza ... che ha fame. L’importante è che gridi questa sua fame(Simone Weil)”, senza stancarsi. Nella pièce di Hadjadj, per la prima volta al Meeting nelle vesti di drammaturgo, il mistero della sofferenza ma soprattutto l’irriducibilità del desiderio dell’uomo, anche quando il male fa male e gli amici preferiscono dare consigli piuttosto che limitarsi a condividere il dolore. Di Flora Crescini

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uando si parla di Giobbe, si parla necessariamente del mistero della sofferenza. Molti lo hanno fatto: basti pensare al beato Giovanni Paolo II; il suo bellissimo testo teatrale è stato rappresentato al Meeting, qualche anno fa. Certamente Giobbe affascina perché, attraverso la sua vicenda, viene messa a nudo la condizione umana, piena di contraddizioni e appesantita dal male che, molte volte, deve subire. Troppi autori, tuttavia - e anche cattolici - al male si fermano, trovandovi, in assenza di altre illuminazioni, un segreto piacere, quasi un gusto per il torbido e il deprimente. Nell’impossibilità di spiegazioni, il male e la sofferenza che ne deriva vengono visti come una spiegazione del bene, che arriverà quando saremo morti. Ma, non ci sembra inutile ricordarlo, il male fa male. Una delle caratteristiche del male e della sofferenza è che non spiegano proprio nulla; anzi rendono la vita insopportabile. Fabrice Hadjadj, in Job, la sua pièce su Giobbe, ha il grande merito spingere sino in fondo il grido terribile della sofferenza; Giobbe subisce la sofferenza, ma urla e non si accontenta di una qualsiasi spiegazione: come scrive Simone Weil “L’anima sa con certezza

... che ha fame. L’importante è che gridi questa sua fame. Un bambino non smette di gridare se gli si dice che forse non c’è pane: continua a gridare”. (Attesa di Dio, Rusconi 1984, p. 164). Giobbe grida perché sa di essere fatto per la

Andrea Maria Carabelli, con Roberto Trifirò sarà per Job sul palco dell’arena D2

gioia, perché non ha rinnegato la gioia: “O gioia, sai bene che se grido così forte, è a causa tua, perché sento ancora la tua chiamata”. Tanto più la ferita sanguina, tanto più forte è l’appello che la gioia fa; lei che non viene a ridurre la frattura, ma a ingrandirla. Questa è l’idea forte del dramma di Hadjadj; altrettanto forti sono le figure degli amici di Giobbe, letti in chiave moderna. Da chi consiglia a Giobbe di regolarizzare il respiro, di vedere positivo o di fare la meditazione trascendentale, a chi, come la moglie, gli suggerisce una separazione indolore, mediante una semplice pillola. Ed è grazie a ciò che Hadjadj ha il grande merito di rendere attuale la storia sacra, altrimenti letta come reperto archeologico. A tutti gli amici e ai parenti Giobbe dice “sei qui e questo mi tocca”, ma, nessuno di loro pensa che questa semplice condivisione sia molto; ciascuno vuole dare la propria spiegazione della sofferenza; nessuno con lui sa attendere quello che Dio ha da dire sulla questione. L’unico che da Dio si aspetta tutto, soprattutto la gioia che ha promesso, che non si accontenta di una spiegazione qualsiasi o di una soddisfazione a buon mercato, è Giobbe: l’uomo fatto per la gioia. GIUGNO2011

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RIMINI FIERA: CALENDARIO 2011 (Giugno – Novembre)

GIUGNO BTC 30/1 LUGLIO La Fiera degli eventi – 26ª Edizione www.btc.it

AGOSTO MEETING 21/27 Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli www.meetingrimini.org

SETTEMBRE SPORTS DAYS 9/11 Conoscere, praticare, investire nello sport www.sportsdays.it

OTTOBRE TTG INCONTRI 6/8 48ª Edizione della Fiera b2b del Settore Turistico www.ttgincontri.it

TTI 6/8 11ª Edizione del Workshop Dedicato al Prodotto Turistico Italiano www.ttiworkshop.it

IBE 6/8 International Bus Expo – 4ª Edizione www.ttgincontri.it/it/bus-turismo/international-bus-expo

ENADA ROMA 12/14 39ª Mostra Internazionale degli Apparecchi da Intrattenimento e da Gioco. Roma – Nuovo Quartiere Fieristico www.enada.it

SUN 20/22 29° Salone Internazionale dell’Esterno. Progettazione, Arredamento, Accessori www.sungiosun.it

GIOSUN 20/22 26° Salone Internazionale del Giocattolo e dei Giochi all’Aria Aperta www.sungiosun.it

A Rimini l’ospitalità, il gusto di fare e la capacità di attrarre pubblici internazionali sono un’opportunità imperdibile per i vostri affari. Rimini Fiera vi aspetta con 16 padiglioni, 109mila mq. espositivi, 60mila mq. di servizi, 160mila mq. di verde, 11mila posti auto, una stazione ferroviaria interna di linea e un aeroporto collegato con le principali capitali europee.

T&T – TENDE & TECNICA 20/22 6ª Biennale Internazionale dei Prodotti e Soluzioni per la Protezione, l’Oscuramento, il Risparmio Energetico, la Sicurezza, l’Arredamento www.tendeetecnica.it

NOVEMBRE ECOMONDO 9/12 15ª Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com

KEY ENERGY 9/12 5ª Fiera Internazionale per l’Energia e la Mobilità Sostenibili www.keyenergy.it

COOPERAMBIENTE 9/12

Rimini Fiera SpA via Emilia, 155 · 47921 Rimini infovisitatori@riminifiera.it

www.riminifiera.it

Fiera dell’Offerta Cooperativa di Energia e Servizi per l’Ambiente − 4ª Edizione www.cooperambiente.it

SIA GUEST 26/29 61° Salone Internazionale dell’Accoglienza www.siarimini.it



Fin da quando è nata, eni ha unito l’Italia. E non stiamo parlando solamente di sviluppo economico e industriale, ma anche di tutte quelle iniziative di valore sociale e culturale che eni ha lanciato nel corso degli anni e che hanno contribuito a creare un’identità nazionale. È per questo che al meeting di Rimini, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, eni vuole raccontare il nostro comune passato per parlare del nostro comune futuro. Vieni a trovarci al padiglione D5. Lo immagineremo insieme, quel futuro.

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