Notiziario Meeting Novembre 2013

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eeting m Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

NOTIZIARIO

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ANNO XXXIII

R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ A M I C I Z I A F R A I P O P O L I

La vittoria dell’esperienza

NOVEMBRE 2013





EDITORIALE

Che posto è questo? Sono passati quasi tre mesi dalla fine del Meeting e in queste pagine ripercorreremo quello che è successo ad agosto, i momenti salienti, i contenuti emersi. Proveremo a raccontare la vittoria dell’esperienza, una frase che ritroverete più volte in questo notiziario. Il tema: “Emergenza uomo” ha colpito, interessato, ha sfidato tutti. Chi è riuscito a passare da Rimini non è rimasto indifferente a questa provocazione, ma anche la stampa, i media, e perfino il popolo dei social network, che il Meeting lo hanno raccontato e che sul Meeting hanno dibattuto, non si sono tirati indietro rispetto alla proposta che è stata lanciata. Sfogliando queste pagine potrete, allora, rileggere il messaggio di Papa Francesco, che ci ha accompagnato e sostenuto per tutta la settimana, uno stralcio del testo del video messaggio del presidente Giorgio Napolitano, le parole del premier Enrico IL MEETING RESTA DUNQUE Letta che hanno inaugurato il Meeting e ancora le testimonianze UN GRANDE LUOGO DI INCONTRI, dei volontari, l’esperienza di bellezza che il teatro e la musica ci hanno regalato e le mostre del Meeting: il bilancio dei curatori DI AMICIZIA, DI DIALOGO VERO. e ciò che hanno lasciato nel cuore di chi le ha visitate. Racconteremo come al Meeting vive il dialogo con le altre culture, con le altre religioni, il lavoro intorno alla situazione internazionale, il tema della libertà religiosa e in particolare l’Appello Internazionale a favore dei cristiani perseguitati nel mondo che quest’anno, rispondendo al grido di Papa Francesco, il Meeting ha voluto lanciare. Appello che è stato firmato da tutti i relatori intervenuti durante la settimana e già da molte migliaia di persone. Potrete leggere, inoltre, l’introduzione della presidente Emilia Guarnieri al libro: “Ridare identità all’uomo” edito dalla BUR e curato da Emanuela Belloni e Alberto Savorana, che raccoglie alcuni dei preziosi interventi che sono stati fattore determinante del Meeting di quest’anno. Il Meeting resta dunque un grande luogo di incontro, di amicizia, di dialogo vero. Un luogo dove qualcuno o qualcosa ti attende, come ha detto il filosofo Eugenio Mazzarella, un luogo che stupisce e che inevitabilmente, ogni anno, fa nascere una domanda: che posto è questo? Che cosa succede davvero qui? Una domanda preziosa che vogliamo tenerci stretta nel cammino che ci porterà alla prossima edizione del Meeting, la XXXV, che avrà per titolo: “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”.

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SOMMARIO

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w w w . m e e t i n g r i m i n i . o r g

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VERSO LE PERIFERIE DEL MONDO E DELL’ESISTENZA. IL DESTINO NON HA LASCIATO SOLO L’UOMO IL TITOLO DELLA XXXV EDIZIONE DEL MEETING CHE SI TERRÀ A RIMINI DAL 24 AL 30 AGOSTO 2014

Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma DCB Rimini valida dal 01/06/98” - € 1,00

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EDITORIALE

ANNO XXXIII

R I V I S TA D E L L A F O N D A Z I O N E M E E T I N G P E R L ’ A M I C I Z I A F R A I P O P O L I

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Che posto è questo?

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EMERGENZA UOMO

La vittoria dell’esperienza In copertina: Il Presidente Napolitano insieme a Papa Francesco al Quirinale

L’urgenza di restituire l’uomo a se stesso 8 Il saluto di Papa Francesco 12 Appello per i cristiani perseguitati 15 EUROPA

L’identità europea L’Europa che vive

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LIBRO MEETING

Ridare identità all’uomo

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APPROFONDIMENTI

L’abbraccio tra il Papa e Napolitano

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SCIENZA

La bellezza non casuale dell’universo 27 INCONTRI

La missione di Padre Pepe

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DICONO DI NOI

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Anno XXXIII - N. 4, Novembre 2013 Questo numero è stato chiuso il 20/11/2013 Proprietario/Editore: Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Autorizzazione del Tribunale di Rimini n. 2008 del 2/11/82 DIRETTORE RESPONSABILE: Alver Metalli COORDINAMENTO REDAZIONALE: Stefano Pichi Sermolli REDAZIONE: Matteo Berti, Otello Cenci, Roberto Fontolan, Simona Angela Gallo, Mario Gargantini, Valentina Gravaghi, Emilia Guarnieri, Santiago Mazza, Concetta Russo, Sara Tarantini. FOTO: Roberto Masi, Angelo Tosi PROGETTO GRAFICO: Davide Cestari, Lucia Crimi VIDEOIMPAGINAZIONE: IMMpAGINA - Rimini STAMPA: Pazzini - Villa Verucchio - Rimini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Via Flaminia, 18-20 - C.P. 1106 - 47923 Rimini Tel 0541/78.31.00 Telefax 0541/78.64.22. email - meeting@meetingrimini.org www.meetingrimini.org PUBBLICITÀ: Evidentia Communication (società a direzione e coordinamento di Fondazione Meeting): Tel 0541/18.32.501 Fax 0541/78.64.22

Lo stupore di un incontro Direttamente dal web

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STARTUP

Il coraggio di rischiare

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SPETTACOLI

Che spettacolo…

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IN MOSTRA

Dritti al cuore dei visitatori

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STORIE

Un incontro speciale

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MEETING CAIRO

Ai bordi del Nilo

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L’urgenza di restituire l’uomo a se stesso Il Meeting di quest’anno è stata la vittoria dell’esperienza al di là di ogni ideologia. L’emergenza uomo è accaduta in questa settimana, non se n’è soltanto parlato, è accaduta nel lavoro dei tremila volontari, nelle testimonianze e nelle conferenze dei relatori che si sono misurati con il titolo e negli argomenti trattati.

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L’uomo rimane un mistero, irriducibile a qualsivoglia immagine che di esso si formi nella società e il potere mondano cerchi di imporre. Mistero di libertà e di grazia, di povertà e di grandezza. […] Ecco allora l’emergenza-uomo che il Meeting per l’amicizia fra i popoli pone quest’anno al centro della sua riflessione: l’urgenza di restituire l’uomo a se stesso,alla sua altissima dignità, all’unicità e preziosità di ogni esistenza umana». Le parole del messaggio di papa Francesco che hanno aperto la XXXIV edizione del Meeting ci hanno accompagnato lungo tutta la settimana come giudizio sulla situazione drammatica dell’uomo contemporaneo: «Poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani ha sempre sottolineato»; e come indicazione della strada da percorrere: «Restituire l’uomo a se stesso, alla sua altissima dignità, all’unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimen-

L’auditorium gremito di gente

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to fino al termine naturale. Occorre tornare a considerare la sacralità dell’uomo e nello stesso tempo dire con forza che è solo nel rapporto con Dio, cioè nella scoperta e nell’adesione alla propria vocazione, che l’uomo può raggiungere la sua vera statura». Poi il videomessaggio del presidente Napolitano che ha inaugurato il Meeting dicendo: «Penso ai giovani che affollano la grande sala di Rimini e auguro loro di dare il contributo che tutti ci attendiamo dalle generazioni più giovani per una nuova fase di sviluppo in tutti i sensi dell’Italia e dell’Europa». E concludeva: «Io credo che l’emergenza che viviamo […] è quella di una grave, grave forma di impoverimento spirituale, culturale, di motivazioni umane, di motivazioni non legate soltanto all’immediato interesse materiale. Chi può reagire a ciò? Può reagire la cultura, possono reagire certamente le istituzioni più di quanto non facciano. Possono reagire i sistemi educativi, può reagire molto di più di quanto non faccia il sistema di infor-

mazione e possono molto contribuire le grandi organizzazioni sociali comprese quelle ispirate ad una fede religiosa. In questo senso il contributo che viene ai più alti livelli dalla Chiesa cattolica è un contributo che soltanto dei ciechi possono non vedere». Il presidente del Consiglio Enrico Letta, nel suo intervento che ha aperto l’edizione e inaugurando la mostra sull’Europa ha prima ricordato proprio le parole del presidente Napolitano che due anni prima aveva pronunciato nel segno di un dialogo indispensabile tra le forze politiche, sottolineando che lì era «iniziato un percorso di speranza» e poi, parlando del suo incarico, ha riaffermato che la sua missione è proprio rendere conto di un’Italia che sa che può uscire dalla crisi, senza interrompere quel cammino di speranza. Tanti i contributi e i fatti, le testimonianze, le amicizie inattese, gli incontri tra persone di fede e culture diverse che dialogano e restano colpiti dai


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contenuti proposti negli incontri, le grandi mostre, le esposizioni “Uomini all’opera”, gli spettacoli, oppure dall’attenzione di migliaia di persone che non sono venute a Rimini per partecipare a un rito di fine estate, ma per cercare risposta all’urgenza del vivere, alla domanda: come si fa a vivere? Le giornate del Meeting sono state un’occasione per andare «incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci!». Le miriadi di incontri pubblici e personali hanno mostrato quanto il Meeting non abbia paura dell’altro e della diversità, qualunque essa sia − religiosa, etnica, culturale, ideologica −, e come il suo scopo sia quello di incontrare chiunque considerato come un bene per se stessi. Lo documentano le centinaia di migliaia presenze in fiera agli eventi culturali: visitatori, relatori e ospiti hanno vissuto il Meeting come se fosse casa propria, in un clima di rispetto reale per ciascuno e non di quella generica e astratta tolleranza che lascia indifferenti gli uni gli altri. Lo stesso clima che produce una domanda esistenziale in chi lo vive: «ma non si potrebbe vivere ogni giorno così?», come osserva in un’intervista il prof. Eugenio Mazzarella. «In questo senso, chi partecipa al Meeting di Rimini vuole in realtà comunicare un cambiamento interiore, un approccio diverso alla costruzione quotidiana del lavoro e della vita pubblica. Vuole trasmettere l’idea che un accadimento che avviene nella persona è importante per la vita sociale. È una potente provocazione esistenziale, che interroga ognuno». «Qui ho fatto un’esperienza nuova, non fermarsi alle difficoltà politiche ed economiche, ma uscire dal bunker, spalancare le finestre per vedere le realtà che si stanno muovendo». L’emergenza uomo è stata posta al centro della riflessione nell’incontro in cui John Waters ha raccontato la sua esperienza, la vita, la sofferenza, la dipendenza dall’alcool e il riscatto, nella riscoperta della bellezza della

John Waters durante l’incontro sul tema

realtà nel rapporto con il Mistero: “La dipendenza dall’alcol e lo sforzo per uscirne mi ha reso consapevole del fatto che io ero creato, che io ero dipendente, che io non mi ero fatto da me. Che io ero mortale, ma infinito nel mio desiderio. E ho incontrato delle persone che avevano fatto un viaggio simile e che mi hanno detto: la risposta alla tua domanda è Dio”. All’inizio del Meeting il Corriere della Sera, in un editoriale di Dario di Vico, aveva ricordato le parole di don Carrón del maggio 2012 sull’alternativa tra la vita come testimonianza o come ricerca dell’egemonia, invitando a seguire la settimana riminese perché «la fragile società italiana ha bisogno di soggetti che la aiutino a recuperare i propri valori e a ripartire». Le persone che hanno partecipato al Meeting possono giudicare se l’esperienza incontrata a Rimini è stata all’altezza di questa sfida della testimonianza. La testimonianza che ci offrono tutti quei cristiani che nel mondo sono perseguitati e uccisi a

motivo della loro fede ci ha fatto accogliere il grido di papa Francesco e lanciare un «Appello per i cristiani perseguitati», che ha già raccolto decine di migliaia di adesioni − primo firmatario il presidente del Consiglio Enrico Letta – e che sta proseguendo in questi mesi, per proporlo come punto qualificante del programma del prossimo semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Al termine del Meeting siamo tornati nei nostri Paesi e nelle nostre città con una consapevolezza maggiore dell’emergenza uomo e col desiderio di offrire la nostra esperienza, sempre correggibile, certi che la strada per una ripresa a tutti i livelli è solo in «un evento reale nella vita dell’uomo» (don Giussani). Vogliamo continuare a incontrare chiunque, consapevoli che «finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco» e che «l’uomo è la via della Chiesa». NOVEMBRE2013

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Il saluto di Papa Francesco Il messaggio del Santo Padre al Meeting di Rimini

ccellenza Reverendissima, con gioia trasmetto il cordiale saluto del Santo Padre Francesco a Vostra Eccellenza, agli organizzatori e a tutti i partecipanti del Meeting per l’amicizia fra i popoli, giunto alla sua XXXIV edizione. Il tema scelto - «Emergenza Uomo» - intercetta la grande urgenza di evangelizzazione di cui più volte il Santo Padre ha parlato, nella scia dei Suoi Predecessori, e ha suscitato in Lui profonde considerazione che di seguito ripor-

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Un momento della Santa Messa

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to. L’uomo è la via della Chiesa: così il beato Giovanni Paolo II scriveva nella sua prima Enciclica, Redemptor hominis (cfr n. 14). Questa verità rimane valida anche e soprattutto nel nostro tempo in cui la Chiesa, in un mondo sempre più globalizzato e virtuale, in una società sempre più secolarizzata e priva di punti di riferimento stabili, è chiamata a riscoprire la propria missione, concentrandosi sull’essenziale e cercando nuo-

ve strade per l’evangelizzazione. L’uomo rimane un mistero, irriducibile a qualsivoglia immagine che di esso si formi nella società e il potere mondano cerchi di imporre. Mistero di libertà e di grazia, di povertà e di grandezza. Ma che cosa significa che l’uomo è “via della Chiesa”? E soprattutto, che cosa vuol dire per noi oggi percorrere questa via? L’uomo è via della Chiesa perché è la via percorsa da Dio stesso. Fin dagli albori dell’umanità, dopo il peccato originale, Dio si pone alla ricerca dell’uomo. «Dove sei?» - chiede ad Adamo che si nasconde nel giardino (Gen 3,9). Questa domanda, che compare all’inizio del Libro della Genesi, e che non smette di risuonare lungo tutta la Bibbia e in ogni momento della storia che Dio, nel corso dei millenni, ha costruito con l’umanità, raggiunge nell'incarnazione del Figlio la sua espressione più alta. Afferma sant’Agostino nel suo commento al Van-


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gelo di Giovanni: «Rimanendo presso il Padre, [il Figlio] era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato via» (I, 34, 9). È dunque Gesù Cristo «la via principale della Chiesa», ma poiché Egli «è anche la via a ciascun uomo», l’uomo diventa «la prima e fondamentale via della Chiesa» (cfr Redemptor hominis, 13-14). «Io sono la porta», afferma Gesù (Gv 10,7): io sono, cioè, il portale d’accesso ad ogni uomo e ad ogni cosa. Senza passare attraverso Cristo, senza concentrare sui di Lui lo sguardo del nostro cuore e della nostra mente, non capiremmo nulla del mistero dell’uomo. E così, quasi inavvertitamente, saremo costretti a mutuare dal mondo i nostri criteri di giudizio e di azione, e ogni volta che ci accosteremo ai nostri fratelli in umanità saremo come quei “ladri e briganti” di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Gv 10,8). Anche il mondo infatti è, a suo modo, interessato all’uomo. Il potere economico,

politico, mediatico ha bisogno dell’uomo per perpetuare e gonfiare se stesso. E per questo spesso cerca di manipolare le masse, di indurre desideri, di cancellare ciò che di più prezioso l’uomo possiede: il rapporto con Dio. Il potere teme gli uomini che sono in dialogo con Dio poiché ciò rende liberi e non assimilabili. Ecco allora l’emergenza-uomo che il Meeting per l’amicizia fra i popoli pone quest’anno al centro della sua riflessione: l’urgenza di restituire l’uomo a se stesso, alla sua altissima dignità, all’unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimento fino al termine naturale. Occorre tornare a considerare la sacralità dell’uomo e nello stesso tempo dire con forza che è solo nel rapporto con Dio, cioè nella scoperta e nell’adesione alla propria vocazione, che l’uomo può raggiungere la sua vera statura. La Chiesa, alla quale Cristo ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, custodisce la

più grande speranza, la più autentica possibilità di realizzazione per l’uomo, a qualunque latitudine e in qualunque tempo. Che grande responsabilità abbiamo! Non tratteniamo per noi questo tesoro prezioso di cui tutti, consapevolmente o meno, sono alla ricerca. Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai “dotti” e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci! Imitiamo in questo il nostro divino Maestro, che ha lasciato il suo cielo per farsi uomo ed essere vicino ad ognuno. Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente portiamo il profumo dell’amore di Cristo (cfr 2Cor 2,15). Nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri; ma anche nelle piazze, sulle strade, nei centri sportivi e nei locali dove la gente si ritrova. >

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EMERGENZA UOMO Non siamo avari nel donare ciò che noi stessi abbiamo ricevuto senza alcun merito! Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e con franchezza. È questo il compito della Chiesa, è questo il compito di ogni cristiano: servire l’uomo andando a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti. La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L’apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall’obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre. “Emergenza uomo”, allora, significa l’emergenza di tornare a Cri-

sto, di imparare da Lui la verità su noi stessi e sul mondo, e con Lui e in Lui andare incontro agli uomini, soprattutto ai più poveri, per i quali Gesù ha sempre manifestato predilezione. E la povertà non è solo quella materiale. Esiste una povertà spirituale che attanaglia l’uomo contemporaneo. Siamo poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani ha sempre sottolineato. La povertà più grande infatti è la mancanza di Cristo, e finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco. Eccellenza, mi auguro che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting. Sua Santità Francesco assicura a tut-

Il Vescovo Lambiasi durante la celebrazione della Santa Messa

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ti la Sua vicinanza nella preghiera e il Suo affetto; auspica che gli incontri e le riflessioni di questi giorni possano accendere nei cuori di tutti i partecipanti un fuoco che alimenti e sostenga la loro testimonianza del Vangelo nel mondo. E di cuore invia a Lei, ai responsabili, agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, una particolare Benedizione Apostolica. Unisco anch’io un cordiale saluto e mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eccellenza Vostra Reverendissima dev.mo nel Signore Tarcisio Card. Bertone


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Appello per i cristiani perseguitati

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Un pensiero infine ai cristiani che, in varie parti del mondo, si trovano in difficoltà nel professare apertamente la propria fede e nel vedere riconosciuto il diritto a viverla dignitosamente. Sono nostri fratelli e sorelle, testimoni coraggiosi - ancora più numerosi dei martiri nei primi secoli - che sopportano con perseveranza apostolica le varie forme attuali di persecuzione. Non pochi rischiano anche la vita per rimanere fedeli al Vangelo di Cristo. Desidero assicurare che sono vicino con la preghiera alle persone, alle famiglie e alle comunità che soffrono violenza e intolleranza e ripeto loro le parole consolanti di Gesù: Coraggio, io ho vinto il mondo (Gv 16,33)» dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale 2013 Raccogliendo il grido di Papa Francesco, il Meeting ha lanciato durante la giornata inaugurale un appello inter-

Il Cardinale Tauran mentre firma l’appello

nazionale in favore dei cristiani perseguitati, minacciati, attaccati fisicamente e uccisi in molti Paesi. Oltre centomila è lo spaventoso numero di cristiani che ogni anno vengono uccisi nel mondo secondo il rapporto 2012 di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Fondazione di Diritto Pontificio). La persecuzione dei cristiani spesso viene passata sotto silenzio, ma, citando il testo dell’appello, «non può essere ignorata perché, oltre ad offendere la dignità umana, costituisce una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale». Durante la settimana del Meeting l’appello è stato firmato da decine di migliaia di visitatori e da gran parte degli ospiti e dei relatori degli incontri, inclusi quelli musulmani. Primo firmatario è stato il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta. L’iniziativa ha lo scopo di chiedere alle

PROMUOVI LA SOTTOSCRIZIONE DELL'APPELLO NELLA TUA CITTÀ Sul sito www.meetingrimini.org trovi la scheda per diffondere l’appello nella tua regione e città, negli ambienti di lavoro, presso centri culturali, parrocchie, circoli, centri e attività commerciali o altri eventi e manifestazioni, chiedendo di aderire anche a personalità del mondo politico, culturale e sociale. Ti chiediamo di inviarci tutti i moduli compilati e firmati raccolti a questo indirizzo: Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Att.ne Ufficio Promozione Via Flaminia 18-20 47923 Rimini

istituzioni nazionali e agli organismi internazionali di fare tutto il possibile per difendere, tutelare e garantire l’esistenza dei cristiani nel mondo e riconoscere il loro diritto elementare alla ricerca della verità e alla testimonianza, impedendo ogni limitazione della loro libertà espressiva e associativa. La sottoscrizione sta proseguendo in questi mesi sul sito internet del Meeting e attraverso la promozione di raccolte firme durante eventi e manifestazioni. Terminata la campagna di raccolta firme, il Meeting presenterà l’appello al Governo italiano chiedendo che ne faccia un punto qualificante del programma del proprio semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. È doloroso constatare come in molte regioni del mondo, ancora oggi, non sia possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della libertà personale e della vita stessa. E in questo drammatico contesto sono i cristiani a soffrire maggiormente a motivo della fede. Ogni anno nel mondo, oltre 100mila cristiani vengono uccisi e molti altri sono costretti a subire ogni forma di violenza: stupri, torture, rapimenti, distruzione dei luoghi di culto, ma esistono anche forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i loro simboli religiosi.

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L’identità europea Un breve stralcio della videointervista del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rilasciata a Roberto Fontolan per la giornata inaugurale della XXXIV edizione del Meeting e trasmessa prima dell’incontro con il Presidente del Consiglio Enrico Letta.

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EUROPA ignor Presidente, innanzire peso in modo drastico e di avetutto desidero ringraziarre una voce sempre più flebile, di la per questa bellissima non riuscire a esprimere i valori occasione che interpretiamo come che un lungo patrimonio storico un suo segno di amicizia, di stihanno inciso nella identità euroma per il Meeting che comincia pea. oggi e che guarderà e che guarda intensamente all’Europa.Una Cosa deve fare l’Europa per riguaEuropa che, dopo una storia glodagnare questa posizione, per non riosa di ideali e di inclusioni, oggi farsi sommergere dalla globalizsembra però stanca e paralizzazazione? ta, sembra non mancare quelle Il Pres. Napolitano durante l’intervista con Roberto Fontolan L’Europa deve innanzitutto avere grandi visioni di senso che furopiù coscienza di sé, non deve mai sorta di marcia trionfale dell’Europa no così tipiche nel mondo dei padri del dimenticare i presupposti del grande unita. Ogni anno si cresceva, si viveva dopoguerra o anche nel mondo scatuprogetto europeo di Monnet, di Schumeglio, si conquistavano nuovi diritti, rito dall’’89. Di che cosa è malata l’Euman, di De Gasperi, di Adenauer che si aveva un maggior senso di unità. ropa e, soprattutto, come può guarire? erano presupposti di carattere storicoQuando entravano nuovi paesi a far culturale, quali sono stati gli elementi parte dell’Unione conoscevano uno strafondamentali di una identità europea, Innanzitutto, vorrei inviare un mesordinario balzo in avanti: il caso della saggio di amicizia e di fiducia al vostro di una cultura europea che si è costruiSpagna è un caso assolutamente clata anche attraverso incroci molteplici. Meeting; penso ai giovani che affollamoroso e, spesso, si trattava di paesi che no la grande sala di Rimini e auguro Ricordo che Papa Benedetto XVI parentravano nell’Europa unita superanlava di una cultura dell’Europa nata dalloro di dare il contributo che tutti ci do esperienze di dittature e quindi era attendiamo dalle generazioni più giol’incontro tra Atene, Gerusalemme e un progresso non soltanto economicoRoma. Tutto questo si è molto attevani per una nuova fase di sviluppo in sociale ma civile, politico e democratinuato, sbiadito nella consapevolezza tutti i sensi dell’Italia e dell’Europa. Di co. e poi quello che noi abbiamo dato allo che cosa è malata l’Europa? La risposviluppo scientifico, tecnologico, prosta più semplice sarebbe: è malata di Perché oggi c’è ancora bisogno di Euromancato sviluppo economico e sociaduttivo e sociale del mondo - che il pa e di quale Europa c’è bisogno? le, non riesce a crescere, sta perdendo modello europeo è anche certamente In Europa siamo in difficoltà, e in parvelocità, competitività e questo è un qualificabile come modello di econote integro anche la risposta di prima, dato fondamentale, questo è senza dubmia sociale di mercato ma è anche qualperché non si è capito da troppe parti, bio uno dei fattori fondamentali di cricosa di più, ricco come è, intriso come certamente anche da parte dell’opiniosi dell’Europa. Noi guardiamo al pasè di valori civili, di partecipazione, di ne pubblica, di molti dei cittadini ma sato e vediamo un passato straordinafratellanza. Ebbene, questo dobbiamo soprattutto non si è capito abbastanza riamente gratificante; però, attenzione, capire che bisogna garantirlo al monda parte delle classi dirigenti che il monla crisi che viviamo in Europa, e che è do di domani, bisogna evitare che quedo stava cambiando e l’Europa non parte di una crisi globale dal 2009, viesto patrimonio si sbiadisca e venga sompoteva rimanere ferma. L’Europa dovene da lontano, comincia prima: una permerso. Allora, dobbiamo riuscire a comva fare i conti con questo processo di dita di dinamismo dell’Europa è cominpetere con paesi che sono cresciuti al di trasformazione che poi ha preso il nome ciata già parecchi anni fa, più o meno là di ogni previsione possibile sopratdi processo di globalizzazione ma è staalle soglie del nuovo secolo e nuovo miltutto nel ritmo, nell’intensità e dobbiato un processo di radicale cambiamenlennio, negli anni successivi alla nascimo saper reggere le sfide che sono le to delle realtà e degli equilibri nel monta della moneta unica che non è stata sfide dell’innovazione, della competido. Oggi, perché c’è bisogno dell’Euresponsabile di ciò, ma non ha potuto tività, della produttività e che sono le ropa? Non c’è più bisogno dell’Europa dare tutto l’impulso che era chiamata sfide di una rimodulazione efficace del per garantire la pace interna: questa non a dare in quanto sono mancati altri elenostro modello di economia sociale di è soltanto una speranza ma credo che menti fondamentali per garantire nuomercato. possa essere una convinzione fondata; vo dinamismo alla crescita economica [...] però c’è bisogno di essere uniti e più e sociale in Europa. Questo è, senza L’intervista completa sarà pubblicata integrati di prima perché altrimenti dubbio, il primo dato e io qualche volsul libro della XXXIV edizione del l’Europa rischia di essere sommersa dal ta amo dire che per alcuni decenni, più Meeting dal titolo “Ridare identità processo di globalizzazione e di perdeo meno fino agli anni ’80, c’è stata una all’uomo”.

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L’Europa che vive Il percorso della mostra Sinfonia dal “nuovo mondo”. Un’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali attraverso lo sguardo di due guide che hanno raccontato a ospiti e visitatori un diverso modo di vivere l’ideale europeo. di Sara Tarantini e Matteo Berti

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EUROPA al presidente del Consiglio Enrico Letta ai ministri Carrozza e Moavero Milanesi, dal vice-premier Alfano al Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz: durante la loro visita sono davvero pochi gli ospiti che non hanno fatto tappa alla mostra Sinfonia dal “Nuovo Mondo”. Un’Europa unita all’Atlantico agli Urali, curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, con la collaborazione di un gruppo di studenti e docenti universitari.

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Sui giornali, in televisione e nella vita di tutti i giorni l’euroscetticismo regna sovrano: l’Europa sembra più quella dei burocrati e dei banchieri che quella che sognavano De Gasperi, Schuman e Adenauer, i Padri Fondatori. Eppure, ecco che dentro questa situazione di disagio e smarrimento i visitatori della mostra hanno potuto incontrare esperienze in atto che raccontavano un diverso modo di vivere l’ideale europeo. Scuola, università, impresa e mondo del lavoro: ambiti differenti dove si svelano storie di sussidiarietà e di integrazione, all’interno e grazie allo spazio comune europeo. Sinfonia dal Nuovo Mondo. Un titolo

volutamente provocatorio. Ai tempi di Dvorak il Nuovo Mondo era l’America, la terra delle opportunità. Niente di più lontano dallo scenario in cui si trovarono ad agire i grandi protagonisti del processo di integrazione europeo, il cui operato prese le mosse dalla comune esigenza di evitare il riproporsi delle atrocità viste nella prima metà del secolo. Il cammino proposto dalla mostra è stato una riscoperta dell’intuizione originaria dei Padri Fondatori che ha prodotto un metodo costruttivo, una mentalità e una cultura alla base di politiche che hanno consentito quasi settant’anni di pace e di sviluppo, come ha testimoniato il premio Nobel all’Unione europea dello scorso anno. Una posizione ideale capace di superare divisioni enormi, portando a svolte storiche fino a poco prima imprevedibili. Lo slancio del dopoguerra non si è arrestato con il Trattato di Roma, ma si è riprodotto, rinnovato in altri grandi uomini al passaggio cruciale del 1989: Havel e Walesa, i “Rifondatori”. Al diradarsi della Cortina di ferro, le tensioni non sono sfociate in un terzo conflitto mondiale, ma in un miracoloso allargamento ad Est. L’Europa è anche questo: come dice-

Il premier Letta firma il libro della mostra sull’Europa

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va Walesa a proposito della lotta di Solidarnosc in Polonia, «non abbiamo combattuto un totalitarismo per sostituirlo con un altro». L’ideale europeo rappresentava per questi personaggi uno spazio comune in cui la dignità della persona fosse realmente difesa e valorizzata, un tentativo di «vita nella verità» (Havel). Ma cosa resta oggi di questa stoffa dell’Europa? E che ne è di quegli sprazzi di umanità diversa che ne hanno segnato la nascita? Per rispondere a queste domande non siamo partiti dal formulare ricette o progetti tecnico-politici perfetti, ma da quello che già c’è. Il cuore della mostra sono state proprio le esperienze di persone che, mosse dallo stesso impeto ideale dei Padri Fondatori, si sono messe in gioco riscoprendo il valore dell’altro come un bene: gli studenti degli Erasmus, una scuola di Sarajevo, l’Agenzia Spaziale Europea, il Cern, gli uomini al centro del dialogo fra cattolici e ortodossi piuttosto che fra cattolici e anglicani, piccole imprese e multinazionali fatte da Europei, le più svariate realtà sociali. C’è una realtà europea che non è in crisi di identità, che sente l’Europa come la dimensione comune della propria vita. Fatti normali che testimoniano di un’Europa che c’è e che vive anche grazie alle istituzioni, ma non in funzione di esse. Anche le proposte che abbiamo lanciato nella parte finale della mostra sono nate proprio da questi volti e da queste storie. La mostra infatti non voleva essere una difesa ideologica dell’Europa, ma cercava invece di offrire una nuova prospettiva da cui ripartire: «Molto di più di una indifferente tolleranza ciò che costruisce è solo un amore al riverbero di verità che si trova in chiunque. Esso è fattore di pace, costruzione di una dimora umana, di una casa, che possa anche essere rifugio all’estrema disperazione. E potenziamento di tutti in funzione di tutti», come diceva don Giussani. Forse proprio grazie a questi elementi e queste provocazioni tanti visitato-


EUROPA

Enrico Letta visita la mostra con Giorgio Vittadini e il ministro Mario Mauro

ri sono rimasti colpiti, a cominciare dal Presidente del Consiglio Enrico Letta che al termine della visita a Rimini ci ha lasciato questo messaggio: «Tanti dovrebbero vederla questa mostra! C’è il nostro passato e c’è il nostro futuro!». Come lui, anche il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha reagito positivamente a quello che ha visto: «Pensavo a questo posto come al congresso di un blocco compatto di cattolici conservatori. Ho visto che c’è di tutto, una varietà che non ti aspetti. È un’altra cosa». Interessante è stato anche vedere l’impatto sul Ministro Alfano che, discutendo sui possibili scenari della futura Europa politica e sull’opportunità o meno di creare uno Stato federale europeo, alla fine della spiegazione si è rivolto a noi pieno di gratitudine con queste parole: «Si può anche non essere d’accordo politicamente o ideologicamente su quello che proponete, ma descrivete in modo troppo ragionevo-

le l’esperienza di integrazione europea come è e dovrebbe essere vissuta oggi». Il trionfo dell’esperienza sull’ideologia di cui tratta la mostra è accaduto in continuazione nei padiglioni della fiera di Rimini: politici, imprenditori, giornalisti, ma anche gente comune; chi sinceramente stupito e chi apertamente critico, ma nessuno indifferente. Questo fenomeno ha coinvolto anche noi guide che, quando non spiegavamo, eravamo comunque coinvolte in animate discussioni sul contenuto della mostra, la cui portata non era riducibile a dei pannelli. Le obiezioni che ci venivano mosse non sono state anzitutto dei problemi da risolvere, ma occasioni per comprendere in modo più profondo quello che stavamo portando, vivere anche noi in piccolo, sulla nostra pelle, il valore dell’altro come un bene. Se inizialmente il problema era prettamente comunicativo, rendere chiaro il contenuto dei pannelli, pian piano si è fatto strada in noi il desiderio di cominciare a vivere quel conte-

nuto: il fulcro delle giornate era seguire ciò che accadeva, guardare la realtà e imparare da lì, non dalle nostre idee. Dall’esperienza in atto quei giorni, comune sia per gli spettatori sia per noi guide, abbiamo tratto l’intuizione di un metodo da spendere anche tornati in università, alla vita di tutti i giorni. Rispondere a quello che si è chiamati a fare ora è un modo per costruire la storia: a costruire davvero, infatti, non sono una rivoluzione o una svolta istituzionale. Come documenta la testimonianza, tra le più belle di quelle presenti all’interno della mostra, di alcune famiglie italiane che, rispondendo all’invito di Benedetto XVI, fatto in occasione della Giornata delle famiglie a Milano nel giugno del 2012, hanno iniziato ad aiutare delle famiglie greche in forti difficoltà economiche, raccogliendo soldi per pagare l’affitto. Un gesto umile, ma uno squarcio luminoso nell’indifferenza e scetticismo di tanti.

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LIBRO MEETING

Ridare identità all’uomo Dialogo, esperienza, provocazione, evidenza. Solo alcune delle parole della prefazione al libro del Meeting 2013. di Emilia Guarnieri

stato il primo Meeting svoltosi sotto il pontificato di Papa Francesco, il Papa che sta “sparigliando le carte” del rapporto tra Chiesa e cultura laica, ed è stata forse la prima volta che anche il Meeting ha trovato nei rappresentanti di questa stessa cultura tanti interlocutori così curiosi e provocanti. Il grido“Emergenza uomo”, titolo della edizione 2013, si è imposto da subito come una evidenza. “Urgenza di restituire l’uomo a se stesso, alla sua altissima dignità”, lo definiva il Papa nel suo messaggio di inizio Meeting, “grave forma di impoverimento spirituale, culturale, di motivazioni umane”, riecheggiava il video messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “esigenza di riflettere a fondo sui temi che riguardano l’umanità…uscire dal bunker, spalancare le finestre per vedere le realtà che si stanno muovendo”, commentava il direttore dell’Espresso, in occasione della sua partecipazione alla manifestazione riminese. È stato come non mai il Meeting del dialogo a tutto campo, con laici, ortodossi, anglicani, mussulmani, ebrei. Non perché fosse il dialogo ad essere stato messo a tema, ma semplicemente perché l’esperienza, quando si comu-

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a cura di Emanuela Belloni e Alberto Savorana “Ridare identità all’uomo” BUR Rizzoli Saggi pp. 400 - € 11,00

nica nel suo contenuto di umana ragionevolezza, diventa immediatamente occasione di dialogo, diventa quella possibilità di “fare un tratto di cammino insieme” come Papa Francesco auspicava nella lettera ad Eugenio Scalfari. E così questo Meeting è diventato veramente occasione di un’esperien-

za condivisa, reciprocamente sfidati l’uno dall’altro. “Una provocazione esistenziale” la definiva il filosofo Eugenio Mazzarella in un’intervista immediatamente dopo il Meeting, in cui chiedersi “ma non si potrebbe vivere ogni giorno così?” E aggiungeva “se esci fuori da questa provocazione esistenziale ti accorgi che va in scena un popolo, che non è solo italiano, perché c’è un respiro internazionale.” Questo libro non vuole raccontare l’esperienza di sette giorni di Meeting, ma semplicemente riproporre alcuni degli interventi che in maniera particolare ne hanno segnato il percorso, costituendo una sorta di fil rouge dei contenuti emersi. Eppure i contenuti che qui vengono pubblicati non possono essere disgiunti dal clima e dal contesto per il quale sono stati concepiti e in cui sono stati pronunciati, poiché di tale contesto portano il calore e l’esperienza. Segno che la cultura, quando non è accademia, sa realmente interagire con la vita e serve alla vita concreta degli uomini. Insieme ai curatori del volume, che ringrazio per il lavoro svolto, auspico che il contenuto degli interventi pubblicati possa continuare ad essere utile a chi riterrà di farne occasione di studio o di confronto.


APPROFONDIMENTI

L’abbraccio tra il Papa e Napolitano Il racconto della Presidente del Meeting sulla sua partecipazione alla visita ufficiale di Sua Sanità Papa Francesco al Quirinale dello scorso 14 novembre. di Emilia Guarnieri

va oltre un rapporto istituzionale, «ben iovedì ero al Quirinale peral di là del tessuto dei rapporti tra la cependo con emozione di Chiesa e lo Stato». Sottolinea come essere di fronte ad un evenla capacità del Papa di parlare alle sinto di portata storica. Ma le emoziogole persone, «il suo saper trasmetteni sfumano, così ho provato a fissare re a ciascuno e a tutti i valori del mescosa fosse accaduto per me in quelle saggio cristiano sprigiona potenziadue ore trascorse al Quirinale, in che lità nuove». È qui che l’emozione diviecosa ho visto la “storicità” di quelne nuovamente consapevolezza: il Prel’evento. Ero tra quella trentina di persidente evidentemente ha vissuto quesone che il Presidente aveva voluto sti mesi di Pontificato cogliendo in affiancare alle rappresentanze istituessi innanzitutto la forza della testizionali, in occasione della visita uffimonianza di Papa Francesco. E ora ciale di Papa Francesco, “nuove preaddita a tutti, soprattutto a quelli che senze” «del mondo della cultura laicome lui vivono «immersi in una fatica e cattolica, come del mondo della cosa quotidianità, in un clima spesso solidarietà», perché l’occasione non avvelenato», la persona del Papa come restasse chiusa «entro l’orizzonte di un esempio! L’esempio di una umaun rapporto tra istituzioni». La prima esperienza è stata quella di una sincera gratitudine al Presidente per avermi invitato, segno di quella stima e, direi quasi, amicizia, gratuita ed ogni volta imprevista, con la quale, dalla sua visita al Meeting del 2011, guarda alla nostra realtà. Ascoltando il discorso di Napolitano, che esordisce parlando di sincera emozione e mostra, nella voce che si incrina, quanto quelle parole non siano formali, colgo una sorta di sentimento che le attraversa, l’urgenza di comunicare che per lui quell’incontro Napolitano accoglie Papa Francesco al Quirinale

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nità diversa, capace di trasmettere “motivi di suggestione”, un uomo che non si stanca di incontrare e dialogare. Un dialogo che Napolitano ha definito «senza precedenti per ampiezza e profondità tra credenti e non credenti». Papa Francesco risponde con affetto e sobrietà, non consente che la forza della Sua persona e del Suo ruolo prevarichi sull’interlocutore, parla con pacatezza, obbedendo ad un testo scritto, breve, più breve di quello di Napolitano, esprimendo da subito il suo sentimento di amicizia ed affermando con decisa semplicità che intende «bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo». Prosegue guardando la situazione dell’Italia, col Suo cuore sempre preoccupato del dolore e delle sofferenze della gente, si sofferma sulla centralità della famiglia, invoca per l’Italia «creatività e concordia». Ma concludendo torna a portare il Suo sguardo sul Presidente, non solo gli esprime stima ed affetto, ma sottolinea che Lui, il Papa, si associa «alla stima e all’affetto che il popolo italiano nutre per la Sua persona», è come se lo abbracciasse a nome di tutti! Facendo sue espressioni care a Papa Francesco, poco prima Napolitano aveva esclamato: «Quanto siamo lontani nel nostro Paese da quella cultura dell’incontro, da quella invocazione dialogo, dialogo, dialogo!» Ebbene quell’incontro e quel dialogo ora stavano accadendo nell’esperienza viva di due uomini così diversi. L’evidenza di questa esperienza presente mi ha fatto percepire di trovarmi di fronte ad un evento di portata storica, perché «le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo». NOVEMBRE2013

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SCIENZA

La bellezza non casuale dell’universo Il dialogo tra uomo e natura, il ruolo del tempo nell’evoluzione e la nascita dell’universo. Questi i temi scientifici messi a fuoco in una mostra e due incontri per riflettere sul rapporto dell’uomo con ciò che lo circonda. di Mario Gargantini

a già superato brillantemente anche il primo esame post-Meeting, dopo essere stata promossa a pieni voti dal pubblico della Fiera di Rimini: la mostra “Naturale, artificiale, colti-

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vato. L’antico dialogo dell’uomo con la natura”, curata da Euresis, è stata infatti allestita dal 4 al 20 ottobre alla XI BergamoScienza, mantenendo quelle caratteristiche di contenuto e di stile espositivo che ave-

vano colpito i visitatori dell’esposizione riminese e che sono riuscite a fare breccia anche sul pubblico della kermesse bergamasca, sia sugli adulti che sulle numerose e attente scolaresche in visita. >

Un particolare della mostra sulla natura curata da Euresis

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SCIENZA Una prima caratteristica in evidenza è senz’altro il tipo di percorso proposto: al visitatore viene offerta la possibilità di ripercorrere il cammino che scandisce i termini del dialogo tra uomo e natura dal quale è scaturita un’interazione feconda - densa di risultati e non priva di problemi - che ha portato alla nascita dell’agricoltura e al suo successivo sviluppo. Un dialogo che parte dall’ascolto: il mondo agricolo è un mondo di ascolto, ben rappresentato dai silenzi della campagna ma soprattutto dalle immagini dei contadini che passano ore a osservare, che si lasciano colpire dal ritmo dei cicli naturali, che cercano di carpire i segreti alla natura per poterla meglio domesticare e coltivare. Perché - ci si chiede all’inizio della mostra - siamo diventati agricoltori? Che cosa ha spinto i nostri antenati a iniziare la coltivazione delle piante, e in seguito a introdurre nuove tecniche e continui miglioramenti? È stata la conseguenza dell’incontro di due sovrabbondanze: da un lato la sovrabbondanza di desiderio, di immaginazione, di genialità, di operosità; dall’altro, una natura rigogliosa di vita, di varietà, di colori, di forme, di comportamenti, di segnali. Il lento confronto, maturato nei secoli, ha portato a far emergere e a sviluppare entrambe le potenzialità. Ma è certamente l’impronta dell’uomo quella che ha segnato il cammino. È straordinario come uomini così diversi, in situazioni differenti e lontane, siano stati capaci di leggere e interpretare il linguaggio della natura e di intervenire creativamente in modo concorde e quasi simultaneamente. La contrapposizione tra naturale e artificiale, un problema reso acuto nel nostro tempo, viene superata dall’idea del “coltivare”, cioè di operare, intervenire, manipolare la realtà, esprimendo tutta la propria soggettività e identità, ma a partire da un dato, da una natura che ha i suoi

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Un’immagina del pianeta Terra visto dallo spazio

ritmi, le sue leggi, i suoi meccanismi; leggi che noi uomini possiamo capire sempre più in profondità - e ben venga tutto quello che le bioscienze potranno rivelarci - ma che al fondo dobbiamo rispettare. L’uomo è tanto più creativo quanto più sa obbedire ai dati, quanto più accetta di non disporne a suo piacimento; e non è difficile constatare che quando si passa dal “coltivare” al “dominare” gli esiti sono disastrosi per tutti. Più che una mostra sulla storia dell’agricoltura, si è trattato di una mostra sull’emergere di alcuni tratti peculiari dell’uomo, senza i quali non si spiegherebbero certi risultati ottenuti sia nelle fasi iniziali sia nelle successive tappe di questa storia. E senza i quali anche le nuove sfide della fame, dell’alimentazione, dell’ambiente non potranno essere affrontate in modo efficace. Non è certo additando l’uomo come causa di tutti i mali del Pianeta che si risolveranno i problemi; anzi, è proprio facendo leva sull’uomo, su ciò che lo identifica in-

tegralmente, che quella storia millenaria raccontata nella mostra potrà proseguire positivamente, superando la sterile contrapposizione tra un eccessivo sfruttamento dell’ambiente e un ritorno a un’utopica arcadia. Se il fattore tempo è stato decisivo per l’uomo “coltivatore”, altrettanto interessante è andare ad esplorare il ruolo del tempo nell’evoluzione cosmica, sia a livello macroscopico che microscopico. Come hanno fatto in un seguitissimo incontro il cosmologo Paul Davies, ormai tra gli amici del Meeting, al suo terzo intervento dal palco di Rimini, e il fisico Josè Ignacio Latorre, riflettendo su “La natura del tempo, nella scienza e nell’esperienza umana” (che è stato anche il tema del San Marino Symposium promosso da Euresis, dal Meeting, dalla Repubblica di San Marino e dalla Fondazione Ceur). La riflessione sul tempo è un motivo ricorrente nella scienza e stupisce sempre la profondità insondabile che si intravvede: più la conoscenza fisica


SCIENZA e cosmologica avanza, più il tempo assume contorni e dimensioni (anche in senso strettamente fisico) impensabili, spiazzando continuamente chi tenta di “formattarlo” in un modello univoco. Davies ha rivelato come sia fonte di continua sorpresa la constatazione che le equazioni descrittive dei fenomeni presentino un’evidente simmetria rispetto alla variabile tempo ma poi i sistemi fisici evolvano seguendo una direzione preferenziale, quella che li porta da uno stato di maggior ordine a uno di maggior disordine. Così, da cosmologo, si è chiesto “perché l’universo è cominciato col Big Bang? Perché ha proseguito nella fase di rapida espansione (la cosiddetta inflazione cosmica) e ora sta divorando il tempo in una espansione accelerata?”. Per rispondere i teorici elaborano modelli sempre più arditi, ma il punto è che reggano al test dei risultati sperimentali che oggi possono usufruire di strumenti e metodi precisi e raffinati.

Come quelli presentati in chiusura del programma “scientifico” di questa edizione; che non poteva avere miglior conclusione di quella dell’incontro con due scienziati che hanno guidato una delle avventure più entusiasmanti di questa stagione della ricerca: la missione Planck, dell’Agenzia Spaziale Europea, indirizzata a misurare con estrema precisione il fondo cosmico a microonde. Ne hanno parlato Nazzareno Mandolesi e Marco Bersanelli, responsabili di uno dei due strumenti collocati sul satellite Planck che per quattro anni hanno raccolto e inviato a Terra dati che hanno permesso di ricostruire la mappa dell’universo come era all’età di 380mila anni, cioè “un attimo” dopo il Big Bang. L’emozione con la quale hanno raccontato le fasi e i risultati della missione, si è trasmessa al pubblico in sala; che ha ammirato le immagini illustrate da Mandolesi e raccolto le sue riflessioni sulla “bellezza non casuale del-

l’universo”; e che ha quasi trattenuto il respiro quando Bersanelli ha “sfogliato” il planisfero cosmico mostrando via via un universo sempre più giovane, fino a svelare l’immagine di un universo bambino. In quelle impercettibili increspature della radiazione a microonde sono racchiusi i “semi” dai quali si sono formate tutte le strutture cosmiche, fino alle attuali galassie, stelle e pianeti; e fino a uno speciale pianeta che si è rivelato adatto ad accogliere il fenomeno più sorprendente: la vita e più ancora la vita cosciente. Cosa sarebbero infatti i quasi quattordici miliardi di anni del nostro universo “se l’uomo non avesse almeno un punto, un barlume di autocoscienza?” E così è sempre l’uomo ad affermarsi come protagonista: dal livello della natura più “naturale” e accessibile a tutti, fino alle profondità dello spazio e del tempo, è l’uomo che emerge col suo sconfinato desiderio di un rapporto più pieno con tutto.

Il professor Marco Bersanelli illustra i risultati di Planck

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INCONTRI

La missione di Padre Pepe In molti alla domanda cosa ti ha colpito del Meeting rispondono i volti, le facce. Quella di José Maria “Pepe” di Paola è sicuramente una faccia che non si dimentica. I suoi occhi parlano, raccontano. Al Meeting di quest’anno è intervenuto nell’incontro Papa Francesco: con la “Lumen Fidei” alle periferie dell’esistenza, e ha raccontato la sua vita, la sua missione, ci ha regalato la sua testimonianza e ha parlato del suo rapporto con Papa Bergoglio. di Stefano Pichi Sermolli

«

Dal 1996, grazie al cardinale Jorge Bergoglio, mi è toccato di iniziare una missione nelle cosiddette Villas di Buenos Aires ed è stata per me un’esperienza veramente notevole, ho potuto unire due carismi della mia vocazione, il lavoro con i bambini, con gli adolescenti e poi ovviamente scegliere i più poveri”. Un rapporto quello con l’allora Cardinale di Buenos Aires che lo ha portato a vivere nelle periferie, quelle periferie che Bergoglio conosceva bene, conosceva davvero, perché le visitava fisicamente. “Il vescovo Bergoglio invitava i sacerdoti della sua diocesi da una parte a valorizzare la religiosità della gente delle villas, e dall’altra ad avere uno sguardo differente verso i poveri, considerandoli persone da cui imparare. Ecco perché lo si sente così vicino, un villero!». Bergoglio nelle villas ha raddoppiato il numero di sacerdoti che esercitavano il loro ministero, desiderava infatti che i preti lavorassero in comunità in ognuno di questi quartieri, affinché i progetti portati avanti producessero frutti. Mai sono state utilizzate analisi sociologiche, ma solo il Vangelo. 30

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«Il Cardinal Bergoglio – ha raccontato ancora Padre Pepe - ha condiviso con noi il quotidiano, giorno dopo giorno nelle villas. Nel 2001, in Argentina abbiamo vissuto la grande crisi, una situazione veramente molto difficile e tragica nelle periferie, ma anche in quel momento il vescovo di Buenos Aires ha cercato e voluto un rapporto diretto con la

Padre Josè Maria “Pepe” di Paola al Meeting

gente, un rapporto diretto con le persone delle villas. Per questo il nostro lavoro in qualsiasi momento è andato avanti, ci siamo sempre sentiti accompagnati dalla presenza del nostro vescovo». Con Padre Pepe, nell’incontro dedicato a Papa Francesco e alla sua enciclica è intervenuto anche Guzmán Carriquiry, Segretario della Pontifi-


INCONTRI

Uno scorcio delle villas di Buenos Aires

cia Commissione per l’America Latina. «Dopo aver ascoltato Padre Pepe – ha detto Carriquiry - viene da esclamare: altro che pauperismo ideologico, altro che populismo pauperista! Lui ci aiuta ad intravedere il Vescovo Jorge Mario Bergoglio mentre percorre le villas vicino ai suoi preti, entrando nella casa dei più poveri, condividendo il pane, celebrando con loro l’Eucarestia. In fondo è la stessa immagine di Papa Francesco che lava i piedi nel carcere minorile di Roma, visita Lampedusa, la favelas di Varginha o l’ospedale per i tossicodipendenti a Rio de Janeiro. Non c’è bisogno di una teologia della liberazione per farlo, basta il Vangelo vissuto, l’abbraccio della carità,

il dono commosso di sé, basta essere discepoli testimoni di un Dio che essendo ricco diventa povero fino all’inverosimile». Le parole incontro, discepolato e missione sono le parole che secondo Carriquiry caratterizzano il ministero di Bergoglio prima come vescovo e oggi come pontefice. «La Provvidenza lo aveva già preparato per il papato; la grazia lo ha ringiovanito con una pace, una serenità e una letizia che può derivare solo dalla sua familiarità con Cristo». Solo la bellezza di Dio dà senso alla missione e l’affetto tra Benedetto XVI e Francesco sembra “disegnato” dall’amore sperimentato di Cristo. Dopo il grande maestro di teologia, ecco il Papa pastore pron-

to a realizzare una vera “rivoluzione evangelica”. «La fede è l’incontro con il Dio vivente; è lo spazio che Dio apre nel mondo e nel cuore dell’uomo». Con queste parole, infine, don Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha condensato il contenuto dottrinale dell’enciclica di Papa Francesco. «Incontro, sguardo, cammino e memoria» sono i termini che ha individuato come nucleo della Lumen Fidei e della missione apostolica di papa Francesco. «La fede – ha spiegato don Stefano Alberto, parafrasando le parole dell’enciclica del pontefice - vede nella misura in cui cammina». NOVEMBRE2013

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DICONO DI NOI

Lo stupore di un incontro «È un posto stupendo. Più di tutto mi impressionano i volontari, le tante facce giovani. Qui c’è la potenza vitale della fede. Vorrei portare questa esperienza in Cina» Tianyue Wu, Professore di Filosofia, Università di Pechino «E’ un posto in cui si incontrano delle storie e delle persone straordinarie. Si esce con il cuore pieno. Credo che sia un luogo abbastanza unico» Antonio Socci, giornalista

«Mi ha impressionato vedere le sale strapiene durante gli incontri: esiste gente a cui interessa la verità. Ci sono migliaia di persone come me» Ahmad Farahd Bitani, Capitano dell’esercito

«Se vai al Meeting hai la sensazione che qualcuno e qualcosa ti aspettava, non sei un “numero” in visita» Eugenio Mazzarella, Professore di Filosofia, Università di Napoli

«Noi viviamo grazie ai volontari, senza i volontari siamo gli ultimi» Enzo Iacchetti, artista «Sono venuto a Rimini con molta curiosità. Non ero mai stato al Meeting. Qui ho fatto un’esperienza nuova, e ci tenevo molto» Bruno Manfellotto, Direttore de L’Espresso

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DICONO DI NOI Pensavo a questo posto come al congresso di un blocco compatto, di cattolici conservatori. Ho visto che c’è di tutto, una varietà che non ti aspetti. È un’altra cosa. Martin Schulz, Presidente Parlamento Europeo

«Ci vediamo l’anno prossimo. Anche se non mi invitate, vengo lo stesso» Sarkis Ghazaryan, Ambasciatore Armeno

«La cosa più da ammirare sono i giovani che lavorano come volontari, così disponibili e sorridenti. Sono lo specchio di una generazione che porta nel cuore fede, luce e speranza». Antranig Ayvazian, Capo Spirituale Armeni Cattolici in Siria del Nord

Qui io sono colto da ispirazione e stupore. Noi vogliamo imparare quello che vediamo qui. Le porte sono aperte a tutti e non si avverte nessun interesse politico che spinge a fare le cose, né vengono impartite lezioni. Si respira la fede, ed è libera. Vladimir Vorob’ev, Rettore Università Ortodossa San Tichon di Mosca "A chi dice che non ci sono più giovani nella Chiesa dobbiamo rispondere di venire qui" Card. Jean-Louis Tauran, Presidente Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso

«Qui al Meeting sto toccando con mano quell’entusiasmo, positività ed energia di cui avevo sempre sentito parlare» Alberto Onetti, Mind the Bridge Foundation

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DICONO DI NOI

Direttamente dal web

Linda Stroppa @LindaStroppa 22Ago Comunque è un @MeetingRimini che una settimana non basta.

simone feroli @SimoneFeroli 23Ago Parlate 2 minuti con un volontario del @MeetingRimini: il loro entusiasmo vi contagerà! #meeting13 Emily. @ColonelEmi 22Ago @MeetingRimini grazie agli organizzatori e a tutti i meravigliosi volontari! Avete fatto un lavoro splendido! Incontrarsi: ne abbiamo bisogno

Franco Frattini @FrancoFrattini 23Ago Sono anche le occasioni come @MeetingRimini a nutrire la speranza x + tutela #cristiani nel mondo. Grazie #meeting13

Germana Gozzi @GermanaGozzi 22Ago Grazie di cuore a tutti i volontari cuori pulsanti del #meeting13

Giovanna Salza @FancyByron 23Ago Che energia e passione al #meeting13 Le mostre, gli incontri multiculturali, le testimonianze, molto + di quello che i media raccontano Dario Andreolli @DarioAndreolli 23Ago La mostra "Il volto ritrovato" vale da sola un viaggio al #meeting13

Giacomo Capodiferro @gcpdf60 21Ago #meeting13 il volto dei volontari è la cosa che mi ha colpito appena arrivato: stanchi ma felici!

Matteo Paoletti @teopaoletti 20Ago Cena con gente di nazionalità: bielorussa, belga, giapponese, kazaka, spagnola, russa, olandese, inglese.Che bello #meeting13 #international CiroAlessio Pecoraro @AlessioPecoraro 19Ago Voi volontari siete la pagina più bella dell'impegno giovanile al @MeetingRimini e la risp migliore a chi critica i giovani

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STARTUP

Il coraggio di rischiare Chi sono gli Startupper? Possiamo cambiare la nostra Italia? Il modo di fare Impresa? Il modo di lavorare? di Santiago A. Mazza

i chiamo Santiago A. Mazza e mi occupo di digitale in Italia da oltre sedici anni, seguendo tutto il percorso che internet ha avuto dal suo arrivo in questo nostro Paese. Circa quattro anni fa ho fatto un’esperienza in Silicon Valley dove sono entrato in con-

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tatto con le win win della Valley (caso in cui ciascuno trae vantaggio dalla convivenza con l’altro n.d.r): Google, Cisco, Skype, Stanford University, BAIA e Mind The Bridge. E ne sono rimasto letteralmente folgorato, non soltanto per l’innovazione che si respira in ogni strada di quel luogo,

ma anche per l’entusiasmo delle persone. Entusiasmo che vive nell’ascolto sincero verso giovani e meno giovani e nella disponibilità dei cosiddetti senior di dare indietro una piccola parte di quanto la vita gli ha donato. Al mio rientro in Italia, insieme al Meeting di Rimini abbiamo organizzato per due anni consecutivi alcuni incontri sulle startup e sul fare impresa oggi in ambito digitale. Nell’ultimo Meeting dal titolo “Emergenza uomo”, ho preso un caffè con gli startupper, anzi diversi caffè, tutti i giorni. Un ciclo di incontri dove ho potuto verificare come oggi viviamo in un momento di grave difficoltà e di forte cambiamento, dove i giovani (oltre il 30%) sono senza un lavoro, le nostre imprese sono in crisi, i governi non trovano le strade per uscire da queste complesse situazioni, da questa emergenza. >

Santiago Mazza insieme ad alcuni giovani startupper

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STARTUP Esistono però delle persone che stano modificando alcuni vecchi paradigmi della società e lo fanno cambiando le nostre vite: trasformando il modo in cui si fa scienza, si fa impresa, si crea lavoro, si producono i beni, si amministra la pubblica amministrazione, innovando in ogni ambito della nostra quotidianità. Non si tratta di casi isolati in Italia e nel mondo, ma di un movimento di persone che di fronte ad una emergenza si contraddistinguono perché ridestano l’identità della propria persona attraverso lo sviluppo dell’innovazione, con il proprio lavoro. Alcuni di questi che il lavoro se lo sono creato, sono venuti al Meeting: Luca Russo, fondatore di Seolab, una società nata a Torino che si occupa di gestire e pianificare attività di promozione online in ambito SEM, Giuseppe Palombelli, ideatore di Casanoi.it e Federica Sacchi, di Brandon Ferrari. Hanno raccontato la loro storia, il loro desiderio di fare im-

presa e di mettersi in gioco. Durante in nostri caffè abbiamo scoperto che per sviluppare una startup sono necessari tanti ingredienti: serve grande determinazione, forza di volontà, un’idea innovativa, occorre essere disposti a rischiare, ma tutto ciò non basta! Serve anche che qualcuno ti ascolti, ti possa dare dei riferimenti per sviluppare la tua idea e riuscire a trasformarla, talvolta, in una impresa. Uno che ascolta veramente i giovani e spesso anche li finanzia è Gianluca Dettori, Direttore di Iubenda e fondatore di dPixel Srl. Ma al Meeting abbiamo ascoltato anche Alberto Onetti di Mind The Bridge e Cosimo Palmisano CEO e fondatore di Ecce Customer. In sostanza, “sollevando la tazzina” abbiamo cercato di approfondire un tema, quello delle startup, che ancora nel nostro Paese rischia di essere materia esclusiva per addetti ai lavori e che invece ha dimostrato di coinvolgere sempre persone in una sorta di

nuova ondata imprenditoriale. Un’onda che però potrebbe interrompersi da un momento all’altro. Non tutti gli startupper ci riescono, anzi le statistiche dicono che soltanto uno su dieci ce la fa. Solo per uno di questi la fiaba ha un lieto fine. Ma come diceva G.K. Chesterton nel 1909: «Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere». Esistono tanti draghi da combattere, come la disoccupazione, la rassegnazione, la salvaguardia dei privilegi che non hanno più senso, ma forse il drago più grande da superare è la nostra Emergenza Uomo, la nostra mancanza d’identità. Ma ascoltando le esperienze di questi amici startupper, vedendo il popolo del Meeting di Rimini e i suoi volontari, ho visto con i miei occhi e toccato con le mie mani che i draghi possono essere davvero abbattuti.

ADDIO AL FUNKYPROFESSORE Improvvisamente scomparso la notte del 13 ottobre, fu ospite entusiasta del Meeting nel 2012. Un grande amico!

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SPETTACOLI

CHE SPETTACOLO... Grande successo per gli spettacoli di teatro e musica andati in scena sul palco del Meeting. E per la prima volta anche una replica a sorpresa per il pubblico rimasto senza biglietto. di Otello Cenci

l programma degli spettacoli della passata edizione ha registrato il tutto esaurito in quasi tutti gli appuntamenti. Il Teatro è stato il genere più presente, con pieces molto differenti fra loro, ma che hanno tutte saputo contribuire in modo significativo all'approfondimento del titolo 'Emergenza uomo'. Il giudizio del pubblico è stato positivo, al punto che a gran richiesta, per la prima volta nella storia dell'evento riminese, si è arrivati ad aggiungere repliche in corso d'opera, come nel caso del monologo 'Il mio nome è Pietro', che l'interprete Pietro Sarubbi si è gentilmente prestato di rappresentare per il pubblico rimasto senza biglietto alla prima. Eccezionale è stata la collaborazione da parte di tutti gli artisti presenti, che hanno capito e condiviso la pecu-

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liare anima del Meeting, in grado di far dialogare persone tanto distanti per cultura, storia e provenienza. Per questo ne approfitto per fare un mio ringraziamento personale a Sandro Lombardi, il grande interprete del Teatro italiano, protagonista dello spettacolo inaugurale 'Le confessioni di Agostino', un attore immenso per talento e per umiltà, grazie a cui abbiamo potuto presentare un progetto ambizioso e bellissimo che ha appassionato e interrogato le tremila persone presenti in sala e tante altre raggiunte dall'eco della serata. Ma i ringraziamenti non possono certo fermarsi qui: devo dire grazie anche a Enzo Iachetti, giunto pure lui per la prima volta al Meeting per presentare lo spettacolo dedicato a Gaber e rimasto affascinato dalle 5.000 persone presenti in sala e prima >

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SPETTACOLI ancora dall'incontro con i volontari e dalla mostra di Chesterton; grazie a Tim Reckart, il giovane candidato all'Oscar e presidente di giuria del Meeting Rimini Film Festival che giunto da Los Angeles ha impiegato poche ore per ambientarsi e muoversi familiarmente nei padiglioni della fiera alla programmata scoperta di mostre, incontri e ristoranti insieme al virtuoso e silenzioso pianista Lukas Vondracek, di origine ceca, incontrato pochi minuti prima che commentava 'veramente strano e bello questo Meeting, di solito dei posti dove vado a suonare vedo solo il camerino'; grazie ai giurati del Meeting Rimini Film Festival che da anni, sotto il prezioso e discreto coordinamento di Simonetta d'Italia, svolgono un servizio insostituibile per rendere il festival un'opportunità di incontro e confronto tra maestri e nuove leve; grazie agli amici di Sentieri del Cinema con cui da due anni collaboriamo per presentare pellicole originali e interessanti da gustare e giudicare insieme; grazie all'entusiasmo con cui i giovani componenti delle cinque band provenienti da tutta Italia hanno fatto festa ogni sera sul palco delle piscine dando nuovo smalto a brani indimenticabili e offrendo

Enzo Iacchetti durante il suo spettacolo

nuova energia ai volontari giunti al termine dei turni; grazie a chi da anni, con pazienza e grande professionalità, ci avvicina alla musica classica, donandoci capacità di ascolto e originali ipotesi interpretazione; grazie a Paolo Jannacci e per aver accettato un'impegnativa 'staffetta' di aerei pur di tornare con noi a Rimini; grazie agli attori che si sono prestati sen-

Sandro Lombardi interpreta Sant’Agostino durante lo spettacolo inaugurale

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za lamentela alcuna a provare, in agosto, in spazi privi di aria condizionata con costumi non propriamente estivi e a quelli che, con eguale semplicità e determinazione, hanno organizzato le loro prove in spazi di fortuna tra i tavoli di un bar e una gelateria; grazie a Lev Dodin, regista di San Pietroburgo, considerato a ragione un genio del Teatro del ‘900 che ha incontrato i tanti appassionati con un affetto e una verità indimenticabili; grazie a tutti quelli che su un palco o dietro le quinte, hanno cantato, suonato, recitato, scritto, danzato, amplificato, illuminato, montato, organizzato, portato l'acqua con così tanta passione e gratuità, inseguendo il massimo in ogni piccola cosa, sapendo che il massimo è sempre un regalo! Infine un'importante novità! Alcuni degli spettacoli presentati questa estate e di cui vedete qui le fotografie, sono disponibili per essere rappresentati nel corso dell'anno, per portare un po’ di Meeting a casa. Guarda come sul sito: www.meetingrimini.org


IN MOSTRA

Dritti al cuore dei visitatori Quasi 100mila persone hanno visitato quest’anno le mostre del Meeting. Abbiamo chiesto ai curatori com’è andata e qual’è stata la loro esperienza. di Simona Angela Gallo

l tema dell’Europa, il volto ritrovato di Manoppello, la Natura, il cielo in casa Chesterton, la testimonianza della Chiesa Ortodossa russa. Difficile raccontare le grandi mostre 2013 del Meeting senza essere riduttivi nei confronti dell’interesse suscitato nei visitatori. Il bilancio delle espo-

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sizioni anche quest’anno è stato al di sopra delle attese, registrando un grande successo di pubblico. Grazie alle testimonianze di chi ha dato vita a queste mostre, è più semplice ripercorrerle e coglierne l’essenza. «È andato tutto molto bene, ho fatto molte visite guidate, la gente con cui

ho parlato o che ho sentito ha apprezzato molto il lavoro fatto», racconta Ubaldo Casotto, curatore de Il Cielo in una stanza: benvenuti a casa Chesterton . «I volontari che hanno costruito e riprodotto la casa dell’artista pezzo per pezzo, sono stati bravissimi e bravissime le guide che si po’ dire si sono impadronite dallo spirito di Chesterton». Padre Francesco Braschi, uno dei curatori della mostra La luce splende nelle tenebre. La testimonianza della Chiesa ortodossa russa negli anni della persecuzione sovietica, sottolinea che «le visite sono state davvero tantissime, 20 mila i visitatori, coinvolti e fortemente interessati ad una storia che può sembrare distante». La storia e l’antico dialogo dell’Uomo con la Natura sono i temi della mostra dell’associazione EURESIS, dal titolo Naturale, Artificiale, Coltivato. «Mostra ricca, piena di piante, fatta di ogget- >

La casa di Chesterton ricostruita al Meeting

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IN MOSTRA ti e ciò è piaciuto molto - spiega l’organizzatore Carlo Soave - L’allestimento era la storia stessa, era tutto sotto l’occhio del visitatore. Nella parte centrale la “montagna” e intorno tutto il coltivato, quindi l’artificiale; 10mila anni da osservare. In questo passaggio, in questo rapporto, la magia e il senso dell’esposizione che ha colpito tutti». Di una particolare intensità vissuta, parla Raffaella Zardoni curatrice della mostra Il Volto Ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo. «La mostra ha preso forma grazie all'apporto di persone che non si conoscevano tra loro e non conoscevano nulla della storia del Mandylion, della Veronica o di Manoppello, il risultato è stato incredibile, molto più originale e completo di quanto pensato da noi curatori. A conferma di ciò, il flusso ininterrotto di visitatori e, nei giorni post Meeting, il moltiplicarsi delle visite al Volto Santo di Manoppello». Un forte interesse, oltre ogni previsione, ha attirato la storia dello scrittore e giornalista londinese Gilbert Keith Chesterton. «Mi ha colpito l’attenzione di chi scopriva questo grande uomo - sottolinea Ubaldo Casotto - lo stupore tra gli altri di Enzo Iac-

Un’immagine della mostra sui “Martiri russi”

chetti e del comico Giacomo Poretti. Anche Don Julián Carrón, in visita di pochi minuti, si è soffermato per l’intera esposizione. Poi in cucina alcuni volontari gli hanno offerto una birra e lui ha brindato in nome di Chesterton». La coesione dei volontari nell’allestimento delle mostre è stato evidenziato anche da Padre Braschi: «Dei 60 volontari che hanno lavorato alla mostra, 12, di nazionalità russa, saranno a gen-

Una visita guidata alla mostra sul Volto Sacro di Manoppello

naio alla Biblioteca Ambrosiana per uno stage, ospitati da amici milanesi conosciuti proprio al Meeting. Emozionante vivere con loro la scoperta dei Martiri. Una ragazza vorrebbe fare addirittura la tesi su queste storie, altri faranno un corso di russo e c’è chi ha tradotto dei testi, mai tradotti prima, dal russo all’italiano. Questo dimostra quanta mobilitazione della mente si sia creata. Mi auguro che questa esperienza diventi contagiosa soprattutto nel superamento delle diversità fra cattolici e ortodossi». Raffaella Zardoni racconta la visita in mostra di padre Azyrian Antranig, dalla Siria, e le sue parole: «Appena ho saputo che questa mostra era sul volto di Cristo mi sono sentito commuovere. Che potenza ha dunque Cristo da muovere il cuore dell'uomo solo nel sentirlo nominare?». «L’esposizione Naturale, artificiale, coltivato. L’antico dialogo dell’uomo con la natura – conclude Carlo Soave - è già itinerante, ha tante richieste ovunque e stiamo lavorando ad un grande evento per un’importante esposizione nel 2015». Il racconto di chi ha lavorato alla mostra sull’Europa, inaugurata al Meeting dal Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta, l’avete già letto nell’articolo a pagina 17.

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STORIE

Un incontro speciale Il racconto di una volontaria dell’Ufficio Stampa, arrivata al Meeting per “caso”. di Concetta Russo

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Le cose più importanti né si insegnano, né si imparano, si incontrano». Annotata su un foglio sgualcito, questa citazione mi ha folgorato appena rientrata da Rimini. È proprio così che mi piace definire la mia esperienza: un incontro speciale, che plasma giorno dopo giorno la creta della mia vita. È bene premettere che quest’anno ho partecipato per la prima volta e come volontario al Meeting, diventato per me “toccasana per lo spirito”. È sempre molto emozionante e anche difficile raccontare e riuscire a spiegare la mia esperienza, avvenuta molto per caso e con una buona dose di incoscienza. Facendo zapping in tv, sono stata incuriosita dalla testimonianza di un volontario che ormai da molti anni partecipa al Meeting. Attratta da que-

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st’evento ho cominciato a cercare informazioni e, fatta la richiesta, mi sono ritrovata a Rimini a collaborare come volontario per l’Ufficio Stampa, inconsapevole e del tutto spaesata. L’arrivo in fiera è stato molto confuso, tranne il responsabile del mio settore non conoscevo nessuno. I primi giorni spesso ero sola, seduta a bordo piscina continuavo a ripetermi che a metà settimana avrei abbandonato e sarei tornata a casa, tanto in quel marasma di gente nessuno si sarebbe accorto della mia assenza, ma dentro di me sapevo che non l’avrei mai fatto e che sarebbe stata un’esperienza unica, in fondo non è forse vero che per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte? Ero lì e non era un caso, dovevo solo affidarmi e lasciarmi andare, mi sentivo una matita nelle mani

di Dio. L’incontro con tutto l’Ufficio Stampa mi ha molto intimorita, c’erano tanti professionisti ed io continuavo a sentirmi sempre più piccola e mi ripetevo che il prossimo anno sarei tornata facendo una cosa meno impegnativa. Che assurdità: ero lì e volevo scappare, ma pensavo già al prossimo anno! La cosa straordinaria, alla quale oggi purtroppo si è poco abituati, è stata vedere i volti rassicuranti, lo sguardo dolce, gli abbracci fraterni delle persone a me vicine che semplicemente volevano rasserenarmi e dirmi che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Prezioso è stato il discorso di accoglienza: «non eravamo lì per dimostrare a qualcuno il nostro valore in base alla qualità e al lavoro che stavamo svolgendo, perché la sola nostra presenza ne costituiva il valore». Il ricevere incondizionatamente la fiducia e la stima per il mio impegno e per la mia sola presenza lì, il respirare la familiarità e la letizia sono stati la chiave fondamentale della mia esperienza. Il mio essere mendicante, il mio essere disarmata e priva di impalcature mi hanno permesso di ricevere molto di più di quello che sono riuscita a donare. Oggi, con consapevolezza, ho cominciato a guardare la vera essenza delle cose che mi sono accadute e mi rendo conto di quanto sarebbe stato inutile rimanere fermi. Questa bellezza è parte di me e quando si porta nel mondo quello che si ha dentro, accadono i miracoli. Mi piace concludere citando Don Giussani: «La cosa che Dio mi ha fatto capire è stata questa: ‘Tutto ciò che hai fatto, tutto ciò che è venuto dal tuo primo passo al Berchet, tutto ciò che si è sviluppato da quella condizione elementare (...), tutto ciò che è nato sono Io che l’ho fatto nascere’ dice il Signore». Nulla accade per caso, tutto ha un senso, un significato, uno scopo. So di non poter perdere ciò che ha saputo trovarmi, non ho più paura. Ora tocca ancora una volta a Dio.


MEETING CAIRO

Ai bordi del Nilo Lo scorso 13 ottobre si è tenuta la seconda edizione del Meeting Cairo dal titolo “La legge stabilisce confini o edifica ponti?” di Roberto Fontolan

così Tahani, Wael e Ayman ce l’hanno fatta. Si sono battuti con tenacia e il Meeting del Cairo, seconda edizione, è già entrato nel catalogo degli avvenimenti meritevoli di attenzione del 2013. Un Meeting limitato ad una sola giornata: due sessioni, un pranzo in battello sul Nilo

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e un concerto. Un Meeting ben conscio che quel che da quasi tre anni attraversa l’Egitto non consente esagerazioni e trionfalismi. Un Meeting rimandato troppe volte da quella prima storica edizione del 2010 e sull’orlo di un ennesimo rinvio (le ragioni sono ovvie: la rivolu-

zione di piazza Tahrir, poi la transizione, poi il disastro dei Fratelli Musulmani al potere, poi la rivolta di giugno contro Morsi, poi i militari). E invece ecco l'Opera House ai bordi del Nilo (tra poco ci sarà l’Aida), ecco i giovani volontari, radiosi dopo tre anni di attesa disperata, ecco le televisioni e le interviste a raffica, ecco l’elite intellettuale e politica liberal e moderata del Cairo arrivare sfidando il traffico insensato della città. Che si presenta uguale a se stessa, come l’abbiamo conosciuta in tutti questi anni: urlante, polverosa, stracciata e irresistibile. È di notte che il Cairo diventa spettrale, con i check point e i carri armati che la fanno assomigliare alla vecchia Beirut e con questo Nilo scurissimo, nemmeno un battellino-paccottiglia, di quelli che sparano la musica a mille e brillano di luci multicolori come luna park. Da mezzanotte c’è il coprifuoco. Il silenzio porta i pensieri di un Egitto alla >

Un’immagine del Meeting Cairo 2010

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MEETING CAIRO

Un’immagine del Cairo

ricerca di una faticosissima strada per diventare qualcosa di nuovo, qualcosa che non è mai stato e che non ha paragoni: una democrazia araba dotata di una fondamentale identità musulmana, rispettosa dei diritti delle altre fedi e non fedi, rigorosa nella tutela dei diritti degli individui. O siamo troppo? Si domandano i pionieri del Meeting Cairo in questa dura enigmatica transizione. Oh certo, noi "della riva nord", noi occidentali, noi americani vorremmo aver già sistemato tutto. Non abbiamo tempo, c’è internet, e abbiamo dimenticato che per costruire le nostre democrazie ci sono volute guerre e decenni. C’è la rivoluzione in Egitto? Bene, il giorno dopo vogliamo i partiti e i sindacati, le strade pulite e il welfare, il parlamento e la giustizia indipendente, le elezioni e la sicurezza. I nostri giornali incalzano, i nostri diplomatici analizzano, le “nostre” organizzazioni internazionali esigono. Invece la realtà è complessa e la complessità stanca gli annoiati, i superficiali e i facinorosi. Dai giorni di piazza Tahir in Egitto sono

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già passati tre regimi, una transizione, molti morti. L’Opera House allora, per incontrarsi (primo punto, perché è chiaro che incontrarsi “alla maniera del Meeting di Rimini” è la cosa più importante anche qui) e per dialogare di democrazia, costituzione, diritto. Titolo: "La legge stabilisce confini o edifica ponti?". Si noti che in queste settimane una Assemblea nazionale ristretta sta elaborando il nuovo testo costituzionale, che verrà finalizzato e sottoposto a referendum entro dicembre. Così si spiega la determinazione degli organizzatori che hanno perseguito l’obiettivo meeting a tutti i costi: era questo il tempo perfetto per fare qualcosa di buono. E innanzitutto hanno portato al Cairo la superstar dei costituzionalisti, l’americano cosmopolita Joseph Weiler (ora presiede l’Università Europea di Fiesole, la più importante istituzione accademica comunitaria, ma al Cairo era a titolo personale ed è stato apprezzatissimo quando all’esordio ha detto: “Vengo qui con grande umiltà”), che ha illu-

strato i due grandi modelli costituzionali dell’Europa, Francia e Gran Bretagna, esaminandone la “conciliabilità” in chiave continentale. Ne è nata una discussione che ha appassionato l’uditorio, popolato di autorità, accademici e membri di organismi nazionali e consigli superiori (l’Egitto ne abbonda). La seconda “invenzione” del Meeting è stata l’edizione araba del libro “Esperienza elementare e diritto”, degli italiani Marta Cartabia, giudice alla Corte Costituzionale, e Andrea Simoncini, costituzionalista di Firenze: per poter riflettere di legge e giustizia secondo una prospettiva interamente e radicalmente umana, valida a ogni latitudine culturale. A chiudere la giornata un monumentale concerto “per la libertà” allestito con orchestra coro e cantanti solisti. Ma il sipario sul Meeting Cairo 2013 è calato solo poco prima del coprifuoco, alla fine del talk show serale della prima tv egiziana, ospiti Joseph Weiler, Tahani al Gibali e Wael Farouq. Grazie Cairo, e buona notte.




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