Accantonati i rimedi ”casalinghi”, esiste una soluzione che è dentro ciascuno di noi e si chiama ”resilienza”: è la capacità dell’uomo di uscire rafforzato dalle avversità della vita e spesso trasformato. La maggior parte delle persone neanche si rende conto di questa incredibile capacità perché non ne conosce il meccanismo e non ”si ascolta” come dovrebbe.
Alfredo Formosa - Stefano Pallanti
Se pochi sanno davvero che cosa si intende per ”stress”, un termine così inflazionato, ancora meno conoscono i meccanismi che lo regolano e i danni che può provocare se diventa cronico!
Attraverso un percorso teorico e pratico potrete conoscere davvero lo stress e imparare le tecniche più corrette per sviluppare la resilienza e uscire indenni dal ”Mal Essere”.
LL.C., agenzia di comunicazione scientifica statunitense che lavora nel campo delle Neuroscienze. È da sempre appassionato di psicologia e filosofia, discipline che ha esplorato attraverso approfonditi studi. Su queste tematiche ha scritto numerosi articoli e partecipato come relatore a conferenze. Per la collana Mental Fitness PUBLISHING ha scritto anche ”Paradiso prêt-à-porter” e ”Med & Lunch”. Stefano Pallanti Professore associato di Psichiatria all’Università degli Studi di Firenze, Dottore di Ricerca in Neurofisiopatologia, Professore associato di Psichiatria e Direttore del Centro Strategico di Eccellenza di Psichiatria presso la Mount Sinai School of Medicine di New York, Direttore dell’Agenzia di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria Careggi di Firenze. Ha tenuto conferenze in tutto il mondo, è autore di numerosi articoli e pubblicazioni scientifiche e collabora con riviste e giornali italiani ed esteri.
Stress? Stress? No grazie, sono resiliente!
Alfredo Formosa Legale specializzato in ”Asset Protection”, è anche Direttore di CONSULNET
Alfredo Formosa Stefano Pallanti
No grazie, sono resiliente!
€ 15,50 ISBN 978-88-292-2211-7
www.mental-fitness.it
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Alfredo Formosa â– Stefano Pallanti
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Indice generale CAPITOLO I - LO STRESS, QUESTO SCONOSCIUTO! 1. Lo Stress: Ma che cosa è?................................................................................... 7 2. I Meccanismi dello Stress ............................................................................... 10 3. Neuroplasticità e Stress ................................................................................... 17 CAPITOLO II - LA RESILIENZA: L’ARTE DI RISALIRE 1. La barca rovesciata ........................................................................................... 34 2. La Resilienza: che cosa è e come funziona ................................................... 38 3. Stress & Resilienza ........................................................................................... 47 CAPITOLO III - IL CAMBIO DI MENTALITÀ 1. Perché stiamo tutti male? ............................................................................... 53 2. Qualcuno ha “curvato il mondo”! ................................................................. 57 3. Mentalità e Stile di Vita ................................................................................... 63 CAPITOLO IV - STARE MEGLIO 1. L’importanza della Meditazione .................................................................... 76 2. Tutti a fare Sport! ............................................................................................. 99 3. Come aumentare e allenare la Resilienza ................................................... 104 4. Gestire lo Stress .............................................................................................. 113 CAPITOLO V - CONCLUSIONI 1. Fine del Mondo o fine di un’Era? ................................................................ 124 3
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PREFAZIONE “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.”
Charles Darwin
In molti anni passati lavorando come direttore di una società di comunicazione scientifica, ho avuto modo di partecipare a tanti congressi, di conoscere psichiatri e psicologi di mezzo mondo, di scambiare con loro opinioni e idee, visto che, al di là dei risvolti lavorativi e professionali, il mondo della psiche e del cervello mi ha sempre affascinato. Durante questo vagare stupito e spesso attonito nel mondo delle Neuroscienze, mi sono tragicamente reso conto che molte informazioni, notizie, novità assolutamente utili per la vita di tutti i giorni rimangono circoscritte agli addetti ai lavori e quelle poche che riescono a scivolare fuori dagli ambienti scientifici sono spesso incomprensibili perché non tradotte nel linguaggio comune di chi, peraltro, dovrebbe esserne il consumatore finale. È un po’ la sensazione di chi compra un frullatore e si accorge che le istruzioni sono solo in coreano e taiwanese: un minimo di sconforto ci sta tutto! Non parliamo poi del “mare magnum” di informazioni che si trovano su Internet, che sarà anche la quintessenza della libertà di espressione, ma anche il ritrovo di nuovi Sigmund Freud virtuali che si scatenano nel fornire soluzioni e interpretazioni spesso di dubbio valore scientifico. E il povero “omino della strada” è sempre più stranito e solo alla ricerca della soluzione ai suoi problemi. E non parliamo di problemi da poco! Oggi, nella cosiddetta era postmoderna, la sua vita sta diventando sempre più difficile, talvolta impossibile: l’insoddisfazione e la tensione sono palpabili ovunque, la preoccupazione per l’incertezza del futuro scolpite sul volto dei suoi simili. Alcune domande gli martellano la mente: peggio di così potrà ancora andare, o siamo arrivati al capolinea? Abbiamo tirato troppo la corda e ora siamo alla resa dei conti? Siamo a un passo dalla fine di questo caro vecchio mondo o “semplicemente” saremo gli spettatori della fine di un’era? “L’ omino” sta male, psicologicamente e fisicamente. I ritmi di vita sono diventati frenetici e ingestibili, molto probabilmente ha chiesto troppo a Madre Natura che, peraltro, inizia a mostrare inequivocabili segnali d’incavolatura. 5
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È massacrato dallo stress, il nemico numero uno, è a caccia di risposte e di spiritualità. Ma sa anche che ci sono delle risposte, delle soluzioni. Ha sentito parlare di resilienza, di meditazione, di tecniche di rilassamento, ma con le difficoltà nel reperire informazioni corrette e facilmente comprensibili non è un’avventura semplice. E questo ingenera ancora più stress! Per questo ho deciso di indossare i panni di un Robin Hood postmoderno e di rubare informazioni scientifiche a chi ne è ricco (i medici che fanno ricerca in Neuroscienze) e regalarle ai poveri (noi stressati). Con questo libro non voglio tradurre tutto lo scibile della medicina in un linguaggio umano: sarebbe impresa titanica e destinata al fallimento. Senza arrogarmi competenze che non mi appartengono (ed evitando quindi una denuncia per esercizio abusivo della professione medica), ma in quanto proprietario e fruitore di un cervello, voglio trasmettere quello che io ho capito su alcuni temi molto importanti per il miglioramento della qualità della vita. Non prendete questo libro come un classico manuale d’uso, perché non lo è. Non vengono dati consigli o svelate formule magiche per combattere lo stress e raggiungere definitivamente il benessere! Si tratta invece di una semplice chiacchierata tra amici, sospesa tra scienza e filosofia, con lo scopo di offrire spunti di riflessione, punti di partenza verso nuovi approfondimenti, verso nuovi interrogativi. Poi ciascuno trarrà le proprie conclusioni. Sovente l’acquisizione e la traduzione di concetti molto complessi in argomentazioni di semplice comprensione non è stata facile. Molto probabilmente sarebbe stata una lotta contro i mulini a vento se non avessi avuto a disposizione l’infinita pazienza dell’amico Prof. Stefano Pallanti, ricercatore e docente di Psichiatria a Firenze e alla Mount Sinai School of Medicine di New York, uno dei centri di ricerca più importanti del pianeta e presso il quale ha realizzato e diretto il primo centro di eccellenza per la cura dei disturbi compulsivi. Proprio sull’amicizia ho speculato in modo subdolo pur di avere documentazione scientifica, spiegazioni, conforto su dubbi, ponendo quesiti che hanno intasato più volte la sua casella di posta elettronica. E alla fine, non domo, gli ho pure chiesto di seguirmi in questo viaggio aiutandomi, con la sua supervisione scientifica, a rendere fruibile a noi tutti una serie di informazioni che ritengo assolutamente utili, se rese di dominio pubblico. E mi ha detto di sì, forse per liberarsi di me una volta per tutte al momento della pubblicazione di questo libro. 6
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CAPITOLO I - LO STRESS, QUESTO SCONOSCIUTO! “Lo stress ti può rovinare, basta aggressività: voglio godermi la vita!” Giorgio Armani
1. Lo Stress! Ma che cosa è? Avete mai prestato attenzione a quante volte in un giorno pronunciate la parola “stress” e i suoi derivati? “Oggi sono stressato”, “Dio mio che stress”, “Sei uno stress” sono solo alcune delle frasi all’interno delle quali compare il termine “stress”. Se poi inseriamo la stessa parola nei più popolari motori di ricerca nel mondo parallelo di Internet, ecco che i risultati che il computer ci vomita addosso sono addirittura milioni (Google trova 147 milioni di siti in 0,15 secondi, cose da fantascienza!). Nonostante la sua popolarità a livello planetario, la cosa sorprendente è che il concetto di stress non è poi così chiaro. Provate a chiudere questo libro per qualche secondo e cercate di dare una definizione di stress, senza naturalmente sbirciare manuali o enciclopedie virtuali sul vostro cellulare! Non posso sapere quali sono le vostre risposte, ma non penso che siano molto diverse da quelle che ho ottenuto divertendomi negli ultimi due mesi a chiacchierare e filosofeggiare sull’argomento con amici, parenti, conoscenti, persone incontrate per caso a una cena, in palestra, gente di tutti gli ambienti sociali, culturali ed economi7
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ci. Alla fatidica domanda: “scusa! ma, secondo te, che cosa è lo stress?”, dopo un comune attimo di imbarazzo, di occhi rivolti al cielo alla ricerca di un’ispirazione improbabile, di dita schioccate nel tentativo di costruire una frase di senso compiuto del tipo “ehm lo stress è quella cosa che, cioè, non proprio è, ma potrebbe essere...”, mi sono arrivate le risposte più disparate. “Lo stress vuol dire che sono nervoso...”, “lo stress è quella cosa che non mi fa dormire bene e mi alzo la mattina più stanco di prima...”, “lo stress mi fa venire male di stomaco quando mi arrabbio”, “mi fa litigare col mio fidanzato per delle idiozie”, “non mi lascia concentrare sul lavoro”, e così via. Sono sicuramente tutte risposte inerenti al tema proposto, ma che non lo identificano: sono una descrizione degli effetti, delle conseguenze, dei sintomi, ma non definiscono il problema. Partecipando a molti congressi per motivi squisitamente professionali, dello stress una mezza idea me l’ero fatta, ma confesso che questa grande quantità di risposte così diverse mi avevano ingenerato una serie di dubbi, domande, quesiti che mi hanno indotto a rivolgermi, alla ricerca della verità, al mio amico Stefano Pallanti, eminente psichiatra con un piede a Firenze e un altro a New York, anima scientifica di questo libro, supervisore di quel rigore tecnico che ovviamente non mi appartiene nel momento in cui provo a scrivere di argomenti da camice bianco! La risposta che mi è rimasta scolpita e lapidaria nel cervello, non a caso, è stata questa: “Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor. Può essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici”. Tradotto in linguaggio per comuni mortali, lo stress è un’innata capacità dell’individuo ad adattarsi al continuo mutare delle circostanze esterne, alle sollecitazioni che provengono dal mondo esterno. Esistono quotidianamente una serie di problemi, preoccupazioni, situazioni che, volenti o nolenti, dobbiamo affron8
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tare. Sono le famose “difficoltà della vita”. Ecco, queste difficoltà sono le cause che innescano nella psiche e nell’organismo dell’uomo determinate reazioni. Il termine stress diventò famoso già negli anni ‘50 grazie al Dr. Hans Seyle, endocrinologo austriaco trapiantato in Canada che iniziò ad utilizzare detto vocabolo di chiara origine anglosassone (stress vuole dire letteralmente “pressione”) nel corso di alcuni studi sulle risposte fisiologiche di animali sottoposti a condizioni di sopravvivenza particolarmente difficili. Il passaggio dall’animale all’essere umano credo che fu particolarmente agevole! Seyle fu molto preciso e acuto nella sua analisi e volle definire con “stress” solo la risposta dell’organismo, mentre introdusse il neologismo “stressor” per indicare gli stimoli che portano a quella risposta. Non dimentichiamoci che il termine “stress” era stato utilizzato sino ad allora in campo ingegneristico per indicare l’azione di forze fisiche su strutture meccaniche. Il passaggio al delicato equilibrio psicofisico dell’uomo richiedeva quindi un lavoro di cesello e di geniale intuizione concretizzati nella definizione di stress inteso come “la risposta non-specifica dell’organismo a qualsiasi pressione o richiesta”. La genialità della definizione stava nella “non-specificità” della risposta dell’organismo che cerca comunque di adattarsi alle varie pressioni alle quali è soggetto e venne a indicare scientificamente questa risposta con G.A.S., acronimo che sta per General Adaptation Syndrome (Sindrome Generale da Adattamento), ovvero una reazione biologica dell’organismo a pressioni che possono venire dal mondo esterno (ad esempio traumi, pericoli), o dal mondo interno (una malattia, un particolare stato emotivo). In definitiva Seyle fu il primo a capire che lo stress è un elemento inevitabile della vita e come tale non solo non lo si può evitare, ma 9
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in molte situazioni è assolutamente vitale e, comunque, in ogni caso dobbiamo imparare a conviverci. Poi, con il passare del tempo, la parola stress, largamente usata e abusata, ha subito anch’essa il suo processo di involgarimento e oggi, nell’accezione popolare, tende ad identificare sia le varie pressioni che subiamo nel corso della vita, sia gli effetti che queste hanno su di noi. Quindi, per ritornare concettualmente alle limpide intuizioni del Dr. Seyle, tenterò a questo punto un acrobatico volo per riqualificare il vocabolo “stress” analizzandone i meccanismi di funzionamento e, ahimè, tutto quello che ci combina!
2. I Meccanismi dello Stress Stefano mi spiega che il meccanismo dello stress ha tre fasi ben precise, ovvero allarme, reazione, esaurimento. In pratica, quando noi percepiamo un pericolo, una situazione difficile, ci mettiamo in uno stato automatico di tensione per essere pronti a intervenire. Il nostro battito cardiaco aumenta, i sensi sono più vigili, la muscolatura si contrae, siamo pronti a reagire contro la situazione esterna che ci aggredisce e ci attiviamo per eliminare il problema, il pericolo. Quando questo succede, allora tiriamo il cosiddetto sospiro di sollievo e ci rilassiamo recuperando in tempi brevi la nostra tranquillità. Lo stress è quindi qualcosa di fisiologico, di innato nel DNA dell’uomo; senza questo meccanismo la nostra cara specie umana si sarebbe facilmente estinta già in epoche assai remote. Se infatti il nostro antenato barbuto e peloso, solo avvolto da pelli di leopardo, una volta uscito dalla caverna con il chiaro intento di procurare la cena alla propria famiglia, non avesse percepito il pericolo della belva feroce in ag10
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guato dietro un cespuglio, se ne sarebbe andato tranquillamente a spasso per la foresta trasformandosi nel più comodo “happy hour” per un leone di passaggio. Invece subentra lo stress. Il nostro uomo percepisce il pericolo e va sul chi vive (allarme), si muove cautamente, pronto a reagire, i suoi muscoli sono tesi, i suoi sensi attenti a suoni e odori, e, proprio grazie ai suoi sensi, vede due occhi inquietanti che lo puntano. Eroicamente se la dà a gambe, è già pronto a farlo (reazione) e quei metri di vantaggio sulla belva gli salvano la vita. Naturalmente questo “stress” può portare a migliorare le performance del nostro amico, ma a condizione che lui riesca effettivamente a procurarsi la cena. Se invece le sue corse finiscono a vuoto, e magari questo capita diverse volte di seguito, ecco che la situazione diventa “stressante” e arriva la fase definita di esaurimento. È a questo punto che, secondo le osservazioni di Seyle, il comportamento diventa meno “reattivo” e gli ormoni dello stress (in particolare l’ACHT e il cortisolo1 endogeno) prendono il sopravvento sui vari neurotrasmettitori (come ad esempio la noradrenalina) che vanno in “esaurimento”, e il nostro barbuto amico resta nella sua grotta sempre più stanco, demotivato, depresso! Già negli anni sessanta un eminente psicologo americano, Martin Seligman, verificava con il collega Steve Maier tali ipotesi studiando non tanto l’essere umano, ma bensì il suo migliore e fedele amico: il cane! Il Dottor Seligman si accorse che, sottoponendo i simpatici e pazienti quadrupedi a situazioni stressanti, la maggior parte dei cani diventava passiva. In sostanza imparavano che lo stress poteva 1. Cortisolo È un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali e viene sintetizzato su stimolazione dell’ormone adrenocorticotropo (Adreno Cortico Tropic Hormone - ACTH) prodotto dall’ipofisi.
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essere troppo, per l’intensità o per l’eccessiva durata, rispetto alle loro capacità di farvi fronte e, quando questo succedeva, smettevano di reagire e diventavano passivi. Questo fenomeno venne chiamato “impotenza appresa”, sinonimo di “darsi per perso”, di “farsi vincere dal pessimismo”. Un’altra importante osservazione fu che circa un terzo dei cani studiati continuava invece a reagire, malgrado la quota di stress che dal laboratorio veniva loro impartita: probabilmente si davano, per così dire, spiegazioni diverse, oltre ad avere risorse più o meno esauribili. Insomma, si cominciò a capire che lo stress aveva delle regole generali, ma che, altresì, c’erano differenze tra individui della stessa specie che dovevano essere studiate singolarmente. Rimettendo nella cuccia il tanto amato Fido e ricollocandoci in posizione eretta passando dalle quattro alle due zampe, non scordiamoci che dalla notte dei tempi anche il genere umano si porta dietro questo meccanismo, scolpito nel DNA, complesso e fondamentale per vivere.
Eustress e Distress Oggi non viviamo più assillati da leopardi e pantere (anche se nelle nostre metropoli ormai c’è molto di peggio!). Però quando percepiamo che il nostro treno sta per partire al binario 18 e noi siamo all’altezza del binario 4, la situazione di allarme ci fa partire come un centometrista al solo pensiero delle conseguenze catastrofiche della perdita del maledetto convoglio: una riunione da spostare, la moglie furibonda, gli amici a cena che ci aspetteranno per ore. Malgrado la valigia e la borsa del computer, la reazione è quella di correre come dei forsennati dimenticandoci di ogni dignità sociale fino a saltare sul predellino di quel dannato treno che parte sempre puntualissimo e arriva comunque in perfetto ritardo. Una volta 12
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raggiunto il nostro posto a sedere, ci accasciamo esausti, rilassandoci. Ce l’abbiamo fatta, il problema non esiste più. E come questa ci sono mille situazioni nella vita di tutti i giorni che innescano questo meccanismo. Quindi lo stress è assolutamente importante per la nostra esistenza e per la continuazione della specie umana. Lo stress non si può eliminare, fa parte del nostro essere, è indispensabile, vivere senza stress è innaturale, sarebbe come pretendere di smettere di respirare: non è possibile. E Stefano mi definisce in modo tecnico come eustress, o stress buono, questa serie di fenomeni. Questa sua precisazione mi fa però temere la presenza di uno stress cattivo, un po’ come il colesterolo. E non mi sbaglio. Infatti mi spiega che molti problemi di carattere psicologico, i disagi esistenziali, tutta una serie di patologie anche gravi, sono causate da uno stress cattivo, una sorta di stress cronico che si chiama distress. In pratica la nostra assurda vita postmoderna, una vita completamente diversa da quella per la quale siamo stati programmati, attiva continuamente i meccanismi di allarme e di reazione: rilassarsi diventa sempre più difficile e si imbocca inevitabilmente la via dell’esaurimento. Tutto ciò può succedere a causa di un grave problema (ad esempio la malattia di un parente molto caro), di preoccupazioni ossessionanti e continue nel tempo (incertezza per il futuro, la paura di non farcela economicamente), o di una serie di piccoli e continui problemi del quotidiano (il capufficio insopportabile, il vicino di casa che “rompe”, i figli che fanno dannare). Mai un momento di rilassamento, o comunque quei pochi attimi di calma non sono sufficienti per ristabilire l’equilibrio psicofisico 13
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della persona. E il grosso guaio è che il distress fa malissimo, ci rovina la salute e peggiora la qualità della vita. Vi ricordate quando le nostre nonne ci dicevano che se si era allegri, contenti e di buon umore non ci si ammalava mai? Ecco, avevano assolutamente ragione, e non si sbagliavano neanche su una marea di altre cose di cui ci siamo ormai dimenticati. E oggi le tanto amate nonnine sono suffragate dalla scienza, dalle Neuroscienze in particolare. Quelle che erano convinzioni popolari, hanno oggi una chiara evidenza scientifica: ad esempio il sopra citato “buon umore” è quasi sempre un correlato della buona salute e dell’adeguata risposta agli stimoli stressanti! Stefano, da buon clinico, ha cercato di spiegarmi qualcosa, descrivendomi delle reazioni biochimiche dell’organismo a me sconosciute e quasi incomprensibili, e ancora più inquietanti se penso che avvengono tutti i giorni all’interno del nostro corpo. La traduzione in un linguaggio accessibile ai più non è comunque tra le più rassicuranti. Oggi lo stress cronico (o meglio distress) è alla lunga la causa di una lunga serie di patologie e di problemi psicologici. Inoltre facilita tante malattie mediche, le complica e ne peggiora la prognosi, oltre a ridurre le aspettative di vita. È ormai provato scientificamente che lo stress abbassa le difese immunitarie, e quindi ci si ammala più facilmente di raffreddore e di influenza, e si contraggono più facilmente anche gravi patologie fino ad arrivare ai tumori. Dal punto di vista psicologico, disagi come l’ansia e la depressione ne sono il correlato più evidente.
Malanni e Malesseri da Stress Volete un elenco delle più comuni “rogne” che vengono provocate dallo stress cronico e che ci rovinano puntualmente quel bel weekend che abbiamo preparato con cura meticolosa da mesi? 14
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Tra i sintomi fisici classici ci sono: mal di testa, dolori muscolari e scheletrici, dolori di stomaco e problemi digestivi, tachicardie e aumento della pressione sanguigna, problemi del sonno, tensioni alle spalle e al collo, vertigini, giramenti di testa, perdita dell’appetito, stanchezza, e mettiamoci pure problemi di stimoli e di rendimento sessuale. Da un punto di vista psichico provoca stati di ansia, i famosi attacchi di panico, depressione, difficoltà di concentrazione, stati di confusione, irritabilità, nervosismo, senso di oppressione, visione pessimistica della vita. Lo stress ci porta anche a cambiare i nostri comportamenti comuni, provocando un aumento del consumo di alcolici e di sigarette, inducendoci a mangiare velocemente, a chiuderci in noi stessi, a perdere la gioia di vivere. Il quadro non è dei più entusiasmanti, specialmente se pensiamo all’effetto distruttivo che anni e anni di stress possono avere sul nostro fisico e sulla nostra psiche. E purtroppo venirne fuori è tutt’altro che semplice, anche perché l’assurdo tipo di vita a cui siamo costretti ogni giorno certamente non aiuta. Infatti, dato per assodato che lo stress non si può eliminare, ma che occorre imparare a conviverci perché non diventi cronico e quindi non ci faccia ammalare, ecco evidente l’importanza di intervenire non solo sui sintomi, ma soprattutto di andare a identificare le cause che stanno a monte. Per il mal di schiena sono molto efficaci, e piacevoli, i massaggi. Purtroppo l’effetto benefico delle mani del massaggiatore finisce già al primo semaforo quando si manda a quel paese quello della macchina davanti o si riceve una telefonata che ci fa aumentare la pressione. Occorre staccare il cellulare, chiudersi in una stanza con un po’ di buona musica lounge e pensare che purtroppo la vita di oggi, 15
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così lontana dai parametri per i quali l’uomo è stato programmato, ci pone davanti a una enorme quantità e varietà di situazioni stressanti che ci impediscono di arrivare alla fase di rilassamento. E parliamo dei problemi sul lavoro, dell’educazione dei figli, dell’ansia per la situazione finanziaria, dei ritmi di vita folli, delle difficoltà di una mamma che lavora. Pensiamo a quanto la vita è stata accelerata negli ultimi 50 anni. Tutto si vive a una velocità pazzesca, la tecnologia sempre più esasperata ci aiuta ad andare ancora più in fretta, oltre le nostre possibilità. Peccato che il nostro DNA sia rimasto a qualche milioncino di anni fa e che abbia uno sviluppo non lento, lentissimo. Una delle prime e clamorose conseguenze sono le costanti e sempre più gravi difficoltà dell’uomo ad adattarsi alle nuove situazioni di stress. Ci stressa volare e siamo massacrati dal jet-lag? È ovvio, non siamo degli uccelli, basta tenere i piedi sulla madre terra! Siamo stressati dal traffico e dalle rate della macchina? Solo 100 anni fa si andava a piedi o a cavallo; che cosa pretendiamo dal nostro cervello in così poco tempo? Il nostro computer ci ha cancellato in un nanosecondo 45 giorni di lavoro? Roba da buttarsi di sotto, ma solo 50 anni fa si scriveva tutto a mano. E potrei andare avanti con decine di esempi. Il problema è che stiamo male, sempre peggio, ma la sensazione dominante è che non facciamo niente, o poco, per tamponare il problema, e che, non soddisfatti, stiamo facendo di tutto per complicarci e rovinarci, ulteriormente e definitivamente, la vita! Abbiamo a disposizione ogni tipo di strumento per andare più forte, più in fretta, ma a discapito della sicurezza. Voi andreste in giro su una 500 con il motore di una Ferrari? Avete idea di che 16
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cosa vuol dire frenare su una 500 lanciata a 280 km all’ora? Neanche lo Schumacher dei tempi migliori potrebbe evitare il disastro! E visto che noi Schumacher non siamo, ma siamo degli onesti autisti della nostra esistenza, dobbiamo mettere la nostra macchina psicofisica in grado di reagire e superare i cambiamenti, permettendo al nostro corpo e alla nostra mente di aumentare in esperienza e quindi diventare più resistente e capace di gestire l’influenza dell’ambiente. Questo nella piena consapevolezza che lo stress possa essere indiscutibilmente nocivo per la salute, ma altrettanto indispensabile per la vita e il suo normale sviluppo. A questo proposito voglio citare una frase stupenda del già citato Dr. Seyle. Le sue parole sintetizzano in modo concreto e significativo quello che nel mio piccolo ho cercato di raccontare io: “La completa liberazione dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, non dobbiamo, e in realtà non possiamo, evitare lo stress, ma possiamo andargli incontro in modo efficace e trarne vantaggio imparando di più dai suoi meccanismi e adattando ad esso la nostra filosofia dell’esistenza”. Seyle diceva questo nel lontano 1955 quando pubblicò sulla prestigiosa rivista SCIENCE l’articolo dal titolo Stress and Disease. Che aggiungere? Ubi maior, minor cessat!
3. Neuroplasticità e Stress I racconti dei nostri amici, i giornali, le trasmissioni televisive trasudano di situazioni limite, spesso rocambolesche, che vengono ricondotte allo stress, quello cronico, naturalmente. Intere famiglie dimenticate in autogrill dal capofamiglia stressatissimo, aerei e treni presi in direzione opposta rispetto alla desti17
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