Periodico d’informazione sulla comunicazione e dintorni N. 11 - ANNO IV DICEMBRE 2015
in questo numero Nathalia Con o senza valigia: le 10 (+1) più belle città da visitare! I capolavori della Maison Fabergé: l’Uovo dell’Incoronazione “Rebel Heart Tour” di Madonna: La Regina è sempre lei Ti saluto, cinetosi! “Il risveglio della forza”, torna il mito di Star Wars Novak ‘Djoker’ Djokovic piglia tutto. È lui lo sportivo dell’anno Una storia normale
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Cronistoria del 2015
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Editoriale
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Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012 Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione Direttore Editoriale: Marco Iazzetta Grafica & Impaginazione: Diego Vecchione Hanno collaborato in questo numero: Michele Botti, Luciana Cameli, Riccardo Catapano, Silvia Iazzetta, Federica Milano, Elena Mittino, Loredana Romano, Stefano Rossi Rinaldi, Mariano Santoro Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445 Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro 50126 Firenze – 20, Via Cardinal Latino Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari. La pubblicazione delle immagini all’interno dei “Servizi Speciali” è consentita ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca.
assano gli anni ma le tradizioni restano, si rafforzano e si evolvono. La corsa ai regali, l’eterna querelle “albero o presepe?”, la meticolosa preparazione dei cenoni, lo stupore dei bambini e gli addobbi per le strade fanno da scenario ad uno dei periodi più attesi dell’anno, il Natale. Nel classico editoriale di fine anno del Magazine di Menthalia, però, non vorrei scendere nelle solite convenzioni sociali, augurando a Marco Iazzetta tutti i nostri affezionati lettori un sereno Natale ed un General Manager felice anno nuovo, nella speranza che tutto ciò che sia Menthalia andato storto in questi ultimi dodici mesi possa essere rimpiazzato da successi e soddisfazioni per il prossimo anno. Chiaramente auguro a tutti serene festività (mi son già smentito…ma l’augurio ci vuole!), questa volta però vorrei condividere con voi un paio di interessanti iniziative che alcune aziende hanno lanciato per incentivare i consumatori all’acquisto di regali “solidali”, e che mi hanno colpito in maniera particolare. «Il vero regalo è donare» è più precisamente il leitmotiv che ha caratterizzato tutto il periodo pre-natalizio al Fidenza Village, dove fino al 25 dicembre è stato possibile contribuire alla campagna “The Art of Gifting”, sviluppata in collaborazione con Oxfam Italia acquistando, ad un costo simbolico, la chiave di Oxfam: un oggetto-simbolo ideale per confezionare i regali di Natale o per addobbare l’albero. Il ricavato delle donazioni andrà a Oxfam Italia e, in particolare, ai suoi progetti di assistenza ai richiedenti asilo e alle centinaia di migliaia di persone che, in fuga da conflitti, fame e violenze, intraprendono viaggi disperati per cercare un futuro in Europa. I grandi brand non son rimasti certo a guardare, “inventandosi” altre bellissime iniziative come ad esempio quelle promosse dai colossi della gioielleria, da sempre tra i più ricercati per i regali di Natale. La più interessante è arrivata dal brand danese Trollbeads, dove la fondatrice Lise Aagaard, Ambasciatrice Internazionale per la Croce Rossa, ha dato vita al Bracciale Croce Rossa, un bracciale in pelle bianca con uno speciale beads in vetro rosso. Attraverso ogni acquisto, sarà così possibile regalare cibo a sufficienza per un mese a 5 bambini vittime di conflitto. Piccoli ma importanti gesti che troppo spesso, presi dagli impegni e dal benessere in cui viviamo, dimentichiamo o sottovalutiamo, ma che possono essere di vitale importanza per persone molto meno fortunate di noi. Noi di Menthalia, come ogni anno, faremo la nostra parte affinché il Natale possa essere Natale per tutti.
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Nathalia di Silvia Iazzetta
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ccolo: anche quest’anno è arrivato il Natale. Sempre uguale, ma sempre diverso per tutti noi, con il suo bagaglio di felicità e con quell’immancabile e indefinibile senso di malinconia che pervade il nostro spirito. Ma come festeggiano gli altri popoli il Natale? Divertiamoci a curiosare spiando cosa accade dal buco della serratura… In Danimarca, per esempio, non può mancare l’oca arrostita con cavoli e patate scure, cioè piccole patate caramellate, e il tipico dessert composto da riso alle mandorle: all’interno viene nascosta una mandorla intera e chi la trova (di solito la si fa trovare al bambino più piccolo) riceve un bel regalo. In Polonia, invece, si mangiano solo cibi magri come pesce e verdure. Qui, tra l’altro, l’albero di Natale si addobba il giorno della vigilia. In Gran Bretagna, la sera della vigilia i bambini appendono delle calze per Father Christmas e, per ringraziarlo dei regali, gli lasciano un bicchiere di latte e un dolce. Alla famosa renna Rudolph, fanno trovare una bella carota. In Spagna, invece, i regali si scambiano il 6 gennaio quando arrivano los Reyes cioè i Re Magi. Nella tradizione austriaca, Babbo Natale premia i bambini bravi, ma ci sono anche i raccapriccianti Krampus, uominicaproni scatenati e molto inquietanti che si aggirano per le strade alla ricerca dei bambini cattivi. Siete meravigliati da questa crudeltà? È comprensibile, ma non dimentichiamo che anche noi abbiamo da sempre “minacciato” i bambini con la Befana, dicendo loro che a quelli cattivi è riservato il carbone! In Francia, per finire, Babbo Natale (Père Noel) ha addirittura un confidente (Père Fouettard) che gli spiffera quali sono sta-
ti i bambini buoni e quali quelli cattivi. E a proposito di Babbo Natale, la sua leggenda nasce da una commistione di tradizioni: l›animo generoso lo ha ereditato da San Nicola, vescovo bizantino del IV secolo, ricordato per aver donato la dote a tre giovani donne, dando loro la possibilità di sposarsi e abbandonare la vita di strada. I Paesi nordici laicizzarono quest›uomo dal cuore d’oro e lo chiamarono Santa Claus: iniziò così ad essere ricordato in occasione della festa più importante di dicembre, il Natale; l›immagine moderna di Babbo Natale, invece, pare sia nata negli Stati Uniti. Il costume, infine, sembra sia anch’esso un’invenzione americana, a firma… Coca-Cola. Un’ultima curiosità: la leggenda del bue e dell’asino presso la culla di Gesù è nata da un banale errore di traduzione. Infatti, dal testo greco dei Settanta (la versione della Bibbia in lingua greca) “in mezzo a due età”, è stato tradotto in latino “in medio duorum animalium” per somiglianza tra il genitivo plurale di “età” (zoè) e il genitivo plurale di “animale” (zoon). Questo incredibile lapsus ci insegna, in definitiva, che il bue e l’asinello non sono mai esistiti! E terminiamo con un sorriso: Babbo Natale è decisamente il miglior ospite che si possa desiderare: viene a farci visita solo una volta l’anno…
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Con o senza valigia: le 10 (+1) più belle città di Elena Mittino
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e città più belle del mondo sono tutte dietro l’angolo. O quasi. O meglio, facilmente raggiungibili per noi italiani. Nella top ten che ha stilato Travel365 (sito a tutto tondo dedicato ai viaggi) ci sono ben tre città italiane e questa è già una buona notizia, ma curiosa ne appare un’altra: delle dieci totali ben sette sono in Europa, quindi, osservando il mondo intero, sì, sono dietro l’angolo. Delle tre rimanenti solo una ai piani alti. Ora, quanto sia opportuno scrivere di viaggi e vacanze in un periodo in cui i più sono impegnati nelle loro attività è discutibile; è anche vero che tenendo le stesse motivazioni, un viaggio anche solo mentale potrebbe essere un gradito ristoro. Per la “meno bella” i chilometri da macinare sono un po’: Travel365 piazza Sidney, la città simbolo australiana, con la sua Opera House e gli altri monumenti tanto belli di giorno, quanto di sera illuminati all’occorrenza, in decima posizione. Al nono posto c’è Praga, la capitale della Repubblica Ceca: il centro storico, patrimonio dell’Unesco, è un vero spettacolo e la sensazione di benessere e tranquillità che si respira in piazza dell’Orologio, nonostante la sua vasta estensione, è qualcosa da provare almeno una volta nella vita. All’ottavo posto una delle tante capitali culturali dello Stivale: Firenze, città in cui l’arte si respira a pieni polmoni, città in cui utilizzare l’aggettivo “bello” non è una banalità, perché è davvero tutto così: bello. Facendo per un momento un doppio salto, ragionamento simile vale per l’altra italiana, in sesta posizione, Venezia: culturale, forse più romantica rispetto alla Toscana, forse ancor più interessante nei quartieri meno centrali, meno affollati, ma ugualmente ricchi di
storia e di storie. Fra le due, in settima posizione, San Francisco, dalle molteplici interpretazioni: quella dei sognatori letterari che forse l’hanno già visitata con Kerouac, sulla strada, qualche tempo fa, quella di chi si emoziona per i suoi grattacieli, quella di chi rimane a bocca aperta davanti ai ponti, insomma anche questa una tappa da segnare nella propria carta geografica. Top five quasi tutta europea, una sola americana e probabilmente si può anche immaginare quale sia. Ma con ordine: Travel365 posiziona al quinto posto Barcellona, altra città simbolo, questa volta della Spagna; come tutti sanno particolarmente calda, aspetto da non sottovalutare se la si visita in piena estate, città che riesce ad alternare l’arte e la cultura, con monumenti di rilievo, alla vita mondana fra i locali tipici della Rambla per degustare i veri piatti locali. Città riferimento anche per visitare altre località della medesima Regione della Catalunya. Come quarta città assoluta, lei, quella che piace “quand’è sera; quando piove; quand’è er tramonto”, quella che “vedo la maestà der Colosseo… la santità der Cupolone”: Roma, decisamente. Storia, cultura, religione, svago, tutto racchiuso in quella che tutto il mondo conosce come la città eterna. Da italiani sembra il minimo dare almeno uno sguardo alla propria capitale! Inghilterra, Usa e Francia sul podio. Al terzo posto Londra, che non ha un angolo che non sia affollato, dove però l’ordine è tra le parole chiave, dove tutti visitano i posti più famosi, dove nei quartieri più caratteristici, come Notting Hill (aggiornare anche l’elenco film, nel caso fosse necessario, alle voci Roberts e Grant), sembra di indossare i panni londinesi. Seconda la città che per eccellenza è più sulla bocca di tut-
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da visitare! ti, la città che rappresenta per molti un sogno: New York, piena di turisti a non finire; sembra strano, fuggire dal caos quotidiano per immergersi in una realtà in cui il caos ha tutte le lettere maiuscole; eppure è così: chi percorre quelle strade, chi visita quei grattacieli, non può fare a meno di rimanerne estasiato ed è pronto ad affrontare la vita di tutti i giorni una volta ritornato in patria. Regina delle città, lei, quella di cui purtroppo oggi si parla troppo spesso per vicende quasi inconcepibili, ma che giorno dopo giorno sta manifestando quella forza che le appartiene: Parigi. Per il livello culturale ha poco da invidiare all’Italia, o meglio, si può parlare di parità, di bellezze entrambe di alto livello; Parigi è quella città che pur ospitando quotidianamente milioni di turisti, mantiene la sua identità, le sue abitudini, le sue usanze, con i cittadini legati alla loro terra sì da risultare addirittura poco ospitali, ma è una sensazione che scompare se dall’altra parte c’è volontà di conoscenza e comprensione. Ecco allora le dieci città, tutte con un qualcosa per cui merita farci almeno un salto. Ma, così come in tutti i migliori cd si aspetta qualche minuto per la ghost truck (in questo caso si accorciano un po’ i tempi…) è doverosa un’aggiunta. Una volta viste tutte e dieci le città o nei vari intervalli, qualche giorno lo merita Copenaghen, la capitale danese. Forse fra tutte è quella che meno pullula di grandi monumenti o rinomati musei, ma la pace e il senso di rispetto che vegliano fra le vie, anche le centrali e più caotiche, è indescrivibile. La cortesia, la pulizia, il clima freddo ma stemperato dal verde dei giardini, la bellezza del semplice passeggiare e sentirsi bene. Una tappa in Danimarca s’ha da fare.
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I capolavori della Maison Fabergé: l’Uovo dell’Incoronazione di Mariano Santoro
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urono 52 le ‘Uova Imperiali’ che il gioielliere russo Peter Carl Fabergé realizzò per gli Zar Alessandro III e Nicola II. Una tradizione avviata nel 1885 quando lo Zar Alessandro, in persona, commissionò al noto gioielliere russo la realizzazione di un dono speciale per la moglie, la zarina Maria, in vista del loro 20° anniversario di fidanzamento. La produzione di uova andò avanti fino al 1917, anno in cui la rivoluzione russa obbligò alla sospensione, e delle oltre 50 opere che la Maison Fabergé realizzò per la famiglia imperiale russa, il prodotto iconico dell’intera collezione è da molti identificato nell’Uovo dell’Incoronazione, oggetto del contendere nel noto film Ocean’s Twelve (2004) nonché nell’episodio Octopussy – Operazione piovra (1983) della saga di James Bond. Fabbricato a San Pietroburgo nel 1897 da Carl Fabergé, sotto la supervisione di Michael Perkhin e Henrik Wigström, l’uovo celebra l’incoronazione dello Zar Nicola e di sua moglie la Zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova, avvenuta il 14 maggio del 1896 nella Cattedrale della Dormizione di Mosca. L’esterno dell’uovo, che richiama i colori dei mantelli che lo zar e la zarina indossarono nel corso dell’incoronazione, con un motivo guilloché di raggi che si irradiano dal centro, è avvolto da un reticolo completamente in oro formato da fasce di foglie d’alloro con un’aquila bicipite imperiale presente ad ogni intersezione. Sulla cima dell’uovo è visibile, attraverso un grande diamante tagliato come una lastra sottile, il monogramma dell’imperatrice con la lettera “A” coronata e la “F” russa, disegnate rispettivamente con diamanti taglio rosetta e rubini cabochon. Come in tutte le uova Fabergé, la sorpresa posizionata all’interno rispecchia
il tema e la qualità costruttiva dell’uovo. L’interno dell’uovo dell’Incoronazione, rivestito di velluto, presenta una miniatura di circa 10cm della carrozza con cui la zarina Aleksandra si recò alla cerimonia, costruita a San Pietroburgo da Johann K. Buckendahl nel 1793. Sul tetto della carrozza, perfettamente articolata in tutte le sue componenti, campeggia una corona imperiale tempestata di diamanti e sei aquile bicipiti sul tetto. I finestrini sono in cristallo di rocca con le tende incise. È purtroppo andato perduto il pendente di smeraldo che era appeso all’interno della carrozza. L’uovo, confiscato dal governo provvisorio russo dopo la rivoluzione del 1917, fu venduto attorno al 1927 alla famiglia brittanica Snowman, proprietaria dello storico marchio Wartski, che lo detenne fino al 1979 quando fu venduto a Forbes per oltre 2 milioni di dollari. L’uovo, insieme ad altre otto uova imperiali realizzate da Carl Fabergé, ha fatto poi ritorno in Russia nel 2004 grazie all’investimento del magnate russo Viktor Vekselberg. L’uovo, spesso in esposizione temporanea presso vari musei di tutto il mondo, dal novembre 2013 è esposto presso il Museo Fabergé di San Pietroburgo. L’attuale valore dell’Uovo dell’Incoronazione è stimato a 24 milioni di dollari.
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“Rebel Heart Tour” di Madonna: La Regina Di Luciana Cameli
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adonna Louise Veronica Ciccone, 57 anni e non sentirli, continua ad essere la Regina del Pop senza alcun dubbio. Il suo “Rebel Heart Tour” in giro per America, Europa, Asia e Australia, è stato e sarà memorabile come sempre, come ogni lavoro della più grande interprete vivente della scena musicale pop. Madonna stupisce, cattura e incanta. L’artista più famosa al mondo e la più ammirata, imitata, amata e odiata, dopo 32 anni di carriera non vede ombra di crisi e continua agguerrita la sua strada verso il successo, come una ragazzina ancora in cerca di luce. Nel 1983 usciva il suo primo album omonimo e quest’anno è stato pubblicato il suo tredicesimo lavoro in studio: “Rebel Heart”. La pop star continua a esaltare con i suoi maestosi tour che niente e nessuno è riuscito a fermare, neanche dopo gli attentati dello scorso 13 novembre a Parigi. Lei è stata una dei pochi musicisti a non interrom-
pere i suoi concerti, sfidando terroristi e ideologie limitanti. Ancora una volta ha dimostrato di avere un pensiero deciso e superiore a molti altri. La verità è che per quanto la si possa criticare, quando è sul palco è in grado di spazzare via ogni dubbio, e perfino far dimenticare la sua età. La sua ricetta vincente non è solo una questione di trasgressione, il mostrarsi camaleontica o altro, ma piuttosto quella di continuare a essere istintiva e se stessa, senza timore, e la sua energia incanta ancora. Per avere il totale dominio di un impero come il suo e soprattutto costruirlo e mantenerlo ogni giorno, puoi chiamarti solo Madonna ed essere forse furba ma di certo anche molto intelligente. Il “Rebel Heart Tour” è quasi impossibile da attaccare, perché è uno spettacolo ricco di emozioni, devastante negli arrangiamenti di ogni canzone e fulminante nei messaggi che lancia ogni volta. Nulla è scontato, imprevisto, e tutto funziona
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è sempre lei come un’enorme macchina dei sensi. La star italo-americana che tutto il mondo ci invidia, nella sua vita ha avuto anche il tempo di mettere al mondo due figli, Lourdes e Rocco e adottarne altri due, David e Mercy. E lei non si nasconde neanche ai suoi figli, mostrandosi comunque una madre all’avanguardia ma anche severa. Madonna non è mai cambiata e rimane ancora oggi la ragazzina di “Like a virgin” che sognava di diventare la migliore e ora sembra intenta a toccare davvero il cielo con un dito. Ciò che caratterizza questo tour, come del resto tutti gli altri di Madonna, è l’estrema bravura dei ballerini, scelti con la solita maniacale meticolosità, che si muovono perfettamente vicino alla Regina e all’interno della scenografia monumentale fatta di installazioni ed effetti speciali. Quest’anno la star aveva lanciato tramite i suoi canali Social, il concorso “Show us your Basquiat”, dove tutti potevano inviare lavori artistici ispirati
alla cantante e i migliori sarebbero stati scelti come sfondo per il suo tour, proiettati sull’enorme schermo presente sul palco. Il “Rebel Heart Tour” è un ulteriore segno e conferma che la Regina del Pop è più grintosa che mai e che nessuna è ancora in grado di prendere il suo posto. Il 19, 21 e 22 Novembre il suo tour ha infiammato il Pala Alpitour di Torino ed è inutile e quasi scontato dire che ha travolto i fan italiani presenti. Nella realizzazione dello show, la cantante si è ispirata agli spettacoli del Cirque du Soleil e ai musical Grease e 300, e tra l’altro molti marchi di moda sono stati indossati durante la sua esibizione: da Prada a Gucci, passando per Moschino e tanti altri. Secondo la rivista Forbes il “Rebel Heart Tour” è stato il più costoso del 2015 e forse il più spettacolare. Madonna non è una donna che vuole fermarsi, che sa fermarsi o che può fermarsi, perché il suo amore per l’arte è un’essenza di vita che la rende giova-
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ne e ancora grande. Essere una Diva di questo calibro non considera limiti ma solo possibilità per osare ancora e di più. Ma cosa rende una donna così unica e speciale? Il carattere, così esuberante, determinato, ambizioso, sensibile, vero, perfezionista, attento, visionario. Potremmo continuare a elencare tanti altri aggettivi per descrivere Madonna, ma non saranno mai abbastanza. Nessuna star è riuscita a fare ciò che ha fatto Miss Ciccone, e il raggiungimento di un simile livello è figlio anche del coraggio e della capacità di esser riuscita a non cadere mai nella trappola delle negatività e della fama, non permettendo a niente e nessuno di rovinare la sua salute mentale e fisica come purtroppo è avvenuto ad altre, troppe star (citofonare alle signo-
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re Britney, Whitney, etc.). Avere tutto sotto controllo è il miglior ingrediente per restare in piedi a lungo, con lucidità. Quando esci da un suo concerto e ti rendi conto che hai quasi volato, capisci che forse lei è eterna e insostituibile. Come può una donna arrivata quasi ai sessanta anni avere ancora tutte queste idee e energie? Se si crede a un obiettivo con l’intenzione di farlo diventare parte totale della propria vita, allora è possibile che mente, anima e corpo non invecchino “mai”. La sicurezza rende una persona “immortale” e Madonna esprime al meglio questi filosofici pensieri. Madonna è tutto ciò che altrove non esiste, perché lei è la sola ad essere MADONNA. Foto di Marco Iazzetta
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Ti saluto, cinetosi! di Federica Milano
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ue elettrodi e un cellulare contro mal d’auto e mal di mare. Si annuncia come la soluzione definitiva, una vera rivoluzione per chiunque soffra in generale di mal di movimento, per lasciare solo un ricordo di vertigini, colorito verdognolo, nausea (quando non peggio!) e di quella disperata voglia di abbandonare la barca o scendere dall’autobus. Le cause della cinetosi sono ancora misconosciute; l’ipotesi più plausibile è che il cervello vada in tilt a seguito di una contrastante e contraddittoria interpretazione dei segnali inviati dalle orecchie e dagli occhi. A soffrire di “mal di movimento” tra la popolazione generale sarebbero tre persone su dieci; le percentuali aumentano però se ci si sottopone ad esperienze di movimento ‘estremo’, come un giro sulle montagne russe o trovarsi su un’imbarcazione con mare forza 9. L’ invenzione dei ricercatori dell’Imperial College of London, pubblicata lo scorso settembre su Neurology, promette a questa orda di persone sofferenti sollievo e risoluzione del problema: una leggera corrente elettrica, applicata al cuoio capelluto, frenerebbe l’esuberanza della regione cerebrale responsabile dei sintomi della cinetosi. Il dottor Qadeer Arshad, del Dipartimento di Medicina dell’Imperial College di Londra sostiene, infatti, che entro 5-10 anni le persone potranno procurarsi in farmacia un device anti-cinetosi, basato sulla loro invenzione. “Assomiglierà ad un TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator) - afferma Arshad l’apparecchio usato dai fisioterapisti per trattare il mal di schiena, e magari potrà essere integrato con il cellulare, che rilascerà la piccola quantità di elettricità necessaria, attraverso il jack degli auricola-
ri. Chi soffre di mal di mare, quindi, non dovrà far altro che attaccarsi un paio di minuscoli elettrodi sullo scalpo, prima di salire ad esempio a bordo di un traghetto, per prevenire così gli odiati sintomi”. I test sono stati effettuati su un gruppo di persone alle quali venivano applicati gli elettrodi per 10 minuti; fatti sedere poi su una poltrona motorizzata rotante, veniva mimato il movimento delle montagne russe o quello di un mare in tempesta. Grazie al pretrattamento ricevuto, i volontari non presentavano sintomi da cinetosi o recuperavano molto più rapidamente del normale. “Il problema con i farmaci anti-cinetosi (in compresse o gomme da masticare) - afferma Michael Gresty dell’Imperial College – è che danno sonnolenza. Va bene se devi affrontare un viaggio breve, o se sei un passeggero; ma se invece lavori su una nave da crociera e devi gestire il tuo mal di mare continuando a lavorare… Siamo dunque tutti molto eccitati per le grandi potenzialità di questo trattamento perché rappresenta un modo efficace per prevenire la cinetosi, apparentemente senza effetti collaterali. E i risultati che offre sono in linea con quelli ottenuti con i migliori farmaci anti-cinetosi”. “Altri studi – prosegue Arshad – hanno dimostrato che stimolare il cervello con questa modalità, può aumentare attenzione e concentrazione” e ciò suscita grande interesse nel mondo militare, ma anche fra studenti o altre categorie di persone. “Le correnti applicate sono di entità ridottissima e senza alcun tipo di effetto indesiderato visto l’utilizzo di breve durata”. I ricercatori sono ora alla ricerca di partner commerciali per sviluppare un device da immettere sul mercato. Fatevi avanti, dunque…potrebbe essere l’affare del secolo!
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“Il risveglio della forza”, torna il mito di Star Wars di Riccardo Catapano
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’attesa è finita, che siate seguaci dell’Impero o militanti dell’Alleanza Ribelle, che abbiate la vostra fede nella Forza o abbiate ceduto al Lato Oscuro, è giunto il momento del grande ritorno. Star Wars 7 “Il Risveglio della Forza” è sbarcato sugli schermi di tutto il mondo il 18 dicembre 2016, con una piccola soddisfazione per i fans italiani dove la pellicola sarà presentata ben 2 giorni prima del previsto. A 38 anni dal primo successo della trilogia originale prodotta da George Lucas (poi ampliata a 6 episodi con i 3 prequel girati tra il 1999 ed il 2005), torna nelle multisale di tutto il mondo una delle saghe che maggiormente ha influenzato lo sviluppo del cinema planetario. Il “Risveglio della Forza”, questo il titolo dell’episodio 7 della nuova trilogia, sarà cronologicamente collocato 30 anni dopo i fatti del “Ritorno dello Jedi” e, nonostante una storia e una trama originale, vedrà il ritorno di alcuni dei personaggi che hanno reso famosa la leggenda di “Guerre Stellari”: dal capitano del Millennium Falcon, Ian Solo (Harrison Ford), alla principessa Leila (Carrie Fisher) passando per il Luke Skywalker, Mark Hamill, fino a Chewbacca, R2-D2 e C-3PO. Non mancheranno, ovviamente, le new entry ed i volti nuovi: nella trama, volutamente nebulosa visti i pochi trailer ufficiali rilasciati, i protagonisti verranno affiancati nella battaglia da nuovi eroi, fra cui Poe Dameron (Osc a r Isaac), un abile pilota di caccia; ci sarà Finn
(interpretato da John Boyenga), un ex Stormtrooper del Primo Ordine, ora possessore della spada laser una volta appartenuta ad Anakin Skywalker prima e passata al figlio Luke, poi; spazio anche al lato femminile della storia con Rey, una cercatrice autosufficiente di rottami che si unirà a Finn per intraprendere l’avventura. Il tutto corredato da nuove potenti forze maligne, fra cui il Capitano Phasma del Primo Ordine e da Kylo Ren (Adam Driver), un temibile e misterioso signore del Lato Oscuro che brandisce una spada laser dalla lama rossa e dal design innovativo. Proprio il personaggio di Kylo Ren, con maschera annessa, è stato studiato come un chiaro riferimento al “cattivo” per eccellenza della saga, Darth Vader, come ulteriore volontà di non liberare del tutto la nuova trilogia dal suo passato luminoso. Le aspettative sono altissime soprattutto dopo la data (30 Ottobre 2012) che ha sancito il passaggio della LucasFilm alla Disney, dando il via alla nascita della terza trilogia: un immenso calderone di idee derivanti sempre dal fervido talento visionario di George Lucas (rimasto con il ruolo di supervisore creativo, e lasciando la regia a JJ Abrams) per deliziare i numerosissimi seguaci di questa immarcescibile saga intergalattica. Lo stesso George Lucas, scettico inizialmente sul nuovo progetto, è rimasto piacevolmente colpito dalla visione della “nuova creatura” prodotta da Kathleen Kennedy: “I fan lo ameranno. È assolutamente il film che cercavano”. Non resta che far partire il conto alla rovescia e prenotare i biglietti (già in esaurimento) del cinema più vicino: Star Wars è tornato, “che la Forza sia con voi…”.
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Novak ‘Djoker’ Djokovic piglia tutto. È lui lo di Michele Botti
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lasse 1987, nato a Belgrado, Serbia, Novak Djokovic è senza alcun’ombra di dubbio il personaggio sportivo di questo 2015. Va tuttavia premesso che per la nomina di sportivo dell’anno, da parte della nostra redazione, è stato in lizza fino all’ultima volée con l’uomo più veloce del mondo, il giamaicano Usain Bolt che, agli ultimi mondiali di Pechino, ha strabiliato tutti per l’ennesima volta, vincendo tutto quello che c’era da vincere pur partendo per la prima volta in carriera da sfavorito. Ma quello che ha fatto Novak, Nole per tutti gli appassionati, è semplicemente sbalorditivo. Partiamo dai numeri che sono fondamentali, anche se non spiegano tutto. Djokovic nel 2015 ha disputato 88 match ottenendo l’imbarazzante record di 82 partite vinte e solo 6 perse. Ha disputato 15 finali di tornei, 11 quelle vinte. Un dominio assoluto mai in discussione, dagli
Australian Open vinti a inizio stagione in finale con Murray, all’ultimo torneo dell’anno, il Master di Londra, dove si è imposto nella competizione riservata agli otto migliori giocatori del circuito, sull’eterno Roger Federer che, nel girone di qualificazione, aveva addirittura osato superare il fenomenale serbo. Vendetta prontamente servita in finale, l’elvetico liquidato 6-3, 6-4 ed ennesimo trofeo in bacheca per Djoker. Nella stagione di Nole, tra i tanti successi, resta però un grande rimpianto. Se infatti il serbo ha vinto senza alcuna discussione i già citati Australian Open, finale con Murray, Wimbledon, sul solito Federer, e gli Us Open ancora con Roger, resta forte la delusione per non aver completato il Grande Slam - termine utilizzato per indicare la vittoria di tutti e quattro i tornei dello Slam nella stessa stagione. È stata ancora una volta la terra rossa del Roland Garros di Parigi, a restargli
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sportivo dell’anno indigesta, per la terza volta negli ultimi quattro anni. Ma stavolta era diverso. Se nel 2012 e nel 2014 si è trovato di fronte quel muro vivente di Rafa Nadal, vincitore di nove delle ultime dieci edizioni del torneo, quest’anno è stato lo svizzero Stan Wawrinka a negargli la gioia, dopo aver superato ai quarti il già citato Rafa. Portato il primo set a casa, il crollo per il serbo è stato inspiegabile, con un Wawrinka che però non aveva mai mostrato una qualità del gioco tanto elevata in carriera. Niente Grande Slam per Djokovic, un trionfo che mai come stavolta era davvero vicino. Ma, mettiamola così, Nole ha un obiettivo importante per la prossima stagione. Dopo aver visto il presente, diamo uno sguardo al passato del campione. Nato nel 1987 come detto, Djokovic inizia a giocare già a quattro anni, seguito dalla stessa allenatrice che fu di due mostri sacri come Monica Seles e Goran Ivanisevic. Mostra il suo talento già da giovanissimo e, nel 1999, vista la triste situazione di una Jugoslavia distrutta dalla guerra, si trasferisce a Monaco di Baviera dove continua il percorso che lo porterà a diventare il top mondiale. Nel 2003 diventa professionista e nel 2006 conquista il primo storico titolo Atp sulla terra di Anersfoort. Il 2007 è un anno importante perché arriva la prima finale Slam agli US Open, l’ingresso (ancora senza uscita) nella Top10. Il 2008 è l’anno del primo Slam e da lì sarà storia. Ben 10 gli Slam vinti, 8 le finali perse, 59 Titoli Atp conquistati, numeri da capogiro soprattutto se si considera un altro fondamentale dato: probabilmente stiamo vivendo, tennisticamente parlando, una delle età più floride di tutti i tempi. Basti pensare che un giocatore come David Ferrer, vera macchina da gioco, un muro
senza eguali, è considerato il primo dei normali. In questo momento sui campi da gioco ci sono 4 alieni. Ovviamente parliamo di Djokovic, di Federer, di Rafa Nadal e di Mr.Davis Andy Murray. Oltre a loro ci sono due quasi-alieni, come il già citato Wawrinka e Nishikori, oltre a una serie di superatleti e bombardieri del servizio. Una concorrenza spietata, da brividi. Eppure Nole quest’anno è stato praticamente imbattibile, con un livello di concentrazione impeccabile, capace di cambiare ritmo alla partita in un attimo, costringendo i suoi avversari ad allargare spesso le braccia quando il fenomeno serbo coglie l’ennesima riga o piazza una risposta in controtempo ai limiti del fisicamente possibile. E ora, dopo questa stagione in cui ha lasciato le briciole ai suoi sfortunati colleghi, che 2016 ci aspetterà? È eloquente l’affermazione di Phil-Gritsh, il preparatore fisico di Nole Djokovic: “Nole ha fissato degli standard altissimi, difficilissimi da ripetere, ci attende un lavoro durissimo”. Siamo pronti però a scommettere che Nole vorrà inseguire il suo sogno del Grande Slam e, perché no, centrare anche l’evento del 2016, quelle Olimpiadi di Rio che vedranno al via tutti i più grandi. Concludiamo con una piccola curiosità, per la serie “non è vero ma…”, in tanti dicono che la svolta della carriera di Nole sia arrivata nel 2010 quando, dopo un match con Tsonga in cui accusa dolori di stomaco, si scopre intollerante al glutine. Da quel momento, cambio di alimentazione totale e, come scritto nella sua autobiografia “Il Punto vincente”, maggior beneficio fisico e mentale. Probabilmente da lì, Nole Djokovic ha gettato i presupposti per diventare la leggenda del tennis.
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Una storia normale di Loredana Romano
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arliamo di alchimia. Non nel significato di “manipolazione e trasformazione dei metalli, da cui ebbe sviluppo la chimica”. Piuttosto nell’accezione di “accostamento insolito di elementi, che porta a un risultato molto particolare, anche con riferimento a sentimenti, affinità”. Definizioni a parte, vogliamo parlare dell’alchimia che spinge due perfetti sconosciuti ad
intraprendere un percorso che in pochissimi mesi li porterà ad essere l’uno il prolungamento fisico dell’altra. Francesco Sena e Marta Osti, 26 e 29 anni, lui napoletano, lei milanese e due sole cose in comune: la passione per le profondità - quelle marine lui, lei quelle della mente – e l’amore per il Salento. Per tutto il resto, agli antipodi. Un apneista e una psicologa; fisico scolpito dall’attività sportiva lui, lei esile femminilità su carrozzina: l’amiotrofia spinale la immobilizza completamente sin dai primissimi anni di vita. Si conoscono in vacanza, in Salento, dove lui è istruttore e dove lei torna già da anni, e fanno amicizia. Un’amicizia prodotta dall’alchimia (eccola!) dell’amore per la vita e per la libertà misto alla caparbietà e alla passione, che nasce nell’acqua, dove l’estate scorsa Francesco insegna a Marta ad immergersi in apnea; prima in piscina, dove imparano a fidarsi e ad affidarsi l’una all’altro, poi nelle profondità azzurre del mare salentino. Lei impara da lui un nuovo luogo dove riconoscere, accettare e superare la propria condizione di disabilità; lui nel suo elemento
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naturale scopre con lei, quasi diventando una sua appendice, quanto sia più semplice, nella ricerca della libertà, allontanare i pregiudizi della mente senza allontanarsi dalle persone, con la meraviglia che accade mettendo le tue abilità a disposizione di chi non può vivere senza dipendere da qualcun altro. Fra loro c’è empatia, energia positiva, entusiasmo e voglia di condividerlo con il mondo. Su Twitter danno il via ad un hashtag, #ancheioposso, che diventa un progetto, un incoraggiamento potente e una sfida, e la loro amicizia si consolida ad ogni immersione. L’amore per la vita toglie loro ogni paura anche se, come dice Marta, nulla è facile, ma il coraggio rende liberi più di ogni altra cosa. Prima che l’estate finisca, la sfida cambia livello e i due decidono di affrontare insieme il Cammino di Santiago di Compostela. Pazzi, li hanno definiti. Ma nulla ha potuto fermarli: in quattordici giorni hanno percorso 320 km di strada, lui a piedi e lei in carrozzina. Insieme. Loro due soli, da Léon a Santiago. Con pioggia e freddo, sole e vento. Dormendo in ostelli e fermandosi allo stremo, ripensa-
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menti zero. Lei che dava forza a lui, lui che la sosteneva in qualsiasi necessità fisica. Il sorriso di Marta potrebbe spostare montagne e fermare il tempo, dice Francesco. Non ha sovrastrutture, dice di lui Marta, per questo l’imbarazzo dei primi giorni si è dissolto nel nulla. “E’ stata l’amicizia con Marta a farmi sentire capace di ciò che ho fatto. Da lei ti arrivano scariche di energia che ti fanno sentire la responsabilità di dare il massimo” aggiunge lui. Solidarietà? Forse. Dovremmo dare a questo termine l’interpretazione corretta, con le parole del papà di Francesco: “La solidarietà non è una parola astratta, è una possibilità concreta per rendersi migliori. Non è pietismo, non è filantropia. è condivisione.” Forse possiamo aggiungere un altro significato alla parola alchimia. E a chi gli chiede cosa pensa della grandezza di ciò che insieme sono stati capaci di realizzare, Francesco dichiara “La nostra è una storia semplice: più semplice della religione, della filosofia o di qualsiasi concetto di “amore”, “libertà” o “coraggio”. è una storia normale, è questo il bello!”
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Cronistoria del 2015 di Stefano Rossi Rinaldi
“Il
2015 sarà l’anno internazionale della luce”. Così aveva proclamato l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, scegliendo la luce come simbolo non soltanto di vita, ma anche di civiltà e spiritualità. Giunti ora al crepuscolo dell’anno solare, queste parole riecheggiano nell’aria assumendo un tono amaro, beffardo e paradossale. Vita-civiltà-spiritualità: tre valori fondamentali, pilastri di un’esistenza comune che, ora più che mai, paiono svuotati e privi della loro forza intrinseca. Sì, perché riassumendo i fatti più significativi e simbolici dell’anno che ci apprestiamo a salutare, ci accorgiamo come le atrocità l’abbiano straziato in tutto il suo trascorrere. Uno sviluppo dis-umano del genere umano. La cronistoria del 2015 è un susseguirsi di emozioni dal sapore contrastante, ma anche le azioni più vili non vanno lasciate nel dimenticatoio. L’alba dai colori nostalgici non era di certo un buon presagio ed eclissava un tratto indelebile di storia: il 4 gennaio ci lasciava, ancora giovane, uno dei più grandi cantautori del panorama musicale italiano, Pino Daniele. Un coro di commozione e vividi ricordi, evocati dalle sue poesie in musica, parte dalla sua Napoli per abbracciare l’Italia intera. Tre giorni dopo, il primo (di una lunga serie) attacco terroristico, con bersaglio la sede del periodico francese Charlie Hebdo, cuore pulsante della libertà di stampa satirica e irriverente, e perciò invisa ad Al-Qaeda, in cui persero la vita 12 persone. Gennaio è stato anche un momento strategico per il cambiamento dei vertici europei, dal cambio della presidenza della Repubblica Italiana, con Sergio Mattarella successore di Giorgio Napolitano, all’elezione a furor di popolo di Alexis Tsipras, nuovo primo mini-
stro greco. Nel Belpaese è tempo di una furente polemica, a causa del presunto ingente riscatto pagato dallo Stato per la liberazione di due giovani ragazze, Greta e Vanessa, tenute prigioniere per sei mesi in Siria, dove si erano recate per volontariato non autorizzato. Il primo mese dell’anno, si chiude con la messa più seguita della storia, che Papa Francesco tiene a Manila dinanzi a 7 milioni di fedeli. Tra febbraio e marzo vanno ricordati due avvenimenti che marchieranno a fuoco la storia moderna: il 12 febbraio, la firma per la tregua di pace in una Ucraina dilaniata dallo scontro tra le truppe interne e quelle russe, poi il 18 marzo un altro attentato terroristico rivendicato dall’Isis al Museo Nazionale del Bardo a Tunisi, con la morte di 24 persone tra cui 4 nostri connazionali. Altro episodio assurdo qualche giorno dopo, quando un aereo della Germanwings precipita il 24 marzo nel tragitto da Barcellona a Düsseldorf, ad opera volontaria, si scoprirà, del copilota tedesco Andreas Lubitz: uno scriteriato suicidio promosso ad omicidio di massa per aver trascinato con sé le 150 persone a bordo. Aprile è contrassegnato dal sangue. Il giorno 2 in Kenya, un gruppo fondamentalista somalo attacca un campus di studenti, provocando una carneficina di 147 persone. Il 18 in una grave sciagura in mare, circa 800 migranti perdono la vita nel Canale di Sicilia. Per concludere con un violento terremoto in Nepal, che causa gravissimi danni al territorio e più di 8 mila morti. Dopo l’ecatombe di attentati e stragi, i mesi estivi ci regalano finalmente attimi di serenità e spensieratezza. Il primo maggio è una data cruciale, con l’Expo di Milano ad aprire i battenti. Il bilan-
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cio finale parla di un afflusso record di 21 milioni e mezzo di visitatori in sei mesi, portando la città meneghina, e l’Italia, al centro dell’attenzione mondiale. Il 23 una grande lezione di civiltà (ricordate i valori iniziali?) giunge dall’Irlanda, paese in cui fino a 20 anni fa l’omosessualità veniva considerata un reato. Tramite un referendum popolare, infatti, viene dato il via libera alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Dopo ben 200 giorni, Samantha Cristoforetti l’11 giugno rimette piede sulla Terra, diventando l’astronauta europeo che ha trascorso più tempo nello spazio in un singolo volo. La delicata situazione della Grecia tiene sempre banco in Europa: nel referendum del 5 luglio, vince il ‹no’ alla politica di austerity imposta dall’UE, Tsipras sarà però costretto successivamente a dimettersi dal suo incarico, per poi ripresentarsi alle elezioni, vincendole nuovamente il 20 settembre. Riavvolgiamo di poco il nastro tornando a fine luglio, quando viene ufficializzata la scoperta del pianeta Kepler 452-b, il “cugino della Terra”. E’ difatti l’esopianeta più simile al nostro mai scoperto finora, che orbita attorno a una stella analoga al Sole. Il 9 settembre è il Queen’s day”, in cui la Regina Elisabetta diviene la sovrana inglese rimasta al potere più a lungo nella storia del Regno Unito. Il 12 settembre è invece il trionfo delle nostre regine, quelle del tennis: Flavia Pennetta e Roberta Vinci, nel palcoscenico di Wimbledon, si sfidano nella finalissima, portando un pezzo di Puglia nel regno del tennis. A vincere sul campo è Flavia, ma a trionfare è tutta l’Italia. L’ultimo giorno di ottobre porta con sé un nuovo capitolo di attentati e vittime, 224, a causa della caduta di un Airbus russo sul Sinai, disintegrato da un ordigno esploso a bordo.
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Arriviamo alla storia recente, e al mese di Novembre. Valentino Rossi perde il mondiale di Moto GP per via dell’alleanza spagnola Marquez-Lorenzo, negata tra le parti ma lampante per tutti gli appassionati, italiani e non. Ma l’episodio clou di questo brutto anno è l’attentato del 13 novembre, firmato dall’Isis a Parigi. Verrà ricordata come una delle notti più buie e impotenti della storia contemporanea, scossa dai colpi di fucile e dai boati delle bombe. In totale saranno 137 i morti, tra cui la nostra connazionale Valeria Solesin. L’attenzione per gli ultimi giorni del 2015 è catalizzata dal grande evento indetto dal Papa: il Giubileo straordinario della Misericordia, iniziato l’8 Dicembre, si concluderà il 20 novembre 2016. Con l’augurio che il 2016 possa davvero essere l’anno della luce, ma come la intendiamo noi.
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