Menthalia Magazine - Aprile 2015

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Periodico d’informazione sulla comunicazione e dintorni N. 4 - ANNO IV APRILE 2015

in questo numero Cosa si nasconde dietro un brand di successo? Lavoro & Tech: le nuove figure professionali BlaBlaCar: un caso di successo Selfie-mania & face recognition: cosa nascondono gli autoscatti? Novità dal mondo social: Instagram e WhatsApp si evolvono Moda e Social: di che colore è? The Sync Project: la musica come medicina Philographics? Scopriamo cos’è! LogArt: più che una corrente artistica, una sfida Nneka: la voce della speranza Curiosità: la Pasqua nel mondo Da dove salta fuori il pesce d’Aprile? Living Purple: Why not?


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numero 4 - aprile 2015

Editoriale Parole d’ordine: riflessione e curiosità

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Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012 Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà Art Director: Marco Iazzetta Grafica & Impaginazione: Diego Vecchione Hanno collaborato in questo numero: Stefania Buonavolontà, Francesca Casadei, Maria Grazia Cassese, Flavia Cimmino, Alessandra De Lella, Silvia D’Altilia, Marco Iazzetta, Andrea Ponsiglione, Davide Pistorio, Antonella Salottolo, Elena Serra, Alice Setafina, Diego Vecchione. Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445 Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro 50126 Firenze – 20, Via Cardinal Latino Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari. La pubblicazione delle immagini all’interno dei “Servizi Speciali” è consentita ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca.

Il numero di aprile del Magazine di Menthalia è dedicato alla riflessione e alle curiosità. Avete letto, ad esempio, degli alberi che diventano distributori di libri gratuiti a Berlino? L’idea è quella di far invadere le strade della capitale tedesca da una “Foresta di Libri”. Alcuni, anzi molti alberi, sono stati trasformati in librerie Marco Iazzetta pubbliche per promuovere la lettura. General Manager Il progetto, intitolato Book Forest, è stato ideato da BauFaMenthalia chFrau e fa parte del programma Book Crossing Club che realizza librerie gratuite in tutto il mondo. A Berlino l'iniziativa della condivisione e diffusione dello scambio dei libri ha preso questa piega insolitamente creativa: i tronchi degli alberi abbattuti sono stati trasformati in teche dove qualunque passante può depositare o prendere un libro. E avete sentito di quell’artista argentino che ha modificato un vecchio tank trasformandolo in una “biblioteca mobile” per combattere l'ignoranza e diffondere la conoscenza? Raul Lemesoff gira l’Argentina distribuendo libri in tutti i centri urbani e le comunità rurali. Ma addentriamoci tra le pagine del Magazine… Si comincia con un approfondimento sul tema della comunicazione, o meglio, su cosa si nasconde dietro i brand di successo. Abbiamo, infatti, ricercato le origini di alcuni loghi che hanno fatto la storia della pubblicità: come sono nati, chi li ha inventati, cosa richiamano. Abbiamo toccato poi tasti dolenti come il lavoro, affrontando il forte legame che quest’ultimo ha oggigiorno con la tecnologia. Ci siamo chiesti, infatti, quali sono le professioni più richieste nel 2015. Abbiamo dedicato ampio spazio alla comunicazione perché crediamo fermamente che conoscere le best practice del settore possa dare un forte impulso e un’ispirazione creativa, sia agli addetti ai lavori, che ai più curiosi. In questo numero, per questo motivo, si parla di Bla Bla Car, azienda affermatissima nata pochissimi anni fa. Vi è un interessante articolo sui selfie, o meglio su quanto nascondono e su delicati temi come la face recognition. Le novità nel campo del mobile però non si fermano ai selfie, infatti, come è nostra abitudine, ci siamo guardati intorno per scovare le novità dei social network. Noi di Menthalia, infatti, siamo sempre attenti a cogliere le news che riguardano il mondo delle app e dei social media. Questa volta è il turno di Instagram e WhatsApp: le nuove funzionalità sono delle vere e proprie rivoluzioni. Naturalmente in questo numero c’è molto di più! Buona lettura!


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Cosa si nasconde dietro un brand di successo? di Andrea Ponsiglione, Events Manager

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gni logo non è soltanto un disegno, un’immagine, ma rappresenta il cuore di un’azienda. In esso sono racchiuse tutte le sue caratteristiche. Spesso i brand sono frutto di attente e studiate analisi, ma altre volte nascono da lampi di genio o fortunate coincidenze. Di seguito vi riportiamo, in breve, la storia di alcuni loghi di successo nati, talvolta, per caso. Nike Il famoso baff o (Swoosh) altro non è che la stilizzazione delle ali della Nike di Samotracia, dea della vittoria. Inventato da Carolyn Davidson nel 1971, che al tempo era una studentessa di grafica alla Portland State University, che disegnò per due dollari l’ora una serie di proposte per Phil Knight, un insegnante che stava progettando la fondazione della Blue Ribbon Sports (BRS), la futura Nike. Tra le varie proposte venne accettata questa strana stilizzazione con il commento: “Non lo amo, ma crescerà con me”. Undici anni dopo Knight regalò a Carolyn un anello d’oro con lo «Swoosh» e delle azioni della società per ringraziarla. Adidas Il logo della Adidas di oggi nasce dall’evoluzione di un’idea del fondatore Adi Dassler. Nel 1972 l’Adidas adottò il logo “trifoglio”. Solo nel 1996, rimanendo sempre semplice e chiaro, il design del logo si evolse in quello a “tre bande”. Oggi il logo Adidas è composto da tre strisce parallele che simboleggiano una montagna e gli obiettivi e le sfide che ci attendono nella vita. Air Jordan Il logo Jumpman, invece, è nato per caso: Peter Moore stava pensando come allontanare Michael Jordan dalla Nike e, dopo

aver visto una sua fotografia scattata per un servizio fotografico di LIFE Magazine per le Olimpiadi del 1984, cominciò a fare degli schizzi. Nacque, così, il famoso logo, il resto è storia. Le Coq Sportif “Il gallo sportivo” è un marchio francese che, dal 1948 ad oggi, ha subito diverse mutazioni. La costante, però, è sempre stata la riproduzione più o meno stilizzata di uno dei simboli della Francia, il “gallo gallico”, icona storica nata durante la Rivoluzione Francese. Il “gallo Chanteclair” utilizzato oggi è stato disegnato da Ron Arad ed evoca i concetti di dinamismo e di stile. Lacoste Il famoso coccodrillo nasce per una scommessa. Pierre Gillou, durante la semifinale della Coppa Davis del 1927, promise a René Lacoste di regalargli una borsa di pelle di coccodrillo se avesse vinto un match singolo. Dal momento in cui Lacoste vinse la partita ritenne che il coccodrillo fosse il suo portafortuna e cominciò a portarlo stilizzato sulla sua divisa. Lo fece ricamare, infatti, sui blazer bianchi da tennis e sulle magliette. In seguito continuò ad utilizzarlo per le sue linee di abbigliamento.

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Lavoro & Tech: le nuove figure professionali di Alice Setafina, Writer

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igital strategist, community manager, interaction designer, project manager, editor e account manager: i lavori di oggi parlano inglese e sono tech. Come si sta evolvendo il mercato del lavoro? Il lavoro di oggi e di domani è strettamente connesso ai linguaggi dettati dalla sfera “digitale”. Sono diventate fondamentali le competenze trasversali. Il mercato è in costante cambiamento ed è sempre più legato alle innovazioni tecnologiche. L’attenzione verso le professioni del mobile è enorme. Sempre più aziende ricercano sviluppatori iOS e Android, UI/Ux designer (junior e senior). Il suggerimento per chi vuole entrare oggi nel mercato del lavoro è essere sempre curiosi e informati su tutto quello che accade nel mondo social e delle tecnologie, a prescindere dalle competenze di partenza. Nell’ultimo anno, infatti, il mondo del lavoro ha visto un lento ma continuo evolversi verso professionalità nuove. In termini pratici questo si traduce nella necessità di avere una gran confidenza con gli strumenti quotidiani utilizzati al lavoro e in quella di essere presenti con un proprio profilo sulle piattaforme più importanti, comprendendo i meccanismi che contraddistinguono le piattaforme social e tenendosi aggiornati sulle evoluzioni del settore. Queste semplici regole sono diventate fondamentali oggi che il lavoro è diventato più che mai flessibile. Ma quali sono le professioni più richieste nel 2015? In Italia al primo posto vi sono le professioni legate al mondo digitale; sono richiesti poi esperti di marketing e comunicazione, di biotech e di ingegneria.

Sono queste le figure più ricercate in rete dalle aziende italiane ed europee secondo i dati di Face4Job, il motore italiano che mappa tutte le offerte di lavoro online presenti nei siti delle aziende. Quasi il 19% delle posizioni aperte sul totale della domanda interna, infatti, riguardano il settore Technology/IT. A seguire i settori in cui vi è maggiore richiesta sono: turismo e ristorazione (intorno al 15%), commercio (10% del totale della domanda) e retail con il 7,29%. In cima alle richieste nel settore It troviamo sviluppatori, software engineer, It e data architect e sistemisti. In questo ambito molti sono gli annunci anche per le figure legate al web, dall’analista, ai content editor, fino all’ecommerce manager. A livello globale le professioni più ricercate sono quelle legate all’accoglienza, all’hospitality e alla ristorazione, che corrispondono a più della metà del totale. Al secondo e al terzo posto della richiesta mondiale si trovano il settore Technology/ IT (10,36%) e l’Engineering & Manufacturing (8,50%). Una delle professioni del futuro, e in particolare del 2015, è quella legata al mercato dei Big Data, che in Italia, sin dal 2014, si conferma in forte espansione con un trend di crescita del +25%. A fianco delle competenze tecniche aggiornate, vi è da dire che, per le aziende che assumono, sono sempre più rilevanti le soft skills, quali l’adattabilità, la produttività, l’affidabilità e lo spirito imprenditoriale. Il mercato del lavoro, tra le continue innovazioni tecnologiche, evoluzioni della società e cambiamenti normativi, sta diventando un ambito da tenere sotto osservazione in cui le novità sono all’ordine del giorno.


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BlaBlaCar: un caso di successo di Davide Pistorio, Writer

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laBlaCar è il servizio di ride sharing, e sottolineamo ride sharing e non car sharing o car pooling, più popolare del momento. Il sito nasce nel 2010 con il nome Postoinauto.it dall’idea di un gruppo di studenti che avevano pensato di “modernizzare” il concetto di autostop e nel 2012 cambia nome in blablacar.it. Il nuovo nome sintetizza lo scopo dei suoi creatori: far condividere il viaggio, ovvero far socializzare, risparmiando e tutelando l’ambiente. Il conducente dell’auto offre un passaggio, specificando data, luogo e orario di partenza, tragitto, numero di posti in auto e costo del viaggio e, composto il gruppo, si parte. Perché è un caso di successo? BlaBlaCar è una piattaforma attiva in 14 Paesi • con oltre 10 milioni di utenti • con più di 2 milioni di viaggi disponibili • con oltre 3 miliardi di km condivisi • con più di 216 milioni di euro risparmiati dai conducenti (fino ad oggi) • con un’app che ha totalizzato 5 milioni di download • il cui servizio registra una media di oltre 2 milioni di passeggeri ogni mese • che si rivolge ad un target di utilizzatori molto ampio, ovvero si tratta di un servizio massificato. Ma qual è il vero punto di forza? Molti scelgono questo tipo di servizio perché i costi di mantenimento dell’auto sono alti, le assicurazioni sono salatissime, il prezzo della benzina continua a lievitare, sempre più persone si stanno sensibilizzando e stanno diventando green? Anche… La verità è che chi sceglie di viaggiare con Blablacar ha riscoperto il valore della chiacchiera.

Le persone lo scelgono non solo perché c’è un indubbio risparmio rispetto alle altre alternative di trasporto, ma perché l’esperienza sociale, il viaggiare in compagnia, la riscoperta del fare amicizia suscitano curiosità. Il viaggio diventa, infatti, un’occasione per fare conoscenza con altre persone che hanno esperienze di vita molto diverse tra di loro. Così come è strutturata, la community infonde sicurezza rispetto al tradizionale autostop. Ad ogni utente registrato, infatti, viene associato un punteggio di feedback. Prima di scegliere lo sconosciuto che ci porterà a destinazione, si può beneficiare dell’esperienza altrui. Possiamo, quindi, ammorbidire il vecchio detto delle mamme: “Non accettare mai passaggi dagli sconosciuti!” BlaBlaCar permette, infatti, di avere diverse informazioni sui compagni di viaggio: si possono scegliere viaggi tutti al femminile e perfino il “livello di chiacchiera”, si va dall’utente silenzioso “Bla”, a quello disposto a una chiacchierata normale “BlaBla”, per arrivare al più temuto di tutti, l’utente “BlaBlaBla”. La tariffa media calcolata da BlaBlaCar è di circa 5 euro ogni 100 km. Un’esperienza di viaggio sostenibile da provare.

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Selfie-mania & face recognition: cosa nascondono gli autoscatti? di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communications

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enza che quasi ce ne accorgessimo, i selfie sono diventati parte integrante della nostra vita. La possibilità di avere sempre a disposizione fotocamere digitali, con cui è possibile con pochi e semplici click scattare foto e condividerle con la rete, ha silenziosamente cambiato le abitudini di tutti noi. Senza esagerare possiamo affermare, infatti, che un selfie ogni tanto lo scattiamo tutti. Vere e proprie vittime della selfie-mania ve ne sono più di quante pensiamo. Dato su cui in tanti riflettono è il fatto che la moda degli autoscatti con il cellulare ci ha inconsapevolmente trasformato in ambasciatori digitali dei brand. I selfie, infatti, rappresentano una fonte inesauribile di preziosissime informazioni per gli addetti ai lavori del marketing. Non è affatto un caso che i big di Internet e del web come Facebook, Google, Yahoo, Pinterest e Twitter stanno investendo in software di face recognition! Un esempio tra tutti il sistema informatico che permette a Facebook di riconoscere i volti all›interno di una foto e ci suggerisce di aggiungere dei tag. Il face recognition permette di ricavare dalle foto e dai selfie presenti sulle reti sociali dati che possono poi essere utilizzati dalle agenzie pubblicitarie o dai cervelloni del marketing per capire le nuove abitudini di consumo dei clienti. I selfie, però, non interessano solo agli esperti di marketing, perché stanno modificando i meccanismi comunicativi dell’uomo e rappresentano un cambiamento considerevole della società. Gaia Rubera, docente del Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi di Milano, infatti, ha pubblicato sulle pagi-

ne della rivista universitaria “Via Sarfatti 25” i risultati di una ricerca condotta per diversi mesi che riguardava appunto quest’ambito. La professoressa nel suo studio ha analizzato l›impatto che i selfie hanno avuto sul mondo della pubblicità online e sul modo in cui le aziende concepiscono i propri prodotti. I vantaggi per le aziende individuati da quest›analisi sono davvero molti e i principali sono: • la chiara individuazione dei gusti i selfie aiutano le società di marketing a scoprire quali sono le abitudini e i gusti degli internauti. Grazie ai selfie è molto più facile per le aziende categorizzare i consumatori; • è più facile spiare la concorrenza l›analisi dei selfie permette di tenere sotto controllo l›andamento dei concorrenti di mercato e comprendere quali siano i loro punti di forza e di debolezza; • è possibile scovare gli evangelizzatori gli autoscatti condivisi sul web permettono alle aziende di individuare facilmente gli “evangelizzatori”: consumatori così affezionati al brand o al prodotto al punto da esser pronti a promuoverla a tutti i costi all›interno della cerchia delle proprie amicizie virtuali. Occhio agli scatti!

Per lo studio sui selfie dell’Università Bocconi: http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=14793


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Novità dal mondo social: Instagram e WhatsApp si evolvono di Antonella Salottolo, Web & Social Developer

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nstagram, network basato su immagini e video, lancia Carousel Ads, introducendo così due importantissime novità nell’Instagram Marketing. La prima è la possibilità di caricare più immagini nella stessa inserzione, visibili facendo scorrere la schermata lateralmente. La seconda, invece, è la possibilità di inserire dei collegamenti ad altre pagine web. Cosa porteranno di nuovo queste due funzionalità? Sbarcheranno su Instagram gli storytelling e i link! Finora, infatti, non era consentito inserire una call to action che permettesse di approdare su una landing page esterna! A breve, invece, gli utenti potranno con un click lasciare il social network per navigare sui siti delle aziende! In pratica Instagram si apre anche al mondo dell’e-commerce, infatti, potendo inserire più immagini e, quindi, una vera e propria gallery, si potranno proporre prodotti e pubblicare delle vere e proprie “pagine vetrina” e allo storytelling, ovvero alla possibilità per le aziende di raccontarsi con infografiche e slider. Per chi si occupa del monitoraggio delle attività sui social, inoltre, si dice che verrà messa a disposizione un piattaforma per l’analisi dei risultati. Il pacchetto di strumenti per il business, che stando all’annuncio ufficiale dovrebbe essere disponibile per tutti gli inserzionisti nei prossimi mesi, sarà composto da:

ü Account Insights

per monitorare l’evoluzione della brand awareness sulla piattaforma grazie a impression, reach ed engagement;

ü Ad Insights

che mostra il rendimento delle campagne (impressions, reach e frequency) per ogni annuncio;

ü Ad staging

per gestire gli annunci pubblicitari, visua-

lizzandone le anteprime, salvando bozze e collaborando con i team creativi. E WhatsApp? La famosa app che ha letteralmente cambiato il nostro modo di comunicare permettendoci di chattare con i nostri contatti telefonici in maniera gratuita con l’utilizzo di una quantità di traffico dati irrisoria, si espande. L’app di messaggistica istantanea che vanta 600 milioni di utenti e che ha fatto la sua fortuna con i messaggi gratuiti tra smartphone, lascia il mondo dei cellulari e approda anche sul web. Svariate app hanno imitato (e migliorato) le caratteristiche di WhatsApp ma, come spesso accade nel marketing, il primo amore non si dimentica mai e gli utenti hanno continuato ad usare WhatsApp. Molte sono state le novità che nel tempo hanno fatto discutere coloro che utilizzano questa applicazione: l’introduzione dell’abbonamento, l’acquisto record da parte di Zuckerberg, la bufala della terza spunta, l’ormai famosa spunta blu, ma questa volta la novità è rivoluzionaria. Si tratta, infatti, di una app per utilizzare WhatsApp da PC. Per accedere a WhatsApp Web? Anche il login non è banale: bisogna scannerizzare un codice QR col proprio telefono e una volta autenticati si può chattare con i propri contatti direttamente dal web senza più utilizzare lo smartphone, tenendo il dispositivo di partenza connesso. Come sempre il mondo dei social è in movimento: non resta che stare con gli occhi ben aperti per vedere che altra sorpresa ci riserveranno!

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Moda e Social: di che colore è? di Elena Serra, Events Manager

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i che colore è questo vestito? Per settimane sul web in tanti si sono interrogati su quale fosse il colore di un abito. Nero e Blu o Bianco e Oro? La risposta non è così banale. Per quanto possa sembrare incredibile, pare proprio che il mondo di Internet si sia spaccato in due! Ebbene un vestito blu e nero di Roman Originals a milioni di utenti appariva bianco e oro. Come è cominciata questa storia che ha fatto impazzire il web? Tutto è iniziato con una foto che Caitlin McNeill ha pubblicato su Tumblr. La giovane ventunenne scozzese in un post chiedeva alla rete dei suoi contatti di che colore fosse un abito che aveva indossato ad un matrimonio. Postata la foto sul web, è diventata virale in poco tempo, scatenando accesi dibattiti tra gli utenti. Persino Kim Kardashian e Kanye West sono intervenuti pubblicamente su Twitter: per il rapper il vestito è nero e blu, per la bellissima Kim oro e bianco. Sono molti i vip che hanno espresso la loro opinione: il fenomeno in rete è stato di una portata notevole. La vicenda mostra come ognuno di noi percepisce i colori in modo diverso. La didascalia di Caitlin McNeill: «Ragazzi per favore aiutatemi: questo vestito è bianco e oro o blu e nero? Io e i miei amici non riusciamo a metterci d’accordo e stiamo impazzendo» ha messo quest’evidenza sotto gli occhi di tutti. La ragazza ha ricevuto moltissima attenzione tanto che la discussione è poi passata sui social network.

Per alcuni l’abito era azzurro e marrone, per altri ancora addirittura rosso. Ciò che è accaduto con il vestito è che gli osservatori nel corso della giornata tendono a scartare alcune fasce cromatiche per concentrarsi su altre, così alcuni ignoravano il blu e vedevano il vestito bianco e oro, mentre altri portavano avanti il processo inverso. Un episodio davvero interessante che ci fa riflettere sul concetto di visione, di interpretazione e sul punto di vista, nonché sulla viralità al giorno d’oggi. L’abito, infatti, appariva di colore diverso a seconda del luogo dove veniva osservata la foto, se il luogo era molto o poco illuminato e da quanto l’occhio dell’osservatore era stato sollecitato durante la giornata. La visione, per molti versi, è un processo piuttosto soggettivo. BuzzFeed, uno dei primi siti a essersi occupato del colore del vestito, ha annunciato di avere raggiunto numerosi record di visite. Nelle prime cinque ore dalla sua pubblicazione, il post di BuzzFeed sul vestito è stato visualizzato 16 milioni di volte, e a un certo punto il sito ha avuto 670mila visitatori in contemporanea online a leggere l’articolo. In molti hanno anche provato ad analizzare le cause di un simile successo “virale”: da un lato c’è stata la curiosità di sapere come vedono il vestito gli altri, dall’altro il fatto che diamo di solito per scontato che i colori siano una cosa uguale per tutti, e non così soggettiva. Un episodio divertente che non può che far sorridere e riflettere!

Curiosità In molti hanno scherzato sull’episodio creando una serie di parodie per aumentare la propria visibilità o addirittura pubblicizzare i propri prodotti. Un esempio è la campagna della Lego che ha realizzato due personaggi con vestiti a righe bianche e oro e nere e blu, ma in rete si è visto veramente di tutto.


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The Sync Project: la musica come medicina di Francesca Casadei, Copywriter

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er qualche ragione la gente risponde alla musica, non solo a livello emozionale, ma anche biologico. Svariate ricerche hanno mostrato che la musica ha profondi effetti sul cervello: innesca reti neurali legate al movimento, alla cognizione, all’apprendimento, alla memoria ed alle emozioni e può aiutare per l’ansia, la depressione, il dolore, la concentrazione, l’insonnia e la fatica. In alcuni casi la musica è in grado di migliorare la capacità cognitiva in pazienti affetti da demenza o sopravvissuti ad un ictus. È stato dimostrato, inoltre, che può aiutare le persone ad uscire dalla condizione autistica e i malati di Parkinson a regolare la propria andatura. Cosa accadrebbe se fossimo in grado di trovare un modo per decodificare l’effetto che la musica ha sull’organismo umano? Potremmo usarla per migliorare la salute delle persone? Queste sono le domande che hanno portato alla nascita di una piattaforma per cercare di capire i misteriosi legami tra corpo, musica e salute: The Sync Project. Il progetto The Sync Project, studiando i rapporti tra la musica e il corpo umano, cerca di comprendere meccanismi fondamentali ancora poco conosciuti. Giungendo, infatti, a migliori modelli di comprensione, si potrà usare la musica per modificare il modo in cui il corpo si relaziona con una particolare patologia. La logica che guida il progetto è semplice. Partendo dal fatto che la tecnologia wearable consente di raccogliere enormi quantità di dati sui nostri corpi e che servizi come Spotify, invece, consentono di comprendere e selezionare le preferenze musicali personali, si possono raggiungere sorprendenti risultati se si integrano questi ambiti. Cosa accadrebbe, infatti, se si potessero mischiare e sovrapporre questi due insiemi di dati per vedere come i corpi stanno reagendo, momento per momento, alla playlist selezionata?

Il progetto prevede una collaborazione a livello globale che coinvolge alcune delle menti più appassionate e visionarie della scienza, della musica, della salute e della tecnologia. Questo progetto si rivolge, infatti, a scienziati, appassionati di musica, ingegneri, musicisti, produttori di dispositivi, pazienti e gruppi di difesa dei pazienti. Insomma “to sync” come sincronizzare il potere della musica, della scienza e delle persone. Il ruolo della tecnologia wearable Ancora una volta la tecnologia wearable (tra i trend principali di questo 2015) può dare un contributo più che significativo. The Sync Project, infatti, mira a monitorare le risposte corporee individuali alle canzoni, sfruttando una combinazione di fasce per il rilevamento delle onde cerebrali, un fitness tracker e un cardiofrequenzimetro. Il tutto collegato ad un’app, sviluppata in collaborazione con la società di design IDEO, che rileverà i movimenti facciali e li assocerà alle metriche delle canzoni, col fine di mostrare in tempo reale gli effetti della musica sulle persone, sulla capacità di concentrarsi, sulla frequenza cardiaca e sulle emozioni. Questo tipo di collaborazione tra tecnologia wearable e app mobile potrebbe avere diverse applicazioni: ad esempio, potrebbe rilevare e segnalare agli autisti di camion quando è il momento di fare una pausa. Ma gli effetti della musica sono uguali per tutti? Certe canzoni ti rilassano, altre ti caricano, altre risultano insopportabili: si cercherà di capire anche quanto incide il gusto musicale individuale. È probabile che la musica piacevole per una persona sarà più efficace per alleviare il dolore o l’ansia. La musica può essere davvero considerata una medicina? Solo seguendo questo importante e ambizioso progetto si capirà quanti passi avanti si riusciranno a fare in questo giovane campo di studio. Stay tuned!

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Philographics? Scopriamo cos’è! di Diego Vecchione, Graphic Designer

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rafica e filosofia insieme: una fusione che funziona? Spiegare la filosofia con la grafica, raccontare le grandi idee con la sintesi di forme semplici è l’idea del designer spagnolo Genis Carreras. Sicuramente una prospettiva interessante, no? Pensiero filosofico e design, ovvero sintesi estrema di concetti complessi: da ciò nasce Philographics, grandi idee in forme semplici. Philographics raccoglie il pensiero filosofico occidentale in 95 disegni, ognuno dei quali rappresenta un –ismo che ha contraddistinto il pensiero di una determinata epoca storica. Dall’edonismo allo stoicismo, passando per l’idealismo, il capitalismo, l’esistenzialismo, lo scetticismo, il determinismo, il femminismo, il misticismo e il panteismo, solo per citarne alcuni. Nel lavoro di Carreras, ogni scuola di pensiero si estrinseca in una singolare composizione di forme geometriche, colori vividi, toni brillanti, linee minimali e in una breve definizione di ogni teoria, per dare senso e significato a tutto l’insieme di elementi. Così, per esempio, l’assolutismo è un pallino nero su fondo bianco, lo scetticismo è una barra diagonale che richiama la possibilità di scegliere all’infinito, l’individualismo è un rettangolo di trattini blu su cui emerge un trattino bianco, e così via. Un progetto ambizioso e affascinante che non può che incuriosire professori, studenti di filosofia e di design. L’obiettivo di Carreras era quello di creare un nuovo linguaggio per comunicare la filosofia visiva, utilizzando metafore e altre volte reinventando simboli esistenti. Dare vita a un nuovo linguaggio visivo, capace di rendere la filosofia accessibile e attraente.

Un progetto che fa riflettere anche per la non unicità delle immagini: ogni figura, infatti, si presta all’interpretazione del singolo. Ogni forma può essere interpretata in svariati modi. Dove alcuni fanno un collegamento, altri, invece, leggono significati diversi. Carreras parte dal presupposto che, molto spesso, per cercare di spiegare qualcosa di arduo da comprendere è sempre meglio affidarsi a poche parole e immagini. Il progetto inizialmente constava di una serie di poster in grado di sintetizzare visivamente concetti non immediati come il razionalismo, l’individualismo o il nichilismo. In seguito, il designer ha lanciato una campagna su Kickstarter, piattaforma di crowdfunding leader a livello mondiale per i progetti creativi, adattando la sua iniziale idea ad un formato differente. Ha creato, così, una serie di cartoline: una raccolta di 95 teorie filosofiche stampate, pronte per essere appese al muro, inviate a un amico, o usate come per un gioco di carte dal carattere intellettuale. Un’enciclopedia in infografica tutta da sfogliare in cui in 32 caratteri lo spagnolo Carreras ha sintetizzato le più importanti correnti filosofiche della Storia del Pensiero.


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LogArt: più che una corrente artistica, una sfida di Silvia D’Altilia, Blogger

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a LogArt, corrente artistica e filosofica contemporanea, ha l’intento di sferrare un duro colpo al nostro secolare bagaglio di credenze e opinioni. Vuole far nascere interrogativi, perplessità e domande. Vuole dare nuova linfa al dialogo e al dibattito. Vuole creare lo stupore nelle coscienze. Vuole trasformare lo spettatore, il fruitore dell’opera d’arte, in elemento partecipe e creatore dell’opera d’arte stessa. Si tratta di una corrente contemporanea che vuole far interagire arte, matematica e filosofia. Come scrive la fondatrice delle corrente, Maria Angelone, nel libro redatto a quattro mani con Giuseppe Savarese, manifesto di questa nuova arte, la Log Art vuole creare un ponte di collegamento tra la matematica e l’arte, ovvero tra la bellezza artistica del pensiero matematico e la bellezza geometrica dell’arte. L’intento dell’eclettica artista è quello di creare una nuova forma d’arte in cui piacere estetico, empatia emozionale, paradossi, ambiguità e problemi irrisolti della parola si fondano con simboli e segni matematici, oggetti e immagini al fine di dar vita ad opere che aprano al discorso, alla riflessione e all’azione. La LogArt è, possiamo dire, l’espressione artistica dei paradossi, delle ambiguità, di ipotesi e di congetture e dei problemi irrisolti. Si tratta di intuizioni e riflessioni interessanti che non possono che ammaliare e intrigare chi ama il mondo della comunicazione e del linguaggio, nonché matematici e logici. Le installazioni di Maria Angelone, infatti, mettono lo spettatore di fronte a domande, dubbi e perplessità che riguardano da una parte l’opera, ma dall’altra la vita stessa del singolo. Ma di cosa stiamo parlando? Di che opere si tratta? Facciamo un esempio: The Energy of a TERNA generates the dance of life. Quest’installazione ha come protagonista l’equilibrio tra energia, umanità, futuro e ambiente e la sopravvivenza del nostro pianeta. Si tratta di un impianto geometrico in cui, giocando su tre terne pitagoriche e sulla

proporzione matematica che lega il triangolo rettangolo e i tre quadrati di ogni terna, con un volo pindarico, si vuole far riflettere il fruitore sulla corrispondenza tra queste formule e il legame tra l’energia, l’umanità, e l’ambiente che dovrebbero essere in rapporto armonico proprio come le forme geometriche. Attraverso un frattale matematico posto in correlazione con uno naturale, inoltre, l’opera esprime il senso di ordine e l’eleganza che lega la proporzione al bello, evidenziando che le forme geometriche, nel corrispondersi a quelle naturali, racchiudono in nuce energia pura. Letta la spiegazione dell’opera sembra un’impresa immaginarla e vederla raffigurata, invece, paradossalmente quanto detto è rappresentato con una semplicità e chiarezza quasi disarmante. Tutte le terne pitagoriche e il frattale maggiore si raccordano, mediante frecce illuminate con LED, in un cerchio, che rappresenta la generazione all’infinito di queste figure. Il circuito rotante delle luci e il brano musicale Fluens, di Filippo D’Eliso, accompagnano il fruitore nella lettura dell’opera, facendogli cogliere il concetto del dinamico progresso dell’umanità e della prospettiva di un futuro sostenibile. Ogni opera di LogArt, inoltre, non si esaurisce con la parte visuale, ma è corredata da un book, che contiene un testo di approfondimento con il suo substrato matematico, nonché brani musicali inediti. La fruizione totale dell’opera si ottiene osservando i pannelli, spesso, animati da luci e led, ascoltando la musica, leggendo il testo del book e discutendo con chi sta accanto per vedere cosa ha colto l’altro e se la sua posizione rispecchia la nostra. Vi sono, però, anche opere di altro tipo, come ad esempio, 100 Ties, che fa riflettere sul concetto di originalità e di valore esprimendo uno dei paradossi della modernità. Angelone chiede, infatti, al fruitore dell’opera di individuare la cravatta di Hermes tra 100 cravatte anonime. Una corrente artistica partenopea di cui si parla poco, ma che fa riflettere molto.

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Nneka: la voce della speranza di Maria Grazia Cassese, Medical Project Manager

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2005 Victim Of Truth

2008 No Longer At Ease

a musica può salvare il mondo”. Non si tratta dello slogan, ormai vintage, dei sessantottini, ma del messaggio che la cantante nigeriana Nneka vuole diffondere, dando nuova linfa a queste parole, credendoci fino in fondo. Finora, infatti, con la forza della sua voce e la purezza dello suo sguardo, è arrivata a oltre 10 milioni di visualizzazioni su YouTube con il singolo Heartbeat. La cantante 34enne, sempre schierata in prima linea contro le ingiustizie commesse nella sua Africa, crede, infatti, che la musica e l’arte possano cambiare il mondo e il modo di pensare soprattutto dei giovani. Il nuovo album di Nneka, artista hip hop/ soul/reggae, cerca di trasmettere forte e chiaro questo messaggio. My Fairy Tales, infatti, è un vero e proprio viaggio di scoperta e di riflessione in cui la cantante tratta temi politici e sentimentali legati alla sua nazione d’origine, la Nigeria. Affronta questioni politiche e sociali in un modo spensierato e grazioso, quasi con leggerezza, raccontando l’amara verità. Ambasciatrice dell’Awdf, African Women’s Development Fund, e sostenitrice dell’Occupy Nigeria Movement, movimento socio politico che nacque nel

gennaio del 2012 in risposta alla rimozione dei sussidi sul combustibile in Nigeria, da sempre lotta per la sua terra, sfruttando la sua notorietà per dar voce a chi, invece, è stato più sfortunato di lei. La corruzione, l’inquinamento ambientale e il terrorismo di Boko Haram è quanto Nneka ha sempre denunciato. My Fairy Tales, è un album da aspettare, sicuramente, con impazienza, che non deluderà chi ama la musica e la potenza che può avere il testo di una canzone.

2010 Concrete Jungle

2011 Soul Is Heavy

Vita e carriera Nata in Nigeria da padre nigeriano e madre tedesca ha un nome “potente”. Nella lingua degli Igbo, popolazione che vive nella zona orientale della Nigeria, infatti, il suo nome significa “la Madre suprema, la Madre migliore”. Fino all’età di 18 anni è vissuta a Warri, in Nigeria, per poi trasferirsi a Amburgo, in Germania, dove ha intrapreso la carriera di cantante continuando, contemporaneamente, a studiare antropologia. Nel 2005 il suo esordio con Victim of Truth, il primo di una serie di altri tre dischi. Artista interessante che ha collaborato con diversi grandi della musica come: Massive Attack, Damian Marley e soprattutto Lenny Kravitz, riserva in ogni canzone grandi sorprese.


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numero 4 - aprile 2015

Curiosità: la Pasqua nel mondo di Flavia Cimmino, Account Office

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ome si festeggia la Pasqua nel mondo? La Pasqua è una delle ricorrenze più festeggiate nel mondo, seconda solo a Natale. Le esperienze e le tradizioni che circondano questo evento sono davvero tantissime: cibi, costumi e folclore, ogni Paese ha i suoi. Gran Bretagna Nel Regno Unito la Pasqua si festeggia mangiando gli hot cross buns. Si tratta di dolcetti, una sorta di brioches, con cannella e uvetta e una glassa in rilievo di zucchero sulla cima. Questi dolcetti sono mangiati solo il Venerdì Santo, mentre in Australia si gustano durante tutto il periodo pasquale e si trovano, inoltre, in numerose versioni, anche, ad esempio, al caffè e con ripieno alla marmellata. Altra tradizione, invece, è quella del Giovedì Santo, giorno nel quale si svolgono attività caritatevoli per i più bisognosi. Il più famoso è il rituale del Royal Maundy Gifts, nell’abbazia di Westminster, dove vengono donate ai poveri borse di denaro. Le borse vengono distribuite dal sovrano su un vassoio d’argento, dopo una cerimonia religiosa. Romania La Romania, Paese dell’Est dell’Unione Europea, spesso sottovalutato, è una terra dal ricco bagaglio di tradizioni. A Pasqua, secondo il rito cristiano-ortodosso, il pranzo è una vera festa, per certi versi molto simile al pranzo del giorno del Ringraziamento negli USA. Consiste, infatti, di cinque portate. I piatti che non possono mancare sono la ciorba, una zuppa acida e l’agnello al forno. Dopo il pranzo vengono portate in tavola delle uova, colorate però, con cui si combatte. Tutti i membri della famiglia, infatti, si sfidano alla battaglia delle uova dipinte.

L’obiettivo è far urtare due uova sode una contro l’altra: l’uovo con il guscio più duro vince e il proprietario dell’uovo perdente deve mangiare tutte le uova che vengono rotte. La mattina della domenica di Pasqua, poi, i Rumeni si lavano la faccia con l’acqua in cui la sera prima vengono messe a mollo delle uova dipinte di rosso e una moneta d’argento (l’uovo rosso simboleggia la salute e la moneta la purezza). Finlandia Anche in Finlandia la festività della Pasqua è molto sentita. I Finlandesi credono che gli spiriti maligni vaghino liberamente il sabato prima di Pasqua e per questo motivo, durante la giornata accendono grandi falò e si vestono da streghe. Il giorno di Pasqua, quindi, sembra molto simile a quello di Halloween. I bambini si divertono, cercando uova di cioccolato nelle case. Mentre, per quanto riguarda le tradizioni culinarie, va ricordato il mämmi, un eccellente dessert composto da farina di segale, melassa e scorza d’arancia. La preparazione di questo dessert dura delle ore e deve essere raffreddato per tre o quattro giorni prima di essere servito con crema o zucchero. La sua origine storica si colloca addirittura nel Medioevo, nel XVI secolo. Spagna In Spagna, paese estremamente cattolico, si svolgono, in numerose città e soprattutto in Andalusia, processioni e anche rappresentazioni teatrali, organizzate dalle confraternite che fanno rivivere le stazioni della via crucis di Cristo. Il clima è molto coinvolgente. Tutte le processioni e gli eventi, infatti, sono molto solenni e carichi di significato, richiamando ogni anno moltissimi visitatori. La rappresentazione più celebre è quella di Siviglia con la Semana Santa.

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numero 4 - aprile 2015

Da dove salta fuori il pesce d’Aprile? di Alessandra De Lella, Event Manager

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l mese di Aprile si apre e si chiude come ogni anno con una festa. Si comincia con il “pesce d’Aprile” e si chiude il Primo Maggio con la Festa dei lavoratori. In più, spesso, come quest’anno, nel mese si festeggia anche la Pasqua. Da non dimenticare, poi, il 25 di Aprile Festa della Liberazione in Italia. Non tutti sanno, però, perché si festeggia il primo di Aprile. In questo giorno in molti Paesi vengono fatti scherzi, detti appunto “pesci d’Aprile”, con lo scopo di mettere le persone in imbarazzo. L’usanza di burlarsi di qualcuno, appendendogli sulla schiena un pesce disegnato su carta, è una tradizione che ha origini molto antiche. La genesi di questa ricorrenza è sconosciuta: attorno alla sua nascita si sono sviluppate, infatti, diverse teorie. Una delle ipotesi più accreditate si rifà alla riforma gregoriana del calendario. Fino al 1582 il capodanno veniva festeggiato tra il 25 marzo e il primo aprile. A seguito della riforma da parte di Gregorio XIII, il Capodanno fu spostato al Primo Gennaio. Non tutti però si abituarono subito al cambiamento e vennero, quindi, additati come gli “sciocchi d’aprile”. Da qui la matrice burlesca del primo d’Aprile. Un’altra storia racconta che queste usanze sono riconducibili al capodanno pagano, in cui ci si divertiva con lazzi, burle e buffonerie. Quando la Chiesa soppresse la festa, stabilendo l’inizio dell’anno il Primo di Gennaio, la vecchia tradizione continuò comunque a sopravvivere tra i pagani, che per questo venivano derisi e scherniti. C’è, però, una leggenda ancor più antica che risale al 40 a.C., addirittura a Cleopatra, quando sfidò Marco Antonio a una gara di pesca. In quell’occasione, infatti, il generale romano tentò di fare il furbo, incaricando

un servo di attaccare all’amo una grossa preda che lo avrebbe fatto vincere, ma la Regina egizia, scoperto il piano, diede ordine di far abboccare un grosso pesce finto in pelle di coccodrillo. Ecco svelato l’arcano dell’usanza di attaccare sulla schiena di un ignaro un pesce finto. In ogni caso, ciò che è certo è che in Europa i festeggiamenti del primo d’Aprile diventano usanza intorno alla fine del 1500. Il re francese Carlo IX e gli Asburgo diedero il via alle feste scherzose, fino a farle diffondere anche in Inghilterra nel XVIII secolo e poi negli altri Stati europei. In Italia l’usanza del primo d’Aprile è relativamente recente: risale al 1860-1880. La prima città ad essere contagiata dalle usanze d’Oltralpe fu Genova, importante porto commerciale. La tradizione si sviluppò prima tra i ceti medio-alti e poi prese piede anche tra il resto della popolazione. In Francia il poisson d’avril richiama l’immagine del sole che, alla fine di marzo, lascia il segno dei Pesci per entrare in Ariete. In Inghilterra e negli USA invece, si usa l’espressione april’s fool day (il giorno dello sciocco d’aprile), dove il termine fool si rifà al folletto delle corti medioevali per sottolineare la connotazione scherzosa della festa. In Scozia il pesce d’aprile dura due giorni: il secondo giorno, chiamato taily day (giorno delle natiche), gli Scozzesi si divertono attaccando sul fondoschiena del gawk, lo sciocco, un cartello con la scritta kick me (prendimi a calci). Anche nel Sud-Est Asiatico ci sono tracce di questa manifestazione, ma la data è diversa. In India, per esempio, le danze iniziano il mese prima, il 31 marzo, durante una festa secolare chiamata huli nella quale è prassi prendersi gioco dei conoscenti facendo compiere loro peripezie inutili.


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numero 4 - aprile 2015

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Living Purple: Why not?

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carica il tuo pallino viola sul nostro sito, scatta una foto e mandacela! Entrerai a far parte della Community di Purple People. Di che si tratta? La Purple People Community è una pinacoteca di ritratti e selfie di persone più o meno famose con qualcosa che le accomuna: un pallino viola, o meglio, il pallino viola di Menthalia. La gallery è composta da tutte le fotografie delle persone che decidono di aiutare Menthalia nel suo progetto solidale. Ogni persona che aderisce all’iniziativa, infatti, rappresenterà un tassello “viola” importante per il raggiungimento dell’obiettivo finale. Purple People ha l’obiettivo di diffondere il living purple e sensibilizzare l’opinione pubblica sul concetto che se si è fortunati è giusto condividere questa fortuna con chi lo è stato meno. Ogni anno Menthalia, infatti, sceglie un ente a cui fare una donazione non appena arriverà al traguardo stabilito.

purple_web.pdf), scatta la foto e riempi il form che trovi sul sito (http://www.menthalia.it/purple-people-gallery/). Vuoi fare di più? Diventa il Purple del mese su #MenthaliaMagazine. Cosa devi fare? Oltre a quanto appena detto, inviaci anche una mail a menthalia@menthalia.it con oggetto “Purple del mese”. Potrai essere sorteggiato per ricevere una e-mail/intervista e avere una pagina del nostro Magazine mensile dedicata a te. Cosa aspetti? Abbraccia anche tu lo stile di vita “living purple”.

Quale traguardo? Raccontare del progetto a sempre più persone e raccogliere sempre più #purpleselfie! Quest’anno ha dato il via all’iniziativa adottando un bambino a distanza. A te cosa viene chiesto? Un selfie con il pallino viola di Menthalia: un #purpleselfie. Perchè Menthalia ha scelto una pallina viola? Perché il viola è il colore dello spirito che dona forza spirituale ed ispirazione ed il punto è un concetto primitivo privo di dimensioni che rappresenta l’inizio di ogni cosa. Per partecipare scarica il pallino viola sul sito di Menthalia (http://www.menthalia. it/wp-content/uploads/2012/02/pallina_

Inizia subito!

scarica il nostro simbolo e scatta un selfie!

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