Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012
num. 7 - Anno II novembre 2013
© Marco Iazzetta
intervista esclusiva a
Leonardo Pieraccioni Risate e impegno per i più deboli
IN QUESTO NUMERO La fotografia è “social” Ciao Lou Reed... Dipendenza dai “Mi piace” Una maschera per controllare i sogni “Un Fantastico Via Vai” anche per “Cure2Children” MafiaLeaks.org, quando la rete combatte la criminalità Windows compie 30 anni Lucca sempre più capitale del fumetto Google Glass per non udenti
pagina
2
®
numero 7 - novembre 2013
Editoriale
C NOI Collabtuooraarticcoolon inviaci il thalia.it magazine@men
Scopri il nostro
mondo su
tare Vuoi divoepnle? purple pe
tuo ttraverso il Collegati a e all’area dedicata n smartpho
®
Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012 Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà Art Director: Marco Iazzetta Grafica & Impaginazione: Menthalia Design Hanno collaborato in questo numero: Carla Basile, Stefania Buonavolontà, Flaviana Cimmino, Francesco Pasciuto, Andrea Ponsiglione, Marco Quadretti, Elena Serra, Alice Setafina, Diego Vecchione Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445 Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro 50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari. La pubblicazione delle immagini all’interno dei “Servizi Speciali” è consentita ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca.
i piace pensare che certi incontri non siano casuali. Esattamente un anno fa iniziava a circolare nelle librerie italiane il nostro libro “Essere Innocenti” che racconta la storia di Juliana Buhring. Una vicenda dura, a tratti scioccante, ma che contiene allo stesso tempo un grande messaggio di forza e di speranza. Da allora Juliana ha cominciato a girare l’Italia per raccontare, con le sue vive parole, la sua rinascita e la sua lotta vittoriosa per la libertà. Una vicenda che crediamo rappresenti un esempio positivo per tutti coloro che hanno subìto abusi e violenze durante la loro infanzia. È durante uno di questi incontri pubblici con Juliana che siamo entrati in contatto con la Fondazione “Cure2Children”, un’organizzazione che aiuta i bambini affetti da tumori e malattie del sangue nei Paesi in via di sviluppo ad avere la migliore assistenza dove la “cura” troppo spesso non c’è o è poco conosciuta e la malattia può rappresentare una sentenza inappellabile per un bambino e per la sua famiglia. Lo fa formando medici e infermieri nei loro Paesi d’origine, preoccupandosi anche dell’acquisto dei farmaci e dei macchinari. Ha attualmente progetti attivi in Paesi come Pakistan, Kosovo, Marocco, Egitto, Malawi e tanti altri, che hanno già dato risultati concreti e tangibili. Non è un caso che un attore e regista di grande successo – ma noto al pubblico anche per la sua grande attenzione al sociale – come Leonardo Pieraccioni abbia scelto di fare da testimonial alla Fondazione e abbia deciso di donare proprio a “Cure2Children” gli scatti del set cinematografico del suo ultimo film per farne un calendario, il cui ricavato andrà interamente a finanziare un importante progetto per la cura del neuroblastoma, una delle principali cause di morte oncologica nei bambini. Il nuovo film di Leonardo Pieraccioni, “Un Fantastico Via Vai”, sarà nelle sale dai prossimi giorni e noi siamo davvero onorati di poter ospitare in questo numero di Menthalia Magazine un’intervista esclusiva con il comico fiorentino e un’anteprima del calendario della Fondazione. Perché, come recita il motto di “Cure2Children”, anche noi siamo convinti che “Nulla è più importante di un bambino. Nulla è più importante di curare un bambino”.
Marco Iazzetta General Manager Menthalia
®
numero 7 - novembre 2013
La fotografia è “social” di Diego Vecchione, Graphic Designer “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà”. Henri Cartier-Bresson
L
a fotografia per due dei fotografi francesi più famosi, Bresson e Doisneau, era la cattura dell’attimo. Per Doisneau in particolare era una battaglia ingaggiata contro lo scorrere del tempo: fare foto era un modo per ripetere l’istante infinite volte. Sebbene siano stati diversi gli studi precedenti sulla luce, alcuni dei quali effettuati già a partire dai Greci, la storia della fotografia inizia ufficialmente nell’800, infatti è soltanto con la creazione dei supporti fotografici di questo secolo che si concretizza la possibilità di imprimere le immagini reali su un foglio. In un secolo in cui avevano fatto scuola di immagine gli Impressionisti e il geniale Van Gogh, arriva a rivoluzionare il campo dell’immagine anche questa novità. I primi scatti furono realizzati al chiuso: i fotografi iniziarono a lavorare negli atelier simili a quelli dei pittori accademici per poi trasferirsi en plein air e dare origine alle cosiddette istantanee. Così come nella sua originaria funzione, anche oggi fare una foto rimane senza dubbio il modo prediletto per imprimere un ricordo su un supporto, ormai neanche più cartaceo ma digitale; tuttavia non è da tralasciare il ruolo comunicativo che questa pratica ha assunto con l’avvento dei social network. Avvantaggiati sia dallo sviluppo di macchine fotografiche che di cellulari sempre più sofisticati, ecco tutti pronti con le proprie “armi” a divulgare i personalissimi scatti, casuali e non, prima su Facebook, poi su specifiche piattaforme create per condividere immagini: Instagram, Pinterest, Flickr e chi più ne ha più ne metta. La novità, or-
mai neanche più tale poiché ci si è abituati già da alcuni anni alla nascita di questi siti, è la specifica creazione di social network in cui non è più la parola a dominare ma l’immagine. Gli scatti sostituiscono le frasi, “parlano” di luoghi visitati, di persone note o sconosciute, di oggetti comprati o ricevuti in regalo, in poche parole di tutti i momenti della propria vita. La condivisione funziona perché rapida, perciò si scatta la foto e si pubblica in tempo reale. Soltanto pochi secondi sono dedicati alla modifica: ora color seppia, ora più brillante, ora filtrando i colori appena un po’ per renderla di un bianco e nero posticcio. Ecco dunque che sui social network imperano le foto… e le modifiche alle foto! E dopo queste attente e rapide manovre, adoperabili con il proprio cellulare e le più svariate app, si può finalmente pubblicare il prodotto. Per chi non resiste alla tentazione di scrivere una didascalia alla propria foto da gennaio 2014 sarà disponibile in italiano un’app dell’azienda Movigo dal nome Micropost+ che metterà a disposizione diversi caratteri per personalizzare il più possibile l’immagine. L’app è facile e rapida: scatti una foto, ci scrivi dentro un breve testo, la geolocalizzi, la condividi. Non finisce però qui il “momento fotografia”, la seconda e più attesa fase è il plauso del pubblico. Per molte persone non è una buona foto se non si ha almeno una certa soglia di “Mi piace”, così si attende la notifica che, con un pollice alzato, un cuore o qualunque altro simbolo venga creato, avvisa che la foto è stata vista e apprezzata. In attesa di Micropost+ e di nuove app simili, ci si lascia trasportare dalla nuova moda social tenendo gli occhi ben aperti casomai tra tanti fotografi improvvisati ci possa essere un Bresson o Doisneau del nostro tempo.
pagina
3
pagina
4
®
numero 7 - novembre 2013
Ciao Lou Reed... di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication
L
ewis Allan Reed… Lewis Reed… Lou Reed. In maniera familiare, preferiamo chiamarlo Lou Reed, com’era conosciuto, o più semplicemente Lou, come fossimo suoi amici, come i suoi più affezionati fan. Più o meno tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscerlo o di approfondire un po’ la sua storia, in maniera diretta e attraverso le sue canzoni, sanno che Lou Reed ha trascorso l’intera vita dedicandosi alla musica. Gli stessi fan sanno anche che la sua infanzia non è stata affatto tra le più serene; il suo carattere dalla spiccata vena ribelle non è stato accettato dai genitori che, intravedendo in lui una tendenza bisessuale impensabile per l’ambiente da loro frequentato e per l’epoca in generale, decisero di spedirlo in una clinica psichiatrica durante gli anni dell’adolescenza. Uno degli episodi più tristemente noti è la terapia di elettroshock che secondo i medici avrebbe dovuto “curare” la bisessualità che si stava manifestando in lui, episodio che lo portò a soffrire di disturbi di memoria e che non si cicatrizzò mai nel cuore di Lou. Amava leggere e questa sua passione fu segnata dalla frustrazione di non poter ricordare tutto. Se qualcosa di bello gli capitò fu senz’altro la musica, in essa cercò più che un rifugio una vera liberazione. Tramite la musica e i testi composti con i Velvet Underground e successivamente da solista cercò di esternare tutto il suo risentimento verso i trattamenti subiti nella clinica psichiatrica e quelli da parte dei genitori, una delle composizioni a testimonianza di ciò è “Kill your sons”, canzone che cita espressamente episodi legati a queste vicissitudini. Lou Reed durante la sua carriera ebbe il favore di Andy Warhol; entrando a far parte della sua cerchia di amici talentuosi, un collettivo di artisti definito Factory, Lou ebbe la possibilità di avvalersi dei suoi preziosi consigli, nonché del suo aiuto nella produzione del primo album intitolato “The Velvet Underground & Nico”, realizzato in collaborazione con la cantante tedesca Nico, anche lei della factory warholiana. L’album resta nella memoria di tutti anche per la fa-
mosissima copertina disegnata dallo stesso Andy Warhol raffigurante la banana gialla che poteva essere “sbucciata” alzando una pellicola. A partire dalla fondazione del gruppo, Lou Reed diventa inarrestabile, sancisce definitivamente la sua entrata nel mondo della musica. Non poteva che essere il rock naturalmente il genere musicale nel quale potesse meglio esprimersi la sua anima ribelle e sopra le righe, essa trovava piena espressione con quella che all’epoca era ancora definita come “la musica del diavolo”. Non sono pochi i cantanti che hanno affermato nel tempo di essersi fortemente ispirati a Lou Reed e al suo stile musicale, primo fra tutti il suo amico e collaboratore per vari brani David Bowie. Il loro sodalizio, rivivibile ancora adesso con i video su You Tube che in questi giorni sono stati tra i più cliccati, fa sciogliere da sempre il cuore dei fan. Proprio David Bowie lo ricorda, nel giorno della sua morte, come “un maestro”. Lou Reed era di New York. La Grande Mela fu sempre amata dal cantante che l’ha vissuta in tutta la sua vivacità e a cui egli si ispirò per i suoi brani, al punto da poter ripercorrere le strade di New York e i suoi colori attraverso le sue strofe. Che fosse all’interno del gruppo dei Velvet Underground o da solo, Lou non smetteva di produrre musica e di ispirarsi all’atmosfera a tratti molto cupa della città. Negli anni in cui studiò alla Syracuse University
®
numero 7 - novembre 2013
un ruolo importante fu rivestito dal suo professore Delmore Schwartz. Quest’ultimo fu scrittore e poeta e rappresentò un mentore e un amico per Lou, che si sentì accomunato a lui forse proprio per il tormento di un’omosessualità repressa. Alla sua morte, Lou Reed gli dedicò il brano, Black Angel’s Death Song, adattato ai gusti del professore che non amava molto i testi rock. Sebbene il primo album pubblicato da Reed con il suo gruppo e Nico non ottenne subito il successo sperato, fece comunque parlare di sé. Nel tempo diventò una pietra miliare del rock decadente; a renderlo particolare fu soprattutto quel misto tra poesia, lirica e violenza dell’atmosfera urbana. Al primo disco seguì nel ‘68 un album che vide la mancata collaborazione di Nico e in più il distacco dalla factory di Andy Warhol. L’album si intitola “White Light White Heat” e, sebbene per alcuni sembrasse perdere un po’ della magia del debutto, è da molti fan considerato migliore del primo. Reed scrisse alcuni testi in collaborazione con John Cale, cofondatore del gruppo, raccontando episodi quotidiani di paranoia metropolitana con descrizioni fredde, asettiche e ripetitive; nuovi elementi sono la viola e l’organo suggeriti da Cale, strumenti sicuramente atipici per il rock che accentuano la sensazione di alienazione tipica dell’uomo moderno. Seguono
poi altri album, finché Lou intraprende la carriera da solista; negli anni ‘70 pubblica un LP dall’esordio deludente e il suo amico e collaboratore David Bowie decide di aiutarlo. Bowie lo considera uno dei suoi più grandi ispiratori e per lui produce il secondo album da solista di Reed intitolato “Transformer”. Le vendite vanno bene e dell’album divengono famose molte canzoni, tra cui “Walk on the Wild Side”, pubblicata poi come singolo e ritenuta una protesta e una rivoluzione in campo omosessuale. In Italia il testo fu rimaneggiato e adattato per la versione di Patty Pravo dal titolo “I giardini di Kensington”. La sua carriera da solista continua, con il suo stile poetico, malinconico, straripante di emozioni tristi e di quella vena di speranza che si manifesterà fino alla fine, anche dopo il trapianto di fegato subìto nel maggio di quest’anno, alcuni mesi prima della sua morte. Nei giorni in cui si è parlato della sua morte molti personaggi dello spettacolo hanno voluto rendere omaggio a questa stella del panorama musicale: Woopy Goldberg, Mia Farrow, Samuel Jackson, Patti Smith, David Bowie sono soltanto alcuni dei famosi personaggi che lo hanno ricordato da fan e amici. Nell’ambito degli omaggi a lui dedicati, in Italia anche il cardinale Ravasi ha deciso di twittare un pensiero dedicato a Lou Reed citando la canzone “Perfect Day”, uno dei capolavori dell’artista newyorkese, che si riferisce nel brano a una droga e non soltanto alla “perfetta giornata” che si può trascorrere in compagnia della propria metà: non pochi sono stati gli accesi commenti del popolo della rete a proposito della scelta della canzone. La canzone, tra le più famose di Lou, fu scritta e pubblicata nel 1972 e conobbe un nuovo successo negli anni ‘90 entrando a far parte della colonna sonora del film “Trainspotting”, la cui trama gira attorno al tema della tossicodipendenza. Diversi quindi i pensieri dedicati alla memoria di Lou; le sue canzoni restano impresse nella mente di chi lo saluta mentre, tra una nota e l’altra, lo vede ascendere al firmamento dei grandi della musica.
pagina
5
pagina
6
®
numero 7 - novembre 2013
Dipendenza dai “Mi piace” di Marco Quadretti, Web developer
A
ll’atto dell’iscrizione all’ormai blasonato Facebook, molti utenti sapevano già dell’esistenza del comando “Mi piace”, il “Like” nella versione originale. Da quando esiste Facebook il “Mi piace” è forse l’icona più usata della storia del web! Se un tempo la popolarità e il successo erano misurati in applausi, frasi di congratulazioni e pacche sulle spalle, adesso è quest’icona disponibile sul social network il vero termometro del successo; il “Mi piace”, che tanto richiama l’epoca dell’arena dei gladiatori dove quel pollice in su poteva salvare la vita, misura tutto ciò che facciamo e diciamo, in poche parole ciò che sul social network siamo. Il potere dell’icona è innegabile: la popolarità aumenta quanto più aumentano gli amici, cioè i contatti in possibilità di cliccare “Mi piace”. Ma il potere è anche doppio. Da un lato c’è il fatto che quest’espressione di gradevolezza rimbalza da un contatto all’altro nella rete del social network attirando sempre più consensi, dall’altro lato il riscuotere così tanto successo produce soddisfazione nel ricevente, creando una condizione quasi di dipendenza. Viene affrontato proprio il rapporto tra “Mi piace” ed effetto prodotto nel ricevente in uno studio, pubblicato su
L’agenda agenda 2014
Frontiers in Human Neuroscience, di Dar Meshi, post-doc all’Università di Berlino, e altri suoi collaboratori. In esso viene spiegato come il centro della ricompensa del nostro cervello, il nucleus accumbens, si attivi rilasciando la nota sensazione di soddisfazione nell’osservare i complimenti e i “Mi piace” ricevuti per foto di se stessi piuttosto che di altri. Il dato preoccupante è che sembra che il risultato del “Mi piace” sia una sorta di dipendenza dai complimenti e un’ossessiva ricerca degli stessi, cosa che porterebbe far trascorrere fin troppo tempo sul noto social network. Un ritratto non proprio felice di ciò che già da anni accade a milioni di utenti. Se si considera però che il noto social network ha preso vita proprio nutrendosi della volontà da parte degli utenti di esprimere un giudizio e, viceversa, di riceverlo risulta quantomeno conseguenziale il risultato dello studio effettuato. Questo studio serve quindi come spunto per riflettere sul tempo speso sul web, soffermandosi sia su “quanto” che su “come” lo si trascorre! Dall’essere “socialmente inseriti”, ammesso che così si debba oggi intendere il social network in generale, all’essere “socialmente dipendenti” c’è una bella differenza.
! e m o n o u t l i n o c . . . 4 1 0 2
odice c o t s e u q i c is r Inse 014 2 a d n e g a ’ ll e d per l’acquisto /shop it . a li a h t n e m . su www sconto i d % 0 1 il o bit Riceverai su HRNCPES1
dedicated to
Mario Rossi
ratuita!
Spedizione g
®
®
numero 7 - novembre 2013
Una maschera per controllare i sogni di Carla Basile, Blogger & Copywriter
R
educi da un lungo o breve sonno notturno, una volta svegli eccoci pronti ad affrontare una nuova giornata. Quanto può influire però un sogno fatto durante la notte? Può accadere che esso lasci un’amara sensazione al risveglio, difficile da scrollarsi di dosso, ma la stessa cosa può valere anche nel caso di sensazioni gradevoli, positive, rendendo anzi il risveglio una spiacevole separazione dalla meravigliosa dimensione onirica. Del mondo dei sogni se ne sono occupati fino a oggi i più diversi pensatori, medici, artisti, letterati e persino registi. Questi ultimi hanno realizzato film davvero coinvolgenti nei quali spesso la dimensione onirica si fonde con la vita reale; affascinati da un mondo nel quale l’unica legge vigente è quella dell’irrazionalità, essi hanno cercato di esorcizzare e realizzare i sogni personali o comuni grazie al potente strumento comunicativo che è il cinema. Su questo tema per esempio si basano film come la saga horror Nightmare, il criptico e drammatico Mulholland Drive, il recente e avvincente Inception e molti altri. Non sono però soltanto le pellicole a materializzare i sogni: si pensi all’artista Chagall, per esempio, che con le pennellate accese e non del tutto definite trasponeva su tela scene surreali di vita onirica davvero ben rappresentate. E come non ricordare il famoso dipinto di Dalì “Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio”? Molti anche i trattati e i libri che sono stati scritti sull’importanza delle visioni oniriche, soprattutto nell’era in cui ha avuto origine la psicanalisi, a questo proposito viene in mente il famoso libro di Sigmund Freud, “L’interpretazione dei sogni”, che affronta il tema del sogno come componente inconscia inseparabile dalla vita reale. Anche e soprattutto nella scienza si è cercato di sondare l’intricato mondo onirico e la
funzione del sonno, processo fondamentale per l’organismo; sebbene alcuni meccanismi in funzione in questa fase non siano ancora del tutto chiari, sembra che esso abbia la funzione di riequilibrare anche a livello del metabolismo i processi fisiologici. Anche se rappresenta di fatto un periodo di isolamento senso-motorio dell’organismo dall’ambiente esterno, il sonno è caratterizzato da un’attività cerebrale continua. Da non sottovalutare, quindi, le esperienze oniriche che possono avere un significato più profondo e condizionare anche la vita da svegli. Proprio in questi giorni arriva la notizia di un progetto che propone il controllo del sogno da parte del dormiente mediante l’uso di una mascherina da porre sul viso prima di andare a dormire. La mascherina, dal nome Remee, è dotata di una striscia di LED (light emitting diode), la cui accensione va programmata dal sognatore stesso in modo da attivarsi durante la fase REM del sonno. Durante il sonno REM, infatti, il dormiente dovrebbe riconoscere la sequenza di luci e rendersi conto di stare sognando in modo controllato. È ciò che ha sperimentato con successo Drew Prindle, di Digital Trends, che ha infatti vissuto l’esperienza del “sogno lucido”, ovvero controllato, grazie alla mascherina Remee. L’unica difficoltà sembrerebbe consistere soltanto nel settaggio del timer, in quanto è necessario che l’attivazione dei LED avvenga proprio nella fase REM; una volta individuato in quale orario si raggiunge la profonda fase del sonno si può procedere al settaggio della mascherina. Una vera rivoluzione per chi vive spesso sogni di cui vorrebbe guidarne il corso, indirizzandoli verso un lieto fine e offrendo la possibilità di ampliare e approfondire gli studi sul surreale e affascinante mondo onirico. “Sogni d’oro” non sarà più soltanto un augurio di sogni tranquilli ma una mera realtà.
pagina
7
8
®
numero 7 - novembre 2013
“Un Fantastico Via Vai” anche per di Francesco Pasciuto, Responsabile Comunicazione Fondazione Cure2Children
D
al 12 dicembre sarà nelle sale con 01 Distribution. Stiamo parlando del nuovo progetto cinematografico di Leonardo Pieraccioni “Un Fantastico Via Vai” che vedrà protagonisti, oltre allo stesso regista, anche Chiara Mastalli, Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio, David Sef, Maurizio Battista, Marco Marzocca, Serena Autieri, Massimo Ceccherini e Giorgio Panariello. Ma Leonardo a margine di questo suo progetto lavorativo ha pensato di donare gli scatti del set cinematografico alla Fondazione “Cure2Children”, che li ha raccolti in un calendario e il cui ricavato andrà interamente ad alimentare le risorse del Progetto sul Neuroblastoma. Abbiamo incontrato Leonardo, testimonial della Fondazione che cura i bambini affetti da tumori e malattie del sangue, direttamente nel loro Paese.
Leonardo, prima di parlare del tuo ultimo film, partiamo dalla Fondazione Cure2Children. “È importante assicurare pari opportunità di guarigione a tutti i bambini affetti da terribili malattie. ‘Cure2Children’ è questo! Una fondazione unica nel suo genere: ‘porta la cura ai bambini’ nei Paesi emergenti, attraverso la formazione e il supporto logistico ai medici e al personale sanitario del luogo, per renderlo autonomo nel curare i piccoli pazienti affetti da tumori e malattie del sangue. Io sono da sempre stato il primo sostenitore perché questa Fondazione ha bisogno di essere supportata da tutti noi”. Bello il dono degli scatti del tuo set cinematografico alla Fondazione. “Ogni anno cerco di aiutare in prima persona la Fondazione con iniziative © Leonardo Baldini
pagina
®
numero 7 - novembre 2013
pagina
9
“Cure2Children”
Puoi anticiparci qualcosa della trama? “Sì, molto volentieri. Come vi dicevo, nel film ricopro un nuovo ruolo. Sono un padre e marito modello, ma per un litigio banale e un fraintendimento con mia moglie… lei mi butta letteralmente fuori da casa! A questo punto decido di fare un ‘viaggio nel tempo’: stacco un bigliettino da un palo dove ci sono annunci che offrono le camere agli studenti e vado a vivere in una di queste realtà... e mi fermo qua!”. Qual è il tuo rapporto con il pubblico? “Da sempre cerco di fare del mio meglio, fin da quando avevo vent’anni mi divertivo a fare montaggi con il VHS. Anche nella vita di tutti i giorni è più forte di me: quando ho davanti cinque/ sei persone mi sento obbligato a dire
In bocca al lupo Leonardo… “Grazie davvero di cuore, saluto tutti voi che seguite Menthalia. Mi raccomando, il mio appello finale è quello di sostenere insieme la Fondazione ‘Cure2Children’ e personalmente vi aspetto nelle sale dal prossimo 12 dicembre!” © Leonardo Baldini
Cosa succede in questo nuovo film? “‘Un Fantastico Via Vai’: nel titolo c’è tutto il film in quanto il film inizia dove finivano i miei precedenti lavori. Le mie commedie sentimentali finivano sempre con una porta che si chiudeva e un amore che forse andava avanti. In questo nuovo progetto cinematografico sono sposato da 16 anni con una bella moglie (interpretata da Serena Autieri), ho due bellissime gemelle, ho la riga da una parte, la cravatta e il doppiopetto dall’altra e lavoro in banca, per cui sono un quarantottenne vicino a capire che la vita è un punto esclamativo e non più uno o più punti interrogativi”.
qualche bischerata. Mi capita spesso nelle riunioni di condominio! Comunque la mia ‘mission’ di regista è quella di fare un film che possa divertire il pubblico in quell’ora e mezza e magari ricordarselo nel tempo”.
© Leonardo Baldini
concrete, l’anno scorso con il DVD ‘Natale con Cure2Children’ realizzato con il mio amico Beppe Dati e quest’anno ho deciso di donare gli scatti del mio nuovo film a ‘Cure2Children’ che ha realizzato un bellissimo calendario. Mi auguro che i proventi del calendario, realizzato a costo zero dalla Fondazione grazie a diversi sostenitori, possano dare un aiuto concreto al Progetto del Neuroblastoma, che purtroppo è ancora una delle principali cause di morte oncologica nei bambini”.
pagina
10
®
numero 7 - novembre 2013
na di
a La versione itali
ter is S y M t u o h it W Not il best seller con
oltre
500.000 copie
vendute in tutto
il mondo
acquistando e ic d o c to s op Inserisci que enthalia.it/sh .m w w w u s il libro 0% di sconto 1 il o it b u s per te
RW6JAR4itXa! ratu
Spedizione g
DISPONIBILE IN LIBRERIA E ONLINE SU www.essereinnocenti.it www.menthalia.it Milano – Firenze – Napoli
Seguici su:
®
numero 7 - novembre 2013
MafiaLeaks.org, quando la rete combatte la criminalità di Flavia Cimmino, Account Office
Q
uello della comunicazione è un settore in continua evoluzione ed espansione. Non c’è novità rilevante o meno che non sia setacciata, adeguatamente sviscerata e diffusa attraverso la rete o la carta stampata, di qualunque news si tratti. In ambito tecnologico, politico, culturale ci vengono continuamente forniti approfondimenti e novità, soprattutto per quel che riguarda i cambiamenti epocali a cui assistiamo ai nostri giorni. L’ elezione di un Presidente americano di colore, quella di un nuovo sindaco per New York di origini italiane, il lancio del nuovissimo e ultimissimo iPhone, lo scatto fotografico ai Reali della Gran Bretagna, le vacanze dei vip nostrani, gli straordinari ritrovamenti di tesori andati perduti in epoca nazista, queste e altre le informazioni che si diffondono a macchia d’olio tramite la comunicazione sotto forma di giornali cartacei ma soprattutto online. Come non avere presente, poi, alcuni tra i principali mezzi di diffusione delle informazioni: Wikipedia, la famosa piattaforma a cui si ricorre quando attirati da un nome mai sentito prima e si va alla ricerca dello stesso. La piattaforma nasce nel gennaio 2001 come enciclopedia online al cui ampliamento possono partecipare tutti in maniera gratuita. La velocità è l’elemento chiave di Wikipedia, che la contiene già nel suo nome essendo composta nella prima parte dal termine hawaiano “wiki”, che sta per “veloce”. Con l’avvento di Wikipedia qualcosa è cambiato. Gli utenti possono partecipare alla costruzione di una voce del noto motore di ricerca o al suo arricchimento, proponendo interi paragrafi o brevi citazioni con annessa la fonte originaria. Col tempo l’idea di una libera collaborazione tra utenti
è stata pressata sempre di più dall’esigenza di collaboratori affidabili e da interessi economici che anche qui hanno cominciato a manifestarsi, riducendo la possibilità effettiva di collaborare. Si vocifera adesso che Wikipedia, proprio per questi motivi, sia in crisi. Mentre si assiste al lento e non tanto manifesto declino di questa piattaforma di informazione e comunicazione ecco sorgerne un’altra, con scopo differente, sorprendente già nel nome: MafiaLeaks. Ricordiamo tutti l’altro noto sito a carattere divulgativo, WikiLeaks, che ha visto il collaboratore Julian Assange, giornalista, programmatore e attivista australiano, costretto allo stato di rifugiato politico nell’ambasciata dell’Ecuador per aver divulgato tramite WikiLeaks documenti segreti statunitensi di elevata importanza. In questo caso si parla però di una piattaforma ben diversa da Wikipedia, in quanto tramite la collaborazione di giornalisti, attivisti e scienziati essa mira a rendere noti comportamenti non etici di governi e aziende che hanno provvisto a occultarli. Sulla scia di questo tipo di divulgazione è nata MafiaLeaks, attiva da pochissimi giorni e che prevede la collaborazione di anonimi volontari italiani con l’obiettivo di collegare forze dell’ordine, associazioni e giornalisti impegnati nella lotta contro le mafie. Non c’è limite alla divulgazione neanche per quanto riguarda i temi più importanti e oscuri di una società, a quanto dimostrano WikiLeaks e MafiaLeaks. Non si sa in quanti, pur essendo garantito il perfetto anonimato, aderiranno all’iniziativa sentendo sicura la possibilità di denunciare un abuso mafioso tramite i siti web; tuttavia il tentativo si configura come una delle iniziative più positive realizzate da simili piattaforme.
pagina
11
pagina
12
®
numero 7 - novembre 2013
Windows compie 30 anni di Alice Setafina, Writer
S
ono ormai 30 anni che Windows è entrato a far parte delle nostre vite. L’interfaccia grafica pensata per il sistema operativo MS-DOS di Microsoft fu proposta da Bill Gates nel lontano 1984; l’anno successivo fu ufficializzato il suo ingresso. Se è vero che Bill Gates ne fu l’ideatore, è anche vero che Steve Jobs lo accusò di aver copiato una sua idea precedente e ancora in via di sviluppo. L’idea era un prototipo di interfaccia pensata per Macintosh che Jobs aveva mostrato a Gates nel 1981, ma il fondatore di Microsoft smentì l’affermazione rispondendo che si era di fatto ispirato a un progetto dell’azienda Xerox. Nell’intricata trama di sotterfugi e idee da milioni di dollari, trafugate o no, il progetto Windows 1.0 prende avvio a metà degli anni ‘80 e cambierà per sempre le vite di tutti noi. Bill Gates, Windows, Apple, Steve Jobs sono tutti nomi, ormai familiari, entrati nella storia e tutti in qualche modo legati all’ingresso di Windows nel mercato. Il progetto all’inizio aveva il nome in codice di “Interface Manager” e per un certo periodo di tempo fu il nome definitivo del prodotto, finché si preferì adottare il nome “Windows”. Quest’ultimo, infatti, descriveva meglio la caratteristica del nuovo sistema, cioè le “finestre” (windows in inglese). Riassumiamo in brevi flash quella che è stata l’evoluzione dell’interfaccia più famosa del mondo.
Novembre 1985: Microsoft lancia Windows 1.0 Il momento è storico. I comandi di MSDOS vanno in pensione e cedono il posto al mouse che, con scorrimento sul piano di lavoro e un semplice click, consente di utilizzare gli elementi presenti nelle finestre. Imperano i menù a discesa, le barre di scorrimento, le finestre, le icone. I primissimi programmi installati per Windows 1.0 sono Paint, Windows Writer, blocco note, calcolatrice e persino calendario e orologio!
Fine degli anni ‘80 e inizio dei ‘90: arriva la seconda versione: è la volta di Windows 2.0-2.11 Parole chiave: più finestre, più velocità. Ecco le icone sul desktop e una maggiore memoria. Le finestre sono sovrapponibili e si possono utilizzare i tasti di scelta rapida per velocizzare il lavoro. Alcuni sviluppatori di software iniziano a scrivere i loro primi programmi basati su Windows. Da qui in poi i miglioramenti sono soprattutto in termini di velocità, affidabilità e utilizzabilità del PC. I computer diventano ormai essenziali nella vita lavorativa di molti.
Primi anni ‘90: nascono le versioni Windows 3.0 e 3.1 Windows diventa il sistema operativo più diffuso, il suo successo continua a livello mondiale. È nel 1990 che l’aspetto di Windows comincia ad assomigliare a quello che conosciamo oggi. Grafica a 16 colori e icone ancora più intuitive. In Windows 3.0 compaiono per la prima volta Program Manager, File Manager e Print Manager.
Dal 1995 ai 2000: ecco Windows 95, 98, 2000 7 milioni di copie vendute in soli cinque giorni dal lancio di Windows 95. Il re della pubblicità della nuova interfaccia è il pulsante “start”, protagonista insieme alla barra delle applicazioni e i pulsanti “riduci a icona”, “ingrandisci” e “chiudi” su ogni finestra. L’era di internet è cominciata e non poteva mancare il supporto per internet, la connessione remota e le nuove funzionalità Plug and Play nel nuovo Windows 95. Le novità fanno gola a tutti, sia in ufficio che a casa, dove ormai il computer è utilizzato anche a scopo rilassante grazie ad alcuni giochi già disponibili dai primi anni ‘90. A questa versione segue dopo soli tre anni Windows 98 e con esso è sancito il definitivo ingresso del computer ad interfaccia Microsoft Windows nelle case degli utenti.
®
numero 7 - novembre 2013
Il PC non è soltanto lavoro ma anche divertimento, questo è il messaggio che la Microsoft vuole comunicare. Alcune novità sono la possibilità di aprire e chiudere i programmi più velocemente e il supporto per la lettura di dischi DVD e dispositivi USB. Il decennio si conclude con il lancio di Windows 2000, con esso migliorano l’affidabilità, la facilità di utilizzo, la compatibilità con Internet.
2001: due versioni di Windows XP, Home Edition e Professional Superato l’anno del temuto Millenium bug, l’interfaccia si presenta ora come Windows XP e propone due nuove principali edizioni: la Home Edition e la Professional. La prima versione è pensata soprattutto per i PC casalinghi e offre un sistema facile e leggero che consente di accedere più facilmente alle funzionalità utilizzate più spesso. La seconda è rivolta soprattutto ai computer aziendali, di cui si vogliono migliorare l’affidabilità, la sicurezza e le prestazioni.
Dal 2006 al 2008: è la volta di Windows Vista Rilasciato nel 2006, Windows Vista si configura come ulteriore passo in avanti da parte dell’azienda Microsoft. Rispetto alle precedenti versioni si punta a migliorare ancora di più l’affidabilità e la sicurezza, ma sono soprattutto le funzionalità ad arricchirsi per offrire un maggior intrattenimento degli utenti: programmi di visualizzazione foto e modifica video sono alcune nuove funzioni disponibili. La grafica è modificata, risultando ancora più morbida nelle linee, sono ormai lontani i tempi della squadratura delle versioni anni ‘90.
2009: dopo Vista c’è Windows 7 È l’era del wireless, affidato alla versione 7. I computer si portano fuori casa? È ora che anche la connessione sia possibile fuori casa. In più debutta Windows Touch: da questo momento gli utenti potranno scorrere foto, aprire file esplorare il web attraverso il touchscreen sui PC predisposti.
Ultima data: 2012. Arriva Windows 8 Windows 8 non ha quasi più nulla del suo lontanissimo antenato. Nell’epoca dei tablet anche Microsoft si è adeguata e ha lanciato una versione di Windows che funziona sia come tablet per l’intrattenimento che come un PC, compatibile con la modalità touchscreen e con quella mouse/tastiera. Le app sono in primo piano, con accesso al Windows Store, integrato direttamente nella schermata Start, dove è possibile acquistarle. Anche se sempre incalzata dalla concorrenza di Steve Jobs, Microsoft ha vinto la sua battaglia dalla prima interfaccia Windows proposta. I lavoratori di tutto il mondo hanno lavorato per anni, continuando a farlo tuttora, su PC a interfaccia Windows (da ottobre di quest’anno diventato Windows 8.1). Lo scopo iniziale di Bill Gates, quello cioè di entrare in ogni casa con almeno un PC per famiglia e di essere su ogni scrivania da lavoro, è raggiunto. Ripercorrendo a ritroso la storia è facile emozionarsi quanto lo stesso ideatore del progetto, eppure chissà se Bill Gates e i suoi collaboratori si aspettavano un successo così prolungato nel tempo, soprattutto così determinante per l’evoluzione del lavoro, oggi svolto in larga parte al computer. Alcuni utenti restano “fedeli” al Macintosh altrettanto ben realizzato e dal valido sistema operativo Mac OS, altri invece alla Microsoft di Bill Gates, ma quale dei due mostri sacri abbia maggiormente segnato la storia del computer lo lasciamo decidere agli utenti.
pagina
13
pagina
14
®
numero 7 - novembre 2013
Lucca sempre più capitale del fumetto di Elena Serra, Events Management
A
nche quest’anno si è tenuta una tra le più famose manifestazioni d’Italia: Lucca Comics & Games. L’evento è una fiera dedicata al fumetto, all’animazione, ai giochi, soprattutto sopra dell’immaginario fantasy, che hee ssi svolge in Toscana, precisamentee a Lucca. Lucca ucca. ca La manifestazione ne sii ti tiene ne a cavallo tra ottobre obre bre e no nov novembre e in tanti si riversano nellaa città citt ccit ittà orma ormai orm da anni per p immergersi completamente mpletamen mp pletamente letamen leta nttee n nelle simpatiche im mpati mpat m mpatic ticcch atmosfere ffu re fumett fumettistiche umettist met ett stic stic ich cche hee ccreat create tee d dai cos cosplayer. cosplay cosp splay layyer. Ma ccosa osa sa sono son ssono esattamente esattam men m en nte i cosp n pplay pla pl laayer? la Ma cosplayer? Queesto e termine termi ter mine indica dicca ca laa pratica, pratic pratica rat caa, molto rat rati m Questo in voga oga in Giappone, Giap appone ne,, di d indosind indo indosssin n costum costume co o um mee ch m cche he rraprap raapsaree un preseenti un personaggio pre pers p rsonag rssson sonaggio on naggio nag presenti d un un fumetto fumet ffumett tt (l’an (l’anime ’’anime di giiapponese) ggiapp gia aappon ponese) on nese) se) o di un u giapponese) video eogioco ogioco ogioc og g di ininvideogioco e di terpr te ter pretar etar tar arne rn rne ne il modo m mo odo terpretarne aagire. ggire gi re. e. dii ag der der eerivazione riva ri ivazione azio az in innDi derivazione gglesee, la par p aarrola arol ro a ccoo-glese, parola sppl pllay laay ay viene v ene vi vien ne cconi coniata at da ata da splay qu uell ellll lle llee inglesi ingl ingle ing ng eesi “costu“co “co ostu o os stu tuu quelle me” e “play “play”, p ayy”, play” pla y””,, indicando in ind ndican di ndo me” appunto vestirsi ap ap ppunto pp ppu pun unto un ntto n to l’hobby l’l’h l’h h bby byy d di vestirs rsi co ome o m me il proprio prop p ropr prio rio ri o personaggio persona ersonaag aggi gio o come prefe pref referito re ref eferito to o del de mo de mondo m mon ondo do od dei fum fu mett m me etti o deii vivii preferito fumetti deogiochi. deogioc deog de ogioc ogiochi g ch gioch ch chi hi.i. hi rree a travestirsi tr trav ravvesti rav vestirsi estirsi s in i occasione ca ne dii manifemani manifeman Oltre sttaz sta ta ioni ni pubbliche pubb p pubbl bblich he come h me i co conv conveg vegni sugli veg uggglii stazioni convegni aanim nim ime, mee, non n è inusuale in nusuale nusua s perr gli aadolesce lescenti lesc cceenti anime, adolescenti giappo eesi gia giappone si radunarsi rad ass aassi sssieeeme ssie mee ad amici am micii cch chee giapponesi assieme condividon condivido divi on ono laa stessa s ssa saa p passi pass passion assssio one. condividono passione. L ca sembra mbra bra raa che ch he qu quest’a est’aanno nno si nn sia ia ad-A Lucca quest’anno dirittur d irittur ura stato b baa tut battuto uto ogni oggni record: rreecco ord:: circa ccirrcaa dirittura 200mila m sono o le persone peersone per p er ch hanno han h no aff ffo ff oll200 che ollaato o la l cittàà in n occasione occas asi sio ion one dell ll’eve vento.. lato dell’ Co Cos osì, traa un un costume costum me ben co confez con on nfezion zzio on nanaCosì, confezionao dallo daallo stesso dal ste s eesso sso ss o indossatore indossaatore ore e uno u stand st stan stan t an nd to pieno od di vvideo videogiochi ogi og ogio giochi e fumetti fu tti p pr pront nti ti a pieno pronti esss ssere serre lan lanciati ncia ciat iaati nel ne n l mercato m ca cato sotto so glii oco oc essere hii in h iincuriositi ncuri ncuriosi c ri siti sitti d degli degl egli appassiona aappassionati, ppa pass pas ssio ati, at lla machi ifestazione ffestazi t zione tazione z on ne si si è conclusa nclusa lusaa ccon on n ggrande gr nifestazione ddisfazione dissfa disfaz ffaazi degli egli g o organizzatori ganiz nizza zzator zatori e d degli soddisfazione spettatori peetttatori. pet tatori. r. ri spettatori. ralmente almente men nte si ar artic L’evento generalmente articola in circa quattro giorni durante i quali, oltre alla possibilità di osservare le esibizioni
coreografiche dei cosplayer, si può tranquillamente girare per gli stand dislocati nel cuore della cittadina, in questi ultimi infatti si trovano sia fumetti che nuovi videogiochi o giochi da tavola, con tutto il personale a disposizione per informazioni o vendita. Non è mancato tra questi il famoso Michele Rech, in arte Zerocalcare, autore del fumetto che da qualche anno ha conosciuto rapida diffusione tramite il web e che ha già portato in stampa quattro volumi; Zerocalcare ha presentato in occasione del Lucca Comics il suo quinto libro intitolato “Dodici”, pubblicato da BAO Publishing. Alcune sezioni molto gradite dai visitatori sono state la sezione Lucca Junior, l’area Games e il Japan Palace, insieme alle varie location dedicate ai film, infatti il festival ha ospitato alcune anteprime: “The Dark World”, “Machete Kill” e le clip in esclusiva di “Frozen” e “Capitan Harlock 3D”. La fiera è stata realizzata grazie alla collaborazione fra pubblico e privato, infatti la società organizzatrice dell’evento è interamente posseduta dal Comune di Lucca ma è riuscita a raccogliere attorno a sé il mondo dell’editoria, del gaming e del cinema d’intrattenimento internazionale, costruendo così un meraviglioso sodalizio tra energie italiane e straniere. A Lucca viene realizzata in occasione dell’evento una scenografia davvero unica e impossibile da trovare fuori dall’Italia. Grande festa quindi nella ridente città toscana che arriva a farsi conoscere anche all’estero grazie a quest’evento davvero folkloristico. Per chi non c’è mai stato, anche se non amante del genere, si consiglia di prendervi parte almeno una volta, per assaporare quell’atmosfera di allegria e festa che smuove persone da ogni parte d’Italia e del mondo.
®
numero 7 - novembre 2013
Google Glass per non udenti di Andrea Ponsiglione, Events Management
È
trascorso poco tempo dalla notizia degli innovativi occhiali sviluppati dalla Google, i Google Glass, che permettono di vivere l’ambiente circostante come “realtà aumentata”, cioè arricchendo la propria percezione sensoriale mediante informazioni manipolate e convogliate elettronicamente. Big G questa volta ha puntato su una tecnologia davvero innovativa, attesa dai consumatori per la fine dell’anno o al massimo all’inizio del 2014; gli occhiali a realtà aumentata sono stati resi disponibili in edizione limitata, per ora destinata solo agli sviluppatori, al costo di ben 1500 dollari, in attesa di essere diffusi sul mercato a costi molto più ridotti. Per chi non avesse ancora avuto modo di sentirne parlare ricordiamo di cosa si tratta esattamente. I Google Glass sono occhiali veri e propri che dispongono di diverse funzioni: lettura di siti web, visualizzazione di notizie online, uso di social network, visualizzazione di mappe, possibilità di scatti fotografici, realizzazione di video e altre funzioni. Fin qui le informazioni sono le stesse di qualche mese fa, cioè di quando questi “magici” occhiali hanno cominciato a far parlare di sé. Adesso quest’innovazione tecnologica, di sicuro interesse per tutti quelli che seguono le novità del settore, presenta un’ulteriore affinamento, destinato all’utilizzo da parte dei non udenti. I Google Glass, infatti, si arricchiscono di un dispositivo per proiettare direttamente sul display i contenuti che i non udenti non possono ascoltare. Le informazioni sono tradotte automaticamente nella lingua dei segni italiana (LIS) con l’aiuto di un avatar. Si chiama GoogleGlass4Lis ed è la novità proposta come sperimentazione in Italia, ideata dalla società statunitense Rokivo, con sede a New York ma fondata da un gruppo di professionisti italiani, e da Vidiemme Consulting, azienda specializzata nel settore delle tecnologie digitali, in collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi (ENS). Il progetto è completamente made in Italy e si avvale dei risultati di Atlas (Automatic Translation into Sign Language), una ricerca finanziata dalla Regione Piemonte.
La sperimentazione cominciata nella prima metà del 2013 viene ora presentata e messa a disposizione presso il Museo delle antichità egizie di Torino, dove i non udenti potranno effettuare il “rodaggio” dei GoogleGlass4Lis che sarà inoltre utile ai ricercatori per migliorare il software degli occhiali. È la statua di Ramses II a essere stata prescelta come inizio della sperimentazione che prevede poi l’allargamento all’intero statuario del museo. Una novità socialmente interessante, poiché permette di inserire una parte di visitatori, altrimenti esclusi, all’interno della visita museale e, più in generale, in tutte le iniziative e attività culturali per cui vengano predisposte apposite guide virtuali, senza più la necessità di interpreti. Si possono dunque considerare lontani i tempi in cui i portatori di handicap sensoriali venivano di fatto esclusi dal panorama delle attività sociali e culturali? Forse l’innovazione dei Google Glass si può effettivamente registrare come un primo vero passo in avanti in questa branca della tecnologia per le persone affette da alcune invalidità, nel caso specifico da disturbi dell’udito. Si spera ovviamente che gli upgrade tecnologici presto riguardino anche altri tipi di invalidità, così da poter trovare un’applicazione di utilità sociale e non esclusivamente indirizzata a fini commerciali.
pagina
15