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Disegno e fantasia

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La fantasia

La fantasia

usate la pittura digitale con i bambini iperattivi”, dato che io la uso e con risultati eccellenti. È vero, però, che alcuni bambini iperattivi potrebbero non rispondere a quest’attività. Ma in genere i bambini lasciano intendere se qualcosa non va bene per loro. Si deve entrare in sintonia con il bambino, rispettarne le difese e procedere con delicatezza. Alcuni dicono: “Di certo non userò la fantasia con un bambino che vive esclusivamente in un mondo immaginario”. Sì, io la userei. Parto dal suo livello, qualunque esso sia. Voglio entrare in contatto con lui e forse è necessario farlo attraverso la sicurezza che gli dà la fantasia. Verrà il momento in cui lo riporterò dolcemente alla realtà e, se sarà pronto, mi seguirà. Se non lo sarà, non mi seguirà. Io non costringo mai un bambino a fare o dire qualcosa contro il suo volere. Cerco di evitare le interpretazioni, per questo verifico con lui le mie ipotesi ed intuizioni. Se non si dimostra interessato a rispondere, va bene lo stesso. Non insisto perché si “riappropri” di qualcosa se invece sente di tenere i suoi contenuti al sicuro. Cerco anche di non fare cose che mi danno disagio o che non mi piacciono. Se proprio non mi va di giocare a dama, suggerirò un’alternativa che sia di mio gradimento.

Altre idee per fantasie e disegni

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La lista che segue contiene molte idee, motivazioni, istruzioni e tecniche da me usate per portare alla luce le emozioni del bambino per mezzo del disegno e della fantasia. Molte si prestano anche alla pittura, all’argilla, alla scrittura, al movimento del corpo e ad altri mezzi. Ma questa lista non vuole in nessun modo essere esaustiva; piuttosto, vuole dare un’idea generale del tipo di attività che ho svolto con i bambini, che ho svolto io stessa, che ho letto da qualche parte, di cui ho sentito parlare, su cui ho riflettuto oppure che ho in mente di usare. Il campo delle idee è vasto quanto l’immaginazione. Alcune di queste idee sono descritte più dettagliatamente in altre parti del libro. Presentate al bambino una vasta gamma di materiale da scegliere – carta di ogni formato (la carta da stampa va bene), penne a feltro, pastelli a cera, pastelli a olio, matite colorate, pennarelli a punta grossa, matite. Ai bambini piacciono anche i piccoli strumenti. Qualche volta usate un timer da cucina, un cronometro, una clessidra, contatori come quello in uso nel golf, un registratore di cassa, delle biglie, ecc. Potreste dire: “Ora osserveremo questo fiore per un minuto. Il cronometro segnerà lo scadere del tempo e allora vi chiederò di disegnare non il fiore, ma ciò che avete provato mentre lo guardavate oppure alla scadenza del minuto”. “Visualizza il tuo mondo con colori, linee, forme, simboli. Visualizza il tuo mondo così come vorresti che fosse.” “Fa’ degli esercizi respiratori; disegna come ti senti adesso.” “Disegna: cosa fai quando ti arrabbi; come vorresti essere; cosa ti fa arrabbiare; un posto che ti fa paura; qualcosa che ti fa paura; l’ultima volta che hai pianto; un posto che ti rende felice; cosa senti in questo momento.” “Disegna te stesso: come sei (come pensi di essere), come vorresti essere, da grande, da vecchio, com’eri quando eri piccolo (a un’età specifica oppure no).” “Ricorda un periodo o una scena: un momento in cui ti sentivi molto vivo. Un periodo di cui ti rammenti; la prima cosa che ti viene in mente. Una scena di famiglia. La tua cena preferita. Un periodo della tua infanzia. Un sogno.” “Disegna: dove vorresti essere. Un luogo ideale. Un posto che prediligi oppure che non ti piace. Il periodo che preferisci oppure quello che detesti. La cosa peggiore che puoi pensare.” “Guarda quest’oggetto per due minuti” (usate

un fiore, una foglia, una conchiglia, un quadro o altro.) “Disegna le tue emozioni”. (Programmate il timer. Usate anche un brano musicale.) “Disegna la tua famiglia oggi; la tua famiglia in simboli, come animali, come macchie di colore; tutti i membri della tua famiglia, ciascuno mentre fa qualcosa: la parte di te che ti piace di più, quella che ti piace di meno; il tuo sé interno, il tuo sé esterno; come vedi te stesso; come gli altri ti vedono (secondo te); come vorresti che ti vedessero; una persona che ti piace, che detesti, che ammiri, di cui sei geloso. Il tuo mostro; il tuo demone.” “Disegna come attiri l’attenzione; come ottieni quello che vuoi da persone diverse; cosa fai quando ti senti depresso, triste, ferito, geloso, solo, ecc. La tua solitudine; una sensazione di solitudine; quando ti senti o ti sei sentito solo. Un animale immaginario. Disegna una cosa che ti dà molto fastidio di una persona presente, di una persona cara, di te stesso, del mondo. La tua giornata, la tua settimana, la tua vita attuale, il tuo passato, il tuo presente, il tuo futuro.” “Disegna linee felici, linee morbide, tristi, arrabbiate, impaurite, ecc.” (Accompagnare il disegno con l’emissione di suoni e con movimenti del corpo.) “Con la mano destra o con la sinistra.” Mentre lavorate, chiedete al bambino di fare dei disegni in sequenza che illustrino come si sente adesso oppure quel sentimento enfatizzato o questa parte del disegno, ecc. “Disegna ciò che stai descrivendo o ciò che fai fatica a descrivere e usa colori, forme, linee.” “Disegna in risposta a una storia, una fantasia, una poesia, un brano musicale.” “Disegna le polarità: debole/forte; felice/triste; mi piace/non mi piace; buono/cattivo; positivo/ negativo; arrabbiato/calmo; responsabile/folle; serio/sciocco; sentimenti buoni/sentimenti cattivi; quando sei estroverso/quando ti senti chiuso; amore/odio; gioia/tristezza; fiducia/diffidenza; separati/insieme; aperto/chiuso; solo/non solo; coraggioso/impaurito; la migliore parte di te/la peggiore parte di te, ecc.” “Disegna quando eri piccolo, adolescente, disegna te stesso adulto” (per gli adulti tre immagini di sé.) “Un posto immaginario. Il tuo problema più urgente. Un dolore fisico – il tuo mal di testa, il tuo mal di schiena, la tua sensazione di stanchezza.” “Fa’ uno scarabocchio – trova una figura. Fa’ un segno – completalo.” Arte prescolare: tecnica del cordoncino, delle macchie di colore (tipo Rorschach), pittura manuale, vernice per automobili (come descritto precedentemente nel Capitolo “Fantasia”). Disegnate il ritratto del bambino e poi fategli commentare il disegno. “Formate due gruppi pari, dove ognuno disegni l’altro. Disegnate qualcosa con un compagno. Concordate un tema: essere derisi, essere messi in ridicolo, essere scelti per ultimi, essere stuzzicati, ecc.” “Disegna una mappa topografica della tua vita: mostra i posti belli, le strade difficili, gli ostacoli. Mostra dove sei stato e dove vuoi andare. Disegna situazioni specifiche ed esperienze (come ci si sente quando si fa la pipì a letto).” Un gruppo, una famiglia o un gruppo che simula una situazione familiare può decidere un tema e fare un disegno insieme (mantenere il contatto col processo e l’interazione): dove mi trovo adesso nella mia vita. Da dove vengo. Dov’ero prima. Dove voglio andare. Cosa mi impedisce di arrivarci (blocchi, ostacoli); cosa mi serve per arrivarci. “Un tempo ero... ma ora...” “Fate un disegno a giro, in cui a turno ognuno aggiunga qualcosa.” “Disegna come ti sentivi ieri, come ti senti oggi, ora, come ti sentirai domani. Essere egoisti, stupidi, folli, brutti, meschini. Disegna qualcosa che vuoi. Come ottieni quello che vuoi. Un segreto. Essere soli. Stare con gli altri; essere seri, essere sciocchi.” “Fa’ un disegno su di te, esagerando la tua immagine. Fa’ semplicemente muovere la mano sul

foglio e obbediscile.” “Di’ una parola tutta d’un fiato, che gli altri disegneranno rapidamente: amore, odio, bellezza, nervosismo, libertà, carità, ecc.” “Come ti senti come donna / uomo / bambino / adulto / ragazzo / ragazza. Come pensi che saresti se appartenessi al sesso opposto.” Disegnate la sagoma del bambino su un grande foglio di carta e fate parlare il bambino alla sua immagine. “Disegna l’immagine del tuo corpo con colori, forme, linee. A occhi chiusi, immagina di avere te stesso davanti a te.” “Disegna te stesso come un animale e inserisciti in un ambiente; l’immagine di tua madre/tuo padre con colori, linee, forme.” “Va’ con la mente a quando eri molto piccolo e disegna qualcosa che ti rendeva molto felice, ti eccitava, ti faceva stare bene, qualcosa che hai avuto, qualcosa che hai fatto, qualcuno che hai conosciuto, qualcosa che ti ha reso triste, ecc. Disegnalo come se tu avessi quell’età.” “Disegna qualcosa che desideravi accadesse quand’eri piccolo.” Via via che il bambino parla e viene fuori qualcosa, chiedetegli di farne un disegno: un dolore fisico, un inconveniente, una sensazione, ecc. “Disegna un animale immaginario. Diventa quell’animale – cosa potrebbe fare?” In un gruppo fate incontrare due animali. “Disegna un animale o due e scrivi (o detta) tre parole per descriverne ognuno. Ora fa’ quest’animale e parla di te.” “Disegna cosa non ti piace di ciò che faccio e io farò lo stesso. Disegna qualcosa che ti preoccupa. Disegna tre desideri.” Fate in modo che il bambino vi dica cosa disegnare man mano che disegnate. “Toccati il viso, poi disegnalo.” “Immagina di avere oggi il potere di fare qualsiasi cosa nel mondo. Disegna cosa faresti. Se fossi magico, dove vorresti essere?” “Disegna un regalo che ti piacerebbe ricevere e uno che ti piacerebbe fare. A chi lo faresti? chi lo farebbe a te?” “Disegna qualcosa che vorresti non fare. Qualcosa per cui ti senti in colpa. O il senso di colpa. Il tuo potere. Qualcosa di cui vorresti liberarti.” Si possono usare molte altre cose come soggetti per disegni. Sono molte le fantasie, le storie, i suoni, i movimenti, le immagini che si prestano ai disegni. Potete anche abbinare il disegno alla poesia e alla scrittura. Fate usare ai bambini i colori, le linee, le forme, le curve; tratti leggeri, tratti marcati, tratti brevi e lunghi; colori vivaci, colori chiari, colori scuri e spenti; simboli, adesivi. Fate lavorare rapidamente i ragazzi. Se notate un modello, uno schema che si ripete, fatene sperimentare l’opposto.

Il bambino si sviluppa attraverso l’esperire. La consapevolezza di sé infatti è così strettamente legata al fare esperienza che non può esistere l’una senza l’altra e viceversa. Allo stesso modo, via via che in terapia il bambino sperimenta i suoi sensi, il suo corpo, le sue emozioni e il modo in cui può usare l’intelletto, riacquista una sana posizione verso la vita. Amare i bambini, stabilire con loro un rapporto di accettazione e di fiducia, conoscere qualcosa del loro sviluppo, di come crescono e apprendono, comprendere i contenuti importanti che corrispondono a particolari livelli di età, sono i presupposti di base necessari per chiunque lavori con i bambini. Le innumerevoli tecniche descritte dall’autrice in queste pagine servono a dare al bambino esperienze sensoriali, corporee, emozionali, intellettive e verbali e aprono all’immaginazione dell’adulto (sia esso psicoterapeuta, insegnante, educatore o semplicemente genitore) un’infinita gamma di possibilità creative per comprendere i bambini e aiutarli a superare le loro difficoltà. L’obiettivo di questo approccio nella psicoterapia è quello di aiutare il bambino a prendere consapevolezza di se stesso e della sua esistenza nel suo mondo. Ogni terapeuta troverà il proprio modo di raggiungere quel delicato equilibrio esistente fra il dirigere e guidare la seduta da una parte e, dall’altra, seguire le direttive del bambino. Chi lavora con i bambini utilizza molte tecniche creative, espressive e di gioco, ma talvolta questo lavoro viene mal compreso e visto come un “solo giocare”, invece rappresenta la principale forma di contatto possibile tra l’adulto e il bambino. Un libro realistico, facile, pratico, che può diventare una finestra aperta sul bambino che è in voi e con voi.

Violet Oaklander, classe 1927, è una psicoterapeuta specializzata in infanzia e adolescenza, la fondatrice della Gestalt applicata all’età evolutiva. Ha svolto per 35 anni la libera professione a Santa Barbara (California) e per 27 anni ha insegnato il suo metodo a professionisti di tutto il mondo. Ha fondato e diretto il centro di terapia per bambini e adolescenti a Hermosa Beach, California, e dal 2003 la fondazione che porta il suo nome a Los Angeles. Dal 1973 è membro del Gestalt Therapy Institute di Los Angeles. È stata insignita del “lifetime achievement” dall’associazione americana Play Therapy. Autrice di numerosi articoli e capitoli, ha pubblicato Il gioco che guarisce per la prima volta nel 1978. Il libro ha avuto un’ampia risonanza internazionale ed è stato tradotto da allora in 16 lingue. Nel 2006 è uscito il suo secondo libro, Il tesoro nascosto, tradotto ad oggi in 7 lingue.

In copertina disegno diIn copertina disegno Fabio Magnasciuttidi Fabio Magnasciutti

ISBN 978-88-6153-830-6

Euro 25,00 (I.i.)Euro 25,00 (I.i.)

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