5 minute read

Presentazione di Barry Stevens

Next Article
Introduzione

Introduzione

resistenza a entrare in una qualunque area spiacevole della sua vita.

Lisa, 13 anni, disegnò una scena del deserto, suo tema tipico nel disegno e nel lavoro con la vaschetta di sabbia. Lisa era affidata a una famiglia, era stata classificata come “pre-deviante” dalle autorità competenti, era altamente turbolenta a scuola, non aveva amici, non andava d’accordo con gli altri bambini di casa e in genere caratterizzava se stessa come “dura” nel parlare, nei modi e nell’abbigliamento. Niente la scalfiva. In quella seduta, disegnò il suo deserto, un serpente e una buca. Dopo che ebbe descritto il disegno le chiesi di fare il serpente, di dargli voce come a un pupazzo e di descrivere la sua vita da serpente.

Advertisement

– Lisa: Sono un serpente, sono lungo e scuro, vivo qui nel deserto, cerco del cibo e poi torno nella mia tana. – È tutto qui quello che fai? Cosa fai per divertirti? – Lisa: Niente. Qui non c’è nessuno con cui giocare. – Come ci si sente? – Lisa: Molto soli. – Lisa, ti senti mai come quel serpente? – Lisa: Sì, sono sola. Lisa perse così il suo atteggiamento da “dura” e cominciò a piangere. Parlammo un po’ della sua solitudine e le confidai qualcosa della mia.

Un ragazzo di 14 anni, Glenn, disegnò un gruppo di musica rock chiamato “La Gente”. La sua frase fu: “Una fantasia a cui ho temporaneamente rinunciato, in un certo senso”. Per la prima volta, dopo parecchie settimane di terapia, il ragazzo era in grado di ammettere, o era disposto a farlo, di provare interesse verso qualcosa. Le sue parole “temporaneamente, in un certo senso” mi dissero che qualcosa dentro di lui stava aprendosi alla possibilità che, dopo tutto, avrebbe potuto fare qualcosa nella vita. In passato, le nostre sedute erano state piene della sua disperazione; adesso cominciavamo a esplorare la sua speranza.

Spesso i bambini disegnano posti che sono esattamente l’opposto dei loro sentimenti attuali. Sono frequenti le scene di fantasia con castelli e principesse, cavalieri e stupendi eremi di montagna. Aiutare i bambini a parlare delle emozioni rappresentate da queste scene apre la porta all’espressione delle loro emozioni opposte. Qualche volta chiederò a un bambino di “disegnare un posto bello della tua infanzia o un posto che sai che è bello, vero o inventato”. Di nuovo, come nell’esercizio della fantasia della

grotta, chiederò ai bambini di chiudere gli occhi e di entrare nel loro spazio.

Un ragazzo di 13 anni disegnò una scena tratta dai suoi 7 anni. Io scrissi sul disegno sotto sua dettatura: “Questo fu quando avevo 7 anni. Vivevamo nell’Ohio. Papà era appena tornato dal Vietnam. Ero felice. Ma poi cominciò a costringermi a dirgli tutto quello che facevo. Mia madre mi lasciava fare tutto quando lui era via. Lui non mi lascia in pace. I miei fratelli si stanno arrampicando sull’albero. Vorrei che cadessero e si rompessero un braccio. Mi piaceva l’Ohio”. Poi, a bassissima voce, cominciò a parlare del suo volere essere libero “solo per le piccole cose”. Questo bambino si muoveva in continuazione ed era considerato iperattivo. Non riusciva realmente a stare seduto a lungo in un posto e si muoveva in continuazione durante gli incontri di gruppo. Ma quando ebbe finito di parlare, si mise disteso e si addormentò. Nelle sedute successive guardammo il suo disegno e le frasi – che avevo scritto esattamente come le aveva dettate – e parlammo di alcuni suoi sentimenti ambivalenti, il suo fare la spola fra il passato dei ricordi dell’Ohio e il presente della sua vita attuale. Una parte sostanziale di questo libro riguarda l’uso della fantasia. Con la fantasia possiamo divertirci con il bambino e possiamo anche scoprire qual è il suo modo di procedere. Di solito il modo in cui il bambino fa le cose e si muove nel suo mondo fantastico è uguale al modo in cui si muove nella vita. Attraverso la fantasia, possiamo penetrare nel regno interiore del suo essere. Possiamo portare alla luce ciò che è nascosto o evitato e possiamo anche scoprire dalla sua prospettiva cosa sta succedendo nella vita del bambino. Per queste ragioni, incoraggiamo la fantasia e la usiamo come strumento terapeutico. Ricordo un periodo della mia vita in cui la fantasia mi fu di grande aiuto. All’età di 5 anni mi ustionai e dovetti stare in ospedale per diversi mesi. Poiché non c’era ancora la penicillina, non mi permettevano di giocare con alcun genere di giocattoli per paura delle infezioni (questo lo so adesso; nessuno me lo disse allora). Inoltre, le visite erano molto limitate e io trascorrevo ore ed ore distesa sul letto, senza nessuno con cui parlare e niente con cui giocare. Sono riuscita a sopravvivere a questo dramma immergendomi nella fantasia. Mi raccontavo infinite storie, e mi coinvolgevo tantissimo in ogni trama. I genitori mi chiedono spesso di chiarire bene la distinzione fra fantasia e bugia. Altri sono preoccupati del fatto che i loro figli sembrano perdersi in un mondo fantastico. La bugia è segno che qualcosa non va per il bambino. Più che una fantasia, è una modalità di comportamento, benché a volte le due cose coincidano. I bambini dicono bugie perché hanno paura di prendere posizione su se stessi, di guardare la realtà così com’è. Spesso sono immersi nella paura, nel dubbio, in un’immagine di sé povera, nel senso di colpa. Sono incapaci di far fronte al mondo reale che li circonda e quindi ricorrono a un comportamento difensivo, agendo in maniera opposta a come realmente si sentono. Spesso sono costretti dai genitori a mentire. Questi possono essere troppo severi e incoerenti, nutrire aspettative troppo difficili da soddisfare per il bambino o non essere in grado di accettare il bambino per quello che è. Allora il bambino è costretto a mentire, come forma di auto-conservazione. Quando un bambino mente, spesso crede a se stesso. Intreccia una fantasia intorno al comportamento che per lui è accettabile. La fantasia diventa un mezzo attraverso cui esprimere quelle cose che ha difficoltà ad ammettere. Io prendo sul serio le fantasie di un bambino, come espressione delle sue emozioni. Così come gli altri, in genere, non ascoltano, non capiscono o non accettano le sue emozioni, nemmeno lui lo fa. Lui non si accetta. Deve ricorrere alla fantasia e, successivamente, alla bugia. Dunque,

This article is from: