Il gioco che guarisce. Teoria e pratiche di psicoterapia con bambini e adolescenti

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resistenza a entrare in una qualunque area spiacevole della sua vita. Lisa, 13 anni, disegnò una scena del deserto, suo tema tipico nel disegno e nel lavoro con la vaschetta di sabbia. Lisa era affidata a una famiglia, era stata classificata come “pre-deviante” dalle autorità competenti, era altamente turbolenta a scuola, non aveva amici, non andava d’accordo con gli altri bambini di casa e in genere caratterizzava se stessa come “dura” nel parlare, nei modi e nell’abbigliamento. Niente la scalfiva. In quella seduta, disegnò il suo deserto, un serpente e una buca. Dopo che ebbe descritto il disegno le chiesi di fare il serpente, di dargli voce come a un pupazzo e di descrivere la sua vita da serpente.

– Lisa: Sono un serpente, sono lungo e scuro, vivo qui nel deserto, cerco del cibo e poi torno nella mia tana. – È tutto qui quello che fai? Cosa fai per divertirti? – Lisa: Niente. Qui non c’è nessuno con cui giocare. – Come ci si sente? – Lisa: Molto soli. – Lisa, ti senti mai come quel serpente? – Lisa: Sì, sono sola. 20

Violet Oaklander

Lisa perse così il suo atteggiamento da “dura” e cominciò a piangere. Parlammo un po’ della sua solitudine e le confidai qualcosa della mia. Un ragazzo di 14 anni, Glenn, disegnò un gruppo di musica rock chiamato “La Gente”. La sua frase fu: “Una fantasia a cui ho temporaneamente rinunciato, in un certo senso”. Per la prima volta, dopo parecchie settimane di terapia, il ragazzo era in grado di ammettere, o era disposto a farlo, di provare interesse verso qualcosa. Le sue parole “temporaneamente, in un certo senso” mi dissero che qualcosa dentro di lui stava aprendosi alla possibilità che, dopo tutto, avrebbe potuto fare qualcosa nella vita. In passato, le nostre sedute erano state piene della sua disperazione; adesso cominciavamo a esplorare la sua speranza.

Spesso i bambini disegnano posti che sono esattamente l’opposto dei loro sentimenti attuali. Sono frequenti le scene di fantasia con castelli e principesse, cavalieri e stupendi eremi di montagna. Aiutare i bambini a parlare delle emozioni rappresentate da queste scene apre la porta all’espressione delle loro emozioni opposte. Qualche volta chiederò a un bambino di “disegnare un posto bello della tua infanzia o un posto che sai che è bello, vero o inventato”. Di nuovo, come nell’esercizio della fantasia della


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