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di Giovanni Tomai - Libreria Tarantola

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di Gloria Buccino

di Gloria Buccino

In libreria I CONSIGLI DEL LIBRAIO

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di Giovanni Tomai - Libreria Tarantola di Udine

“Retromundi”, Emilio Rigatti (Bottega Errante, 2021), pp. 129

Emilio Rigatti è tante cose: insegnante e scrittore o, come ama definirsi, “scrittore di confine”. Infatti oltre a viverci i confini li porta nel suo patrimonio genetico dove coesistono tracce di croati, dalmati, serbi, ebrei e veneti. Il libro racconta le vicende che avvengono nel retrobottega di una drogheria/ferramenta di paese. Quel magazzino diventa un vero e proprio Mondo Piccolo in cui il tempo prende a scorrere in una maniera differente e le storie non solo si raccontano ma prendono vita e si intrecciano rielaborandosi per chi vuole ascoltarle. Si perché a differenza della bottega, al suo retro possono accedere solo una accuratissima selezione di personaggi: cantastorie, amici, filosofi della vita riuniti attorno ad un tavolaccio dove non manca mai una bottiglia di vino. Il Droghiere è il vero è proprio dominus della situazione, è tutt’uno con il suo luogo tanto che “nacque settant’anni fa nel retrobottega, sullo stesso tavolone dove oggi imbottiglia il vino e taglia le lastre di vetro, la tela plasticata e la rete d’ottone per le zanzariere. (...) Neanche Dio in persona avrebbe mai detto che quello, un giorno, sarebbe diventato un Droghiere, e del resto non c’era nessun indizio che lo suggerisse.” A narrare questo angolo prezioso ed esclusivo è il Professore, che ce lo dipinge come “un sommergibile che naviga sotto il pelo del tempo”. E questo Retromundi è davvero una macchina del tempo presente, un tempo che sta per finire, assediato dalle visite di personaggi come l’Agente Immobiliare. Si ride, e parecchio, in questo sommergibile-retrobottega che resiste eroicamente alle bordate di un progresso che non può entrarci e non può capirlo. Per questo il retrogusto di questo libro di Emilio Rigatti è un po’ amaro, come certi liquori che si distillano ancora in certe cantine, e certi retrobottega.

“Fricokiller”, Aa.Vv. (Morganti Editori, 2021), pp. 266

Un’idea sicuramente peculiare quella della Morganti Editori, cioè la volontà di raccogliere alcune delle migliori penne oggi scriventi in Regione chiedendogli di produrre un racconto giallo. Unico filo conduttore obbligatorio: il frico. Si, proprio il piatto tipico friulano per eccellenza è il collante di questo volume corale in cui dieci scrittrici e scrittori si misurano con il poliziesco al formaggio. La prima storia è quella di Gabriella Bucco, ambientata a cavallo delle due guerre mondiali, tra Andrèis e Barcis, alle prese con partigiani e vecchie leggende. Stefania Conte parte invece da Conegliano, passa per Duino e arriva a Trieste, inseguendo la strana vita di una donna misteriosa. Angelo Floramo trascina il lettore tra delitti e antichi riti apotropaici spostandosi tra Ragogna, Merito di Tomba e Camporosso mentre Paolo Morganti riporta in scena pro Michele Soravito e Martino da Mendrisio, i personaggi dei suoi Romanzi. Lucio Nocentini scomoda la coppia più famosa del giallo, Holmes e Watson, per un’avventura apocrifa a Palmanova. Nel castello di Ragogna è invece ambientato il racconto gotico di Fabio Piuzzi. Pierluigi Porazzi, nello stile noir che gli è proprio, racconta la dolorosa storia di un ex carcerato e di una madre distrutta dalla morte del figlio. Torna sulle scene l’amatissimo commissario Furlan, nato dalla penna di Flavio Santi, in un intricato giallo cividalese con un omicidio eccellente mentre Nicola Skert ci racconta un delitto che affonda in un tempo lontano durante la festa dei Krampus di Tarvisio. Conclude Maria Cristina Vitali che racconta di un introverso ricercatore cividalese alle prese con uno scottante documento storico. Insomma un libro davvero multidimensionale, che ci porta a scoprire il Friuli Venezia-Giulia in senso geografico ma anche storico, psicologico e culinario. Una piccolo microcosmo di racconti, alcuni divertentissimi, altri assolutamente dark in cui gli stili peculiari degli autori che già conosciamo si mescolano sapientemente ai meno noti come i giusti ingredienti di una ricetta riuscita.

“La differenza tra qualcosa di buono e qualcosa di grande è l’attenzione ai dettagli.” Charles R. Swindoll

Sono una persona profondamente attenta ai dettagli perché per me, nella vita, hanno sempre fatto la differenza. Non a caso il mio brand We-re®️ ha un’identità precisa e ben definita. L’arancione, il colore che ci identifica e differenzia, non a caso trasmette energia, entusiasmo e dinamismo. Bè, mi rispecchia appieno. È con questa convinzione che ha preso forma questo nuovo progetto: il gel igienizzante We-re®️.

Andrea Birri - CEO We-re ®️

Idee folli? Non sono mai abbastanza. Così è nato We-re® Igienizzante. Naturalmente la storia è più lunga di così, ma sarò sintetico.

Sono il fondatore di We-Re Immobiliare, un settore in cui l’interazione e l’attenzione, con e per il cliente, è fondamentale. Cerco sempre di migliorare la mia attività e il marchio per aggiungere valore, qualcosa che sia tangibile e concreto. E così che ho messo in moto tutto…

Durante il periodo del Lockdown, a causa del COVID, c’è stato un vero e proprio assalto agli scaffali di gel igienizzanti e prodotti DPI. Anche la ricerca online non portava risultati, in quanto i diversi prodotti per la protezione individuale risultavano sempre “sold out”. Da qui è nata la necessità e l’idea di creare un prodotto tutto mio, riconoscibile e soprattutto DI QUALITÀ.

A differenza di tutti gli altri prodotti che lasciano le mani o troppo secche o super appiccicose, volevo un prodotto dalle alte prestazioni. L’idea era chiara, volevo un gel igienizzante totalmente

naturale, profumato, prodotto in Italia e che rispec-

chiasse la brand identity di We-re®️.

Grazie all’aiuto di Simone Maion, un alchimista con i fiocchi, abbiamo realizzato la formula perfetta.

Ed eccoci qua con le mani morbide come la seta e un profumo inconfondibile d’arancio. Non per fare il pignolo, ma preciso sempre che il gel igienizzante We-re® è un prodotto elitario, il frutto di scelte attente e consapevoli. Tutto made in Italy.

Ho iniziato a far provare il gel a diverse persone e sono rimasto davvero soddisfatto dei loro feedback.

Mancava solo una cosa all’appello: la presenza online. Così in men che non si dica abbiamo avviato l’e-commerce grazie alla “Grimus agency” di Milano e… sono iniziate le vendite!

Questo è tutto quello che c’è dietro quel flaconcino da 100ml arancione. Ricercatezza, attenzione ed elitarietà da portare comodamente con sé.

I più curiosi possono inquadrare il QRcode e scoprire molto altro!

Ah già, dal momento che non sto mai con le mani in mano sto avviando un progetto di co-branding: un’iniziativa che ha lo scopo di aumentare il valore del brand collaboratore andando a personalizzare il gel We-re®. Chissà quale sarà la prossima mossa.

igienizzante.we-re.it igienizzante@we-re.it FB: We-re Igienizzante IG: igienizzante.we.re

Foto: Elia Falaschi igienizzante

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