MilanoCittàAperta - Issue#14 - Winter/2013

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MilanoCittàAperta - Journal of urban photography - Issue#13 - Autumn/2012 - www.miciap.com

Milano Città Aperta JOURNAL OF URBAN PHOTOGRAPHY

ISSUE #14 WINTER/2013


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cercasi donatori di sguardi MilanoCittàAperta è un progetto aperto a chiunque desideri collaborare La logica editoriale prevede circa 12 immagini per servizio, ma consigliamo di spedirne anche di più (2030), affinchè la redazione sia in grado di formarsi un'idea più precisa del lavoro e di operare una selezione migliore. I file devono rispettare i seguenti parametri: orizzontale max 800px, vertiale max 533px. Le immagini devono inoltre essere accompagnate da un testo di max. 2000 battute che illustri l'oggetto e il taglio del servizio.

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MilanoCittĂ Aperta Coordinatore Esecutivo Isacco Loconte Coordinatore Editoriale Filippo Ceredi Photoeditor Alberto Locatelli Thomas Pagani Editor Testi Nicola Bertasi Edoardo Mozzanega Progetto grafico e impaginazione Daniele Pennati Isacco Loconte Redazione Nicola Bertasi, Alfredo Bosco, Filippo Ceredi, Alberto Locatelli, Isacco Loconte, Edoardo Mozzanega, Simone Keremidtschiev, Thomas Pagani, Daniele Pennati Fotografi Thomas Pagani, Andra Kunkl, Marco Dapino, Annalisa Cimmino, Maurizio Totaro, Edoardo Mozzanega Grazie a: Popoli, mensile internazionale Planum - The journal of Urbanism Claire-Louise Watkins per le traduzioni



SOMMARIO/CONTENT AL FRONTE

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CONFINI

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Thomas Pagani

INCENDIO GRIGIO Andrea Kunkl

LINEE DI CONFINE

SUBURBAN STREETS Marco Dapino

RIVERSIDE

Annalisa Cimmino

IDENTITÀ AI MARGINI

VIA PADOVA E DINTORNI

Maurizio Totaro

BARONA SPLIT

Edoardo Mozzanega

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EDITORIALE /EDITORIAL Il filo rosso dei servizi selezionati per questo issue 14 nasce da un'indagine che, invece che privilegiare il "centro", il punto di osservazione più immediato, predilige i limiti, il luogo più dinamico e sensibile ai cambiamenti. Questi luoghi estremi sono, infatti, i primi a subire le trasformazioni e sanno raccontare tutto ciò che includono attraverso le conseguenze che manifestano di ciò che accade al loro interno.

The fil rouge of the 14 photo reportages selected for this issue has evolved from a research that, rather than focus on the most immediate point of view, prefers the limits, dynamic places sensitive to changes. These extreme places are in fact the first to undergo the transformations and tell everything that happens inside of them through the consequences that show.

Per me si va nella città dolente... L'incipit del terzo canto della Commedia dantesca potrebbe essere una didascalia efficace per la nostra prima rubrica, che presenta due servizi sulle zone di confine dell'area urbana milanese. Uno scenario post-apocalittico, di degrado e di rovina apre il numero 14 di Milano Città Aperta. Un viandante che tentasse un ingresso alla città da una via secondaria, si troverebbe di fronte a questi paesaggi devastati da una logorante e silenziosa guerra di trincea tra il territorio agricolo e la violenza grigia del tessuto urbano. Uno scontro lontano dallo sguardo dei più, che continua in sordina, a scapito della parte più indifesa ed esposta ad uno sfruttamento degradante. Abbiamo davvero perduto definitivamente la possibilità di prenderci carico di una cura reale del nostro territorio?

“Per me si va ne la città dolente…” (“Through me the way into the grieving city…”) The beginning of the third canto of Dante's Divine Comedy could be an effective caption for our first section, that features two projects on the border areas of Milan. A post-apocalyptic scenario, of degradation and ruin, opens the 14th number of Milano Città Aperta. A traveler who attempted entering the city in a different way would be facing landscapes devastated by a consuming and silent trench warfare between the agricultural land and the grey violence of the urban city. A clash that is far from the gaze of most people, at the expense of the most defenseless and exposed to a degrading exploitation. Have we really lost the ability to take charge of our territory?

Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne, e io etterno duro. La seconda rubrica "squarci" propone due visioni alternative di questi luoghi di frontiera e di passaggio. Le immagini sembrano suggerire che esista la possibilità di uno sguardo attivo, capace di riconfigurare la realtà. Gli svincoli delle tangenziali e gli orizzonti del fiume Lambro diventano paesaggi irreali, mutati fino ad acquisire un senso inaspettato. E questa riflessione vale come tentativo di contestazione delle parole incise sul nostro immaginario portone infernale: non vi è nulla di eterno e immutabile nella gestione del nostro territorio e nello sguardo che possiamo avere sulla nostra città. Lasciate ogne speranza voi ch'intrate. Lo sguardo si sposta ora in direzione dell'umanità, verso gli abitanti di questa città dannata che spera una redenzione. Non c'è, dunque, possibilità di una vita in questo Inferno urbano? La terza rubrica si pone di nuovo in polemica con i versi di Dante e mostra due lavori fotografici su delle zone di frontiera di Milano, la Barona e Via Padova, dove, a dispetto delle minacce del portone infernale, la vita pulsa, gli uomini sono ben lontani dall'abbandonare le loro speranze e conducono le loro battaglie quotidiane. Sono queste persone il punto di partenza per immaginare nuove modalità di rapporto col territorio. Milano, rinchiusa tra diverse linee di confine, deve scardinare i suoi limiti e imparare a essere aperta, alla speranza, a nuove visioni e a nuove configurazioni. Ulisse, uno che se ne intendeva di superamenti di limiti, suggeriva: Fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza. Buona visione. Q

“Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne, e io etterno duro.” (“Before me were no things created / except eternal ones, and I endure eternal.”) The second section "glimpses" proposes two alternative points of view of these boundary lines. The images seem to suggest that there is a possibility of a look, able to reconfigure reality. The bypasses and the view of the Lambro river become unreal landscapes, acquiring an unexpected meaning. This reflection is an attempt to dispute the words engraved on our imaginary gate of hell: there is nothing eternal and immutable in the management of our land and in the look we have on our city. “Lasciate ogne speranza voi ch'intrate.” (“Abandon every hope, you who enter.”) Our look is now moving in the direction of humanity, to the inhabitants of this damned city that hopes a redemption. Is there no possibility of a life in this urban hell? The third section is again in controversy with the verses of Dante and shows two photographic works on the border areas of Milan, Barona and Via Padova, where, in spite of the threats of the gate of hell, life vibrates and men face their daily battles and are far from abandoning their hopes. These people are the starting point for imagining new ways of relating with the territory. Milano, now locked between different boundary lines, has to get rid of its limits by gaining hope and learning to be open to new visions. Ulysses, one who knew well the passing of limits, suggested: “Fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza.” (“You were not born to live like animals, / but to pursue virtue and possess knowledge.”) Have a nice vision Q

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CONFINI Thomas Pagani

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Š Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini © Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

I margini territoriali di Rho testimoniano le conseguenze più profonde e occulte della trasformazione di una piccola città sotto la pressione della crescita economica e delle speculazioni edilizie.

Rho borders are witnesses of the consequences of the deepest and most hidden transformation of a small town, whenever is pressed by economic growth and from speculation.

Nord-ovest di Milano. Da anonima periferia a centro nevralgico dell'economia milanese. Da isolata cittadina a punto strategico commerciale.

North-West of Milan. From being an anonymous suburb, to a new focal point of the economy of Milan. Change from isolated town, into new strategic point for trade.

Rho oggi si affaccia sul mondo con energia, circondata e protetta da dinamiche infrastrutture all'avanguardia, rigurgitando tutto ciò che di più luccicante può mostrare, ma in realtà si muove goffamente, come a celare un dolore più profondo.

Rho today faces the world with energy, surrounded and protected by dynamic well-advanced infrastructures, spewing out everything that can show more sparkly, but actually it moves awkwardly, as though hiding a deeper pain.

Divenuta famosa per le eclatanti vicende legate al nuovo polo fieristico Rho-Fiera, gli immensi lavori di trasformazione dell'assetto territoriale per accogliere l'Expo 2015 e le travagliate vicende relative al Piano Ex Alfa Romeo, senza contare la cronaca locale, fatta di sprechi, speculazioni, abbandono e inquinamento, Rho è passata da una fase di silenzioso e comunissimo paese di periferia ad epicentro di una serie di manovre che convogliano capitale internazionale e che silenziosamente la investono, mutandone radicalmente l'aspetto, la qualità della vita e la salute del territorio.

It became famous for sensational events related to the new zone RhoFiera, the immense work of transforming spatial planning to host Expo 2015 and the troubled events relating to the Plan "Ex Alfa Romeo", not to mention the local news: made of waste, speculation, neglect and pollution, Rho has gone from being a quiet and very common suburban village, at the epicenter of a series of maneuvers that convey international capital and invest it silently, changing radically the appearance, quality of life and health of the land.

Mentre il centro s'inebria di consumo e le grandi strutture trasudano potere, i suoi margini, i confini, iniziano a subire la forza di questa brusca accelerata verso il successo. Due grossi assi autostradali segnano i limiti del comune, mentre l'imponente linea ferroviaria "TAV" spezza il territorio, segnato da un'evidente stato di abbandono e inquinamento. La trasformazione che avviene ai confini viene dettata da scelte al limite, realizzando così una stretta connessione tra i margini di una sensibilità che permette speculazioni e corruzione, e lo scempio che avviene ai confini della città. Rho in realtà pare sempre di più un paese saccheggiato da condotte mafiose e martoriato da faraonici, quanto inutili, interventi sul territorio, dietro i quali si scorge che i veri affari vengono fatti non con le esposizioni, ma con il mattone. A volte sembra che tutto scorra così veloce che in un attimo i campi coltivati dietro casa tua si sono trasformati magicamente in suolo edificabile e che non resti più niente da fare per cambiare la realtà.

While mass consuption inebriates the centre and large structures exude power, its margins, the borders, start to suffer the strength of this accelerated sharply towards success. Two large motorways mark the limits of the town, while the impressive railway line "TAV" breaks the territory, marked by an evident state of neglect and pollution. The transformation that takes place at the borders is dictated by choices to the limit, realizing a close connection between the edges of a sensitivity that allows speculation and corruption, and the havoc that happens on the boundary of the city. Rho in fact it seems more and more a country looted from mafia pipelines and battered by spectacular and unnecessary actions to the area, behind which you can see that the real bargains are made not with the exhibits, but with the “brick”. Sometimes it seems that everything goes so fast that where they cultivated fields behind your house you are magically transformed into building land and that there remains nothing more to do to change the reality..

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© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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Š Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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Š Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

© Thomas Pagani, 2010-2011, Confini

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Thomas Pagani Thomas Pagani Roberto nasce a Rho (Milano) nel 1983. Laureato in Scienze Umane dell'Ambiente presso l'Università Statale di Milano, è stato tecnico ambientale e analista GIS. Dal 2009 collabora come photoeditor con MilanoCittàAperta. Dal 2010 lavora come freelance nel campo della fotografia di interni, design e architettura. Per saperne di più... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: info@thomaspagani.com

Thomas Pagani Thomas Pagani Roberto was born in Rho (Milano) in 1983. He is getting his degree in Environmental Sciences at the Università Statale of Milano. He is currently working as a GIS technician in the WWF woods of Vanzago. He started to seriously approach photography in winter 2008, when he focused on the urban night scene which he defines "contemporary art aspects", without missing out on nature. To learn more: Take a look to the online version, www.miciap.com Contacts: email: info@thomaspagani.com

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INCENDIO GRIGIO Andrea Kunkl

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Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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© Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Un viaggio attraverso il paesaggio interiore delle terre agricole lombarde, minacciate dall'avanzata del cemento e dagli espropri per la costruzione di una nuova tangenziale esterna.

A journey through the inner landscape of agricultural Lombardy lands, threatened by the advance of cement and from the act of seizure for the construction of a new outer ring road.

Sono oramai partiti i lavori della tem, una nuova tangenziale esterna che allargherà l'abbraccio di Milano su ciò che resta della sua campagna, un tracciato che dovrà collegare Caponago e Melegnano. Insieme ai lavori sono già cominciati gli espropri, come quello del presidio della Martesana, dei gas e di tanti altri terreni agricoli.

The works for the TEM are already begun, a new outer ring road that will widen the embrace of Milan on what's left of his campaign, a path that will connect Caponago and Melegnano. In conjunction with work already begun expropriation, such as the defense of the Martesana, GAS and many other agricultural land.

Questa primavera, poco prima dell'inizio dei cantieri, io e uno scrittore ci siamo messi in cammino lungo i trenta chilometri di questo tracciato cercando di immortalare la campagna milanese così come si presentava ai nostri occhi. Un viaggio attraverso il paesaggio interiore delle terre lombarde, specchiato nei bacini d'acqua delle cave e negli sguardi dei contadini; fotografie che cercano di porsi come testimonianza di una metamorfosi. Istantanee di un mondo ibrido, catturate lungo la sottile soglia d'impatto tra città e campagna.

This spring, just before the start of construction sites, with a collaboration of a writer, I set off along the thirty miles of this track trying to capture the countryside of Milan as it appeared in our eyes. A journey through the inner landscape of the Lombard lands, mirrored in the water basins of the quarries and in the eyes of the peasants; photographs that tries to be as a witness to a metamorphosis. Snapshots of a hybrid world, captured along the thin threshold of impact between town and country.

In questi luoghi tracce di architettura contadina, come le tipiche cascine lombarde, e segni di una religiosità perduta persistono in un panorama profondamente cambiato, in cui capannoni della logistica e cantieri stradali la fanno da padroni. Qui il consumo di suolo procede rapido. Si stima che ogni giorno mille metri quadrati di terra vengano cementificati. Gli ambientalisti lo chiamano "incendio grigio" perché, come gli incendi, il cemento impermeabilizza il suolo, impedendo il ciclo tra cielo e terra e con esso ogni possibilità di vita. La campagna viene così progressivamente erosa dalla "città infinita". Lentamente scompaiono cascine, mestieri, prodotti tipici. Così quello che prima veniva prodotto alle porte di Milano arriva ora containerizzato dall'estero e nelle nostre campagne viene solo stoccato e distribuito su gomma. Per questo nuovi poli logistici spuntano come gramigna nell'Hinterland, attirando strade e traffico tra i campi coltivati a maggese. Eppure non tutto è perduto. Il Villoresi, la Martesana, la Muzza e i loro ingegnosi sistemi di rogge e canali continuano a scorrere numerosi e ad irrigare queste terre ancora fertili. La comodità del vivere metropolitano ha di certo il suo prezzo, ma prima di rinunciare completamente alla campagna e all'agricoltura occorrerebbe una riflessione più lungimirante. In fondo il metabolismo sfrenato delle città rischia di mettere in pericolo la loro stessa abitabilità futura. La farina non cresce in tangenziale e noi non ci nutriamo di cemento.

In these places traces of peasant architecture, such as the typical Lombard farmhouse, and signs of lost religiousness, persist in a landscape that changed dramatically, when the hangars of logistics service take over. Here the land is particularly worn. It is estimated that every day a thousand square meters of land become edified. Environmentalists call it "gray fire" because, such as fires, cement waterproof the soil, preventing the cycle between heaven and earth, and with it any chance of life. The campaign is gradually consumed by the "endless city". Slowly farms, crafts, local produce disappear. So what was produced before by outskirts of Milan now containerized from the products from abroad and in our countryside is just stored and distributed on the road. For this new logistics centers springing up like weeds in hinterland, attracting traffic and roads between fields fallow. But all is not lost. The Villoresi, the Martesana, the Muzza and their ingenious system of ditches and canals, continue to flow and irrigate these lands still fertile. The convenience of metropolitan living certainly has its price, but before you give up completely to the countryside and agriculture should be a reflection more forward-looking. At the bottom of the metabolism of unbridled city is likely to endanger our own habitability of the future. The flour does not grow in tangential and we do not feed ourselves with cement..

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Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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© Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

© Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

© Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Š Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

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© Andrea Kunkl, 2012, Milano, Incendio grigio

Andrea Kunkl Andrea Kunkl, nato il 7 Ottobre 1980, di formazione sociologo, si occupa di progetti a lungo termine e di esperimenti di ricerca interdisciplinari, orizzontali e collettivi. È tra i fondatori di ubiq photo project e collabora con isola art center. Tiene un workshop presso il Master in Photography and Visual Design allo Spazio Forma di Milano e un laboratorio di ricerca presso il Master Comunicare il Turismo del dipartimento di sociologia dell'Università Statale di Milano Bicocca. Tra le mostre e le pubblicazioni recenti: Turin Photo Festival, L'Espresso, Witness Journal, Fight Specific isola frigoriferi milanesi, Ram Studios fabbrica del vapore, Corigliano Foto Festival, Spazio Forma.

Andrea Kunk Andrea Kunkl, born 7 October 1980, training sociologist, is responsible for long-term projects and interdisciplinary research experiments, horizontal and collective. It is one of the founders of Ubiq Photo project and collaborates with Island Art Center. He holds a workshop at the Master in Photography and Visual Design at Spazio Forma in Milan and a research laboratory at the Master Communicate Tourism of the sociology department at the State University of Milano Bicocca. Among the exhibitions and recent publications: Turin Photo Festival, L'Espresso, Witness Journal, Fight Specific island refrigerators Milan, Ram Studios factory of steam, Corigliano Photo Festival, Spazio Forma.

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Contatti: email: kunkl.andrea@gmail.com

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SUBURBAN STREETS Marco Dapino

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Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

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Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

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© Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

I raccordi delle tangenziali milanesi si trasformano in paesaggi surreali, segnati dalle scie luminose del passaggio umano.

The junction between the ring roads of Milan becames a surreal landscape, marked by the light trails of human passage.

Transport, il lavoro di cui fanno parte queste immagini, si sviluppa originariamente in tre parti: Airport Signs ritrae la zona aeroportuale di Malpensa, Suburban Streets i raccordi periferici stradali e Light on Rails gli scali ferroviari milanesi.

Transport, work including these images, was originally developed in three parts: Airport Signs portrays the Malpensa airport area, Suburban Streets fittings peripheral road and Light Rails on the railway stations in Milan.

In Suburban Streets l'indagine è concentrata sulle aree di raccordo perimetrali del capoluogo lombardo, raccontate in orari di punta serali. La luce non solo evoca, ma disegna linee di fuga vive, segna un movimento che fuoriesce dalla staticità della foto e crea una forte temporalità istantanea. Gli scatti sono fortemente caratterizzati dalla scelta dell'orario di ripresa, una variabile nella percezione del luogo non indifferente, capace di trasformare zone anonime in paesaggi astratti e surreali.

Suburban Streets is focused on the perimetric, junction areas of Milan during the evening rush hour. Light not only evokes, but draws vivid escape line, marks a movement that leaks from the static of the photo and creates a strong temporal instant. The shots are strongly influenced by the choice of the shooting time, a revelant variable in the perception of the place, capable of transforming anonymous areas into abstract and surreal landscapes.

Emerge una sensibilità per il paesaggio metropolitano vissuto non solo in senso spaziale, ma anche temporale, dove della presenza umana si percepiscono solo tracce, scie luminose, movimenti, ricordi.

This results in a sensitivity to the metropolitan landscape lived in a both spatial and temporal dimension, where the human presence is perceived only as traces, light trails, movements, memories.

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Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

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Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

Š Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

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© Artan Kacani, Classmate, 2012, Milano

© Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

© Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets

© Artan Kacani, Classmate, 2012, Milano

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© Marco Dapino, 2012, Milano, Suburban streets Marco Dapino Laureato in Disegno industriale nel 2005 presso il Politecnico di Milano, diplomato in Tecnica e Linguaggio Fotografico nel 2007 al cfp Bauer, ha collaborato durante la sua formazione con diversi fotografi e autori, come Gabriele Basilico e Bruno Di Bello. Da diverso tempo porta avanti numerose ricerche fotografiche sul territorio; premiato al Premio Pezza 2008 e selezionato nel 2009 e arrivando secondo al concorso Carlo Scarpa: uno sguardo contemporaneo nel 2011. I suoi lavori sono stati esposti anche alla Triennale di Milano, al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello B., al CISA Palladio di Vicenza alla Fabbrica del Vapore di Milano e in diverse gallerie tra cui RBfineart, Spazio Farini e Galleria Belvedere. Alcune sue opere sono entrate a far parte di collezioni e musei quali il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello e il Centro Internazionale di Studi Architettura A.Palladio di Vicenza . Nel 2010, in collaborazione con l'Ordine degli Architetti Lombardi pubblica alcune sue ricerche su AL- architetture lombarde. Ha preso parte nel 2011 all'iniziativa "Milano è Bellissima", mostra itinerante sui cartelloni pubblicitari di Milano. Attualmente lavora come fotografo freelance.

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Marco Dapino Marco Dapino, graduated in Industrial Design at the Politecnico of Milan, with a diploma in "Tecnica e Linguaggio Fotografico" (Photographic Technique and Language) at the cfp (Professional Training Center) Bauer, has collaborated with different photographers and photographic studios, such as Gabriele Basilico's e Bruno Di Bello's. He is carrying forward photographic researches on the territory; he was awarded at the Premio Pezza 2008, he was selected again in 2009 and then won the second place at the contest Carlo Scarpa: a contemporary look in 2011. His works are exposed also at the Triennale di Milano, at the Museo di Fotografia Contemporanea in Cinisello Balsamo, at the Fabbrica del Vapore, and in several galleries among which RBfineart, Spacio Farini and Galleria Belvedere. Some of his works have become part of private collections and museums such as Museo di Forografia Contemporanea in Cinisello and Centro Internazionale di Studi di Architettura A. Palladio in Vicenza. During 2010, in collaboration with Ordine degli Architetti Lombardi, he published some researches on AL-architetture lombarde. In 2011 he took part in the initiative "Milano è Bellissima", a At present he works as free lance photographer. an itinerant exhibition about the billboards in Milano.

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RIVERSIDE Annalisa Cimmino

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Š Annalisa Cimmino, 2006/2007, Milano, Riverside

Š Annalisa Cimmino, 2006/2007, Milano, Riverside

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Un orizzonte immaginario segue il fiume Lambro e circonda una Milano inaspettata. Questa ricerca è nata dall'inconsapevole desiderio di un orizzonte, che nel mio immaginario è fatto di cielo e mare, ed è poi sfociata nell'attenta osservazione di un territorio per me nuovo, in cui ho indagato gli elementi a disposizione provando a dargli un senso, se non altro visivo. Il fiume Lambro, nei suoi tratti periferici, è stato guida e Leitmotiv del lavoro. Lungo le sue sponde milanesi ho osservato a lungo e registrato sulla pellicola un paesaggio molto frammentato e caotico, creando sequenze con l'intento di "ricomporre" un territorio che normalmente osserviamo in maniera discontinua e superficiale. In fase di ripresa ho quindi accostato alcuni elementi, considerati secondari o apparentemente insignificanti, con altri visivamente più rilevanti e riconoscibili, in modo da restituire equilibrio ad un paesaggio che si presenta all'occhio e all'obiettivo come un arbitrario susseguirsi di confusi elementi naturali e artificiali, e dove la linea dell'orizzonte è interrotta da orti, cantieri, oggetti abbandonati, abitazioni di fortuna e recinzioni di varia natura. La mia indagine ha una valenza di sperimentazione di uno specifico linguaggio visivo che nasce dal bisogno di "allargare" il quadrato di una fotografia per includere di più, per accostare e far convivere elementi solo fisicamente distanti ma essenzialmente tra loro appartenenti, al fine di avere uno sguardo più ampio e "comprensivo" della realtà in cui ci muoviamo.

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© Annalisa Cimmino, 2006/2007, Milano, Riverside

Un orizzonte immaginario segue il fiume Lambro e circonda una Milano inaspettata. Questa ricerca è nata dall'inconsapevole desiderio di un orizzonte, che nel mio immaginario è fatto di cielo e mare, ed è poi sfociata nell'attenta osservazione di un territorio per me nuovo, in cui ho indagato gli elementi a disposizione provando a dargli un senso, se non altro visivo. Il fiume Lambro, nei suoi tratti periferici, è stato guida e Leitmotiv del lavoro. Lungo le sue sponde milanesi ho osservato a lungo e registrato sulla pellicola un paesaggio molto frammentato e caotico, creando sequenze con l'intento di "ricomporre" un territorio che normalmente osserviamo in maniera discontinua e superficiale. In fase di ripresa ho quindi accostato alcuni elementi, considerati secondari o apparentemente insignificanti, con altri visivamente più rilevanti e riconoscibili, in modo da restituire equilibrio ad un paesaggio che si presenta all'occhio e all'obiettivo come un arbitrario susseguirsi di confusi elementi naturali e artificiali, e dove la linea dell'orizzonte è interrotta da orti, cantieri, oggetti abbandonati, abitazioni di fortuna e recinzioni di varia natura. La mia indagine ha una valenza di sperimentazione di uno specifico linguaggio visivo che nasce dal bisogno di "allargare" il quadrato di una fotografia per includere di più, per accostare e far convivere elementi solo fisicamente distanti ma essenzialmente tra loro appartenenti, al fine di avere uno sguardo più ampio e "comprensivo" della realtà in cui ci muoviamo.

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Š Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

Š Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

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Š Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

Š Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

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© Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

© Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

© Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

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© Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

© Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

© Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

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Š Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

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Š Ana Elisa Segato, Cittadini, 2012, Milano

Ana Elisa Segato Ana Elisa Segato nasce nel 1982 a Santa Maria, Rio Grande do Sul, in Brasile. Psicologa, cittadina brasiliana ed italiana, vive nella provincia di Milano, a Cernusco Sul Naviglio, dal 2010, dove esercita il suo diritto di cittadinanza.

Per saperne di piĂš... Guarda il servizio online, www.miciap.com Contatti: email: anaelisasegato@yahoo.it

Ana Elisa Segato Ana Elisa Segato was born in 1982 in Santa Maria, Rio Grande do Sul, Brasil. Psychologist, Italian and Brasilian citizen, she's living in the province of Milan since 2010, in Cernusco sul Naviglio, where she's exercising her citizenship.

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VIA PADOVA E DINTORNI Maurizio Totaro

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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© Artan Kacani, Classmate, 2012, Milano

Via Padova è un calderone di culture, la fucina di una Milano futura. Solo uno sguardo curioso e libero da stereotipi può rendere giustizia alla sua complessità. Oltre due anni fa, nel Febbraio 2010, un omicidio e un riot fecero conoscere via Padova in tutta Italia. Se ne parlò, spesso, in modo grossolano e superficiale, attingendo ai soliti luoghi comuni: "Bronx", periferie degradate, convivenza impossibile... Tornando - oggi - sul "luogo del delitto" si trova invece un quartiere straordinariamente ricco, popolato da un'umanità varia, quotidianamente impegnata ad affrontare la vita. Decine di negozi gestiti da stranieri, luoghi di culto, feste nazionali, la scuola del Parco Trotter (fondamentale ambito di integrazione), l'orchestra "multinazionale" di via Padova, l'agenzia di turismo responsabile che organizza visite guidate del quartiere, i corsi di italiano per stranieri come quelli della Villa Pallavicini e la Città del Sole, un'associazione onlus che si occupa di salvaguardare il patrimonio storico del Parco Trotter e di promuovere iniziative culturali all'intero quartiere. La zona di via Padova è, ormai da molti anni, un frammento di città in cui le differenze si accostano e si intrecciano in un complesso mix sociale, dando vita ad un "puzzle" nel quale i pezzi si incastrano a fatica. Se ci si inoltra in questo mondo, infatti, si capisce presto che non esiste ancora una vera e propria integrazione. Si tratta piuttosto della convivenza di gruppi sociali legati da una lingua e da un paese comune, e che solo occasionalmente e marginalmente entrano in contatto fra loro. Il mescolamento, l'amicizia, la condivisione spontanea, lo scambio interpersonale, sembrano essere ancora molto lontani. Tuttavia l'aspetto interessante di questo microcosmo è proprio la convivenza di gente di paesi e culture diverse, lo scampato pericolo della ghettizzazione, che caratterizza molte città nel mondo.

University is the forge for the future and one of the first places of meeting for diversity. The hope of Kalkani is to see realised the prophecy of the "Rainbow Race" starting from the hallways of his University. The following pictures do not propose a general representation of cultural diversity through their visual content, but they're just a reductive production of the political and cultural challenges which I am living myself inside University. Collecting such informations through the pictures might seem absurd, but we have to think about University as a real and unique "boiler" of intercutlural exchange. One of the first places in the city where this diversity raises and is respected. It seems that the Rainbow Prophecy of the American Indians has found a shelter where to experiment its existence. Like all the guys who partecipated to this project voluntarily, I am dreaming too. I dream that this prophecy can be exported also outside of this "boiler", in what we call the multiethnic city. The "Rainbow Race" brings peace thanks to the comprehension that all races are one. When all the paths that lead to unity will be respected from all the cultures, then the prophecy of the Rolling Rainbow will come true. Sometimes it's just about little steps, such as these photoportraits, to show some love towards cultural diversity.

Frequentando questa zona a mente libera, senza provincialismi, con curiosità, liberando il campo da paure e luoghi comuni, è facile rendersi conto della sua unicità e ricchezza, capire le profonde trasformazioni che attraversano la nostra società.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni. Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni. Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

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Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.

Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.


Š Maurizio Totaro, 2012, Milano, Via Padova e dintorni.


Claudia Guzman Fotografo.

Claudia Guzman Photographer.

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Contatti: email: claurodo2003@hotmail.com

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BARONA SPLIT Edoardo Mozzanega

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Dx: Via Biella. La signora Rosa. Pugliese. Abita da sempre in Barona. Sx: Via Davide Campari. La linea di confine tra le case popolari e la campagna del Parco Agricolo Sud. Š Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona splito

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Dx: Via Barona. Ivan. Croato eccentrico ed elegante. È in Italia da più di vent'anni, fa il custode e il fattorino e ama andare a ballare in discoteca. Sx: Via Davide Campari. Una facciata di case popolari rivolta verso le risaie per Parco Sud. © Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Dx: Via Giuseppe de Finetti. Luciano. Disegnatore in pensione, passeggia tra i campi e la città con Lucky. Sx: Via San Vigilio. "La tenda di Dio". Chiesa di S Giovanni Bono. © Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Dx: Via San Paolino. Sx: Via Morimondo. © Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

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Dx: Via Felice Venosta. Gianni. Pittore, artista, vive al villaggio barona. Sx: Via Felice Venosta. Una parete della camera da letto di Gianni. © Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Incontri, luoghi e persone del quartiere Barona, zona di frontiera tra il tessuto urbano e il territorio agricolo. La Barona è innanzitutto una terra di confine. Periferia di Milano che imbottisce la zona cuscinetto tra il centro e la campagna aperta del Parco Agricolo Sud. Questo spicchio di terra, assai fertile all'edilizia popolare, percorre i due Navigli e schianta improvvisamente il suo cemento contro una distesa di campi e risaie, come se incontrasse uno specchio che riflette una realtà antitetica all'originale. Tuttavia questa frattura geografica non implica solo una differenza, ma anche un sottile scambio fra i due volti dello stesso quartiere. Si tratta di un rapporto di falsa simmetria: una specularità che allo stesso tempo tradisce il suo doppio e gli svela qualcosa di sé stesso. Il gioco conflittuale degli opposti è, dunque, ciò che ispira lo sguardo dal quale nasce questo lavoro fotografico. I dittici, e spesso le stesse fotografie singole, seguono una dinamica bipolare di "fratture eloquenti", grazie alle quali la campagna parla della città, gli edifici parlano dei loro abitanti, i bambini parlano dei vecchi, i paesaggi inanimati parlano dei volti.

University is the forge for the future and one of the first places of meeting for diversity. The hope of Kalkani is to see realised the prophecy of the "Rainbow Race" starting from the hallways of his University. The following pictures do not propose a general representation of cultural diversity through their visual content, but they're just a reductive production of the political and cultural challenges which I am living myself inside University. Collecting such informations through the pictures might seem absurd, but we have to think about University as a real and unique "boiler" of intercutlural exchange. One of the first places in the city where this diversity raises and is respected. It seems that the Rainbow Prophecy of the American Indians has found a shelter where to experiment its existence. Like all the guys who partecipated to this project voluntarily, I am dreaming too. I dream that this prophecy can be exported also outside of this "boiler", in what we call the multiethnic city. The "Rainbow Race" brings peace thanks to the comprehension that all races are one. When all the paths that lead to unity will be respected from all the cultures, then the prophecy of the Rolling Rainbow will

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Dx: Via Bardolino. Parco Agricolo Sud. All'orizzonte gli edifici del "serpentone" di S. Ambrogio. Sx: Via San Paolino. Dettaglio dei porticati nel complesso di edilizia popolare di S. Ambrogio. Š Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Dx: Via Felice Casati. Veterani del Jazz all'Ittolittos. Sx: Via Modica. Š Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

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Dx: Via Boffalora. Signore siciliane al Barrios. Sx: Via Teramo. Fino a pochi decenni fa si concentravano qui la maggior parte delle lavanderie industriali di Milano. © Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Dx: Via Moncucco. Una signora che si occupa di alcune famiglie di gatti randagi. Sx: Via Buccinasco. Macchinario drenante in una cava. © Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Dx: Via Francesco Olgiati. "Io sono un vero gangster, ma puoi stare tranquillo: all'Ittolittos la tua donna non la tocca nessuno, al massimo si può farla ballare". Sx: Via Teramo. Lavanderia Di Rosa. © Edoardo Mozzanega,

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Dx: Via San Marchetto. Sx: Via Boffalora. Š Edoardo Mozzanega, 2012, Milano, Barona split

Edoardo Mozzanega Edoardo Mozzanega nasce a Thiene (Vicenza) nel luglio del 1988. Cresce a Milano e studia filosofia alla Statale di Milano, dopo essersi laureato con una tesi su Wittgenstein all'UniversitĂ di Pavia e di Heidelberg. Si interessa di fotografia dal 2009 e al momento lavora come assistente per Giulio Di Meo, con cui organizza corsi di reportage tra Milano e Barcellona. Nel Gennaio 2012 fonda con dei colleghi di studi In Nuce, una rivista quadrimestrale di esercizi umanistici. Al momento si divide tra scrittura, fotografia, teatro e progetti video e multimediali. .

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Ana Elisa Segato Ana Elisa Segato was born in 1982 in Santa Maria, Rio Grande do Sul, Brasil. Psychologist, Italian and Brasilian citizen, she's living in the province of Milan since 2010, in Cernusco sul Naviglio, where she's exercising her citizenship.

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Contatti: email: edoardo.mozzanega@gmail.com

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MANIFESTO /MANIFESTO

MilanoCittàAperta

MilanoCittàAperta

Durante la seconda guerra mondiale, alcune città europee furono dichiarate “aperte” dalle forze in campo. L’esercito nemico lasciava così la possibilità agli occupanti di abbandonare il centro abitato, evitando di distruggere completamente il patrimonio storico e artistico (promessa in realtà raramente mantenuta). Tra le “città aperte” di quegli anni: Roma, Firenze, Parigi, Atene. Milano non fu mai dichiarata “città aperta”. Forse anche per questo motivo il monte Stella, simbolo della ricostruzione milanese del dopoguerra, nacque proprio dalla necessità di sotterrare un milione di quintali di macerie recuperate in seguito ai bombardamenti anglo-americani.

During World War II, some European cities were declared “open” by military forces. This way, foreign armies left the inhabitants the possibility of abandoning their houses, without completely destroying the historical and artistic resources and architecture (a promise which was rarely kept). Among the “open cities” were Rome, Florence, Paris, Athens. Milan was never declared an “open city”. This partly explains why the (Stella mountain), a symbol of post-war reconstruction, was born from the burial of over a million hundred kilos of rubble resulting from the EnglishAmerican bombings.

La seconda guerra si è conclusa da alcuni decenni e Milano, come tutte le principali città italiane, si è data da fare per ricostruire ciò che aveva perduto. Sotterrati morti e detriti, lo sviluppo si è imposto come il primo obiettivo della popolazione. Ancora oggi la maggioranza delle persone ritiene che il progresso di una società sia legato più alla sua crescita quantitativa piuttosto che alla qualità delle risorse di cui già dispone. Ecco allora che la ricostruzione non si accontenta di ri-costruire, ma vuole espandersi, ingigantirsi, svilupparsi all’infinito. La Storia non si può fermare.

World War II had recently ended and Milan, as all the major Italian cities were doing, was working hard to rebuild what was lost. After burying its dead and debris, development was the first thought in people’s mind. The majority of the population still thinks a society’s progress is determined more by the quantity than the quality of its resources. That’s why reconstruction wasn’t only about re-building, but also infinitely expanding, enlarging, developing. History can’t be stopped.

Un conflitto sociale resta dunque ancora in atto: quello tra l’oggi e il domani, tra le necessità (presunte) e le speranze (reali). Questo conflitto non ha né principio né fine, non ha confini, né prospettive. È inesorabile. Se volessimo nominarlo con una parola, potremmo chiamarlo “Tempo”. Al Tempo e alla sua opera di creazione e distruzione si relaziona l’Uomo, che non accetta di essere sconfitto senza avere prima combattuto con le armi di cui dispone. Di fronte alle rovine e alle macerie del passato, l’Uomo ha da sempre progettato il proprio futuro in funzione di una nuova Storia. E oggi l’Uomo si è fatto Cittadino per poter portare avanti la propria battaglia all’interno di un luogo apparentemente più adatto: la metropoli. La fine della Guerra, nonostante tutto, è ancora lontana. Come scrive Benjamin, a proposito dell’Angelus Novus dipinto da Klee: “L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi (…) Ma una tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle (…) Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta.” La storia, dice Benjamin, non è una lineare catena di eventi in successione e il progresso dell’era capitalista non conduce necessariamente verso il paradiso. Nel mondo della modernità, la dimensione esistenziale dell’Uomo coincide sempre più con l’essenza della Città industrializzata e il passato di uno è ormai racchiuso nel tempo dell’altro. L’alienazione del singolo individuo confuso nella massa indistinta della folla, costituisce infatti da Baudelaire in poi uno dei temi fondanti la poetica della cultura occidentale.

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A social conflict is still happening: one between the past and the present, between the (presumed) needs and the (real) hopes. This conflict has no beginning nor an end, no conflicts or perspectives. It’s inexorable. If we could give it a name, it would be “Time”. Man relates himself to Time and its work of creation and destruction, unable to accept defeat before fighting, using all the weapons he has. Looking at the ruins of the past, Man tries to create a future imagining a new History. Today, Man has become a Citizen to carry on his battle inside a more apt environment: the big metropolis. The end of the War, despite everything, was still very far. As Benjamin wrote about Klee’s painting of the Angelus Novus: “The angel of history must have this characteristic: his face must be turned towards the past. Whereas we see a chain of events, he sees only one catastrophe that accumulates ruins on ruins and throws them at his feet (…) But a tempest pushes him towards the future, despite him turning his back to it (…) This tempest is what we call progress.” History, says Benjamin, is not a linear chain of events and the capitalist era’s progress doesn’t necessarily bring to Paradise. In the modern world, Man’s existential dimension coincides more and more with the essence of the industrialized City and one’s past is contained in the other’s time. The individual’s alienation, confused in the crowd, constitutes one of the fundamental themes of Western culture, from Baudelaire on.


Cosa resta dunque del paradiso perduto? Come salvarsi dalla tempesta? Italo Calvino risponde così, in chiusura delle Città invisibili:

What’s left of our lost paradise, then? How to save oneself from the crowd? Italo Calvino answers at the end of Invisible Cities:

“L’inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

“Hell is already here. There are two ways to avoid suffering from it. The first is easy for many: accepting hell and becoming a part of it until one doesn’t see it anymore. The second is risky and needs continuous attention and learning: Trying to understand and being able to understand who and what, amongst hell, is not hell, and make it last, and give it space”.

Già, ma in che modo si può dare spazio a ciò che merita essere salvato? E soprattutto, come possiamo “farlo durare”?

Good, but how is it possible to give space to what deserves to be

Siamo arrivati al punto del nostro discorso. Da questa domanda ha inizio il viaggio che la nostra rivista spera di poter intraprendere. Proviamo quindi a rispondere: L’essenza del passato passa di sfuggita ma nell’immagine, che balena una volta per tutte nell’attimo della sua conoscibilità, si lascia fissare. “La verità non può scappare”, scrive Benjamin. Ecco allora una risposta: la Fotografia eccede la Guerra. Come dice il filosofo Giorgio Agamben, tutto ciò che si fotografa è chiamato a comparire nel Giorno del Giudizio. L’immagine fotografica è dunque sempre più che un’immagine: è il luogo di uno scarto, di uno squarcio sublime fra il sensibile e l’intellegibile, fra la copia e la realtà, fra il ricordo e la speranza. Se dunque non possiamo possedere il presente ma solo il passato, se possiamo possedere della realtà solo un’immagine a testimonianza del nostro stato di mortalità, allora il fotografo è chiamato a diventare il “flâneur”, poeta della modernità e nomade dell’eternità. Ricorda Henri Cartier-Bresson: “Vagavo tutto il giorno per le strade, sentendomi molto teso e pronto buttarmi, deciso a prendere in trappola la vita, a fermare la vita nell’attimo in cui veniva vissuta”. Il fotografo è come un cacciatore e la sua macchina è un fucile. Ad ogni scatto/sparo, un frammento di realtà viene catturato per sempre, sottratto al divenire e consegnato all’eternità. Il fotografo ha così la possibilità di offrire alla società il proprio sguardo etico attraverso quello estetico e viceversa. La nostra rivista si pone proprio questo obiettivo. Eredi della tradizione del fotogiornalismo d’inchiesta nato grazie alla Magnum negli anni ’50 e consapevoli della ricerca sociale e artistica delle avanguardie del Novecento, tentiamo così di inscriverci all’interno del cammino della Fotografia con lo sguardo (e l’obiettivo) rivolti verso il futuro. Desideriamo discendere nella realtà, liberarne i segreti, utilizzare il gesto fotografico per concretizzare l’azione vissuta in prima persona. Dichiariamo così finalmente Milano “città aperta” e accettiamo la nostra guerra all’interno del divenire caotico della città. Questa stessa città che, in quanto fotografi, desideriamo conoscere e far conoscere. E far conoscere per poter cambiare.

saved? Most of all, how can we “make it last”? We’ve reached the topical point of our discussion. This question is the beginning of the journey that our magazine wants to undertake. [Let’s try to answer: the essence of the past is in passing but it’s possible to fix it in the image flashing once and for all in a moment where it’s possible to know it.] “The truth can’t escape” says Benjamin. This is a possible answer: Photography goes beyond War. As the philosopher Giorgio Agamben says, everything that is photographed will be called to appear on Judgment Day. The photographic image is the place of a sublime break between what’s substantial and what isn’t, between a copy and a reality, between memory and hope. If we can’t possess the present but only the past, if all we can have is an image of our mortality, then the photographer becomes the new “flâneur”, the poet of the modern age and the vagabond of eternity. Henri Cartier-Bresson remembers: “I used to hang around the streets all day, feeling very tense and ready to throw myself into things, determined to “trap” life, to stop life in the moment it’s being lived.” A photographer is like a hunter, his camera is like a rifle. In every shot, a fragment of life is captured forever, taken away from possible changes and given to eternity. A photographer, then, has the opportunity of offering to society his ethical vision through an aesthetic vision, and vice versa. That’s the aim of our magazine. Heirs to the tradition of photojournalism born in the ‘50s thanks to Magnum cameras, and aware of the social and artistic research of the past century, we’re trying to insert ourselves in this path with our eyes (and our lens) looking at the future. We want to delve into reality, freeing its secrets, using photography to make our first-person experience concrete. We finally want to declare Milan an “open city” and we accept our war within the chaotic continuous changes of our city. This city that we, as photographers, wish to understand and be understood. So that we can change it.

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