Milano Città Aperta - Issue#5 - Autumn/2010

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MILANO CLOWN FESTIVAL FENOMENOLOGIA A DUE 1 MARZO 2010 MAY DAY 2010 EASTERN MARKET VIA IDRO

ISSUE #5 - AUTUMN/2010

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Il diffuso provincialismo che anima i media svenduti del nostro paese costituisce uno dei rischi più grandi per chiunque tenti di condurre oggi un’indagine sociale sul territorio, tanto più se questo territorio si riduce a essere esclusivamente quello di una città relativamente piccola come Milano. Vorremmo quindi affermare con forza che per noi si tratta di lavorare nella direzione opposta: non vogliamo parlare di noi e dei nostri problemi per il semplice gusto di specchiarci in una pubblicazione autoreferenziale. Al contrario, cerchiamo di parlare della condizione che tutti, non solo cittadini milanesi, ma anche di quanti provengono da altre parti del mondo, vivono ogni giorno in questa città, per provare innanzitutto a riflettere in maniera più consapevole sul momento storico che stiamo vivendo. Milano sta indubbiamente affrontando un lungo periodo di decadenza. Sono lontani gli anni in cui la nostra città poteva vantarsi di essere l’avanguardia politica del “movimento”, gli anni in cui si cercavano nuove risposte alle pressanti contraddizioni della situazione sociale. Oggi, Milano è nota per essere più semplicemente la capitale del berlusconismo, della moda e dello smog. Possiamo dire che la condizione di Milano è indicativa della scoraggiante situazione culturale ed economica che noi italiani stiamo vivendo da ormai alcuni decenni. Nasce quindi da questa consapevolezza la scelta di occuparci in questo numero di questioni importanti e generali, a partire da situazioni puramente milanesi, che possano essere il più possibile rappresentative del nostro presente. Non solo per “dovere di cronaca”, ma anche e soprattutto per fissare alcuni punti fermi da cui provare a ripartire, nella speranza che qualcosa (o qualcuno) attorno a noi si risvegli. Vi parleremo quindi delle realtà multietniche che sorgono nelle periferie della città, ignorate dai media eppure drammaticamente attuali; del problema degli immigrati e dei precari che lottano per diritti che lo Stato si ostina a non volere riconoscere; di quelle realtà d’evasione che nascono per provare a stornare il pensiero unico dominante e a ridarci respiro attraverso un sorriso o una musica clandestina. A tutti voi, cittadini di Milano (e quindi d’Italia) è dedicato questo quinto numero di miciap.

Niccolò de Mojana

SQUARCI MILANO CLOWN FESTIVAL Luca Paolassini

FENOMENOLOGIA A DUE Alfredo Bosco

SULLA STRADA 1 MARZO 2010 Simone Keremidtschiev

MAY DAY 2010 Francesca Todde

OLTRE MILANO EASTERN MARKET Giada Archidi

VIA IDRO Mària Dinoia


MILANO CLOWN FESTIVAL

Luca Paolassini

ISSUE #5 - AUTUMN/2010


Quello di ODDPEOPLE è un viaggio tra la gente. Un’esplorazione dell’immaginario da raduno che sposta il fuoco sulla moltitudine, sui frequentatori dei festival. La gente vuol vedersi e non fa altro che cercarsi. La missione di Oddpeople è mescolarsi agli altri. Quello che cerchiamo di raccontare è il campionario umano, la compagnia di attori di un momento sociale. Catalogare e testimoniare le forme ed i costumi di tutta una serie di individui che hanno scelto di riconoscersi in un gruppo sociale piuttosto che in un altro. Non importa che le radici di queste culture comuni siano la musica, il vino, la politica, le droghe, o altro. Quello che ci resta è un prezioso racconto di quel che aggrega e che ha unito in passato, di come queste “tribù” cambino e si evolvano continuamente, di come da questo mutare perpetuo nascano nuovi criteri e riti aggregativi, nuovi stilemi da adottare, nuovi personaggi da aggiungere alla galleria. L’eccentricità e il colore, la passione e la storia di ogni individuo, ci ha portato lontano ma anche dietro l’angolo. In questo caso ci siamo imbattuti nel micro cosmo dei clown, dove la serietà stenta ad esistere. Uomini vestiti da donne, donne dal trucco carico e buffe parrucche. Non esiste luogo migliore per catturare profili bizzarri come il Milano Clown Festival, divenuto in poco tempo il punto di riferimento non solo per gli Artisti, ma soprattutto per il pubblico, che vi approda ogni anno. Qui, trovano rifugio dalla grigia Milano decine di artisti provenienti da tutto il mondo. Abbiamo approfittato di questa occasione per rubare qualche sorriso e posa bizzarra. I colori accesi dei loro abiti, e del loro trucco si assopisce sullo sfondo di una rarefatta Milano invernale e la grana pastosa della fotografia istantanea conferisce il resto della magia. Tutto sembra mescolarsi e regalare immagini fiabesche, difficili da collocare in un qualunque quartiere milanese. Un onirico paesaggio, tra sogno e realtà, tra routine quotidiana e gioco. (Testo di Lorenzo Taini e Stella Flocco)

Un violinista piccolo piccolo. Piazza San Babila, ottobre 2007

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Luca Paolassini Diplomato in “Arti Visive - Fotografia” presso l’Istituto Europeo di Design di Milano nel 2006. Dal 2002 si occupa di fotografia (reportage-moda-slillife-backstage-foto di scena-eventi) e video (videoclip-documentari-candidcamera-backstage) Ha collaborato con Domus, XL de la Repubblica, Rolling Stone, Babilonia e Tele Cinco (realizzando video documentai sui Festival). Fotografo ufficiale del festival musicale Rototom Susplash dal 2003. Nel 2006, espone i ritratti “gli Alpini” al Teatro delle Erbe di Milano. Lavora dal 2005 al progetto “Oddpeople” (www.oddpeople. net), una ricerca video-fotografica sui piu importanti festival e raduni nel mondo. Nel 2007 collabora con SKY (canale: Comedy Central) alla produzione e realizzazione del programma “Amici Miei”. Nel 2008 collabora con All Music alla realizazione di candid camera. Collabora con lo studio La Sterpaia di Oliviero Toscani al progetto Razza Umana. Vive e lavora a Milano. Per saperne di più... Guarda il servizio online Commenta il servizio sul blog di MilanoCittàAperta Contatti: email Pubblicato su MiCiAp: Milano clown festival

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FENOMENOLOGIA A DUE

Alfredo Boscov

ISSUE #5 - AUTUMN/2010


Nel tango, ci si conosce attraverso l’abbraccio. (Miguel Ángel Zotto) Seguendo le date di un calendario segreto, appassionati tangueri si riuniscono la sera per ripopolare una Piazza Affari altrimenti deserta. Se durante il giorno sono giacche gessate e blu a dar vita allo spettacolo della finanza, quando cala il sole, a sopresa, timide signore e signorine accompagnate da cavalieri in giubbotto e giacche pesanti, si incontrano sotto i portici sorridendosi l’un l’altro. Uno stereo di fortuna, simile a quelli utilizzati all’interno delle stazioni della metro, si anima spargendo semi argentini nell’aria e le dolci melodie proprie del tango. Le giacche vengono lasciate in un angolo e le donne indossano tacchi vertiginosi, la truppa si scioglie e inizia ad accendersi quello che è il vero e proprio tango. Osservandolo più volte dall’esterno, è possibile vedere che nelle serate più partecipate l’entusiasmo diviene denso come il fumo di un sigaro. Sempre la straordinaria armonia, mai un passo fuori posto, mai spalle che si scontrano, ma soprattutto mai chiacchiericcio invadente. Il sé non ha più significato senza l’altro, si diviene di nuovo perfetti con due teste, quattro braccia e quattro gambe: vengono sconfitti gli dei che per invidia ci hanno divisi. è una fortuna che ci siano queste persone che rendono vitale uno spazio non considerato dai più. Ballare il tango durante la notte non sarà una rivoluzione ma è una bella sorpresa tornare a casa e vedere finalmente che il centro di Milano intorno all’area del Duomo può essere ogni tanto edulcorato da questa piacevole cerimonia. La superficie della pavimentazione diviene calda, sfregata dalle gambe eleganti che la solcano, e sembra quasi che l’area della prima cinta diventi un enorme set cinematografico e che dietro le facciate non ci sia niente.

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Afredo Bosco Alfredo Bosco nasce nel 1987 a San Miniato Alto (Pisa). Dal 2007 vive a Milano e studia Filosofia all’Università degli studi di Milano. Si é diplomato alla scuola di fotografia John Kaverdash e ha lavorato come free lance per aziende pubblicitarie e fotografiche, realizzando reportage in Medio Oriente e Asia Centrale. Per saperne di più... Guarda il servizio online Commenta il servizio sul blog di MilanoCittàAperta Contatti: email Pubblicato su MiCiAp: Eden(?) Fenomenologia a due

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1 MARZO 2010 Simone Keremidtschiev

Senza titolo (Piazza della Scala)

ISSUE #5 - AUTUMN/2010


“Ma quali criminali, quali clandestini, ecco i nuovi cittadini!”. Questo lo slogan ricorrente nei cortei che il primo Marzo 2010 si sono svolti a Milano, collegati allo “Sciopero giallo - una giornata senza di noi”. Un’iniziativa nata in Francia grazie a Nadia Lamarkbi, giornalista di origine marocchina, e arrivata in Italia grazie al comitato “Primo marzo 2010” (www.primomarzo2010.it), tutt’oggi attivo sui temi legati all’immigrazione. Il presidio della mattina in piazza della Scala, l’assembramento del pomeriggio in piazza Duomo e i cortei che ne sono seguiti sono stati un esempio di manifestazioni civili e pacifiche che le piazze italiane da tempo avevano dimenticato, se paragonate ai nostri 25 aprile, 12 dicembre e manifestazioni studentesche spesso ricche solo di fischi, scritte sui muri, fumogeni e scontri con le forze dell’ordine. Al contrario, le strade si sono pacificamente riempite di stranieri di varie etnie, italiani, lavoratori, persone in cerca di lavoro, tanti giovani e famiglie con bambini. I media ci hanno abituato a vedere i migranti (o “extracomunitari” come solitamente vengono definiti) muoversi assieme in rivolta, costretti per esasperazione a prendere vie, piazze, aranceti quando la misura è colma, per poi dimenticarsi di loro quando pacificamente tentano di farsi conoscere, cercano un lavoro oppure si spezzano la schiena facendo, malpagati, lavori che nessun italiano vuole fare più. I cortei si sono svolti invece in un’atmosfera di grande euforia e speranza e gli immigrati che partecipavano accanto agli italiani sembravano quasi increduli che Milano potesse essere anche questo. In molti avevano voglia di parlare, testimoniare, mostrare i loro permessi di soggiorno, le loro “ricevute delle poste”, pezzettini di carta che evitano l’espulsione in attesa che l’amministrazione - con calma - si degni di riconoscere loro qualche diritto. Tante storie, tante voci, tante lingue, tante immagini che, nonostante i molti colori, ho voluto “appuntarmi” in bianco e nero, forse per ricordare che l’uno non può esistere senza l’altro. A fine giornata, la sensazione non era quella di avere terminato qualcosa, ma di averla iniziata.

Fiere identità (Piazza della Scala)

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Senza titolo (Piazza Cordusio)

Origini (Piazza della Scala)

Par condicio (Piazza del Duomo)

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IdentitĂ (Piazza Cordusio)

Dall’alto Avec papiers (Piazza Cordusio) Papiers (Piazza Cordusio)

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I nuovi cittadini (Piazza Cordusio)

Incontro (Piazza Duomo)

Somalia ricordata (Piazza Duomo)

Non c’è più Italia senza di noi (Piazza Duomo)

Migrare non è reato (Piazza Duomo)

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Simone Keremidtschiev Simone Keremidtschiev nasce a Milano il 28 luglio 1984. Ha frequentato il liceo classico Cesare Beccaria dove, grazie all’amicizia con l’amico e inseparabile compagno di “scatti” Isacco, è nata la passione per la fotografia. Il suo curriculum di fotografo conta già diverse mostre in locali e associazioni della città. Oggi Simone è laureando in giurisprudenza e lavora in uno studio legale. Reporter (Piazza Duomo) Senza titolo (Piazza Duomo)

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MAY DAY 2010 Francesca Todde

La manifestazione ferma davanti al Duomo

ISSUE #5 - AUTUMN/2010


Partecipare ad una manifestazione. Perchè è giusto, per divertirsi, per gli amici, perchè quella del May Day a Milano è una vera festa di popolo. Sono lontani gli anni in cui andavo a tutte le manifestazioni, a volte solo per sentire l’aria che si respira quando tutti intorno a te vedono il mondo come lo vedi tu, sentono gli stessi bisogni, vogliono le stesse battaglie. Sono lontani, appunto. Adesso lavoro, vivo e penso come un essere solitario, tutt’al più in coppia, a volte con gli amici, ma non mi sento più un ingranaggio del movimento. Eppure al May Day ci vado lo stesso, da quando vivo a Milano, ogni anno. Protetta dal mio obiettivo, isolata dalla meccanica delle mie lenti, posso guardare. Questo servizio riporta quello che ho visto, attimi che hanno fatto capolino nel frastuono. Fotografare tanta gente che si diverte insieme non è semplice, in conflitto tra la passione che ti chiede di raccontare la vita e l’istinto che ti dice semplicemente di viverla. E poi di nuovo il movimento, le mille braccia e i busti e i corpi che si muovono allo stesso ritmo. E la politica, “Bella Ciao”, e un coro di pugni chiusi alzati al cielo. C’era anche il mio, qualche anno fa. è rimasto in tasca questa volta, si è rifiutato di uscire per unirsi agli altri. Mi chiedo: chi sono queste persone accanto a me? Forse è solo senso di alienazione, forse lavoro troppo, guadagno poco e mi diverto davvero troppo poco. Forse per questo ho sentito vicini quelli di San Precario, che hanno saputo, mi sembra, fare gruppo di molte solitudini, dare un senso ad una individualità asfissiante. Il successo, il talento, il lavoro, la svendita personale, o al massimo la vendita fruttuosa dei propri sogni. Ecco, questa è la mia testimonianza: un senso un po’ disorientato di effimera appartenenza alla festa del lavoratore e della lavoratrice.

Dall’alto L’autista di uno dei camion, il corteo Il corteo Maschere

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Un altro autista, la folla sempre pi첫 fitta

Bambini nella festa

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Corteo

Corteo e cane curioso

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Francesca Todde Francesca Todde nasce a Padova nel 1981. Dal 2000 al 2005 frequenta l’Accademia d Belle Arti di Carrara (MS), dove approfondisce il disegno, l’incisione e la fotoincisione litografica, oltre alla scultura, suo corso di laurea. Nel 2006 è a Milano, frequenta l’Istituto Italiano di Fotografia e lavora come fotografa di moda. Continua ad avere una parallela attività artistica, cui contribuisce fortemente l’incontro e l’approfondimento di Photoshop. Nel 2007 lavora per il gruppo LOMO (Lomographic Society Italia) nel campo della sperimentazione su pellicola, e questo apporta nuovo materiale di riflessione sull’uso del digitale e sulle sue possibili contaminazioni con la pellicola. Dal 2008 collabora in qualità di grafica e postproduttrice con l’Istituto Italiano di Fotografia. Contemporaneamente svolge la sua attività di fotografa in solitario e in collaborazione con Luca Reffo, con cui ha creato Departpourlimage, etichetta creativa che spazia dalla grafica, all’illustrazione alla fotografia. Per saperne di più... Guarda il servizio online Commenta il servizio sul blog di MilanoCittàAperta Contatti: Occhialini 3D distribuiti dagli organizzatori

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EASTERN MARKET Giada Archidi

ISSUE #5 - AUTUMN/2010

Bacheca annunci, viene aggiornata settimanalmente, qui si ripongono in parte le speranze degli immigrati che cercano lavoro


Tutti i fine settimana, a Milano, nel parcheggio accanto alla metropolitana di Cascina Gobba, c’è una città che cambia, che prende nuova aria e nuovi sapori provenienti dall’est Europa. L’area esterna del parcheggio di Cascina Gobba si trasforma in un mercato e in un luogo di scambio di oggetti e alimenti. Questo luogo ha una grande importanza per gli immigrati ucraini, moldavi, rumeni e russi che lo frequentano perché rappresenta, in piccolo, quel che era la loro terra, e per poche ore possono immaginarsi di essere nella loro patria. E così ci si imbatte in bancarelle di ogni genere e si incontrano i “trasportatori”: pendolari che viaggiano dall’Est a Milano una volta alla settimana, portando i pacchi alle famiglie e guadagnando così poche decine di euro. Ma gli abitanti della zona definiscono questo via vai di persone come la “via delle badanti”, perché l’affluenza di donne nel luogo è molto forte, dato che la loro maggiore occupazione lavorativa è badare ai nostri anziani (ai quali spesso noi non diamo importanza). Entrare in questo mondo, così diverso dalle nostre origini e per la quotidianità a cui siamo oggi legati, è un’incredibile esperienza: possiamo viaggiare in luoghi lontani solo attraverso il rapporto con le persone che lo popolano. Credo che l’uomo d’oggi debba riuscire ad amare la propria terra mantenendo le tradizioni ma sapendo anche apprezzare le altre culture che si possono trovare non solo nel parcheggio di Cascina Gobba, ma in tutta la città. Questo reportage vuole regalare uno sguardo diverso sulla nostra città, in modo da far conoscere un mondo intero all’interno della nostra quotidiana vita milanese.

Venditrice di semi di girasole. I semi di girasole sono molto consumati dalle popolazioni dell’Est.

Da sinistra Banchetto con dolci vari, “paese che vai cibarie che trovi”, anche i dolci sono diversi da quelli che ci propone la nostra cucina Altro banchetto dolciario, qui si vendono maggiormente caramelle

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Al mercato è possibile trovare anche il servizio parrucchiere, unico incoveniente: non si applica lo shampoo

In questo banchetto è possibile comprare salumi e altre sfiziose prelibatezze

Nadia, classe 1986, ucraina, badante, con una venditrice di semi di girasole

Tinte per capelli, la scelta è molto vasta, si va dal classico mogano al violetto

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Banchetto si salumi, liquori e altri prodotti tipici

Mentre ci si addentra nel mercato e possibile incontrare donne con cartelli, tutti con la scritta “cerco lavoro”

Il mercato “ anche luogo di incontro e di amicizia

Una veduta più ampia del mercato

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Giada Archidi Giada Archidi nasce a Milano nel 1985. Fin da tenera età ama “giocare” con la macchina fotografica. Nel 2009 si laurea con una tesi intitolata “About Street Photography” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ancora oggi cerca di catturare il bello del quotidiano e il suo motto di vita è ispirato alla celebre frase di Henri Cartier-Bresson “... per cogliere attraverso l’obiettivo i momenti decisivi della vita è necessario porre sullo stesso piano mente, occhio e cuore.” Per saperne di più... Guarda il servizio online Commenta il servizio sul blog di MilanoCittàAperta Contatti: sito web email Pubblicato su MiCiAp: Nel piazzale è possibile incontrare trasportatori di oggetti; fanno Italia Est Europa una volta a settimana

Eastern market

Da sinistra Una donna è in attesa di poter consegnare ai trasportatori i suoi pacchi da inviare all’estero Due donne tornano a casa con i pacchi appena ritirati e provenienti dall’Est.

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VIA IDRO Mària Dinoia

Il naviglio Martesana un tempo attraversava tutta la città ma è stato coperto per migliorare la viabilità cittadina. In via Melchiorre Gioia fuoriesce dal suolo di cemento e inizia il suo percorso verso Trezzo d’Adda.

ISSUE #5 - AUTUMN/2010


Il campo conta 30 nuclei familiari che corrisponde a 150-200 persone. I rom ci allevano cavalli, pecore e altri animali

Via Idro è una strada chiusa al confine tra Milano e Cologno Monzese, nascosta tra le pieghe della periferia: ci accoglie con una deviazione da Via Padova e ci dà il benvenuto ad entrare in un’altra Milano. La doppia anima di via Idro inizia subito: metà strada, metà pista ciclabile, attraversa la città dalla centrale Melchiorre Gioia accanto al naviglio Martesana, compagno fedele che suggerisce di lasciarci trasportare dalla corrente e di immaginarci acqua limpida e pulita nelle quale anatre e piccoli non si appoggiano al pattume ma nuotano in libertà. è affascinante la moltitudine di ambienti che si trovano in una via così corta, la maggior parte inaspettati: dagli austeri e malandati capannoni industriali che nascondono aziende ipertecnologiche, alle ville coloniali con accesso riservato con ponte sul naviglio, passando per piccoli orti recintati da stendibiancheria arrugginiti, curati da pensionati per qualche verdura di stagione, ai campi arati, pieni di cavalli e pecore, che ci portano al campo nomade. Un campo che di nomade ha solo il nome essendo lì da più di venti anni e che sarà sgomberato dei suoi abitanti, rom italiani di origini croate (circa 200 persone) per creare un campo di transito di varie etnie, con ospiti che stazioneranno al massimo due settimane. Questo è il nuovo progetto che la Regione ha per il quartiere in vista dell’Expo 2015 e che scontenta tutti, sia i residenti che prevedono un aumento della criminalità, data la temporaneità degli ospiti, sia gli stessi nomadi che non vogliono lasciare l’attuale residenza per alternative non chiare. Superata questa terra di nessuno si arriva allo sbarramento oltre il quale si può andare solo in bici o a piedi: il Lambro passa sotto il naviglio Martesana, un incrocio d’acque e odori dove qualcuno osa ancora pescare. Via Idro finisce qui, all’uscita del tunnel, sotto la tangenziale nel comune di Cologno Monzese ma la pista ciclabile continua fino a Trezzo d’Adda ed è tutta da scoprire.

La sig. Najda di nazionalità croata, ha difficoltà di integrazione con il resto del campo che invece è nato in Italia

Dinko, uno dei pochi nati in Istria. Vive nello stessa stanza con Giulia sua moglie, i suoi tre figli e i tre nipoti

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Alcune baracche sono in condizioni pessime: costruite di lamiera e compensato riscaldate con stufa a gas

Ilenia e Roberto sono sposati da poco e non vivono al campo. Sono in attesa della casa popolare e nel frattempo vivono in quella della madre a Rozzano

Il piÚ anziano del campo, non capisce bene l’italiano, e suo nipote

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I pappagalli sono animali da compagnia molto apprezzati al campo

Giulia è una rom arvata ossia di origine croate. Da poco è arrivata al campo una ragazza capace di tatuare e molti decidono di scrivere il nome del compagno o dei figli sul corpo

Iandre è da poco uscito dal carcere, per questo è meno magro del solito e più curato. È sposato, ha 4 figli e fa lavori saltuari

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Sig Salvatore, coltiva un pezzo di terra insieme ad altri 20 anziani. Il campo è recintato per evitare che gli attrezzi da giardino vengano rubati come è già accaduto

Antonio Regoli, utilizza spesso la pista ciclabile in tutte le stagioni e lamenta il degrado della via rimpiangendo le piste ciclopedonali di Ratisbona dove i ciclisti hanno la precedenza

Sig Giovanni Picciotta vive da più di 20 anni in via Idro: quando acquistò casa il campo nomadi non esisteva. Il comune creò il campo in agosto, e il sindaco Pillitteri promise che sarebbe stato un campo provvisorio

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Il sig. Succi e il comitato di quartiere si riuniscono per convincere la giunta a non effettuare il campo rom transitorio, dato che la sicurezza è già ora precaria con frequenti furti nelle case

Mària Dinoia Mària Dinoia nasce a Milano nel 1977. La passione per la fotografia cresce durante gli studi allo IED nel corso di Art Direction e pubblicità. Dopo il diploma di laurea, decide di proseguire il suo percorso professionale come Art director in agenzia di pubblicità, pur non abbandonando la fotografia che la affianca soprattutto nei reportage di viaggio nei 5 continenti, e che la porta a ricevere riconoscimenti con foto scattate in Cameroun durante un periodo di volontariato. Nel 2008 espone a Milanino un lavoro sui particolari architettonici liberty racchiusi nelle ville storiche del quartiere. Nel 2009 Manfrotto sponsorizza il suo reportage di viaggio percorso in moto via terra verso l’Iran. Nello stesso anno approfondisce con un corso di fotogiornalismo le sue conoscenze fotografiche e il reportage su Via Idro viene esposto nel 2010 presso la Fabbrica del Vapore di Milano e un estratto pubblicato sul mensile Terre di Mezzo. Per saperne di più... Guarda il servizio online Commenta il servizio sul blog di MilanoCittàAperta Contatti: sito web email Pubblicato su MiCiAp: Via Idro

Il naviglio Martesana viene chiuso periodicamente, e in primavera volontari ne ripuliscono il letto dai rifiuti

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Milano Città Aperta è un progetto aperto a chiunque desideri collaborare. MilanoCittàAperta è un progetto aperto a chiunque desideri collaborare. La logica editoriale prevede circa 12 immagini per servizio, ma consigliamo di spedirne anche di

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Alfredo Bosco

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più (20-30), affinché la redazione sia in grado di formarsi un’idea più precisa del lavoro e di operare una selezione migliore. I file devono rispettare i seguenti parametri: orizzontale max 800px, verticale max 533px. I servizi proposti vengono giudicati sulla base dell’unità tematica e formale.

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