MilanoCittàAperta - Journal of urban photography - Issue#8 - Summer/2011 - www.miciap.com
Milano Città Aperta JOURNAL OF URBAN PHOTOGRAPHY
ISSUE #10 WINTER/2012
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cercasi donatori di sguardi Collabora all’edizione della Issue #12 SUMMER/2012 termine per la consegna: 6 Maggio 2012
Paesaggi Umani Milano non regge il confronto con le grandi metropoli europee, anche se ha dimostrato spesso molte velleità in questo senso. L’ambizione milanese a diventare grande è oggi confermata dall’esistenza nella città di una crescente quantità di stili ed esperienze di vita. Individui che provengono da ambienti sociali e culturali diversi tendono a identificarsi, per scelta o per condizione, in molteplici categorie metropolitane che parlano linguaggi molto distanti e conferiscono così alla città il suo tipico aspetto cosmopolita. Il prossimo numero di MilanoCittàAperta sarà dedicato proprio all’esplorazione di questa varietà.
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MilanoCittà Aperta Coordinatore Esecutivo Isacco Loconte Coordinatore Editoriale Filippo Ceredi Photoeditor Alberto Locatelli Thomas Pagani Editor Testi Nicola Bertasi Progetto grafico e impaginazione Daniele Pennati Redazione Nicola Bertasi, Alfredo Bosco, Filippo Ceredi, Alberto Locatelli, Isacco Loconte, Simone Keremidtschiev, Thomas Pagani, Daniele Pennati Fotografi Stefano Bergna, Mara Costantini, Chiara Galliaro, Anna Paola Montuoro, Matteo Seveso, Riccardo Tarantola Grazie a: Giampietro Agostini e Laura Losito per la collaborazione offerta dal CFP Bauer e per l’editoriale. Claire-Louise Watkins per le traduzioni.
SOMMARIO/CONTENT CONTRASTI
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ORIZZONTI RURALI Matteo Seveso
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LIGHTS ON SELLA NUOVA Stefano Bergna
PAESAGGI DI CARTA
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FRA TERRA E CIELO Chiara Galliano
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CASCINE A MILANO Riccardo Tarantola
STORIE DI TERRA
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5 MIGLIA DI BRACCIA MILANESI
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COME LE ORME Anna Paola Montuoro
Mara Costantini
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EDITORIALE/EDITORIAL MilanoCittàAperta passa la parola a Giampietro Agostini e a Laura Losito per la presentazione della issue #10 della rivista, dedicata alle cascine milanesi.
MilanoCittàAperta would like to hand it over to Giampietro Agostini and Laura Losito for the presentation of this current issue #10, dedicated to the Milanese farmsteads.
L’identità del territorio lombardo può essere percepita come un mosaico di diverse realtà significative, tra le quali le cascine e i suoi elementi contestuali che sono i segni, ancora oggi, più visibili della nostra cultura e della nostra tradizione.
The identity of the Lombardy territory could be perceived as a mosaic of different and significant realities, amongst those the realities of the farming community, and its contesting elements that even today, become highlighted as more visible signs of our cultures and our traditions.
Di fatto gli spazi rurali, così come quelli industriali, sono le aree nelle quali vengono maggiormente attuati interventi di riconversione e riqualificazione. Da questa constatazione, fortemente legata al concetto di riuso, è nato un progetto di analisi fotografica, coordinato dal fotografo Giampietro Agostini da sempre interessato a questi temi, e Laura Losito docente di Storia e linguaggio della fotografia. Questa esperienza è stata condotta con gli studenti del corso annuale serale di Fotografia analogica e Digitale del C.F.P. Bauer - Afol Milano, scuola attiva dal 1954 e da sempre attenta all’aspetto progettuale del lavoro fotografico. I sei lavori selezionati e presentati in questo numero di Miciap, interpretano e mostrano l’attuale condizione di alcune cascine presenti nel territorio della provincia di Milano. Dopo una prima fase di ricerca e indagine multidisciplinare, i fotografi hanno focalizzato la loro attenzione su due possibili tipologie di cascine: quelle in disuso o abbandonate e quelle ancora attive con funzione originale o differente. I lavori raccontano le cascine come luoghi portatori di tradizioni, di memorie e di saperi anche quando sono completamente trasformati o ridotti in macerie. Nei sei lavori c’è sicuramente il segno del tempo trascorso, che ha modificato inesorabilmente questi luoghi non riuscendo però a stravolgerne completamente il senso più profondo. In alcuni casi le cascine diventano invece pretesto per sviluppare alcune riflessioni concettuali, che vanno aldilà della questione legata al paesaggio urbano. In previsione dei grossi interventi di trasformazione e restauro nelle aree rurali dell’hinterland milanese, in occasione dell’Expo 2015, questo progetto fotografico si svilupperà ulteriormente nei prossimi anni per essere apprezzato come un contributo concreto alla storia e alla memoria della nostra città. Giampietro Agostini e Laura Losito Grazie al CFP Bauer di Milano, a Giampietro Agostini, Laura Losito e a tutti gli autori e studenti che hanno reso possibile la pubblicazione di questa interessante ricerca (ancora in fieri).
Rural spaces, as well as industrial estates, are the areas in which the most immediate interventions, reconversions and re-qualifications can actually be seen. It is from this realisation, strongly bound to the idea of reutilisation, that a photographic analysis project was born, coordinated by the photographer Giampietro Agostini- a man that has always been fascinated by these themes, and Laura Losito- a lecturer of Humanities in Photography. This experience was conducted by students from the annual evening class ‘Analogical Photography Digitalisation’ at the C.F.P. Bauer- Afol Milano, a school that has been dedicated to realising photographic projects since it opened in 1954. The six works that have been selected for this issue of Miciap interpret and display the real life conditions of some farmsteads in the territory and the province of Milan. After the first research phase, and a multidisciplinary investigation, the photographers focused their attention on two possible types of farmsteads: those in disuse and those that are still active and that still maintain their original or different functions. These works convey farming lands as places in which traditions, memories and knowledge are all present even after they have been completely transformed or reduced to rubble. Within these works, there is a sure sense of the time that has passed, that time has relentlessly modified them into non manageable places and has completely distorted their use in history to the core. In some cases, farmsteads become opportunities in which to develop conceptual ideas and reflections that dare to go beyond the normal matters involved in urban growth. In foresight of the grand interventions of transformation and restoration in these rural spaces of the Milanese hinterland, in anticipation for the Expo 2015, this photographic project will continue to be developed in the next few years in order to be appreciated as a concrete contribution to the history and the memory of our city. Giampietro Agostini e Laura Losito Many thanks to the CFP Bauer in Milan, to Giampietro Agostini, Laura Losito and all those authors and students that have made this interesting and ongoing research and publication possible.
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ORIZZONTI RURALI Matteo Seveso
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Cascina Campazzo, Milano
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Casina Campazzo, Milano
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Un viaggio in bianco e nero in due cascine milanesi. Orizzonti e confini dell’identità milanese.
A journey in black and white through two Milanese farmlands. Horizon and identity borderlines of the Milanese people.
In questo periodo a Milano si parla molto della rinascita architettonica della città e del suo nuovo sviluppo verticale. Una novità che ha investito i milanesi piuttosto repentinamente, cogliendo quasi di sorpresa chi si era fermato alle prodezze urbanistiche del dopoguerra, con il Pirellone di Giò Ponti e la Torre Velasca del gruppo B.B.P.R.
In this period, in Milan, there is talk of an architectural rebirth of the city and of its new ‘vertical’ development. A new era that has hit the Milanese people somewhat suddenly, as they have been seized by surprise by post-war urban growth, with Giò Ponti’s Pirellone and the Torre Velasca from the B.B.P.R group.
C’è chi piange la scomparsa della Stecca e del Bosco di Gioia, c’è chi elogia la modernità e lo svecchiamento di una città che spesso si proclama moderna senza esserlo. Non c’è dubbio che la Milano che tutti conoscevano sta cambiando, e così anche il suo profilo. Nel frattempo, la maggior parte di noi ha imparato a usare - come una spilla ben appuntata al petto - una parola finora estranea, skyline, un termine che ironicamente evoca più i grattacieli di New York e di Chicago che il nuovo palazzo della Regione o la Torre Branca.
There are those that mourn the passing of ‘La Stecca’ and of the woods of the ‘Bosco di Gioia’ (the Joy Forest) and there are those that praise the modernity and renewal of a city that has often proclaimed to be modern without living up to the title. There is no doubt that the profile of Milan that people once knew is changing. In the meantime, the majority of us have learnt new words like skyline, that was once foreign until now, which is a term that ironically evokes the skyscrapers of New York and Chicago rather than the new buildings of the Region as well as the Torre Branca.
Tradotto in italiano, il suo corrispondente è orizzonte, un termine forse meno evocativo o alla moda ma perfettamente adatto. Con un paio di accezioni in più, tra l’altro: orizzonte è anche sinonimo
Translated in Italian, its correspondent is horizon, perhaps a less evocative and fashionable term but perfectly adapted to the subject. Horizon can also be synonymous of perspective, intended as
di prospettiva, intesa come aspettativa verso il futuro, e di confine. Due concetti che ho voluto indagare e approfondire in questo lavoro
expectation from the future, and of boundaries. These are two of the concepts that I wanted to investigate and deepen knowledge
Cascina Mariuccia, Trenno
Cascina Campi, Trenno
dedicato alle cascine di Milano e dintorni, interrogandomi non solo sul rapporto tra la città e la realtà agricola che ancora sopravvive dentro e fuori i suoi confini, ma ancor di più sul destino di queste traballanti roccaforti della nostra tradizione e della nostra identità sociale. Anche quella di chi applaude al sorgere di nuovi grattacieli al posto di antichi giardini.
of in this report, dedicated to the farming communities of Milan and its surroundings, by investigating not only the rapport between the city and the reality of agriculture that has continued to survive inside and outside of its borders but also the destiny of these unstable strongholds of our traditions and of our social identity. The identity of those who applaud the rise of new skyscrapers, in the place of historical gardens, too.
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Cascina Campazzo, Milano
Cascina Campi, Trenno
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Cascina Campazzo, Milano
Cascina Campi, Trenno
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Cascina Campi, Trenno
Cascina Campi, Trenno
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Cascina Campazzo, Milano
Cascina Mariuccia, Trenno
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Cascina Campazzo, Milano
Cascina Campi, Trenno
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Cascina Campi, Trenno
Matteo Seveso Matteo Seveso è nato a Milano nel 1980. Ha vissuto tra le colline astigiane fino al 1999, quando è ritornato in città per gli studi universitari e poi il lavoro. Giornalista pubblicista, dal 2004 si occupa di editoria aziendale e publishing. Nel marzo del 2008 ha esposto il progetto Ai confini del paradiso presso la Feltrinelli di Monza. Tra il 2010 e il 2011 ha frequentato il corso serale di fotografia analogica e digitale presso il CFP Bauer di Milano. Per saperne di più... Comitato per la Fondazione Cascine Milano 2015 [link] Provincia di Milano - Il Parco agricolo Sud [link] Le cascine di Milano: antiche testimonianze di un mondo contadino (a cura di Mauro Colombo) [link] Registro delle Eredità Immateriali della Lombardia - R.E.I.L. [link] Consulta il materiale informativo, Le Cascine di Milano: verso e oltre Expo 2015 [link], progetto a cura di Multiplicity.lab, laboratorio di ricerca del DiAP, Politecnico di Milano, con la collaborazione di Coldiretti, Consorzio Sir, Slow Food, Vita. Guarda il servizio online: www.miciap.com
Matteo Seveso Matteo Seveso was born in Milan in 1980. He lived in the hilly Asti countryside until 1999 before returning to the city to study at University and then went on to work. Primarily as a contributor, since 2004 he has been working in the publishing business. In March 2008, he displayed a project titled ‘At the Borders of Paradise’ at the Feltrinelli bookstore in Monza. Between 2010 and 2011, he attended an evening course in ‘Analogical Photography and Digitalisation’ at the CFP Bauer in Milan. To learne more... Thake a look to the online version: www.miciap.com Contacts: email: matteoseveso@hotmail.com
Contatti: email: matteoseveso@hotmail.com
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LIGHTS ON SELLA NUOVA Stefano Bergna
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In nome della sostenibilità ambientale, un’associazione milanese lavora per rendere accessibili ai cittadini i locali di un vecchio insediamento agricolo.
In the name of a sustainable environment, a Milanese association is working in order to make an old agricultural settlement readily accessible for local residents.
Cascina Sella Nuova è situata in prossimità del Parco di Trenno e come gli altri insediamenti agricoli sorti nei pressi del centro milanese, ha subìto nel corso degli anni la progressiva urbanizzazione del territorio in cui è situata. La costruzione di nuovi palazzi residenziali nell’area adiacente la struttura ha portato ad una graduale cessazione delle principali attività agricole svolte all’interno della cascina, che si trova ora in stato di abbandono. In vista dell’Expo 2015 l’associazione “In Sella Nuova” si sta impegnando al fine di proporre delle possibili destinazioni d’uso della struttura secondo i principi della conservazione e della sostenibilità ambientale, con il coinvolgimento della comunità della zona e di tutti i cittadini che desiderano rendersi partecipi. Il progetto fotografico nasce con l’intenzione di descrivere gli spazi che l’associazione intende recuperare e valorizzare, cercando di restituire l’immagine di un luogo estremamente evocativo ma che oggi appare ancora poco fruibile.
Cascina Sella Nuova is situated in close proximity to the Parco di Trenno (Trenno Park) and like other agricultural settlements in the greater Milan area, it has seen much progress and urban growth. The construction of new residential apartment blocks in the zone has brought a gradual halt to the principal agricultural activities within this farming community, which has actually now been abandoned. In light of the Expo 2015, the association “In Sella Nuova” is taking on the challenge of proposing possible destinations for the use of the old farmstead’s structure that aim at preserving it and creating a sustainable environment, with the involvement of local communities and residents that would like to get involved. This photographic project was born with the intention of describing and explaining the areas of which the association would like to restore and improve, looking mainly at giving this space its identity back because as it stands today, it remains mainly unused.
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Stefano Bergna Nasce a Cantù 23 anni fa, dopo aver conseguito il diploma si avvicina con forte interesse alla fotografia, alla quale dedica tuttora la maggior parte del proprio tempo libero. Nel 2010 espone alcuni dei suoi primi scatti presso palazzo Giureconsulti di Milano in occasione di una mostra collettiva promossa dall’associazione Mostra.Mi. Nel 2011 frequenta il corso serale di fotografia analogica e digitale presso la CFP Bauer di Milano. Per saperne di più... Guarda il servizio online: www.miciap.com Contatti: email: stebergna@hotmail.it web: www.flickr.com/photos/ste_b
Stefano Bergna Born in Cantù 23 years ago, after having gained his diploma, he worked hard to draw himself closer to the world of photography, to which he still dedicates most of his spare time. In 2010, he displayed some of his pictures at the ‘Giureconsulti’ in Milan during an exhibition held by the Mostra.Mi. In 2011, he attended an evening class in ‘Analogical Photography’ at the CFP Bauer in Milan. To learne more... Thake a look to the online version: www.miciap.com Contacts: email: stebergna@hotmail.it web: www.flickr.com/photos/ste_b
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FRA TERRA E CIELO Chiara Galliano
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Un’interpretazione personale della storia di un luogo. La terra e il cielo sono qui protagonisti di una rivisitazione del nostro passato rurale. Una cascina che pian piano ridiventa terra, ridiventa aria. La cascina che ho scoperto a Mortara, fra le risaie della Lomellina, era in origine un’abbazia medievale, l’Abbazia di Sant’Albino, teatro della sanguinosa battaglia del 773 fra Carlo Magno e Re Desiderio dei Longobardi. Questo luogo fu chiamato Mortis Ara. Mortara, in italiano. La chiesa di Sant’Albino, facente parte del sito medievale, è l’unica rimasta incolume. Ristrutturata e ben tenuta, affianca oggi le rovine del grande convento che ospitò nei secoli importanti e storiche figure religiose e che tuttora richiama i pellegrini in marcia sulla Via Francigena. Nell’800 il convento venne venduto a privati e adibito ad uso agricolo. Quella che fu una grande cascina circondata da terreni coltivabili e risaie, rimase in uso fino agli settanta dello scorso secolo, dopodiché venne abbandonata e mai più ristrutturata, lasciandoci oggi fra ambienti completamente sventrati, muri pericolanti ed erbacce invadenti, le deboli testimonianze di ciò che è stata.
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A personal interpretation of the history of a place. The earth and the sky are the protagonists of a review of our rural past. A farmland that slowly turns back into earth, re-becoming air. The farmstead that I discovered at Mortara, between the paddies of the Lomellina, was originally a medieval abbey, ‘Abbazia di Sant’Albino’, the main stage for the bloody battle of 773 between Charlemagne and King Desiderio of the Lombard. This place was renamed Mortis Ara. Mortara, in Italian. The church of Sant’Albino, was part of the medieval site and is the only one left intact. Renewed and well looked after, it stands beside the ruins of the grand convent that housed important historic religious figures over the centuries which still sees pilgrims stop by on their way to the ‘Via Francigena’. In the 1800’s, the convent was sold to a private buyer who utilised its agricultural and farming potential. That which was a grand farmland, encircled by cultivated terrains and rice fields, remained in use until the 1970’s, after which it became abandoned and was never restored leaving it today an unused and abandoned site, dangerously made up of unstable bricks and unforgiving, invasive plantlife, a shell of what it once was. Following the discovery of a rich historic background, of what
In seguito alla scoperta della mole di storia che grava su quella che inizialmente credevo essere solo un grande possedimento agricolo abbandonato, mi sono recata sul posto in diversi momenti, cercando di concentrarmi su ciò che mi trasmetteva, cercando la giusta chiave di lettura per fare gli scatti. Partendo dall’impressione di disuso ho portato avanti l’idea che ho avuto fin dal primo sopralluogo, ossia quella di cascina come personificazione di un corpo in decomposizione, come una struttura che si sta sgretolando per lasciare spazio alla natura, quasi risucchiandola al proprio interno. I due elementi ai quali la cascina si sta abbandonando sono la terra, elemento imprescindibile al quale la cascina è strettamente legata e il cielo, elemento al quale la cascina ormai in disuso soccombe e al contempo anela. Il lavoro si apre con l’immagine dei due elementi chiave, la terra e il cielo, che si uniscono come specchiandosi. Nelle prime fotografie ricorre la terra che fa da sfondo quasi come fosse un giaciglio, una zolla nella quale giace la cascina. Nella seconda serie di scatti compare invece il cielo, che fa da cornice alle inquadrature dove il punto di vista è quello della cascina stessa che guarda appunto il cielo.
was initially believed to be a grand area of abandoned agricultural property, I visited the site in different moments with the scope of concentrating on that which it transmitted to me, searching for the right moment in which to take my photographs. Starting from the impression of ‘disuse’ I brought forward the idea that I had when I first inspected the area, viewing the farmland as a personification of a decomposed body, as a structure that is crumbling back into nature, almost sucking itself dry from the inside. The two elements that are the key factors of the abandonment of this farmstead are the earth, the inescapable element in which this farmland is bound to, and the sky, the element in which this disused area has succumb to at its own wish. This report is opened with a picture of the two key elements, the earth and the sky, which unite with each other in a mirrored effect. The first photographs draw on the earth as if it were bedding, laid down over the farmland. The other photographs depict the sky, encompassing the area like the borders of a frame in which the main focal point of the picture is the farmland itself ‘looking’ at the sky. The choice of only taking vertical photographs reinforces the vertical rapport between the subjects: the earth, the farmland and the sky.
La scelta di scattare solo in verticale rafforza il rapporto di verticalità fra i tre soggetti: terra - cascina - cielo.
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Chiara Galliano Chiara Galliano nasce ad Alessandria nel 1983. Si trasferisce a Milano nel 2001, lavora nella moda e si avvicina da autodidatta alla fotografia. Pubblica su KULT e espone nel 2008 allo Younite Café. Nel 2009 viene ammessa al C.F.P. Bauer di Milano dove si diploma in Fotografia Analogica e Digitale. Attualmente è fotografa a tempo pieno. Collabora con diverse aziende nella realizzazione di progetti creativi di vario tipo, dalla pubblicità alla comunicazione aziendale. Partecipa a diverse mostre ArtVerona 2010, la Biennale di Video e Fotografia Contemporanea di Alessandria 2011, che per questa edizione vede la Cina come nazione gemellata, eBassano Fotografia 2011. Per saperne di più... Questa serie di scatti è stata scelta da questa edizione di Bassano Fotografia 2011 nella sezione Fuori Palazzo. Il luogo assegnatomi per l’esposizione è la Trattoria Il Garibaldi - Via Bonamigo, 37 - storico locale della città di Bassano Del Grappa. Guarda il servizio online: www.miciap.com Contatti: email: galliano.chiara@gmail.com web: www.chiaragalliano.com
Chiara Galliano Chiara Galliano was born in Alessandria in 1983. She transferred to Milan in 2001 and worked in fashion. During this time, she self-taught photography. Her work has been published in KULT and displayed at the 2008 Younite Cafè. In 2009, she enrolled at the C.F.P Bauer in Milan where she gained a diploma in ‘Analogical Photography and Digitalisation’. Now she works full-time as a Photographer. She collaborates with different companies and realises creative projects of various types, in advertisement and business communication. She has participated in different exhibitions including ArtVerona 2010, the Biennale di Video e Fotografia Contemporanea di Alessandria 2011, that for this edition sees China as a partnering nation, eBassano Fotografia 2011. To learne more... This series of photographs have been chosen from Bassano Fotografia 2011 under the section ‘Fuori Palazzo’. The exhibition is housed at the Trattoria II Garibaldi- Via Bonamigo, 37- landmark of the city of Bassano Del Grappa. Thake a look to the online version: www.miciap.com Contacts: email: galliano.chiara@gmail.com web: www.chiaragalliano.com
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CASCINE A MILANO Riccardo Tarantola
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Il verde a Milano custodisce spesso alcuni segreti. Ricopre antiche cascine che esistono ormai solamente nei nomi delle strade. In un gioco tra particolare e generale riscopriamo l’unicità del paesaggio urbano.
The green of Milan often covers up some secrets. It covers ancient farmlands and settlements that only exist now as street names. In a game between the particular and the general, we rediscover the unity of an urban landscape.
“Col tempo la città cresce su se stessa: essa acquista coscienza e memoria di se stessa. Nella sua costruzione la città precisa e modifica i motivi del proprio sviluppo.” A. Rossi
“Over time, the city grows on itself: it becomes consciousness and a memory of itself. In its construction process, the city defines and modifies the motivations of its own development.” A. Rossi
Cascine a Milano è un lavoro sul territorio che individua nel sistema delle cascine alcuni punti di osservazione sul paesaggio urbano e sulle trasformazioni avvenute.
‘Farmsteads in Milan’ is a work that identifies as a system of farmlands, from a few viewpoints of the urban landscape and those transformations that have occurred.
Molti di questi luoghi esistono ormai solo nei nomi delle strade, altri hanno modificato la loro natura diventando altro, altri ancora hanno mantenuto la loro funzione ai margini delle città. Il verde accompagna il racconto insieme a una contrapposizione tra grande e piccolo, tra immagini in cui possiamo leggere parte di quello che accade e immagini in cui la presenza del solo particolare rimanda a quel tutto che è il “paesaggio”, che tutte queste immagini e infinite altre possibili, concorrono a formare.
Many of these places only exist as street names, others have modified their own purpose by changing function and others maintain their original role at the borders of the city. The green spaces accompany the story together with a contrast between the great and the small, between images in which we can partially read what is happening and images in which the presence of only the particular reminds us of anything that is a ‘landscape’, something that all these pictures and many other possible ones, contribute to form.
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Riccardo Tarantola Riccardo Tarantola è nato a Voghera nel 1982. Ha studiato fotografia presso il CFP Bauer ed è laureato in Ingegneria Edile-Architettura. Potrebbe essere il figlio alto e con il mal di testa di Jim e Catherine. Per saperne di più... Guarda il servizio online: www.miciap.com Contatti: email: tano82@libero.it
Riccardo Tarantola Riccardo Tarantola was born in Voghera in 1982. He studied ‘Photography’ at the CFP Bauer and graduated in ‘Architectural Engineering’. He could pass as the tall son of Jim and Catherine, who always has a headache. To learne more... Thake a look to the online version: www.miciap.com Contacts: email: tano82@libero.it
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5 MIGLIA DI BRACCIA MILANESI Mara Costantini
Cascina Travaglia
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Cascina Caldera.
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Cascina Prina.
Cos’è diventata la Milano agricola di un tempo? Una ricerca fotografica sui luoghi dove sorgevano un tempo cascine e dove si lavorava la terra.
What has the once agricultural Milan become? A photographic research project about the places that were once farmsteads and where people used to work the land.
5 Miglia di Braccia Milanesi è un racconto per immagini della trasformazione di un territorio nel tempo.
5 Miles of Milanese arms tells a photographic story of the transformation of a territory, over time. This research starts from the reading of a repertoire of historical documentation, published in “Le Cascine di Porta Vercellina” by the association ‘Amici Cascina Linterno’. This textual analysis reports the stories of the farmlands in the West of Milan, testimonies from the world of rural agriculture, whose traces date back to the Xth Century.
La ricerca parte dalla lettura di fonti documentali, storico-cartografiche, raccolte nella pubblicazione a cura dell’Associazione Amici Cascina Linterno “Le Cascine di Porta Vercellina”. Il testo censisce e riporta le storie delle cascine dell’Ovest milanese, testimonianze del mondo agricolo-rurale, delle quali se ne trova traccia a partire dal X secolo d.C.
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Cascina Bolla.
Il progetto fotografico rivisita i luoghi, aree agricole di un tempo, sedi delle cascine, documentandone lo stato attuale: demolizioni, abbandoni, ruderi superstiti o forme di resistenza sociale per il recupero dei siti. Per alcuni potrebbe trattarsi di luoghi snaturati, per altri di trasformazione naturale degli spazi nel tempo. Il lavoro nato indagando sull’area ovest di Milano, lascia aperti spazi di esplorazione per la prosecuzione del progetto di ricerca fotografica. La città è ancora piena di tracce della sua antica storia rurale.
This photographic project revisits places, old agricultural areas from times gone by, where the farmsteads used to be, documenting their current state: in demolition, in abandonment, survived ruins or forms of social resistance for the recuperation of these sites. For some, these places could appear degenerated, for others as the natural transformation of spaces in time. This report was realised in order to investigate the Western side of Milan, and it leaves opportunities for exploration open as a continuance of this photographic research project. The city is still full of signs of its ancient rural background.
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Cascina Arzaga.
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In senso orario Cascina Case Nuove. Cascina Ghiglia. Cascina Basciana.
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In senso orario Cascina Monastero. Cascina Brivio. Cascina Restocco.
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Cascina Creta Vecchia.
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Cascina Corba.
Cascina Baggina.
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Cascina Dubini.
Mara Constantini Mara Costantini è nata a Napoli nel 1977. Nel 2005 inizia a collaborare con lo studio Nigma Fotografi e con Sergio de Benedittis. Nel 2007 si trasferisce a Milano e si diploma in Tecnica e Linguaggio Fotografico al Cfp Bauer. A Milano ha collaborato con diversi fotografi, tra i quali Leo Torri, Claudio Sabatino e Pino Musi (col quale tuttora collabora). Interessata alla fotografia come linguaggio, lavora a diversi progetti personali. Attualmente vive e lavora a Milano come freelance. Per saperne di piÚ... Guarda il servizio online: www.miciap.com Contatti: email: costantinimara@gmail.com
Mara Constantini Mara Constantini was born in Naples in 1977. In 2005, she started to collaborate with the Nigma Fotografi studio with Sergio de Benedittis. In 2007, she moved to Milan and graduated in Photography at the CFP Bauer. In Milan, she collaborated with different photographers including Leo Torri, Claudio Sabatino and Pino Musi (who she is currently working with). She sees Photography as a language and a way in which to communicate. She works on different personal projects. She is currently living and working freelance in Milan. To learne more... Thake a look to the online version: www.miciap.com Contacts: email: costantinimara@gmail.com
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COME LE ORME Anna Paola Montuoro
Cascina Travaglia.
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Cascina Rizzardi.
Il racconto del passato laborioso delle cascine milanesi riemerge nei segni che il tempo ha impresso.
A story of the laborious past of the Milanese farming lands re-emerges as imprinted memories of the time gone by.
Erano imponenti cattedrali di lavoro, erette su distese di campi, laboriose di operai e macchinari, rumori, odori e fatica.
They were large and overshadowing cathedrals of work, spread out over the fields, busy with workers, noisy machinery, smells and exertion.
Le cascine milanesi ristrutturate e all’abbandono conservano ancora un fascino particolare, che ogni tanto si perde in una sensazione di malinconia. Come in attesa, questi luoghi dimenticati hanno smarrito il tempo e la modernità , conservando fascino e memoria delle azioni trascorse; cronache mute di epoche andate. In questo servizio si vuole ricordare dei contadini e dei lavoratori che le abitavano, proponendo la storia e la poetica dei luoghi come medicine contro l’oblio.
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These restructured Milanese farmsteads, as well as those ones left in an abandoned state, still conserve a particular charm, that every now and , fades away into melancholy. They stand in wait, these forgotten places have lost track of the time and of modernity, preserving their charm and memories of actions that have passed; as silent chronicles of a past era. Throughout this report, we want to remember those farmers and those workers that lived here, presenting the story and the poetry of these areas as a cure for its own oblivion.
Cascina Nosedo.
Cascina Nosedo.
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Cascina Acquabella.
Cascina Acquabella.
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Cascina Acquabella.
Cascina Nosedo.
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Cascina San Giorgio Vecchio.
Cascina La Bruciata.
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Cascina La Bruciata.
Anna Paola Montuoro Anna Paola Montuoro nasce a Salerno nel Novembre del 1981. Dopo il diploma di grafica pubblicitaria presso l’Istituto Superiore di Comunicazione Visiva, Ilas di Napoli, si trasferisce a Parigi. Nel 2010 torna in Italia per frequentare e diplomarsi al Centro di Formazione Professionale Riccardo Bauer di Milano. Attualmente lavora come fotografa e graphic designer freelance.
Anna Paola Montuoro Anna Paola Monturo was born in Salerno in November 1981. After gaining her diploma in ‘Graphics and Advertising’ at the Istituto Superiore di Comunicazione Visiva, Ilas in Naples, she transferred to Paris. In 2010, she returned to Italy to enrol and graduate at the CFP Bauer in Milan. She now works as a Photographer and a freelance Graphic Designer.
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Contatti: email: annamontuoro@hotmail.it web: www.diaframe.it
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MANIFESTO/MANIFESTO MilanoCittàAperta
MilanoCittàAperta
Durante la seconda guerra mondiale, alcune città europee furono dichiarate “aperte” dalle forze in campo. L’esercito nemico lasciava così la possibilità agli occupanti di abbandonare il centro abitato, evitando di distruggere completamente il patrimonio storico e artistico (promessa in realtà raramente mantenuta). Tra le “città aperte” di quegli anni: Roma, Firenze, Parigi, Atene. Milano non fu mai dichiarata “città aperta”. Forse anche per questo motivo il monte Stella, simbolo della ricostruzione milanese del dopoguerra, nacque proprio dalla necessità di sotterrare un milione di quintali di macerie recuperate in seguito ai bombardamenti anglo-americani.
During World War II, some European cities were declared “open” by military forces. This way, foreign armies left the inhabitants the possibility of abandoning their houses, without completely destroying the historical and artistic resources and architecture (a promise which was rarely kept). Among the “open cities” were Rome, Florence, Paris, Athens. Milan was never declared an “open city”. This partly explains why the (Stella mountain), a symbol of post-war reconstruction, was born from the burial of over a million hundred kilos of rubble resulting from the English-American bombings.
La seconda guerra si è conclusa da alcuni decenni e Milano, come tutte le principali città italiane, si è data da fare per ricostruire ciò che aveva perduto. Sotterrati morti e detriti, lo sviluppo si è imposto come il primo obiettivo della popolazione. Ancora oggi la maggioranza delle persone ritiene che il progresso di una società sia legato più alla sua crescita quantitativa piuttosto che alla qualità delle risorse di cui già dispone. Ecco allora che la ricostruzione non si accontenta di ri-costruire, ma vuole espandersi, ingigantirsi, svilupparsi all’infinito. La Storia non si può fermare. Un conflitto sociale resta dunque ancora in atto: quello tra l’oggi e il domani, tra le necessità (presunte) e le speranze (reali). Questo conflitto non ha né principio né fine, non ha confini, né prospettive. È inesorabile. Se volessimo nominarlo con una parola, potremmo chiamarlo “Tempo”. Al Tempo e alla sua opera di creazione e distruzione si relaziona l’Uomo, che non accetta di essere sconfitto senza avere prima combattuto con le armi di cui dispone. Di fronte alle rovine e alle macerie del passato, l’Uomo ha da sempre progettato il proprio futuro in funzione di una nuova Storia. E oggi l’Uomo si è fatto Cittadino per poter portare avanti la propria battaglia all’interno di un luogo apparentemente più adatto: la metropoli. La fine della Guerra, nonostante tutto, è ancora lontana. Come scrive Benjamin, a proposito dell’Angelus Novus dipinto da Klee: “L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi (…) Ma una tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle (…) Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta.” La storia, dice Benjamin, non è una lineare catena di eventi in successione e il progresso dell’era capitalista non conduce necessariamente verso il paradiso. Nel mondo della modernità, la dimensione esistenziale dell’Uomo coincide sempre più con l’essenza della Città industrializzata e il passato di uno è ormai racchiuso nel tempo dell’altro. L’alienazione del singolo individuo confuso nella massa indistinta della folla, costituisce infatti da Baudelaire in poi uno dei temi fondanti la poetica della cultura occidentale.
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World War II had recently ended and Milan, as all the major Italian cities were doing, was working hard to rebuild what was lost. After burying its dead and debris, development was the first thought in people’s mind. The majority of the population still thinks a society’s progress is determined more by the quantity than the quality of its resources. That’s why reconstruction wasn’t only about re-building, but also infinitely expanding, enlarging, developing. History can’t be stopped. A social conflict is still happening: one between the past and the present, between the (presumed) needs and the (real) hopes. This conflict has no beginning nor an end, no conflicts or perspectives. It’s inexorable. If we could give it a name, it would be “Time”. Man relates himself to Time and its work of creation and destruction, unable to accept defeat before fighting, using all the weapons he has. Looking at the ruins of the past, Man tries to create a future imagining a new History. Today, Man has become a Citizen to carry on his battle inside a more apt environment: the big metropolis. The end of the War, despite everything, was still very far. As Benjamin wrote about Klee’s painting of the Angelus Novus: “The angel of history must have this characteristic: his face must be turned towards the past. Whereas we see a chain of events, he sees only one catastrophe that accumulates ruins on ruins and throws them at his feet (…) But a tempest pushes him towards the future, despite him turning his back to it (…) This tempest is what we call progress.” History, says Benjamin, is not a linear chain of events and the capitalist era’s progress doesn’t necessarily bring to Paradise. In the modern world, Man’s existential dimension coincides more and more with the essence of the industrialized City and one’s past is contained in the other’s time. The individual’s alienation, confused in the crowd, constitutes one of the fundamental themes of Western culture, from Baudelaire on. What’s left of our lost paradise, then? How to save oneself from the crowd? Italo Calvino answers at the end of Invisible Cities: “Hell is already here. There are two ways to avoid suffering from it. The first is easy for many: accepting hell and becoming a part of it until one doesn’t see it anymore. The second is risky and needs continuous attention and learning: Trying to understand and being able to understand who and what, amongst hell, is not hell, and make it last, and give it space”.
Cosa resta dunque del paradiso perduto? Come salvarsi dalla tempesta? Italo Calvino risponde così, in chiusura delle Città invisibili:
Good, but how is it possible to give space to what deserves to be saved? Most of all, how can we “make it last”?
“L’inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
We’ve reached the topical point of our discussion. This question is the beginning of the journey that our magazine wants to undertake. [Let’s try to answer: the essence of the past is in passing but it’s possible to fix it in the image flashing once and for all in a moment where it’s possible to know it.] “The truth can’t escape” says Benjamin. This is a possible answer: Photography goes beyond War.
Già, ma in che modo si può dare spazio a ciò che merita essere salvato? E soprattutto, come possiamo “farlo durare”?
As the philosopher Giorgio Agamben says, everything that is photographed will be called to appear on Judgment Day. The photographic image is the place of a sublime break between what’s substantial and what isn’t, between a copy and a reality, between memory and hope. If we can’t possess the present but only the past, if all we can have is an image of our mortality, then the photographer becomes the new “flâneur”, the poet of the modern age and the vagabond of eternity. Henri Cartier-Bresson remembers: “I used to hang around the streets all day, feeling very tense and ready to throw myself into things, determined to “trap” life, to stop life in the moment it’s being lived.”
Siamo arrivati al punto del nostro discorso. Da questa domanda ha inizio il viaggio che la nostra rivista spera di poter intraprendere. Proviamo quindi a rispondere: L’essenza del passato passa di sfuggita ma nell’immagine, che balena una volta per tutte nell’attimo della sua conoscibilità, si lascia fissare. “La verità non può scappare”, scrive Benjamin. Ecco allora una risposta: la Fotografia eccede la Guerra. Come dice il filosofo Giorgio Agamben, tutto ciò che si fotografa è chiamato a comparire nel Giorno del Giudizio. L’immagine fotografica è dunque sempre più che un’immagine: è il luogo di uno scarto, di uno squarcio sublime fra il sensibile e l’intellegibile, fra la copia e la realtà, fra il ricordo e la speranza. Se dunque non possiamo possedere il presente ma solo il passato, se possiamo possedere della realtà solo un’immagine a testimonianza del nostro stato di mortalità, allora il fotografo è chiamato a diventare il “flâneur”, poeta della modernità e nomade dell’eternità. Ricorda Henri Cartier-Bresson: “Vagavo tutto il giorno per le strade, sentendomi molto teso e pronto buttarmi, deciso a prendere in trappola la vita, a fermare la vita nell’attimo in cui veniva vissuta”. Il fotografo è come un cacciatore e la sua macchina è un fucile. Ad ogni scatto/sparo, un frammento di realtà viene catturato per sempre, sottratto al divenire e consegnato all’eternità. Il fotografo ha così la possibilità di offrire alla società il proprio sguardo etico attraverso quello estetico e viceversa. La nostra rivista si pone proprio questo obiettivo.
A photographer is like a hunter, his camera is like a rifle. In every shot, a fragment of life is captured forever, taken away from possible changes and given to eternity. A photographer, then, has the opportunity of offering to society his ethical vision through an aesthetic vision, and vice versa. That’s the aim of our magazine. Heirs to the tradition of photojournalism born in the ‘50s thanks to Magnum cameras, and aware of the social and artistic research of the past century, we’re trying to insert ourselves in this path with our eyes (and our lens) looking at the future. We want to delve into reality, freeing its secrets, using photography to make our first-person experience concrete. We finally want to declare Milan an “open city” and we accept our war within the chaotic continuous changes of our city. This city that we, as photographers, wish to understand and be understood. So that we can change it.
Eredi della tradizione del fotogiornalismo d’inchiesta nato grazie alla Magnum negli anni ’50 e consapevoli della ricerca sociale e artistica delle avanguardie del Novecento, tentiamo così di inscriverci all’interno del cammino della Fotografia con lo sguardo (e l’obiettivo) rivolti verso il futuro. Desideriamo discendere nella realtà, liberarne i segreti, utilizzare il gesto fotografico per concretizzare l’azione vissuta in prima persona. Dichiariamo così finalmente Milano “città aperta” e accettiamo la nostra guerra all’interno del divenire caotico della città. Questa stessa città che, in quanto fotografi, desideriamo conoscere e far conoscere. E far conoscere per poter cambiare.
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