MilanoCittàAperta - Issue#16 - Summer/2013

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Milano CittĂ Aperta journal of urban photography

ISSUE #16 SuMMER/2013


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MilanoCittàAperta è un progetto aperto a chiunque desideri collaborare La logica editoriale prevede circa 12 immagini per servizio, ma consigliamo di spedirne anche di più (20-30), affinchè la redazione sia in grado di formarsi un'idea più precisa del lavoro e di operare una selezione migliore. I file devono rispettare i seguenti parametri: orizzontale max 800px, vertiale max 533px. Le immagini devono inoltre essere accompagnate da un testo di max 2000 battute che illustri l'oggetto e il taglio del servizio.

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MilanoCittĂ Aperta Coordinatore Editoriale Filippo Ceredi Coordinatore Esecutivo Isacco Loconte Photoeditor Alberto Locatelli Thomas Pagani Editor Testi Nicola Bertasi Redattori Alfredo Bosco, Simone Keremidtschiev, Roberta Levi Fotografi Carlo Rotondo, Andrea Isola, Brando Cimarosti, Tiziano Berti, Edoardo Mozzanega, Flavio Moriniello, Viridiana Cosenza Traduzioni Isabella Rota Baldini, Cristina Torlaschi, Vittoria Taccani, Beatrice Carmi, Elisabeth Carpenter Progetto Grafico Daniele Pennati Isacco Loconte Impaginazione Numero Tiziano Berti In Copertina elaborazione grafica da: Mirko Namra, Gli assi della crisi, KrĂŹsis, Milano 2013 Coordinamento Workshop: Filippo Ceredi e Corrado Gemini Grazie a:



status quo

SOMMARIO/CONTENT

08 20 TRINCEE URBANE identitĂ Carlo rotondo

provvisorie

chaos

Andrea isola

38 sulle tracce vie di fuga

del t-rex

52 distopĂŹa

brando cimarosti

tiziano berti edoardo mozzanega

64 dentro nuove

74 sensazioni

alterazioni

viridiana cosenza

flavio moriniello

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EDITORIALE/EDITORIAL “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perchè la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sè stesso senza essere superato.” (Albert Einstein) Dicesi κρισς [in alfabeto latino krìsis] di situazione instabile e traumatica che apre al cambiamento. Il termine ha quindi in sè un valore di possibilità, di scelta e di riorganizzazione delle idee e dei fatti. C’è solo da capire che siamo noi i protagonisti. Crisi dell’economia mondiale, crisi individuale, crisi dei gruppi e delle ideologie; mutamento radicale del modo di pensare, di agire e dello sguardo sul reale. Il collettivo fotografico Κρισς, sorto nel novembre del 2012 da un’iniziativa di collaborazione tra Miciap e Macao, ha voluto dare un senso concreto a questo concetto. Per alcuni mesi i fotografi si sono incontrati nelle stanze della vecchia borsa del macello, mettendosi in una situazione completamente nuova e indefinita, hanno scrutato insieme le immagini proiettate nel buio di un lungo inverno e portato massima fiducia nel confronto creativo. La logica orizzontale di questo percorso ha permesso un contatto libero tra persone con approcci molto diversi, mettendo seriamente in discussione ed arricchendo il proprio modo di percepire il linguaggio dell’immagine fotografica.

“ Let’s not pretend that things will change if we keep doing the same things. A crisis can be a real blessing to any person, to any nation. For all crises bring progress. Creativity is born from anguish, just like the day is born form the dark night. It’s in crisis that inventive is born, as well as discoveries, and big strategies. Who overcomes crisis, overcomes himself, without getting overcome.” (Albert Einstein) κρισς [krìsis in the Latin alphabet] is a traumatic and unstable situation that opens up to change. The word holds within itself a possibility, a choice and a reorganization of ideas and events. What is left is for us to understand is that we are the protagonists. World economic crisis, individual crisis, crisis of groups and of ideologies, radical mutation in our way of thinking of acting and in the way we look at the world. The photo group κρισς, born in November 2012 from a collaboration between Miciap and Macao, is aimed at giving practical sense to this project. For several months photographers have met and in a completely new and indefinite situation they’ve looked at images projected in the dark and had faith in the creative confrontation. The horizontal logic of this discourse has connected people with diverse approaches, and has seriously questioned and enriched the way each one perceives a photographic language.

Κρισς ha una natura cronologica dinamica e ciclica: le fasi che scandiscono il suo processo sono osservabili nel macro come nel micro, in storie di cellule, individui e popoli. Sono queste fasi che scandiscono le tre rubriche di questa issue #16: Status quo, Chaos e Vie di fuga. Sei storie e sei linguaggi tra loro eterogenei che testimoniano i risultati di una straordinaria esperienza collettiva, sorta dalla luce dei nostri demoni.

Κρισς has a chronologic, dynamic and cyclical nature whose phases can be observed both on a micro and macro level. Accounts of microorganisms, individuals and of populations. These are the phases that shape this issue. Status quo, chaos and escape, six heterogeneous stories and languages that document the outcome of this extraordinary collective experience, born from the light of our demons.

Buona visione

Enjoy

Κρισις

Κρισις

Grazie a Macao e a tutti i partecipanti al workshop Krìsis che hanno reso possibile la pubblicazione di questo numero e la realizzazione di ogni altra iniziativa connessa.

Thanks to Macao and to all participants to the workshop Krìsis. They made possible this publication and the realization of any other initiative connected to the project.

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trincee urbane carlo rotondo

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Il Centro Aiuto coordina le attività di soccorso in città. Le persone sono registrate e sostengono un colloquio con l’Assistente Sociale. The “Help Center” organizes relief activities in the city. People are registered and supported through an interview by the social worker. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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Qui sopra: Per Senza Fissa Dimora, s’intende la mancanza di un luogo privilegiato di sviluppo per le relazioni affettive e il lavoro degli assistenti sociali va in questa direzione, sviluppando dei percorsi di reinserimento sociale. Be “homeless” means: the lack of a privileged place for the development of relationships. The aim of social workers is in fact develop training for re-inclusion in society.

Il Centro Aiuto in via Ferrante Aporti. Help Center in via Ferrante Aporti. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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pagina a fianco in alto: Ore 6.30, Centro Aiuto, l’ordine d’arrivo fa la differenza perché i posti letto sono limitati: 2.500 su un fabbisogno di 13.000 richieste. L’assegnazione ai dormitori è subordinata al superamento del Test Mantoux per la tbc. 06:30, “Help Center”, the finishing order is critical, since there are 2500 beds for a request for 13,000 people. The assignment of the dormitories is related passing by the “Mantoux Test” for tuberculosis.

Ci sono 13mila senza tetto a Milano. E i posti letto sono soltanto 2500. Un racconto di chi oggi più paga questa crisi.

In Milan live 13.000 homeless but only 2.500 can be aided. This is a story about people who are really hit by the Crisis.

Angelo, 50 anni, dopo il licenziamento si è separato dalla moglie e ha perso la casa. Antonio è rimasto senza lavoro perché è malato di cuore: è in attesa della pensione e vive col sussidio di 220 euro al mese. Marco, 33 anni, conosce sette lingue ed è chef, mentre Dario è un odontotecnico: entrambi sono disoccupati e vivono sulla strada. Tra i Senza Fissa Dimora del nostro Paese, un terzo ha la cittadinanza italiana. Gli altri arrivano, in maggioranza, dalla Romania, dall'Albania e dal Marocco. Sono in Italia perché rifugiati politici, perché cercano un lavoro o l'assistenza che nei Paesi di origine sarebbe loro negata. Alcuni sono stati dichiarati criminali solo perché non hanno una casa: succede in Ungheria, Stato membro dell'Unione europea. I senza tetto sono 13mila soltanto a Milano, ma i posti letto durante il Piano Freddo, 40 giorni tra gennaio e marzo, arrivano a malapena a 2.500. Per occuparli, bisogna rivolgersi al Centro Aiuto in via Aporti, dove si viene registrati e sottoposti, presso le strutture sanitarie, al test Mantoux per la tbc. Poi, si viene smistati: al mezzanino della metropolitana, al Centro Ortles, nelle camerate allestite in ex aule scolastiche o presso i campi di containers. Durante il giorno i senza fissa dimora si ritrovano in fila davanti alle mense diurne. Poi, in attesa della riapertura dei dormitori, le biblioteche, le sale d'attesa dei pronto soccorso, gli autobus, le sale scommesse, diventano il loro rifugio. Chi resta per strada si organizza per la notte, con cartoni, sacchi a pelo e tende, e aspetta la ronda dei City Angels con un pasto caldo. Il percorso che porta sulla strada è quasi sempre lo stesso: inizia con la perdita del lavoro e la separazione dal coniuge o la vedovanza, e continua con l'uscita forzata da casa. Quando finiscono i risparmi, dalle camere in affitto si passa alla strada, trascinandosi dietro qualche oggetto e qualche ricordo. Però, il riscatto, per quanto difficile, è possibile. Le Fondazioni impegnate nell'assistenza hanno sempre bisogno di aiuto. E, a volte, gli assistenti sociali riescono a ottenere Borse Lavoro presso una cooperativa. E così arrivano un posto da giardiniere o da guardia giurata e l'assegnazione di una casa popolare.

Angelo, 50, was fired, separated from his wife and lost his home. Antonio is jobless because he suffered a heart attack. Now he waits for retirement and survives on €220 per month. Marco, 33, is a chef and speaks seven foreign languages and with his friend Dario, a dental technician, both live on the streets. In Italy, only a third of the homeless are Italian citizens, the others come mainly from Romania, Albania and Morocco. Some of them are political refugees, others are looking for a job or for basic assistance, that in their Countries simply doesn’t exist. Some, in Hungary, a member of the European Union, are declared criminals only because of their homeless condition. During the winter, the city of Milan can provide beds for only 2.500 of the 13.000 homeless. To gain access, people must present themselves at the Help Center in Ferrante Aporti, where the indigents are registered and checked for tuberculosis. After registration individuals are posted wherever a spot is available: in the large municipal dormitory, an unoccupied school, an underground temporary shelter or in a container campground. During the day, the homeless spend part of their time in line, waiting for a meal. Buses, public libraries, hospital waiting rooms and betting rooms are all daytime shelters. Many others in the streets look for a shelter for the night. They patiently wait for a hot meal from City Angel volunteers. The path that brings people to the street is almost always the same. It begins with the loss of a job, a divorce or widowhood. Then, when they cannot afford rent, they become homeless. They take to the streets, carrying with them only a few belongings and memories. For them social recovery is difficult, but not impossible. Charitable Foundations committed to social assistance sometimes need help and some find jobs as gardeners or as security guards. Sometimes they also get public housing.

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La “carriera della povertà” inizia con la perdita del lavoro e continua, spesso, con la separazione coniugale e l’uscita forzata da casa. “Poverty Career” starts losing own job and continues, frequently, with a separation and forced exit from home. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

Il mezzanino della MM alla Stazione Centrale, ospita 100 posti letto, affidati alla gestione dei volontari dell’Associazione Linea Gialla Onlus. The mezzanine floor subway in Stazione centrale offers 100 beds, which are assigned to the non-profit Associazione Linea Gialla. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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La Casa dell’Accoglienza in Viale Ortles. Homeless shelter in Via Ortles. Š Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

Persa la casa, si va in una camera in affitto e poi in strada con la speranza che sia una situazione provvisoria e che presto arrivi un lavoro. Lost home, you go into a room for rent and then you find yourself on the street hoping that it is only a temporary situation and will soon arrive a job offer. Š Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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In alto: Teresa, 61 anni, da più di 15 anni per la strada. “Non sono contenta della vita, non sono soddisfatta, come mai? Lei, che ne pensa?”. Teresa, 61 years old, over 15 years of life on the street. “I am not happy for my life, I am not satisfied, why? What do you think about that?” © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013 Il Centro Ortles, uno dei più antichi a Milano, ospita sia uomini che donne e i rifugiati politici hanno un padiglione dedicato. Center Ortles, one of the oldest in Milan, accommodates men and women and there’s a pavilion dedicated to political refugees. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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L’atmosfera al Centro Ortles non è sempre serena. Di recente sono avvenute aggressioni al Direttore, risse e accoltellamenti ad agenti di polizia. The atmosphere at the Centro Ortles isn’t always peaceful. Recently there was aggression to the Director, fights and stabbings to police officers. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

Carmine, 33 anni, mangia una volta al giorno, alla Mensa dell’Opera San Francesco, e trascorre la giornata nelle biblioteche sui libri di Osho, il mistico Indiano. Carmine, 33, eats once a day, at the canteen Opera San Francesco, and spends his days in libraries, reading books about the mystical indian Osho. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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Al Centro Ortles ci sono spazi comuni, una mensa serale, un ambulatorio e una biblioteca, ma Antonio è sempre qui, nel seminterrato, tra le docce e il bagagliaio, ascoltando la musica ad alto volume della sua radiolina. At the Centre Ortles there are common areas, a canteen, a clinic and a library, but Antonio is always there: in the basement, between the showers and the closet, listening to music at high volume of his radio. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

La Casa dell’Accoglienza Ortles dispone di 730 posti letto, di cui 600 in stanze doppie e 130, durante l’inverno, nelle camerate. ”Casa dell’accoglienza Ortles” has 730 beds: 600 of them are double rooms and 130, during the winter, in the dormitories. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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Via Mambretti. Š Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

I Centri d’Accoglienza chiudono la mattina e in attesa della riapertura si trascorre il tempo tra biblioteche, sale scommesse e stazioni ferroviarie. Care centres close down in the morning and waiting for the re-opening, many people spend their time between libraries, betting shops and railway stations. Š Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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Le ex scuole di via Mambretti e di via Aldini, integrano le strutture dell’assistenza durante il Piano freddo, 40 giorni tra gennaio e marzo. The former schools via Mambretti and Via Aldini, integrate the structures of care during the “Cold Plan”, 40 days between January and March. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

Spesso il personale delle associazioni di volontariato è reclutato tra i Senza Fissa Dimora. Often the staff of voluntary associations be recruited from among the Homeless. © Carlo Rotondo, Trincee urbane, Krisis, Milano, 2013

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carlo rotondo

A 15 anni comincia a praticare la fotografia con una Zorki. A 18, gira per i licei per vendere foto ricordo. A 20, collabora con lo studio di un ingegnere civile per riprendere i danni provocati dal terremoto dell’Irpinia nelle case di Napoli, la sua città d’origine. Napoli, diventa il teatro dei suoi primi lavori e delle sue sperimentazioni. Dopo la laurea in sociologia, si trasferisce a Roma e poi a Milano, dove vive attualmente. Il reportage sociale è il suo ambito preferito; la presenza umana, una costante dei suoi scatti. Collabora con l’Europeo ed è fotografo ufficiale della manifestazione MITO Settembre Musica. Per il Comune di Milano ha ripreso l’arrivo notturno del Leone di Caprera nel marzo 2011 e le assemblee pubbliche dell’Isola Partecipata presso la Stecca nel 2012. Ha realizzato due mostre nel 2012 sull’uso delle mani nel lavoro artigianale, a Padova, al Sottopasso della Stua e sui volti delle donne asiatiche, a Milano, presso la biblioteca comunale di Lambrate.

carlo rotondo

At 15 he began to practice photography with a “Zorki” camera. At 18, he ran around the high schools, selling souvenir pictures. At 20 resumed the damage caused by the earthquake in Irpinia in the homes of Naples, his native city. Naples, becomes the main theater of his early work and its experiments. After graduating in Sociology, he moved to Rome and then to Milan, where he still live now. Social reportage remains his favorite field, the human presence, a constant feature of his shots. He collaborates with “L’Europeo” and he’s the official photographer of the event “MITO Settembre Musica”. For the City of Milan has reported the nightly arrival of the “Leone di Caprera” in March 2011 and public meetings at “Isola” held at “La Stecca” in 2012. He has had two exhibitions in 2012 concerning the use of hands in the craftsmanship, in Padua, in the “Sottopasso Stua “and on the faces of Asian women, in Milan, at the public library of Lambrate.

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Identità provvisorie andrea isola

Presidio a Milano in Corso Matteotti, di fronte al negozio Wind. I lavoratori si organizzano con striscioni e rumorosi fischietti. A strike in Milan in Corso Matteotti, in front of a Wind spa store. Employees are organizing with banners and whistles. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Una donna si muove all'interno degli uffici, la sua immagine è celata dietro i vetri opachi. A woman is walking in the office, her image is hidden behind the glasses. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

Scambio di opinioni durante il presidio dei lavoratori Wind in Piazza Cordusio ed oscure presenze in ufficio. Opinion’s interchange, during a strike in Cordusio Place and dark presences in the office. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Una riflessione sull'identità e sul lavoro. La lotta è il momento in cui le persone si uniscono per poi perdersi nella quotidianità di una società individualista.

Reflections on identity and work. Revolution is the moment in which people unite until they loose themselves in the everyday behavior of individualistic society.

Da Settembre 2011 a Novembre 2012, i lavoratori Wind hanno lottato per impedire l'esternalizzazione di 1700 colleghi del Network. In questo periodo denso di presidi, scioperi ed assemblee, molti di loro, non abituati a impegnarsi sindacalmente, hanno assunto un'identità diversa, per opporsi a una crisi aziendale inventata dal management, senza legami con i risultati economici della società.

From September 2011 to November 2012, Wind Spa employees fought to stop the outsourcing of 1700 colleagues. In that eventful moment of strikes and assemblies many who were not accustomed to engaging themselves in union activities, soon adopted a very different identity. This new attitude allowed workers to strongly oppose the crisis apparently used by Company management which was not justified by their good economic results.

Se l'esternalizzazione fosse andata in porto, l'esistenza di Wind sarebbe stata a rischio, per l'insensatezza di separare un reparto fondamentale dal corpo societario. A seguito della sorprendente opposizione dei lavoratori, veniva firmato un accordo votato a maggioranza, in cui Wind accettava di abbandonare la manovra, a fronte di risparmi pagati a caro prezzo dai dipendenti. Finite le lotte, il clima è tornato come prima, ed i rapporti di solidarietà tra i lavoratori sono progressivamente venuti meno. Del pericolo scampato non si parla più, si preferisce dimenticare e fingere di ignorare il periodo di impegno e creatività, che ha unito tante persone.

If the outsourcing operation would have been successful, the existence of Wind could have possibly been at risk, because of the meaningless idea of separating a fundamental department from the company’s body. After the unexpected employee uprising, an agreement was signed and the Company accepted to abandon the outsourcing strategy, in exchange for savings and sacrifices sustained mainly by the workforce. When the common fight ended, the previous social climate returned and the mutual support between colleagues suddenly declined. No one speaks anymore about the avoided troubles preferring to forget and dissimulate the moments of creativity and commitment that united so many.

Le identità personali, durante la lotta estremamente Personal identities that were clear and apparent seem chiare e leggibili, appaiono adesso opache ed now dark and blurred. Provisional. indistinte. Provvisorie. In part of the reportage, workers are on the streets during Le immagini del servizio raccontano da una parte the strikes. In these images, despite their precarious i lavoratori in mobilitazione, che appaiono spesso situation, they often appear happy. allegri nonostante la situazione incerta, e dall'altra Other photos, in contrast to the first ones, are con l'artificio delle sfocature, la calma apparente intentionally blurred to represent the calm and undefined ed indefinibile della routine lavorativa quotidiana. daily working routine. The comparison between these antithetic atmospheres, Il confronto tra queste atmosfere, così antitetiche, belonging to the same people, inspired the photographer ma che riguardano le stesse persone, ha spinto il to reflect on the nature of the human being, on how fotografo a domandarsi come si possa cambiare people can change their own personality in such a short la propria personalità in così poco tempo e quale time and on our real identities. siano la nostre vere identità e soprattutto perchè certe risorse personali, emergano solo nelle Once again the unresolved question is why does the situazioni di crisi. best of ourselves emerge only during crisis?

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A sinistra in alto: Ai tre lavoratori Wind, che manifestano il loro allegro dissenso durante un presidio in Corso Matteotti, si contrappongono ombre e riflessi, all'interno di un ufficio Wind. Shadows and reflexes in the office, are challenging the happy dissent of the three Wind spa employees. A sinistra in basso: Con le prime ombre, spuntano le maschere dei lavoratori. When the night arrives, the employees start wearing masks. A destra in basso: Una riunione dei vertici Wind. A top manager Wind spa meeting. Š Andrea Isola, Identità provvisorie, KrÏsis, Milano, 2013

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Durante il presidio di fronte al negozio Wind di corso Buenos Aires, le idee sono estremamente chiare, mentre l'ombra di un lavoratore cerca la sua strada sulle mappe. During an employees strike in front of a Wind spa store, the ideas are extremely clear, while an employees shadow, is looking for his way on the maps. Š Andrea Isola, Identità provvisorie, KrÏsis, Milano, 2013

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Il rumoroso presidio di un lavoratore, mentre la commessa sembra sorvegliarlo, si confronta con le ombre senza identità, che si stagliano negli uffici. During a noisy strike, while an employee seems guarded by a clerk, shadows without identity, are emerging in the office. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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La lotta non sembra togliere il buon umore ai tre colleghi, ma poi le tre persone sembrano non poter più comunicare, come personaggi ormai afoni. Despite the hard times, the fight seems not diminishing the good mood, but suddenly the three colleagues can’t communicate anymore, like voiceless characters. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Un lavoratore, durante il picchetto di fronte alla sede di Via Lorenteggio. Per un’intera mattinata nessuno è potuto entrare, diventa uno spettro che sembra attendere il proprio destino, nel chiuso degli uffici. An employee, during a strike in front of the Wind spa main building, in Lorenteggio street. That morning, nobody was allowed working. Then a shadow became a ghost that seems to wait his destiny, in the office. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Discussioni e facce tese, durante un picchetto. Discussions and tense faces, during a strike. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

Le forme sono sempre più opache, le identità perdono completamente i loro contorni. Silhouettes are more and more opaque, the identities loose completely their profiles. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Un passante si unisce alla lotta dei lavoratori e detta il ritmo. A passerby join the employees’s fight and dictates the rhythm. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Dei colleghi non restano che dei contorni imprecisi, mentre dall'esterno arrivano i bagliori del cambiamento. Only inaccurate profiles remain, while changing glares arrive from outside. Š Andrea Isola, Identità provvisorie, KrÏsis, Milano, 2013

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Le maschere durante la lotta servono a nascondersi dalle minacce, finito il pericolo si preferisce voltare le spalle al confronto. During the revolution, masks are useful to hide from threats, but when the danger is finished, people prefer to avoid the confrontation. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

Due lavoratori, pur con atteggiamenti diversi, sono sotto le stesse bandiere. Mesi dopo i due colleghi suggeriscono un accordo, pur se vago e nascosto. A couple of employees, despite different attitude, are under the same flags. Some months after, the two colleagues, seem to propose a vague and hidden agreement.

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© Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013


Momenti di tensione con il commerciante del negozio Wind, che chiede l'intervento della Polizia. Tense moments with store salesman, who asks and obtains police action. Š Andrea Isola, Identità provvisorie, KrÏsis, Milano, 2013

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A Torino, un lavoratore nello spirito dei Windignados, sorride durante il primo presidio. In Turin, a so called “Windignado”, is smiling during a strike. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

L’astrazione del singolo lavoratore continua, il dialogo sembra irrimediabilmente concluso. The alienation of each worker goes on, the dialogue seems hopelessly ended. © Andrea Isola, Identità provvisorie, Krìsis, Milano, 2013

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Andrea Isola

Andrea Isola nasce a Milano nel 1963. Si appassiona presto alla fotografia in bianco e nero e pratica intensamente la stampa in camera oscura, approfondendo le tecniche fine art. Ha tenuto mostre in Italia e in Spagna, attraversando vari generi fotografici, come l'architettura, il reportage, la fotografia di scena e il ritratto. Recentemente ha fotografato la contestazione americana di Occupy Wall Street e ha cominciato un progetto sugli skaters milanesi. È un avido lettore di tutto ciò che riguarda la fotografia e negli ultimi anni ha approfondito gli studi di critica fotografica. Anima incontri sulla lettura dell’immagine e sulla storia della fotografia, in particolare sull’opera di Robert Frank e Diane Arbus. Il suo punto di riferimento critico, è il sociologo praghese Vìlem Flusser.

Andrea Isola

Andrea Isola was born in Milano in 1963. He soon got into black and white photography and spent much of his time in darkroom practice, deepening the fine art technique. He has held exhibits in Italy and Spain, ranging through various genres, such as architectural photography, reportage, set photography and portraits. He recently photographed the American Occupy Wall Street protest and started a project on skaters in Milan. He is an avid reader of anything related to photography and in recent years he has studied photographic critique. He has been part of meetings focused on the analysis of image and on the history of photography, especially on the work of Robert Frank and Diane Arbus. His point of reference on critical analysis is the sociologist Vìlem Flusser.

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alla ricerca del t-rex Brando Cimarosti

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Una via di fuga dalla crisi. Come farebbe un bambino con i suoi giochi, un improbabile T-Rex di plastica ci fa sognare.

A way of escape from the crisis. An uncertain plastic T-rex let us dream, as a child would do with his toys.

"Della mia vita futura so poco riguardo alle direzioni e ancora meno riguardo ai tempi" (Ernesto Guevara, detto Che) Questo lavoro, almeno inizialmente, trae spunto dalla visione di un film: Into the Wild, di Sean Penn. La storia è quella di un ragazzo che abbandona il mondo occidentalizzato, fatto prevalentemente di consumi e lavoro, per affrontare una sfida con la natura e con se stesso. Finirà per capire che è solo attraverso la condivisione che ci si sente e si può restare vivi. Ho provato quindi a riflettere (e far riflettere) su questo tema: la fuga dalla realtà nelle sue mille sfaccettature. C'è chi lo fa attraverso la droga o esplorando la dimensione del viaggio; chi attraverso un percorso artistico o la ricerca dell'amore perfetto. Tutti in fuga da una quotidianità che spesso ci costringe e ci opprime. Siamo figli di una società malata, che continuamente ci illude proponendoci modelli vincenti basati sui soldi e sul successo. Il problema è che solo una piccola parte di noi esseri umani potrà avere accesso a questi beni. Per gli altri si prospetta una vita di sacrifici e frustrazioni. Certo, per fortuna la vita, ha anche momenti positivi; esistono gli affetti, l'amicizia, la famiglia (anche se non sempre è cosa buona). Esistono poi, appunto, le vie di fuga... Applicando questo pensiero al lavoro che faccio, ho pensato che si potesse tornare a una visione fotografica di tipo naturalistico: descrivere il paesaggio che ci circonda, uscendo dalla metropoli e tornando a respirare l'aria dei boschi; cercando il bello prima di tutto, riflettendo sulla solitudine e basandomi sulla mia capacità di osservazione. Sono quindi partito da un'idea di Krisis, mostrata per sottrazione: crisi come assenza, come mancanza di prospettive pur nell'eccesso di possibilità. Poi, anche grazie ad alcuni suggerimenti da parte dei partecipanti al workshop, ho deciso di svelare la mia crisi o, meglio, di mostrarla. Lo stimolo mi è venuto da un bambino e dalla sua fantasia: insieme, ci siamo messi sulle tracce di un fantomatico T-Rex. Un percorso a ritroso, nel bambino che c'è in me, alla ricerca di un mondo immaginifico popolato di creature misteriose. Ho deciso poi di spostare la mia "ricerca" a Milano, città nella quale vivo e in cui sono nato. Il T-Rex, novello Godzilla, è qui presente, incombente e minaccioso. Nella realizzazione delle foto mi sono quindi ispirato all'iconografia pop dei film giapponesi degli anni '60; quelli su Godzilla, appunto, nei quali le angosce collettive si esprimevano in metafore. Era il tempo in cui un lucertolone colpito da radiazioni sorgeva dal mare e distruggeva una Tokyo di cartone. Quel tempo, pur in un contesto completamente diverso, sembra oggi essere tornato!

“I don’t know much about the way of my future life and even less about time.” (Ernesto Guevara, known as Che) At least at the beginning, this work was inspired by “Into The Wild” directed by Sean Penn. The plot tells about a boy, who leaves the westernized world, mainly based on work and consumption, in order to challenge the nature and himself. Only in the end, he’ll realize that people can feel and stay alive just sharing themselves each other. So, I tried to think and make others think about this subject: the escape from reality in all of its aspects. There is someone who runs away using drugs or exploring a travel dimension, others who escapes through an artistic path or looking for a perfect love. Everybody is running away from an everyday life that often coerces and oppresses us. We are sons of a sick society, which continuously deceive us offering victorious examples grounded on money and approval. The main problem is that just a little part of human beings can enjoy these kind of goods. For others, there will probably be a life marked by privations and frustrations. However, luckily, life has also happy moments; there are love, friends and family (even if it’s not always a good thing). Then, indeed, there are also ways of escape.. Putting this outlook to my work, I thought I should come back to a naturalistic photography point of view: I described the landscape that surrounds us, walking away from the town and going back to the wood for breathing; before all, I looked for beauty, supported by my observation ability and looking for solitude. Therefore, I started from an idea of Krisis, conceived as absence and lack of outlooks despite the excess of possibilities. Then, I decided to disclose my crisis and reveal it, helped also by some of the advices given by the participants of the workshop. The incitement came from a child and his imagination: together, we decided to follow the trail of an unreal T-Rex. It has been a backwards journey, through the child who is in me, finding an unconscious world, crowded with mysterious creatures. Then, I decided to move my “study” in Milan, my hometown. The T-Rex, second Godzilla, is present, frightfully. Japanese iconography of sixties movies has inspired me in the realization of pictures; in particular, I found really enlightening the movie about Godzilla, where shared fears are expressed with metaphors. That was the time when a huge lizard, hit by radiations, could appear above the sea and destroy a Tokyo made in cardboard. That time, even in a completely different context, seems to be back!

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Brando Cimarosti, Sulle tracce del T-rex, KrÏsis, Milano, 2013

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Brando Cimarosti

Brando Cimarosti, laureato in Scienze della Comunicazione e diplomato in fotografia, è un fotografo free-lance. Attualmente risiede a Milano e realizza servizi redazionali per alcune tra le principali riviste di interni, design ed architettura, italiane ed estere. Ăˆ rappresentato dall'agenzia tedesca Living4media.

Brando Cimarosti

Brando Cimarosi is a freelance photographer who earned the degree in Communication Science and graduated in photography. At the moment he lives in Milan and realizes editorial control for some of the main Italian and international magazines of interiors, design and architecture. He is represented by the German agency called Living4media.

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distopĂŹa tiziano berti edoardo mozzanega

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Un viaggio allucinante nel paesaggio, e nell'inconscio urbano che ci circonda.

An amazing journey in the landscape and in the urban unconscious which surround us.

"è stata una nottata scatenata: là dove noi stavamo, il forte vento ha abbattuto i comignoli sui tetti, e s'udivano gemiti nell'aria, strane urla di morte, come dicono, e voci che, con paurosi accenti pronosticavano atroci conflitti e l'avvento di eventi tempestosi a render gramo questo nostro tempo. L'uccello della tenebra ha gridato tutta la notte; e c'è pure chi dice che la terra tremasse dalla febbre." Macbeth, W. Shakespeare

“The night has been chaotic: the strong wind has smashed down chimneys where we were sleeping. We could hear moans in the air, peculiar screams of death and voices that, with fearsome inflections, predicted terrible conflicts which will usher in a woeful new age. The owl screamed all night; and also, someone says the Earth has shivered with fever.” Macbeth, W. Shakespeare

La crisi del paesaggio notturno affrontata da due occhi e due obiettivi diversi. Una febbrile insonnia li ha condotti a esplorare l'odiato, e inconfessabilmente amato, hinterland milanese. Nelle ore più buie della notte, in cui nascono i sogni più sconvolgenti e gli incubi più feroci, quando le ombre si allungano e i suoni inconsueti si moltiplicano, i due fotografi si sono appostati nell'ombra per fronteggiare l'inquietudine del paesaggio deserto e disabitato. Dalla neve di gennaio alla fanghiglia d'aprile, fino all'erba bagnata e alle lucciole di maggio, due esploratori si sono impegnati in una frenetica avanscoperta per cogliere le improvvise deformazioni della natura e l'attimo in cui, agli occhi inquieti del viandante, tutto sembra prender vita e divenire sinistro e minaccioso.

The crisis of night landscape faced by two eyes and two different aims. A feverish insomnia has guided them to explore the detested, but secretly loved, hinterland of Milan. During the darkest hours of the night, when the more upsetting dreams and the more terrible nightmares born, two photographers lied in the shadow, in order to face the anxiety of a desolate and uninhabited landscape. From the snow in January, to the slurry in April, until the damp grass and the fireflies in May, two explorers undertook a raving revelation to understand the unexpected deformations of nature in the instant when, behind the wanderer’s eyes, everything seems to come alive and become ominous and frightful.

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Š Edoardo Mozzanega & Tiziano Berti, Distopia, KrÏsis, Milano, 2013

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Tiziano Berti

Tiziano Berti

Edoardo Mozzanega

Edoardo Mozzanega

Tiziano Berti nasce a Firenze nel 1987, da piccolo voleva fare l'archeologo, il chimico o l'inventore. S'interessa alla fotografia fin dalla tenera età, grazie alla Pentax del padre, con cui sperimenta tutte le possibilità creative senza mai impressionare un rullino, semplicemente scattando a vuoto. Durante il liceo scientifico un corso di fumetto lo porta a esplorare il disegno a china, photoshop e la grafica in generale. Scopre gradualmente che la declinazione moderna dell'inventore come lo immaginava non era l'ingegnere o il chimico, e si iscrive al corso di laurea triennale in disegno industriale di oggetti d'uso. Durante gli studi a Firenze partecipa all'impaginazione di una rivista studentesca di cui è cofondatore, e terminati gli studi si iscrive al Politecnico di Milano, dove consegue la laurea magistrale in Design & Engineering nell'aprile 2013. Continua a fotografare per passione, avvicinandosi a questo mezzo da un punto di vista tecnico-creativo, sperimentando tutte le possibilità del digitale ma anche costruendo macchine pinhole in cartone. Si interessa attualmente alla fotografia di paesaggio, genere che permette di documentare le sue frequenti fughe esplorative nel tessuto urbano.

Edoardo Mozzanega nasce a Thiene (Vicenza) nel luglio del 1988. Cresce a Milano e studia filosofia alla Statale di Milano, dopo essersi laureato con una tesi su Wittgenstein all’Università di Pavia e di Heidelberg. Si interessa di fotografia dal 2009 e al momento lavora come assistente per Giulio Di Meo, con cui organizza corsi di reportage tra Milano e Barcellona. Nel Gennaio 2012 fonda con dei colleghi di studi In Nuce, una rivista quadrimestrale di esercizi umanistici. Al momento si divide tra scrittura, fotografia, teatro e progetti video e multimediali.

Tiziano Berti was born in 1987 in Florence, Italy. When he was a child, he wanted to become an archaeologist, a chemist or an inventor. At an early age, he began to approach to photography, especially inspired by his dad’s Pentax, which gave him the possibility to experiment all the creative features, shooting continuously, without exposing the film. During a comics class in his scientific high school, he discovered indian ink drawing, photoshop and graphics. Gradually, he recognized that the inventor he wanted to be was far from an engineer or a chemist and so, he enrolled in industrial design. While he was studying in Florence, he tooks part in the layout of a students’ magazine, whose he was the co – founder. As soon as he ended the three years college degree in Florence, he enrolled at the University of Milan, where he earned the Design & Engineering degree on April 2013. He kept on in taking pictures for the love of it, analyzing all the opportunities in the digital field but also assembling pinhole cameras with cardboard. At the moment, he is interested in landscape photography, which is the best way for him of depicting his explorative escapes in the urban fabric.

Edoardo Mozzanega was born in Thiene (Vicenza) in july 1988. He was grown in Milan and studies Philosophy at Statale di Milano, after graduating at Pavia University and Heidelberg University with a thesis about Wittgenstein. His interest in photography dates up to 2009 and at the moment he works as assistant for Giulio di Meo, with whom he organizes reportage courses between Milan and Barcelona. In January 2012 he founds with some colleagues of studies In Nuce, a magazine of humanistic exercizes. At the moment he works on writing, photography, theatre and video and multimedia projects.

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Dentro nuove alterazioni Flavio moriniello

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L'Arte non insegna nulla, tranne il senso della Vita. Š Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, KrÏsis, Milano, 2013

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Burning ring of fire. Š Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, KrÏsis, Milano, 2013

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La crisi come movimento e trasformazione della persona. Un lavoro intimo sulla trasformazione. Panta rei, come direbbe il filosofo.

Crisis as movement and transformation of the person. An intimate work on the change. Panta rei, as the philosopher would say.

Krisis è qui interpretata come il momento di rottura che separa una maniera di essere da un’altra, differente. Krisis è scelta e trasformazione dell’individuo. Il superamento di uno stato per arrivare a un altro. Tramite la fotografia, il tentativo è quello di rappresentare il cambiamento. Ai soggetti è stato chiesto di mettere in scena il loro mutamento, a volte concreto, a volte solo emotivo. I soggetti ritratti hanno scelto le pose, hanno scelto l’ambiente, gli elementi chiave, le luci, le ombre. Hanno anche scelto, tra i vari scatti, quello più rappresentativo. L’otturatore è stato abbassato per circa 15 secondi. In quel frangente, il soggetto doveva raffigurare lo stato iniziale, poi quello finale. Il percorso da uno stato all’altro, il caos tra i due stati, veniva rappresentato da una scia di luce di cui il soggetto era padrone. Nelle lunghe sessioni fotografiche, si è più volte passati da un clima teso e recitato a uno spontaneo e, mano a mano che ci si avvicinava a un piccolo traguardo, la gioia ha fatto scordare la fatica e sbocciare più energia. Il presupposto del lavoro è che la ricerca personale e i percorsi di vita portino le persone a muoversi costantemente da uno stato verso un altro, in un passaggio più o meno veloce, più o meno turbolento. Talvolta grazie solo alle proprie forze e lotte, con la propria volontà, e altre volte in balia degli eventi, ci si trova ad affrontare delle scelte, partendo da una situazione e tendendo verso un’altra, che si rivelerà più o meno stabile, più o meno migliore, più o meno peggiore. Sotto osservazione, in questo progetto è la mutazione. Gli scatti, alcuni preceduti da lunghe chiacchierate, altri frutto di idee fulminee, hanno generato una sinergia di pensiero tra autore e soggetto, che è culminato con dei momenti di condivisione che hanno arricchito sia il soggetto che il fotografo. Le svariate storie e vicissitudini si sono intrecciate, tutte diverse, ma tutte con gli stessi elementi ricorrenti: crisi, scelta, trasformazione, fatica.

Krisis is here interpreted as the breaking point that separates one’s identity from another, different one. Krisis is choice and transformation of the individual. Overcoming a state to get to another. Through photography, the attempt is to represent the change. The subjects were asked to stage their change, sometimes real, sometimes just emotional. The portrayed subjects chose the poses, the location, the key elements, the lights and the shadows. Among the various shots, they have also chosen the most representative. The shutter has been lowered to about 15 seconds. At that juncture, the subject had to represent the initial state, then the final. The path from one state to another, the chaos between the two states, was represented by a trail of light, whom the subject was mastering. During the long photo sessions, the atmosphere has repeatedly switched from tense and starred to spontaneous. As small goal was approaching, joy has made forget fatigue and bloom more energy. The premise of the work is that intimate research and personal walks of life lead people to constantly move from one state to another, in a passage that can be faster or slower, more or less troubled. Sometimes only thanks to own strengths and struggles, sometimes just with own will, and other times at the mercy of events, people are faced with choices, they start from a situation and strain toward another one, which will be more or less stable, better or worse. In this project the change is put under observation. Some shots were preceded by long conversations, others were the result of lightning ideas; yet all of them created a synergy of thought between author and subject, which has culminated with moments of sharing that have enriched both. Stories and adventures are intertwined: they are all different and various, but they all have the same recurring elements: crisis, choice, transformation, fatigue.

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“Dal campo al banco, con i piedi o con le mani. Improvvisare è quello che mi piace fare.” © Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, Krìsis, Milano, 2013

“Il tuo corpo è come schiuma, poco più di un miraggio, recidi i fiori della paura e del desiderio, e il signore della morte non può più vederti.” © Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, Krìsis, Milano, 2013

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“Io non sarò mai nessuno, ma mai nessuno sarà come me.” © Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, Krìsis, Milano, 2013

“Fino ad ora abbiamo sempre cercato di cambiare la realtà esterna... perchè lasciarci sfuggire la liberatoria verità interiore?” © Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, Krìsis, Milano, 2013

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In alto a sinistra: “Di mollare le menate e di metterti a lottare. Vibra. Ribelle. Entra. Cresce. Ossa. Dice. Urla. Pelle.” In basso a sinistra: “La verité est à nous, la solution est à nous, parce que la vie est à nous.” In alto a destra: “La potenza è nulla senza controllo... l’eccesso di controllo è impotenza.” © Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, Krìsis, Milano, 2013

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...dentro i miei occhi colorati a sogni, nella mia mente attiva, nel mio corpo in continuo movimento, nella mia faccia incazzata... Š Flavio Moriniello, Dentro nuove alterazioni, KrÏsis, Milano, 2013

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Flavio Moriniello

Flavio Moriniello nasce nel 1986 a Milano. Sin da piccolo si appassiona di musica e arte. La curiosità e il desiderio di osservare il mondo, lo porta sin da molto giovane a viaggiare e trascorrere lunghe permanenze all’estero. Vive a New York un anno, dove studia in un liceo pubblico e frequenta due corsi universitari, “Upper Calculus” al CCNY e “Moral Issues” al Lemhan Collage. Torna a Milano per conseguire la maturità italiana e per studiare Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano dove si laurea nel 2008. Subito dopo la laurea decide di partire per l’Olanda per studiare Fisica. In Olanda si avvicina alla fotografia, come mezzo di creazione e sperimentazione e, da autodidatta, ne studia i principi, talvolta maniacalmente. Dopo la laurea magistrale torna per un breve periodo in Italia, per poi andare a vivere a Madrid fino a fine 2012. Oggi vive a Milano, è ingegnere e continua comunque a coltivare la pratica dell’arte, della fotografia, della musica e della cucina, sue grandi passioni.

Flavio Moriniello

Flavio Moriniello was born in Milan in 1986. From an early age, he has developed a passion for music and art. Since he is rather young, his desire to see the world brought him to travel, spending long periods abroad. He lived in New York for a year, where he studied in a public high school and attended two college courses: “Upper Calculus” at CCNY and “Moral Issues” at Lemhan College. Back in Milan, he obtained his high school diploma and in 2008 a degree in Electronic Engineering at Politecnico of Milan. Right after his degree, he decides to go to the Netherlands to study Physics. On his own, during this time, he approaches photography, which is seen as a means of creation and experimentation. After his Master degree he goes back to Italy for a short period and then flies off to Madrid, where he stays until 2012. Today he lives in Milan, he is an engineer and still continues to cultivate art, photography, music and cuisine.

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SENSAZIONI VIRIDIANA COSENZA

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Veglia-sogno. Awake-asleep. Š Viridiana Cosenza, Sensazioni, KrÏsis, Milano, 2013

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Natura 1 - Nature 1 La leggerezza della libertà - The lightness of freedom

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© Viridiana Cosenza, Sensazioni, Krìsis, Milano, 2013


Contemplazione Contemplation © Viridiana Cosenza, Sensazioni, Krìsis, Milano, 2013

Come nella Parigi di metà ottocento qui la crisi diventa spunto per la contemplazione.

As in the mid-nineteenth century Paris here the crisis becomes a starting point for contemplation.

Krìsis, o spleen, è un momento in cui si coglie il fiore [del male, e si viaggia attraverso i sensi... Tutto è forma e movimento, Converso e corrispondente.

Krìsis, or spleen, it is a time when one grasps the [flower of evil, and traveling through the senses ... Everything is form and movement, Conversely and corresponding.

Corrispondenze

Correspondences

È un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari.

Nature’s a temple where each living column, At times, gives forth vague words. There Man advances through forest-groves of symbols, strange [and solemn, Who follow him with their familiar glances.

I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore. Esistono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli òboi, e verdi come praterie; e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l'espansione propria alle infinite cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, il benzoino, e cantano dei sensi e dell'anima i lunghi rapimenti. Charles Baudelaire Da “I fiori del male”, 1857

As long-drawn echoes mingle and transfuse Till in a deep, dark unison they swoon, Vast as the night or as the vault of noon So are commingled perfumes, sounds, and hues. There can be perfumes cool as children’s flesh, Like fiddIes, sweet, like meadows greenly fresh. Rich, complex, and triumphant, Others roll with the vast range of all non-finite things Amber, musk, incense, benjamin, each sings The transports of the senses and the soul. Charles Baudelaire From “Les fleurs du mal”, 1857

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Natura 2 - Nature 2 Percezione - Perception

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Š Viridiana Cosenza, Sensazioni, KrÏsis, Milano, 2013


Visione - Vision Š Viridiana Cosenza, Sensazioni, KrÏsis, Milano, 2013

Natura 3 - Nature 3

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Profumi - Scents

Colori - Colours

Suoni - Sounds © Viridiana Cosenza, Sensazioni, Krìsis, Milano, 2013

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Dissolvenza - Fading out Š Viridiana Cosenza, Sensazioni, KrÏsis, Milano, 2013

Natura 4 - Nature 4

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Vortice di aromi - Fragrance whirlwind Š Viridiana Cosenza, Sensazioni, KrÏsis, Milano, 2013

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Viridiana Cosenza

Nasce a Milano nel 1991. GiĂ da bambina scopre la sua passione per la fotografia e per la macchina fotografica, imparando a scattare con una compatta di sua madre. Nel 2010 riceve, finalmente, una reflex digitale con la quale si sbizzarrisce fino ad oggi, alternandola con una reflex analogica. Nel 2012 frequenta un corso tenuto dal fotografo Ico Gasparri, acquisendo nuovi spunti di osservazione. La fotografia cinematografica la affascina molto, specialmente se in bianco e nero con forti contrasti.

Viridiana Cosenza

Born in Milan in 1991. Since she was a child discovered her attitude with photography. She learned to take pictures with a compact camera given by her mother. In 2010 is presented with a digital one that still use now, that switch with an analog. In 2012 she attended a workshop held by Ico Gasparri, learning new points of view. She’s fascineted by cinematography, specially that one in black and white with strong contrast.

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MANIFESTO/MANIFESTO MilanoCittàAperta Durante la seconda guerra mondiale, alcune città europee furono dichiarate “aperte” dalle forze in campo. L’esercito nemico lasciava così la possibilità agli occupanti di abbandonare il centro abitato, evitando di distruggere completamente il patrimonio storico e artistico (promessa in realtà raramente mantenuta). Tra le “città aperte” di quegli anni: Roma, Firenze, Parigi, Atene. Milano non fu mai dichiarata “città aperta”. Forse anche per questo motivo il monte Stella, simbolo della ricostruzione milanese del dopoguerra, nacque proprio dalla necessità di sotterrare un milione di quintali di macerie recuperate in seguito ai bombardamenti anglo-americani. La seconda guerra si è conclusa da alcuni decenni e Milano, come tutte le principali città italiane, si è data da fare per ricostruire ciò che aveva perduto. Sotterrati morti e detriti, lo sviluppo si è imposto come il primo obiettivo della popolazione. Ancora oggi la maggioranza delle persone ritiene che il progresso di una società sia legato più alla sua crescita quantitativa piuttosto che alla qualità delle risorse di cui già dispone. Ecco allora che la ricostruzione non si accontenta di ri-costruire, ma vuole espandersi, ingigantirsi, svilupparsi all’infinito. La Storia non si può fermare.

MilanoCittàAperta During World War II, some European cities were declared “open” by military forces. This way, foreign armies left the inhabitants the possibility of abandoning their houses, without completely destroying the historical and artistic resources and architecture (a promise which was rarely kept). Among the “open cities” were Rome, Florence, Paris, Athens. Milan was never declared an “open city”. This partly explains why the (Stella mountain), a symbol of post-war reconstruction, was born from the burial of over a million hundred kilos of rubble resulting from the English-American bombings. World War II had recently ended and Milan, as all the major Italian cities were doing, was working hard to rebuild what was lost. After burying its dead and debris, development was the first thought in people’s mind. The majority of the population still thinks a society’s progress is determined more by the quantity than the quality of its resources. That’s why reconstruction wasn’t only about re-building, but also infinitely expanding, enlarging, developing. History can’t be stopped. A social conflict is still happening: one between the past and the present, between the (presumed) needs and the (real) hopes. This conflict has no beginning nor an end, no conflicts or perspectives. It’s inexorable. If we could give it a name, it would be “Time”. Man relates himself to Time and its work of creation and destruction, unable to accept defeat before fighting, using all the weapons he has. Looking at the ruins of the past, Man tries to create a future imagining a new History. Today, Man has become a Citizen to carry on his battle inside a more apt environment: the big metropolis. The end of the War, despite everything, was still very far.

Un conflitto sociale resta dunque ancora in atto: quello tra l’oggi e il domani, tra le necessità (presunte) e le speranze (reali). Questo conflitto non ha né principio né fine, non ha confini, né prospettive. È inesorabile. Se volessimo nominarlo con una parola, potremmo chiamarlo “Tempo”. Al Tempo e alla sua opera di creazione e distruzione si relaziona l’Uomo, che non accetta di essere sconfitto senza avere prima combattuto con le armi di cui dispone. Di fronte alle rovine e alle macerie del passato, l’Uomo ha da sempre progettato il proprio futuro in funzione di una nuova Storia. E oggi l’Uomo si è fatto Cittadino per poter portare avanti la propria battaglia all’interno di un luogo apparentemente più adatto: la metropoli. As Benjamin wrote about Klee’s painting of the Angelus Novus: “The angel of history must have this characteristic: La fine della Guerra, nonostante tutto, è ancora lontana. his face must be turned towards the past. Whereas we Come scrive Benjamin, a proposito dell’Angelus Novus dipinto see a chain of events, he sees only one catastrophe that da Klee: “L’angelo della storia deve avere questo aspetto. accumulates ruins on ruins and throws them at his feet Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di (…) But a tempest pushes him towards the future, despite eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza him turning his back to it (…) This tempest is what we call tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi (…) Ma una progress.” tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle (…) Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta.” History, says Benjamin, is not a linear chain of events and the capitalist era’s progress doesn’t necessarily La storia, dice Benjamin, non è una lineare catena di bring to Paradise. In the modern world, Man’s existential eventi in successione e il progresso dell’era capitalista non dimension coincides more and more with the essence of conduce necessariamente verso il paradiso. Nel mondo the industrialized City and one’s past is contained in the della modernità, la dimensione esistenziale dell’Uomo other’s time. coincide sempre più con l’essenza della Città industrializzata e il passato di uno è ormai racchiuso nel tempo dell’altro. The individual’s alienation, confused in the crowd,

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L’alienazione del singolo individuo confuso nella massa indistinta della folla, costituisce infatti da Baudelaire in poi uno dei temi fondanti la poetica della cultura occidentale.

constitutes one of the fundamental themes of Western culture, from Baudelaire on. What’s left of our lost paradise, then? How to save oneself from the crowd? Italo Calvino answers at the end of Invisible Cities: “Hell is Cosa resta dunque del paradiso perduto? Come salvarsi dalla already here. There are two ways to avoid suffering from tempesta? Italo Calvino risponde così, in chiusura delle Città it. The first is easy for many: accepting hell and becoming invisibili: a part of it until one doesn’t see it anymore. The second “L’inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo is risky and needs continuous attention and learning: riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte Trying to understand and being able to understand who fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed and what, amongst hell, is not hell, and make it last, and esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper give it space”. riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Good, but how is it possible to give space to what Già, ma in che modo si può dare spazio a ciò che merita deserves to be saved? Most of all, how can we “make it essere salvato? E soprattutto, come possiamo “farlo durare”? last”? Siamo arrivati al punto del nostro discorso. Da questa domanda ha inizio il viaggio che la nostra rivista spera di poter intraprendere. Proviamo quindi a rispondere: L’essenza del passato passa di sfuggita ma nell’immagine, che balena una volta per tutte nell’attimo della sua conoscibilità, si lascia fissare. “La verità non può scappare”, scrive Benjamin. Ecco allora una risposta: la Fotografia eccede la Guerra. Come dice il filosofo Giorgio Agamben, tutto ciò che si fotografa è chiamato a comparire nel Giorno del Giudizio. L’immagine fotografica è dunque sempre più che un’immagine: è il luogo di uno scarto, di uno squarcio sublime fra il sensibile e l’intellegibile, fra la copia e la realtà, fra il ricordo e la speranza. Se dunque non possiamo possedere il presente ma solo il passato, se possiamo possedere della realtà solo un’immagine a testimonianza del nostro stato di mortalità, allora il fotografo è chiamato a diventare il “flâneur”, poeta della modernità e nomade dell’eternità. Ricorda Henri Cartier-Bresson: “Vagavo tutto il giorno per le strade, sentendomi molto teso e pronto buttarmi, deciso a prendere in trappola la vita, a fermare la vita nell’attimo in cui veniva vissuta”. Il fotografo è come un cacciatore e la sua macchina è un fucile. Ad ogni scatto/sparo, un frammento di realtà viene catturato per sempre, sottratto al divenire e consegnato all’eternità. Il fotografo ha così la possibilità di offrire alla società il proprio sguardo etico attraverso quello estetico e viceversa. La nostra rivista si pone proprio questo obiettivo. Eredi della tradizione del fotogiornalismo d’inchiesta nato grazie alla Magnum negli anni ’50 e consapevoli della ricerca sociale e artistica delle avanguardie del Novecento, tentiamo così di inscriverci all’interno del cammino della Fotografia con lo sguardo (e l’obiettivo) rivolti verso il futuro. Desideriamo discendere nella realtà, liberarne i segreti, utilizzare il gesto fotografico per concretizzare l’azione vissuta in prima persona. Dichiariamo così finalmente Milano “città aperta” e accettiamo la nostra guerra all’interno del divenire caotico della città. Questa stessa città che, in quanto fotografi, desideriamo conoscere e far conoscere. E far conoscere per poter cambiare.

We’ve reached the topical point of our discussion. This question is the beginning of the journey that our magazine wants to undertake. [Let’s try to answer: the essence of the past is in passing but it’s possible to fix it in the image flashing once and for all in a moment where it’s possible to know it.] “The truth can’t escape” says Benjamin. This is a possible answer: Photography goes beyond War. As the philosopher Giorgio Agamben says, everything that is photographed will be called to appear on Judgment Day. The photographic image is the place of a sublime break between what’s substantial and what isn’t, between a copy and a reality, between memory and hope. If we can’t possess the present but only the past, if all we can have is an image of our mortality, then the photographer becomes the new “flâneur”, the poet of the modern age and the vagabond of eternity. Henri Cartier-Bresson remembers: “I used to hang around the streets all day, feeling very tense and ready to throw myself into things, determined to “trap” life, to stop life in the moment it’s being lived.” A photographer is like a hunter, his camera is like a rifle. In every shot, a fragment of life is captured forever, taken away from possible changes and given to eternity. A photographer, then, has the opportunity of offering to society his ethical vision through an aesthetic vision, and vice versa. That’s the aim of our magazine. Heirs to the tradition of photojournalism born in the ‘50s thanks to Magnum cameras, and aware of the social and artistic research of the past century, we’re trying to insert ourselves in this path with our eyes (and our lens) looking at the future. We want to delve into reality, freeing its secrets, using photography to make our first-person experience concrete. We finally want to declare Milan an “open city” and we accept our war within the chaotic continuous changes of our city. This city that we, as photographers, wish to understand and be understood. So that we can change it.

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