Š 2017 by Edizioni Milella - Lecce ISBN 978-88-7048-642-1
Casa Editrice Milella - Lecce Tel./Fax: 0832-241131 www.milellalecce.it leccespaziovivo@tiscali.it
a Stefania e Aurora mie costanti ispiratrici
Indice
Premessa indispensabile pag. 7 Introduzione » 9 Grazie » 11 Questo è il mio volto » 13 Un nuovo parto Quanta impotenza “Svuotamento”… (un difficile cammino) Lo sguardo di un padre Una bimba Bandiera
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16 17 18 20 21
Ripartire Vi sono fiori Figlie alla prova di una separazione Mai troppo lontano Per i tuoi diciotto anni
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24 25 26 27
Donne mamme Una mamma Non ti perderemo mai Mamma e figlia Vedova Sopravvivere a un figlio Africa Una mamma mai madre, una madre mai mamma
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30 31 32 33 34 35 36
“Mantenere il lavoro” Foresta di uomini Quando il lavoro fa male
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40 41
La fatica del lavoro La luna vince il sole
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42 43
Il velo Il mondo da una feritoia
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46
Violenza Lacrime accorte di premura
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48
Donne condottiere Barbara Suor Maria Emmanuel in clausura Quanti uomini come Maddalena Donne ancora vestali
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52 54 56 58
La sfida del tumore Donne in battaglia Scrivere di te Arsura
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60 61 62
Metanoia O quando… Rosa di maggio, “Il senso” Regina di cuori Presenze sfuggenti / Carnevale 2017
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64 66 67 68
Figlia e madre di tua madre Tu, come un ricamo Figlia e madre
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70 72
Medjugorie Medjugorie Donna è musica
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74 75
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78
Commiato Alle mie donne maestre
Premessa indispensabile
Questa raccolta di pensieri è scritta da un uomo che, per quanto voglia provare a comprendere, a immergersi in un’improbabile femminilità, rimane incapace di esprimere appieno ciò che solo una donna sa vivere davvero. Nessuna velleità, quindi, nessuna sciocca presunzione! Chiedo solo alle lettrici di accogliere benevolmente queste “parole incapaci”.
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Introduzione
Ogni donna lascia segni di sè, e spesso molto di più: sono tracce, orme o solchi di un passaggio che incide la vita, e che sarà sempre fugace, perché sempre lascerà nostalgia di sè. “Di-Segni” non sono solo le rappresentazioni artistiche di lei, ma i suoi progetti, le sue proiezioni, le sue sfide, l’ansia di una meta da raggiungere che lei riesce a rendere unica. Mi sono fermato ad osservare alcuni dei molteplici aspetti della femminilità, rintracciati nella compagna di vita, nella figlia, nell’amica accanto ad un figlio in coma o perduto, nella donna che tale rimane anche se sceglie la clausura, nel femminile coraggio di fronte ad una discriminazione, una violenza, o una malattia o un lutto lacerante, o nella capacità di diventare la musica che interpreta; ovvero nella senilità, in cui si vive il rapporto inverso di una figlia che diventa madre e di una mamma che si riscopre bambina. Spunti, i più vari, da una vita multiforme… e l’osservatore finisce con l’essere catturato, iniziando una complessa strada di ritorno verso una pace lontana e un silenzio immoto, nell’acqua vitale. Forse per troppe vite abbiamo voluto affrancarci, liberarci, quasi, da quel tempo dolcemente incatenato ad un cordone, per poi provare una tale nostalgia da non voler più fare la guerra, o non sopportare più il chiasso, nel convincimento di essere, come uomo, “passato”, superato dal futuro che è donna. Non so se queste assonanze di parole, che forse poesie non sono, riusciranno ad esprimere al lettore un sentimento di ammirazione per la donna; spero che almeno siano capaci di tradurre una meraviglia, un perenne stupore, una gratitudine sincera. Accetti, il lettore, questa mia emozione; condivida, se vuole, la commozione per vite così diverse e così pervase d’esistenza, nella gioia
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come nella sofferenza. Nessuna violenza, nessun sopruso riusciranno ad intimidire una donna! Ed ancora, nessuna donna stolta riuscirà a contraddire il senso di una piÚ profonda bellezza ed uno sconvolgente mistero: uniche fonti d’energia per partorire di nuovo un mondo o, almeno, riconvertire e fecondare questo, cosÏ sterile che sceglie la morte e non vuole la vita.
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Grazie
Desidero ringraziare Fabrizia e Maria Elisabetta, le mie nipoti, donne di straordinario talento. Anche loro hanno contribuito all’ispirazione di “di-segni” di donna”, idea nata dalle nostre parole, dalle nostre reciproche dediche, dall’ammirazione per come loro sappiano stare al mondo, vincendo la sfida di possibili, maggiori difficoltà. In particolare, un disegno di Fabrizia, che interpreta l’immagine di un noto film, insieme a “Questo è il mio volto”, il commento a lei dedicato, può considerarsi “il manifesto”, punto di partenza di questa raccolta: Fabrizia è riuscita a ispirare perché promuove un modo consapevole, intenso, efficace, ma non violento, non vendicativo di riscatto: una lezione di vita che sollecita la mia gratitudine!
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Disegno di Fabrizia
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Questo è il mio volto
Questo è il mio volto, quando mi volto indietro e riascolto parole non dette, serrate nella mia bocca dal freddo di una lama, racchiuse nel mio sguardo che pure ti ama, vita così distratta, che maltratta. talvolta, il meglio di me, vita che mi vede sconvolta mai o alla ricerca di inutili perché… pronta, semmai, ad una svolta! Questo è il mio volto riflesso in un vetro, che dice, sfumando, ciò che sei, mai in uno specchio, quando mi volto indietro, con durezza, e, come Dorian Grey, mai si vedrà vecchio se l’anima, vita mia distratta, matrigna e un po’ bigotta, barattata giammai ad un’effimera bellezza, preferisce la mai ambigua verità dei guai e della lotta!
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