Aperta parentesi

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A mia madre



Narrativa Minerva collana diretta da Giacomo Battara

aperta parentesi (...


APERTA PARENTESI di Giulia Scabbia Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Editor: Giacomo Battara © 2010 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. Edizione 2010 ISBN:978-88-7381-348-4

Minerva Edizioni Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 http://www.minervaedizioni.com e-mail: info@minervaedizioni.com


Giulia Scabbia

aperta parentesi (...

Minerva Edizioni



aperta parentesi (... Fe, 1 Novembre 2005, Martedì, 10,48pm, Umore: 3

A dire il vero non ho molta voglia di parlarne. Ma dare carta e penna a me è come invitare un’oca a bere. Ventidue anni e un giorno, stavo giusto tirando le somme della mia fortunata vita ieri pomeriggio, quando ho avuto la malaugurata idea di passarlo a prendere, farlo sedere davanti a una cioccolata calda, e chiedergli se c’era qualcosa che non andava. E ora eccomi qui, laureata da due settimane, un lavoro offerto al primo colloquio, un appartamento tutto per me che aspetta solo il mio nome sul campanello. E di nuovo sola. Scaricata, mollata, spenta come un interruttore. “Non è che non ti voglio bene, è che non te ne ho proprio mai voluto”. Questo è scemo, cinque minuti prima aveva detto il contrario. E poi che gran tatto, il giorno del mio compleanno. “Te lo dico adesso perché non volevo rovinarti la gioia della laurea”… Che riguardo. Un gentiluomo. Cosa volete che dica, meglio ora che dopo. E meno male che glie l’ho fatta io, quella domanda; chissà da quanto se lo teneva dentro, chissà quando me l’avrebbe detto. Devo cercare di non pensarci altrimenti mi metto a piangere ancora. Per fortuna ho i miei amici, la mia famiglia e tra poco questo nuovo lavoro. Devo solo raccogliere i cocci dei miei sogni infranti. E trovare un po’ di Vinavil. Alla prossima Giulia

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Giulia Scabbia Fe, 10 Novembre 2005, Giovedì, 11,27pm, Umore: 6

Stasera in centro c’eravamo solo io, immersa nel mio cappotto, e la luna piena che litigava con la nebbia. L’aria fredda riempiva le narici, e io mi scartavetravo il cervello con mille pensieri. È da stamattina a colazione che percorro e ripercorro le tappe di questa storia come se fosse uno di quegli ordini cronologici di eventi che dovevo memorizzare per gli esami di storia. Ormai ho analizzato il dado faccia per faccia, e il fatto che è da dieci giorni che non scrivo è un chiaro segno che forse non c’è poi molto da spiegare. E ora sono qui come una pirla, mentre lascio che la tazza piena di the bollente mi ustioni le dita, e senza fretta, fisso il vuoto. Mi sento un po’ l’ultima arrivata, come se fossi salita troppo tardi sul palcoscenico di un teatro ormai vuoto, dopo che un magico spettacolo è finito, e gli attori sono già dietro le quinte a riprendere le loro usuali sembianze. È come tornare la mattina nel luogo in cui c’è stata una festa durata tutta la notte. Le persone si sono divertite, e poi se ne sono andate. E nell’aria vaga solo il ricordo lontano di ciò che è stato. A questo punto mi domando se c’è stato. Forse c’è stato solo per me. Chissà. Non lo voglio sapere.

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aperta parentesi (... “Cara Giù, ti sono vicina nel cuore e nei pensieri, i più tristi, i più arrabbiati, i più dolci. Buona notte. Domani sarà un altro giorno, più lieto e pieno di novità che non conosciamo. Ed è proprio questo il bello della vita e della tua giovinezza. Un abbraccio, La Mamma” Alla prossima Giulia

Fe, 20 Novembre 2005, Domenica, 2,04pm, Umore: 7

Incredibile che sole c’è fuori. Incredibile tutto quello che mi sta succedendo in questi giorni. È come se la chiusura di questa storia stesse facendo spazio alla riapertura di infinite strade, di cui per troppo tempo avevo dimenticato l’esistenza. È incredibile che io senta il peso delle parole che non mi ha mai detto, ma l’idea di avergli dato tutto quello che potevo mi faccia sentire incredibilmente leggera, con la coscienza pulita. Incredibile persino che a mente così lucida io arrivi ad ammettere che essere di nuovo da sola con il mio respiro non sia necessariamente un male. E che inizi, lentamente, a sognare ancora. Ben chiara dentro di me è la consapevolezza del mio ignorare cosa significhi “stare insieme”, del mio idealizzare le persone che ho accanto, mettendole su un piedistallo che ogni volta, volente o no11


Giulia Scabbia lente, mi ritrovo a dover smontare e fare a pezzi. È un sogno che svanisce come le onde, arriva, ti bagna le caviglie, ti fa venire i brividi e poi se ne va. Ecco, forse la soluzione a questo brutto vizio è l’unica cosa che riesco a sognare ora; il saper trovare un equilibrio tra ciò che vedo e ciò che effettivamente è. Con onestà, con buona volontà, e con la mia solita im/ pazienza. Per ora nella vita e nei rapporti con le persone, un giorno magari anche nei sentimenti, se mai avrò capito come gestirli. “Ma certo Oreste, se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo. Niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è. E viceversa. Ciò che è non sarebbe, e ciò che non è, sarebbe”. (W. Disney, Alice nel Paese delle Meraviglie) Alla prossima Giulia

Fe, 1 Dicembre 2005, Giovedì, 9,20am, Umore: 7

Giornata uggiosa, eppure umore accettabile. Forse perché la mia mente ha adottato la soluzione dell’incanalare i brutti pensieri nei sogni notturni, invece che farli emergere durante le ore del giorno. Mai come in questo periodo mi sono resa conto di quanti amici ho intorno, di quante persone mi vogliono bene, e sono pronte a darmi una parola di conforto anche senza che io la chieda. Al di là delle ore lavorative il mio quotidiano mi porta un po’ dove soffia il vento, ma riesce sempre a farmi contenta. Se la mia 12


aperta parentesi (... vita fosse una persona, la cercherei fino in capo al mondo per ringraziarla di ciò che mi sta insegnando. Ieri sera come da rituale mi sono seduta al buio sulla mia poltrona gialla, e appoggiando la testa all’indietro mi sono resa conto che il cuscino era ancora lì, fermo dalla sera prima, pronto ad accogliere il mio cervello carico di pensieri. Delle volte mi piacerebbe avere un pulsante per spegnere quella macchina infernale. Geniale, ma spesso troppo analitica. O forse è solo il mio ad essere così. Non tutto il male viene per nuocere però. È utile sapere quando il malessere ha un fondamento, quando ti può insegnare qualcosa di buono. Anche se immagino si debba sbagliare un sacco di volte prima di arrivare a comprendere i limiti umani. Alla prossima Giulia

Fe, 10 Dicembre 2005, Sabato, 9,40am, Umore: 7

Ieri sera parlavo con I. delle montagne russe su cui il mio umore sembra divertirsi un sacco ultimamente, e del mio impaziente desiderio di trovare un modo per spegnere la giostra. Lei, specialista nel racchiudere mille risposte in una sola frase, mi ha fissato con la sua inconfondibile calma; ha scostato quei suoi mille ricci agitati dalla fronte, e come se fosse l’unica cosa sensata da dire, ha sentenziato: “Ma noi non abbiamo mica fretta”. Non sarà mica un caso, se ci conosciamo da vent’anni. Lei sa già 13


Giulia Scabbia quello che voglio dire, ancora prima che io concepisca il pensiero. E mi spiazza ogni volta, con quella infantile, matura sincerità. Quella risposta che arriva e ti risveglia dal torpore delle tue paranoie. E poi, a chiudere la cornice, quel sorriso sempreverde, che fa sorridere anche me quando ci penso. Ebbene sì, credevo di aver sfrattato tutti i miei brutti pensieri ma il lavoro non è ancora al completo. Ancora avverto colpi di coda delle bugie di R., anche se comincio a pensare che la sua non fosse cattiveria. Probabilmente quando me le raccontava ci credeva pure lui. Tuttavia non riesco a giustificarlo, perché trovo che se non si vuole fare male agli altri, qualche domanda bisogna porla anche a se stessi, e poi agire di conseguenza. Pazienza. Sarà per la prossima volta, quella che già ho iniziato ad idealizzare. Che genio, sono sempre stata una specialista nel rovinarmi la vita in anticipo. Alla prossima, Giulia

Fe, 20 Dicembre 2005, Sabato, 10,02am, Umore: -

Queste sono le ultime parole che ti scrivo, le ultime cose che ti dico, perché dopo quasi due mesi che mi hai fatto quel gran regalo vorrei davvero eliminarti dai miei pensieri senza riguardo alcuno. Un brutto ricordo va dimenticato, non scolpito su carta. Era chiaro come il sole che eri meno coinvolto di me, ma credevo che l’amore bastasse e sarebbe bastato a farti cambiar idea. Credevo fosse sufficiente 14


aperta parentesi (... volerti bene per quello che eri, accettando tutti i lati del tuo imprevedibile dado. Sei riuscito a disilludermi, te ne do atto; mi hai tirato un mattone sui denti, ma una cosa non sei riuscito a fare: non mi hai tolto la voglia di sognare. Non mi hai tolto l’entusiasmo, quello mio, quello con la G maiuscola. Non ti ho ancora perdonato, non nel senso che non ti ho capito, ma nel senso che non riesco a non condannare le bugie, né la mancanza di dialogo tra due persone, siano esse amici, amanti o famigliari. Credo e sempre crederò nella parola, quella ponderata e cauta, ma che sa restare onesta e pulita. E solo ora mi rendo conto di quante preoccupazioni in meno mi trovo ad avere da quando tu non ci sei più. Fa male, è vero, ma mi solleva dall’ingrato compito del dover sempre tradurre in parole tutto il tuo non dire. Tu dicevi cose che non pensavi e non dicevi quelle che pensavi. Tu usavi il silenzio come mezzo di comunicazione, io invece uso qualunque mezzo di comunicazione pur di vincere il silenzio. Non c’è nulla che non rifarei se tornassi indietro nel tempo. Adesso, però, non lo farei più. Mi hai fatto fare un milione di errori che spero di non ripetere mai, a meno che non ci sia un validissimo motivo. Perché continuerò sempre a preferire il discutere fino all’alba piuttosto che voltare le spalle, il dirsi ciò che si sente finché si ha voce, piuttosto che tacerlo per non rovinarlo. E vorrei poterti insegnare a perdere la paura delle cose troppo belle, ma non spetta a me. Solo tu lo puoi fare. E così ognuno di noi. Alla prossima Giulia 15


Giulia Scabbia Fe, 31 Dicembre 2005, Sabato, 2,10pm, Umore: 7,5

Devo ancora capire come funziona quel tostapane. È la quarta fetta che brucio oggi. Mi vedesse mio padre, mi direbbe di leggere le istruzioni prima di armeggiare coi pulsanti, di capire la teoria prima di tentare la pratica. Pensiero sensato papà, peccato sia poco applicabile alla vita. Non esistono anticorpi per gli sbagli. Tutto è necessario, specie le lacrime. E la funzione di ogni pulsante si impara bruciando una fetta alla volta, come ho fatto io in questo 2005. Sorprendente la velocità con cui quest’anno è arrivato, mi ha travolto e se ne è andato. Una storia finita ancora prima che mi rendessi conto che era iniziata, la mia laurea organizzata in cinque minuti, un lavoro caduto dal cielo all’improvviso. E io qui, col sorriso a metà, a cercare il capo e la fine di questo gomitolo. Rileggo i miei diari degli anni scorsi e le mie giornate tinte di viola, e pagina dopo pagina mi sembra di incontrare una persona sempre diversa. È come se io stessi diventando qualcun’altra, come se avessi bisogno di “vomitare” parti di me che non mi piacciono, senza chiedermi cosa penserò quando le andrò a rileggere. Tutto succede in meno di un istante, tutto sfugge al nostro controllo, sia ciò che ci viene dato che ciò che ci viene tolto. Ma poco si può fare. L’importante è non soccombere, bruciare meno fette che si può. Coltivare il proprio giardino fiore per fiore, senza calpestarne nemmeno uno. Con pazienza, ogni giorno, dal momento in cui apriamo gli occhi la mattina e ci tuffiamo in un nuovo oggi. E domani? Anno nuovo! Alla prossima Giulia 16


aperta parentesi (... Fe, 9 Gennaio 2006, 9,45pm, Umore: 6

Non l’ho mai capita questa cosa, che quando mi metto a tirare le fila della mia vita mi rivolgo senza esitazione alla scrittura, come se fosse un portafortuna per il futuro. Certe volte carta e penna servono più dell’ossigeno. Un altro anno è iniziato, e nemmeno troppo male. E oggi è uno dei pomeriggi più tranquilli degli ultimi due mesi, 60 giorni pieni di impegni che ho voluto prendermi a forza, giusto per avere una scusa per non pensare (come se essere impegnati bastasse per riuscirci…). Ho estinto tutti i miei debiti sentimentali, grazie al cielo non ne ho di finanziari, i brutti ricordi sono solo distanti memorie di qualcosa che un tempo, da qualche parte della mia vita devo avere vissuto, una reminiscenza sfuocata. La voglia di sorridere sta tornando a farsi viva, così come il desiderio testardo di comprendere le persone, nel loro cuore e nelle loro teste; sempre acceso in me è il motore che mi fa cercare la chiave per l’armonia tra gli esseri umani, che altro non sono che piccole pedine sulla scacchiera del mondo, e portano avanti tutti insieme la propria vita giorno dopo giorno, anche quando non hanno niente in comune. Mia madre mi dice sempre che, se fossi nata in Grecia duemila anni fa, sarei stata uno di quei filosofi che andavano al mercato, si sedevano in un angolo, e guardavano le persone condurre il proprio quotidiano, osservando come ognuno di noi porta e trasporta un fardello sulle spalle, più o meno pesante. E che forse, la parte più bella è proprio il farlo con fatica. Fatica nel senso di dignità. Che bello sarebbe, se ogni essere umano facesse ogni cosa con dignità. Che sia spolverare i mobili o crescere 17


Giulia Scabbia un figlio, apparecchiare la tavola o parlare a un collega. Peccato solo che tutte le cose giuste non sempre gratifichino, e peccato che gli esseri umani tendano sempre a scegliere la strada più facile. “Prendi la direzione opposta all’abitudine e quasi sempre farai del bene”. (J. J. Rosseau) Alla prossima Giulia

Fe, 15 Gennaio 2006, Domenica, 12,20pm, Umore: 4

Pochi giorni fa il nonno di S., ora anche la nonna di I. Tutti se ne vanno, tutti ce ne andiamo, alla velocità della luce. E cosa rimane? Cosa resta, al di là dell’amore che abbiamo dato? Nulla. Allora forse è vero, forse la vita è troppo breve per non amare, per non dare il meglio di sé. Perché poi, quando le persone se ne vanno, arrivi sempre a chiederti come mai, quando erano in vita, non hai detto loro un “Ti voglio bene” in più. E allora mi domando, come si fa ad amare completamente, senza preoccuparci di quanto ci verrà restituito, e senza avere il terrore di non dare abbastanza? Forse l’amore vero, quello incondizionato, è l’unico che non chiede niente in cambio, come quello che un genitore può avere per un figlio. Ma ancora non ho visto, coi miei giovani occhi, un amore che coinvolgesse i sentimenti senza desiderare una ricompensa. L’amore 18


aperta parentesi (... tra due anime deve essere ripagato, ne ha bisogno per non cessare di esistere. Continuo a rileggere le pagine di questo diario, e vedo la gioia fiorire nelle parole che scrivevo quando ero convinta che il mio amore fosse corrisposto. Mi piace vedere, in mezzo a quella fitta trama di righe, la convinzione che il mio sentimento fosse riposto in buone mani. E quando mi è stato detto che non lo era, la cosa è morta. E io l’ho lasciata morire, non sono rimasta lì dov’ero a continuare ad amare senza ricompensa. Lo può fare una madre con un figlio, ma non due anime che si incontrano per caso. E forse l’averlo scritto su carta mi aiuta a vederlo ancora meglio, a far sì che io mi possa guardare indietro, e vedere ciò che è stato è ancora lì, pronto ad insegnarmi qualcosa. Alla prossima Giulia

Fe, 20 Gennaio 2006, Giovedì, 12,35pm, Umore: 6,5

È una di quelle mattine che non vanno né su né giù; in ufficio – non si sa perché – non c’è poi molto da fare, l’e-mail tace, il telefono dorme, e tu hai tutto il tempo del mondo per guardare fuori, vedere il cielo grigio da quella porzione di finestra che stai ormai imparando a memoria, e farti assordare dal rumore dei tuoi pensieri che sbattono l’uno contro l’altro. Bisogna che mi metta a far qualcosa, e poi mettermi di nuovo a scrivere. Ma sono sicura che non farò le cose in quest’ordine. 19


Giulia Scabbia Quelle lancette di spostarsi proprio non ne vogliono sapere, il computer fa sempre lo stesso identico ronzio, quasi mi volesse dire “Guarda come sono fortunato io, che sono una macchina! A me basta spingere tre tasti e torna tutto come prima!”. Eh sì, forse lui soffre meno di me. Però non ha idea di cosa si perde; non può vedere che proprio ora è spuntato il sole, non può immaginare come ci si sente al desiderio di prendere la macchina e scappare in montagna. Già mi immagino l’autostrada verso il tramonto, il cielo che diventa arancione e ti fa stringere gli occhi, e ti lascia lì, a chiederti se anche domani farà così freddo, dentro e fuori dal cuore. Finché non ti si spalancano davanti le montagne, e tutto diventa chiaro. Che meraviglia, pagherei perché ogni giornata fosse così. Ogni fine settimana un posto diverso. Quasi quasi chiamo L. e gli chiedo come si sta a Torino. Alla prossima Giulia

Eurostar per Torino, circa all’altezza di Parma, 26 Gennaio 2006, Giovedì, 9,50pm, Umore: basito

Questo treno è fermo da un’ora. Bloccato nella neve. Rotto nel cuore della campagna. L’elettricità non arriva, le porte sono bloccate. Fuori dal finestrino solo fiocchi di neve grandi come biscotti. E qui dentro si comincia a morire di freddo. Dicono che servirà ancora un paio d’ore, un altro treno deve essere mandato qui ad agganciarci e trainarci alla sta20


aperta parentesi (... zione più vicina. Prevedo una nottata lunga e piuttosto gelida. Altro non ho da fare che leggere le mille riviste piene di pubblicità delle olimpiadi “Torino 2006” … Bel titolo per iniziare l’anno! Alla prossima Giulia

Torino, 29 Gennaio 2006, Domenica, 2,31am, Umore: 8

Due e mezza del mattino. Intorno a me solo il ticchettio dell’orologio e il ronzio del frigo. La luce opaca fuori dalla finestra parla di gelo. E come ogni volta che esco dalla ristretta cinta di mura di Ferrara mi rendo conto che non tornerei indietro, non tornerei alle cose di sempre. La pace delle volte consiste nell’evadere dal “normale”, in qualunque ambito. Con umore sognante parlavo oggi pomeriggio con L., mentre discutevamo di ciò che avremmo chiesto, se mai avessimo trovato la lampada di Aladino. Città ideale, situazione ideale, e infine, persona ideale. E io, immaginando di poterla creare su misura per me come un sarto crea un vestito, ho scoperto con infinita sorpresa che sarebbe diversissima da tutte quelle che ho avuto accanto in passato, e tuttavia con un pezzo di ognuna di loro. Di uno vorrei la mente, dell’altro l’anima, di uno il modo di affrontare le difficoltà, dell’altro l’abilità nell’evitarle. Di uno la fiducia, dell’altro il mio lasciarmi libera. Un po’ avvilente concludere che tutte queste caratteristiche non le ancora trovate tutte insieme in un’unica persona. Ma prima o poi arriveremo anche a quello. Meraviglia della mia 21


Giulia Scabbia età, il volere tutto ciò che si può pensare di chiedere. E l’essere pure convinti di poterlo ottenere. “Non sono una persona esigente. Mi accontento solo del meglio.” (O. Wilde) Alla prossima Giulia

Fe, 9 Febbraio 2006, Giovedì, 7,10pm, Umore: 6,5

Grazie al cielo questa settimana sta finendo. Dieci giorni che stavo su quella traduzione, troppo tempo che non scrivo, oppure scrivo, straccio e appallottolo con canestro nel cestino. Va beh dai c’è di peggio, c’è gente che a quest’ora sta studiando matematica. E ora, finalmente a casa dopo una giornata infinita, grazie al cielo il silenzio regna sovrano. Il mio silenzio, quello fatto di Bach e del mio battito. I libri sugli scaffali bianchi mi guardano, e mi ricordano quanti manuali di grammatica e vocabolari di inglese, tedesco e spagnolo ho dovuto aprire prima di arrivare fin qui. E se penso che sei mesi fa ancora stavo scrivendo la tesi, mi viene da sorridere. Tutto scorre così in fretta, tutto se ne va. E noi, ciechi nella nostra ripetitività, non vediamo che tutte le cose finiscono, senza riguardo né preavviso. Tranne le cose vere, che grazie al cielo non muoiono mai: i miei amici e la mia famiglia, la carta e la penna, D. che mi ha fatto conoscere Bach; il castello di Ferrara, le fotografie, i ricordi di chi non 22


aperta parentesi (... c’è più; l’arte, la musica, la voce della nonna. Certe volte penso che vorrei non morire mai. Ma non per me. Semplicemente per tutto ciò che la vita sa insegnarmi. O farmi imparare. Alla prossima Giulia

Fe, 18 Febbraio 2006, Sabato, 7,46pm, Umore: 5,5

Avessi il teletrasporto, in questo momento tornerei a Torino, come quel weekend pieno di neve in cui ci ho messo dieci ore ad andare e undici a tornare. Ma sono stata benissimo, sola con i miei pensieri, camminando per la mia valle di sogni, sia infranti che appena nati. Sarebbe bello poter essere nel posto che si crede nel momento in cui si vuole e con chi si preferisce. E ogni volta trovarsi in una situazione diversa, in cui parlare e agire senza essere giudicati, o sentirsi dare della folle. Voglio troppo? Assolutamente no. Io non voglio troppo, io voglio tutto. Tutto quanto. Solo che voglio guadagnarmelo, non lo voglio in regalo. E guarda caso, proprio in questo frangente, S. riappare magicamente nella mia vita, dopo sette anni che ci conosciamo, sei di tira e molla, interrotti da ragazzi miei e ragazze sue. Ancora devo trovare qualcuno che approvi il fatto che io lo frequenti, come se io non sapessi decidere per me stessa, del bene o dell’ennesimo male che mi voglio fare. Tutti cercano di consigliarmi esattamente il contrario di ciò che faccio. Ma questo non mi ferma. Non mi ha mai fermato. Anzi, quasi quasi mi spinge a continuare così. 23


Giulia Scabbia “Ogni volta che la gente è d’accordo con me, provo quasi la sensazione di avere torto”. (O. Wilde) Alla prossima Giulia

Fe, 26 Febbraio 2006, Domenica, 7,08pm, Umore: 6

Cazzeggiavo in ufficio circondata dalla monotonia stamattina, e tra una paranoia e l’altra ho cominciato a chiedermi quali sono le cose che davvero mi fanno stare bene, e a come applicarle a una piatta giornata come oggi per renderla migliore, anche solo di un po’. E prima di potermene rendere conto, avevo già pronta una lista di “consigli per me stessa”, una specie di programma come quelli che fai quando hai un esame, e ti prefiggi di adottare un preciso ritmo di studio. So bene che “adottare” e “rispettare” non sono esattamente lo stesso verbo, ma ci provo lo stesso. Forse applicato all’università non funziona, alla vita sì. Prima cosa: sorridi, Giulia, un sacco. È un ottimo modo per dare un senso a tutti quegli anni passati dal dentista. Seconda cosa: quando sei al lavoro e devi fare qualcosa che ti rompe, falla subito. Ora. E togliti il pensiero. Terza cosa: piangi ogni volta che te la senti, e butta fuori quei residui di malessere che ancora ti bruciano. Quarto punto: non frequentare persone che non ti fanno sentire a tuo agio. Ricordati che gli amici sanno dare ottimi consigli a te, ma non sono in te. E do24


aperta parentesi (... vrebbero essere felici solo se sei felice tu. Quinto punto: continua a passare del tempo coi bambini, anche se un lavoro già ce l’hai. Sii dolce con loro e loro sapranno ripagarti come sempre. È un allenamento per la pazienza e un invito all’innocenza. Sesto punto: non investire il tuo denaro in niente che non sia viaggiare. Le cose sono mortali, i bei ricordi no. Settimo punto: immagina sempre di avere Mary Poppins di fianco a te. Non complicare le cose quando sono semplici e semplificale quando sono complicate. Ottavo punto: non dimenticarti di pregare, e di ringraziare per tutto ciò che hai. La tua famiglia, la salute, i tuoi amici e la tua capacità di scelta. E ricordati che delle volte il silenzio è tutto ciò che c’è da dire. Questi sono i miei giovani, grandi desideri. Le mie enormi promesse. I miei nuovi, impossibili piani. Alla prossima Giulia

Fe, 1 Marzo 2006, Mercoledì, 10,40pm, Umore: 6

Il mio appartamento non potrebbe essere più pulito di così, ho scovato anche l’ultimo granello di polvere. Faccio fatica a immaginare una serata più tranquilla di questa, S. è a casa sua incollato davanti alla partita, tutti i miei amici hanno da fare, mi sono goduta una delle mie lunghe conversazioni con I., e ora mi sento in pace. Il telefono spento sul comodino, il vicinato in silenzio, solo Bach nelle mie orecchie e una cartina dell’Europa 25


Giulia Scabbia aperta davanti a me. Tra due settimane devo partire per la Germania col mio capo. Ma il motivo per cui sto guardando questa mappa è un altro. Voglio andare via, anche solo per qualche giorno. È quasi Pasqua, è quasi primavera, c’è tutto quello che serve per scappare. Devo solo scegliere un posto in cui mi va di andare, o di tornare. E sto cercando di risalire agli ultimi luoghi che mi hanno ispirato buoni pensieri. So che ce ne sono diversi, mi piacerebbe rivederli tutti, e aggiungerne di nuovi. Trovato un altro obiettivo per il 2006: viaggiare più che posso. Esplorare e osservare luoghi sconosciuti. E non dimenticare nulla di ciò che vedo. Alla prossima Giulia

Fe, 10 Marzo 2006, Venerdì, 9,48am, Umore: 5,5

È piuttosto triste che io riesca sempre meno spesso a trovare un angolo di silenzio tutto per me, per colpa delle mille esigenze del quotidiano che mi stanno schiacciando i pensieri. E anche quando riesco a prendere carta e penna, le mie righe altro non sono che un covo di parole tristi, su di me e il mondo intorno a me. Altra discussione con gli amici per la questione S., altra discussione con S. stesso, alta discussione con i miei genitori, che ancora sembrano confusi sul volermi bambina o adulta. Forse un giorno anche i miei sapranno guardarmi vivere senza fare domande. In aggiunta a questo, c’è da dire che al lavoro mi sento ogni giorno un po’ più stupida di 26


aperta parentesi (... quello precedente, o meglio, mi rendo conto che ho la testa tra le nuvole, che poco mi interessa di ciò che faccio, e che il mio capo se n’è accorto chiaramente. Il pensiero più urgente è quella vacanza che ho deciso di regalarmi, lontano da chi mi dà sempre consigli non richiesti e non necessari, dal cordone ombelicale di mamma e papà, e soprattutto dalla ripetitività delle cose, che porta ogni giorno ad essere uguale al precedente nei minimi dettagli, specialmente quelli brutti. Mi sento un po’ come se mi avessero tritato il cuore. E non vedo l’ora di scappare e andarlo a riparare da qualche parte. Alla prossima Giulia

Fe, 16 Marzo 2006, Giovedì, 11,09am, Umore: 7

È una di quelle mattine strane, col sole che va e viene, e il cielo indeciso tra una timida primavera e un inverno che proprio non vuole andarsene. Con Mozart che mi assorda guardo fuori e scorgo le tegole immobili, il solito albero con le sue migliaia di rami che si intrecciano senza forma precisa, le foglie pigre che si fanno portare un po’ dove tira il vento. E io ora avrei voglia di andare un po’ via, vedere tegole diverse, cieli meno grigi. So dentro di me che prima o poi succederà, ma è come se il momento non fosse ora; come se dovesse finire completamente l’inverno, prima che arrivi di nuovo il sole. Il mio umore è più o meno lo stesso dall’inizio dell’anno, a parte rari casi. Ma chissà, 27


Giulia Scabbia domani magari cambia tutto. Per ora col lavoro la ruota proprio non gira, le mie giornate sono tutte uguali, e a volte non ho nemmeno voglia di scrivere. Me ne rammarico, e continuo a tirare il dado nella speranza di un numero più fortunato. Alla prossima Giulia

Fe, 21 Marzo 2006, Martedì, 4,51pm, Umore: 6,5

Nessun difetto troverei in queste giornate, se non notassi l’apatia che le caratterizza. Da Natale ad oggi, nonostante gli ottimi propositi per l’anno nuovo (che dimentico puntualmente intorno all’Epifania, come fossi colta da amnesia fulminante) il mio inaridimento personale è andato degenerando, e tuttora continua. Avevo ricevuto questo diario in regalo con una dedica che mi ricordava “Nessun giorno senza scrivere”. E con grande stupore, tante volte mi trovo ad abbandonare la penna ancora prima di arrivare in fondo alla pagina. Perché allora, perché non ho più quell’energia inesauribile che mi faceva andare avanti a scrivere ore e ore, passando sopra a qualunque emergenza, di studio o di lavoro che fosse? Perché non ho più niente da scrivere? Mi sto asciugando, rimpicciolendo, come se esistessi ma non sentissi davvero quello che sto vivendo. D. quando facevamo le prove con il coro diceva sempre: “Non importa se sbagliate, gli errori scappano a tutti e la perfezione non serve a nessuno. Non fare errori è come essere bravi attori, l’importante è che vi divertiate, 28


aperta parentesi (... che proviate emozioni.” … Ecco, io non lo so più fare. E non è da me. E intanto non perdo occasione di scappare, perché non so ostentare falsa sicurezza. Delle volte nella vita ti sembra di avere il mondo in mano e poi arriva qualcosa di inaspettato a segarti le gambe. Speriamo valga anche il contrario. Alla prossima Giulia

Monaco di Baviera, 24 Marzo 2006, Venerdì, 6,25pm, Umore: 8

Meno male che mi sono presa questi 2 giorni per venire qui. La Germania vista per piacere è molto meglio di quella vista per dovere. Tra un treno, un aereo e un altro treno, nel vedere spuntare il primo sole primaverile, oggi mi sono sentita rinascere. Era dalla laurea che non mi succedeva di sentirmi così. Viaggiare apre la mente, il saper parlare lingue diverse dalla tua ti fa sentire sempre al posto giusto al momento giusto, vedere il mondo dall’alto ti ricorda quanto poco lo si conosca, e invoglia a scoprirne un pezzo in più. Se poi ci aggiungi il sole, ti viene quasi il desiderio di condividere queste meraviglie con qualcuno. Poi ti guardi indietro, e ti chiedi perché questi pensieri di gioia non sei riuscita a concepirli quando stavi male, come mai nel momento in cui avevi più bisogno di sorridere non riuscivi a volgerti al bene. Ti chiedi chi c’era accanto a te, a darti un così scarso aiuto. E ti rendi conto di quanto spesso accada, che chi abbiamo accanto non riesca a reggere il nostro passo. Poco mi interessa, io 29


Giulia Scabbia più lenta di così non riesco ad andare. Non riesco a non correre, provare, andare, parlare, senza fermarmi mai. Forse è uno scappare continuo, o un tenersi occupata la mente per non pensare. Però aiuta, anche per vedere un punto di vista che non sia sempre e solo il mio. Io ho bisogno di altro, voglio di più. E non mi interessa niente della carriera o dei soldi: quelli sono un mezzo, sicuramente non un fine. Non mi interessa della fama, o che gli altri siano a conoscenza di tutti i miei successi: chi sbandiera i propri fatti in giro con l’intento di trovare elogio cerca solo un modo per evitare la solitudine, per far vivere agli altri una vita che altrimenti non saprebbe come gestire. E chi cerca disperatamente di farsi capire dagli altri, non ha fatto i conti con se stesso. Io i miei li sto facendo, e alla fine del conto, tra gli addendi, c’è sempre qualcosa che manca. E che stando sempre nello stesso posto non troverò mai. Non è una fuga. È una ricerca. Io sono nata curiosa. E non credo ci sia verso di cambiarmi. Scritta lo stesso giorno sul libro dei visitatori nella Chiesa di Paul Straße: “La strada forse l’ho persa, ma la fede la tengo sempre con me. È per questo che non mi sento mai sola. Auguro a tutti gli esseri umani una profonda fiducia nel domani, qualunque sia il nome con cui chiamano Dio”. Alla prossima Giulia

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