Da una parte Facebook, il temuto mostro take away della nostra epoca; dall’altra la resistenza umana di chi ha avuto, e forse ha, l’insana e apparentemente anacronistica velleità di piegare la contemporaneità alla sua storia professionale e di vita.
Marino Bartoletti, un’icona del giornalismo “tradizionale” italiano, quando ha superato le colonne d’Ercole non ha avuto dubbi: è rimasto se stesso. Profondo e ironico, colto e sferzante: appassionato e sincero.
Se una storia ha bisogno di un respiro non lo si nega. Se un concetto può essere espresso in due righe (o in una foto) lo si fa. Le regole non esistono. Esiste la cultura del racconto. Ed ecco allora, come in uno straordinario almanacco, mescolarsi riflessioni e anniversari, ricorrenze e guizzi di cronaca, storie mai ascoltate e clamorose riletture di quanto si riteneva ormai esplorato ed esaurito.