CUORE ROSSOBLÙ (di Andrea Mingardi)

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Cuore Rossoblu “Pensato, sofferto e scritto dal dicembre 2012...”


Cuore Rossoblu “Pensato, sofferto e scritto dal dicembre 2012...”

di

Andrea Mingardi

Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Editor: Paolo Tassoni © 2014 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. Deroga a quanto sopra potrà essere fatta secondo le modalità di legge. ISBN: 978-88-7381-719-2

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Andrea Mingardi

Cuore Rossoblu “Pensato, sofferto e scritto dal dicembre 2012...�

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PREFAZIONE

Q

uesto libro è un film. Uno di quelli thriller in cui i tempi vengono scanditi sullo schermo da date e ore. Stiamo per andare in stampa e tutto quello che leggerete è relativo a vicende da due anni a questa parte. La cosa tragicomica è che stiamo rimandando la chiusura dello scritto perché ogni giorno, ma che dico, ogni ora, arrivano notizie che cambiano lo scenario. Non che sia fondamentale e possa mutare l’amore per i propri colori ma l’up and down societario sta determinando commenti, pareri, critiche e scenari che sono il sale di questa pubblicazione. Quindi tutto ciò che ho sentito, detto, raccolto, riportato e messo su carta potrebbe rappresentare soltanto reazioni relative a quel momento, a quella situazione, anno o addirittura giorno. Dicono che la vita è bella perché è varia, ma non esageriamo, eh?

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Venerdì 14 novembre 2014. Ore 22 Tacopina ha dichiarato che i soldi, i sei famosi milioni, non sono ancora arrivati, o se sono arrivati giacciono in una banca non gradita, o non giacciono affatto. Joey Saputo latita e Guaraldi potrebbe addirittura ritornare in possesso del club. Pare che lo “zio americano” abbia chiesto una proroga ma Albano non ci sta. Magari stiamo parlando di nulla e tra poco ci godremo un nuovo Rinascimento però, al momento, lo stallo c’è. Dallo stallo alle stelle? Fideiussiornarsi è bene, non fideiussionarsi è meglio? Questa sera c’è la partita in casa col Brescia, società in odore di fallimento. Temo un contagio o se esiste la Dea Eupalla, come diceva Brera, spero in un miracolo. «Socc’mel, sce lor qui c’han de la “rana” anche loro, il stadio nuovo chi lo farà? L’Ikea?» Sabato 15 novembre 2014. Ore 12 Casteldebole, i tifosi in attesa. «Hai visto qualcheduno entrare con de la “pilla”?» «No… gnìnta… però sono usìti in quattro che portavano via due divani e tre sedie.» «Benessum!» «Beh, parchè? Magari cambiano arredamento.» «Sanza bajùc l’è dura.»

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VOX POPULI. Se il cuore è rossoblù

A

volte è meno difficile di quanto si pensi. Non c’è bisogno di critici specializzati, di autori affermati, di filosofi, di umoristi o di esperti intenditori, è sufficiente aver pazienza e ascoltare la gente. Il popolo petroniano ha nel suo DNA saggezza, sarcasmo, spirito di sopravvivenza e capacità di sintesi. Ho quindi volutamente disseminato questo scritto di pareri orecchiati allo stadio, frasi da bar e chiacchierate dopo i concerti, pietre miliari lungo il tragitto della passione che accomuna tanta gente. Con la presunzione, comune anche ad altri, che siamo speciali, ho raccolto i suoni, gli umori e le tragicomiche sbandate di persone che, attraverso l’amore per la propria squadra, esprimono sentimenti profondi, pareri politici e, a volte, persino slanci religiosi. In ogni caso, vi renderete conto che i nostri “cuori rossoblù” raramente sono banali.

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«Sciono un pò demoralizato.» «Parchè?» «Non perché perdiamo, sai?» «Beh e aloura?» «Parchè an vinzan mai.» «Perini c’ha un controllo di palla che Equitalia non ci fa neanche una pugnetta.» «I disen stanchezza mentale? Andè ban a lavurer a la Curtisa, va la!» «Betti fa delle finte che domenica in tribuna son cascati in dieci.» «Et vest comm al zuga Benati? C’ha una visione di gioco che l’à gnànc Maria Goretti.» «Certi arbitri non sciòn coròtti… Li han comprati regolarmente… Con l’iva.» «La cosa più importante è il gruppo… Lo dice anche Sciffredi.» «Al sarà tresst, epure, cal zantravanti lè l’anno scorscio la fat un gran colp ed testa.» «Impussebil… Come?» «Ha abandonato la moglie e i figli!» 8


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«La nostra mezèla non è tetnico ma c’ha de la resistenza.» «Mo’ in cosa?» «L’è du an cai gian d’ander vi’ e lo’ al resèst.» «L’è òura ed finirla ed cumprèr dlà zant clà serv a poc. Ci vuol de la gente che faccino la differenza. Mei on cal serv a gninta.» «Bisogna difendere con de la grinta. Tan vàdd chi pèren de le sciourìne? Ai vol dla cativèria. Cal Borghezio, duv’el cal zuga?» «La gente scion razisti. Sce la prendono coi più deboli. Di’ che vadino a dire del nero a Tyson.» «Avan un purtìr cal fa pòra.» «Presentalo a Dario Argento.» «Bisàggna fer di cross. Nuèter avàn inciòn che arìva sul fondo.» «Bà xa dit… E il bilancio?» «A la longa as venz col zug.» «Se, ma me à io’ bela stantazènquan.» «Però, ch’abiàn anche de la sfiga, eh?» «Dici? E in che ruolo gioca?» 9


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«Cat gness un colp in dla vetta. Sci può sbagliare dei pasciàggi così?» «Chi? Marozzi? È la cosa che fa meglio.» «Al nòster regèsta, vedrà bene il gioco ma anche la gnocca.» «De le volte scèmbra ma poi vedrai che… Comunqui, non è questa volta qui…» «Col campo pesante tirèr da luntàn va bàn… Ma non dagli spogliatoi.» «Ciapa la porta… Ciapa la porta.» «Ba xa dit? L’à megga tirè.» «Intendevo, ciapa la porta e va a cà.» «Dicono che lui sii l’erede di Zidane.» «Sè, e me san al zio ed Frank Sinatra.» «Però Bonetti la bala la tratta ban.» «Mei che so mujèr?» «Perché, la picchia?» «Avan cumpre Soletti… Sce in cinque anni ha cambiato cinque squadre, vol dire che è richiesto, no?» «Scì, è richiesto di cambiare squadra.» 10


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«Il fatto ‘sicologico l’è fundamentèl. Se uno sci trova male, al zuga ed conseguànza.» «Ma perché sce Belazzi sci trova male non va fuori dai coglioni?» «Beh, Loris non viene al stadio oggi?» «No, è rimasto a casa. La scettimana scorscia sci è perscio tra i tornelli e l’han trovato a Mezzolara.» Intervallo di partita. «Bevi un amaro?» «No, mi basta Pazienza.» «Guarda, arivàto a una certa età mi sciòn rimaste due cose: guzàre e lo stadio. Però una partita dura molto di più.» «Dunque, tiri in porta tre e riga. A conti fatti quaranta euri l’uno. La cocaina costa meno.» «Diobòno, anche quest’anno ho fatto l’abonamento. Devo mettermi sotto controllo medico.» Dopo Chievo-Bologna. «Mettiamoci il cuore in pace. Spariamoci.» 11


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«Gigi ci è venuto un scarabacino.» «Ma come mai?» «Uno shock: gli han messo sotto il naso una foto di Legrotaglie.» «Sciai dirmi che differenza c’è tra Curci e Belen Rodriguez?» «No.» «Che almeno Belen quanto si sdraia qualcosa prende.» «Ognuno c’ha il suo ruolo. I giocatori vanno in campo, la società opera e il paziente, ciovè novialtri, a muràn.» «Tutti i tristi scempre da noi? Cs’avàn na calamètta?» «Beh, perché vai in tribuna il giovedì che la partita è domenica?» «Risparmio, poi è uguale. Tanto non succede un cazzo lo stesso.»

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16 ottobre 2014 Forse è meglio cominciare dalla fine che, poi, potrebbe essere l’inizio. Un nuovo inizio, una sorta di Rinascimento. Il Bologna, come l’Araba Fenice, risorge dalle proprie ceneri e i nostri salvatori, cavolo, sono americani. Ma anche canadesi, italiani, italo americani o americo-cinesi. Joe Tacopina, di fronte al povero, vecchio, polveroso e bistrattato homeless rossoblù, ha pronunciato le bibliche parole: «Alzati e cammina» e, perbacco, il Bologna si è alzato! Miracolosamente, imperiosamente e… inaspettatamente. Per colpa della retrocessione, della recessione, dell’indigenza cronica e dell’atavica depressione economica, il morale del popolo rossoblù era sceso all’altezza delle caviglie di Brunetta. Il Bologna, si stava dibattendo in una palude da anni. Poteva solo aspirare a una morte rapida e indolore. Macchè, il mitico zio miliardario d’America non è né sconosciuto né deceduto, anzi, in piena forma è arrivato a portarci volontariamente e a domicilio un anticipo di quell’eredità di cui sono zeppi i libri di fiabe o fantascienza. Dice di amarci e noi abbiamo tanto bisogno di credergli. In questo mondo globalizzato non è scritto che sia uno della Bolognina a darci un pò di gioia e che debba parlare dialetto per avere la certezza che gli 13


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piaccia il posto. La nostra città è così bella che si possano innamorare tutti. E noi, l’amore siamo in grado di restituirlo. Forse come nessuno. Senza isterismi, tradimenti improvvisi e fasulle esagerazioni. Socc’mel, Mister Tacopàina, mi hai fatto emozionare più tu di fianco a Gazzoni, sulla tomba di Giacomo e Dall’Ara e in tribuna allo stadio, che tutte le facce dei nostri bolognesissimi costruttori di fallimenti. Intendiamoci, uno che ha vissuto Porcedda e gli scempi delle ultime dirigenze (sono comunque grato a chi ha salvato il Bologna dalla peste sarda, ma dopo…) non poteva aspettarsi nulla di buono, e invece… Cari amici che passeggiate sotto ai portici, i bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti saranno sempre mezzi, questo si sa, ma diamo a Cesare quel che… è di Joe-Joey: il merito di aver rinfocolato l’eterna illusione. Nella cinquantenaria ricorrenza dello scudetto, ci sentiamo sempre lo “squadrone che tremare il mondo fa”. Lo so, in fondo per il momento abbiamo spezzato le reni al Varese, battuto il Trapani e ci attendono al varco i terribili Entelle – Cittadelle – Frosinoni – Lanciani – Crotoni. Ne sono conscio, ma ora all’orizzonte intravediamo un’alba meno sparagnina, gretta, miope e in eterna liquidazione. Ho tinteggiato la mia casa di bianco perché quando inviterò Joe a mangiare i tortellini, vorrei che si sentisse come a Washington. 14


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Se poi, gli eredi di Lincoln non manterranno la parola, sono talmente allenato a insultare le dirigenze che non farò alcuna fatica. Al momento, però, fiducia… fiducia e ancora fiducia… e a tempo… spero indeterminato. Thank you, av ringràzi… I got you under my skin: ho il gatto nel maraschino. Brindiamo?

Raccolte un anno fa: «Il Presidente al Direttore Sportivo: Quando ti consigliavo di lavorare in prospettiva non intendevo dire che dovevi mettere incinta la figlia di Ibrahimovic.» «Sta sciù col morale… I àn dètt che lunedè i fan l’aumento ed capitale.» «Spièghimi… Ma come sci fa ad avmentàre una cosa che non c’è?» «Te, da quand’è che scei tifoso del Balogna?» «Piò ed trantàn…» «Quanto ha venduto Sciavoldi?» «No, da quanto han venduto Mancini.» «Vincere la domenica mi mette di buon umore.» «Ah… È per questo che scei scèmpre incazàto.» 15


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«Questa matìna mio marito apèna sveglio mi ha detto: “Quest’anno vinceremo il scudetto, la Ciàmpion Slìg e la Coppa Intercontinentale…”. Ines… diobòno… non hai ancora chiamato il dotòre?» «Socc’mell che gioco piatto! Nesciùno che fa dei numeri!» «Ciàma bàn tò surèla clè la miòura ed tòtti.» «Quanto hai speso per l’abonamènto?» «Sceicènto euri più una cura per il fegato.» Un profeta nei distinti: «Quest’anno non ci sciàlva neanche il Bosòne di Higgs».

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Lo stadio si sta svuotando. Sugli spalti rimangono solo gli echi dei commenti amari, divertenti, sarcastici, impietosi, entusiastici, pessimistici e ironici delle migliaia di anime rossoblù. Non solo quelli riferiti alla partita appena conclusa ma anche a tutte le vicende passate dei colori del cuore. I matrimoni si disfano, le amicizie si rompono, le società si sciolgono e gli amori si dissolvono. Non sono eccezioni, sembra siano una regola. La passione per la propria squadra, invece, rimane.

«Ho capito che il Bologna non aveva più scioldi quanto ho visto il Presidente far la spesa nel bidone del rusco.» «Beh… E qual dal cafà, duvlè finè? Tòtt un gran àrmisdo, io qui io lì, e po’…» «Guèrda Loris, piutòst che una scega-a-frèdo, l’è mèi nà pugnàtta a chèld!»

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Nella vita, per trovare qualcosa di stabile e duraturo, bisogna volgere lo sguardo alla passione sportiva. Quando ci coglie da bambini, ci fulmina, ci segna e ci fa diventare adoratori di una squadra. A parte rarissime eccezioni (qualcuno che ha cambiato in corsa i colori del cuore) il novantanove per cento degli individui, una volta fatta la scelta, non tentenna, non tradisce, non trascura, non abbandona. Blu è il sangue nobile, rosso è la passione e per molti di noi, rosso e blu insieme rappresentano una fede. Non è fanatismo, superficialità o leggerezza. Lo so che al mondo ci sono tante cose più importanti, ma in questo momento non mi vengono in mente.

Prima di Joe: «Poscìbile che novìaltri non troviàn un stràccio di un indonesiano con della “fresca”… Un filipìno con di sòld… òn dal Guatemèla con di baiùk… Un tunisèn con dlà pèlla… Un rùsscio con del buono… Un pez ed merda con de la conscistènza?». «L’ha piò sold la mia badante ucraina chè’l Bulàggna…» «Avàn na misèria che per risparmiare l’aria compressa, a Casteldebole gonfiano i palòni con le scorègge!» 18


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