€ 15,00
Francesco Goccia
giacomo losi
Chi ha giocato con Losi, se ti parla del suo sguardo, lo fa con ammirazione. Ti racconta di occhi coraggiosi, occhi di un uomo da ascoltare e seguire, occhi di chi la Roma la sentiva, la difendeva e la rappresentava. Occhi di Capitano! Francesco Totti Tutti quelli che parlano di Giacomo Losi, raccontano di un uomo e di un calciatore che non si è mai risparmiato e che ha sempre dato il massimo in tutte le occasioni. Proprio per questo, rientra in quella cerchia, piccola, di giocatori, amati e apprezzati un po’ da tutti, a prescindere dalla squadra di appartenenza. Daniele De Rossi
Valentina Cervelloni
"core de roma"
giacomo losi
la segnalazione di Carlo Montanari lo porta alla Roma per 8 milioni. L’allenatore Carver, però, lo “vede” poco e lo fa esordire in A solo il 20 marzo 1955, al posto di Eliani, contro l’Inter. È una rivelazione: la Roma vince 3-0 e Losi diventa titolare nel finale di campionato. Il formidabile esordio in azzurro gli regala il posto da titolare, confermato da Giovanni Ferrari, che succede a Viani e fa del ragazzo una colonna della difesa fino al fiasco alla Coppa del Mondo in Cile. Dove inopinatamente si chiuderà l’avventura in azzurro di Losi, poi vittima del dualismo tra Bologna e Inter, che vedrà prevalere i difensori dei due club, tagliando fuori l’uomo di Soncino.Terzino destro e sinistro, centromediano, libero: nella sua lunghissima carriera romanista, Losi giocherà in tutti i ruoli di movimento della difesa, diventando l’uomo simbolo del club, amatissimo dalla tifoseria per la generosità agonistica e la dedizione alla causa. Chiuderà solo nel 1969, messo in disparte dal “Mago” Helenio Herrera, con all’attivo 386 presenze e 2 reti in Serie A, tutte in giallorosso, e 11 partite in Nazionale.
Minerva Edizioni
Giacomo Losi, Terzino, nato a Soncino (CR) il 10-9-1935. «Mai visto un terzino così veloce!»: così, il 13 gennaio 1960, si esprime nientemeno che Francisco Gento, asso della nazionale spagnola e del Real Madrid, soprannominato “la palla di fuoco” per la leggendaria rapidità. L’oggetto della sua ammirazione si chiama Giacomo Losi e ha appena esordito in Nazionale a Barcellona, dedicando appunto le proprie cure di difensore alla temutissima ala sinistra delle “Furie rosse” guidate da Helenio Herrera. L’Italia ha perso, ma Gento è stato regolarmente anticipato dal suo implacabile francobollatore, protagonista di una strepitosa stagione nella sua squadra di club, di cui è il leader difensivo come centromediano, beniamino dei tifosi, che ben presto lo soprannomineranno “Er core de Roma” per la sua abnegazione agonistica. Dotato di un tempismo naturale negli interventi, si esalta nelle chiusure in acrobazia, che gli consentono, nonostante la statura (1,68), di ridurre alla ragione anche gli “armadi” da area di rigore, e nei recuperi in velocità. Losi è calcisticamente “nato” attaccante: a quattordici anni nel Soncino realizza 16 gol in 13 partite, mentre comincia a lavorare da apprendista sarto. I sogni sembrano improvvisamente avverarsi quando passa nelle giovanili dell’Inter, con cui vince il Torneo di Sanremo, ma nel 1951 arriva la doccia fredda della cessione alla Cremonese, in C. Qui una circostanza casuale ne decide il destino: il terzino Bodini, figlio dell’allenatore, si infortuna e il tecnico non trova di meglio che “inventarsi” Losi in quel ruolo. I risultati sono talmente positivi che la trasformazione diventa stabile. Nel 1954