Il valore dell'impresa

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uomini e donne che fanno scuola nel mondo

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Il Valore dell’Impresa Fulvia Sisti

Le immagini contenute nel volume sono state fornite dall’autore. L’editore rimane a disposizione degli eventuali aventi diritto qualora non sia stato possibile individuarli Direzione editoriale: Roberto Mugavero Grafica di copertina: Alessandro Battara Impaginazione: Minerva Soluzioni Editoriali © 2011 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. ISBN 978-88-7381-414-6 Minerva Edizioni Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 http://www.minervaedizioni.com e-mail: info@minervaedizioni.com


Sommario

INTRODUZIONE

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La provincia DI Bologna CAPITOLO I I Tecnici Rai

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CAPITOLO II La più amata dai giapponesi

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CAPITOLO III I fenicotteri rosa del Presidente di Confindustria che sognava la fiera della ricerca

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CAPITOLO IV Alla Ducati Energia un capitano liberale, un padrone illuminato

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CAPITOLO V Le piastrelle giganti e il naso elettronico

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CAPITOLO VI Piccolo è bello: la Cooperativa che fu di Massarenti

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CAPITOLO VII La packaging valley emiliana

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CAPITOLO VIII La bustina del tè senza graffette di metallo

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CAPITOLO IX Innovazione in salsa bolognese

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CAPITOLO X Barche a motore ibride per visitare la casa dello squalo elefante 42

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CAPITOLO XI Bolletta della luce a zero euro

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CAPITOLO XII Viaggio su un Tir da Bologna a Roma e ritorno

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CAPITOLO XIII Una giornata con lavoratori dei cantieri dell’alta velocità: Tra loro anche un operaio–scrittore

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CAPITOLO XIV Un pensionato in fabbrica per insegnare agli immigrati

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La provincia Di RAVENNA CAPITOLO XV Il Porto di Ravenna: una storia di facchini e di armatori

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CAPITOLO XVI Il cervello di ceramica e l’osso magnetico

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CAPITOLO XVII Mi dia le impronte….degli occhi!

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CAPITOLO XVIII Un cuore verde di legno pronto a nuove sfide

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CAPITOLO XIX Il pane in casa con farine al Cremor Tartaro

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CAPITOLO XX La confusione sessuale tra le pesche

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La provincia DI FERRARA CAPITOLO XXI La turbo valley, il treno verde dell’industria

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CAPITOLO XXII Dagli spaghetti al cous–cous

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Il valore dell’impresa

CAPITOLO XXIII Le Ceramiche Sant’Agostino ed i suoi Magazzini automatici

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CAPITOLO XXIV La mela Modì: uno dei trecento genotipi trattati in laboratorio imitando le api

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CAPITOLO XXV Le valli del Mezzano dove i virus sono banditi

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CAPITOLO XXVI Fuori al largo con i pescatori di vongole

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La provincia DI RIMINI CAPITOLO XXVII Le marinerie da Goro a Rimini

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CAPITOLO XXVIII L’azienda in rosa: alla Valpharma oltre il soffitto di cristallo

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La provincia DI FORLì–CESENA CAPITOLO XXIX Le scarpe Casadei: da Buckingham Palace a Sex and the city

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La provincia DI MODENA CAPITOLO XXX “Formula Uomo”. Tra alberi e piante i motori Ferrari

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La provincia Di REGGIO EMILIA CAPITOLO XXXI Il Parmigiano Reggiano ed i suoi segreti

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CAPITOLO XXXII La banca del grana

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La provincia DI PARMA CAPITOLO XXXIII Lo sportello unico per l’agricoltura

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CAPITOLO XXXIV A Parma il Mulino più grande del mondo

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La provincia DI PIACENZA CAPITOLO XXXV La robot valley emiliana

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LA REGIONE EMILIA–ROMAGNA CAPITOLO XXXVI L’industria dello spettacolo

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CAPITOLO XXXVII La storia del Ravenna Festival raccontata da Cristina Mazzavillani Muti

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CAPITOLO XXXVIII Gerardo Filiberto Dasi e le Giornate del Pio Manzù

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CAPITOLO XXXIX Il mercato della pubblicità: nove miliardi l’anno

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CAPITOLO XL La mia Cina

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INTRODUZIONE

Quando realizzai il mio primo programma di economia per la RAI dal titolo “I circoli di qualità”, utilizzai la grafica computer: pensai di rappresentare, con cartoni animati, degli operai in fabbrica impegnati nei diversi modelli di lavoro, quello fordista alla catena di montaggio e quello post fordista in una forma di produzione variabile. Il programma fu efficace e venne segnalato dal Centro di documentazione del mondo del lavoro di Roma. Con lo stesso criterio ho condotto la rubrica “Impresa e Lavoro” per far conoscere ad un pubblico di specialisti e non, l’economia e la cultura industriale della Regione. Ho cercato di leggere i numeri con un occhio al processo e dentro i processi ho posto l’attenzione alla persona. Il risultato è stata un’esperienza appassionante da cui è emersa una terra, l’Emilia Romagna, dai primati millenari; una regione dalla robusta tradizione contadina che ha saputo trasformare il suo diffuso tessuto artigianale in una ricca realtà imprenditoriale.

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La provincia DI Bologna


Ezio Cumani

Dario Fabbri

Fausto Magnani, Fabio Franceschini, Maurizio Brunelli

Roberto Nerozzi

Fabio Giorgetti


CAPITOLO I

I Tecnici Rai

Il nostro viaggio inizia alla Marposs, storica azienda bolognese che si è conquistata la fama di impresa dove si formano i migliori specialisti elettronici di tutta la provincia di Bologna. L’idea nasce dal mio contatto quotidiano con i tecnici della Rai: molti di loro, entrati in azienda negli anni ’80, provenivano infatti dalla Marposs. Anche oggi i colleghi del reparto RVM (registrazioni video magnetiche), figure altamente professionalizzate, sono il valore aggiunto della sede RAI di Bologna. Un nome per tutti Ezio Cumani classe 1965. Perito in elettronica industriale entra in Rai nel maggio del 1986 con un concorso pubblico. È assegnato alle riprese esterne pesanti (est Bologna 1) come addetto al mixer video; poi viene trasferito nel 1987 al reparto ponti mobili, in particolare ai collegamenti radio terrestri. Dal 2000 è assegnato contemporaneamente alle trasmissioni via satellite sia per la Rai che per l’eurovisione (l’attuale EBU) e passa al primo livello contrattuale. Dal 2006 lavora esclusivamente come “replaysta” ovvero addetto a trasmissioni di carattere sportivo, dal calcio alla pallanuoto, al ciclismo fino alla scherma e al biliardo. Dal ruolo di coordinatore del nucleo ponti mobili di Bologna, nel 2009 passa alla responsabilità di coordinatore delle produzioni News. Con lui lavorano tutti gli altri colleghi del reparto: Oreste Bertuzzi, Maurizio Brunelli, Stefano Buganè, Alberto Car-

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roli, Alessandro Cazzuffi, Dario Fabbri, Filomena Farina, Fabio Franceschini, Claudio Franceschini, Fabio Giorgetti, Angelo Gorizzizzo, Diego Gualandi, Maurizio Gualandi, Fausto Magnani, Stefano Massari, Roberto Nerozzi, Paolo Poltrini, Patrizio Pozzato, Emanuele Righi. È con loro che si “montano” i servizi per la radio e la televisione; sono sempre presenti in studio per la messa in onda dei Giornali radio e dei Telegiornali o per le dirette con Roma.

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CAPITOLO II

La più amata dai giapponesi

Andiamo a visitare dunque questa cattedrale dell’elettronica bolognese che produce comparatori elettronici di misura. Oltrepassiamo i cancelli e scopriamo che la formazione è il punto forte dell’azienda. Nello stabilimento bolognese centoventi persone sono occupate in ricerca e sviluppo su un totale di settecentotrenta addetti per un investimento pari al 10–12% dell’intero fatturato. – “Pur essendo il nostro un settore importante – dice il Direttore della Marposs – rimane pur sempre di nicchia, quindi la ricerca scientifica viene condotta al nostro interno: un know how Marposs implementato dalle scoperte tecnologiche realizzate in diverse parti del mondo”.– Come altre grandi aziende di famiglia la Marposs nasce grazie all’intuito del suo fondatore Mario Possati: è il 1952. Dopo i primi sette anni di difficile rodaggio (produce sistemi elettronici da officina per la misurazione delle parti meccaniche) la Marposs (foto 3) decolla nel 1959 e da allora inizia un’ascesa ininterrotta alla conquista dei mercati stranieri. Anche per un profano il viaggio all’interno di quest’azienda è un’avventura affascinante. Si producono i comparatori elettronici di misura che, grazie a sonde a raggi infrarossi, permettono di intervenire sui pezzi senza alcun intervento dell’operatore. – “Oggi la scommessa è di acquisire nuove fette di mercato – spiega

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il Direttore – in un settore nel quale la misurazione deve essere fatta senza contatto, in ambiente pulito: la tecnologia che meglio risponde a queste esigenze è appunto la metrologia, basata su misuratori optoelettronici (foto 4) come telecamere o sensori ccd lineari, in alternativa alle tradizionali soluzioni a contatto e pneumoelettroniche. La misura optoelettronica, che fornisce controlli ad alta velocità, garantisce anche robustezza, compattezza, durevolezza, bassa sensibilità alle variazioni della temperatura ambiente”.– Il fatturato previsto per il gruppo nel 2011 è di duecento ottanta milioni di euro, il 90% in export sui mercati degli Stati Uniti, Germania e Giappone; duemila centotrentadue i dipendenti di tutto il Gruppo Marposs. Fra i suoi più importanti clienti vi sono i più famosi costruttori di macchine utensili e i più grossi rappresentanti dell’industria automobilistica mondiale. – “I nostri tecnici, quasi tutti diplomati o laureati (molti sono ingegneri) sono formati in azienda. Sono tanti rispetto agli operai semplici, ma necessari. Da tempo siamo leader nel settore e vogliamo continuare ad esserlo e solo investendo in ricerca noi possiamo pensare ad un futuro di espansione”.– D: – “C’è collaborazione con l’Università?“.– R: – “Sì, l’Università fa ottima ricerca e c’è collaborazione. L’unico parametro che non ci soddisfa completamente è la tempistica: le aziende devono operare in tempi brevi che non corrispondono a quelli dell’ambiente universitario. Comunque i rapporti sono ottimi in particolare quando partecipiamo a progetti di ricerca europei”.– Con questa tecnologia la Marposs è sul podio nel mercato giapponese, il più esigente del mondo. Non è facile parlare con l’Amministratore delegato, Stefano Possati (foto 1), persona schiva, che non ama compa-

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rire sui giornali o in televisione: lo definirei un gentleman del ventunesimo secolo. Poi però un fatto nuovo lo convince a mettere la sua faccia davanti ad una telecamera. L’occasione fu il prestigioso premio nipponico, il News Digest Marketing Award (foto 2): per la prima volta in ventidue anni, infatti, viene assegnato ad un’azienda straniera, alla bolognese Marposs; e la notizia fa il giro del mondo. – “È un premio alla qualità tecnologica e all’affidabilità – dice ai nostri microfoni Stefano Possati – un riconoscimento al contributo dato dalla nostra azienda al sistema industriale giapponese”.– – “La prova d’esame – racconta Possati – arrivò per caso, nel Natale del 2008, quando in un’azienda giapponese una nostra macchina ebbe un guasto”.– Immediato fu il commento dei dirigenti giapponesi: – “Niente da fare – dissero – perché gli italiani, è risaputo non rinunciano alla giornata di festa …”. Invece in quell’occasione la Marposs fece eccezione: il pool di tecnici italiani, responsabili della manutenzione, si presentò al lavoro e fece ripartire la produzione. – “Sembra l’uovo di Colombo – spiega Possati – ma il nostro gruppo bolognese fu in grado di offrire al suo cliente alta qualità del prodotto insieme ad un’alta qualità del servizio: per questo i Giapponesi ci hanno premiato”.– In coda all’intervista chiedo: – Sono più bravi i tecnici italiani o quelli giapponesi? – “Devo ammettere – risponde Possati – che tutto sommato il sistema industriale giapponese funziona meglio. Trovo però eccezionale l’insieme delle qualità di un laureato italiano. In sintesi direi che noi italiani abbiamo delle straordinarie individualità, mentre il Giappone ha un sistema industriale più efficiente”.–

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CAPITOLO III

I fenicotteri rosa del Presidente di Confindustria che sognava la fiera della ricerca

Massimo Bucci (foto 1), cinquantanove anni, è l’erede del Cavaliere del Lavoro Roberto Bucci fondatore di diverse attività industriali a Faenza. Mentre la crisi internazionale arriva anche in Italia, alcune aziende in controtendenza rimangono leader mondiali: una di queste è la Bucci Industrie. Dieci le società del gruppo, settecentocinquanta i dipendenti ed un fatturato pari a novantasette milioni di euro. Nel 2010, nonostante la crisi, ha fatto rilevanti investimenti per seguire la crescita della RIBA impegnata nel campo dei materiali innovativi ad alte prestazioni, in fibra di carbonio o compositi ceramici e polimerici. Leader negli anni ’60 nella produzione di macchine utensili speciali e di caricatori di barre (foto 2), oggi il Gruppo Bucci Industrie è in grado di fornire soluzioni di automazione e robotica integrate per completare l’intero processo produttivo. A questa vocazione si è poi affiancato negli ultimi anni lo sviluppo nei sistemi di assemblaggio (foto 3) e controllo ad alta velocità ed in parallelo la crescita nel settore dei componenti in materiali compositi avanzati e in fibra di carbonio. – “Siamo in competizione con tutti i maggiori produttori mondiali. Nonostante le difficoltà economiche del mercato internazionale – spiega Bucci – abbiamo voluto fare un nuovo investimento che ha ampliato i nostri settori di attività per disporre di

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nuovi spazi di crescita per il futuro e soddisfare anche nuove esigenze dei nostri clienti”.– Uno dei prototipi che porta il nome di Bucci nel mondo è il caricatore per l’alimentazione delle barre su torni multimandrino (foto 4). – “Il nostro Gruppo – continua Bucci – da oltre quattordici anni ha un’azienda a Taiwan, un’impresa che produce macchine simili alle nostre ma molto più economiche; e sei anni fa abbiamo deciso di avviare una nuova azienda in Cina, non lontano da Shanghai, per seguire questo importante mercato del futuro, con macchine fabbricate in loco, le uniche capaci di rispondere alla richiesta di consumi ampi al prezzo contenuto del mercato asiatico”.– All’indomani della sua elezione a Presidente degli Industriali dell’Emilia Romagna raggiunsi Massimo Bucci nella sede della Confindustria in via Barberia n.13. Durante l’intervista Bucci mi spiegò in sintesi i passaggi fondamentali del suo programma con un punto prioritario che si rivelò nel tempo il suo pallino fisso: la ricerca e l’innovazione delle aziende attraverso il confronto con industriali stranieri, in particolare tedeschi, per promuovere un vero cambiamento di mentalità tra gli imprenditori locali. Così Bucci realizza alcune iniziative senza precedenti per favorire il processo d’innovazione. Per primo il Forum a Bologna, in Confidustria, su “Impresa in Cina” con una diretta in teleconferenza da Pechino con Cesare Romiti fondatore e Presidente della Fondazione Italia – Cina. Poi il Consiglio straordinario di Confindustria dell’Emilia Romagna convocato a Bruxelles.

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– ”La ricerca in Italia – insiste Bucci – deve fare un passo avanti secondo il modello tedesco. Anche nel nostro Paese, nella nostra Regione, bisognerebbe promuovere le Fiere della ricerca così come avviene da anni in Germania”.– Fiere dove le università acquistano spazi ed espongono i risultati delle loro ricerche; l’occasione per imprenditori e operatori economici, per aziende dalle dimensioni medio–piccole, di conoscere in un unico ambiente e in tempo reale tutto ciò che l’università produce in ricerca: i risultati ottenuti dalle diverse università, con le loro specificità e tradizioni, potrebbero apparire come una grande vetrina commerciale. Una formula che Bucci ha cercato di far entrare in Italia ma senza successo! Il capitolo dedicato al Presidente Massimo Bucci finisce qui. E i fenicotteri che c’entrano? C’entrano con il ventesimo Anniversario della Confindustria dell’Emilia Romagna organizzato a Faenza dove vive la famiglia Bucci. L’evento richiama in città il ghota dell’imprenditoria regionale e nazionale. C’erano Guidalberto Guidi, Annamaria Artoni, Emma Marcegaglia, il Ministro delle Attività Produttive, Romano Prodi in diretta in teleconferenza. Al termine della cerimonia imprenditori e giornalisti sono invitati a pranzo da Bucci e Consorte nella residenza di famiglia, una villa in stile neoclassico dei primi dell’Ottocento inserita all’interno di un grande parco ornamentale. Tra il porticato della villa e la piscina erano stati predisposti grandi gazebo per accogliere un centinaio di ospiti: tecnostrutture, tavoli, decori, tutto rigorosamente all’in-

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segna del bianco. E mentre ci stavamo godendo la pausa conviviale, qualcuno, guardando verso il giardino, nota in fondo al parco un’indefinibile, grande, macchia rosa. Incuriositi, chiediamo informazioni al padrone di casa mentre qualche intraprendente si dirige verso quella tenue nuvola di colore …e scopre che si tratta di un isolotto circondato dall’acqua dove vive una colonia di cinquanta fenicotteri rosa. E fu così che il giorno dopo i colleghi giornalisti, nel riportare la cronaca dell’evento, non hanno potuto resistere alla tentazione di citare, tra bilanci e programmi economici, anche quella deliziosa, vivente, pennellata rosa.

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