Francesco Guarnaschelli
la
bibbia
decriptata gli u.f.o. dietro al libro pi첫 antico del mondo?
Minerva Edizioni
la
Bibbia
decriptata Gli U.F.O. dietro al libro più antico del mondo?
di Francesco Guarnaschelli
Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Editor: Giacomo Battara © 2012 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna
Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. Prima edizione: febbraio 2012 Prima ristampa aprile 2012 ISBN: 978–88–7381–406–1 Minerva Edizioni Via Due Ponti, 2 – 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 – Fax 051.897420 http://www.minervaedizioni.com e–mail: info@minervaedizioni.com
A Giovanni Celli, placentinus natione et moribus
“RAPITI DAGLI UFO 400 TERRESTRI. Ho scoperto che è tutto vero” di Nino Materi
La Signorina Marlene Travers, avvenente australiana di 24 anni, sosteneva di essere stata rapita la notte dell’11 agosto1966 a Melbourne. Secondo il suo racconto, fu condotta all’interno di un disco volante, dove – recita la sua dettagliatissima denuncia presentata alla polizia – «venne violentata da un extraterrestre alto e di bell’aspetto, che indossava un vestito metallizzato». Quando nel quartiere dove abitava Marlene si sparse la notizia del presunto “stupro alieno”, in molti si dettero di gomito commentando sarcasticamente la notizia: “Altro che Ufo e navicelle spaziali, Marlene negli ultimi tempi era sempre sulla spider di un giovanotto che indossava spesso un giubbotto color argento...” Il Professor Corrado Malanga, stimato ricercatore al Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, ha letto sicuramente il saggio Dischi volanti, qui e ora di Frank Edwards da cui è tratto il “caso Travers”; un’opera, quella di Edwards, che raccoglie le clamorose testimonianze degli “addotti” (così sono noti tra gli ufologi i terrestri che sostengono di essere stati sequestrati da esseri provenienti da altri pianeti). Ma questi signori dicono la verità o – come giurano gli “smascheratori di bufale” del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) – raccontano bugie? Il professor Malanga, 56 anni, assicura di aver messo a punto una tecnica a prova di millantatore: «Con l’ipnosi regressiva elaborata dallo psichiatra americano Milton Erickson posso scavare nella loro memoria accertando la veridicità dei racconti». Il telefono di Malanga squilla in continuazione dopo che Tutto Scienze de La Stampa gli ha dedicato un’intera pagina dettagliando le modalità di una ricerca condotta su 400 individui dall’esito clamoroso: «Questi soggetti non sono mitomani o visionari, i loro racconti sono credibili». Credibile un persona – anzi, 400 persone – che sostengono di essere state “ostaggi degli extraterrestri”? L’esperto in Unidentified Flying Objects, i famigerati oggetti volanti non identificati, non si scompone: «Nell’ipnotizzare queste 400 persone ho riscontrato la coincidenza di vari elementi che accomunano la descrizione delle loro esperienze extrasensoriali». Tanto da permettere addirittura di delineare una
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serie di scene–tipo che caratterizzano le fasi del rapimento alieno: «La camera da letto improvvisamente si riempie di luce, le pareti diventano trasparenti e vieni prelevato da una forza misteriosa. Poi c’è una stanza simile a quella dove negli ospedali viene effettuata la Tac: infatti, ben presto ti ritrovi in un tubo cilindrico, talvolta immerso in un liquido e diventi l’oggetto di una serie di operazioni decisamente non piacevoli. Al risveglio e dopo il ritorno sulla Terra, sul corpo dei “rapiti” sono riscontrabili cicatrici, bruciature e l’installazione di microimpianti sottocutanei». Detta così – più che scienza – sembra fantascienza, e anche di quella particolarmente trash. Ma Malanga, che da 38 anni si dedica a questi fenomeni paranormali, rilancia alla grande: «Secondo i miei dati, più dell’uno per cento della popolazione italiana, circa 650mila persone sono state rapite, analizzate e rilasciate». Ma cosa spingerebbe (mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo, ndr) un ET proveniente da chissà dove a rapire una casalinga di Voghera o un lattaio dell’Ohio? Quella di Malanga, più che una risposta, è una riflessione filosofica: «Gli alieni vogliono rubare la nostra anima, nel senso che gli attribuisce Platone. Solo così queste creature possono garantirsi l’immortalità». Roba impegnativa… «Alcune storie sono sovrapponibili fin nei minimi particolari» aggiunge l’esperto «ad esempio anche nelle descrizioni degli alieni, riconducibili a quattro tipi diversi: un essere biondo, alto due metri e 80 centimetri, con la tuta attillata e l’occhio a pupilla verticale; un coccodrillo in piedi, con il muso da serpente e le mani palmate; una specie di mantide alta più di due metri; infine, un essere piccolo, alto un metro e venti centimetri, con tre dita, il pollice opponibile, senza orecchie e con gli occhi grossi». Intanto il tutto proprio mentre il governo francese ha deciso di pubblicare su Internet i suoi archivi ufficiali in tema di “avvistamenti Ufo e incontri ravvicinati di primo, secondo e terzo tipo”. Il dossier si conclude con la seguente frase: «Sui 1.600 avvistamenti esaminati, solo una decina hanno mostrato la presenza documentata di Ufo o entità extraterrestri». Cose dell’altro mondo? Tratto da il Giornale del 1–4–2007 (per Gentile concessione de il Giornale)
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L’INTERPRETAZIONE di Corrado Malanga
Quando leggiamo e studiamo un testo, cerchiamo di comprenderne il contenuto. Questa osservazione può essere banale, ma quello che non è affatto dato per scontato è cosa capiamo del contenuto del testo che stiamo leggendo. In altre parole che differenza c’è tra l’idea che ha lo scrittore nel descrivere alcune cose e la nostra capacità di intendere ciò che voleva dire? È in questo punto che entra in gioco una cosa che si chiama interpretazione del testo. È strano che si debba ricorrere ad una interpretazione di un testo. Io dico verde e vorrà dire verde, dico rosso e vorrà dire rosso. Purtroppo non è così semplice. Molti sono i parametri messi in gioco nel tentativo di mettersi nella testa dello scrittore che peraltro usa un suo linguaggio ed ad ogni parola ha assegnato un significato preciso. Bene: il significato che noi diamo alle parole è solo parzialmente regolato dalle convenzioni sul linguaggio: in realtà ogni vocabolo è legato ad una interpretazione di esso che è dovuta alla esperienza che noi abbiamo sia del vocabolario che della vita stessa. Facciamo alcuni esempi. L’interpretazione alla lettera Interpretare alla lettera vuol dire affidarsi alle parole, al loro significato scevro di qualsiasi retro analisi. Così nascono le espressioni più strane che ogni idioma possiede. Ti do uno strappo... Diamoci un taglio... Sei troppo forte... Hai più anni di un riccio... Ed invece le parole diventano espressioni di modi di dire che nulla hanno a che fare con il vero significato primario di esse. Ed ecco sorgere il problema dell’interpretazione.
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Nel tentare di interpretare, cioè di tradurre un testo, si dovrebbe tenere conto di innumerevoli parametri, per evitare di prendere grosse cantonate. Tradurre da una lingua all’altra produce queste difficoltà così come traslare un testo antico in un linguaggio comprensibile oggi. Per evitare di fare errori, la traslazione delle parole e dei loro significati ci viene sovente posta su un piatto d’argento dagli esperti. Loro sanno esattamente cosa voleva dire Hitler quando faceva i suoi discorsi o Platone quando inneggiava all’anima umana, o quando Galileo parlava di scienza e metodo scientifico. Ma come si diventa oggi esperti traduttori ed in grado, lessicalmente parlando, di fornire la giusta interpretazione? Si va a scuola e si seguono le regole dell’interpretazione. Se fosse solo così sarebbe troppo facile. Non ci si spiegherebbe come mai alcuni politici danno, dei testi storici, interpretazioni sovente revisionate e mai eguali tra loro a seconda, guarda caso, della loro appartenenza alla destra od alla sinistra parlamentare. E così anche per testi di contenuto religioso, dove musulmani e cattolici danno interpretazioni, sovente molto differenti, della volontà divina. Sorgeva così spontanea l’idea che, per anni avevano dedicato la loro vita all’interpretazione di certi testi, avessero, in realtà, passato la loro vita non a tradurre la parola di Dio ma a verificare se Dio diceva quello che loro pensavano. È evidente che attraverso un processo ben noto alla psicanalisi e che prende il nome di “Dissonanza Cognitiva”, ognuno, tirando l’acqua al suo mulino, fa di una interpretazione non l’interpretazione ma bensì la sua interpretazione di un testo. Così per alcuni componenti di una distrutta sinistra politica, peraltro anche oggi molto lontana dai movimenti del sessantotto, la figura del Cristo rappresentava il primo comunista della storia. Ebbene la Chiesa Cattolica sosteneva in quegli anni tutto il contrario essendo contro il comunismo e non potendo ammettere che la sua principale icona fosse proprio di sinistra. Dio è con noi, dice Bush, dice Hitler e dice anche Saddam Hussein e perché no anche Bin Laden. Questi personaggi tendono dunque ad interpretare le sacre scritture personalisticamente, ma evidentemente, appartenendo a schieramenti politico religiosi differenti, non possono affermar la stessa cosa (J. Hillman, La vana fuga degli Dei, Adelphi). O Dio ha le idee confuse o forse qualcuno sbaglia, o forse sbagliano tutti.
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Si scopre così che l’interpretazione diviene soggettiva e legata alla scuola di appartenenza. Così si capisce anche che l’interpretazione non solo si modifica storicisticamente nel tempo, ma è pesantemente influenzata da modelli di pensiero che ci hanno insegnato a scuola. Se a scuola ci hanno detto che esiste Dio e che è un vecchio con la barba bianca e che castiga i cattivi e premia i buoni, bè magari questa idea di Dio va bene al nostro Presidente del Consiglio, al Papa, al povero di spirito, ma non certo a pensatori come Hillman, Platone o Fromm che nel suo libro dal titolo Essere o Avere, giudica questo pensiero come quello di colui che ha avuto un padre padrone e non è in grado di evolvere il proprio livello di coscienza. L’interpretazione di anima Dunque essendo che il grande luminare può non essere proprio in buona fede nell’interpretare le scritture, dobbiamo risolverci a reinterpretarcele da noi, non fidandoci assolutamente di chi dice di essere il detentore delle chiavi dell’interpretazione. Secondo alcuni studi recentemente effettuati da chi scrive, sembrerebbe che l’essere umano sia divisibile in quattro parti fondamentali che gli antichi esoterici chiamavano Anima, Mente, Spirito e Corpo. Gli antichi esoteristi non avevano la conoscenza della fisica e della matematica ed avevano affidato a questi nomi, quattro essenze fondamentali di cui si parlava negli antichi testi sacri, poco comprendendo in realtà, per esempio, cosa potesse nascondere il significato di “anima”. Platone ci indica che Anima esiste e Jung poi ci insegna che è qualcosa legata all’inconscio. In un contesto più moderno oggi noi crediamo che la parte animica che sovente viene paragonata all’attività del lobo destro del cervello cioè alla parte femminile di noi, all’intuizione, alla “Coscienza Cosmica” insomma a quella cosa che oggi i cattolici chiamano Dio, parli, alla “Mente Umana”, attraverso il linguaggio archetipico. La Mente traduce gli archetipi in simboli, in fenomeni e dunque in immagini e permette al nostro cervello di capire ed elaborare ulteriormente delle risposte del nostro Corpo al messaggio animico. L’interazione tra “anima” e “corpo” darebbe, secondo jung, origine all’aspetto psicosomatico di questa comunicazione interna. Ora bisogna sapere che mentre Anima è legata al sentire dentro di Sé le sensazioni, lo Spirito, legato all’attività del lobo sinistro del nostro cervello, sarebbe in grado di vedere
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l’universo attraverso la descrizione di algoritmi matematici. Insomma mentre il lobo sinistro è un calcolatore capace di misurare, il lobo destro sarebbe un esaminatore di sensazioni, che se ne frega delle leggi della fisica. Mentre il lobo sinistro sarebbe soggetto alle leggi della fisica imparate a scuola e dunque totalmente razionale, il lobo destro sarebbe creativo, non conoscerebbe la menzogna ed avrebbe una visione più solistica dell’universo intero. Dunque quando leggiamo un testo, nella nostra civiltà, lo leggiamo prevalentemente con il lobo sinistro: quello grammaticalmente evoluto (K.H.Pribram, Consiousness Reassessed, Mind and Matter, 21 (1), 7–35), Derrick de Kerckhove & Charles J. Lumsden, (Eds.), (1988). The alphabet and the brain: The lateralization of writing. Chapter 18 pp. 363–380, Berlin, Springer–Verlag.) Ma se lo leggessimo con il nostro lobo destro che è atemporale? Cioè con la nostra intuizione scevra dalla necessità di dover per forza giungere a conclusioni storicamente convenienti? Prendiamo un testo: per esempio la Bibbia. Facciamo subito alcuni casi esemplificativi. Nella Bibbia c’è scritto che gli Elohim crearono il mondo. Il problema è che se lo legge un rabbino ti dirà che gli Elohim è il plurale di Eliha. In altre parole dirà... gli Dei crearono il mondo. Ma come è possibile tutto ciò? Dio è uno solo. Il rabbino tenterà allora di dire che bè, insomma, sì… Però… nella lingua ebraica, nella traduzione, il plurale ed il singolare non hanno tanto senso, dunque Dio si dice Elohim. Il solito traduttore da strada allora continuerà dicendo: ma che dire allora dell’interpretazione della frase «Adonai Elohim» che alla lettera vorrebbe dire… «Il Dio degli Dei»… ma allora ci sono più Dei? Ma no, ti dice il colto rabbino... Dio ha molti nomi e per non fare confusione tra tutti gli dei minori, che giravano in quel periodo nei nostri cieli, si vuol rimarcare che il Dio vero è uno solo. Ed ecco arrivare il concetto degli dei veri e falsi dei. Ma il solito traduttore poco convinto allora dirà: ma quando Dio si presenta a Mosè nel deserto e gli dice: «IO sono il Dio di Abramo: vuoi che sia anche il tuo Dio?»... ma come si può scegliere tra diversi dei?... A questo punto il colto rabbino tira fuori il coltello e ti trapassa il ventre da parte a parte… glielo ha detto Dio. Ed il suo braccio è quello di Dio; se nessuno ha fermato quel braccio bè era perché Dio era d’accordo con il rabbino.
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Analogamente avrebbe fatto un musulmano in nome di Allah. Il problema è che sembra che nessuno abbia capito che gli Ebrei non sono un popolo che ha una religione monoteista, ma sono un popolo monolatra. Cioè dei tanti dei che hanno, ne adorano uno solo, Javè. Da una parte l’interpretazione forzata del sedicente esperto vuole farsi tornare le cose e dall’altra chiunque non abbia interessi di partito leggerà alla lettera, come farebbe il lobo destro del nostro cervello e ricostruirebbe una nuova traduzione, di per sé banale, ma decisamente più reale di quella fatta da tanti esperti che vogliono credere che in futuro andranno in paradiso perché lo ha detto il loro Dio. Una traduzione ed una interpretazione al di fuori delle regole dettate dalla società dal funzionamento del lobo sinistro ma una interpretazione, legata al sentire dentro, che qualcuno ci sta ingannando, manipolando e sconvolgendo il significato vero della storia, così come realmente è accaduta. Nascono così nella storia della nostra letteratura diversi tentativi di far luce sulla Bibbia stessa. Da Eric von Daniken ad Isaac Asimov, a Krishnamurti e si capisce sempre più chiaramente che non sappiamo se le interpretazioni alternative alla Bibbia siano più vere di quelle canoniche, ma una cosa è assolutamente chiara. Le spiegazioni canoniche ormai non spiegano più nulla. Per i traduttori ufficiali della Bibbia, l’uomo creato da Dio, non avrebbe più di quattromila anni mentre solo la protoscimmia africana Lucy da cui, secondo la Scienza Ufficiale, (un’altra moderna forma di religione legata al potere della politica n.d.a.) deriverebbe l’uomo moderno, avrebbe sei milioni di anni. L’archeologia moderna sostiene che le piramidi a gradoni dell’America latina avrebbero meno di quattromila anni. Peccato che una di esse sia mezza sepolta da una colata lavica di un vulcano che ha eruttato l’ultima volta circa dodicimila anni fa. Il noto archeologo egiziano Zaki Hawass sostiene che le Piramidi sono state costruite dai suoi antenati egiziani, anche se ormai nessuno più ci crede tranne gli scienziati ed i preti, mentre le analisi effettuate sia sulla Sfinge che sulla piramide di Giza, datano questi reperti antecedenti a dodicimila anni fa. Così come nelle civiltà occidentali anche nella antica India ci sono tradizioni incredibili. Nel testo Vimaanika Shastra, riportato alla luce nel 1917 e traslato in sanscrito dal Pandit Subbaraqia Shastri e successivamente, nel 1925, tradotto per la prima volta in Inglese, si parla dei Vimaraq o meglio dei Vi Man. “Vi” vuol dire uccello, capace di volare e “Man” vuol dire luogo abitato da uomini.
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La traduzione di “Vimana” alla lettera è “macchina volante pilotata da esseri umani”. Il testo si fa risalire almeno a novemila anni fa. Mentre l’Università di Bangalore esaminando il testo non giunge a nessuna conclusione (ovviamente) il comune mortale che legge il testo capisce immediatamente che si tratta di un libro delle macchine. Macchine volanti in grado di trasportare uomini, truppe e merci per il cielo e per il mare. Qualcosa che assomiglierebbe ai misteriosi ufo dell’era moderna, ma che per ovvie ragioni politico religiose avrebbero avuto interpretazioni decisamente più canoniche. Perché dunque non provare con la Bibbia? L’autore di questo libro ha infatti riprovato a leggere il testo sacro, ma non con i modelli mentali indotti dalla Scienza Ufficiale, ma «come il cuor e la mente gli dicevano», avrebbe detto C.G. Jung. La traduzione può suonare alquanto strana, ma sicuramente, per quanto errata possa apparire, è più vicina alla realtà di molte altre interpretazioni canoniche oggi disponibili sul mercato. Per chi è scritta la Bibbia? Per alcuni pochi sapienti o per l’uomo? E dunque è l’uomo che la deve interpretare, non il potere. Purtroppo per le varie chiese da questa interpretazione ne nasce una nostra considerazione. Dio non è fuori di noi ma noi stessi siamo parte di Dio, e dunque la chiesa che cerca di assumere il ruolo di mediatore tra Uomo e Dio, non serve in realtà più a niente anzi, non è mai servita a niente se non a manipolare l’informazione, perché il potere di alcuni fosse per sempre mantenuto tale, tenendo nell’ignoranza la gente comune.
Bibliografia: 1. E. von Daniken, Messaggi dell’Ignoto, Longanesi, Milano, 1978. 2. R. Drake, La Bibbia e gli extraterrestri, Armenia, Milano, 1976. 3. I. Asimov, In Principio, Mondadori, Milano, 1981. 4. M. Pincherle, Archetipi, Macro, Cesena, 2001. 5. A. Nigi, Chi è veramente Dio, Era Nuova, Perugia, 2004. 6. G.M. Borrello, La genesi dell’uomo bianco, Pezzini, Viareggio, 2000. 7. B. Franchi, Siamo Dio, http://space.tin.it/io/brufran. 8. J. Krishnamurti, Su Dio, Astrolabio, Roma, 1992. 9. C. Malanga, Alieni o Demoni?, Chiaraluna, Perugia, 2007.
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Introduzione
Sono duemila anni che ci si domanda cosa ci sia “dietro la Bibbia”. Si è provato a tradurla in caratteri geroglifici o cuneiformi, ma il significato, ovviamente, è sempre il medesimo. Ho tentato invece una traduzione letterale, una esegesi, ed il risultato è stupefacente: qui non ci sono estasi, visioni o quant’altro. Sono le fredde parole del Sacro Testo che gettano una ipotesi nuova, ma molto verosimile, sul Vecchio Testamento; nel Nuovo Testamento invece non cambia praticamente nulla. Tiziano Terzani nel suo E un indovino mi disse scrisse: «Nei paesi di religione buddista chi legge la mano è in grande considerazione perché si ritiene che sia vicino alla Divinità in quanto vede cose che nessuno sa». Leggo la mano per hobby da quasi cinquant’anni ed in questo tempo si è verificato tutto quello previsto: ho lavorato per quarant’anni come manager commerciale in grandi complessi industriali (il primo quotato sulla borsa di Milano ed il secondo in quella di New York), ma ad esempio, non ho mai ricevuto un insoluto; guardavo, senza farmene accorgere, la linea della fortuna dei miei clienti e sapevo cosa mi attendeva. Qui ho visto cosa c’è dietro quelli che molti ritengono “dei miti”. Per di più sul mio stemma c’è una faccia umana che guarda le stelle a significare alti ideali: qui ho intravisto le stelle, anzi, oltre… L’uomo è troppo poco per essere opera di Dio. L’uomo è troppo per essere opera della natura.
G. Hegel
Se Hegel si poneva già questo problema, cosa dovremmo dire noi che conviviamo con le teorie degli extraterrestri, degli UFO, degli incontri ravvicinati del terzo tipo? Risposte sicure per ora non ce ne sono, però se si prende in mano la Bibbia e la si studia non come un libro sacro, ma solo come antichissimo documento,
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si possono trovare non delle risposte, ma almeno delle indicazioni su cosa sia capitato su questo pianeta molto tempo fa: probabilmente il famoso “anello mancante”. Il testo biblico che ho utilizzato per questa esegesi fu regalato a mio padre per la festa del papà il 19 marzo 1961 dalla zia, prof.ssa Emma Rabboni. Si tratta di una comune Bibbia con pochissimi commenti, in commercio all’epoca. Il volume ha in sé qualcosa di misterioso: i miei genitori vissero gli ultimi anni della loro vita a Forte dei Marmi e la loro villa di Piacenza fu saccheggiata più volte dai ladri. Non so quanti abbiano visto una casa devastata dai vandali: tutto viene buttato per terra, in un caos indescrivibile. Le porte e le finestre erano state divelte ed i gatti in inverno vi andavano a ripararsi, lordando tutto. Quando nel 1978 andammo a recuperare qualcosa, non un solo libro si poteva prendere in mano, solo questa Bibbia che fu portata nella biblioteca dove è rimasta sino ad oggi. Ma quando in primavera si fanno le pulizie generali tutti i volumi vengono tolti, spolverati e rimessi al loro posto; tutti, salvo uno: questa Bibbia è sempre rimasta fuori, ogni anno, finché ho deciso di prenderla in mano e studiarla. E qui cominciano i fatti strani. In un volume, stampato su una specie di carta velina, come si usa ancor oggi per i testi sacri, molte pagine si sono attaccate, quasi incollate, ma nell’aprirle non si sono mai strappate, non una; ma quello che ha dell’incredibile è che nel fare l’esegesi per la sua decriptazione, ho sempre trovato quello che cercavo nelle pagine per cosi dire “aperte”, che non si erano attaccate. In quelle “chiuse” non c’è mai stato niente di interessante, tanto è vero che, ad un certo punto del percorso, ho imparato a non aprirne più, inutile! Sono ancora lì, attaccate, ancora “criptate”, e chiunque potrebbe controllare. L’altro fatto strano è che, a libro chiuso, quando ho cercato qualche episodio, l’ho sempre aperto alla pagina giusta, mai una volta a quella sbagliata: quando un amico mi ha telefonato chiedendo: “Hai mai letto il libro del profeta Ezechiele? Leggilo, perché è un libro di fantascienza”, dopo pochissimo l’avevo già richiamato: “L’ho trovato subito” gli dissi, perché se si va all’indice ci sono almeno cinquanta riferimenti dove cercare e si perde almeno mezz’ora. Il testo invece si aprì alla pagina iniziale di Ezechiele! Un’altra volta invece, ricordo che ero anco-
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ra fermo al profeta Elia, pensai alla trasfigurazione del Messia nel Vangelo: il volume per tre volte si aprì ai punti giusti del Vangelo di S. Matteo, S. Marco e S.Luca, dove in quel momento appaiono Mosè ed Elia. Non si aprì mai al Vangelo di S. Giovanni, che infatti trascura questo episodio, che pure è uno dei più importanti. Il lettore può credere o non credere a tutto ciò, ma io sono ancora più perplesso di lui, perciò lo comprenderà benissimo... Lugano, novembre 2011
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dal VEccHiO tEStaMENtO
DAL LIBRO DELLA GENESI
francesco guarnaschelli
Potrebbe sembrare un’idea azzardata considerare la Bibbia come documento probante l’esistenza degli alieni. Tuttavia attraverso l’anatomia attenta del significato (sottinteso) del testo che nulla cela nonostante in materia nulla dica esplicitamente (infatti è sottinteso) pare di poter dire che tale idea, definita di primo acchito troppo originale, non appaia, in fondo, del tutto inverosimile. Procedendo con l’indagine dall’inizio, ossia dalla Genesi (Vecchio Testamento) si scopre che dopo la Creazione il Signore stabilì che l’uomo, per forza di cose, non ce la facesse proprio a vivere da solo e dunque pensò bene di affiancargli una donna affinché questa potesse condividere con l’uomo la vita. Chiaramente un atto di responsabilità umana e indice, in ogni caso, che qualcosa davvero non funzionò. Poiché essendo Dio “onnisciente” non poteva non aver previsto che un terrestre single non potesse, nel tempo, trovarsi di fronte ad insormontabili difficoltà nel gestire la sua vita e, soprattutto, nel garantire la specie. Plausibile quindi che gli extraterrestri, già atterrati sul pianeta, avessero deciso di intervenire “chirurgicamente” su un esemplare umano con l’obiettivo preciso di migliorare la specie tenuto conto, a loro giudizio, degli scarsi progressi che avevano maturato. D’altra parte la considerazione non appare fuori luogo laddove si consideri che gli Indios dell’Amazzonia sono ancora all’età della pietra e lo stesso vale per gli indigeni della Nuova Guinea tuttora cannibali. Gli alieni intervengono dunque sull’uomo e creano la donna. La riprova di quanto affermato? Basta osservare la parete inferiore del pene per scorgere una cicatrice ed i suoi punti di sutura. Quelli che non presentano questa “traccia” sono i discendenti dell’evoluzione umana i quali sono in numero limitato e vivono solo di caccia e pesca. D’altra parte la Bibbia fa riferimento ai “figli di Dio” e ai “figli della terra” e ciò indica l’esistenza di due specie umane presenti sulla terra: la prima specie è diretta promanazione degli extraterrestri, la seconda specie è quella abbandonata al suo misero destino.
Genesi 2, 18–25. Creazione della donna e il matrimonio. Poi il Signore Iddio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: Io gli farò un aiuto simile a lui. Or, il Signore Iddio aveva già formato dalla terra tutti gli animali della campagna e tutti gli uccelli del cielo. Li condusse quindi da Adamo per vedere con quale nome li avrebbe chiamati; poiché il
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nome che egli avrebbe imposto ad ogni animale vivente, quello doveva essere il suo vero nome. Adamo quindi dette il nome ad ogni animale domestico, a tutti gli uccelli del cielo e ad ogni animale della campagna. Ma per Adamo, non si trovò un aiuto degno di lui. Or, il Signore Iddio fece cadere un sonno profondo su Adamo, che si addormentò. E mentre dormiva, Dio prese una costola da lui e al posto di essa formò di nuovo la carne. E il Signore Iddio dalla costola tolta ad Adamo formò la donna, poi la condusse da Adamo. Allora Adamo esclamò: “Questa sì è ossa delle mie ossa, e carne della mia carne! Questa sarà chiamata donna, perché è stata tratta dall’uomo”. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e saranno una sola carne. Or, Adamo e sua moglie erano tutt’e due ignudi, ma non ne avevano vergogna, in grazia della loro santità originale».
§ È probabile che lo scopo degli extraterrestri atterrati su questo piccolo pianeta sia stato quello di migliorare la qualità dell’uomo. Tuttavia, nonostante questa ambizione, hanno dovuto subire uno smacco dietro l’altro perché dopo il peccato originale, ecco addirittura un omicidio! Avrebbero dovuto fare meglio la prima e poi la seconda operazione (il sonno di Adamo)! L’uomo è senz’altro imprevedibile. Sicuramente lo è per gli alieni. Il Dio della Bibbia non riesce a vedere più in là del suo naso, anche quando i segni dell’imminente disastro sono inequivocabili: «la faccia di Caino si sconvolse» e poi andava «a testa bassa». Ma tant’è, il fattaccio succede: Caino ammazza Abele. Il Signore naturalmente si arrabbia, ma non tanto quanto sarebbe stato naturale aspettarsi, perché il capo degli alieni ci tiene alle sue creature (che da quattro erano già scese a tre) e si limita a maledire Caino e lo scaccia dalla sua presenza. C’è un episodio che dà la chiave di lettura di tutta questa interpretazione perché Caino dice: «Ecco, tu mi scacci ora da questo luogo e io sarò nascosto al tuo cospetto; sarò errabondo e fuggiasco sulla terra, e avverrà che chiunque m’incontrerà, mi ucciderà». Ma se sulla terra c’erano solo Adamo, Eva e Caino, chi poteva incontrare Caino ed ucciderlo? Solo gli altri uomini presenti sul pianeta!, tanto è vero che il Signore è costretto a mettergli un segno per salvarlo. I brani che seguono
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sono ancora più espliciti; c’è da meravigliarsi semmai che nessuno ci abbia pensato prima… e scoprire che cosa si cela sotto le scritture!
Genesi 4, 1–15. Caino ed Abele. Il primo omicidio. «Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: “Ho acquistato un uomo dal Signore”. Poi partorì ancora suo fratello Abele. Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è la sua bramosia, ma tu dominala”. Caino poi disse ad Abele, suo fratello: “Andiamo ai campi!” E quando furono in campagna, Caino si scagliò contro Abele, suo fratello, e lo uccise. Ma il Signore domandò a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?” Ed egli rispose: “Non lo so: sono forse io il custode di mio fratello?” Allora il Signore disse: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida dalla terra fino a me! Sii dunque tu maledetto lungi dalla terra, che ha aperto la bocca per bere il sangue di tuo fratello, versato di tua mano! Quando tu vorrai coltivare il terreno, esso non ti darà più i suoi frutti: sarai errabondo e fuggiasco sulla terra!” Caino disse al Signore: “La mia iniquità è tanto grande che io non posso sopportarla! Ecco, tu mi scacci ora da questo luogo e io sarò nascosto al tuo cospetto; sarò errabondo e fuggiasco sulla terra, e avverrà che chiunque m’incontrerà, mi ucciderà”. Ma il Signore gli disse: “Orbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto”. Poi il Signore pose un segno su Caino, affinché chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse».
N.B. Questa pagina non è originale poichè l’avevo redatta in maniera del tutto diversa, esattamente come è stata inviata all’editore il 20 luglio 2010 per mail. Questa nuova versione non si sa chi l’abbia composta e la vecchia non è più reperibile nella memoria del mio computer!
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Accadono eventi importanti per una migliore comprensione della vicenda. Quali? La comparsa del serpente, il peccato originale e Adamo ed Eva che si scoprono nudi e si fanno una cintura con foglie di fico. I commentatori biblici scrivono: «La vergogna spuntò invece appena Eva e Adamo conobbero e videro se stessi con la malizia e con gli occhi della concupiscenza, la quale è il riflesso della maliziosità che si annida nel serpente–demonio». In realtà ci sarebbe qualcosa di più interessante su cui riflettere: perché lo spirito del male vi si annida? Perché Dio non l’ha previsto e lascia le sue creature alla mercé della morte? Gli interrogativi conducono ad una unica conclusione, ovvero alla presenza degli extraterrestri. Tutto quello che è narrato non può essere opera di Dio, perché sarebbe un Dio meschino e incapace di prevedere il risultato delle sue azioni. Qui è significativo il seguente passo: «Udirono la presenza del Signore Iddio, il quale passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e Adamo e sua moglie si nascosero alla faccia del Signore Iddio fra gli alberi del giardino». Dunque qualcuno può sentire passeggiare in giardino il capo degli alieni (scambiato per Dio da quegli uomini della preistoria) mentre si gode per di più un bel venticello fresco, ma è certo che non può sentire Dio. È bene abituarsi alla stranezza delle richieste “divine”: «Non lo mangiate, anzi, non lo toccate, altrimenti morirete» risponde Eva con le parole di Dio al serpente che la tenta. È evidente che si tratta di invenzioni per spiegare cose che non possono essere spiegate, ma che possono essere riferite alla mentalità di esseri giunti da un’altra galassia che, ovviamente, è alquanto diversa dalla nostra, e ancor meno alla volontà divina. Vedremo più avanti che gli Ebrei usciti dall’Egitto furono condannati a vagare per il deserto del Sinai per quarant’anni «perché avevano mormorato contro Dio». Idem come sopra. Dio non può essere così meschino e mischiarsi nelle piccolezze umane. È ora di ridare a Dio la sua grandezza e riferire invece tutto questo a qualcosa che sta tra noi e Lui, gli alieni, che sono sì avanzatissimi tecnologicamente, ma pur sempre “esseri in forma umana”, come scrive Daniele al capitolo 10 del suo libro.
Genesi 3, 1–13. Tentazione di Adamo ed Eva, Il peccato originale, le scuse. «Il serpente era il più astuto di tutti gli animali della campagna, che il Signore Iddio aveva formato. Egli chiese alla donna: “È proprio vero che Iddio vi ha detto: Non mangiate del frutto di
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tutti gli alberi del giardino?” La donna rispose al serpente: “Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del giardino, ma solo del frutto dell’albero che è nel mezzo del giardino Iddio ha detto: Non lo mangiate, anzi, non lo toccate, altrimenti morirete!” Allora il serpente disse alla donna: “No, voi non morrete; anzi, il Signore sa che qualora ne mangiaste, si aprirebbero gli occhi vostri e diventereste come Dio, acquistando la conoscenza del bene e del male”. La donna intanto aveva osservato che il frutto dell’albero era buono a mangiarsi, piacevole all’occhio e desiderabile per avere la conoscenza del bene e del male. Colse quindi del frutto, ne mangiò e ne dette anche a suo marito, che ne mangiò con lei. Si aprirono quindi gli occhi di tutt’e due e s’avvidero che erano nudi; quindi, cucite insieme delle foglie di fico, se ne fecero delle cinture. Udirono poi la presenza del Signore Iddio, il quale passeggiava per il giardino alla brezza del giorno, e Adamo e sua moglie si nascosero dalla faccia del Signore Iddio fra gli alberi del giardino. Ma il Signore Iddio chiamò Adamo e gli chiese: “Dove sei?” Ed egli rispose: “Ho sentito la tua presenza nel giardino ed ho avuto paura, perché ero nudo e mi sono nascosto”. Ed il Signore gli domandò: “Chi ti ha fatto conoscere che eri nudo? Non hai forse mangiato del frutto dell’albero che ti avevo proibito di mangiare?” Adamo rispose: “È stata la donna che mi hai dato per compagna, che mi ha presentato del frutto dell’albero, ed io ne ho mangiato”. Il Signore Iddio chiese alla donna: “Perché hai fatto questo?” E la donna rispose: “Il serpente mi ha ingannata, ed io ho mangiato del frutto”».
§ In breve tempo le cose si complicano dato che aver mangiato il frutto per avere la conoscenza del Bene e del Male può persino far paura al cosiddetto “Dio”. Figuriamoci! Dio non potrebbe mai temere due microbi come i due terrestri appena creati, ma il capo degli extraterrestri probabilmente sì. Basta leggere attentamente le parole della Bibbia per capire che questa interpretazione appare assai probabile. «Poi il Signore Iddio soggiunse: “Ecco l’uomo è divenuto come uno di noi, avendo la conoscenza del bene e del male”». Ma se fossero le parole di Dio, Egli avrebbe detto “è diventato come me”, ma se dice “come uno di noi” è evidente che vuol dire “come uno di noi alieni”. Altrimenti che cosa significa? Non riscontriamo altre possibili interpretazioni. Successivamente le cose si mettono anche peggio perché Dio teme che Adamo ed Eva possano mangiare ancora di quel frutto e vivere in eterno. Ma
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perché Dio dovrebbe essere così meschino? Ma lasciate, diciamo noi, a Dio la sua grandezza e agli extraterrestri le loro convinzioni! Sta di fatto che i due poveracci vengono cacciati dal giardino dell’Eden e posizionati due cherubini armati di spada fiammeggiante per impedire l’accesso al famigerato albero. È importante porre attenzione sulla figura dei due cherubini perché se fossero angeli–puri spiriti come avrebbero fatto a tenere in mano le spade fiammeggianti?! Vien da dire di non mischiare gli spiriti con le cose concrete. Ci sembra più verosimile che i due fossero alieni, con ciò dando inizio ad una confusione che sfocia sempre in un unico interrogativo: stiamo parlando di angeli o di extraterrestri? Non meriterebbe neppure di porre l’attenzione su un altro episodio, quello dove si racconta che i due furono coperti dal Signore con tuniche di pelle fatte da… Lui in persona. Ora va bene tutto, ma non si può concepire che il Creatore si metta a cucire due vestiti di pelle, perché avrebbe dovuto uccidere due animali, conciarli, cucire le pelli, eccetera, eccetera. Queste operazioni, invece, sono perfettamente riconducibili al capo degli extraterrestri, che doveva aver sentito un po’ di rimorso per aver trattato così quei due poveracci.
Genesi 3, 20–24. Adamo ed Eva cacciati dal paradiso terrestre. «Adamo pose nome Eva a sua moglie perché fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Iddio fece per Adamo e la sua moglie delle tuniche di pelle e li rivestì. Poi il Signore Iddio soggiunse: “Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, avendo la conoscenza del bene e del male. Ora facciamo sì che non possa più stendere la sua mano, né cogliere ancora del frutto dell’albero della vita, per mangiarne e vivere in eterno”. Perciò il Signore Iddio cacciò Adamo dal giardino di Eden, perché coltivasse la terra, dalla quale era stato tratto; e dopo averlo cacciato, pose dei cherubini a oriente del giardino di Eden, armati di spada fiammeggiante, per impedire l’accesso all’albero della vita».
§ «Adamo conobbe poi Eva, sua moglie, ella concepì ed ebbe Caino» secondo la famosa frase della Bibbia e sicuramente uno degli eufemismi più conosciuti. Dopo Caino arrivò Abele che fu pastore di greggi, mentre il primo si dedicò all’agricoltura. Abele offriva al Signore i primogeniti delle sue greggi e i più belli. Caino invece aveva difficoltà a dedicargli i prodotti migliori e siccome il Signore
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gradiva di più Abele, questo scatenò l’ira del primogenito che decise di ammazzare il fratello. Questo è uno degli episodi più importanti utili per avvalorare la nostra teoria. Un Dio “vero” non poteva non immaginare che le sue creature avrebbero commesso il peccato originale, e non poteva non sapere che cosa avrebbe combinato Caino, anche perché era già stato redarguito in proposito. È invece plausibile che il capo degli extraterrestri – scambiato per Dio dalle popolazioni primitive – seguisse da vicino le sue creature per vedere che cosa stessero combinando andando oltre ogni loro possibile immaginazione.
Genesi 4, 1–7. Caino e Abele. «Adamo conobbe poi Eva sua moglie: ella concepì ed ebbe Caino, e disse: “Ho ricevuto un uomo per grazia del Signore”. Ebbe poi anche Abele, suo fratello. Abele fu pastore di greggi e Caino agricoltore. Dopo qualche tempo Caino fece un’offerta dei frutti della terra, e Abele pure offrì dei primogeniti dei suoi greggi e dei più grassi. Or il Signore gradì Abele e ciò che gli offriva, ma non riguardò a Caino né alla sua scadente offerta. Caino allora andò su tutte le furie e la sua faccia si sconvolse. Ma il Signore disse a Caino: “Perché sei tu sdegnato, e perché vai con la testa bassa? Se tu fai bene, forse non potrai tener alta la testa? Mentre se fai male, il tuo peccato non ti sta forse alla porta per lanciarsi su di te? Le sue brame son rivolte a te, ma tu puoi dominarlo!”»
§ Adesso le cose si complicano perché nel racconto biblico le incongruenze diventano sempre più eclatanti, ma in compenso portano acqua al mulino di questa nostra teoria. Prima Caino si allontana dal Signore e va ad abitare ad oriente dell’Eden, poi conosce – in senso biblico – sua moglie che dà alla luce il figlio Enoc (ma la donna da dove salta fuori?) Nel testo riportato in nota c’è l’elenco della discendenza di Caino, perché da Enoc nasce un figlio, Lamec, e qui ecco una prima domanda perché è scritto: «da Enoc nacque poi Irad». Ma come, uno non può fare un figlio da solo! Occorre una femmina, e questa dov’era? Poi «Irad generò Meviael» e così via all’infinito o quasi. Cosa vuol dire tutto questo? Che lo scrittore del testo biblico, non avendo risposte da dare, è stato molto astuto: con tutte le genealogie che cita confonde
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le acque ed elude la domanda essenziale. Ovvero, da dove arrivano tutte queste femmine necessarie per procreare? Per avere la risposta bisogna andare a cercare qualche brano più avanti. Per intanto è sicuro che nessun biblista può dare spiegazioni plausibili.
Genesi 4, 16–22. Stirpe di Caino e le prime arti. «Caino si allontanò quindi dalla presenza del Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden. In seguito Caino conobbe sua moglie ed essa concepì e diede alla luce Enoc. Più tardi si mise a costruire una città che chiamò Enoc, col nome di suo figlio. Da Enoc nacque poi Irad; Irad generò Meviael; egli generò Matusael e questi generò Lamec. Lamec ebbe due mogli: la prima si chiamò Ada e l’altre Sella. Ada ebbe un figlio, Jabal, il quale fu padre di coloro che vivono sotto le tende e sono possessori di armenti. Il nome di suo fratello fu Jubal; egli fu padre di tutti quelli che suonano la cetra e la zampogna. Sella pure ebbe un figlio,Tubalcain, costruttore di ogni specie di arnesi di rame e di ferro. Sorella di Tubalcain fu Noema».
§ Il racconto continua, ma, beninteso, niente spiegazioni. Infatti il testo prosegue con «La discendenza di Adamo nel ramo di Set», dove si racconta che Adamo conobbe ancora sua moglie e poi arrivò un altro figlio, Set. In seguito anche Set ebbe un figlio, Enos. E qui ci vorrebbe un minimo di chiarezza, perché sarebbe interessante sapere in quale maniera sarebbe nato Enos: salvo errori od omissioni, sulla faccia della terra c’erano solo Adamo, Eva, Caino, suo figlio Enoc, e l’altro figlio di Adamo, Set. Enos non si sa bene come e da quale moglie sia stato generato. E a questo punto o uno è capace di dare spiegazioni, o deve starsene zitto! Ma la verità arriverà tra breve con un’interpretazione che si dimostrerà la sola possibile.
Genesi 4, 23–26. Discendenza di Adamo nel ramo di Set. «Adamo conobbe ancora sua moglie ed essa ebbe un figlio, cui pose il nome Set, “perché – disse – Iddio mi ha dato altra prole in luogo di Abele ucciso da Caino”. Set generò pure un figlio, al quale mise il nome Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore».
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Segue l’elenco dei patriarchi anteriori al diluvio. Dopo Adamo (che visse 930 anni), ecco Set (912 anni), poi Enos (905 anni), Cainan (910), Malaleel (895), Jared (962) che generò Enoc, che a sua volta fu padre di Matusalemme (969 anni), e costui di Lamec, padre di Noè. Un discorso a parte merita Enoc, perché visse “solo” 365 anni? Come mai così poco? I commentatori biblici spiegano: «Enoc non morì, ma fu tolto vivo da Dio fuori del mondo (Sap. 4, 10; Ebr. 11, 5) come Elia ( Re 2, 3–13). Non si sa dove sia. Ritornerà con Elia alla fine del mondo? Vi è chi lo sostiene e chi lo nega». In realtà il discorso di Enoc è molto più complesso e sarà trattato alla fine di questo volume. Intanto si può anticipare questo: Mosè morì, ma non si sa dove sia la sua tomba «per evitare il culto dei morti», si dice. Secondo la nostra interpretazione invece Mosè restò 40 giorni sul Sinai per essere clonato e diventare uno di loro. «Elia fu rapito in cielo su un carro di fuoco e due cavalli pure di fuoco». Secondo questa nostra decriptazione si trattava di una astronave. Enoc, invece, vide i pianeti che giravano attorno al sole. Ma da dove poteva vederli se non da un’astronave!? Ma non precorriamo i tempi e torniamo ai nostri patriarchi. Intanto continuiamo a non sapere con chi fecero i figli Caino e Set.
Genesi 5, 1–32. I Patriarchi anteriori al diluvio. Ecco l’elenco dei discendenti di Adamo. «Quando Iddio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; li creò maschio e femmina, li benedì e quando furono creati li chiamò uomo. Adamo all’età di 130 anni generò a sua somiglianza, e secondo la sua immagine, un figlio e lo chiamò Set; e dopo aver generato Set, Adamo visse ancora 800 anni e generò figli e figlie. Adamo visse in tutto 930 anni, poi morì. Set, all’età di 105 anni, generò Enos, e dopo aver generato Enos, visse ancora 807 anni e generò figli e figlie. Set visse in tutto 912 anni, poi morì. Enos all’età di 90 anni generò Cainan, visse ancora 815 anni e generò figli e figlie. Enos visse in tutto 905 anni, poi morì. Cainan, all’età di 70 anni, generò Malaleel, e dopo aver generato Malaleel, visse ancora 840 e generò figli e figlie. Cainan visse in tutto 910 anni, poi morì.
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Malaleel, all’età di 65 anni, generò Jared, e dopo aver generato Jared, visse ancora 830 anni e generò figli e figlie. Malaleel visse in tutto 895 anni, poi morì. Jared, all’età di 162 anni, generò Enoc, e dopo aver generato Enoc, visse ancora 800 anni e generò figli e figlie. Jared visse in tutto 962 anni, poi morì. Enoc, all’età di 65 anni, generò Matusalemme, e dopo aver generato Matusalemme, camminò con Dio ancora 300 anni e generò figli e figlie. Enoc visse in tutto 365 anni e camminò con Dio, poi non fu più veduto, perché Iddio lo prese. Matusalemme, all’età di 187 anni, generò Lamec, e dopo aver generato Lamec, visse ancora 782 anni e generò figli e figlie. Matusalemme visse in tutto 969 anni, poi morì. Lamec, all’età di 182 anni, ebbe un figlio, che chiamò Noè, dicendo: “Egli ci consolerà nel nostro lavoro e nella fatica delle nostre mani, voluta dalla terra maledetta dal Signore”. Lamec, dopo aver generato Noè, visse ancora 595 anni e generò figli e figlie. Lamec visse in tutto 777 anni, poi morì. Noè, all’età di 500 anni, generò Sem, Cam e Jafet».
§ Con questa decriptazione forse siamo in grado di capire il problema che nessuno è mai riuscito a risolvere perché ad un certo punto è scritto: «I figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano belle, si presero per mogli quelle che fra tutte piacquero loro di più» e poco più avanti di nuovo: «I figli di Dio si erano uniti alle figlie degli uomini». Cosa significa? I commentatori biblici spiegano che i figli di Dio sono i discendenti di Set e che le figlie degli uomini sono le discendenti di Caino. Ma è insostenibile!. Si ritorna al punto di partenza e non si fa un minimo di chiarezza. Ma che cosa significa questo “ratto delle Sabine” ante litteram? Basta considerare che i figli di Dio sono quelli discendenti dai primi due umani operati dagli extraterrestri ed il conto torna. E le figlie degli uomini? Ma chiaramente sono le donne che già erano su questo pianeta. Poco più avanti il testo recita: «in quel tempo vi erano sulla terra dei giganti, e ve ne furono anche dopo che i figli di Dio si erano uniti alle figlie della terra, e da queste nacquero loro dei figli». Chi erano questi giganti? I semidei della letteratura greca? Probabilmente gli alieni che rimasero sulla Terra per controllare che cosa combinavano le loro creature (i figli di Dio) e i terrestri (le figlie degli uomini).
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Sulle montagne della Libia ci sono delle primitive pitture rupestri che raffigurano dei giganti simili a quegli scafandri per palombari in uso sin dopo la seconda guerra mondiale. Chi erano? Probabilmente gli alieni con le loro tute spaziali. Non bisogna dimenticare che nella zona delle piramidi a gradoni vicino a Saqqara in Egitto ci sono catacombe dove si trovano grandi sarcofagi lunghi più di sei metri ed alti più di due (senza considerare i coperchi che sono andati perduti): si è sempre pensato che fossero destinati alle mummie dei tori e buoi sacri che gli egiziani adoravano, ma non è poi neanche tanto difficile pensare alle tombe dei giganti appena citati. Ed arriviamo alla storia di Noè che «fu giusto e intemerato fra i suoi contemporanei», mentre gli altri uomini si erano corrotti ed erano pronti per essere castigati col diluvio. Un’altra volta un Dio che non riesce a prevedere le azioni degli uomini, ma è subito pronto a castigarli, lascia per lo meno un po’ perplessi: interessa invece la considerazione che del diluvio non parla solo la Bibbia, ma molte altre mitologie dell’antichità, per esempio la sumerica Epopea di Gilgamesh. Fu uno spostamento dell’asse terrestre a creare alluvioni impressionanti e drastici cambiamenti climatici? A noi qui interessa il discorso nel suo complesso: qualcuno aveva previsto la catastrofe e cercava di porvi rimedio per salvare il salvabile.
Genesi 6, 1–12. Corruzione dell’umanità. «Gli uomini frattanto si erano moltiplicati sulla faccia della terra ed erano nate loro delle figlie. I figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano belle, si presero per mogli quelle che fra tutte piacquero loro di più. Allora il Signore disse: “Il mio spirito non rimarrà per sempre nell’uomo, perché è carne: i suoi giorni sono già contati: 120 anni”. In quel tempo vi erano i giganti sulla terra, e ve ne furono anche dopo che i figli di Dio si erano uniti alle figlie degli uomini, e da queste nacquero loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi. Il Signore, vedendo che la malvagità degli uomini era grande sulla faccia della terra e che tutti i pensieri concepiti nel loro cuore erano rivolti continuamente al male, si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo, tanto che disse: “Sterminerò dalla faccia della terra l’uomo da me formato: uomini e animali, rettili e uccelli dell’aria, tutto sterminerò, poiché mi pento di averli fatti”. Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la storia di Noè: fu giusto e intemerato fra i suoi contemporanei. Noè camminò con Dio. Noè generò tre figli: Sem,Cam e Jafet. Or, la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena
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di violenze: Iddio guardò la terra, ed ecco era corrotta, poichÊ ogni mortale aveva corrotto la sua vita sulla terra.
Teste rotonde
Carro volante
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E dopo il diluvio? Se molte mitologie ne parlano è perché avvenne veramente, ma quando? È probabile che nel 10450 a.C. (o giù di lì) sul pianeta siano avvenuti grandi disastri: una glaciazione improvvisa che cambiò il clima in Europa ed in Siberia, dove sono stati trovati dei mammuth surgelati, ancora con trifoglio in bocca e nello stomaco. E probabilmente piogge torrenziali, mai viste prima. Alcuni ritengono che le terre furono sommerse solo nelle zone allora abitate, ed è questa l’opinione più diffusa; altri sostengono che tutto il mondo finì sott’acqua ed altri ancora che solo i malvagi perirono. La chiesa non si è mai pronunciata in proposito. Ma perché avvenne tutto ciò? Ci sono varie teorie: la precessione degli equinozi, l’inversione dei poli magnetici, addirittura il cambiamento del senso di rotazione della terra. Ma qualcuno lassù l’aveva previsto ed ha cercato di porvi rimedio, perché Dio (o meglio il capo degli extraterrestri) consigliò a Noè di fare un grande barcone, non per navigare, ma solamente atto a galleggiare per il periodo necessario a superare la bufera in arrivo. La Bibbia dà le misure esatte espresse in cubiti caldei dell’imbarcazione che, trasformati in metri, sono 150 metri di lunghezza, 25 di larghezza, 15 di altezza. Cosa sicuramente impossibile da realizzare in epoca preistorica, soprattutto per quattro poveracci come Noè, Sem, Cam e Jafet. E allora che cosa successe? Qualcuno probabilmente la costruì al posto loro. Poiché non si riesce a vedere, neppure con la miglior volontà di questo mondo, Dio come costruttore di navi o meglio come armatore, allora ci deve pur essere una spiegazione plausibile. Riteniamo che la spiegazione sia una sola: chi poteva prevedere il disastro e cercare di porvi rimedio? Ma solamente gli extraterrestri che con la loro tecnologia avanzatissima già in quei tempi lontanissimi potevano misurare i prodromi dei cambiamenti in arrivo sulla terra e, al contempo, cercare di tamponare il disastro perché non tutte le loro creature (i figli di Dio) andassero perse.
Genesi 6, 13–21. Noè prepara l’arca, per salvarsi dal diluvio. «Allora Iddio disse a Noè: “La fine di ogni mortale è giunta dinanzi a me, perché la terra è piena di violenza per causa loro: ecco, io li sterminerò insieme alla terra! Fatti un’arca di legno resinoso; falla a celle e spalmala di bitume di dentro e di fuori. Ecco di quali dimensioni la devi costruire: la lunghezza dell’arca dovrà essere 300 cubiti, la larghezza 50, l’altezza 30. Darai aria e luce all’arca,
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su in alto, con un’apertura di un cubito, sotto il tetto tutt’intorno; ad un lato dell’arca farai la porta e l’arca sarà a tre piani: uno in basso, un secondo e un terzo. Ed ecco che io farò venire il diluvio di acque su la terra, per distruggere ogni carne che ha alito vitale sotto il cielo: tutto ciò che è sulla terra morrà. Ma io stabilirò con te la mia alleanza: tu entrerai nell’arca, tu e i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te. Di tutto ciò che ha vita, cioè di ogni animale, fanne entrare nell’arca due di ogni specie, maschio e femmina; per conservarli in vita con te. E degli uccelli, secondo la loro specie, e degli animali domestici, secondo la loro specie e di tutti i rettili della terra, secondo la loro specie, due di ogni specie verranno a te, perché tu li conservi in vita. E tu prendi tutto ciò che può servire di alimento e fattene una provvista: servirà di nutrimento per te e per loro”. E Noè così fece ed eseguì tutto quello che Dio gli aveva comandato».
§ L’umanità di oggi si comporta come se i grandi disastri che hanno sconvolto la superficie del pianeta fossero avvenimenti che riguardano solamente il passato. Prima di vedere una cometa colpire la superficie di Giove, qualche anno fa, molti non credevano che la fine dei dinosauri, che avvenne 65 milioni di anni orsono, fosse dovuta all’impatto di un asteroide con la terra. Leggere nella Bibbia le fasi del diluvio universale fa venire la pelle d’oca, ma qui, per fortuna, c’è il patto di Dio con Noè di non rimandarne più un altro. La glaciazione improvvisa che sterminò i mammuth dovrebbe far pensare che l’attività solare è imprevedibile: non bisogna dimenticare che alla metà del secolo XIX tutte le linee telegrafiche allora esistenti furono interrotte da una violenta tempesta magnetica scatenata da un’anomala eruzione solare. Qualora ne arrivasse prima o poi un’altra, cosa succederebbe se tutta la nostra civiltà è basata sull’energia elettrica? Bisognerebbe già programmare centrali elettriche sotterranee, con condutture da mettere sotto la superficie e così via, perché in un baleno si ripiomberebbe nell’età della pietra. Ma torniamo al nostro diluvio perché nel prossimo brano c’è un passo che dà un fortissimo aiuto a questa teoria: dopo la descrizione del fenomeno e dopo che tutti furono entrati nell’arca, ovvero Noè, i suoi parenti e tutti gli animali: «Il Signore chiuse la porta dietro di lui». Davvero questo non è ammissibile! Se Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, qui si stravolge il concetto perché sembra che sia Dio a immagine e somiglianza dell’uomo. È un fenomeno chiamato antropomor-
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fizzazione di Dio: Dio si pente di aver creato l’uomo, si ripente di aver creato re Saul, e così via. Ma non si può accettare che Dio in persona vada a tirare il catenaccio per chiudere la porta di entrata dell’arca! E poi alla fine del diluvio si sarà ricordato di andarla ad aprire? Perché questo nel testo è completamente sottinteso: si dà per scontato che Dio ci sia andato, ma se si ha un concetto appena passabile di Lui, non si può accettare questa storiella. Tutto ciò invece è perfettamente coerente se si immagina che il capo degli extraterrestri (o chi per esso) sia andato a chiudere lo porta dell’arca.
Genesi 7, 1–24. Il diluvio. «Poi il Signore disse a Noè: “Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia, poiché ti ho riconosciuto giusto nel mio cospetto, in mezzo a questa generazione. Di tutti gli animali puri prendine sette paia, maschio e femmina; e degli animali impuri, un paio, il maschio e la sua femmina. Come pure degli uccelli del cielo prendine sette paia, maschio e femmina, per mantenere in vita la razza su tutta la terra; poiché fra sette giorni io farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti e sterminerò sulla faccia della terra tutti gli esseri che ho fatto”. E Noè fece tutto come il Signore gli aveva comandato. Noè aveva 600 anni quando venne il diluvio e le acque inondarono la terra. Noè quindi, insieme ai suoi figli e alla moglie e con le mogli dei figli suoi, entrò nell’arca prima che irrompessero le acque del diluvio. Degli animali puri e degli animali impuri, degli uccelli e di tutto ciò che striscia sulla terra, vennero delle coppie, maschio e femmina, a Noè nell’arca, come Dio gli aveva comandato. E, al termine dei sette giorni, le acque del diluvio si riversarono sulla terra. Era l’anno 600 della vita di Noè, al diciassette del secondo mese: in quel giorno tutte le fonti del grande abisso irruppero e le cateratte del cielo si aprirono, e piovve a dirotto sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. In quel medesimo giorno Noè coi suoi figli Sem Cam e Jafet, con sua moglie e le tre mogli dei suoi figli entrò nell’arca; come pure tutti gli animali, secondo la loro specie, e tutto il bestiame, secondo la sua specie, tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli, secondo la loro specie, tutti i volatili di ogni sorta, erano venuti a Noè nell’arca, a due a due tutti gli animali in cui è alito di vita, e quei che vennero, maschio e femmina di ogni carne, furono fatti entrare, come Iddio aveva ordinato a Noè. Poi il Signore Iddio chiuse la porta dietro di lui. E il diluvio continuò sulle terra per quaranta giorni: e le acque crebbero e sollevarono l’arca, la quale si alzò al di sopra della terra. E le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra la terra e l’arca galleggiava sulla superficie dell’acqua. E le acque andarono aumentando sempre più sopra la terra, di modo che tutte le più alte montagne, che sono sotto il cielo, furono coperte.
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Le acque sorpassarono di quindici cubiti le vette dei monti e questi rimasero sommersi. E ogni carne che si muove sulla terra, uccelli e animali domestici e fiere, ogni rettile che striscia, ogni uomo perì. Tutto quello che era sulla terra asciutta e aveva alito vitale nelle narici morì. E tutti gli esseri che erano sulla faccia della terra furono sterminati, uomini, animali domestici,rettili e uccelli del cielo, furono sterminati sulla faccia della terra: non scampò che Noè e quelli che erano assieme a lui nell’arca. E le acque rimasero alte sopra la terra per 150 giorni».
§ Tutti, forse, hanno in mente le piogge torrenziali del diluvio, ma non si pone abbastanza attenzione sulle “fonti dell’abisso” che troveremo nei prossimi versetti e sulle “fonti del grande abisso” viste in quelli precedenti. Cosa significa? Onde marine paurosamente grandi. Uno tsunami preistorico, segno che gli extraterrestri possono, tramite i loro strumenti avanzatissimi, arrivare a prevedere i cambiamenti sul nostro pianeta, ma non sono in grado di evitarli: hanno quindi una potenza limitata, perché non possono far nulla perché non accadano. (Piuttosto merita qui porre l’attenzione al primo degli avvenimenti strani che mi sono capitati da che studio e scrivo sulla decriptazione della Bibbia: sogno e vedo cose dell’altro mondo, nel senso letterale della parola. Una notte ha “assistito” allo scontro tra una cometa ed il pianeta che c’era tra Marte e Giove! Tra i due astri insomma non c’era l’attuale “zona degli asteroidi”, ma un corpo disintegrato da uno scontro interspaziale. E l’impatto fece evaporare l’acqua su Marte, che in effetti non si sa dove sia finita. Ed uno dei frammenti di questo pianeta ha addirittura oltrepassato l’orbita del pianeta rosso e si trova ad incrociare quella della Terra, con la quale si dovrebbe scontrare, è un dato accertato, nel 2036. Si spera in una tecnologia umana che, per quell’epoca, sia in grado di deviarlo o di farlo esplodere per evitare di fare la fine dei dinosauri. La nostra civiltà è intanto molto fragile, perché basta un’eruzione di un vulcano in Islanda un po’ più violenta delle altre per fermare i collegamenti aerei tra l’Europa e l’America). Ma torniamo al diluvio ed alla sua estensione: fu sicuramente terrificante, ma non poté estendersi a tutto il pianeta; se dobbiamo stare alle parole della Bibbia, dopo quasi un anno di galleggiamento, per l’esattezza al primo giorno del decimo mese, apparvero le vette dei monti e allora
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Noè mandò fuori un corvo e poi una colomba, che tornò indietro, non trovando dove posarsi, finché un giorno arrivò con una foglia fresca di ulivo in bocca. Ora una pianta di ulivo non poteva essere stata sott’acqua per un anno, perché sarebbe morta sicuramente e quindi si desume che quest’albero dovesse trovarsi in una zona asciutta, non colpita da quella spaventosa alluvione.
Genesi 8, 1–14. Fine del diluvio. «Poi Iddio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell’arca; mandò un vento sulla terra e le acque si calmarono; le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e cessò la pioggia dal cielo. Le acque andarono a ritirarsi a poco a poco dalla terra e passati 150 giorni cominciarono a scemare. Al diciassettesimo del settimo mese l’arca si fermò sulle montagne dell’Ararat, e le acque continuarono a scemare fino al decimo mese. Il primo giorno del decimo mese apparvero le vette dei monti. Trascorsi ancora quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e mandò fuori il corvo, il quale uscì, andando e tornando, finché le acque non si furono prosciugate sulla terra. Dopo mandò fuori la colomba, per vedere se le acque fossero diminuite sulla superficie della terra. Ma la colomba, non trovando dove posarsi, dove posare la pianta del piede, tornò da lui nell’arca, perché vi erano ancora delle acque sulla superficie di tutta la terra; ed egli stese la mano, la prese e l’accolse con sé nell’arca. Aspettò ancora sette giorni, poi fece uscire di nuovo dall’arca la colomba, la quale tornò da lui verso sera; ed ecco, essa aveva nel becco una foglia fresca d’ulivo. Noè comprese allora che le acque erano diminuite sopra la terra. Tuttavia aspettò ancora altri sette giorni, poi mandò fuori la colomba, ma essa non tornò più da lui. L’anno 602 di Noè, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra, e Noè scoperchiò l’arca, guardò, ed ecco che la superficie della terra era asciutta. Il 27 del secondo mese la terra era asciutta».
§ Veniamo alla torre di Babele, perché anche qui sembra di trovare una presenza extraterrestre. Infatti gli uomini impararono a cuocere i mattoni e poterono innalzare costruzioni più imponenti, anzi vollero addirittura una torre che arrivasse fino al cielo. È probabile che quelle popolazioni fossero nomadi e, a quel punto, volessero diventare stanziali. Soprattutto parlavano una sola lingua.
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Per avere un’idea di come fosse fatta la torre di Babele possiamo servirci della narrazione fatta da Erodoto in occasione della visita alla città che fece verso il 450 a.C. (non dimenticando che quella originale risaliva a qualche millennio prima): «Nel centro del santuario si eleva una torre in mattoni di quasi uno stadio (180 metri circa) di lato. Dalla sommità della prima se ne alza una seconda più stretta, dalla cima della quale parte la terza, ancora più piccola, e così via fino all’ottava, in un crescendo incredibile. Le torri sono collegate tutte fra loro con delle scalinate, interrotte a metà da pianerottoli di sosta». Quella originaria aveva questa struttura? Non lo sappiamo, ma è molto probabile. Comunque lassù qualcuno fu sorpreso nel vedere quello che i terrestri stavano combinando e, ancora una volta, scombinando i loro piani di programmazione. Ovviamente la Bibbia riferisce questi piani a Dio in persona, ma riesce francamente impossibile vedere un Padreterno che si ingelosisce per quella che noi oggi considereremmo una modesta costruzione in confronto ai nostri grattacieli. Comunque Iddio decise di scendere e di confondere il linguaggio, altrimenti: «Niente ormai li impedirà di condurre a termine tutto quello che verrà loro in mente di fare». Questo è il nocciolo della questione; la civiltà si è sviluppata dove gli alieni sono atterrati ed hanno condotto una specie di programmazione guidata, ma guai a sgarrare! Ne vedremo tanti altri di episodi che confermeranno questa teoria. Ovviamente i commentatori biblici si scatenano: «Dio castiga qui una colpa collettiva, che è ancora una colpa di orgoglio, come quella di Adamo ed Eva. Tuttavia non li fa perire, come nel diluvio, né li punisce in modo da colpire anche i discendenti, come nei Progenitori, ma semplicemente li umilia nel loro orgoglio e li induce a desistere dal voler vivere uniti ed edificare la torre quale segnacolo e punto di convergenza. Tutti i popoli là rappresentati potranno ancora vivere uniti, ma il vincolo di unione non sarà più una torre, bensì la medesima fede». Genesi 11, 1–9. Torre di Babele. Dispersione dei popoli. «Allora tutta la terra aveva un medesimo linguaggio e usava le stesse parole. Or, avvenne che, emigrando dall’oriente, trovarono una pianura nella regione del Sennaar e vi abitarono. E dissero gli uni agli altri: “Su, fabbrichiamo dei mattoni e cociamoli al fuoco”. E si servirono di mattoni invece che di pietre e di bitume in luogo di calce. E dissero: “Orsù, edifichiamo una città e una torre con la cima al cielo. Fabbrichiamoci così un segno di unione, altrimenti saremo dispersi
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sulla faccia della terra”. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre, che i figli degli uomini costruivano, e disse: “Ecco, essi sono un popolo solo e hanno tutti un medesimo linguaggio: questo è il principio delle loro imprese. Niente ormai li impedirà di condurre a termine tutto quello che verrà loro in mente di fare. Orsù dunque, scendiamo e proprio lì confondiamo il loro linguaggio, in modo che non s’intendano più gli uni con gli altri”. Così il Signore di là li disperse sulla faccia di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città, alla quale fu dato perciò il nome di Babele, perché ivi il Signore aveva confuso il linguaggio di tutta la terra e di là li aveva dispersi per il mondo intero».
§ Abramo è fondamentale per la storia dell’umanità, e lo è anche per la tesi di questo testo perché si trovò coinvolto in avvenimenti straordinari che nulla hanno a che fare con la normalità umana. Intanto il Signore lo tratta con una confidenza ed un cordialità difficili a riscontrarsi: gli dice addirittura che sarà il suo scudo ed avere uno “scudo spaziale” ante litteram a quei tempi non era mica tanto normale… Ci sono poi particolari che rafforzano questa tesi, perché, ad esempio, la parola del Signore «fu rivolta ad Abramo in visione» il che, probabilmente, sta a significare che gli alieni a volte appaiono in forma umana (come vedremo tra breve), tanto sono simili ai terrestri, ma a volte sono in forma incorporea, salvo poi materializzarsi, perché: «Il Signore lo condusse fuori e gli disse…» Ci si chiede come può una visione farlo uscire dalla tenda, mentre appare difficile immaginare Dio con una mano sulla spalla che lo conduce fuori. Poi il Signore chiede ad Abramo un sacrificio con una vitella, una capra, un montone, una tortora ed una colomba, ma gli uccelli rapaci tentano di portarli via ed Abramo è costretto a scacciarli. Al tramonto egli è preso da un sonno profondo, ma «un terrore, una densa oscurità cadde su di lui, e il Signore disse ad Abramo…» dal che sembra possa arguirsi di nuovo una immaterialità. Ma ecco che succede qualcosa che rafforza la deduzione di fatti straordinari, perché Abramo aveva diviso a metà gli animali più grandi: «Quando il sole fu tramontato, si fece un gran buio e vide un fornello fumante e una fiamma di fuoco passare in mezzo alle parti di quegli animali». Naturalmente i commentatori biblici, quando non sanno cosa dire, sorvolano sull’argomento e stanno zitti. Nessuna spiegazione anche in una delle
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versioni della Bibbia protestante, dove è scritto: «Or, come il sole si fu coricato e venne la notte buia, ecco una fornace fumante ed una fiamma di fuoco passare in mezzo agli animali divisi». Se si riesce a pensare ad un robot alieno a stretto contatto col Signore una qualche spiegazione si riesce a ricavarla, non ci si è mai accorti di ciò?
Genesi 15, 1–18. Dio promette un figlio ad Abramo e fa alleanza con lui. «Dopo queste cose la parola del Signore fu rivolta ad Abramo, in visione, e gli disse: “Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo! La tua ricompensa sarà assai grande”. E Abramo pensava: “Signore Iddio, che cosa mi darai tu? Io me ne sto per morire senza prole e l’erede della mia casa sarà questo Eliezer di Damasco?” Quindi soggiunse: “Tu non m’hai dato figli; ed ecco che un mio servo sarà mio erede”. Ma il Signore gli rivolse la parola e gli disse: “No, non sarà lui il tuo erede, ma anzi, uno che uscirà dalle tue viscere, egli sarà il tuo erede!” Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda il cielo e conta le stelle, se ti riesce contarle!” E soggiunse: “Così sarà la tua progenie!” Egli credette al Signore e il Signore glielo ascrisse a giustizia. E gli disse ancora: “Io sono il Signore che ti ha fatto uscire da Ur dei Caldei, per darti questa terra, affinché tu la possegga”. E Abramo gli domandò: “Signore Iddio, in qual modo potrò conoscere che io la dovrò possedere?” Il Signore gli rispose: “Prendimi una vitella di tre anni, una capra di tre anni, un montone di tre anni, una tortora e una colomba”. Egli prese tutti questi animali, li divise nel mezzo e pose ciascuna metà di fronte all’altra. Non divise però gli uccelli. Or, venivano su quelle bestie morte degli uccelli rapaci e Abramo li scacciava. Quando il sole stava per tramontare, Abramo fu preso da un sonno profondo; ed ecco un terrore, una densa oscurità cadde su di lui. E il Signore disse ad Abramo: “Sappi fin d’ora che la tua progenie dimorerà come straniera in una terra non sua, in Egitto, ed ivi sarà come schiava, e verrà oppressa per 400 anni; ma io castigherò il popolo del quale sarà stata schiava: poi se ne partiranno con grandi ricchezze. E tu te ne andrai in pace ai tuoi padri, e sarai sepolto in buona vecchiaia. I tuoi discendenti torneranno qua alla quarta generazione, perché fino al presente l’iniquità degli Amorrei non ha raggiunto ancora il suo culmine”. Quando il sole fu tramontato, si fece gran buio, ed ecco un fornello fumante e una fiamma di fuoco passare in mezzo alle parti di quegli animali. In quel giorno il Signore stabilì un patto con Abramo, dicendo: “Io dò alla tua progenie questa terra, dal Torrente d’Egitto, fino al gran fiume, l’Eufrate”».
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E veniamo alla circoncisione. Dio ne aveva già parlato in precedenza, ma ora questa deve diventare un fatto normale, a testimonianza del patto tra lui e Abramo con in suoi discendenti. Ma perché Dio dovrebbe pretendere di tagliare il prepuzio dei maschi? Già i romani si facevano beffe degli ebrei per questa usanza. Ricordate la Satira IX di Orazio: «Vin tu oppedere curtis judaeis?» (Vuoi tu fare un’offesa agli ebrei circoncisi?). In effetti si fa un po’ fatica a capire perché Dio avrebbe dovuto esigere questo atto non certo indolore. Probabilmente non fu che la normalizzazione di un’usanza già largamente praticata; ma viene il dubbio invece che Dio non possa scendere ad un livello così basso da mischiarsi a dettare norme igieniche. E allora? E allora solo gli extraterrestri potevano avere interesse per controllare quelli che la Bibbia chiama “figli di Dio”, cioè quelli operati inizialmente da loro e che ormai si stavano allargando in maniera tale da non poter più essere tenuti d’occhio: perciò era necessario un marchio per sapere quali in realtà fossero.
Genesi 17, 9–14. La circoncisione. «Disse ancora Iddio ad Abramo: “Osserverai il mio patto, tu e i tuoi discendenti nel corso delle loro generazioni. E il patto che io fo tra me e voi, cioè i tuoi discendenti dopo di te, e che voi dovrete osservare, è questo: ogni maschio fra voi sia circonciso. Voi circonciderete la carne del vostro prepuzio, e questo sarà il segno del patto tra me e voi; e nel corso delle vostre generazioni voi circonciderete ogni maschio all’età di otto giorni, sia quello nato in casa, come quello comprato con denaro da qualsiasi forestiero, e che non sia della tua progenie. E sia circonciso pure quello nato in casa tua, come quello che tu abbia comprato con denaro; e il mio patto nella vostra carne sarà patto perpetuo. Il maschio non circonciso, che non avrà reciso la carne del suo prepuzio, sia reciso dal suo popolo: egli ha violato il mio patto”».
§ La distruzione di Sodoma e Gomorra è un avvenimento che porta molte prove alla tesi di questa libro: c’è infatti nella moderna scienza che studia la Bibbia una tendenza a ricercare fenomeni naturali per spiegare gli avvenimenti straordinari spesso ricorrenti nella narrazione. Ad esempio la divisione delle acque per attraversare il Mar Rosso operata da Mosè per fuggire dall’Egitto non sarebbe altro che l’ondata dello tsunami
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provocata dall’esplosione del vulcano nell’isola di Santorini (l’epoca coinciderebbe) che avrebbe travolto l’armata egiziana che si trovava in pianura, ma avrebbe risparmiato gli ebrei che si trovavano su un’altura. Dunque, analogamente, venne cercato un vulcano, anche spento, che avrebbe distrutto Sodoma e Gomorra, ma in quella zona non ce n’è traccia. Se il Vesuvio poté distruggere Pompei ed Ercolano, come si fa nella zona del Mar Morto a spiegare la distruzione di Sodoma e Gomorra? Nelle parole bibliche vedremo che ci sono tracce evidenti per risalire agli extraterrestri. Andiamo con ordine: il capitolo 18 recita: «Dio accompagnato da due angeli, appare ad Abramo». In realtà i versetti seguenti dicono esattamente: «Il Signore gli apparve poi presso il querceto di Mamrè, mentre egli sul caldo del giorno, era seduto davanti alla sua tenda. Alzati gli occhi, guardò ed ecco tre uomini, in piedi, gli stavano davanti. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, e disse…» Da questo si deduce che gli alieni hanno forme umane o possono assumerne l’aspetto, ma il testo dice chiaramente “tre uomini” il che stride enormemente col titolo che recita Dio accompagnato da due angeli. E qui i commentatori biblici sono costretti ad arrampicarsi sugli specchi e scrivono: «Il Fillon dice che uno era il Signore e due erano angeli, mentre altri sostengono che fossero tre angeli in sembianze umane. Sono un bel simbolo della Trinità» e con la Trinità si risolve tutto, ma in realtà non si spiega un bel niente, perché poi due dei tre se ne vanno a distruggere Sodoma e Gomorra ed onestamente se “uomini”, come avrebbero fatto?, se puri spiriti, idem. Ma la cosa più difficile da capire è che prima si dice che il Signore apparve ad Abramo, ma in realtà poi si trattava di “tre uomini”. E allora? Allora si fa meno fatica a riconoscerne uno come il capo degli extraterrestri e gli altri due come i suoi aiutanti, che poi s’incamminano per andare a compiere la loro missione. Certo è che Abramo si rivolge a loro tre ma ne chiama uno come “Signor mio”. Dal che si desume che uno fosse più uguale degli altri, come avrebbe detto Orwell. Genesi 18, 1–5. Dio, accompagnato da due angeli, appare ad Abramo. «Il Signore gli apparve poi presso il querceto di Mamrè, mentre egli sul caldo del giorno, era seduto davanti alla sua tenda. Alzati gli occhi, guardò ed ecco tre uomini, in piedi, gli stavano davanti. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, s’inchinò sino a terra, e disse: “Deh, Signor mio, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, non passare, ti prego, senza fermarti
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presso il tuo servitore. Permettete che vi faccia portare un po’ d’acqua; vi laverete i piedi, e vi riposerete all’ombra di quest’albero. Io vi porterò un boccone da mangiare; vi rifocillerete e poi proseguirete oltre: non per niente siete passati davanti alla tenda del vostro servo”. Ed essi risposero: “Fa pure come tu hai detto”».
§ I versetti seguenti pongono ancora in tutta evidenza la dicotomia già incontrata (e che rivedremo spesso) tra Dio e uomini: il titolo recita Dio predice la distruzione di Sodoma, ma poi nel testo si parla di uomini e che perciò fa di conseguenza venire il sospetto che fossero uomini speciali, tanto speciali da essere confusi con Dio stesso. Infatti è scritto: «Partirono poi quegli uomini di lì e s’incamminarono verso Sodoma» ed Abramo si unisce ad essi per salutarli meglio. Non saranno stati alieni? Perché, subito dopo, camminando, ad uno dei tre, nuovamente chiamato “Signore” viene in mente che non si può andare a distruggere Sodoma e Gomorra senza dir nulla al povero Abramo, perché sarebbe da lui derivato un popolo grande, e alla fine il brano si conclude di nuovo con: «Questi uomini dunque, partirono di là e presero la via di Sodoma». Allora: Signore, Dio, angeli, uomini o extraterrestri? Ma se fosse stato Dio, egli non avrebbe avuto bisogno di scendere sulla terra per controllare! Genesi 18, 16–22. Dio predice la distruzione di Sodoma. «Partirono poi quegli uomini di lì e s’incamminarono verso Sodoma. Abramo si accompagnò alquanto con loro per accomiatarli. Or, il Signore così andava dicendo fra sé: “Potrò io celare ad Abramo quello che sto per fare, dal momento che Abramo dovrà diventare un popolo grande e potente, e in lui saranno benedette tutte le genti della terra? L’ho scelto infatti, affinché ordini ai suoi figli e alla sua casa dopo di lui, di osservare la via del Signore e di agire con rettitudine e giustizia, perché il Signore compia in favore di Abramo quello che gli ha promesso”. Disse dunque il Signore: “Il clamore delle colpe che giunge a me da Sodoma e da Gomorra è grande, e il loro peccato molto grave. Sì io scenderò e vedrò se in realtà hanno fatto o no come il grido che è giunto fino a me: voglio costatarlo”. Quegli uomini dunque, partirono di là e presero la via di Sodoma».
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Abramo resta ancora davanti al Signore ed intercede per Sodoma: «Se ci fossero in città almeno cinquanta giusti, li faresti perire con gli altri?» E poi scende a quarantacinque e giù, giù sino a dieci, e il Signore, per amore di quei dieci promette che non avrebbe distrutto la città, e «finito che ebbe di parlare con Abramo, il Signore se ne partì e Abramo ritornò dai suoi». Questa frase è importante, perché da qui si capisce che i tre si dividono, uno se ne va non si sa bene dove, mentre gli altri due, che le parole esatte del testo ora indicano come “angeli” verso sera giungono a Sodoma. È probabile che il capo, definito “Signore”, se ne sia andato sull’astronave (capiremo tra breve perché), mentre gli altri due, prima chiamati uomini, e solamente ora “angeli”, siano arrivati in città per controllare de visu. Questo interscambio di termini fa venire il dubbio che fossero uomini speciali per questo si ritiene che gli extraterrestri assomiglino molto agli abitanti di questo pianeta, ma al contempo presentino caratteristiche tali che li fanno passare per angeli. Questo continuo interscambio di parole lo ritroveremo spesso in tempi e luoghi diversi. Da notare che da questo passo in poi nella “Bibbia per le famiglie” di buona tradizione cattolica, non è più riportato nulla, perché il testo si fa scottante, in quanto gli uomini della città, i Sodomiti appunto, vogliono conoscere i due “angeli” con la forza. Si può quindi dedurre che solo gli alieni dovevano andare a controllare di persona, mentre gli esseri soprannaturali che conosciamo nella nostra tradizione cristiana non avrebbero avuto bisogno di tutte queste storie (se fossero stati puri spiriti chi li avrebbe visti? E si sarebbero recati a Sodoma senza destare le voglie degli uomini di quella città).
Genesi 19, 1–11. Corruzione dei Sodomiti. «Intanto i due angeli giunsero a Sodoma sul far della sera, e Lot si trovava seduto alla porta della città. Appena li vide, si alzò, andò loro incontro e si prostrò sino a terra, dicendo: “Vi prego, signori miei, degnatevi di venire in casa del vostro servo, vi passerete la notte, vi laverete i piedi e domattina, appena alzati, continuerete il vostro cammino”. Ma essi risposero: “No, passeremo la notte sulla piazza”. Tuttavia egli fece loro tanta insistenza, che essi andarono da lui, passarono in casa ed egli fece loro un convito, cosse dei pani azzimi ed essi mangiarono. Ma prima ancora che si fossero coricati, gli uomini della città, i Sodomiti, circondarono la casa, giovani e vecchi, tutto il popolo accorse da ogni parte; chiamarono Lot e gli dissero: “Dove sono quegli uomini venuti da
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te questa notte? Mandaceli fuori, perché li vogliamo conoscere”. Lot si presentò loro sulla soglia e chiuse la porta dietro di sé. Poi disse: “Deh, fratelli miei, non vogliate commettere un male così grave! Ecco, io ho due figlie che non hanno conosciuto uomo: lasciate che io ve le conduca fuori, e ne farete quel che vorrete, ma a questi uomini non fate nulla, perché sono venuti all’ombra del mio tetto”. Quelli invece gli risposero: “Levati di mezzo!” E si dicevano: “Questo individuo è venuto qui come straniero e ora vuol farci da giudice: faremo a te peggio che a loro” e si spinsero con violenza contro di lui, Lot, e volevano abbattere la porta. Ma i due uomini stesero le mani, riportarono Lot con loro in casa, chiusero la porta e colpirono di accecamento la gente che stava alla porta di casa, dal più piccolo al più grande, sicché si affaticarono invano per ritrovare la porta”».
§ A questo punto è importante ricordare un detto ebraico: “Per ogni parola della Torah ci sono almeno settanta sensi, più uno” e perciò speriamo che ci sia spazio anche per questa interpretazione. Bisogna sapere che probabilmente il testo biblico fu steso in quasi mille anni, e perciò il linguaggio dovette subire notevoli variazioni. Anche in un periodo di tempo così lungo però i termini allora in uso non poterono dare un senso esatto a quello che volevano descrivere, che erano fatti soprannaturali, ed allora i redattori se la cavarono in questa maniera: nella pagina precedente i due che andarono a controllare quello che succedeva a Sodoma sono stati definiti come “angeli”, perché accecare gli assalitori non era da uomini normali (leggi: terrestri), mentre nel brano che segue, dove i due si comportano come noi, ecco di nuovo la definizione di “uomini”, e così con un colpo al cerchio ed uno alla botte se la cavarono, però spetta a noi, nel terzo millennio, riportare i fatti nelle giuste dimensioni. Vedremo poco più avanti che le parole “porta del cielo” e “potenza di Dio” saranno quasi sicuramente riferibili alle astronavi degli extraterrestri. Sia come sia, i due uomini ora cercano di convincere Lot che lui e la sua famiglia sono in grave pericolo, perché il “Signore” li ha mandati a distruggere la città. Sembra una bufala troppo grande per essere creduta!
Genesi 19, 12–14. «Poi quei due uomini dissero a Lot: “Chi c’è qui ancora dei tuoi? Fa uscire da questo luogo i tuoi generi, figli e figlie e chiunque dei tuoi si trovi in questa città, perché noi siamo qui per
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distruggere questo luogo: grande è il clamore dei peccati che da loro si è innalzato al Signore, e il Signore ci ha mandati a distruggerlo”. Lot allora uscì fuori, parlò ai suoi generi, che dovevano prendere le sue figlie e disse loro: “Alzatevi, partite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!” Ma parve ai suoi generi ch’egli scherzasse».
§ Sulla fine di Sodoma ci sono varie teorie. Una bomba atomica (ma chi l’avrebbe sganciata, se non i soliti alieni?), o un asteroide? (Una recente traduzione di una tavoletta sumera in caratteri cuneiformi parla addirittura di un asteroide che fu visto prima avvicinarsi alla terra, e poi precipitarvi nel IV millennio a.C.). Dai commentatori biblici – come sempre quando non ci sono spiegazioni – nessun aiuto. Qui però ci si attiene solo alle bibliche parole e poi si cerca di trovarne una corrispondenza plausibile. Il testo recita così: «Allora il Signore fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco». Intanto facciamo un primo ragionamento. Le parole dei due uomini–angeli–alieni: «Noi siamo qui per distruggere questo luogo» e perché una tavoletta cuneiforme dovrebbe avere più valore della Bibbia? Due testi scritti hanno lo stesso valore probatorio. Ricordiamoci che il “Signore” fu visto accomiatarsi da Abramo, ma poi non se ne fa più menzione. Molto probabilmente era il capo della missione punitiva degli extraterrestri e se ne andò sull’astronave e infatti i due uomini–angeli–alieni che restarono a Sodoma come fecero a salvarsi, se non ritornando a bordo? Se fossero rimasti nella città sarebbero periti assieme agli altri. Altro elemento importante di riflessione è la fine della moglie di Lot, che si voltò indietro e divenne una statua di sale (ma le parole esatte sono: «una colonna di sale»). Il tutto fa ritenere che non fu nulla di terrestre, ma solamente qualcosa di alieno, anche perché radiazioni atomiche non avrebbero risparmiato Lot e colpito solo la moglie. Un asteroide avrebbe distrutto tutto e tutti e amen. E poi Abramo, quando si alzò, vide che da tutta la regione si alzava: «Un fumo simile al fumo di una fornace». Una punizione mirata e limitata, insomma. Genesi 19, 15–29. Distruzione di Sodoma e liberazione di Lot. «Quando l’alba incominciò ad apparire, gli angeli sollecitarono Lot, dicendo: “Levati, porta via tua moglie e le tue due figlie, che si trovano qui, altrimenti perirai nel castigo della città”. E sic-
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come egli indugiava, allora quegli uomini presero per mano lui, la moglie e le figlie e lo fecero uscire e lo misero fuori della città, perché il Signore voleva salvarlo. Dopo averli fatti uscire fuori, uno degli Angeli gli disse: “Mettiti in salvo! Ne va la vita! Non guardare indietro e non fermarti in nessun luogo della pianura: salvati al monte, per non perire”. Ma Lot rispose loro: “Deh, no, Signor mio. Ecco il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi e tu hai mostrato grande bontà verso di me conservandomi in vita, ma io non potrò salvarmi al monte prima che il castigo mi raggiunga, e morrò. Guarda, ti prego, vi è qui vicino questa città, mi ci posso rifugiare, è poca cosa. Permetti che io mi salvi là; – non è forse piccola cosa? – ed avrò salva la vita”. Ed egli rispose: “Anche in questo io ti ho esaudito: non distruggerò la città di cui hai parlato. Presto, salvati là, perché io non potrò far nulla finché tu non ci sia arrivato”. Perciò quella città fu chiamata Segor. Il sole si levava sulla terra, quando Lot arrivò a Segor. Allora il Signore fece piovere sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore, dal cielo, e distrusse quella città e tutta la pianura, tutti gli abitanti della città e ogni germinazione del suolo. Or, la moglie di Lot si voltò indietro a guardare e diventò una colonna di sale. Abramo intanto si era alzato di buon mattino per andare sul luogo dove prima si era fermato davanti al Signore, e volgendo lo sguardo verso Sodoma e Gomorra e su tutta la regione di quella pianura, vide che dalla terra si alzava un fumo simile al fumo di una fornace. Ma quando Iddio distrusse le città della pianura si ricordò di Abramo e fece scampare Lot dallo sterminio, mentre distruggeva le città in cui Lot aveva abitato”».
§ Ci sarebbe da ricordare anche la storia di Abramo e Isacco suo figlio, quando Iddio decide di metterlo alla prova per vedere se fosse stato così ubbidiente da sacrificare suo figlio; anche qui prima il Signore gli parla direttamente e poi demanda tutto all’angelo che una prima volta gli dice: «Non mettere la mano addosso al fanciullo e non gli fare alcun male: ora conosco che tu temi Iddio, perché non mi hai negato il tuo figlio, il tuo unigenito» con un interscambio Signore–angelo, e poi questi gli parla una seconda volta dal cielo e gli dice: «Lo giuro per me stesso, afferma il Signore, che siccome hai fatto questo e non mi hai negato il tuo unico figlio, io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò tanto la tua progenie, che sarà come le stelle del cielo e la rena che è sul lido del mare e la tua stirpe possederà le città dei tuoi nemici» (Genesi 22, 12–13 e 15–16). C’è da un lato la profezia (che poi si è rivelata esatta), dall’altro un rompicapo perché non si capisce più bene se la volontà dell’uno o dell’altro può essere riferita ad un Dio così stravagante da pretendere che un padre sacrificasse il
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figlio per non dispiacergli. Qui sa tanto di volontà extraterrestre, così diversa dalla nostra e di difficile comprensione almeno per noi. Comunque, sia come sia, ad un certo punto anche Abramo rende lo spirito a Dio (a centosettantacinque anni), e la Bibbia si occupa di Isacco e dei suoi figli Esaù e Giacobbe. Per la tesi di questo libro è particolarmente interessante la visione che Giacobbe ebbe sulla strada per Haran. Nei vari testi biblici illustrati per i ragazzi questo episodio non manca mai: di solito si vede Giacobbe che dorme con la testa appoggiata ad un sasso, sogna e vede una scala cha sale sino al cielo, e, siccome questa deve pur terminare da qualche parte, di solito finisce in una nuvola nera. La scala è affollata di angeli (ovviamente con le ali) che salgono e scendono. Ma gli angeli che bisogno hanno di una scala? A che gli servono le ali? E una volta giunti in cima si decidono a spiccare il volo? Ma finché queste cose sono raffigurate per i bambini va bene, ma agli adulti non è mai venuto in mente che si tratta di un controsenso stratosferico (per restare in tema)? Al di sopra di tutto sta il Signore. Chiaramente Giacobbe, uomo della preistoria, ha visto di notte un’astronave e non ha creduto ai suoi occhi e pensa allora di aver sognato perché non erano gli angeli che salivano e scendevano, ma gli alieni, questo è poco ma sicuro: una visione reale, non ci sono altre possibilità. Quando l’UFO riparte, Giacobbe esclama: «Non è altro che la casa di Dio e la porta del cielo!» Cos’altro poteva pensare quel nostro lontano antenato preistorico? L’astronave viene identificata con la “casa di Dio” e ovviamente anche con la “porta del cielo”. Però questa frase ha fatto ritenere ad alcune sette religiose, che dicono di parlare e di avere frequenti contatti con gli extraterrestri, che per salire in “paradiso” sia necessario passare per le astronavi, dove nel frattempo dimorano Gesù Cristo (che è uno di loro), la Madonna e tutti i Santi. Amen.
Genesi 28, 10–19. La visione di Giacobbe a Bet–El. «Partì dunque Giacobbe da Bersabea, per andare in Haran, e giunto in una località, vi passò la notte, perché il sole era già tramontato: prese una delle pietre che erano lì, se la mise come capezzale, poi si coricò per dormire. E sognò: or, ecco, gli apparve una scala che, appoggiata sopra la terra, con la cima arrivava al cielo; e per essa, ecco, gli angeli di Dio che salivano e scendevano. Al di sopra invece stava il Signore, e gli disse: “Io sono il Signore Iddio di Abramo, tuo padre, e Iddio
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francesco guarnaschelli
d’Isacco! Io darò a te e alla tua progenie la terra dove tu riposi; e la tua progenie sarà come la polvere della terra; ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno, e in te e nella tua progenie saranno benedette tutte le nazioni della terra. Ed ecco, io sono con te; ti custodirò dovunque andrai, e ti ricondurrò in questa terra, poiché io non ti abbandonerò, finché non avrò compiuto quanto ti ho promesso”. Quando Giacobbe si fu svegliato dal sonno disse: “Certo il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo!” E, preso da timore, soggiunse: “Quanto è degno di venerazione questo luogo! Non è altro che la casa di Dio e la porta del cielo!” Levatosi Giacobbe la mattina di buon’ora, prese la pietra che gli era servita da capezzale e ne fece un cippo sacro a ricordo della visione, poi ci versò sopra dell’olio; e a quel luogo pose il nome di Bet–El, mentre prima quella città si chiamava Luz». N.B. Nel finale non si parla di sogno, ma di “visione”, che è tutt’altra cosa.
§ Il prossimo brano è uno dei più arcani di tutta la Bibbia, e infatti il titolo recita: Misteriosa lotta di Giacobbe con un angelo. Perché mai uno spirito dovrebbe mettersi a lottare, senza nessun motivo, senza provocazione, col povero Giacobbe? Qualcuno dovrebbe spiegare come avrebbe fatto uno spirito a mettersi contro la materia e menare botte da orbi. Ma il brano è interessante perché si trova un’altra volta l’interscambio Dio–angelo–uomo: prima Giacobbe racconta di aver lottato con un uomo sino all’alba, poi con un angelo, poi con Dio stesso, che crede di aver visto faccia a faccia. Una bella confusione! Mettiamoci d’accordo, perché in poche parole sembra di aver incontrato, se non la Trinità in persona, almeno una triade. E Giacobbe non lotta contro tre! Allora, quale spiegazione diventa plausibile? Probabilmente non si tratta né di un uomo, né di un angelo, né, tanto meno, di Dio, ma semplicemente di un extraterrestre, che ha voglia di misurarsi con una delle sue creature (ricordate il figli di Dio e i figli della terra?). Perché mai un angelo avrebbe dovuto combattere col povero Giacobbe? E sinceramente ci vuole un bello sforzo immaginativo per vedere un Dio–lottatore, che per giunta gli dà un sacco di botte. Si fa molto più fatica nel vedere puri spiriti trasformati in lottatori e che menano anche colpi bassi, che immaginare nel ruolo di picchiatore un extraterrestre. Se si ha un alto concetto di Dio di certo non lo si può abbassare al ruolo di lottatore.
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la bibbia decriptata
Con questa teoria i conti tornano perfettamente: questi intermediari, gli alieni, se non fosse probabile che esistano veramente, era necessario crearli per interpretare il testo sacro in maniera logica, e se non logica, per lo meno passabile. Come nel brano precedente una visione non è un sogno, anche qui è la realtà che si fa strada. Ma andiamo a leggere con attenzione questi versetti poco conosciuti, ma molto, molto probanti la teoria qui esposta.
Genesi 32, 23–33. Misteriosa lotta di Giacobbe con un angelo. «Durante la notte poi egli si alzò, prese le sue due mogli e le sue serve e gli undici figli e passò il guado del torrente Jaboc. Dopo averli presi e fatto loro attraversare l’acqua, fece pure passare quanto aveva con sé. Giacobbe rimase solo: Ora, un uomo lottò con lui sino allo spuntare dell’alba. E vedendo che non poteva vincere Giacobbe, lo colpì nella giuntura della coscia, sicché la giuntura dell’anca di Giacobbe si slogò nel lottare con lui. Allora quell’angelo gli disse: “Lasciami andare che spunta l’aurora”. Ma Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, finché tu non mi avrai benedetto”. L’altro gli domandò: “Come ti chiami?”. Rispose: “Giacobbe”. Ed egli: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché sei stato forte contro Dio e con gli uomini ed hai vinto”. Giacobbe gli chiese: “Dimmi, ti prego, il tuo nome”. Ma quello rispose: “Perché vuoi sapere come mi chiamo? “E lì stesso lo benedì. Giacobbe pose nome a quel luogo Fanuel, “perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia ed ho avuto salva la vita”. Il sole spuntava, quando ebbe oltrepassato Fanuel, ed egli zoppicava a causa dell’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo della giuntura dell’anca, perché quell’Angelo toccò l’articolazione della coscia di Giacobbe sul punto del nervo sciatico”».
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