La grande Roma di Liedholm (Luciano Tessari - Minerva Edizioni)

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Francesco Goccia (Roma, classe 1975) è radiocronista e telecronista, conduce da più di quindici anni programmi radiofonici e televisivi inerenti la sua più grande passione e il suo più grande amore, l’A.S. Roma. Nell’estate del 2010, in occasione dei campionati del mondo in Sudafrica ha fatto parte del programma televisivo Mondial Gol, su Gold Tv. Direttore de “Il Giornale di Roma Sport”, è autore del libro Giacomo Losi “Core de Roma” (Minerva Edizioni, 2013) e “Roma da Champions” (Minerva Edizioni, 2014). Carlotta Boni (Roma, classe 1991) è diplomata in liceo classico e negli ultimi anni ha collaborato con diverse testate radiofoniche, commentando le gesta dell’A.S. Roma. Ha scritto per diverse testate giornalistiche tra cui “Fuoricampo”, settimanale presente tutte le domeniche allo Stadio Olimpico. Da oltre un anno è responsabile de “Il Giornale di Roma Sport” ed è conduttrice del programma televisivo Golderby in onda su Gold Tv.

Fernando Fabbri Nils Liedholm Luciano Tessari Gaetano Colucci Ernesto Alicicco Boldorini - Rossi Molinari

Tancredi

Nela

Di Bartolomei Vierchowod Maldera

Prohaska

Ancelotti

Pruzzo

Iorio

Superchi

Falcao

Nappi

Faccini Righetti

LUCIANO TESSARI

15 maggio 1983 Trentesima giornata Torino Serie A Olimpico 16.00 Bianciardi di Siena

LUCIANO TESSARI

LA GRANDE

LA GRANDE ROMA DI LIEDHOLM

Luciano Tessari (Verona, classe 1928), lasciato il calcio giocato come portiere di Verona, Milan e Roma, allenò le giovanili del Milan e della Roma; nel 1971, guidò fino a fine campionato la prima squadra della Roma che aveva da poco esonerato Helenio Herrera, debuttando con un 5-0 contro il Catania. Sempre nella Roma, fu vice di Liedholm: conquistò così il secondo scudetto dei giallorossi 1982-1983 e tre Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984).

ROMA DI LIEDHOLM raccontata dai protagonisti

dello scudetto '82-'83

“La Grande Roma di Liedholm” non è un li-

bro, ma un viaggio nel tempo e nelle emozio-

ni: dal titolo italiano alle tre Coppa Italia, fino alle notti di Coppa dei Campioni e all’amore

sconfinato dei romanisti per la meravigliosa

creatura del presidente Viola e del maestro svedese.

Un’opera unica, il racconto di una squadra

memorabile in un calcio d’altri tempi; un gruppo di giocatori che ha scritto forse le pagine più belle della gloriosa storia giallorossa.

Per la prima volta – è questa la grande novità –, quella fantastica squadra si racconta, “diretta” da Luciano Tessari (allenatore in

seconda di Liedholm) nelle interviste raccolte

da Francesco Goccia e Carlotta Boni. Ogni

giocatore – da Falcao a Conti, da Tancredi

al bomber Pruzzo, passando per Ancelotti

A C U RA DI

e Nela, - svela i propri aneddoti, disegnando

F RA NC ES CO G O C C I A C A RL O T T A B O NI

ramanzie, della città di Roma, delle vittorie in

un quadro unico del “Barone” e delle sue scaCoppa Italia e dello lo Scudetto, fino alle notti in Coppa dei Campioni e tanto altro.

Conti

Valigi

Chierico

MINERVA

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Luciano Tessari

la grande

roma di liedholm raccontata dai protagonisti

dello scudetto '82-'83

a c u ra di

F ra nc es co G o c c i a C a rl ott a B o n i

Minerva


INDICE



Prefazione

di Lando Fiorini

Forza Roma, Forza Lupi Per me, Roma e la Roma, sono come madre, moglie e amante. Ricordo benissimo e con piacere la fantastica squadra di Nils Liedholm. Il mister, è venuto al Puff una sera in cui avevamo organizzato una festa e io ho avuto l’onore di consegnargli il “cuore d’oro” perché lui a parte l’aspetto tecnico del grande allenatore era anche e soprattutto un grande uomo. Parlava con tutti e di tutto, ricordo che a volte lo andavo a prendere all’angolo di via Ripetta dove abitava e ci facevamo delle lunghe chiacchierate, che potevano riguardare il calcio, il suo vino ma anche semplicemente fatti quotidiani. Per noi tifosi è sempre stato un uomo straordinario e a lui dobbiamo tanti successi. Quando poi vedeva che non si poteva vincere il suo motto era di non perdere e infatti nell’anno dello Scudetto ci sono state tante vittorie, soprattutto in casa ma anche tanti pareggi in trasferta. Aveva un grande carisma e riusciva ad ottenere il massimo da tutti i giocatori, anche da quelli tecnicamente meno dotati che però lui faceva sentire sempre importanti. In quegli anni, ho anche scritto Forza Roma, Forza Lupi; più che una canzone, a me piace definirla una marcetta fatta con il cuore. Non è nulla di speciale, è nata per caso e senza alcuna finalità se non quella di dedicare qualche strofa alla mia amata squadra del cuore. È stata fatta in un momento di grande euforia, Ennio Morricone dice che è come “Er pane casereccio” e a me questa denominazione piace molto. L’inno vero secondo me è quello di Antonello Venditti perché è studiato, è bello, invece il mio è fatto a getto. Il giorno dello Scudetto nella partita contro il Torino, mi sono emozionato a sentirla dagli altoparlanti, è stato un momento commovente, mi ha fatto un grande effetto. Ero in tribuna autorità insieme ad Aldo Pasquali e ad un gruppo di amici tra cui anche Franco Sensi e parlavamo di come era nata l’idea di questa canzone, semplice e popolare. Ricordo come fosse oggi, anche la festa Scudetto che abbiamo fatto al Puff, con la gente che veniva a divertirsi, senza invito e senza proclami. Abbiamo fatto le 5


Luciano Tessari

Lando Fiorini 6


La grande roma di Liedholm

due di notte, ci siamo ubriacati, abbiamo cantato, chi voleva venire, entrava ed era ben accetto. Questo è stato sempre il mio motto anche nel lavoro, non ho mai imposto a nessuno di venirmi a vedere, ho sempre detto io ci sono se volete venire siete i benvenuti. E quella sera eravamo veramente in tanti ma sempre nella semplicità di una serata improvvisata e mai organizzata. Purtroppo poi, come le cose belle, ci sono anche quelle brutte, quelle tristi ma che ricordi sempre perché segnano comunque la tua vita. E quella finale con il Liverpool rimarrà per sempre scritta nei cuori e nella testa di tutti noi romanisti. Quello che mi è rimasto tanto impresso è stata l’emozione di essere arrivati a giocare la finale della Coppa dei Campioni in casa, nella nostra città. Ricordo che all’uscita dallo Stadio mi sono fermato vicino ad un albero e mi sono appoggiato a piangere, ad un certo punto mi sono sentito una mano sulla spalla e quando mi sono girato ho visto che era Gigi Proietti che mi ha detto – dai Lando lascia stare ci sono cose peggiori nella vita – però mentre provava a farmi coraggio anche lui aveva i lacrimoni agli occhi. È stata una serata che sembrava scritta, preparata, giocavamo la finale in casa ed eravamo arrivati in fondo dopo aver eliminato le migliori squadre, avevamo recuperato la semifinale contro gli scozzesi del Dundee, a Roma c’era la regola del “Non passa lo Straniero...” Sembrava praticamente segnata la nostra vittoria e invece poi nell’arco di 180’ è cambiato tutto. Giocatori che durante la partita si sono sentiti male, Falcao che non se l’è sentita di calciare il rigore e sinceramente non me la sento neanche di criticarlo più di tanto. Conti e Graziani due dei nostri migliori giocatori, due campioni del mondo che hanno sbagliato tirando alto. Tancredi che era un portiere molto bravo a parare i rigori e che ci aveva già aiutato a vincere due coppe Italia che quella sera non è riuscito a pararne neanche uno. Purtroppo era destino che quella notte invece che terminare con una splendida festa dovesse finire con un assordante silenzio. Silenzio che si è tramutato in applauso e festa, pochi giorni dopo con la conquista della Coppa Italia, perché quella splendida squadra non poteva che finire il suo ciclo con una meritata vittoria che ancora una volta ci ha fatto urlare «Forza Roma, Forza Lupi!!!»

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Luciano Tessari

AS ROMA 1982-’83

AS ROMA 1983-’84 8


Come nasce la roma vincente

Costruire una squadra vincente non era semplice perché in quegli anni non c’erano molte possibilità economiche, non avevamo alle spalle imperi per poter spendere cifre folli e allora abbiamo iniziato a guardarci intorno sui giocatori che avevamo avuto con noi in passato e su qualche ragazzo più esperto che poteva essere utile al nostro gioco. Secondo molti a famosa zona di Liedholm è nata con la Roma, in realtà questo modo innovativo di stare in campo lo avevamo già attuato l’anno precedente nel Milan ma nessuno tra gli addetti ai lavori se ne era accorto. Nella stagione 1979/1980 abbiamo iniziato la costruzione della squadra inserendo nel nostro scacchiere tattico, un giovane di belle speranze proveniente dal Parma che all’epoca disputava il campionato di serie C. Il suo nome era Carlo Ancelotti, lo avevo visto giocare in una partita a Casale Monferrato e ne ero rimasto subito ammaliato. Giocava da centravanti arretrato, era un centrocampista offensivo. A dire il vero, io feci la relazione su di lui l’anno prima, quando eravamo al Milan per prenderlo ma l’allora dirigente sportivo non portò avanti Carlo Ancelotti con Nils Liedholm 9


Luciano Tessari

la trattativa perché secondo lui aveva le gambe grosse, un fisico non eccelso e quindi non poteva essere utile alla nostra squadra. Sottovalutando però il fatto che in C si allenava due o tre volte la settimana, mentre con noi avrebbe lavorato molto più duramente e avrebbe quindi migliorato le sue condizioni fisiche e atletiche. Al contrario, appena lo chiedemmo insieme al mister ai dirigenti della Roma lo acquistarono subito e ci misero a disposizione uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio. Poi, riportammo a casa Bruno Conti che all’epoca era andato in prestito al Genoa. Bruno, lo avevo avuto con me nelle giovanili della Roma e lo segnalai immediatamente a Liedholm perché sin da ragazzo si vedeva che aveva delle qualità sopra la norma. Il rapporto chiaro, schietto, che avevo col mister fu decisivo perché lui sapeva come lavoravo e si fidava ciecamente delle mie indicazioni. Altro acquisto importante si rivelò Turone, un difensore molto forte, di grande temperamento e carattere, un mastino d’area che non andava per il sottile, se c’era da buttare la palla in tribuna lo faceva, se bisognava uscire palla al piede anche, insomma era un ragazzo su cui poter puntare, perché il suo lo dava sempre. A completamento della rosa, prendemmo dalla Juventus, Romeo Benetti, che era un mediano esperto e Amenta. Alla fine della stagione arrivammo settimi in campionato e conquistammo subito la Coppa Italia, un traguardo già importante per una società che stava nascendo.

Bruno Conti con Nils Liedholm 10


La grande roma di Liedholm

Nella stagione 1980/1981, abbiamo continuato a migliorare la nostra squadra, inserendo quei tasselli giusti che secondo noi potevano essere utili al raggiungimento del nostro modo di giocare. Sono arrivati i giovani Birigozzi, Bonetti e Sorbi che tra l’altro secondo me è stato sempre sottovalutato perché dal mio punto di vista era un centrocampista di grande qualità. Spesso lo criticavano, ma forse l’unico suo vero neo era quello di non avere un nome roboante, magari se fosse stato straniero lo avrebbero apprezzato molto di più. Poi abbiamo preso Romano, un ragazzo d’esperienza, un difensore forte fisicamente che ha fatto anche ottime partite e Superchi. Per finire un brasiliano, un tale Paolo Roberto Falcao, classe 1953 che devo dire nella nostra squadra ha fatto abbastanza bene. Scherzi a parte, Falcao è stato l’uomo che ci ha permesso di costruire una squadra vincente, che ci ha fatto fare quel salto di qualità a livello tecnico ma anche e soprattutto caratteriale. Durante l’estate non era l’unico giocatore straniero che stavamo seguendo, era vero che nella lista di nomi c’era anche quello di Zico, il giocatore che tanti tifosi sognavano di veder vestire la maglia giallorossa. Però nel suo ruolo noi avevamo già Bruno Conti, un centravanti come Pruzzo e quindi, stavamo cercando un altro tipo di giocatore. Per noi, l’ideale, era Falcao, lo consideravamo il calciatore giusto per un centrocampo che da lì a breve avrebbe dovuto far lievitare il nostro valore. Aveva quelle caratteristiche che nella costruzione

Incontro tra Paolo Roberto Falcao, Dino Viola e Nils Liedholm 11


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di una squadra vincente ci mancavano. Lui era il faro, la mente. In campionato, migliorammo decisamente la nostra posizione, arrivando secondi dietro la Juventus, con il neo, la macchia indelebile del gol regolare, annullato ingiustamente a Turone nella partita proprio contro i bianconeri. Per il secondo anno consecutivo, vincemmo però la Coppa Italia, sempre contro il Torino e sempre ai calci di rigore. Nella stagione 1981-1982, portammo a Roma Sebino Nela, uno degli artefici principali del nostro gruppo. Un ragazzo eccezionale che ha reso anche di più di quanto paradossalmente ci aspettavamo. Con lui siamo riusciti a coprire la fascia sinistra e abbiamo alzato ancora notevolmente il valore della nostra squadra. Negli anni successivi, Sebino si è adattato a fare il terzino con l’altro piede e questo non è un aspetto da sottovalutare. Poi è arrivato Odoacre Chierico, un’ala molto estrosa, bravo sia tecnicamente che qualitativamente e Perrone che era un difensore che aveva giocato anche nella Lazio; poi Marangon un ragazzo veneto, un difensore di buona qualità e Faccini, un centravanti di Verona. Il campionato 1982-1983 è quello in cui abbiamo chiuso il cerchio di una squadra che rimarrà per sempre nella storia. Ci mancava un esterno di corsa e qua-

Sebino Nela 12


La grande roma di Liedholm

lità, un giocatore esperto e abbiamo fatto venire dal Milan un grande campione come Aldo Maldera. Poi ci mancava un centrale difensivo, forte fisicamente ma rapido, veloce, uno che ci poteva permettere di far giocare Agostino Di Bartolomei da centrale. E dalla Sampdoria abbiamo preso in prestito Pietro Vierchowod che secondo me è stato tra i più determinanti nella nostra fantastica cavalcata verso lo Scudetto, così come lo è stato Herbert Prohaska. Un ragazzo straordinario, un centrocampista che è stato sottovalutato, perché era sempre nel vivo dell’azione, recuperava palloni, correva, si proponeva per ricevere il passaggio, per impostare, e lo faceva per tutti e novanta i minuti. Poi abbiamo preso, Nappi che era un difensore, Iorio una punta rapida nei movimenti e con buone doti sotto porta, Valigi che era un ragazzo molto bravo e Biagini che era un portiere. Nell’ultima stagione 1983-1984, avendo vinto il Campionato, dovevamo rinforzarci per un’avventura europea che avrebbe visto il suo epilogo nella finale della Coppa dei Campioni a Roma. Al posto di Herbert Prohaska è arrivato Toninho Cerezo, un calciatore straordinario e un uomo unico.

Luciano Tessari con Pietro Vierchowod 13


Luciano Tessari

In attacco, abbiamo affiancato ai nostri giocatori, anche il campione del mondo Ciccio Graziani, prelevato dal Torino per dare maggiore pericolosità nel reparto avanzato. Poi Mimmo Oddi un difensore molto solido, molto forte e poi Strukelj un altro buon giocatore, un centrocampista che ha giocato poco ma che aveva buona fantasia e Astutillo Malgioglio un portiere al posto di Superchi che aveva dato l’addio al calcio in occasione dell’ultima partita l’anno precedente, quella della festa Scudetto all’Olimpico contro il Torino.

Toninho Cereso al suo arrivo a Roma incontra il presidente Dino Viola 14


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