LA MENTE LATENTE di Michele Cassetta

Page 1


INDICE

Inquadra il QR e ascolta le musiche di Gianluca Petrella durante la lettura


20

LA MENTE LATENTE

28

30 ARTEMISIA

34 henriette

42

44 HELLEN E WILLIAM

48 angelo e alfredo

62 ROGER

66 KITTY

70

72 FRANK

76 ROBERT

80

82 HENRY

86 FRIDA

102

104 HENRY

108 SOLOMON

112

114 DANIELE E TOM

I TEMPI LE RELAZIONI 60 LE CONVINZIONI IL CORPO LA CREATIVITÀ LA MEMORIA L’ISTINTO

130

L’IMMAGINAZIONE

144

I SOGNI

162

LA CONCLUSIONE

38 trio lescano

52 HARRY E SNOWMAN

56 TAHAR

90 BILLIE

94 JACO

118 KARL

122 ROSA

126 AMELIA

132 PHINEAS

136 MARIa

140 IGNÀc

146 ALESSANDRO

150 WILMA

154 DORANDO

158 TOM

98 CHET


Foto di Giulia Cassetta


LAMENTE LATE NTE


22

Dalle migliaia di scelte che facciamo ogni giorno dipende la no­ stra vita e quella delle persone che sono intorno a noi. Quasi sempre decidiamo in modo inconsapevole, seguendo program­mi di comportamento automatici e abituali che sono presenti nella mente e dei quali non conosciamo l’esistenza, né sappiamo come, quando e perché si sono formati. Siamo guidati da convinzioni personali su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci circonda che non siamo abituati a mettere in discussione, perché se ogni volta dovessimo pensare a cosa fare non faremmo più niente. Le abitudini e le convinzioni possono rappresentare un’oppor­ tunità per superare i nostri limiti o possono fornirci una visio­ ne distorta della realtà. Così ogni giorno ci troviamo di fronte a migliaia di futuri possibili e una parola, un gesto o un’azione possono far prendere all’esistenza una strada oppure un’altra. Però la vita è influenzata anche dai luoghi e dai tempi nei quali la viviamo, dal corpo che ci viene dato dal destino, dalla memo­ ria che crea l’identità, dalle relazioni con gli altri esseri viventi e dal caso che domina su tutto questo. La mente non è tangibi­ le, non si può toccare né vedere, ma è solo l’attività prodotta da un organo gelatinoso che si trova dentro la testa e dal quale di­ pende il nostro destino e la stessa evoluzione della specie uma­ na. Forse intimiditi dal cervello, per molto tempo ci siamo tenu­ ti lontani da lui e lo abbiamo abbandonato nello spazio chiuso e buio dal quale comunque governa in silenzio l’esistenza. Oggi invece tutti ce ne occupiamo e vogliamo capire come funziona e cosa ci può dare più di quello che ci ha già dato. Anzi, non ve­


23

diamo l’ora di collegarlo alle macchine che lui stesso ha creato, per farci diventare superuomini in grado di ambire all’immor­ talità. Gli chiediamo di studiare se stesso e di svelarci i misteri che lo avvolgono da sempre. La mente guida ogni nostra scelta e la sua è un’attività sempre presente, ma nascosta e latente. Tutto viene dal cervello: le scel­ te, le emozioni, i sogni, il respiro, il battito del cuore, la creatività, la memoria, l’oblio, le abitudini, le convinzioni, l’immaginazio­ ne, i progetti sul futuro, l’etica, la morale, la personalità, l’istin­ to e la ragione. È lui che ci ha mandato sulla luna. Il cervello ha iniziato a svilupparsi qualche milione di anni fa e lo sta ancora facendo. I suoi circa cento miliardi di neuroni formano miglia­ ia di miliardi di connessioni che determinano la nostra identi­ tà e creano il mondo nel quale viviamo. I neuroni sono come le persone: si cercano, si scelgono e stabiliscono tra loro legami che fanno stare insieme. Il cervello può essere considerato come un muscolo: più lo usia­ mo e più si modifica fisicamente, aumenta connessioni e fa scorta per il futuro. Riceve centinaia di migliaia di informazioni al se­ condo, ma noi possiamo concentrarci solo su pochissime di que­ ste e quindi lui, senza chiederci nulla né farcelo sapere, cancella autonomamente tutto ciò che non ritiene utile e ci fa prende­ re molte decisioni nella nostra più completa inconsapevolezza. Analizza in modo automatico tutto ciò che accade e, sulla base delle esperienze di vita precedenti, generalizza e decide le prio­ rità alle quali prestare attenzione.


Foto di Giulia Cassetta



26

Se vi chiedessi in questo momento di passare la lingua sulla su­ perficie esterna dei denti vi accorgereste della loro presenza, ma lingua e denti, c’erano anche prima, solo che comunicavano al cervello che andava tutto bene e voi cancellavate questo mes­ saggio non preoccupandovi di loro. Pensate al livello di concen­ trazione mentre impariamo ad andare in bicicletta: controllia­ mo l’equilibrio, la velocità, la frenata. Poi, una volta che abbiamo imparato, tutte queste cose diventano automatiche, le cancellia­ mo e non ci pensiamo più. Qualunque bicicletta guidiamo sap­ piamo come fare perché generalizziamo l’espe­rienza e nel frat­ tempo riusciamo a pensare ad altre cose. È proprio grazie a questi meccanismi di generalizzazione e can­ cellazione che il cervello ci permette di arrivare a capo di situa­ zioni sulle quali non possiamo sempre ragionare perché altri­ menti non riusciremmo più a vivere. Ma questa sua attività ci espone anche al rischio di distorcere la realtà a causa di valuta­ zioni troppo sommarie e imprecise. Il cervello si è sviluppato con l’unico scopo di provvedere alla sua e alla nostra sopravvivenza e lo fa egregiamente, metten­ doci in guardia da qualunque situazione che potrebbe rappre­ sentare un pericolo. Fissando nella memoria circostanze dalle quali in futuro faremo meglio a stare lontani e trasferendo ge­ neticamente queste informazioni ad altri umani. Se un bambi­ no di pochi giorni ne sente un’altro piangere, percepisce già il


27

disagio e piange anche lui, al di là della consapevolezza di cosa stia succedendo. Se un cane ci ringhia aggressivo mostrando i denti, o vediamo in un bosco un ramo che sembra un serpente arrotolato, ci prepariamo al combattimento o alla fuga in ma­ niera istintiva, anche se non siamo mai stati morsi da un cane o da un serpente. Imprimiamo nella nostra memoria informazio­ ni utili alla sopravvivenza e le tramandiamo nel corredo geneti­ co di chi viene dopo di noi per permettergli di evitare i pericoli che potrebbero mettere a rischio la sua vita e quella dell’intera specie. In un certo senso, per i cervelli, ogni essere umano è un patrimonio unico da proteggere a tutti i costi ed esiste una sor­ ta di grande cervello sociale che accomuna tutti noi a cui attin­ giamo continuamente in modo inconsapevole. Milioni di anni fa l’importante era sopravvivere, alimentarci, di­ fenderci e riprodurci. Non c’era bisogno di rischiare futuri im­ probabili se si era riusciti con quello stile di vita a vedere ogni giorno il domani. Per la maggior parte dei cervelli cambiare è difficile perché quello che non si conosce potrebbe essere peri­ coloso. Ma una minoranza di loro è attratta dai cambiamenti ed è disposta ad accettare rischi e pericoli per sperimentare e sco­ prire nuove strade, offrendo possibilità ai propri simili. Siamo tutti unici, irripetibili e diversi e la storia della nostra evo­ luzione si è sempre giocata su un meraviglioso equilibrio tra istinto e ragione, tra prudenza e audacia.


i tempi


Se fossi composto dalle stesse migliaia di miliardi di cellule che formano il mio corpo e il mio cervello, ma fossi nato qualche se­ colo fa dall’altra parte del mondo, penserei in modo diverso, fa­ rei cose diverse e avrei una diversa identità. Non c’è quasi nulla che abbia valore assoluto e i giudizi, i valori etici e morali sono sempre condizionati da luoghi e tempi nei quali ci troviamo a vivere la vita. Ogni avvenimento va analizzato anche dal pun­ to di vista evoluzionistico e considerando il funzionamento del nostro cervello, che ha una storia di milioni di anni. I cambia­ menti che la società ci impone sono molto più veloci della sua capacità di adattarsi a loro e spesso dimentichiamo che c’è da fare i conti con i programmi di comportamento che sono scritti nel codice genetico e hanno come scopo finale la sopravviven­ za della specie. Alcuni diritti degli esseri umani oggi sono fortunatamente ac­ quisiti, ma soltanto una decina di generazioni fa erano consi­ derati irraggiungibili e anche oggi non sono garantiti in tutto pianeta. Ci vuole impegno per migliorarci e spesso bisogna con­ cederci il tempo necessario affinché nuovi modi di vivere entri­ no stabilmente nella nostra testa.


ARTEMISIA GENTILESCHI



32

italia

A dodici anni Artemisia perde la madre e le tocca occuparsi dei fratelli più piccoli, ma ama la pittura e non desidera altro che trasferire sulla tela sogni e visioni. Il padre Orazio è un famoso pittore e vede in lei talento e passione che meritano di essere alimentati e sostenuti. Inizia a insegnarle in casa, per limitare i contatti esterni con un mondo maschile, non sicuro per una donna che desidera fare la pittrice. Ma già nel Seicento i pericoli maggiori le donne li corrono pro­ prio tra le mura che dovrebbero proteggerle e così un tale Ago­ stino, detto lo Smargiasso, pittore scelto per guidarla, abusa ses­ sualmente di Artemisia. Umiliata e tradita anche nella promessa di un matrimonio riparatore, lei esce allo scoperto e lo denuncia per stupro. Ne segue un processo durato circa sette mesi, du­ rante i quali viene interrogata sotto tortura, come se fosse lei la colpevole. Le dita delle sue mani vengono strette fino quasi a fratturarsi e la possibilità di non poter prendere più un pennello in mano è concreta. La sete di verità però è molto più forte del dolore e della paura di un sogno spezzato, così Artemisia non si scoraggia, non si spaventa, né le importa delle voci vigliacche che la fanno passare come una che va con tutti, compreso suo padre. In ognuno dei numerosi interrogatori sostiene con forza di aver subito violenza e cerca una giustizia che non è affatto scontata in situazioni simili. Anzi, molti non capiscono cosa ci sia da intestardirsi per una cosa tanto comune. Artemisia Gentileschi è almeno quattro secoli avanti e, smasche­ rando i falsi testimoni che cercano di infangare la sua reputa­


33

I TEMPI

zione, alla fine ottiene giustizia: Agostino viene condannato a lasciare la città. È lei però ad andare via, perché le conoscenze e le protezioni dello Smargiasso sono importanti e gli permettono di non rispettare la sentenza. Sposa Pierantonio, che le fa riac­ quistare una minima parte di tutto l’onore perso, e finalmente incomincia la vera vita di artista, girando molte città italiane ed europee. I suoi quadri diventano bellissimi e intensi, come po­ che volte si sono visti dipinti da mano femminile, molti di loro raffigurano donne che lottano e vincono contro uomini preva­ ricatori. La violenza subita le rovina la vita ma la rende forte e sicura del suo talento, tanto da farle dire a un compratore: «Mo­ strerò alla vostra illustre signoria ciò che una donna può fare. Le opere parleranno da sole». Passano comunque molti anni prima che il mondo dell’arte si accorga di lei e qualche critico affermi che è «L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, colore, impasto e simili essenzialità». Le scelte che facciamo e le persone che incontriamo determi­ nano il corso della nostra vita, ma sono soprattutto i tempi e i luoghi nei quali ci troviamo a viverla che fanno la differenza. Non è affatto scontato che il rispetto per gli esseri umani sia universale e condiviso. Per ottenerlo certe volte ci vogliono se­ coli e talvolta non ci si arriva mai. L’importante è che ognuno faccia la sua piccola parte, nei luoghi e nei tempi concessi alla propria esistenza.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.