A Giancarlo Cassoli e Dante Pagani “righini� di ieri, oggi e domani
Liceo Scientifico
Augusto Righi Novant’anni dI storia Luca Ciancabilla per l’Associazione Ex Alunni del Righi a cura di
Minerva Edizioni
Liceo Scientifico Augusto Righi Novant’anni dI storia a cura di
Luca Ciancabilla Ex Alunni del Righi
per l’Associazione
Ringraziamenti: Si ringrazia Roberto Sgarzi per aver ideato questo progetto ed averlo sostenuto con infaticabile passione e mai domo entusiasmo. Si ringrazia il Consiglio direttivo dell’Associazione Ex Alunni del Righi e in particolare gli ex “righini” Nerio Bentivogli, Gianfranco Carboni, Franco Bergamaschi, Guido De Murtas, Sandro Ansaloni, Renzo Tavoni, Tomaso Freddi, Alberto Greco, Carla Vettori, Francesco Zorzi, Mauro Taroni, Domenico Mele, Mauro Caprara, Alberto Manservigi, Andrea Magoni, Renato Uguccioni, Eraldo Amadesi, Mariano Tarozzi e i mai dimenticati Giancarlo Cassoli e Dante Pagani. Si ringraziano i giovani “righini” che hanno contribuito alla realizzazione di questo volume: Baranzoni Martina, Barilli Francesco, Bartolini Maria Giulia, Bina Beatrice, Boatto Viviana, Boldrini Leonardo, Bondi Tommaso Leone, Bonfiglioli Giulia, Buldini Alessandro, Campi Andrea, Casali Alice, Conversano Daniele, Corelli Giacomo, Cotoni Manuel, De Girolami Anna, Esposito Irene, Evangelisti Elena, Fasullo Luca, Frabetti Andrea, Franco Simone, Fusco Alessandro, Girotti Valeria, Guerrini Pietro, Guizzardi Anna, Lanza Daniele, Lazzarini Alberto, Luppi Laura, Mariani Margherita, Martini Chiara, Martoni Massimiliano, Mazzetti Ilaria, Monaco D’Arianello Antonio, Nicotra Francesco, Offidani Piero, Ottolini Alissa, Panzavolta Francesco, Parrilla Giampaolo, Pasceri Andrea, Pazzaia Stefano, Petrillo Francesca, Pittalis Federico, Pizzurro Gianmarco, Portaro Alessia, Ravegnini Jacopo, Ricci Camillo, Ricciardi Francesco, Sambri Giacomo, Selleri Marco, Simonazzi Filippo, Speziali Laura, Tibaldi Virginia, Ucchino Eduardo Carmelo, Vinelli Mattia, Zaffagnini Guido Maria, Zani Alessandro, Zavatta Andrea, Zunarelli Elena. Si ringrazia per il sostegno costante a tutte le iniziative dell’Associazione Ex Alunni del Righi il professor Paolo Marcheselli. Si ringraziano Laura De Maria, Elisa Mantovani e Roberto Zappi per la preziosa collaborazione e disponibilità.
Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Editor: Paolo Tassoni Impaginazione: Francesco Zanarini Crediti fotografici: © Archivio Storico della Provincia di Bologna (A.S.P.Bo.) © Archivio Liceo Righi immagine di copertina foto bianco e nero. © 2013 Paolo Tassoni immagine di copertina foto a colori e foto pagg. 6, 70 in basso, 71 in alto, 154-160. Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. © 2013 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Finito di stampare nel mese di settembre 2013 per i tipi di Ediprima art&printproject ISBN: 978-88-7381-527-3 Minerva Edizioni Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 www.minervaedizioni.com info@minervaedizioni.com
Indice Premessa
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Introduzione
p.
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Liceo A. Righi tra storia e progetto
p.
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Associazione Ex Alunni Liceo Scientifico Augusto Righi Claudio Massa
Anna Cocci Grifoni
Il censore e l’architetto
p.
53
Bruno Boari scultore
p.
87
Alessandra Ferretti Dragoni Alessandra Ferretti Dragoni
Da caserma e ospedale ad oggi Alessandra Ferretti Dragoni
p.
107
Il Righi fra tradizione e prospettive per il futuro
p.
117
Laura Serotti. Biografia di un’insegnante, un mosaico di ricordi
p.
121
Paolo Bollini, uomo colto e maestro infaticabile
p.
127
Paolo Bollini e il gruppo di lettura e recensioni
p.
131
La scienza disegnata: la collezione di tavole parietali del liceo Righi
p.
133
Elenco tavole a colori
p.
143
Elenco MAturati 1923-2013
p.
161
Andrea Grillini
Annita Sturlese
Giacomo Bollini Andrea Severi
Gaia Baglioni e Benedetta Rivalta
Premessa
Associazione Ex Alunni Liceo Scientifico Augusto Righi Novant’anni di Righi. Novant’anni di cuori pulsanti, amicizie inviolabili ed eterne, amori di un giorno e di una vita, paure, voti, soddisfazioni, promozioni, bocciature, successi sportivi, compiti in classe di matematica, interrogazioni alla lavagna, pagelle, versioni di latino, ricreazioni, libri. Perché possono essere cambiate tante cose dal 1923 ad oggi: i programmi scolastici, le regole, le materie, gli oggetti della vita quotidiana in classe, i giudizi della prova finale, i banchi e le sedie, i bagni e le palestre, i laboratori scientifici e la sala insegnanti, i professori e i presidi, ma non certo le emozioni e le prove della vita che hanno accompagnato qualunque studente abbia frequentato il nostro liceo concludendovi il suo percorso di studi superiori (con la necessaria maturità). Un esercito variegato, ma uniforme; multi-generazionale, ma coeso. Più di ventimila fra uomini e donne, ragazzi e ragazze, stretti sotto un unico denominatore: l’essere, oggi e ieri, avantieri come domani, una “righina” o un “righino”. Un marchio di fabbrica che tuttora, in un mondo che si evolve alla velocità della luce e dove tutto sembra scorrere senza nemmeno un attimo di riflessione sul passato, lasciandoci, alle spalle, un vuoto all’apparenza incolmabile, indica un’identità ben definita, determinata e determinante, specifica e aggregante, nobile e dinamica. Così la V G del 1951, la V G del 1983 e la V G del 2013 sono tre realtà separate, temporalmente e spazialmente distanti, ma allo stesso tempo vicine, omogenee, protagoniste comunque l’una come l’altra di una storia, con la S maiuscola, che continua a compenetrare gli stessi muri, le stesse pareti, gli stessi pavimenti, a vivere della stessa aria. Perché per chi ha frequentato il Righi il passato remoto si confonde e si distingue eternamente con il prossimo, il presente e il futuro per raccontarci chi eravamo, chi siamo e chi saremo lungo un filo conduttore che troverà sempre nuovi interpreti, generazione dopo generazione di liceali.
Eppure, sebbene quell’orgoglioso senso di appartenenza pervada l’animo di ciascun ex studente del Righi fin dai tempi dei primi diplomati, si sono dovuti attendere ben 73 anni per istituzionalizzarlo e dargli forma giuridica. Era il gennaio 1996 e otto noti professionisti, otto “righini” della Bologna del secondo Novecento (Nerio Bentivogli, Gianfranco Carboni, Franco Bergamaschi, Guido De Murtas, Sandro Ansaloni, Renzo Tavoni, Tomaso Freddi, Alberto Greco), si ritrovarono nello studio di un notaio per dare corpo a un ambizioso progetto: costituire un’associazione che – finalmente – potesse riunire tutti gli ex alunni del Righi, le generazioni passate con quelle del presente, quest’ultime con quelle future, in un unico abbraccio. I fini che si volevano perseguiti? Mantenere e rafforzare i vincoli di amicizia e solidarietà fra tutti coloro che avevano studiato, insegnato ed operato nell’ambito della vita scolastica e culturale del Liceo Righi; onorare degnamente l’opera e la memoria di tutti coloro che avessero contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’Istituto o ne avessero accresciuto, direttamente o indirettamente, il patrimonio culturale e spirituale; favorire l’orientamento degli studenti dell’Istituto verso gli studi universitari ed al mondo del lavoro e delle professioni; promuovere iniziative culturali atte al riconoscimento degli studenti più meritevoli. Il dado era tratto. Quel programma non rimase disatteso! Nei successivi diciassette anni l’associazione ex alunni del Righi metterà in piedi innumeri iniziative coinvolgendo studenti, ex studenti, professori, ex professori, uomini della società civile bolognese impegnati nel e per il bene del nostro glorioso liceo, oramai giunto ai fatidici novant’anni, meno del nostro socio più anziano, quel Mariano Tarozzi a cui si deve tanto per l’impegno profuso nell’associazione. Novant’anni che è giusto celebrare nel modo più consono e idoneo, quindi anche attraverso la pubblicazione e la diffusione di questo libro, di cui gli ex alunni sono stati i principali promotori e sostenitori (fra questi Carla Vettori, Eraldo Amadesi, Francesco Zorzi, To-
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Novant’anni di storia
maso Freddi, Roberto Sgarzi, Mauro Taroni, Domenico Mele, Mauro Caprara, Alberto Manservigi, Andrea Magoni, Luca Ciancabilla, Renato Uguccioni, Dante Pagani e il mai dimenticato Giancarlo Cassoli, a cui tutti noi dobbiamo tanto). Un volume diverso da quelli editati per le celebrazioni degli altri decennali, in cui trovano spazio indispensabili ricerche inerenti la storia architettonica, passata e presente, dell’edifico di Via Carlo Pepoli 3, quella della sua biblioteca e dell’archivio storico, ora, dopo anni di ingiusto oblio, finalmente riordinato e catalogato nei suoi eccezionali tesori documentari e fotografici. Un volume che vuole rendere omaggio ad alcuni indimenticabili ed
amati docenti della scuola, lasciando spazio a riflessioni sul futuro che ci si prospetta davanti, un futuro di righini e di ex righini, tutti elencati, per la prima volta, divisi per anno e sezione, uno dopo l’altro, dal giugno 1923 al giugno 2013, anno che ha segnato l’avvicendamento fra Domenico Altamura – che ringraziamo per la preziosa collaborazione – e l’attuale Dirigente Scolastico Mauro Borsarini (a cui auguriamo un felice e proficuo mandato). Un modo originale per ricordare a tutti quanti siamo e quanti saremo. Buon compleanno Liceo Righi, buon compleanno da più di ventimila tuoi ex studenti!
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Introduzione
Claudio Massa
Docente di matematica e fisica, al Liceo Righi dall’a.s. 1984/85 Sono arrivato al Righi poco più che trentenne in un’epoca in cui questa scuola era una fucina di idee. Molte erano le sperimentazioni, ma soprattutto molte erano le idee. Il Righi, in effetti, è uno specchio della sua città, Bologna. Solido e attaccato alle tradizioni, ma sempre attivo e laborioso, proiettato verso l’innovazione che proviene da una seria e approfondita attività di ricerca. È nel campo scientifico soprattutto che questa attività di ricerca si è fatta avanti fin dagli anni 60 del secolo scorso. In quegli anni, infatti, iniziò il processo di modernizzazione dell’insegnamento della matematica nelle scuole secondarie con l’introduzione della teoria degli insiemi, della logica, delle trasformazioni lineari e della probabilità. Nel Liceo Righi il corso B fu dichiarato, con denominazione ministeriale, “Corso pilota”. Da allora il Righi è stato, per la Scuola Bolognese, un punto di riferimento. Già dai primi anni settanta il corso B utilizzava un calcolatore Olivetti (a valvole e schede perforate) e sperimentava i primi tentativi di introduzione dell’informatica nell’insegnamento della matematica. Fu, però, verso la fine degli anni settanta che iniziò un percorso veramente innovativo. In quegli anni, infatti, grazie alla lungimiranza del prof. Remo Rossi, direttore del Centro di Calcolo della Facoltà di Ingegneria, e alla disponibilità e capacità della prof. Laura Serotti del Liceo Righi, iniziò la collaborazione con l’Università che, ancora oggi, contraddistingue questo liceo e lo rende unico nel panorama cittadino. In quegli anni la scuola fu dotata di un terminale grafico Tektronics per poter lavorare in rete utilizzando il linguaggio di programmazione Fortran (linguaggio allora molto utilizzato nelle applicazioni scientifiche). Il Centro di Calcolo di Ingegneria fornì, inoltre, un terminale “Plato” che era una immensa raccolta di algoritmi e simulazioni molto interessanti per un uso didattico. Già nei primi anni ’80, nei trienni B ed F del liceo si attuò una sperimentazione che si avvaleva di un comitato
scientifico costituito da valenti professori delle facoltà di Matematica, Fisica, Ingegneria, Filosofia e dal Direttore del CINECA. Dopo aver approfondito per anni i temi della matematica e della fisica che potevano trarre giovamento dall’uso dell’informatica, nel 1985 la scuola divenne “Scuola polo” per il Piano Nazionale dell’Informatica (PNI) varato dal Ministro Franca Falcucci. Al polo del liceo Righi si sono aggiornati numerosi insegnanti che poi si sono impegnati nella realizzazione della sperimentazione. Le attività innovative del Righi, tuttavia, non si sono esaurite con l’informatica. Era chiaro che le discipline scientifiche nel liceo scientifico erano ancora un po’ sacrificate. Era necessario trovare il modo per rendere queste discipline più vive e incisive. Nel 1984, quindi, l’allora preside Miriam Ridolfi promosse l’attuazione di una sperimentazione che consisteva nell’anticipare al biennio due ore di scienze e due di fisica. Con la nascita del Piano Nazionale dell’Informatica venne riassorbita nel curricolo la sperimentazione di fisica al biennio e venne introdotta, invece, la nuova sperimentazione di Scienze nella quale, dalla prima classe alla quinta, l’orario era potenziato e i programmi rimodellati, approfonditi e arricchiti da attività sperimentali, senza sacrificare nulla della cultura umanistica e della sua preziosa specificità. Il forte legame fra l’Università e il liceo si è manifestato anche attraverso l’attività che vari docenti del liceo hanno svolto come esercitatori e tutor nei corsi del primo anno delle facoltà scientifiche. Tali attività hanno contribuito ad un efficace scambio professionale fra docenti dei due livelli e hanno condotto alla realizzazione, nei primi anni 2000, di un primo progetto di orientamento verso la facoltà di Ingegneria. In questo progetto gli studenti del Righi, all’inizio del quinto anno, avevano la possibilità di svolgere un test simile a quello di ammissione all’Università e, in base al risultato ottenuto, venivano avviati a opportuni corsi di allineamento. Il successo riscontrato da questo progetto 9
Novant’anni di storia
ha fatto sì che venisse allargato, prima al liceo Minghetti e all’Istituto Piercrescenzi e indirizzato anche alle facoltà bio-mediche e giuridico-economiche, poi ad altre scuole, fino a farlo diventare, grazie anche al finanziamento della Fondazione Carisbo, un progetto aperto a tutte le scuole della provincia di Bologna, il progetto InPari. Oltre all’orientamento, il liceo si occupa costantemente di sperimentare, approfondire e consolidare nuove modalità di insegnamento/apprendimento sia nelle discipline scientifiche, sia nelle discipline umanistiche. In particolare negli ultimi anni, nonostante le difficoltà finanziarie del mondo della ricerca, il Liceo è stato scuola capofila di vari progetti, volti all’aggiornamento degli insegnanti o all’approfondimento per gli studenti in collaborazione con il Centro Elettra di Trieste sulla fisica legata alla radiazione di sincrotrone, con il Centro di Vulcanologia dell’Etna, con le Facoltà di Chimica e di Scienze dell’Università di Bologna. Attualmente, grazie anche alle capacità organizzative del Dirigente Domenico Altamura, il liceo Righi è Presidio provinciale del progetto ministeriale Mat@bel (coordina-
to dal tutor prof. Maurizio Casali) per la matematica ed è scuola di riferimento per il progetto di aggiornamento Em.Ma. (Emergenza Matematica) dell’Ufficio Scolastico Regionale (che mi ha coinvolto personalmente come coordinatore) rivolto ai docenti di matematica di ogni ordine e grado della Regione. Negli ultimi anni le difficoltà economiche e il riordino dei cicli hanno fatto confluire tutte le sperimentazioni nei canali ordinari; non per questo il liceo si è “seduto”. La dinamicità del Dirigente ha contagiato tutto il corpo docente e ci si è concentrati sull’organizzazione. In particolare la suddivisione tra biennio e triennio nelle due sedi ha dato alla scuola un nuovo assetto rimarcando le peculiarità dei due livelli di età. Inoltre, grande impulso è stato dato alla partecipazione a gare sia sportive che disciplinari ottenendo sempre risultati di eccellenza. In definitiva, passano gli anni, cambiano i professori, i dirigenti e tutto il personale, ma nel Righi c’è qualcosa che rimane e che fa sì che questa scuola sia e resti unica: la passione e l’entusiasmo di tutti quelli che hanno la fortuna di lavorare al suo interno.
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Il liceo righi tra storia e progetto
Anna Cocci Grifoni
Le origini Le origini del nostro Liceo si confondono con quelle della Riforma Gentile: non è possibile ripercorrere la storia del primo senza richiamarsi alla seconda. E questo non solo perché la Riforma fu approvata nel maggio del ’231 e il Liceo venne istituito nel settembre dello stesso anno, ma anche perché il Liceo Scientifico, in quanto nuovo ordine di scuola, è una creatura originale della Riforma. L’impianto curricolare, le finalità che Gentile gli attribuisce e sopratutto il dibattito che ne precede l’istituzione possono aiutarci a comprenderne la storia e il ruolo che era chiamato a svolgere nel sistema formativo. Sapendo che la Riforma fu approvata in regime di pieni poteri dell’esecutivo (senza dibattito parlamentare) a pochissimi mesi di distanza dall’ascesa al potere di Mussolini – del cui primo governo Gentile fu Ministro della Pubblica Istruzione2 – si può essere tentati di credere che essa fu il prodotto indiscusso del decisionismo efficiente ed efficace di cui il nuovo Regime si vantava. In realtà quella che venne definita “la più fascista delle riforma” aveva una lunga storia alle spalle, e, come ebbe a dire lo stesso Gentile qualche tempo dopo difendendola, con un discorso al Senato, dalle innumerevoli critiche di cui era fatta oggetto: “...per li studi che intorno a tutti i rami dell’istruzione erano stati fatti in passato, anche per incarico ufficiale, anche da Commissioni governative nominate dai miei predecessori, la riforma era tutta, per quanto ciò è possibile in questa materia, preparata e matura”3. In effetti il problema della riforma della scuola si era già posto fin dai primi anni del nuovo secolo, un larghissimo e acceso dibattito si era sviluppato sull’argomento e molte commissioni di studio avevano lavorato a lungo per la sua risoluzione. Se può esserci di conforto alla nostra lunga attesa di veder realizzata quella riforma nuova che da tanto auspichiamo, sappiamo almeno che le incertezze non sono appannaggio esclusivo dei tempi attuali. O forse è vero che, per l’importanza e l’incidenza della questione il problema di dotare una società in trasformazione di un sistema formativo non è mai semplice da risolvere. Anche quella dell’inizio del secolo era una società in trasformazione. Lo sviluppo economico e il miglioramento generale delle condizioni di vita materiale avevano accresciuto la domanda d’istruzione, nuovi soggetti si affacciavano alla dinamica sociale, nuovi valori e nuove prospettive si imponevano all’attenzione. La scuola doveva rispondere a nuove domande. I problemi al tappeto riguardavano l’intero sistema formativo, ma, in questa sede, per esigenza di brevità, mi occuperò sopratutto di alcuni aspetti relativi alla scuola superiore, limitandomi ad accennare agli altri solo per quanto può essere utile al nostro caso. Come si diceva il miglioramento delle condizioni di vita aveva accresciuto la domanda di istruzione, non solo nei livelli primari, ma anche in quelli superiori. Per realizzare l’aspirazione al miglioramento sociale, la nuova domanda dei ceti operai e piccolo borghesi si era indirizzata in parte verso la sezione fisico-matematica dell’Istituto Tecnico, che apriva l’accesso ad alcune facoltà universitarie, e in parte (in maggiore parte, dato che le scuole tecniche erano più diffuse al Nord e comunque non bene distribuite nel Paese) si era riversata nei Licei-Ginnasi che erano di gran lunga più presenti sul territorio nazionale. Lo stato di malessere in cui versava la scuola era evidente a tutti, ma se i democratici lo attribuivano all’arretratezza del modello e alla frammentarietà degli interventi di riforma, i conservatori ne imputavano la colpa all’aumentata 11
Novant’anni di storia
domanda, e, per quanto riguardava il Liceo-Ginnasio, da sempre asse centrale della formazione dei ceti dirigenti nel sistema scolastico italiano, attribuivano lo scadimento dei profili formativi alla “zavorra” che li opprimeva4. Se questo era il parere di Gentile (“...alla folla che guasta la scuola classica, lo Stato deve assegnare non mezzi di dare comunque la scalata all’università, ma scuole tecniche e commerciali svariate”)5, non molto diverso era il parere di Gaetano Salvemini e Alfredo Galletti che, pur uomini di sicure convinzioni progressiste, restavano tuttavia dell’idea che una scuola di vera cultura non può che essere una scuola per pochi, saldamente attrezzati per affrontarla. Con questa motivazione, tra l’altro, respingevano la proposta, avanzata dai democratici, di creare una scuola media inferiore unica, soltanto al termine della quale i giovani fossero chiamati a scegliere tra le diverse opzioni superiori6. Di grande interesse per capire le linee generali della discussione in atto sulla riforma è senz’altro il Congresso che la Federazione degli Insegnati della Scuola Media tenne a Firenze il 1909 e che vide a confronto le voci più autorevoli e impegnate7. Da un punto di vista politico, la maggioranza accettava pacificamente il principio che la scuola era e doveva restare di classe. Mentre si richiamava al dovere di una severe preparazione culturale e morale per accedere alle funzioni dirigenti, restava fermo il principio che la scuola di cultura è scuola aristocratica, da cui bisognava tenere lontane le masse popolari il cui naturale destino appariva quello di una rapida formazione professionale. Il problema più impellente, dunque, era quello di dirottare la domanda ritenuta eccedente dal Liceo Classico, affinché questo potesse tornare alla sua originaria funzione di scuola di formazione dei ceti dirigenti. D’altra parte, almeno dal punto di vista di Gentile, solo la scuola classica è scuola umanistica, capace di dare all’uomo la coscienza di sé “senza la quale non c’è moralità vera, non c’è economia sagace, non c’è politica chiaroveggente; come non c’è la scienza che è ardore di ricerca, sincerità di abiti mentali, scrupolo di metodo, senso dei limiti di ogni dottrina in particolare”8. Su questo terreno però le posizioni divergevano. La minoranza democratica, ispirata al positivismo, rivendicava alle materie scientifiche alle lingue moderne lo stesso valore formativo attribuito alle lingue classiche e riteneva che anche quegli studenti che non avessero seguito studi classici dovessero trovare uno sbocco agli studi universitari. L’idea di una scuola di alta cultura che fosse modernamente classica e che potesse dimostrare di “saper fare non solo colla matematica e colle scienze, ma anche colle moderne letterature quello stesso lavorio che il vecchio Liceo compie con il latino e con il greco”9, sprezzantemente avversata da Gentile, fu attivamente sostenuta da Salvemini e Galletti i quali, affermando che non tanto i contenuti quanto il metodo doveva essere una scuola per pochi, pari opportunità di sbocchi che alla scuola classica. “Esistono dunque due classicità? – replicava Gentile – … la sezione fisico-matematica non va traformata ma abolita; per trasformarla bisognerebbe farne un liceo classico”10. Gli eventi nell’immediato dettero torto a Gentile e nel 1911, tra un dibattito e l’altro, si decise di dar vita, in via sperimentale, ad un Liceo Moderno11. Dopo tre anni di ginnasio inferiore comune, il Liceo Moderno si distingueva dal classico per un curriculum disciplinare che, mentre conservava lo studio del latino, aboliva quello del greco e faceva posto allo studio di due lingue straniere (il francese, obbligatorio, per tre anni; l’inglese o il tedesco per tutti e cinque gli anni) e ad una congrua formazione scientifica il cui asse era costituito, accanto alla matematica, dalla storia naturale12 e dalla fisica. Non è difficile leggere dietro a questa sperimentazione la vittoria del positivismo e dell’immagine europeista dell’Italia giolittiana, su cui agiva l’impulso dei modelli scolastici francese ed anglosassone. La guerra e le sue conseguenze spazzarono via il successo del positivismo e l’idealismo, rafforzato dall’alleanza con il fascismo ebbe la sua rivincita. 12
Anna Cocci Grifoni
Quando nel 1923 Gentile riprese e portò a termine il progetto di Riforma, le sue idee prevalsero, dando rinnovato vigore al modello Casati. Il Liceo Classico tornò ad essere l’asse centrale della scuola superiore, con una sua propria scuola media inferiore a monte (il ginnasio inferiore, appunto); il Liceo Moderno venne abolito; e... la sezione fisico-matematica dell’Istituto Tecnico venne trasformata in Liceo Scientifico!13 In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” nel 1929, Gentile lo presentava così: “Per rendere più intenso il carattere classico del vecchio Ginnasio-Liceo, si è istituito, accanto ad esso, il Liceo Scientifico, senza greco: scuola quadriennale di grado superiore, alla quale si potesse accedere, mediante esami di ammissione, da una qualunque scuola media inferiore di quattro anni. E con questo nuovo Liceo, come con la riforma dei programmi d’insegnamento, in tutte le scuole medie si è rafforzata la cultura scientifica in ogni ramo di educazione intellettuale” 14. Il nuovo liceo non aveva però la parità del Classico auspicata da Salvemini e Galletti: diversa e meno qualificata la scuola media inferiore, meno sbocchi universitari. In compenso, era più “classico” del Liceo Moderno (quattro ore di latino in più, due di scienze in meno, una sola lingua straniera). La Riforma gli attribuisce la finalità “di sviluppare e approfondire l’istruzione dei giovani che aspirino agli studi universitari nelle facoltà di Scienze e di Medicina e Chirurgia, con particolare riguardo alla cultura scientifica”15. Le intenzioni di fondo di Gentile emergono però più chiaramente quando consideriamo che laddove “Ogni liceoginnasio ha di regola un solo corso completo di classi” (solo in non più di un terzo di istituti avrebbero dovuto essere ammessi un massimo di quattro corsi), i licei scientifici potevano arrivare a tre16. È evidente dunque che al nuovo liceo Gentile attribuiva non solo il compito di reclutare quella parte del ceto dirigente che si sarebbe orientata verso professioni tecniche e scientifiche, ma anche e sopratutto, di impedire l’affollamento del liceo classico, assorbendone parte dell’utenza. La contemporanea istituzione di un Liceo Femminile, scuola superiore di tre anni destinata ad “impartire un complemento di cultura generale alle giovanette che non aspirino né agli studi superiori, né al conseguimento di un diploma professionale”17, oltre a darci una chiara idea del destino riservato alle giovanette di buona famiglia che, presumibilmente, non avrebbero dovuto avere né bisogno, né interesse ad una autonoma realizzazione nel lavoro e nello studio, svelo ulteriormente il disegno di alleggerire la frequenza del Liceo Classico. Ciò non toglie tuttavia che i licei dovessero costituire la scuola per eccellenza. Due insegnamenti li distinguevano dagli altri istituti superiori: il latino e la filosofia; il primo strumento dell’humanitas e disciplina selettiva per tradizione, la seconda come teoria complessiva dell’attività spirituale che conduce al sapere. All’insegnamento della filosofia Gentile collegava quello della storia e dell’economia politica. Accanto ai Licei, accumunato ad essi dalla presenza nel curriculum di queste due materie, Gentile pone l’Istituto Magistrale (sette anni di corso: quattro inferiori, tre superiori), scuola desinata a formare i maestri, in prima istanza, ma anche sicuramente scuola per coloro che, meritevoli e desiderosi di studiare, avevano pochi mezzi finanziari. La tabella allegata al testo della Riforma, relativa ai diversi ordini di scuola, ci insegna che, se per mantenere un figlio agli studi classici la spesa per le tasse scolastiche ammontava in totale a circa 2.000 lire (considerando gli otto anni di corso), quella per l’istituto magistrale ammontava a poco meno di 1.000 lire18. Il tempo si incaricò di verificare le ipotesi di Gentile. Il liceo classico mantenne i suoi iscritti (e anzi li incrementò), il liceo femminile fu un clamoroso fallimento, e poco tempo dopo fu abrogato, il liceo scientifico, pur scontando le conseguenze della sua condizione di liceo di serie B, ebbe un notevole e immediato successo.
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Novant’anni di storia
NOTE (1) R.D. n.1054, 6 maggio 1923. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.129, 2, giugno, 1923. (2) Mussolini ricevette l’incarico di governo il 29 ottobre 1923. (3) Giovanni Gentile fu Ministro della Pubblica Istruzione dal 31 ottobre 1923 al 1 luglio 1924. La Riforma, varata con un sistema illiberale, suscitò aspre critiche, sopratutto da parte dei liberali democratici (P. Gobetti) e dei socialisti (R.Mondolfo) che la giudicarono reazionaria e antidemocratica. Favorevole fu invece l’opinione dei cattolici e di B. Croce, il quale vi vide un “rinvigorimento del pensiero, del carattere e della cultura italiana.” 5 febbraio 1925. Cit. in M. Bellucci – M. Ciliberto, La scuola e la pedagogia del fascismo, Loescher, Torino, 1978, pag.12. (4) All’indomani dell’unificazione nazionale, la legge Casati relativa alla riforma del sistema scolastico, aveva affidato alla cultura classica la funzione di rendere omogeneo il ristretto ceto dirigente attraverso il possesso di valori e modelli culturali omogenei e di agire, contemporaneamente, da filtro sociale. La preminenza della cultura classica deriva in gran parta dalla tradizione degli studi delle scuole dei Gesuiti che a lungo, prima dello sviluppo della scuola pubblica, avevano rappresentato il modello scolastico per eccellenza e il punto di riferimento per la formazione intellettuale dei ceti più elevati. (5) G. Gentile, La Riforma della scuola media. Discorso letto alla sezione napoletana della Federazione degli Insegnanti Medi (cfr. nota 7) il 19 novembre 1905. Pubblicato nella “Rivista d’Italia” del gennaio 1906, oggi può essere letto in G. Gentile, Opere, vol. XL, La nuova scuola media, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 1988, pagg. 57-95. (6) Cfr. Ordinamento della Scuola prima della riforma Gentile, pag. 20. In M. Bellucci – M. Cilberto, op. cit., pag. 206. (7) La Federazione degli Insegnanti della Scuola Media (FISM) fu fondata nel 1902 da Giuseppe Kirner e Gaetano Salvemini. Assieme alla Unione Magistrale Nazionale, guidata da Luigi Credaro, fu molto attiva nel dibattito sulla riforma della scuola. Esponenti di entrambe le organizzazioni furono chiamati a far parte delle Commissioni governative istituite per affrontare il problema. Il fatto non aveva precedenti e segnala il coinvolgimento della categoria degli insegnanti in questioni fino ad allora riservate ai politici. (8) G. Gentile, La Riforma della scuola media, op.cit., pag. 76. (9) G. Gentile, Scuola Unica e Liceo Moderno, Articolo pubblicato sulla “Voce” il 21 ottobre 1909. Ora in La nuova scuola media. (10) Ibidem, pag. 117. (11) Cfr. Riforma Daneo-Credaro, 1911. (12) Si chiamava così l’insegnamento delle scienze impartito in IV e V Ginnasio. (13) Cfr. Ordinamento della Scuola dopo la riforma Gentile, pagg. 208-209. (14) Il Corriere della Sera, 20 e 21 marzo 1929, Citata da G. Ricuperati, La scuola nell’Italia Unita, in Storia d’Italia, vol 5°, I Documenti**, Einaudi, Torino, 1973, pagg. 1695-1699. (15) R.D. N°1054, 6 maggio 1923, Capo 6°, art. 60. (16) Ibidem, Capo 3° art. 43 – Capo 6°, art. 61. (17) Ibidem, Capo 6° art. 65. (18) Ibidem, Tasse scolastiche, art. 96.
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Anna Cocci Grifoni
Archivio Storico della Provincia di Bologna. Biblioteca del Liceo Scientifico “A. Righi�.
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Da M. Bellucci – M. Ciliberto, op. cit., pag. 206.
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Anna Cocci Grifoni
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Da M. Bellucci – M. Ciliberto, op. cit., pag. 208.
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Fig. 2.12 Un’aula di disegno. La seconda aula di Disegno. (Archivio del Liceo Scientifico A. Righi).
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Alessandra Ferretti Dragoni
Fig. 2.13 La palestra femminile con il ballatoio e quella maschile con la grande pittura murale del pittore Giovanni Lambertini, ora coperta. (Archivio del Liceo Scientifico A. Righi).
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Alessandra Ferretti Dragoni
Pagina accanto Fig. 2.14 Particolare del corpo delle palestre. Fig. 2.15 L’angolo dell’edificio con il corpo delle palestre e la facciata laterale. (Archivio del Liceo Scientifico A. Righi). Fig. 2.16 La Palestra femminile. (Archivio del Liceo Scientifico A. Righi).
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Novant’anni di storia
Fig. 2.17 Posa dei blocchi e la costruzione dell’ingresso principale. (A.S.P.Bo, Archivio fotografico dell’Ufficio Tecnico Provinciale XII.9.1).
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Tavv. 22, 23 e 24
Tav. 25
Tav. 26