Namastè per volersi bene (Sagara)

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Namastè per volersi bene


Collana editoriale I misteri di Minerva

namastè

Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Grafica: Ufficio grafico Minerva Edizioni Direttore di Collana: Piera Vitali © 2016 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna

Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. ISBN: 978-88-7381-868-7 edizioni MINERVA Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 www.minervaedizioni.com info@minervaedizioni.com


Sagara

Namastè per volersi bene

Guida per guarire il tuo corpo e la tua anima

MINERVA



Questo libro è esclusivamente un testo di consultazione. Le informazioni in esso contenute non intendono sostituirsi al parere professionale del medico o dello psicoterapeuta che deve essere sempre consultato prima di intraprendere un programma di miglioramento del proprio benessere psicofisico.



A mia madre e mio padre a Marco a coloro che hanno nostalgia di se stessi a coloro che hanno smesso di vivere vivendo senza la musica della loro anima

«… Ci sia concesso di guardare al mondo non con i nostri due occhi, ma con l’unico occhio del cuore… » Nativi Americani



INDICE

Nota dell’autrice

p.

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Introduzione: una ricerca d’armonia

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Premessa alla conoscenza dei fenomeni “inspiegabili”: nuova scienza e spiritualità

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22

Ritornare nella casa di se stessi

p.

25

Come stai?

p.

30

Il primo passo

p.

34

Strumenti di percorso

p.

47

Lo specchio delle relazioni

p.

93

Naturalmente

p.

105

Guarigione

p.

121

Augurio per il lettore

p.

123

Ringraziamenti

p.

124

Informazioni sull’autrice

p. 125



Nota dell’autrice

Mentre mi accingo a scrivere, il borbottio della mente, quello invadente e rumoroso che conosciamo tutti, mi ferma ancor prima che sfiori la tastiera del mio computer. Che cos’è questo borbottio? È quel pacchetto di doveri e perfezionismo etico parossistico che ci viene consegnato quando siamo piccini. È quello che la psicanalisi chiama “Super-Io”, l’autorità interiorizzata che è sempre lì a valutare se andiamo bene o no. In sostanza, è un sabotatore imperterrito che si diverte a prenderci a schiaffi non appena liberiamo l’Eros in senso Junghiano, che è Vita e Creatività intesa in tutte le sue forme espressive. Questa istanza di negazione è chiaramente più o meno presente nella dimensione psichica di ognuno in base ai vissuti personali. Dicevo, questo borbottio mi distrae. Sabotatore: “Per scrivere un saggio bisogna essere saggi di quella saggezza che si sviluppa con l’età inoltrata. In più non è semplice, occorre una certa capacità e sensibilità distaccata di elaborare le cose vissute, le riflessioni, gli studi e le analisi. Poi non credi sia arrogante da parte tua pensare di poter dire ad altri come si fa a vivere?” Neanche qualche minuto e l’Anima – che è sempre dalla parte del Vero – viene a salvarmi. Anima: “Condividi pure il tuo sentiero con tutto il tuo cuore.” Ed eccomi qui. Che possiate sentire questo libro come un affettuoso ponte verso voi stessi. Esso è la sintesi di ciò che in più di dodici


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anni di ricerche ho osservato, letto, vissuto, analizzato, intuito. Accoglietelo come un dono per voi. Un dono da parte di chi, cadendo innumerevoli volte e trovando la forza di rialzarsi ogni volta e cercare la Luce, nonostante tutto, con amore vi invita a condividerla insieme. Mariateresa Ruocco Conte Sagara


Introduzione

UNA RICERCA D’ARMONIA La mia vita è sempre stata ed è una ricerca d’armonia. Tornata in città dopo alcuni mesi trascorsi nel Parco del Cilento, assaporo la sensazione di sentirmi un essere umano tra gli esseri umani senza storia né passato. È questo il respiro che ci abita, questa l’essenza. Eppure, ognuno di noi, per la maggior parte del tempo, è perso nel passato, nel futuro, nelle vicende della propria famiglia e della propria storia personale. Ognuno di noi crede di essere queste vicende, questi contenuti di vita – come li definisce Eckhart Tolle – unitamente alle proprie emozioni e reazioni su questi. Questa tendenza umana universale pervade ognuno ma è ancora più radicata nelle forme-pensiero di chi vive in piccoli centri urbani dove camminare, interagire, lavorare, creare, progettare, avvengono in una sorta di fumosa, corale sfera comune che oscilla alla prima vibrazione dell’altro. Ad ogni modo, possiamo ritrovarci nel bel mezzo di una crisi esistenziale sia abitando in una metropoli che in un piccolo centro. Se per qualche ragione i contenuti della nostra vita non ci soddisfano, ecco sopraggiungere il senso di tristezza, di rabbia o fallimento. In realtà, se pure questi contenuti fossero ai nostri occhi in linea con ciò che pensiamo di volere sul piano materiale e delle relazioni, non saremmo ugualmente felici. Perché? Ogni “felicità” legata a qualche motivo visibile ha ben poco a che fare con noi ed è destinata a sparire presto. La felicità


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che resta, quel senso di appagamento interiore che noi tutti cerchiamo e che si avvicina a una sottile percezione di pace ed equilibrio nella nostra vita, non è e non può trovarsi nelle cose. Si arriva a un punto del percorso in cui le cose si fanno specchi di un’armonia superiore, diventano per così dire un’emanazione dell’anima, ma il punto di partenza per arrivare a ciò è un altro. È uno stato di coscienza connaturato alla nostra verità che è oltre ciò che pensiamo di essere. Oltre le strutture sociali e i vari ruoli e maschere cui ci siamo adattati. Vero è, tuttavia, che la culla di contenuti e condizionamenti, l’impronta unica, karmica, con la quale intraprendiamo il nostro viaggio, ha anche la forza di plasmare un sentiero. Per quanto mi riguarda, figlia unica di due genitori intellettuali con pochi amici e sempre molti problemi, sono cresciuta tra il riverbero dei miei giochi solitari in case troppo grandi o troppo piccole, tra i palazzi grigi di Milano, i pochi parchi e la pallida energia degli alberi lungo i viali della città impregnati dell’atmosfera degli anni ’80. Nei lunghi pomeriggi da sola, adoravo creare, disegnare, comporre, scomporre, trasformare e trasformarmi. Nelle mie creazioni immaginarie e voli interiori in qualche modo stavo bene ma, inevitabilmente, osservavo e pensavo che il “mondo fuori” mancava quasi totalmente di queste espressioni. In particolar modo gli adulti mancavano di Gioia, Amore, Creatività. Era una tristezza per me e provavo enormi sensi di colpa per essere diversa. Effettivamente ero diversa e percepivo ciò come una solitudine, una carenza. Mi sentivo isolata emotivamente. Il mio sguardo di rado trovava un altro sguardo disposto a condividere e amare, semplicemente. Così, imparai presto a essere amica e compagna di me stessa. Come succede alla maggior parte di noi esseri umani, credo di aver serbato una certa unità nel mio essere insieme alla speranza di una qualche sincera espressione e condivisione fino


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all’età di vent’anni o poco più. Poi, sull’onda di un processo sottile, lento, subdolo come il passaggio di un serpente, ho cominciato a sprofondare in una opacità dell’essere in realtà poco visibile e tangibile non solo “là fuori” ma anche a me stessa. Lo splendore energetico di un corpo-mente di venti-venticinque anni è un fenomeno biologicamente straripante di vita nonché connesso, pur dentro alla confusione, alla primordialità della vita stessa. La gioia, i momenti di fusione con il Tutto e con la Natura, sono quei fiori e quelle fragranze che, a venticinque anni, ti accarezzano e non importa quanti problemi hai, se sei in pace o no. La Bellezza può ancora passare. Non trova tutte le porte, le finestre, i portoni e i cunicoli più remoti completamente sbarrati come succede da “adulti”. Ma torniamo a me. Ero dentro questa confusione, questa lontananza da ciò che più profondamente sentivo ma non lo sapevo. O meglio, vivevo nell’infelicità, ma ero molto identificata con il gioco delle relazioni e con il mio corpo-mente. A questi, sembrava sufficiente l’apparato di luci fuori con tanto di aspettative, progetti “sentimentali”, la cura estrema dell’aspetto fisico e l’approvazione nonché l’amore (o ciò che prima ritenevo fosse amore) apparente da parte del partner. Avevo già una passione autentica per la psicologia, lo scrivere, per la poesia e la lettura ed era una vera gioia quando mi dedicavo a questi spazi interiori. Tuttavia non vi davo importanza e, soprattutto, non mi davo importanza. Posso ricordare con tenerezza che non ero quasi mai in pace e in armonia se non quando andavo sola a correre nel vento tra le case di campagna, gli orti coltivati e la vegetazione rigogliosa tutto intorno a Novi Velia, piccolo centro campano dove abbiamo abitato all’inizio dei miei studi universitari. Come una canna al vento che oscilla a ogni sussulto esterno, vivevo per “gli altri”, non dal centro della mia verità. In realtà, non potevo perché non la conoscevo questa verità. Chi ero?


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Non avevo conoscenza di me. Mi mancavo continuamente. Così assente da me stessa, dormivo a occhi aperti e la Vita me lo avrebbe mostrato qualche anno più tardi. È vero. Ci sono persone a cui la vita non mostra nulla. Che dormono per cent’anni. Ma, se qualche disegno da Lassù esiste, il mio era ed è di svegliarmi portando questo messaggio a chi ha le porte dell’anima sufficientemente aperte da far entrare un soffio di verità nella sua esistenza. È da quell’apertura e da quel soffio, in principio così poco percepibile, che ha inizio il cammino di una donna o di uomo che sente, in qualche parte profonda e inspiegabile di sé, la pulsione magnetica ad andare Oltre. Autoconoscersi, reintegrarsi ai vari piani dell’Essere in armonia con tutti gli Esseri, la Natura e la Coscienza Universale. Per quanto mi riguarda e come spesso accade, la totale mancanza di armonia della mia vita di allora, mi fu (ora posso dire chiaramente) sotto gli occhi grazie a una disarmonia fisica e, poco più avanti, visto che mi ostinavo a navigare nell’infelicità, mi fu palesata grazie a una serie anomala di varie disarmonie inspiegabili anche dal punto di vista “scientifico” a cui si accompagnavano quotidiani attacchi di panico. Avevo ventisei anni e vissi una vera e propria notte buia dell’anima. Per diversi mesi non riuscii più a mangiare in serenità. Avevo difficoltà a deglutire, a volte, anche un sorso d’acqua, percependo la sensazione di avere “uno strano muco” che ostacolava. Cominciai inoltre ad avere tachicardie e le “visite” dei medici allopatici erano all’ordine del giorno. In tutto ciò, tuttavia, un sentire più profondo e autentico mi ha sempre parlato e calmato. Ricordo bene che, d’improvviso, pur in quel periodo di così grande disagio, proprio dopo i momenti di più indescrivibile malessere, una pace immensa veniva puntualmente a trovarmi e godevo di sonni profondi e tranquilli. Come era possibile? Il mio rapporto con l’inconscio e la Coscienza Universale – con il Divino –


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era armonico. Il mio problema era relativo all’identità che vivevo tutti i giorni, identità che non poteva più essere la mia. Qualcosa in me sentiva e sapeva che c’era qualche messaggio in quello che stavo vivendo. Qualcosa in me sentiva e sapeva che quella disarmonia fisica era l’espressione visibile di un dolore interiore. Cominciai a comprare libri di metamedicina e psicosomatica, a fare lunghe passeggiate in riva al mare e praticare yoga. Piano piano mi rilassai cominciando a provare un senso di fiducia; stare a tavola in modo tranquillo mi era ancora difficile ma, pur con i miei tempi e modi, ripresi a mangiare. Il salto quantico, l’evento che trasmutò la me stessa smarrita di allora nella donna di oggi che cammina dentro il suo sentiero (ognuno di noi ne ha uno), avvenne però qualche mese dopo, per mano di un libro. Quell’estate, un essere umano baciato dal Divino organizzò sulla spiaggia di Marina di Camerota una vendita di libri fuori catalogo. Libri sparsi confusamente odorosi di sole e di tempo dentro un semplice, piccolo gazebo che si apriva sul mare. Fu un’attrazione immediata. Sentivo che dovevo entrare in quel piccolo luogo e tuffarmi, non si sa per quale ragione, in mezzo a quella massa indistinta di volumi. Lo trovai subito. Lui, il libro che, tra tanti, si ergeva luminoso come il sole con la sua copertina celeste sull’unico ripiano presente. Si trattava di Spiritualità e guarigione di P. Lattuada, medico psicoterapeuta fondatore della biotransenergetica. Con onore e merito all’autore, fattosi ponte alle potenzialità di guarigione che già erano in me, in un processo lento ma profondo che mi portò a espandere in infinite espressioni la mia autoconoscenza, non solo ritrovai in poco tempo il benessere perduto, ma compresi la direzione della mia esistenza. I due termini, benessere e dove vogliamo andare, sono due amici inseparabili che si vogliono molto bene. L’uno garantisce l’altro. Cominciai così a fare meditazione, a studiare nutrizione naturale,


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mi rivolsi a un medico olistico. Non ultimo, sull’onda di quel Risveglio, incontrai uno straordinario essere umano, un terapeuta transpersonale e caro amico che mi sostenne nella guarigione e nel recupero della mia forza ed espressione. La mia mente, il mio corpo, le mie emozioni e la mia anima, finalmente lasciarono andare la dissonanza che si era creata ricominciando a camminare insieme. A undici anni dal mio primo incontro con me stessa su una spiaggia assolata, comprendo che la nostra natura è Pace, Libertà e Amore. I numerosi incontri con anime evolute e maestri che, successivamente, ho cercato tramite le loro opere e, dove possibile, incontrandoli di persona, testimoniano queste verità. Le anime immense, scintillanti e realizzate che più hanno influito nella determinazione di quello che è il mio sentiero di oggi, sono Osho Rajneesh, Paramahansa Yogananda, Mooji ed Eckhart Tolle. Questo libro è anche omaggio e ringraziamento a ognuno di loro, alla bellezza, consapevolezza e potente alchimia del messaggio di Risveglio che portano. La sofferenza, come dice il Buddha e come ognuno di essi ricorda, è una realtà ma non nel senso in cui comunemente si pensa. È una realtà per la mente, per il “mondo fuori” letteralmente costruito dal nostro identificarci con i condizionamenti culturali, collettivi, familiari. Costruito dalle continue aspettative dell’immaginare noi stessi, gli altri, gli eventi in un certo modo. È come se questa “sofferenza” fosse un percorrere binari periferici già decisi, incisi da altri che a loro volta si sono ritrovati in tale gioco perpetuando refrain che vanno avanti da secoli. Perché la psicologia non può, da sola, liberare l’essere umano? Perché l’autorealizzazione, la pienezza del vivere e di un sentire espanso del proprio sé, non può nutrirsi esclusivamente nel terreno di una ricerca ed espressione logico-razionale della propria natura?


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Sento che una comprensione psicologica della nostra storia personale e delle nostre modalità di re-azione alla realtà, sono fondamentali. Questa comprensione e onesta lettura dei fatti ci rende reali. Come un’ospitale madre terra, permette che le nostre radici trovino spazio per insediarsi. Non è da sottovalutare l’importanza di un luogo confortevole per le nostre radici. La psicologia riconosce, accetta, vede e in un certo modo benedice, innaffiando con cura, le radici di un essere umano. A mio sentire, l’orientamento umanistico in particolare, sa prendersi questa cura in pienezza, empatia e accettazione. Tuttavia, non si può pensare che un albero sia tutto nelle sue radici. Non solo. A volte, può succedere che quest’ultime si trovino nelle condizioni di essere troppo accartocciate, manomesse, raggomitolate in se stesse e non riescano a venir fuori. In questo caso, la psicologia può arrivare a toccare solo certe corde. Sostiene il processo della consapevolezza e rafforza un certo senso del sé, ma a un certo punto, inevitabilmente, si ferma. E quando si avverte di essere fermi con essa in questi suoi limiti in una sorta di stagno protettivo senza riuscire con l’intelletto a uscirne, quando si avverte lo stridere insostenibile tra la sete vitale di Verità e la propria ostinata notte buia dell’anima, ecco che soltanto il luminoso, amorevole, libero, universale Invito alla Vita di un maestro spirituale può risanare ogni cosa come un balsamo taumaturgico. Perché comunica senza filtri con l’Essenza di ciò che siamo al di là della mente, delle difese, dei condizionamenti, dei programmi e protocolli emotivi nonché comportamentali di cui siamo imbevuti. Così imbevuti da arrivare a vivere e viverci come in uno stato di stordimento che spesso si fa oblio nella condizione di maggior frattura tra ciò che pensiamo di essere e ciò che siamo nel profondo. Non c’è Risveglio alla nostra natura che non abbracci la consapevolezza della nostra dimensione spirituale. È questo il punto dove la psicologia non può arrivare, ad eccezione


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della psicologia transpersonale che lavora sull’integrazione del Super-conscio ai vari piani della coscienza. Ma, nella maggior parte dei contesti, il Super-Conscio o Anima universale non è riconosciuto come parte costituente di un essere umano. La mia percezione a riguardo è che, sottilmente, ognuno sa e sente negli abissi della propria interiorità quando è nella propria solitudine senza rumori esterni, di essere molto più espanso del proprio corpo-mente. Ognuno sente la propria anima. Ma tale sentire – essendo fuori dalla possibilità di essere indagato scientificamente (fa eccezione la fisica quantistica a cui rimando nel prossimo capitolo) – va a smuovere in modo così viscerale e razionalmente ingestibile le proprie certezze e le certezze comunemente condivise dalla cultura e dalla maggior parte delle persone, che finisce per essere dimenticato e relegato nelle proprie parti ombra. Ma quell’ombra, quell’entità che ci hanno insegnato a negare o, nei migliori casi, a sentire confusamente ogni tanto, è la nostra Luce. Il mio sentiero, compreso grazie all’arrivo nella mia vita di un disagio fisico nella sede energetica dell’Espressione e Comunicazione creativa della Verità, mi ha guidato e mi guida a portare non solo a me stessa questa Luce ma anche a voi che leggete. Che l’equilibrio cominci pian piano a entrare nella vostra esistenza attraverso la lettura di questo libro, o attraverso la partecipazione a un incontro/seminario per apprendere le tecniche di rilassamento che insegno, o ancora attraverso una via differente, sarò intimamente, silenziosamente gioiosa soltanto di aver contribuito a farvi ritornare un po’ più veri e in pace. Prima di lasciarvi proseguire nel cammino-libro che avete davanti, con amore vi invito ad avere fiducia anche se state attraversando una notte buia dell’anima. Senza sfiorare mai chi siamo – il nostro centro di Libertà e Amore – è naturale accusare sintomi, perdere il senso e la gioia. Ma poiché il nostro centro


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è fatto della stessa sostanza di quello dell’Universo e del Divino che permea ogni cosa, realizzare la nostra natura è onorare l’esistenza stessa. È ritrovare benessere, pace, realizzazione. Nello spazio interiore che possiamo percepire non appena calmiamo l’incessante correre dei pensieri, c’è silenzio, naturale completezza. È una musica ben gradita dalle cellule del nostro corpo e dal nostro bambino interiore che finalmente può non vergognarsi di danzare la sua armonia. Mariateresa Ruocco Conte Sagara


PREMESSA ALLA CONOSCENZA DEI FENOMENI “INSPIEGABILI”: NUOVA SCIENZA E SPIRITUALITÀ «Come sopra così sotto.» Tavola smeraldina, Ermete Trismegisto La visione cartesiana, dualistica della realtà che ha caratterizzato il pensiero e l’agire dei secoli scorsi e la cui risonanza ancora abita l’uomo occidentale “civilizzato”, ha radici storiche il cui ricordo si è perso e si perde per disinformazione e perché non comodo. Fino a tutto il Cinquecento, la Chiesa era totale egemone del potere politico e spirituale esercitando un’influenza estremamente pervasiva e punitiva sulle coscienze collettive. È soltanto dal Seicento che quest’ultima, dopo un’iniziale persecuzione contro scienziati come Galileo, cede alla scienza uno spazio di potere utilizzando la proposta “diplomatica” di Cartesio di dividere in due i “campi”. La parte spirituale, o res cogitans, alla Chiesa e lo studio di tutto ciò che è materiale, o res extensa, alla scienza. Il paradigma dualistico quindi, nasce da questo severo limite imposto dalla Chiesa più di quattro secoli fa; tale limite, tra l’altro, trasudava avversione e terrore per tutto ciò che significasse “intuizione”, “libertà”, “diversità” (e la persecuzione delle “streghe”, qualche secolo prima, ne è testimonianza), caratteristiche attribuite al “male” e al “peccato”.


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Dal primo ventennio del Novecento, fortunatamente, scienziati quali Einstein, W. Pauli, N. Bohr, E. Schrodinger, W. Heinsenberg, R. Oppenheimer e altri hanno cominciato a osservare che il pensiero scientifico non è incompatibile con una visione spirituale del mondo, sostenendo una nuova prospettiva di integrazione tra materia e coscienza espressa dalle ormai numerosissime ricerche e scoperte della fisica quantistica, ricerche messe in opera e promosse dal grande Max Planck. Sintetizzando, soltanto alcune tra le più importanti: Scoperta di Max Planck: tutte le cose dell’Universo, persone, avvenimenti, pensieri, sono in connessione aspaziale e atemporale tra loro e tenute insieme da una Coscienza Invisibile che Planck chiama Matrice. Scoperta di John Wheeler: è impossibile limitarci a osservare l’universo che ci circonda. Il semplice atto umano di osservare qualcosa di minuscolo come un elettrone – limitandoci a focalizzare la consapevolezza sul suo comportamento anche solo per un istante – ne cambia le proprietà mentre lo osserviamo. Gli esperimenti indicano che l’atto stesso di osservare è creativo e che la coscienza umana è l’artefice di quella creazione. Scoperta di David Bohm: l’universo è partecipativo, cioè non finito e in continua sintonia con la coscienza; è uno smisurato ologramma cosmico in cui ciascuna parte di un oggetto qualunque contiene l’oggetto nella sua totalità, ma su scala minore. “Come in alto così in basso, come dentro così fuori”. Questo implica che nel regno interiore invisibile, noi creiamo il progetto dei rapporti umani, delle carriere, dei successi e fallimenti che si manifestano nel mondo visibile. L’ologramma funziona come un grande schermo cosmico, uno “specchio” che ci permette di vedere l’energia di emozioni e credenze umane proiettate nella dimensione fisica della vita.


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Ipotesi di Everett-Wheeler: la Realtà come “dato di fatto” non esiste. Esistono più piani di realtà ed è l’osservatore, in base alle sue esperienze, ai suoi “filtri percettivi”, al suo stato di coscienza o particolare frequenza vibratoria, ad attirare e vedere un piano della realtà piuttosto che un altro. Fenomeno dell’entanglement (Erwin Schroedinger, 1935): due particelle, due elettroni, due persone anche molto distanti ma in interazione affettiva (genitori-figli, amici, fratelli, chi si vuole bene) sono in risonanza tra loro e ciò che succede a una arriva anche all’altra sotto forma di vibrazioni che modificano il campo magnetico. La Nuova Scienza, con il suo sguardo ampio che si addice al secolo in cui viviamo, è parte integrante e insieme conferma del Paradigma Olistico che sostiene e promuove una visione unitaria, globale e integrata dell’esistenza illuminando di significato e valore una molteplicità di fenomeni prima ritenuti “magici”, “non razionali”, “non scientifici”. Terminata l’epoca della caccia alle “streghe”, del dominio delle religioni e del proibito accesso alla Conoscenza, con la libertà di ricerca, di pensiero e di scelta di cui possiamo fruire… non rimane che risvegliarsi all’Infinito.


RITORNARE NELLA CASA DI SE STESSI Nella mia visione, ritornare nella casa di se stessi, è lasciarsi andare a ciò che si è. Dapprima ai propri sentimenti più profondi, a quella complessità di cose non dette, non sentite da tempo che ci ostiniamo a proteggere con l’intelletto attraverso una vastità di scuse e contorsioni mentali. Poi, una volta che impariamo a fidarci di una identità più espansa, più calda, più autentica di noi stessi, dolcemente possiamo addentrarci nella sorgente oceanica di ciò che siamo e contattare l’Essere senza tempo e senza storia che ci abita. Sfortunatamente, il percorso di lasciarsi andare a se stessi non è comodo e confortante. Senza dubbio non lo è affatto all’inizio. Soltanto a un certo punto, dopo l’ennesimo tentativo disatteso di trovare benessere e realizzazione con l’aiuto delle strategie di cartapesta della mente, finalmente cediamo. Sentiamo che il percorso nelle nostre profondità è l’unico comodo. L’unico reale. Ma comprendo, per esperienza personale, che il primo passo non è semplice. Ognuno di noi è letteralmente gestito e manovrato da un sovrano che, fin dalla più tenera età, parla al nostro interno rumorosamente in modo invadente e senza rispetto. Non solo, questo sovrano ci comunica ogni giorno come comportarci e agire eppure nessuno lo hai mai visto. Chi è?


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È la mente. Quel borbottio interiore che ha sempre da ridire su tutto e giudica tutto. Vuole controllare tutto, ha schemi su tutto, ha parametri legati a quello che hai vissuto e che l’ambiente voleva e vorrebbe da te. Quando parlo di “mente” non mi riferisco qui, ovviamente, all’alto luminoso e creativo pensare che nasce dalla comunione con il tuo cuore. Mi riferisco a quel calcolatore interno che trova un problema, un malessere in ogni cosa o persona o situazione. Non è proprio così? Quel senso di disagio, di dubbio o di sbaglio che ti accompagna quasi sempre, quella sottile paura di non si sa cosa che permea le tue giornate, quell’insoddisfazione che ti gira intorno come una nuvola, tutte queste sensazioni originano da questo sovrano che non si farà mai vedere da te ma che ti controlla nel silenzio. Controllandoti, dosa quanto hai diritto a esprimerti, cosa devi dire, come devi comportarti, cosa devi sentire, cosa non puoi permetterti di sentire, cosa devi volere, cosa non devi permetterti di volere, cosa non devi fare, cosa non ti meriti, cosa ti meriti, come stai andando, se tutto sommato te la cavi o se sei un/una fallito/a. In più, questo sovrano silente ti dice se ogni persona che incontri va bene o no, se corrisponde a come dovrebbe essere una persona “normale” e se sono “normali”, “giuste”, “sicure” le situazioni, le decisioni, le idee, le “visioni del mondo”, gli stili di vita, i pensieri… A cosa ti porta tutto questo? A confondere, attorcigliare malamente la tua identità spaziosa, libera di una libertà senza limiti e senza tempo, nelle trame tortuose del pensiero. Dentro i “si deve”, “si dovrebbe”, “ho sbagliato”, “ho fatto una figuraccia”, “mi devo migliorare”. In più, ti confondi dentro gli altri, all’interno di ciò che credi gli altri facciano e pensino. Ovviamente anche di te. Risultato?


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Non Ti senti. Non senti quanto grande e illimitato/a sei perché sei ricoperto da cose che non sono tue.2 Siccome queste cose le respiri e vivi da quando hai aperto gli occhi e probabilmente le respirano e vivono anche le persone che vivono nel tuo ambiente, allora credi di essere queste cose. Però se cominci a guardarle da vicino, da molto vicino, ti rendi conto che… sono fatte di vento.2 A occhi aperti L’atmosfera emotiva e i taciti permessi/divieti della famiglia e della cultura in cui sei cresciuto/a, possono aver favorito o censurato la naturalezza e la profonda vastità della tua espressione vitale. Il più delle volte, l’espressione vitale viene soggiogata agli schemi difensivi della mente e della paura. «Paura di non meritare la gioia, il benessere, l’autorealizzazione ma soltanto una “... quieta disperazione”» (Dostoevskij) Paura di essere “fuori dal coro”, ripudiati dalla cultura e dai modelli di riferimento cui si è abituati. Ripudiati soprattutto da quella voce che parla continuamente all’interno, da quell’Ego che ti vorrebbe perfetto/a, coerente, unilaterale, sempre pronto a giudicare pesantemente ogni deviazione spontanea dei programmi e dei doveri. Ma come si è strutturato l’Ego? Come si è strutturata quella voce/dialogo interiore che parla all’interno di te? Attraverso i codici comportamentali trasmessi dalla famiglia e dalla cultura in cui sei cresciuto/a.


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Secondo l’approccio psicogenealogico1 questi codici non-verbali interpretativi della realtà hanno una risonanza transgenerazionale ovvero vengono trasmessi e “protetti” di generazione in generazione. Crescere in una famiglia vuol dire assorbire una gran quantità di corpi inibitori. Quest’ultimi sono idee, morali coercitive trasmesse con i comportamenti sin dalla più tenera età e che diventano i nostri gendarmi interiori. Alcuni esempi sono le convinzioni, tante volte espresse ingenuamente, come: “la vita è una battaglia”, “l’amore non esiste”, “il denaro è sporco”, “l’essere umano è cattivo”, “siamo una famiglia di falliti”, etc. Il Buddha diceva: «Con le nostre idee creiamo il mondo» e i più piccoli dell’albero genealogico creano il loro piccolo mondo con le “idee” che risuonano nella casa, nei gesti, nelle energie e nei corpi dei genitori. Perché per un bambino la cosa più importante è vivere e assicurarsi di essere nutrito e protetto; per assicurarsi ciò non ha altra strategia se non quella di essere accettato, integrato e di piacere ai genitori. La non accettazione, il disprezzo – a livello arcaico – risuona nella coscienza come una condizione di morte. Così finisce per incorporare i comportamenti e le emozioni del padre e della madre come fossero propri arrivando a patire le stesse sofferenze senza aver avuto la stessa esperienza dolorosa in un fenomeno di totale identificazione. In qualche modo, il bambino si trasforma nei genitori, padri e figli diventano una sorta di gemelli in un fenomeno di narcisismo protettivo. Le difficoltà arrivano quando questa fase non viene superata e i più piccoli, diventati adulti, non riescono a portare a compimento il processo della propria individuazione; assuefatti al modo di essere e alle emozioni dei genitori, non trovano posto per le loro istanze interiori, vitali e di crescita e fanno ad oltranza i loro “specchi” affinché possano continuare a riconoscersi.


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Quest’analisi lucida della propria storia familiare ha un fine profondamente amorevole. Prende spunto dagli elementi di sofferenza vissuti non per sterile condanna ma al fine di permettere, nel naturale processo alchemico universale retto e governato dagli opposti, la trasmutazione del dolore in gioia, delle ingiustizie in perdono, delle costrizioni in libertà, del conflitto in armonia, della negazione in consapevolezza ri-creativa e gioiosa.2 Soltanto in questo modo è possibile risvegliarsi a un atteggiamento di forza e di potere – anziché di fatalità o vittimismo – nei confronti del proprio destino. NOTE L’approccio psicogenealogico nasce ufficialmente in seno alla ricerca psicologica in ambito psicanalitico e si sviluppa grazie ai contributi di Anne A. Schutzenberger e la sua celebre Sindrome degli antenati uniti a quelli di N. Abraham e M. Torock all’interno dell’approccio sistemico della scuola di Palo Alto in California. Le ricerche continuano a svilupparsi grazie a Bert Hellinger, padre delle Costellazioni Familiari, e al genio di Alejandro e Cristobàl Jodorowskj tra le quali opere La danza della realtà e Il collare della tigre. 1

Archetipi: sono immagini psichiche innate, predeterminate, universali, ovvero che appartengono alla collettività del genere umano ed esprimono, attraverso la loro specifica rappresentazione simbolica, la forza/risorsa oppure ombra/sfida cui l’essere umano è chiamato a confrontarsi. Filone di Alessandria è stato il primo a citarli, ma dobbiamo a Carl Gustav Jung l’introduzione nell’ambito della psicanalisi degli “archetipi” come strumenti di osservazione, interpretazione e cura della psiche.

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