Cristiano Minellono
io la notte scrivo
Come autore ha vinto due Festival di Sanremo ed è arrivato quattro volte secondo, due edizioni del Festivalbar ed una di Un disco per l’estate, due Telegatti come migliore autore di testi e nove come autore televisivo di programmi tra cui: Premiatissima, Buona Domenica, I Telegatti, Studio 5, Una Rotonda sul Mare. Gli è stato assegnato anche il Premio Paroliere e il premio SIAE come migliore autore europeo. Si stima che le canzoni che ha scritto siano state vendute in oltre 150 milioni di copie.
Accendere la luce la carta e la matita ed aspettar che il cuore ti esca dalle dita
Minerva Edizioni
Cristiano Minellono (Arona, 27 marzo 1946) è un attore, autore e paroliere italiano. Figlio d’arte (madre e padre erano attori), è anche autore televisivo ma è conosciuto prevalentemente per aver composto i testi di moltissime canzoni italiane portate al successo da cantanti famosi. Ha collaborato, fra gli altri, con Mina, Adriano Celentano, Toto Cutugno, i Ricchi e Poveri, Mia Martini, Riccardo Fogli, Al Bano e Romina Power, i Camaleonti, Umberto Balsamo, Patty Pravo, Dalida, Domenico Modugno, i Dik Dik, Raffaella Carrà, Shirley Bassey, i Nomadi, i New Trolls, Amedeo Minghi, Johnny Hallyday, Demis Roussos, Wess e Dori Ghezzi, Alice, Andy Williams, Luis Miguel, Julio Iglesias.
Cristiano Minellono
io la notte
scrivo
Canzoni senza musica
Che strano... un “paroliere” che scrive poesie... dovrebbe scrivere solo ritornelli popolari per far cantare serve e muratori... e tutti quelli che ha fatto innamorare? Quelli che hanno pianto, sognato, sperato, riso, dimenticato, ricominciato? L’autore di grandi successi musicali, come L’italiano e Felicità, che ha scritto per Mina, Adriano Celentano, Albano e Romina, i Ricchi e Poveri e tanti altri, ricorre ad un altro componimento per raccontare l’amore, sentimento a lui caro sempre presente nelle sue canzoni: la poesia. Perché ne sente il bisogno. Perché non ha ancora trovato l’amore vero. Perché c’è ancora qualche pazzo sognatore. “Perché nella poesia sei solo tu, la tua penna e il tuo cuore”.
Con le prefazioni di: Albano, Marco Balestri, Depsa, Fausto Leali, Cristiano Malgioglio, Gerry Scotti, Toto Cutugno
Minerva Edizioni
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i.i
Io la notte scrivo
Io la notte
scrivo Canzoni senza musica
Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Grafica e impaginazione: Minerva Edizioni Editor: Martina Mugavero
© 2014 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata. ISBN: 978-88-7381-599-0
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Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 www.minervaedizioni.com info@minervaedizioni.com
Cristiano Minellono
Io la notte scrivo Canzoni senza musica
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INTRODUZIONI
S
crivere per uno scrittore, poeta e amico non è cosa facile. Tre entità in un’unica persona... e che persona. Cristiano Minellono che equivale a: L’Italiano, Soli, Felicità, Ci Sarà e ci vorrebbe un libro per elencare solo i titoli delle sue canzoni. Celentano, Mina, Ricchi e Poveri, Toto Cutugno, Romina Power, e mi fermo qui, hanno inciso le sue canzoni “internazional popolari” che sono ormai degli “evergreen”. Successi assoluti che si cantano in tutto il mondo... ed è così che la lingua italiana si divulga con più facilità. C’è una frase che calza a pennello quando penso a Cristiano: “Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”. Ma per fortuna c’è e ce lo godiamo come grande amico e per la Sua speciale e umana genialità. È un Cristiano... Cristiano! Buon Tutto Sempre Albano
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Q
uando il Popy mi ha chiesto di scrivere una prefazione ho pensato subito a un preludio... a un’ouverture, Popy aveva scritto un’opera?! E invece no, Cristiano Minellono ha scritto un libro. Un libro che non ho letto perché non me l’ha dato, però me l’ha raccontato o meglio me ne ha parlato e come fa sempre lui, mi ha trasmesso l’entusiasmo con cui l’aveva scritto. Comunque gli ho detto subito di sì, perché conosco bene il “linguaggio immortale” di Minellono e sono sicuro che ha scritto qualcosa d’imperdibile, qualcosa che nel bene o nel male farà rumore e lascerà in chi lo leggerà un segno, un dubbio, una riflessione, un sorriso. Sì perché Minellono è un Autore di quelli che non se ne fanno più! Io ci ho lavorato per anni e so per certo che lui ha qualcosa in più nella sua semplicità così originale che a lui viene così facile. “Lasciatelo cantare con la chitarra in mano”, lasciatelo scrivere con la penna in mano perché Minellono è un italiano... un autore italiano vero! Comunque so che il Popy non mi manderà mai il libro, perché anche lui mi conosce bene e sa che sarò il primo che andrà in libreria a comprarselo... noi siamo fatti così... caro grande Minellono! Marco Balestri
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arlando di “popy” come uomo e come artista avrei tante cose da dire. Cristiano Minellono è veramente uno spirito libero nella vita di tutti i giorni: è sempre stato pieno di iniziative creative e di grande umanità. Popy “artista” è sicuramente tra i più grandi autori della musica italiana. Io ho iniziato con lui la mia carriera di compositore 44 anni fa con la canzone Ahi! Che male che mi fai presentata al Festival di Sanremo. Dopo un periodo di silenzio abbiamo ripreso la collaborazione scrivendo insieme 13 canzoni per il grande Adriano Celentano. Successivamente nasce un successo mondiale dal titolo L’Italiano. Poi Noi ragazzi di oggi cantata a Sanremo da Luis Miguel diventato una star mondiale. Oggi abbiamo scritto insieme Sei la metà della mia vita una canzone che dà il titolo al mio nuovo cd che uscirà presto. Popy ha scritto canzoni con altri artisti che rimarrano nella storia della musica italiana ed internazionale. Genialità, fantasia, sensibilità, versatilità, professionalità e tanto tanto cuore sono le grandi doti del mio grande amico Cristiano Minellono. Toto Cutugno
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U
na delle caratteristiche di Popy è che parla tanto: tra l’altro, ha anche una bella voce calda, profonda, da doppiatore, contro la mia che è piccola, acuta, adatta a doppiare al massimo di Pino Daniele. E fu proprio la sua voce calda, profonda, a dare una svolta alla mia vita lavorativa, una sera di inverno del 1984. Ero andato in CGD, famosa casa discografica, per accordarmi sulla scrittura dei testi per un album di canzoni americane tradotte in italiano, artista Adriano Celentano. Popy era lì per lo stesso motivo. Tra noi mai un’amicizia vera, mai grosse frequentazioni, ma tanto rispetto e stima reciproca, facendo entrambi lo stesso lavoro. Fu quella sera che Popy mi fece sapere che era diventato il capo degli autori televisivi della quasi neonata Fininvest. Me lo disse con sussiego, pavoneggiandosi, o almeno questa fu la mia impressione. Poi però aggiunse: “Tu sei uno bravo, perché non provi anche tu a fare l’autore televisivo?”. La verità è che non ci avevo mai pensato, pur scrivendo di tutto, anche per il teatro. Un’altra verità è che in quel periodo il mio rapporto con la casa discografica in cui ero produttore, era cessato: avevo voglia e bisogno di cambiare. Ve la faccio breve: nel giro di un anno firmai il mio primo varietà televisivo, cominciando una carriera che mi avrebbe portato a oltre 130 trasmissioni e alla vittoria di nove Telegatti. In quanto al disco di Celentano, I miei americani, di tutti i testi fatti ne potetti firmare solo due, perché gli altri avevano già vecchi testi italiani depositati in precedenza e il produttore
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del disco avrebbe dovuto pagarmi a parte, cosa che non avvenne. Insomma, una fregatura? Qualcuno dica a Miki del Prete, simpatico responsabile del mancato pagamento, che ci ha pensato Popy a far diventare quell’esperienza lavorativa la più “ricca” della mia vita. Non fossi stato là quella sera chissà, forse non avrei mai lavorato in televisione. E se mi sono offerto di scrivere queste righe è perché di autori bravi ce ne sono, anche se Popy resta tra i migliori (e questo libro ne è l’ennesima dimostrazione), ma di persone dello spettacolo che offrono una possibilità di lavoro solo per meritocrazia, quelle proprio sono rarissime. Di solito, se hai un collega bravo, lo eviti, o addirittura lo ostacoli. Popy no, e per questo merita di farsi voler bene. Depsa (Salvatore De Pasquale)
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I
o non sono un poeta, ho avuto il dono della voce. Ma mi accorgo subito quando delle parole, che siano poesia o canzone, mi arrivano al cuore e Popy ci riesce... sentirlo o leggerlo mi emoziona... e... mi porta esattamente dove lui mi vuole portare. Ăˆ un modo meraviglioso di vivere tante vite in una. Questo libro... che dire? Se non che mi sarebbe piaciuto averlo scritto io... grazie Popy amico mio e poeta. Fausto Leali
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e un giorno potrò essere utile a voi e alle cose di cui siete appassionato pensate a me scriveva Victoria Ocampo a Rabindranath Tagore. Leggendo le poesie di Popy Minellono la prima cosa che mi è venuta in mente sono state queste righe nobili come il cuore della famosa editrice e scrittrice argentina, che aveva inviato al famoso Poeta Indiano. Mi piace la nostalgia che racconta nelle sue poesie il celebre paroliere. Sono nostalgie di amori nascosti, smarriti, persi, ritrovati, andati finiti. Sono pensieri delicati con una sola immagine: la solitudine dolce di un ritratto lontano, personale emotivo e sentimentale. Cristiano Malgioglio
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metà degli anni Ottanta, all’inizio della mia carriera, mi ritrovai sulla riviera romagnola a condurre per conto di Sorrisi e Canzoni un galà di canzoni. La trasmissione si chiamava Tutto di Tutto e uno degli autori televisivi, quello che mi prese sotto la sua aluccia come una amorevole chioccia, era il tanto sentito nominare Popy Minellono. L’uomo da 150 milioni di dischi venduti! Cristiano Minellono, Popy per tutti, lo conobbi in quel momento. Vulcanico, pieno di idee, molto sicuro di sé e con una caratteristica: saper trasmettere questa sicurezza, vista la sua esperienza nel settore, a tutti quelli che lo circondavano anche se erano come me degli esordienti o poco più. Forse perché nella sua vita da autore con gli esordienti, cioè con gente che doveva ancora credere fino in fondo nei propri mezzi, nella propria musica, nelle proprie canzoni, aveva già avuto a che fare. Popy secondo me aveva la capacità di capire se una cosa potesse riuscire bene o no. In quell’occasione di quasi trent’anni fa non ho avuto modo di dirgli quanti struggimenti ho avuto mentre guidavo il Ciao ripassando a memoria Il primo giorno di primavera, quante volte ho infilato nel mangiadischi Soli si muore, quante volte mi sono fatto la barba canticchiando “Mamma ma mamma Maria”. Soprattutto quante volte mi sono alzato dal divano come se avessero intonato l’inno d’Italia ascoltando le parole de L’italiano che Popy
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aveva scritto per Toto Cutugno, o forse per Celentano. Canzoni con un testo fatto di parole all’apparenza semplici ma che scritte in quei contesti sono uscite dalle canzoni stesse per entrare nel senso delle cose e della nostra vita. In quell’occasione, intimidito dalla sua presenza non ho osato né chiamarlo Maestro né confessargli questa mia devozione da ascoltatore puro, da acquirente di 45 giri. Quei 45 giri che con le sue parole riempivano le hit-parade, i nostri juke-box, le nostre radio, i nostri cuori. Adesso posso dirglielo, glielo dico che avrei voluto chiamarlo Maestro ma forse mi avrebbe simpaticamente mandato a quel paese. E se avessi potuto dirgli una banalità gli avrei detto che estrapolate dalla musica, sempre pop, sempre ammiccante, che ha caratterizzato la sua produzione musicale, le sue parole forse sarebbero state degne di un poeta. La sua curiosa richiesta di scrivere per lui la prefazione ad un suo libro di canzoni senza musica penso capiti al momento giusto per confessarlo, a lui e a voi che state leggendo. è solo l’inizio Popy, ho già messo da parte un mezzo euro da infilare in un juke-box quando scriverai il tuo prossimo successo. Felicità! Gerry Scotti
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ono il primo ad essere stupito di quello che ho fatto, non è normale per uno che ha fatto solo la quinta elementare e che ha passato infanzia e pubertà girando per teatri a recitare parole di altri... Ancora oggi per me è un mistero scrivere perché non parto mai da un titolo pensato o da una idea, ma prendo una penna e un foglio e le parole escono di getto in pochi minuti quasi come se fossero state contenute nella penna... Ho scritto l’album Soli di Adriano Celentano insieme a Toto Cutugno in un pomeriggio... E il testo di Ci sarà di Albano e Romina che ha vinto Sanremo ’85 me lo sono inventato mentre ero al telefono con Albano. Inoltre sono un pessimo giudice di me stesso e solo quando un pezzo diventa un successo mi rendo conto che è bello... e sono convinto tutte le volte che devo scrivere un testo che non riuscirò a farlo bello come quelli che mi hanno reso famoso e invece... Alcune mie canzoni hanno avuto ed hanno un successo a livello mondiale talmente grande che ogni volta che me ne rendo conto sono il primo ad esserne stupito. La critica italiana con me è stata sempre feroce anche se della cosa non me ne è mai fregato niente perché io scrivo per la gente e non per farmi dire “bravo” da giudici invidiosi e mediocri... Una canzone in special modo è stata massacrata da questi “geni” del giornalismo... L’Italiano scritta con Toto Cutugno. Le parole più gentili sono state: banale, qualunquista, farcita di luoghi comuni, ecc... ecc... L’Italiano era invece
una fotografia critica del nostro paese che “alla faccia loro” ha venduto più di trenta milioni di dischi nel mondo, è stata tradotta in tutte le lingue e ancora oggi è la bandiera di tutti gli Italiani nel mondo e non solo. Non ho tessere di partito e sono orgoglioso di essere (come mi ha definito il mio grande amico Fabrizio de André) un anarchico individualista. Nelle mie canzoni parlo sempre d’amore perché ci credo, anche se quello vero non l’ho ancora trovato. Che strano... un “paroliere” che scrive poesie... dovrebbe scrivere solo ritornelli popolari per far cantare serve e muratori... e tutti quelli che ho fatto innamorare? Quelli che hanno pianto, sognato, sperato, riso, dimenticato, ricominciato? Per gli intellettuali generalmente di sinistra (che non ho ancora capito chi sono) è quasi un’eresia, ma io ne sento il bisogno anche perché una poesia è più “tua” di una canzone, perché sei solo tu, la tua penna ed il tuo cuore. Io comunque le ho scritte fosse anche solo per me e per quei pochi pazzi che riescono ancora a sognare. Grazie Cristiano Minellono
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Io la notte scrivo Per capirmi meglio io la notte scrivo anche se non sono sveglio. Lancio le mie dita oltre al mio orizzonte perché sono nato con le valige pronte. È cosi che vivo mille vite in una mentre intorno il mondo dà la colpa alla sfortuna. Mai uccidere un sogno... al limite se è troppo folle.. lascialo lì che prima o poi torna utile... quelli come noi fanno fatica a trovarsi in mezzo a tutta questa mediocrità... ma quando si trovano... sono capaci di tutto... perché dove finisce la realtà e comincia il sogno... non è un confine così importante... Ognuno insegna e impara... è il bello della vita! Sono le voci del silenzio... che non riescono a volare.
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ti amo Ti amo e il vento dolce del saperlo passa sui sensi e mi accarezza il cuore.
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è nella notte di sirene e pipistrelli Ăˆ nella notte di sirene e pipistrelli che sfumano le invidie ed i rancori che la vergogna apre i suoi cancelli e ci si affida al tatto ed agli odori. E tu che sei la notte mi appartieni era il mio sogno comprare la padrona anche se stringi forte non mi tieni e mi dispiace ma il giorno ti abbandona.
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SE MI INNAMORO Se mi innamoro faccio un buco in mezzo al cielo per vedere chi c’è dietro e le aprirò anche le porte dell’inferno con le chiavi di San Pietro. Se mi innamoro prendo a pugni chi la guarda senza dire che la vuole e per scaldarla quando ha freddo dentro al letto questa volta metto il sole. Se mi innamoro spacco tutti gli orologi e voglio vivere al suo tempo e voglio metter le parole alla canzone che le canta addosso il vento. Se mi innamoro voglio il glicine sugli occhi e due gabbiani nelle mani perché fiorisca sul soffitto ogni mattina e per volare sui suoi seni.
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Se mi innamoro devo scriverle qualcosa che non sia mai stato scritto e nel mangiare la sua immagine con gli occhi voglio piangerla nel piatto. Se mi innamoro striscerò attaccato ai muri per paura di morire per non lasciarla troppo sola la mia ombra gliela inchiodo sulle suole. Se mi innamoro torno a casa tutti i giorni con un fiore ed un regalo un giorno il sole un altro un vecchio paio d’ali e la promessa che non volo. Se mi innamoro lascio tutto al suo destino e voglio fare l’eremita mi basta lei... una parola detta al buio un po’ di carta e una matita. Se mi innamoro voglio leggerla da capo ma parola per parola e quando il sonno ci separa nel suo libro voglio metterci una viola. 21