un secoLo di
La storia leggendaria del pi첫 antico periodico sportivo del mondo
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La storia leggendaria del più antico periodico sportivo del mondo
Direttore Editoriale: Roberto Mugavero Editor: Paolo Tassoni Redazione: Roberto Sernicola Grafica e impaginazione: Francesco Zanarini
Immagini: © GS – Guerin Sportivo Un ringraziamento particolare a Lamberto Bertozzi per la collaborazione riservataci. © 2012 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna Proprietà artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata.
ISBN: 978-88-7381-435-1 Minerva edizioni Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO) Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420 www.minervaedizioni.com info@minervaedizioni.com
PaoLo FaCCHineTTi
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20 1912 -
un secoLo di
La storia leggendaria del pi첫 antico periodico sportivo del mondo Minerva edizioni
Indice
PREFAZIONE Un giornale magico: nuovo e antico, dissacrante e autorevole di Matteo Marani, pag. 7 INTRODUZIONE Un giornale, la storia – Paolo Facchinetti, pag. 9 PARTE I – CRONOlOgIA DI UN FENOmENO, pag. 13 Capitolo 1 – Da Torino a milano, pag. 13 Un guerriero come simbolo, pag. 14 Il Colombo viaggiatore, pag. 16 Le bombe e la fuga a Milano, pag. 18 Le avventure di Don Ciccio, pag. 20 Capitolo 2 – I fuochi d’artificio, pag. 24 Da Cesena arriva un genio, pag. 24 Il paese di santi poeti e navigatori, pag. 26 Babaleone, Gibigianna e Gioanbrera, pag. 27 I processi di Cesenatico, pag. 31 Capitolo 3 – Bologna l’adotta, pag. 34 Entra in scena il pilota, pag. 34 I colori dello sport, pag. 37 Il ragazzo del Montefeltro, pag. 39 La rivoluzione dei ’70, pag. 40 Il record di vendite: 350.000, pag. 42 La strada è tracciata, pag. 44 Ottanta voglia di sport, pag. 46 L’uomo dal baffo d’oro, pag. 49 Capitolo 4 – gli anni del tormento, pag. 53 Il valzer dei direttori, pag. 53 Due fatti fuori, pag. 57 Il ritorno del baffo di Forlì, pag. 58 Capitolo 5 – Rivoluzione continua, pag. 60 Frustate ad Arrigo Sacchi, pag. 60 Il pallone impazzito, pag. 62 La calda estate del ’96, pag. 65 I sussulti di Cucci III, pag. 66 Il fenomeno Ronaldo, pag. 67 Le ragazze copertina, pag. 70 Il mondiale francese, pag. 72 Il ribaltone, pag. 72 Capitolo 6 – Il guerriero del terzo millennio, pag. 76 Il disordine delle emozioni, pag. 76 La satira e la rabbia, pag. 80 Gauccione e Gheddafino, pag. 82 A maniche rimboccate, pag. 84 Una volta al mese, pag. 86
PARTE II – U UOmINI E FATTI, pag. 89 Capitolo 1 – I fantastici quattro, pag. 89 Giulio Corradino Corradini, pag. 89 Carlin Bergoglio, pag. 94 Il conte Alberto Rognoni, pag. 96 Italo Cucci, pag. 103 Capitolo 2 – Scandali e tragedie, pag. 110 Professionismo e corruzione, pag. 110 Si spara a Genoa-Bologna, pag. 114 Curcio e la strage dell’Heysel, pag. 116 Scudetto al Torino, anzi no, pag. 118 Pillole siringhe e polverine, pag. 120 A Bologna le amfetamine al ragù, pag. 123 Calciopoli, la Juve in B, pag. 126 La morte del grande Torino, pag. 129 Capitolo 3 – le grandi matite, pag. 131 I primi caricaturisti, pag. 131 Angelo Bioletto, pag. 132 “Marino”, il più grande, pag. 133 Capitolo 4 – le grandi penne, pag. 139 Alberto Bevilacqua, pag. 140 Arnoldo Foà, pag. 145 Giovanni Arpino, pag. 150 Luciano Bianciardi, pag. 153 Capitolo 5 – Quell’arcimatto di Brera, pag. 158 Nasce Gibigianna, pag. 158 Poi diventa Jab, pag. 159 Il bandito Grazianeddu, pag. 161 L’omaggio di Guttuso, pag. 162 All’osteria con l’Abatino, pag. 163 Gloria e pomodori, pag. 166 Rombo di Tuono, pag. 169 Capitolo 6 – I mondiali dell’Italia, pag. 171 1934: Schiavio eroe di Roma, pag. 171 1938: Il primo silenzio stampa, pag. 174 1982: Il trionfo del guerriero, pag. 178 2006: Un enorme tiè al mondo, pag. 180 UN SECOlO DI COPERTINE, pag. 183
Prefazione
UN GIORNALE MAGICO: NUOVO E ANTICO, DISSACRANTE E AUTOREVOLE
I
l secolo di vita del Guerin Sportivo è un fatto di portata storica che non può essere circoscritto al giornalismo. Ma investe lo sport, la società, la cultura di questo Paese. Un giornale magico, sulle cui pagine hanno scritto raffinati intellettuali come Luciano Bianciardi e Camilla Cederna, Pier Paolo Pasolini e Dario Fo, qualche anno prima di vedersi assegnato il Nobel per la letteratura. In qualche modo, un Nobel al mestiere di scrivere lo avrebbero meritato altri grandi giornalisti passati di qua. Carlin Bergoglio nell’anteguerra, Emilio Colombo e Bruno Slawitz negli anni successivi, ma su tutti lui, il sommo Gianni Brera, il Gadda spiegato al popolo come lo canzonava Umberto Eco. Un giornale, il Guerin Sportivo, che ha attraversato le bombe della seconda guerra mondiale e la partenza al fronte di tutti i suoi giornalisti per il primo conflitto. E poi una monarchia, due repubbliche, una cinquantina di primi ministri e una decina di Papi, un paio dei quali suoi abituali lettori. Paolo VI lo accostò al motto di Jean de Santeuil che vale una medaglia: «Castigat ridendo mores», scherzando sferza i costumi. Il Guerin Sportivo è proprio così: un incrocio unico, un impasto irripetibile di ironia e serietà, di sberleffo e autorevolezza, di credibilità e dissacrazione. Coniugava la parte alta e bassa della cultura sportiva quando ancora il termine “contaminazione” non stava nelle menti dei sociologi. Ha inventato il web prima del web: interagiva già nel primo numero, chiedendo ai suoi lettori di essere parte attiva, in un’epoca in cui i fogli risuonavano ancora di risorgimento e di baffi a manubrio. Era veloce, arguto, con i giochi di parole nei titoli di cui la rete si è cibata in questo nuovo millennio. Fu innovativo e controcorrente sin dal primo numero, partorito da sei giovani torinesi. Avevano scritto nell’atto di nascita: «Guerin Sportivo non è un deputato socialista. Seguirà il suo programma.» Altro che Beppe Grillo e l’atteggiamento di denuncia. Ha lasciato tracce indelebili nello sport: la nascita dei loghi delle squadre di calcio, le epiche sfide tra Bartali e Coppi, le pagelle del calcio, le foto a colori associate per la prima volta al pallone, la rivoluzione del calcio internazionale. Ma 7
soprattutto l’incontro, favorito da genii artigiani come il conte Ettore Rognoni o Italo Cucci, tra l’arte e lo sport, tra lo spettacolo e il calcio. Sino all’anticipazione di tutto quello che la tv avrebbe fatto suo negli ultimi anni, attingendo moltissimo dal patrimonio infinito di questo giornale. Di quelli che sono stati i meravigliosi 100 anni del Guerin Sportivo leggerete in questo libro, curato come sempre con passione, amore e competenza da Paolo Facchinetti. Mi limito a dire, portandone avanti oggi la tradizione, che la cosa più importante del Guerino è avere conservato ogni volta il suo spirito. La sua essenza. Fatta di coraggio, libertà di espressione, di convinzione di potere affrontare qualunque tema – anche il più scabroso – con la leggerezza e la solidità che viene dalla sua storia. In epoca in cui il giornalismo sportivo si è fatto sempre più militante, territoriale in maniera tetragona, il Guerino ha conservato la sua indipendenza di giudizio, senza avere mai indossato la maglia di una sola squadra. Fatta eccezione per quella azzurra della Nazionale, sostenuta in particolare nel 1982 contro il parere di tutti. Dopo averlo letto per trent’anni e avervi vissuto da giornalista gli ultimi venti della mia vita, da cinque anni guido il Mito. Accompagno il guerriero con lo staffile in mano non senza le ovvie preoccupazioni e il senso di responsabilità che esso comporta. Mi è toccato il timone nel momento più difficile, quando occorreva abbandonare un vecchio modello ormai superato dai tempi e troppo costoso, lanciandolo verso la versione più liquida che richiede la modernità. Il mensile, il nuovo GS Storie con articoli della grande tradizione del Guerino, il sito internet, gli speciali GS Extra confezionati insieme ai quotidiani del gruppo (Corriere dello Sport-Stadio e Tuttosport), l’iPad sul quale siamo sbarcati da qualche mese. Il Guerin Sportivo ha festeggiato i 100 anni con il suo orgoglio e un orizzonte importante davanti a sè. Continuare a essere la voce critica e ironica dello sport. Averlo fatto in modo egregio per 100 anni è anche la migliore premessa per continuare a farlo nel nuovo secolo. Se oggi il Guerin Sportivo è ancora un punto saldo nel panorama editoriale italiano, lo si deve anche al suo editore Roberto Amodei.
Matteo Marani Direttore del GS – Guerin Sportivo
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Introduzione
UN GIORNALE, LA STORIA
“I
n questo nostro Paese di Santi, di Poeti e di Navigatori” non si parla più tanto del Titanic, piroscafo definito “inaffondabile” che, varato nel 1912 per affrontare la traversata dell’Atlantico, si infranse subito contro un iceberg e si inabissò; si continua a parlare invece di un giornale indistruttibile – il Guerin Sportivo – che, fondato all’inizio dello stesso 1912, ha navigato nel tempo attraversando tempeste di ogni genere e dopo un secolo è ancora qui a discutere con la gente di sport e di vita. Per cominciare a raccontare questa storia – di uomini, costumi, società, sport – abbiamo scelto il tormentone utilizzato negli anni ’60 da un genio della comunicazione come il romagnolo conte Rognoni per iniziare i suoi articoli sul Guerin Sportivo (ripreso a sua volta da un discorso di Mussolini del 1934) e che tanta fortuna ha avuto. Tanto da essere usato ancora oggi nei più diversi contesti. Dunque, in questo nostro paese di santi eccetera esiste ancora il periodico, sportivo e non, più vecchio del mondo, primato conquistato nel 2011 dopo la chiusura dell’inglese News of the World che, fondato nel 1843, ha cessato le pubblicazioni in seguito alle disavventure del suo editore Murdoch. È un dato – la sopravvivenza del Guerino ad un secolo di storia – che la dice lunga sulla suggestione e la forza esercitate da questa testata, capace di superare due guerre e di adattarsi attraverso uomini d’eccezione ai mutamenti epocali della società, dello sport e della politica. Nel volgere di 100 anni ha cambiato 19 direttori (nove dei quali negli ultimi 20 anni), 7 editori e 3 città, ha mutato stile, formato e periodicità, ma la sostanza vitale che lo ha concepito e nutrito nel tempo è sempre rimasta la stessa: un concentrato di indipendenza, obiettività, vis polemica, originalità, divertimento e soprattutto costante coinvolgimento dei lettori. Una volta il cardinal Montini, non ancora Paolo VI, lo sfogliò e sfornò una definizione che ha fatto storia. “Il Guerin Sportivo – disse – è come Giovenale che castigat ridendo mores”, fustiga i costumi sorridendo. E un altro Papa, Karol Wojtyla, grande sportivo e tifoso dello Skawa Wadowice, ne fu per anni attento lettore, perché solo lì trovava notizie della sua squadra del cuore. Sono due delle tante sfaccettature che hanno fatto la fortuna di questo giornale. 9
Il Guerino ha sempre giocato sull’anticipo, che in ogni campo è tattica vincente: per dire, a dispetto di tutti si è schierato con Bearzot nel Mondiale 1982 e – purtroppo – nel 1979 ha preconizzato il primo morto allo stadio: “Ormai non ci stupiamo più di nulla e attendiamo l’ineluttabile: il morto”, scrisse Italo Cucci. E una settimana dopo il derby romano pianse la prima vittima del tifo stupido e violento. Ha scoperto talenti del disegno (uno per tutti, Marino Guarguaglini) e della scrittura (uno per tutti: Gianni Brera), ha inventato i “marchietti” delle squadre di calcio, ha battezzato Coppi “il campionissimo” e Gigi Riva “Rombo di tuono”. Il Guerino nel suo lungo percorso ha offerto incomparabili e – per un giornale sportivo – inedite pagine di letteratura: non solo Brera, ma anche Arpino, Dario Fo, Bianciardi, Alberto Bevilacqua, Gianni Mura. Per primo nel mondo ha divulgato il calcio internazionale, quando da noi si pensava quasi che fossimo i soli a tirar calci a un pallone. E tanto altro ha fatto, lo leggerete andando avanti. Per questo è ancora qui, per questo è un giornale cult. Paolo Facchinetti Le sedi Torino Milano Bologna
Via XX Settembre 62 Galleria Subalpina Via Cavour 7 bis Via Valeggio 3 Via Massena 56 Galleria S. Federico Via Viotti 8/A Via Bertola 4
dal 1912 nel 1913 dal 1921 dal 1927 dal 1936 dal 1937 dal 1941 dal 1944
Via Morone 2 Piazza Castello 25 Via Ciovassino 3 Via Galilei 7 Piazza Duca d’Aosta 8
dal 1945 dal 1945 dal 1947 dal 1948 dal 1953
Via dell’Industria 8 (San Lazzaro di Savena) Via del Lavoro 7 (San Lazzaro di Savena)
dal 1974 dal 1986
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glI EDITORI Giulio Corradino Corradini Soc. An. Guerin Sportivo (E. Colombo) SESS (Gazzetta dello Sport) Mondo Sport (Conte Rognoni) Conti Editore Parrini e Soci Roberto Amodei
dal 1912 dal 1936 dal 1948 dal 1953 dal 1973 dal 1993 dal 1994
SPECiAlE guiDA Euro 2012
Le rOse, Le anaLisi, i segreTi, La sTOria ia
I DIRETTORI
extra n.
4 2012
Sportivo A gS guerin AllegAto SepArAtAmente non vendibile
e di critica giorna nel 1912 giornale fondato
n. 7 - luglio
2012
le analisi teCniChe
le ambizioni dell’italia
i grandi della storia
le rose Complete
di politica
sportiva
e guidA SpeCiAl poloniA uCrAinA
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giOrnaLe di CriTiCa e di POLiTiCa sPOrTiva FOndaTO neL 1912 mensiLe - n. 7 - luglio 2012 - 3,90 Euro 9,70 CHF - CanTOn TiCinO 9,50 CHF - UK 7,00 £
dal gennaio 1912 dal novembre 1936 dal maggio 1947 dal settembre 1967 dal dicembre 1973 dal febbraio 1975 dal novembre 1982 dal maggio 1985 dal novembre 1986 dal settembre 1987 dall’agosto 1990 dal settembre 1991 dal febbraio 1993 dal febbraio 1994 dal luglio 1996 dal settembre 1996 dal settembre 1998 dal settembre 1999 dal luglio 2002 dal gennaio 2008
Con artiColi paola di paolo deMarani Matteo vocalelli alessandro
SorriSii e campioni Lo scudetto della Juve, la Coppa italia del napoli. poli. Tutti i protagonisti di una stagione indimenticabile. ecco i personaggi dell’anno scelti da gianni mura ra
ITALIAN JOB: Trionfiamo anche in Champions e in Inghilterra con Di Matteo e Mancini Paolo Cannavaro FOTO Lingria
aUT 8,80 e - Be 8,50 e - F 8,00 e - d 10,70 e - e 7,70 e - nL 8,50 e - PT COnT. 7,70 e - sviZZera
Giulio Corradino Corradini Emilio Colombo Bruno Slawitz Gianni Brera Franco Vanni Italo Cucci Adalberto Bortolotti Italo Cucci Adalberto Bortolotti Marino Bartoletti Paolo Facchinetti Filippo Grassia Marino Bartoletti Domenico Morace Paolo Facchinetti (vicedir. resp.) Italo Cucci Giuseppe Castagnoli Ivan Zazzaroni Andrea Aloi Matteo Marani
gs guerin
extra
PARTE I CRONOlOgIA DI UN FENOmENO Capitolo 1
Q
DA TORINO A MILANO
uando nacque il Guerin Sportivo il Regno d’Italia unito aveva 50 anni, 35 milioni di abitanti, un milione di biciclette (chiamate ancora velocipedi), 18.000 motociclette e 20.000 automobili. L’analfabetismo e il tasso di mortalità si stavano drasticamente riducendo. Girata senza traumi la boa del 1910, anno del primo passaggio della cometa di Halley nel XX secolo, l’Italia di Giolitti sembrava voler improntarsi al manifesto di Marinetti, ideatore del Futurismo, secondo cui i nuovi valori dovevano essere “l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà, il movimento aggressivo, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno”. I giornali si stavano facendo audaci, pungenti e aggressivi. Accanto ai quotidiani di grande tiratura come il Corriere della Sera, La Stampa e l’Avanti, nascevano fogli satireggianti che facevano dell’irriverenza e dello sberleffo una bandiera; e accanto a questi fogli satirici proliferavano i giornali sportivi i cui redattori non erano più visti come folli invasati, come all’inizio del secolo. La società, animata da forze nuove, stava mutando aspetto. Il mondo ci osservava: Toscanini e Caruso incantavano le folle, Benedetto Croce era filosofo di respiro internazionale, De Chirico, Carrà e Morandi pittori affermati, Guglielmo Marconi un fisico fresco di Nobel. Francesca Bertini era la diva del neonato cinema, Eleonora Duse la primadonna del teatro, nei tabarin impazzava il can can. Si era in piena Belle Èpoque. Gli uomini avevano il colletto rigido, la bombetta e due gran baffi. Le signore indossavano mutandoni di pizzo sotto gonne alla caviglia e in testa l’immancabile cappellino con veletta. Lo sport era la nuova follia di un secolo nato all’insegna dell’irrequietezza, dovunque impazzavano gare di podismo e velocipedismo, concorsi ginnici e corse in automobile. Mentre Scott e Amundsen si sfidavano per la conquista dei poli, gli aerei in cielo e i transatlantici in mare tentavano record di velocità. Quello che viveva l’inizio del secondo decennio del nuovo secolo era un Paese entusiasta e dinamico, forte e ambizioso. Quando gli eventi lo sospinsero alla conquista 13
Un Secolo di GUerino – Parte i. cronoloGia di Un fenoMeno
della Libia, nel 1911, nessuno o quasi contestò: il 29 settembre di quell’anno l’Italia entrava ufficialmente in guerra contro la Turchia (che occupava le terre libiche) e salpava alla volta dell’Africa. Nei teatri di varietà di Milano la formosa romagnola di Cotignola, Alessandra Drudi, in arte Gea della Garisenda, cantava “Tripoli bel suol d’amore” e intanto pensava alle nozze con Teresio Borsalino, quello dei cappelli. Fu in quei giorni che a Torino Giulio Corradino Corradini pensò a un giornale sportivo rivoluzionario. UN gUERRIERO COmE SImBOlO Giulio Corradino Corradini, studente universitario 25enne e caporedattore de La Stampa Sportiva, supplemento de La Stampa, a Parigi era stato folgorato da L’Echo des Sports, un giornale fresco e dinamico fatto da giovani per i giovani: caricature anziché fotografie, articoli battaglieri e divertenti. Una cosa del genere in Italia mancava, almeno nello sport. E così aveva raccattato cinque amici e 800 lire e in pochi mesi aveva messo in piedi un settimanale assolutamente inedito: dal colore della carta (verde, perché costava meno) al nome della testata e alla vena polemica (quindi votato alle querele). Guerin Sportivo, lo aveva chiamato, secondo una moda che voleva nomi strani per i giornali di satira politica. Al tempo c’erano il Pasquino, il Fischietto, la Luna, Torino ride e il Guerin Meschino, nato nel 1882. Il quale, per identificare le proprie peculiarità, si era ispirato all’eroe di un antico romanzo cavalleresco, appun appunto “Guerrino detto il Meschino”. Figlio di Milone, Signore di Durazzo, Guerrino era stato catturato dai Saraceni ancora bambino e venduto come schiavo. Dopo anni di peripezie (da qui meschino, cioè sfortunato) e di imprese compiute in di difesa dei deboli e degli oppressi, era riuscito a ritrovare i genitori. La figura di questo cavaliere senza macchia e senza paura era divenuta simbolo di ri riscatto, giustizia, verità. Così, nel momento di ideare una testata sportiva battagliera, che “non tema i prepotenti e i deboli difenda”, il fondatore Giulio C. Corradini si era inventato Guerin Sportivo: per sottolineare il carattere battagliero di un foglio votato 14
caPitolo 1. da torino a Milano
a combattere in campo sportivo i prepotenti e a difendere i deboli. “Con tutti o contro tutti, secondo verità”, si proclamava nell’Atto di Nascita del giornale il 4 gennaio 1912. Che era una data speciale, detto per inciso. Quel giorno, per la prima volta dopo 1400 anni, c’era una “superluna” che avrebbe condizionato l’evento: allineata col Sole e con la Terra e minima distanza mai più ripetuta dai due pianeti. Graficamente il “Guerrino” sportivo era stato rappresentato dal caricaturista “Golia” (Eugenio Colmo) come un moderno cavaliere: della corazza restava l’elmo, che sovrastava il corpo di un guerriero sportsman, maglietta a righe e calzoncini corti; la lancia tradizionale era divenuta una penna stilografica che terminava a staffile per dichiararne le intenzioni bellicose; il cavallo era una bicicletta, che nella storiografia era il naturale erede del quadrupede (per molti anni ancora la bici sarebbe stata chiamata “cavallo d’acciaio”).
Nel tempo il “guerriero” avrebbe modificato il proprio aspetto. Sceso di bicicletta, smessa la maglietta a righe, avrebbe indossato canottiera e calzoncini da atleta, rincorrendo a piedi la verità e la giustizia. Sempre con quella temuta penna a staffile in mano. Cominciò così l’avventura del Guerino. Corradini ne avrebbe retto le sorti fino al 1936, assieme a Carlin Bergoglio, altro grande di cui diremo dopo. Cominciò l’avventura affrontando subito una prova terribile: la Grande Guerra. La prima guerra mondiale per quattro anni sconvolse l’Europa. L’Italia all’inizio assunse una posizione attendista ma poi nel 1915 entrò nel conflitto. Il Guerino era stato “interventista” fin dalla prima ora e il 27 maggio del 1915 pubblicò il suo ultimo numero, un foglio solo. Quel giornale era aperto da una esortazione drammatica e grondante retorica: “Gente di sport, la vostra ora è venuta”. Poi più sotto: “Noi non siamo scettici osservatori della storia che passa (…). In questi momenti noi tutti che lottammo per delle piccole battaglie abbiamo tutto scordato e ci serriamo tutti gli uni con gli altri con una sola parola d’ordine detta fervidamente a gran voce: Viva l’Italia!”. 15
Un Secolo di Guerino – Parte I. Cronologia di un fenomeno
Partirono tutti, giornalisti e tipografi, con in testa una sola idea: “Il Guerin Sportivo ritornerà a nuova e più florida vita appena le circostanze lo permetteranno. E vi tornerà con ritemprata energia, dovesse uno solo di noi rimanere sulla breccia”. Sarebbe stato così. Il 4 maggio 1919 il Guerino tornò di nuovo in edicola. L’editoriale di Corradini cominciava così: “Amici, eccomi qua! Ritorno a voi per tener fede ad una promessa…”. E cominciarono anni di feroci battaglie (metodo o sistema?), di polemiche (il professionismo nel calcio, la violenza dei tifosi), di invenzioni (i marchietti delle squadre), di gran divertimento. Anni in cui lo sport avrebbe regalato agli italiani emozioni senza pari (i cinque scudetti in fila della Juve, l’Italia campione del mondo e campione olimpico, Girardengo, Bottecchia e Binda, i successi alle Olimpiadi di Los Angeles) e in cui il Guerino crebbe in popolarità e cifre di vendita. Il Colombo viaggiatore Sul finire del 1936, dopo 25 anni di esistenza il Guerino era così vitale che usciva due volte la settimana. L’impegno si era fatto però troppo gravoso per il fondatore e direttore Corradini. A Milano c’era un altro uomo stanco: era Emilio Colombo, il più autorevole giornalista dell’epoca, direttore della Gazzetta dello Sport dal 1922. Scriveva di ciclismo e di calcio con pari competenza, era un self-made-man. Figlio di un manovale delle ferrovie, da ragazzino aiutava in casa vendendo fragole in Galleria. Appassionato di calcio, era stato uno dei fondatori dell’US Milanese nelle cui fila aveva giocato da terzino sinistro. Autodidatta, era entrato in Gazzetta nel 1909 e dopo 13 anni ne era direttore. Scriveva in modo elementare ma appassionato, soprattutto possedeva un fiuto straordinario nel montare avvenimenti e personaggi in grado di catturare i lettori. Era lui che aveva battezzato Inter-Milan il “Derby della Madonnina” e Inter-Juve il “Derby d’Italia”, era lui che aveva affibbiato a Girardengo il soprannome di “Campionissimo”. Nell’ottobre del 1936 il Federale di Milano, il “milanista” Parenti, stanco di veder la squadra rossonera soccombere all’Inter, alla Juve e al Bologna, gli impose di diventare presidente del Milan, concedendogli di continuare a fare il suo mestiere: allora si faceva così, Vittorio Pozzo per esempio era giornalista de La Stampa e commissario tecnico della Nazionale, e si regalava un sacco di scoop. Colombo in Gazzetta doveva combattere ogni giorno con Bruno Roghi, altro grandissimo. Sicché approfittò di quell’incarico calcistico per piantare la “rosea”: aveva avuto sentore che Corradini voleva vendere il Guerino e la cosa lo interessava. Sognava un giornale in cui potesse avere carta bianca senza dover litigare, un giornale aggressivo, spigliato, coraggioso. Appunto, il Guerino. 16
caPitolo 1. da torino a Milano
L’1 novembre venne siglato lo storico accordo fra Corradini e Colombo: il torinese cedeva la proprietà del suo giornale alla “Società Anonima Guerin Sportivo” creata apposta da Colombo, che del giornale divenne direttore da Milano, mentre a Torino Carlin con l’aiuto di Bruno Slawitz, qui approdato tre anni prima, confezionava il Guerino. Iniziava così una nuova avventura straordinaria e faticosissima, per tutti. Colombo restò presidente del Milan per tre anni, fino al 1939 (farà giocare anche il figlio di Girardengo!) e approfittò della sua posizione di direttore del Guerino per esaltare subito la sua squadra. Intanto dirigeva il giornale, si inviava ai grandi eventi, soprattutto ciclistici, e correva in auto in redazione a rivedere le bozze. Slawitz faceva segreteria e redazione. Carlin era diviso fra disegni e articoli. Era tanto oberato di lavoro, ma soprattutto tanto stanco, che si fece affiancare per le illustrazioni con sempre maggiore assiduità da Angelo Bioletto, straordinario e celeberrimo vignettista approdato al Guerino nel 1934: era quello delle mitiche Figurine Perugina, del Feroce Saladino, per intenderci. Il momento era dei più esaltanti per lo sport: l’Italia conquistò un altro mondiale di calcio, Binda era agli sgoccioli, ma imperavano Guerra e il nuovo astro Bartali, poco più avanti sarebbe spuntato quel fenomeno di Coppi. In pista si sfidavano Nuvolari e Varzi, sui campi di calcio Piola e Meazza. Attorno a questi eventi nacque un Guerino da favola, disegnato e scritto da artisti veri. Fra questi, nel 1939, chiamato da Slawitz, debuttò con una rubrica sulla Serie C un promettente lombardo diciannovenne che si firmava “Gibigianna”: era Gianni Brera. “L’epoca aurea guerinesca – ha ricordato Slawitz – coincise con l’avvento al Guerino del più autorevole, del più grande giornalista sportivo d’Italia, Emilio Colombo, il papà degli atleti, l’indimenticabile Maestro, lavoratore infaticabile sino al suo ultimo istante di vita. Con Colombo il Guerin Sportivo accoppiò decisamente l’autorevolezza alla sbrigliatezza. E in tempi difficili, quando il tumulto del dopoguerra sembrò rivoluzionare anche la vita giornalistica, bastò il nome di Colombo a conservare l’autorità del foglio verde”. 17
Un Secolo di Guerino – Parte I. Cronologia di un fenomeno
Le bombe E LA fuga a Milano Già, la nuova guerra, lo sport che muore, le bombe: ne cadde una, la notte del 20 novembre 1942, anche sulla sede del Guerino e invece di scappare quei temerari rifecero il giornale distrutto. Il giornale resistette stoicamente a tutte le avversità fino al 20 dicembre 1944, quando un ordine categorico giunto da Salò ne decretò la chiusura, assieme a quella di tanti altri. Il 25 aprile 1945 la guerra per l’Italia era finita ma sarebbe passato ancora molto tempo prima che la situazione si normalizzasse completamente. C’era il problema della riorganizzazione del pubblico potere, mancavano il gas, le strade, i mezzi di trasporto, gli impianti industriali, il Paese era soffocato dalla miseria ma nonostante tutto ciò la gente si riversò nelle strade e ballava al ritmo di “Serenata a Vallechiara” e “Chattanooga choo-choo”. La guerra era finita e con essa la dittatura, l’Italia era arrivata al punto e a capo, ora c’era un solo desiderio: ricominciare a vivere in libertà. Nei mesi immediatamente successivi alla fine delle ostilità tale situazione condizionò l’editoria, che acquistò un carattere eccezionalmente instabile. Per qualche tempo scomparsero le vecchie testate, quasi tutte compromesse col fascismo. Dei 156 periodici sportivi nati fra il 1923 e il 1940 ne sopravvissero una decina. Ai quali ben presto se ne aggiunsero altri nuovi, sollecitati dalla ripresa dell’attività agonistica e dal rinnovato interesse della gente per lo sport. Nel luglio del 1945 comparivano nelle edicole due nuove testate, destinate a fare storia: a Bologna c’era il settimanale del lunedì Stadio (nel 1948 sarebbe diventato quotidiano), a Torino c’era il bisettimanale Tuttosport anch’esso destinato a diventare quotidiano. E il Guerino? Il Guerino soffriva le pene dell’inferno. Sarebbe tornato in edicola solo il 4 settembre 1945, era bisettimanale (martedì e venerdì). Nel fondo del direttore Colombo, intitolato “Ritorno”, si sottolineava che – appunto – la ricomparsa del Guerino era un ritorno e non la nascita di un nuovo giornale. Ribadiva parecchie volte questo concetto ma in pratica quel 4 settembre era nato un giornale nuovo. Non c’era Carlin: aveva scelto di collaborare alla nascita di Tuttosport quando il Guerino aveva deciso uno storico cambio di sede, da Torino a Milano. Colombo era stato duramente provato dalla morte della moglie Bice e non aveva più voglia di fare avanti e indietro fra le due città. La piazza di Torino, poi, era adesso interessata alla novità Tuttosport e dunque era meglio cambiare aria. Infine, il giornale era sopravvissuto soprattutto grazie alla generosità di Carlo Rinaldo Masseroni, industriale della gomma e presidente dell’Inter dal 1942, il quale appunto nel 1945 era divenuto presidente della società editoriale fondata da Colombo quando nel 18
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1936 aveva rilevato il Guerino.. Era un giornale tutto nuovo, altroché. Si trattava adesso di riorganizzare tutta la redazione e la rete dei collaboratori. Colombo, con l’insostituibile appoggio di Slawitz che in redazione era un factotum, si illuminò per la nascente rivalità CoppiBartali, lasciò che “Don Cicco” si arrabattasse a ipotizzare avversari al grande Torino e combattè battaglie che parevano perse in partenza. Come quella contro il Totocalcio, nato nel 1946, giudicato “immorale” e una autentica truffa ai danni del cittadino. Non aveva capito forse quanto il mondo stesse cambiando. Non c’era più il Regno d’Italia ma la Repubblica, in giro si respiravano fermenti nuovi, la gente aveva ripreso a sognare benessere e libertà… O forse Colombo era più avanti di altri e aveva intuito dove si sarebbe arrivati con quelle prime “scommesse”. Poi, improvvisa, la tragedia. Il 20 maggio del 1947 Emilio Colombo morì: stava parlando con alcuni amici dell’imminente Giro d’Italia, disse che doveva lasciarli per correre in redazione ma si accasciò su una sedia, senza un gemito, senza scomporsi. Il cuore aveva ceduto. Aveva 61 anni. Slawitz si ritrovò praticamente da solo a guidare un Guerino gravemente mutilato nel corpo e nello spirito. E qui si assistette ad un autentico miracolo. Tutta la stampa fece a gara per supportare il Guerino e Slawitz orfani di Colombo: Ruggero Radice e Vittorio Varale accettano volentieri di scrivere pezzi sul Giro d’Italia assieme ad Ambrosini. Slawitz avrebbe poi ricordato: “Brutto giorno fu quello della scomparsa di Colombo. Brutto giorno, poiché poteva significare anche la morte del giornale (…). Decidemmo di continuare nel nome di Emilio Colombo e giurammo alla Sua cara memoria, ed a noi stessi, di non mollare, di moltiplicare le nostre energie, di tendere ogni sforzo alla continuità del Guerino”. 19
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lE AvvENTURE DI DON CICCIO Adesso si trattava di vedere che futuro avrebbe avuto questo giornale che non aveva più Corradini, non aveva più Carlin, non aveva più Colombo. Non c’era nemmeno Gibigianna Brera che stava crescendo in altre testate. C’era solo il buon Brunone Slawitz. Che per oltre un anno avrebbe firmato come “responsabile” del giornale. Nel 1948 Masseroni, presidente della “S. A. Guerin Sportivo”, raggiunse un accordo con la Gazzetta dello Sport e il Guerino entrò a far parte della SESS (Società Editoriale Stampa Sportiva) che appunto editava la Gazzetta. E solo nel 1949, in gennaio, Slawitz potè firmare come “direttore responsabile”. Sarebbe rimasto in carica fino al 1967 quando, malato anche lui, avrebbe ceduto il timone a Brera per andare a dirigere per un anno il settimanale “MilanInter”. Un anno dopo sarebbe scomparso anche lui. Ma intanto avrebbe vissuto l’epopea straordinaria del conte Rognoni, divenuto proprietario ed editore del Guerino nel 1953. Ma non precorriamo i tempi e raccontiamo piuttosto chi era Slawitz, primatista di presenze al Guerin Sportivo (34 anni, dalla fine del 1933 al 1967, di cui 20 vissuti come direttore). Detto “Don Ciccio” o “Zio Ciccio” per la mole inconsueta, era emiliano di Noceto (Parma), lì nato nel 1907, figlio del presidente dell’Unione Sportiva Nocetana. Trasferitosi a Milano con la famiglia a nove anni, dopo gli studi liceali aveva intrapreso la carriera di giornalista sportivo entrando giovanissimo alla Gazzetta dello Sport. Nel 1933 il passaggio al Guerin Sportivo. Queste le note biografiche della sua figura professionale più conosciuta. Pochi sanno però che Slawitz fu anche grande appassionato di musica lirica e critico autorevole, amico dei più noti cantanti lirici e consulente della più importante casa discografica italiana. Prima di morire espresse la volontà di donare la sua collezione di dischi al Comune di Noceto: un patrimonio costituito da 1.265 dischi a 78 giri, 377 opere complete dei più celebri musicisti, 450 titoli di musica sinfonica. Nel 1972 l’Amministrazione Comunale di Noceto ha sistemato degnamente questo patrimonio di valore inestimabile al primo piano della Rocca del paese, intitolandolo al giornalista. Volonteroso e onesto, Slawitz dopo la morte di Colombo riuscì a ricostruire un volto decente al Guerin Sportivo ingaggiando collaboratori di prestigio. Come Re20
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nato Tosatti della Gazzetta del Popolo, come Romolo Siena, futuro grande regista televisivo e autore, come Mario Zappa, strappato al settimanale Ogni Sport, come Nino Nutrizio, che più tardi sarebbe diventato direttore del quotidiano del pomeriggio milanese La Notte. Fra i grandi nomi portati al Guerino da Slawitz, merita un posto di rilievo quello di Marino Guarguaglini, in arte “Marino”, vignettista di ineguagliabile bravura. Dicevamo più sopra dell’avventura di Slawitz col conte Alberto Rognoni. Un’avventura che si dipanò in un periodo di grandi cambiamenti. Gli anni dal 1945 ai primi ’50 segnarono il boom della stampa sportiva: erano riprese le Olimpiadi e i campionati del mondo di calcio, nel 1950 nacque il mondiale di F.1; altri sport come la pallacanestro o il baseball cominciarono ad interessare le masse, altri ancora come l’atletica, il motociclismo o il pugilato vantavano un ampio seguito di appassionati. Da qui il proliferare delle testate specializzate: nel 1952 assommavano a 109. C’erano quattro quotidiani (La Gazzetta dello Sport di cui dal 1950 fu direttore Brera, il Corriere dello Sport con Bruno Roghi al timone, Stadio e Tuttosport), settimanali di grande prestigio come lo “Sport Illustrato”, “Lo Sport” diretto da Emilio De Martino o il “Calcio Illustrato” che nel 1951 diventò “Calcio e Ciclismo Illustrato”; c’erano giornali specializzati in un determinato sport o dedicati espressamente allo sport di una singola città quando non addirittura ad una singola squadra. C’erano due settimanali che parlavano solo della schedina del Totocalcio. E la televisione cominciava a fare esperimenti prendendo lo sport come terreno di studio. In queste condizioni la sopravvivenza del Guerino diventò problematica e le vendite calarono vistosamente nonostante numerosi correttivi. Nel 1952 per la prima volta il Guerino diede spazio alle Olimpiadi, da luglio cancellò dalla testata la scritta “Nel nome di Emilio Colombo” come a lasciare intendere di voler abbandonare il passato e di adeguarsi alla modernità. Acquistò spazio Romolo Siena che diventò inviato ai grandi eventi, specie di ciclismo; si ingaggiarono nomi di prestigio in occasione di avvenimenti particolari, come quello di Silvio Gigli (conduttore radiofonico) o di Rino Negri (“Nenè”) per il Giro d’Italia; per le vignette, proprio dal 1952 Mariano Congiu affiancò Marino. Sulla prima e sull’ultima pagina comparve il colore quando a metà del 1952 il Guerino si presentò addirittura in formato ridotto: non più il vecchio “lenzuolo” ma tabloid, con un numero di pagine che variava da 12 a 16. A ferragosto del 1952 venne anche editato un supplemento, “Guerin Pestatore”, in cui si parlava di ciclismo e di calcio, di motorismo, pugilato e pallacanestro. Un anno dopo addirittura avrebbe 22
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inaugurato la rubrica “Sportenigmistica” in cui trovavano posto cruciverba e rebus di contenuto sportivo. A poco però valsero questi ritocchi e la Gazzetta, che ne era editore, non era affatto contenta. Ha raccontato Gianni Brera: “All’ombra spessa della Gazzetta il Guerino non poteva assolutamente vivere, non dico prosperare. Allora è stato ceduto”. Ceduto al conte Alberto Rognoni. Nell’autunno del 1953.
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