UNA NAZIONE IN COMA (di Piero Buscaroli)

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Piero Buscaroli “COMA (dal gr. Κωμα “sonno profondo”). è una condizione morbosa caratterizzata dalla perdita della coscienza, della motilità e della sensibilità. L’infermo giace (…) in un sonno patologico profondo da cui nessuna sorta di eccitamento riesce a svegliarlo…(Enciclopedia Italiana, vol. X, pag. 906).“ Nella mia vita ho divorato molti libri e sovente mi sono imbattuto nelle imprese criminali in Vandea di Jean Baptiste Carrier (1756-1794). Ho scoperto soltanto annegamenti in massa di anziani preti, bambine e bambini, di cui si riempivano sgangherati vascelli che venivano infine suggellati e affondati nella Loira. Per i suoi crimini fu ghigliottinato a soli trentotto anni. Le imprese infami compiute in Vandea sono il più adatto preambolo di ogni racconto di qualsiasi “resistenza”, così come l’esaltazione dell’eroe vandeano Charette de La Contrie, che Alexander Solgenitsin ha tratto dal pantano della Francia bastarda, segna il ritorno di un culto decente sopra due secoli di “inutili stragi”.

una nazione in coma

PIERO BUSCAROLI, nato nel 1930, dopo il Liceo classico studia organo con Ireneo Fuser, si laurea in Storia del diritto italiano con Giovanni de Vergottini. Nel 1955 Leo Longanesi lo chiama al «Borghese», vi rimane con Mario Tedeschi; appassionato di musica e guerre, corre tra festival di Bach e invasioni, tre volte in Palestina, sei in Vietnam, il Sessantotto a Praga. Dopo quattro anni alla direzione di un quotidiano di Napoli lascia il giornalismo politico. Accetta una cattedra nei Conservatori di Stato «a tempo indeterminato» e dal 1976 al 1994 insegna a Torino, Venezia e Bologna. Nel 1979 Montanelli gli offre la critica musicale del «Giornale». Pubblica La stanza della musica, Fogola 1976; La nuova immagine di Bach, Rusconi 1982; Bach, Mondadori 1985, e libri di storia politica e d’arte: Figure & figuri, Volpe 1977; La vista, l’udito, la memoria, Fogola 1987; Paesaggio con rovine, Camunia 1989; Gabriel musico maestro di simboli labirinti & terremoti (Zecchini 2007). Presso Rizzoli ha pubblicato nel 1996 La morte di Mozart e Beethoven (2004). Con Mondadori nel 2010 Dalla parte dei vinti. Memorie e verità del mio Novecento.

Piero Buscaroli

Congedo all’Italia Chi ti tradì? Qual arte qual fatica O qual tanta possanza Valse a spogliarti il manto e l’auree bende? Come cadesti o quando Da tanta altezza in così basso loco?

una nazione in coma Dal 1793,

due secoli

Minerva Edizioni

Questi sono i versi da 31 a 35 dell’ode “All’Italia” di Giacomo Leopardi (1818). Il lamento sulla caduta, i secoli di sospiri e invettive, sono già negli archivi del patrio duolo. Ci staranno, credo, per sempre. Non sarà tragedia per nessuno. In settant’anni, le svariate plebi che si chiamarono “il popolo italiano”, si sono abituate a vivere senza “la Patria”, le cui funzioni sono passate al più comodo “paese”. L’assuefazione si è completata con le nuove generazioni. Le più vecchie ebbero qualche fatica a liberarsi del patetico sogno. Credettero di non poter vivere senza patria, fino a quando la poltiglia dei papponi e ladroni non si convinse e persuase gli altri che così si vive meglio. Da monarchia e fascismo l’Italia uscì ferita. Dalla repubblica comunista e democratica, esce demente e belante, eppur canta e danza senza pensieri. Settant’anni ancora, e, diranno gli esperti, l’Italia fu, e non è più.

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19 i.i.


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