Missioni OMI 01 02 14

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Prezzo di copertina € 2,20 - gennaio-febbario 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

attualità

dossier

fatti

missioni

La presenza oblata in Thailandia Parla p. Bertuccio OMI

Missione. La necessità dello studio sistematico

Anno della fede. Un tempo di grazia vissuto con intensità

Missione è… Esserci e testimoniare. Il resto lo fa Dio!

MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 1/2 GENNAIO-FEBBRAIO 2014

Studiare la missione

La riflessione indispensabile per l’annuncio

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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.1/2 gen. - febb. 2014

attualità

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Cristiani, stranieri nel proprio paese di Pasquale Castrilli OMI

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 EDITORE

I colori del Guatemala

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Notizie in diretta dal mondo oblato

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di Pippo Mammana OMI

Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it

a cura di Elio Filardo OMI

DIRETTORE RESPONSABILE

Mgc news

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Una ragione per vivere

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Anno delle fede, tempo di rinnovamento

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Lettere al direttore

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Lettere dai missionari

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Qui Thailandia, Qui Uruguay

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Pasquale Castrilli REDAZIONE

fatti

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI

di Angelica Ciccone

Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo

in collaborazione con Fides

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE

Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI

Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

17 euro 37 euro 35 euro 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare dicembre 2013 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

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dossier

DOSSIER

Le sfide della Missiologia oggi

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All’Università Gregoriana di Roma si studia da anni la Missiologia. Due nuovi indirizzi formativi, Missione ad gentes e Nuova evangelizzazione rilanciano la riflessione. Ne parliamo con la professoressa Ilaria Morali pro-direttore del Dipartimento in collaborazione con Zenit

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una foto per pensare 014_021.indd 14-15

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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

UNA FOTO PER PENSARE

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Agganciati. Si, che ci piaccia o no siamo agganciati gli uni agli altri. I lontani e i vicini, i bianchi e i neri, i miseri e i benestanti. Ogni azione compiuta, a livello sociale

Alleanze 28

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o personale, si ribalta su tutti gli altri: è un'evidenza di questo pianeta globalizzato. È da intelligenti, quindi, dare efficacia al meccanismo scambiandosi con umiltà e benevolenza il ruolo di anello o di gancio, pronti a ricevere o dare. La disoccupazione, la mala distribuzione della ricchezza, le discriminazioni, le disuguaglianze di genere, il disimpegno e la superficialità ci sfidano: teniamo tutti allacciati alla rete dell'inclusione, della valorizzazione e della solidarietà concreta.

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editoriale pasquale.castrilli@poste.it

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Sperare, nonostante tutto U

attualità

dossier

fatti

missioni

La presenza oblata in Thailandia Parla p. Bertuccio OMI

Missione. La necessità dello studio sistematico

Anno della fede. Un tempo di grazia vissuto con intensità

Missione è… Esserci e testimoniare. Il resto lo fa Dio!

MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 1/2 GENNAIO-FEBBRAIO 2014

Studiare la missione

La riflessione indispensabile per l’annuncio

n anno che si apre è sempre ricco di speranze, propositi, desideri di rinnovamento. I dati economici e sociali della nostra Italia ci condurrebbero piuttosto in una direzione opposta, verso la sfiducia e la disperazione. Ogni mese si perdono posti di lavoro, tante zone del paese soffrono molto a causa della crisi economica. Se a questo si aggiungono le conseguenze di calamità naturali come l’alluvione di novembre in Sardegna, il clima si appesantisce ancora di più. Anche a livello pastorale ci si incontra quotidianamente con questa situazione. Si avverte nella gente pesantezza, incertezza e, a volte, smarrimento. L’aumento di disagi causati da solitudine, violenza, gioco compulsivo, obbliga chi è chiamato ad annunciare la Buona Novella nel contesto italiano a rivedere contenuti e modalità dell’evangelizzazione, Eppure la speranza per i cristiani è virtù di elevato profilo che non si lascia scalfire se ben radicata. “La speranza è qualcosa con le ali, che dimora nell’anima e canta la melodia senza parole, e non si ferma mai” diceva alla fine dell’800 la poetessa statunitense Emily Dickinson. E contro l’isolamento che è insito in ogni disperazione, papa Francesco diceva da cardinale che “colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio,

non conosce l’allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza”. Sperare non è facile, ma è ancora possibile, fissando lo sguardo sui segni di bene che sono attorno a noi e che danno ossigeno alla vita. E provando a trasformare la precarietà in opportunità. “Di crisi si può morire o dalla crisi si può rinascere a vita nuova”, ha detto ad un gruppo di giornalisti il cardinale Angelo Bagnasco. presidente della Conferenza episcopale italiana. Spera anche la chiesa, che in quest’ultimo anno ha visto tanti cambiamenti derivati all’impostazione che proprio papa Bergoglio le sta dando. La chiesa è sempre in missione. Accanto alla prossimità e alla solidarietà verso ogni essere umano, resta fondamentale lo studio e la riflessione sulla natura, sui compiti e sui soggetti di tale missione. È per questo che dedichiamo diverse pagine di questo primo numero del 2014 a questo tema andando a vedere cosa succede in una delle più prestigiose università teologiche romane: la Pontificia Università Gregoriana. È un segno di speranza che, anche in ambito accademico, ci si domandi come annunciare oggi il Vangelo nel mutato contesto italiano e mondiale. Riflettere permette di attualizzare l’unica e perenne fonte della Salvezza degli uomini: la morte e la risurrezione di Cristo. n

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lettere al direttore

La rassegnazione dei poveri Scrivo dall’India dove mi occupo di una start up del gruppo dove lavoro, non lontano da Mumbai. Esperienza interessante dal punto di vista lavorativo, una fabbrica che parte da zero, ma che ha un piano di crescita esplosivo, bisogna fare il team e creare gli strumenti e i processi per reggere il ritmo, senza sbagliare un colpo, perché

MISSIONI non c’è tempo di aggiustare il tiro; stimolante e crudele al tempo stesso. Non è sempre facile. Volevo condividere qualche impressione del viaggio. Personalmente ho un punto di vista privilegiato, perché mi trovo in minoranza a dover far passare dei messaggi lavorativi, quindi velocemente devo entrare in sintonia, conquistare fiducia e trovare una connessione con la cultura locale che mi permetta di essere capito, nel tono, nei gesti, nelle parole. Sembra facile ma non lo è, uno arriva in aeroporto e dopo i controlli di routine si ritrova in una via trafficatissima piena di taxi di varie forme, piccole

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macchine a gas, motorini, e i tuk tuk (i nostri ape) con tanto di tassametro e insegne ufficiali e nessuno parla inglese (alla faccia dell’ex colonia britannica). Per fortuna mi aspettano e l’autista con il cartello con il mio nome mi guida alla macchina parcheggiata non proprio vicinissima, in una mattina umida (di un umido che chi non conosce l’Amazzonia o l’Asia, dopo i monsoni, non può nemmeno immaginare) con 35 gradi. Dopo un po’ di traffico, prendiamo l’autostrada, la velocità aumenta, ma si continua a suonare il clacson per indicare che si sta superando, lo si fa a destra e sinistra, aumentano

anche le frenate, perché si trovano mezzi motorizzati o meno, che all’improvviso attraversano, buche che spaccherebbero tutto e mucche che passeggiano attratte dall’erba dall’altro lato della strada o da spazzatura di vario genere. Dopo frenate e manovre e solo tre ore di strada arrivo in un villaggio poverissimo, fatto di casette senza pavimento con tetti di lamiere, gente scalza, tanti bambini, tante mucche. Attraversato il villaggio arrivo nell’albergo dove ho passato le ultime quattro settimane. L’accoglienza è di tutto rispetto, nei dintorni ci sono varie aziende manifatturiere ma

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Alcune foto di Davide sul periodo trascorso in India per lavoro. Mumbai, una grande città dove convivono razze, culture e fedi diverse

la nostra è la più vicina, il direttore ci aspetta a cena ci fa conoscere il cuoco, nei giorni successivi mi accompagnerà personalmente in banca per cambiare dei dollari in rupie. Quello che mi stride dentro è questa estrema povertà, più del Brasile, assolutamente molto più ampia di quella trovata in Cina, diversità di stili di vita, i poveri davvero non hanno nulla… La cosa ancora più sconcertante è che va bene cosi: non sembra esserci nessuna tensione sociale, i

poveri si vedono da lontano, sono più lenti meno capaci e trasmettono una grande pace, anche se la parola giusta è fatalismo, e come se dicessero: “È cosi e basta. La situazione può migliorare o peggiorare, ma non sono io che devo fare qualcosa”. Le classi più abbienti di certo non si comportano cosi, sono indaffarati e alla ricerca di maggior successo. Davvero questa è la nota più amara dello stare qui: vedere una povertà senza voglia di redenzione! Mi sono preso una giornata per visitare Mumbai.

Oltre la visita della città, il giro per i mercatini quelli popolari e quelli eleganti e i fantastici quartieri vittoriani con la splendida stazione dei treni. Mi ha colpito il mio autista/guida, che mi ha chiesto se, come prima cosa, volevamo visitare il tempio. Io ho detto: «certo!» e lui è rimasto sorpreso. Ero curioso e ho capito che lui ci teneva, infatti è stato molto contento ed è stato interessante buttarsi tra la bolgia umana per dare i miei fiori ad un grosso monaco a torso nudo che li ha messi a contatto con la statua della divinità.

La guida, vedendo i miei sforzi, è stata contenta e dopo la preghiera nel tempio mi ha fatto il pallino in fronte. Così il tour è iniziato, ma, a parte la gita, quello che mi ha colpito è stato come stessero bene insieme, in questa grande e caotica città, il tempio indù, la moschea, la chiesa cattolica e le tante altre confessioni minori, e come chi ha una cultura forte e un credo preciso, non venga limitato, ma è come se gli altri riconoscono in lui, una bellezza che apre le porte ad un più profondo dialogo! Mi vengono cosi in mente alcune parole una serie di concetti e parole che mi girano dentro e consegno a voi che leggete: interculturalità, dialogo, rispetto, speranza, valori, testimonianza, lavoro, comunità, appassionati, economia sociale, famiglia oblata. Davide Ciminelli Mumbai/Trento (Davide vive periodi in Italia e periodi all’estero)

Parrocchia OMI di S. Maria a Vico È online il sito della parrocchia dell’Assunta di S. Maria a Vico (Ce). Cliccando su www. mariassassunta.it è possibile leggere notizie su orari, attività e gruppi. Non mancano cenni storici.

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cartolina missionaria

Madhu, il santuario

nella giungla

di Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com

I

primi quattro Oblati sbarcarono a Colombo nel 1847. Mentre risalivano verso il nord dell’isola dello Sri Lanka per raggiungere la destinazione finale, Jaffna, si fermarono in un villaggio sul mare, Mannar. A uno dei quattro, p. Ciamin, fu chiesto di rimanere nel villaggio per prendersi cura dei pescatori. Proprio a Mannar era nata la chiesa in Sri Lanka iniziando con il martirio. Gli abitanti dell’isola, conosciute le gesta di S. Francesco

Saverio, gli scrissero perché venisse anche da loro ad annunciare la nuova religione. Il santo mandò uno dei suoi sacerdoti, nel 1544. Poco più tardi il re di Jaffna inviò i suoi soldati con l’ordine di uccidere tutti coloro che si fossero dichiarati cristiani: in un solo giorno furono massacrate circa 600/700 persone. A una trentina di chilometri da Mannar, nel bel mezzo della giungla, sorge il santuario di Madhu. Era il 1670. La persecuzione olandese contro la chiesa cattolica raggiunse il villaggio di Mantai, vicino a Mannar. La chiesa era già circondata, quando alcuni cristiani riuscirono a fuggire

con la piccola statua della Madonna. Una ventina di famiglie seguirono la statua fino a raggiungere un villaggio perduto nella giungla, Madhu, che però presto fu abbandonato. La statua iniziò, allora, a passare di villaggio in villaggio fino a quando, all’inizio del 1800 tornò a Madhu. Un signore disboscò il terreno dove era stata riposta la statua e vi costruì una cappellina di fango. Ogni anno, il 15 agosto, un prete veniva a celebrare la messa, fino a quando giunsero gli Oblati. Nel 1872 il vescovo oblato di Jaffna, mons. Bonjean, iniziò la costruzione del santuario. Oggi la Madonna del Rosario di

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sri lanka

In Sri Lanka il BUDDHISMO THERAVADA(70,2%) e l’INDUISMO (12,6%) sono le religioni predominanti, seguite per diffusione da ISLAM (9,7%) (dei quali la maggioranza parla tamil, in maggioranza sunniti) (7%) e CRISTIANESIMO (7,5%) di cui 6,5% CATTOLICI e 1% PROTESTANTI. Sono presenti anche i TESTIMONI DI GEOVA. Le minoranze etniche comprendono i Burgher (1%), di discendenza mista asiatico-europea, e i Wanniyala-Aetto o Veddahs, i pochi discendenti dei primi abitanti dell’isola. Nell’isola vi è anche una piccola minoranza zoroastriana, originaria dell’India (parsi) e giunta in Sri Lanka durante il periodo britannico.

in pillole

Il tè, per il quale è famoso nel mondo, e la gomma sono ancora importanti nell’economia del Paese ma i settori più dinamici sono l’industria alimentare, tessile, le telecomunicazioni e i comparti assicurativi e bancari. NOME UFFICIALE SRI LANKA (CEYLON) LINGUE UFFICIALI SINGALESE, TAMIL, INGLESE CAPITALI SRI JAYEWARDANAPURA KOTTE, COLOMBO FORMA DI GOVERNO REPUBBLICA INDIPENDENZA DAL REGNO UNITO 4 FEBBRAIO 1948 INGRESSO NELL’ONU 14 DICEMBRE 1955 SUPERFICIE TOTALE 65.610 KMQ fonte: Wikipedia

Madhu è il primo santuario dell’isola. Gli Oblati l’hanno reso famoso, ma soprattutto la Madonna si è resa famosa con i suoi miracoli. Ho letto il “racconto edificante” di un manovale divenuto cieco. Si rivolse invano alle divinità indù, fino a quando un giorno vide una signora che gli disse: «Vai a Madhu e fatti cristiano». Lui non sapeva né dove fosse Madhu né cosa fossero i cristiani. La signora gli apparve una seconda volta. La terza volta gli disse che se non l’avessa ascoltata si sarebbe perduto per sempre. Così si recò finalmente al santuario, si mise la terra negli occhi, guarì immediatamente e si fece cristiano. Anni dopo p. Collin, che l’aveva battezzato, seppe che conviveva. Santiago - questo il nome dell’indù convertito spiegò che poiché la sua ragazza non aveva voluto lasciare l’induismo per sposarlo, aveva chiesto ad un giovane Oblato se, pur senza sposarlo avrebbe potuto “cuocere il suo riso”. Il padre gli aveva risposto che non c’era nessun problema, non sapendo che “cuocere il riso” significava convivere. «Niente convivenza - gli disse p. Collin - o diventerai cieco come prima». Santiago non lasciò la sua donna e divenne nuovamente cieco. Ed ecco la secon-

Madhu Mannar

da conversione, di nuovo la terra negli occhi, di nuovo la vista riacquistata. Venti anni più tardi p. Collin incontrò ancora Santiago: aveva lasciato la sua donna e non si è più risposato. Giungo al santuario per guidare il ritiro agli Oblati dell’isola. Mi domando come avranno fatto i missionari di un tempo a vivere in questo ambiente. Nei primi anni ne morirono sette, tutti giovani, al punto da far gridare, al superiore della missione, p. Semeria: “Dio mio, Dio mio perché ci hai abbandonato! Povera missione del Ceylon! Se solo sapessi quante lacrime ci sei costata!” Anche oggi non ci sono alberghi o strutture recettive. Sono stati strappati alla giungla spazi dove le persone possono accamparsi. Gli Oblati hanno costruito anche tettoie adibite a dormitori, bagni comuni… Giungono pullman con villaggi interi, o pulmini

di intere famiglie. Rimangono alcuni giorni, bivaccano sotto gli alberi, cucinano in grandi pentoloni, si recano in preghiera al santuario. Nei giorni di festa, come per l’Assunta, raggiungono i 400mila, provenienti da tutto lo Sri Lanka e anche dall’India. Mi aggiro per le stradine polverose attorno al santuario, saluto le persone. Spesso trovo chi parla italiano, che arriva qui con tutta la famiglia in festoso pellegrinaggio. Al santuario si accendono le candele comprate all’unico emporio, ci si siede per terra a gruppi per recitare il rosario, si percorre in ginocchio la navata centrale fino all’altare, si passa dietro l’altare a venerare l’immagine della Madonna, tutto è lecito nella casa della Mamma. Rimango impressionato dalla devozione sincera della gente, che prega con i gesti e i segni comuni alle altre religioni, buddismo e induismo. n

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attualità

Cristiani stranieri nel proprio paese P. Claudio Bertuccio OMI racconta le frontiere della chiesa cattolica in Thailandia e l’impegno dei Missionari OMI

di Pasquale Castrilli

D

alla Sicilia alla Thailandia. Dalla patria di origine alla patria di adozione. P. Claudio Bertuccio, 49 anni, ha terminato da poco il servizio di responsabile della delegazione missionaria di Thailandia e Laos. Periodo che gli ha permesso di conoscere ancora meglio la storia e la cultura di questi paesi e di coordinare i Missionari Oblati di Maria Immacolata presenti in queste nazioni dell’estremo oriente. Quali sono state le gioie più grandi in questo tempo? Ho terminato il servizio come responsabile della delegazione di Thailandia e Laos lo scor-

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pillole di

Stando all’ultimo censimento (2000), il 95% circa dei Thai professa il BUDDHISMO THERAVĀDA. Seguono i MUSULMANI (4,6%), concentrati nel sud del Paese e rappresentati in particolare dalla minoranza malese. I CRISTIANI, soprattutto cattolici, costituiscono invece lo 0,75% della popolazione. Nelle città vi sono infine esigue minoranze di SIKH e HINDU, nonché una piccolissima COMUNITÀ EBRAICA risalente al XVII secolo. Tra i membri delle varie etnie tribali, la fede principale è l’ANIMISMO.

thailandia

Tutti i cittadini di sesso maschile trascorrono un periodo della propria vita in un monastero. Oltre ai monaci di professione, che sono numerosissimi, esistono anche i monaci laici che trascorrono nel convento solo un determinato periodo della loro vita. Sia i monaci permanenti sia quelli temporanei vivono esclusivamente degli oboli dei fedeli. Essi vanno a fare la questua per le vie della città e dei villaggi. I monaci hanno una funzione importante nella vita pubblica, non solo perché hanno ancora in mano buona parte dell’istruzione del popolo,

ma anche perché non c’è cerimonia civile o religiosa alla quale non partecipino in grande numero. Nessun cittadino thailandese è degno di considerazione se non ha fatto il suo noviziato in un monastero. La durata del noviziato è generalmente di tre mesi: durante questo periodo il giovane (si entra in convento in genere a 20 anni) vive isolato dal mondo con la sola compagnia degli altri novizi monaci. Al termine dei tre mesi, se un giovane si è particolarmente distinto, può chiedere di restare nel convento altri tre mesi: ciò gli creerà una posizione di grande rispetto nei confronti dei suoi concittadini. Al termine dei sei mesi, un novizio può chiedere di essere consacrato monaco: in tal caso deve fare voto di castità e rinunciare a ogni bene terreno.

NOME UFFICIALE LINGUE UFFICIALI CAPITALE FORMA DI GOVERNO INGRESSO NELL’ONU SUPERFICIE TOTALE

REGNO DI THAILANDIA THAILANDESE BANGKOK MONARCHIA PARLAMENTARE 1946 513.120 KMQ fonte: Wikipedia

so 21 maggio. In questi sei anni di gioie non ne sono mancate, grazie a Dio, così come non son mancati i dolori. Difficile dire quali siano state le gioie più grandi… Anzitutto veder crescere e chiarificarsi la nostra missione in entrambi i paesi. In Laos si è potuta ricominciare una presenza stabile, ovviamente formata da membri locali, e lentamente e con prudenza si è potuto anche allargare il nostro servizio nella chiesa locale che ha veramente una grave carenza di clero per il servizio alle comunità cristiane. In Thailandia in questi sei anni abbiamo cominciato il lavoro tra gli emigranti e i poveri della città accettando dei servizi chiestici dalla Conferenza episcopale. È stata una scelta in linea con i risultati di un’assemblea di delegazione che avevamo organizzato proprio per chiarire le nostre priorità missionarie e preparare un progetto apostolico della delegazione stessa.

Nello stesso tempo si è allargato il ministero tra i hmong, un gruppo etnico molto numeroso sparso tra Cina, Vietnam, Laos e Thailandia. Se in passato ci prendevamo cura di un centro che cerca di custodire la loro cultura e sostenerne l’evangelizzazione, adesso abbiamo accettato di inserirci in oltre una decina dei loro villaggi per poter essere più a contatto con il loro mondo e farci loro più prossimi. In realtà gli Oblati avevano lavorato molto con i hmong in Laos e ancora molti sono impegnati a seguire gli emigrati hmong, ma per la Thailandia è un ministero

nuovo, che richiede tempo ed energie per imparare una nuova lingua e cultura. Un’altra gioia è stata veder crescere lentamente la struttura della congregazione e della vita comunitaria, che avevano davvero bisogno di essere rafforzate nella nostra unità. Adesso siamo più regolari nell’incontrarci e nel condividere la vita e i beni anche se le esigenze della missione non ci permettono di vivere sempre tutti sotto lo stesso tetto. Cosa diresti sulle frontiere della missione della chiesa cattolica in Thailandia oggi? Pur essendo una chiesa molto piccola, la chiesa cattolica in Thailandia è ben insediata e istituzionalizzata. Pertanto credo che le sfide più grandi sono proprio quelle che la spingono ad uscire da se stessa verso coloro che essa raggiunge di meno. Proprio in questi anni

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la Conferenza episcopale nel suo piano pastorale, alla cui formulazione ho tra l’altro partecipato, spinge i cristiani ad uscire dal loro piccolo mondo per diventare sempre più autentici e credibili testimoni di Cristo. La prima sfida o frontiera è pertanto il lavoro di prima evangelizzazione in un paese in cui i cattolici sono solo lo 0,4% della popolazione. Non è un lavoro semplice nella maggior parte del paese anche perché l’identità culturale è legata fortemente al buddismo al punto tale che scegliere di essere cristiano è spesso visto come un diventare straniero nel proprio paese. Allora una seconda frontiera, strettamente connessa con la prima, è quella dell’inculturazione del messaggio evangelico. Sebbene oggi la quasi totalità della chiesa in Thailandia e della sua struttura è già affidata ai locali, certamente anche la risposta a questa sfida non può che richiedere tempo e impegno per saper esprimere sempre meglio la propria fede in un modo autenticamente locale, sia nelle forme esterne che nella riflessione teologica. Altra frontiera della missione della chiesa in Thailandia sono i poveri e tutti coloro che in un modo o in un

Offerte ai monaci. Questo è l’unico mezzo di sostentamente per i religiosi. A fianco, i ragazzi nella sala studio al Giuniorato OMI

altro sono ai margini della società. In un paese in grande sviluppo, come molti altri di questa parte dell’Asia, il rapido progresso tecnologico ed economico ha creato spesso delle vittime che sono rimaste ai limiti della società, vorrei dire quasi abbandonati da tutti, specialmente nella capitale, Bangkok, e nelle altre grandi città. Sono questi probabilmente quelli che più hanno bisogno della buona novella di Gesù Cristo e che forse sono anche quelli più preparati a riceverla. Infine in un contesto sociale e culturale che accentua il senso dell’armonia dei rapporti non si può certamente tralasciare l’importanza da dare al dialogo interreligioso per crescere nella mutua conoscenza, stima e cooperazione. Probabilmente si potrebbe continuare ad allungare l’elenco, ma mi fermo a queste che mi sembrano le più urgenti.

Come vedi la missione degli Oblati in Thailandia e Laos? Non è una domanda con una risposta facile. Mi trovo in Thailandia da venti anni e mi sembra di poter dire che lentamente la nostra missione in questo paese si stia chiarificando. Abbiamo scelto delle priorità prendendo in considerazione i bisogni della missione in questo paese, il nostro carisma e anche le nostre capacità limitate di personale, economiche e umane. Secondo una linea che ci ha caratterizzato fin dagli inizi, quasi cinquant’anni fa, anche oggi si è scelto uno stile di semplicità nel compimento della missione, ma, seguendo la linea della congregazione, oggi si è sottolineato di più lo stile comunitario. Penso che le priorità scelte e di cui ho accennato poco fa (ministero tra i hmong, tra gli emigranti e i poveri della città) sono un vasto campo da percorrere per il nostro piccolo gruppo. I bisogni della missione in Thailandia sono in perfetta linea con il nostro carisma e certamente possiamo dare un contributo al lavoro di prima evangelizzazione specialmente tra i tribali e i poveri della città che abbiamo scelto come nostre priorità. Essendo anche

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attualità

presenti laddove la chiesa è davvero quasi inesistente, possiamo contribuire a costruire rapporti fraterni con i nostri vicini buddisti collaborando con loro in tante iniziative come già si fa. Insomma guardando alla missione, pur essendo cosciente della sua difficoltà, sono abbastanza ottimista. Forse ciò che mi preoccupa talvolta è più la nostra capacità di risponde ai tanti appelli, a causa dei nostri limiti. Il personale non è infatti sufficiente per tutto ciò che dovremmo fare. Anche economicamente non abbiamo tutti i mezzi che potremmo desiderare. Ma forse proprio ciò è ragione di incoraggiamento. Sarà Gesù stesso a portare avanti la missione affidatagli dal Padre se cercheremo di fidarci di Lui e di farlo lavorare tra noi e con noi. Certamente c’è una certa generosità ed entusiasmo da parte di tanti nel compiere la missione affidata loro. Anche questo è motivo di speranza. Infine la chiesa locale con i suoi vescovi, il clero e la gente, ci stima e ci chiede aiuto per rispondere a tutti i bisogni specialmente tra i più poveri e abbandonati. Questo è un altro motivo di speranza. Forse, perché la missione oblata qui possa crescere e portare i suoi frutti, dovremmo crescere nello sviluppare mezzi per la nostra autosufficienza economica anche tenendo presenti i grandi cambiamenti in corso all’interno della congregazione. Ma la cosa più importante sarà un costante processo di conversione che ci renderà più atti a compiere ciò che Dio ci affida, perché sia, non la missione dell’uno o dell’altro o neppure solo quella del nostro gruppo, ma la missione di Gesù oggi. Ecco la sfida davanti a noi. Di cosa ti occuperai ora dopo gli anni di servizio come responsabile? A dire il vero non è ancora molto chiaro. Per questo anno sembra che continuerò il lavoro di insegnamento e di

Allerta alluvione Inondate un quarto delle province del Paese

Dal mese di luglio scorso, oltre 600mila tailandesi sono stati colpiti da gravi inondazioni e più di un quarto delle province del paese sono rimaste allagate. Le autorità locali hanno lanciato l’allerta per le frane e avviato misure di sicurezza per l’evacuazione della popolazione. La stagione dei monsoni è stata più forte del solito. Alcune zone della provincia di Ayutthaya, a nord della capitale, Bangkok, sono state sommerse fino a un metro di acqua. Nel villaggio di Ayutthaya, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, sono stati distrutti e danneggiati molti templi antichi. Hanno subito allagamenti anche diverse industrie ad Ayutthaya e in altre province. Allagate anche una decina di province nelle pianure centrali del paese, principali aree di produzione di riso. Le alluvioni si sono abbattute proprio nel periodo dei raccolti arrecando gravi danni alla produzione. In vista delle piogge, le autorità municipali, come misura preventiva organizzano la disposizione di sacchi di sabbia intorno ai negozi e alle abitazioni. Nella provincia di Prachin Buri, 135 chilometri ad est di Bangkok, sono stati evacuati oltre settecento detenuti di una prigione, a causa dell’allagamento delle celle, e trasferiti in altri istituti vicini. AP, Fides

formazione al seminario nazionale diocesano insieme al lavoro di collaborazione con la Conferenza episcopale per la formazione continua del clero e per la commissione teologica. Allo stesso tempo vivo nel nostro giuniorato, con poco più di venti ragazzi dai 13 ai 19 anni, per aiutare il responsabile della casa nella loro formazione.

Con il nuovo anno sociale, cioè da maggio 2014, potrebbero esserci cambiamenti, perché mi sembra di capire che questo é il desiderio della nuova amministrazione. Attendo di vedere come si svilupperanno le cose. Per quanto mi riguarda cerco di mantenermi aperto per essere disponibile a servire là dove mi sarà chiesto. n

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I colori del

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Un giro al mercato per conoscere cultura, storia e spiritualità di un popolo

di Pippo Mammana OMI pippomammanaomi@gmail.com

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il primo santo

guatemalteco

Papa Giovanni Paolo II dichiarò santo frate PEDRO DE SAN JOSÉ

BETANCOURT il 30 luglio 2002. «Il nuovo santo è un invito irresistibile a praticare la misericordia nella società di oggi, soprattutto quando tanti aspettano un aiuto”, disse il Pontefice. In quell’occasione Giovanni Paolo II invitò a pensare “ai bambini e giovani senza tetto, alle donne abbandonate e alle loro molteplici esigenze, ai molti emarginati nelle città, alle vittime delle organizzazioni criminali, alle persone meno abbienti o agli anziani soli“. Pedro, che molti chiamavano “la prima ambulanza del

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ndare al mercato in Guatemala significa incontrarsi con una varietà di frutta tropicale che varia a seconda dei mesi, ma anche con lo spirito guatemalteco, con la sua cultura, con i colori della spiritualità Maya. Banane, papaya e aguacate (abogado) li trovi tutto l’anno, gennaio è il tempo del zapote e del caffè, marzo-aprile il mercato si riempie di mango, fragole, meloni, granadilla, luglio-agosto offrono gli ananas, l’albero di cocco si riproduce in continuazione, da ottobre a dicembre le bancarelle sono ricolme di pannocchie di mais, uva, mele, pere, pesche, arance, mandarini, prugne... I mercati offrono anche i colori delle stoffe che le donne comprano per i loro vestiti. Ogni gruppo maya ha i suoi colori distintivi.

Guatemala” a causa della sua totale dedizione ai malati, nacque a Vilaflor, sull’isola di Tenerife, Canarie il 21 marzo 1626 e morì in Guatemala il 25 aprile 1667. Di umili origini, all’età di 20 anni lasciò l’isola per andare a Cuba e due anni dopo si trasferì in Guatemala con l’obiettivo di diffondere il Vangelo. Appena sbarcato nel Nuovo Mondo, una grave malattia lo mise in contatto diretto con i poveri e diseredati. Inaspettatamente guarì e volle quindi dedicare la sua vita a Dio. Visitò ospedali, carceri, ospizi, immigrati senza lavoro, adolescenti ribelli e sbandati. Fondò un centro per accogliere gli abbandonati più piccoli bianchi, meticci e neri. Fondò l’Ordine dei Bethlemitas e Bethlemitas, riconosciuto da poco della Santa Sede. Nel 1820 furono dichiarati fuorilegge

I turisti sono attirati dai diversi toni, la gente del posto va a cercare ciò che è proprio del gruppo di appartenenza culturale e linguistico. I colori sono anche legati alla religione, una religione universalista che unisce il cielo e la terra. In questa universalità si inseriscono i quattro diversi colori del mais: il bianco, il giallo, il rosso e il nero. Ma al mercato trovi anche verdure di ogni tipo, per nutrire e per curare. Tra gli ortaggi, il più tradizionale è il pomodoro che condisce molti piatti e che si cuoce in tanti modi e che dal 1540 in poi il Centro America ha regalato al resto del mondo. Trovi anche le melanzane, le patate, gli spinaci, le cipolle, l’aglio, la pacaya, una specie di palma bianca, tenera e un po’ amara che accompagna gli ali-

menti della settimana santa. In poche parole, al mercato trovi la spiritualità guatemalteca, la natura convive con gli uomini e le donne, i cani, i polli fatti a pezzi, i mendicanti e, soprattutto tanti bambini che gironzolano o stanno dietro le bancarelle a vendere i prodotti che i genitori hanno coltivato. Non è inusuale il lavoro di bambine che confezionano le famose tortillas che accompagnano colazione, pranzo e cena. Sono i colori del Guatemala che ama la natura e la vita, che ha uno spirito universalista e una grande pazienza per sopportare le angherie dei potenti. Sono i colori di un popolo che ama la vita e che convive con il cielo, il grande Padre, ed ama la terra perché è la grande Madre, madre di tutti, che sfama tutti. n

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dalla Corona spagnola, e i suoi seguaci furono accusati di cospirare a favore dell’indipendenza. Pedro era in anticipo sui tempi. Sia per quanto riguarda le metodologie didattiche e sia per quanto riguarda i servizi sociali, inimmaginabili nel suo tempo come ad esempio le strutture di convalescenza. Morì all’età di 41 anni ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1980. Il miracolo che portò alla santificazione fu la guarigione nel 1985 di un giovane spagnolo, originario di Tenerife, Adalberto Hernández González, che allora aveva cinque anni. Il bambino era affetto da un raro tipo di leucemia incurabile. Inspiegabilmente, dopo aver pregato Hermano Pedro, il giovane guarì.

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Le sfide della Missiologia o All’Università Gregoriana di Roma si studia da anni la Missiologia. Due nuovi indirizzi formativi, Missione ad gentes e Nuova evangelizzazione rilanciano la riflessione. Ne parliamo con la professoressa Ilaria Morali pro-direttore del Dipartimento in collaborazione con Zenit

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a oggi

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a Facoltà di Missiologia della Gregoriana ha varato nel 2012 un programma di studi totalmente rinnovato offrendo agli studenti due inediti indirizzi: Missio ad gentes (destinato agli studenti che opereranno presso popoli che non sono ancora stati raggiunti dal vangelo) e Nuova evangelizzazione (per gli studenti la cui attività si svolgerà a servizio di comunità le cui chiese sorgono in territori secolarizzati o scristianizzati e in società di matrice cristiana che assumono un forte carattere pluralistico). Un rinnovamento che è andato di pari passo con l’indizione dell’Anno della fede e con il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Ne parliamo con la professoressa Ilaria Morali, pro-direttore del Dipartimento di Missiologia della Pontificia Università Gregoriana.

LA MISSIONE CRISTIANA UNO SGUARDO ALLA STORIA E AL PRESENTE DEL COMPITO E DELLA PRASSI EVANGELIZZATRICE di Robert Cheaib Il compito della missione cristiana non è retaggio del passato e non è un appello marginale od opzionale che si rivolge ai temerari, agli zeloti e ai chiamati. Esso è costitutivo di ogni vocazione battesimale. Il Sinodo dei vescovi sulla Nuova evangelizzazione è stato un rinnovato richiamo a prendere atto della situazione missionaria locale

e mondiale e prendere coscienza del perenne compito di annunciare la “buona notizia”, il Vangelo di Gesù Cristo. Il libro del gesuita Michael Sievernich, La missione cristiana. Storia e presente tratta precisamente di questa dimensione dell’esistere e dell’agire cristiano. Il libro, edito dalla Queriniana è suddiviso in tre parti che l’autore riassume così: «La prima parte del libro si occupa in una prospettiva storica delle origini bibliche e della storia della missione, mentre la seconda dà uno sguardo alle diverse concezioni della missione dagli inizi fino ad oggi, senza trascurare la sua

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Pontificia Università

Gregoriana

La Pontificia Università Gregoriana è un ateneo della Chiesa cattolica con sede a Roma. Erede del Collegio Romano, fondato da Ignazio di Loyola, coltiva diverse discipline nell’ambito delle scienze umane e, in modo particolare, quelle filosofiche e teologiche. L’ateneo mira alla formazione integrale della persona, secondo il motto della Compagnia di Gesù. Una formazione,

Due eventi hanno caratterizzato la chiesa in questi ultimi anni l’indizione dell’Anno della fede e il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione. Sono eventi che hanno richiamato l’attenzione della chiesa universale sulla fede e sul suo annuncio. Quando ero studentessa alla facoltà di teologia, rammento di esser rimasta impressionata da un passo dell’Introduzione al Cristianesimo dell’allora card. Ratzinger che ricordava come la fede versasse in una condizione inerme. Davanti alla scelta di porre al centro il tema della fede, non si può non pensare anche alle stupende catechesi

quindi, culturale e umana di uomini e donne provenienti da ogni parte del mondo per approfondire e diffondere sempre di più, mediante l’insegnamento, la riflessione e la ricerca, la conoscenza e il senso della fede cristiana cattolica. Come università ecclesiastica affidata alla Compagnia di Gesù, essa è caratterizzata dalla totale disponibilità al servizio della Santa Sede, promuovendo il dialogo con il mondo della cultura e della scienza, l’incontro con le altre

sulla fede che scandivano la vita della chiesa dei primi secoli, o anche a quanto si legge nel Catechismo romano nel capitolo De fide et Symbolo Dei, dai più dimenticato. Da questa “cura della fede” è scaturita una straordinaria energia insieme a una capacità di diffondere il vangelo in ogni contesto. Questo “ritorno alle fondamenta” è anche un invito a riscoprire l’esperienza cristiana delle origini? Se guardiamo alla chiesa dei primi secoli, essa viveva ed agiva nell’annuncio, pur essendo per molto tempo in condizione di minoranza in una so-

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cietà pluralistica. L’Anno della fede è stato, in un certo senso, un tornare alle nostre origini credenti, riscoprendo la linfa e l’energia delle prime generazioni, il loro coraggio e la loro determinazione anche in tempi difficili. In questa cornice, il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione ha costituito un’occasione unica per riflettere sulla situazione attuale di molte nazioni che, pur avendo dietro di sé uno straordinario retaggio cristiano, vanno incontro o sono già in uno stato di “desertificazione” della fede. È giusto porsi con franchezza e determinazione davanti al problema dell’estinzione della fede e

rappresentazione artistica. Infine la terza parte elabora, a titolo d’esempio, tre dimensioni interculturali, che sono di fondamentale importanza per le attività missionarie: la comunicazione linguistica e la traduzione culturale, la percezione del mondo e il reciproco transfert di sapere, il diritto all’alterità e l’incontro dialogico delle religioni». LA MISSIONE NELLA BIBBIA La prima parte del libro si occupa delle origini bibliche e della storia della missione di due millenni di cristianesimo. La sezione biblica vede i semi missionari disseminati nell’antica alleanza e nella coscienza missionaria del popolo d’Israele verso gli altri popoli (goyim). L’elezione - come quella di Abramo -

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>>>> confessioni cristiane e le altre religioni, la conoscenza del valore e della dignità dalla persona. La Pontificia Università Gregoriana è significatamente impegnata nel dialogo interreligioso, in particolare con l’Ebraismo, l’Islam e le religioni dell’Asia. Attraverso l’Istituto di Studi Interdisciplinari su Religioni e Culture, una struttura accademica interdisciplinare che ha una duplice finalità: favorire la riflessione accademica sulle questioni relative al dialogo interreligioso ed interculturale e fornire una formazione adeguata a coloro

della presenza credente, riflettendo attentamente sulle cause, ma anche sulle strategie da mettere in campo a livello ecclesiale. Papa Benedetto ebbe modo di affermare che il Decreto conciliare Ad gentes è un «complemento molto buono della Lumen gentium, perché vi troviamo un’ecclesiologia trinitaria». Troppo spesso la missione viene concepita come compito di pochi... Il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione e l’Anno della fede si sono collocati in concomitanza con le celebrazioni a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II. Fu il Concilio a ricordarci che la chiesa è essenzialmente missionaria e che, in quanto popolo di Dio, tutti i fedeli sono in questa missione e a essa partecipano. Oggi la parola “missio-

che intendono attuarlo in vari ambiti, pastorali e non, sia in aree religiosamente e culturalmente pluraliste, ove i cristiani sono a volte in minoranza, sia in quelle tradizionalmente cristiane, ove credenti di altre religioni costituiscono minoranze la cui importanza è sempre più riconosciuta. L’Istituto può essere frequentato sia da cristiani, sia da persone di altre religioni che desiderano approfondire la conoscenza del cristianesimo, in modo da favorire rapporti più cordiali tra le varie comunità religiose.

logia” suona ai più misteriosa, forse sibillina. Ad altri può apparire obsoleta. In alcuni settori della cattolicità si pensa, infatti, che non si debba parlare più di “missione”, perché questa costituirebbe un retaggio di una visione antiquata, quasi “colonialistica” dell’azione della chiesa nel mondo. Costoro purtroppo dimenticano che la chiesa è essenzialmente missionaria, per volere del Signore stesso. Il cuore della missiologia è la Teologia della missione. In teologia studiamo singoli trattati come la sacramentaria, la cristologia, l’ecclesiologia. Come queste denominazioni lasciano intendere, in esse viene studiato ed approfondito “un” aspetto essenziale dell’edificio della fede cattolica. La missione è, appunto, parte di questo edificio.

non è un’esclusione, ma è una chiamata a essere una benedizione per tutti i popoli della terra (cf. Gen 12). L’afflato missionario dell’ebraismo è testimoniato anche con un detto polemico di Gesù che lascia intendere che gli scribi e i farisei erano disposti a percorrere il mare e la terra “per fare un solo proselito” (Mt 23,15). Così anche il Nuovo Testamento ci trasmette in modo spontaneo la prassi e la missione di Gesù a partire dai vangeli, e la prassi missionaria della comunità cristiana a partire dagli Atti degli apostoli e l’afflato missionario di Paolo ”l’apostolo delle genti“. I sinottici e il vangelo di Giovanni, convergono sul finale aperto del mandato missionario dei discepoli da parte del Risorto. «Al

Quali sono le origini della “scienza della missione”? E a chi si rivolge? Nei primi decenni dello scorso secolo, il mondo cattolico europeo fu percorso da uno straordinario anelito missionario che pervase intere comunità di fedeli e ambienti teologici di Germania e Francia. Fu in questo clima di zelo e fervore che prese forma l’esigenza di offrire una formazione sulla missione. Bastino ricordare l’apporto decisivo di Josef Schmidlin, come pure il contributo che diede Henri de Lubac. Oggi in una società pluralistica, la formazione alla missione è necessaria proprio a motivo della responsabilità che ciascun fedele ha di fronte a quanti non conoscono Cristo. Si aggiunge tuttavia un aspetto nuovo: la missione non può essere

messaggio universale dell’amore e della signoria di Cristo corrisponde la missione universale verso tutti i popoli». La missione dei discepoli si fonda sul mandato del Padre che invia il Figlio: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). Gli Atti degli apostoli testimoniano la diffusione del Vangelo fino ai confini della terra. Il Concilio di Gerusalemme, la scelta di Paolo (e Barnaba) di rivolgersi ai pagani, le visioni di Pietro e il battesimo di Cornelio... sono tutti eventi che mettono in risalto il carattere missionario della fede cristiana nascente e gli scritti del Nuovo Testamento testimoniano la diffusione e l’inculturazione della fede cristiana.

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la chiesa è missionaria. In quanto popolo di Dio, tutti sono in questa missione e a essa partecipano concepita come un’attività che contraddistingue un’area del mondo e un ristretto gruppo di persone che va “in missione” dall’altra parte del globo, ma deve tornare ad essere considerata parte integrante dell’agire cristiano, caratteristica di tutto il popolo di Dio. La formazione alla missione è dunque essenziale per ogni cristiano. La Missiologia è una scienza fondamentale nell’ambito dello studio delle scienze sacre: non è una parte secondaria della teologia, ma, in un certo senso, ne costituisce il cuore. Il vostro Dipartimento ha rinnovato argomenti, struttura e impostazione dei propri corsi. Le radici “missionarie” della Gregoriana sono peraltro antiche.

Indubbiamente! Ecco perché in questi anni, in Gregoriana ci si è confrontati sul ruolo, sul destino e sulle finalità della Facoltà di Missiologia e si è lavorato per dare al Dipartimento di Missiologia una fisionomia concreta e operativa a partire dall’ anno accademico 2012-2013: un profilo all’altezza delle sfide che si pongono alla chiesa. A tal fine abbiamo operato in varie direzioni. Per cominciare, siamo tornati alle origini “ignaziane” della formazione missionaria alla Gregoriana, studiando da vicino la storia del Collegio Romano che - prodromo della nostra Università - fu il luogo dove si formarono missionari del calibro di Matteo Ricci. Una vera e propria Facoltà di Missiologia fu istituita nel 1932.

LA DIFFUSIONE STORICA DEL CRISTIANESIMO Il periodo sub-apostolico vede una diffusione del cristianesimo in varie parti del mondo. Nella sua polemica contro gli gnostici, Ireneo di Lione ci offre indirettamente una testimonianza sulla diffusione della fede cristiana in Africa del nord, Germania, Gallia, Spagna, e naturalmente Gerusalemme e la zona della Fenicia. La diffusione del cristianesimo ha un boom durante il quarto secolo dove la fede cristiana passò dalla persecuzione ad essere tollerata (come religio licita, grazie all’Editto di tolleranza) per diventare poi favorita (Editto di Milano, 313) e religione dell’impero con Teodosio (Editto del 380). La

Avete recuperato alcuni spunti anche da quella strutturazione originaria? Un autentico rinnovamento implica sempre un’operazione di recupero della memoria. Penso ad esempio alla scelta che i gesuiti della Gregoriana fecero di introdurre nella nascente Facoltà discipline come il Diritto missionario e la Dogmatica missionaria, la morale, come pure determinati aspetti afferenti le Scienze umane (c’erano materie come statistica, geografia, psicologia). Questo non significa un ritorno al passato, quanto piuttosto un ascolto di quella esperienza. A quel tempo, ad esempio, si concepivano queste discipline nella sola direzione dell’azione della chiesa in terre non ancora evangelizzate, “di primo annun-

diffusione del cristianesimo, invece, avviene grazie ai commercianti cristiani, i predicatori itineranti e ai monaci missionariamente attivi. LA MISSIONE TRA SCONTRO E INCONTRO «Ogni ingresso in una situazione culturale, religiosa, sociale o politica nuova pose e pone il cristianesimo di fronte a questa domanda: com’è possibile affermare la propria identità e inserirla in un contesto culturale e religioso in maniera tale che gli elementi comuni e quelli differenti risultino parimenti chiari?». La riposta può variare dalla chiusura nei confronti dell’ambiente fino alla tendenza ad agganciarsi a essi.

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Sopra, due momenti della recente assemblea dei Missionari OMI della provinca mediterranea svoltasi a Firenze nel mese di novembre

cio”. Oggi “missionario” deve essere inteso in un senso molto più esteso, in rapporto cioè all’essenza stessa della chiesa che è missionaria, tanto nell’Occidente scristianizzato che in Paesi di prima evangelizzazione. Perciò, nel recuperare questi riferimenti tipici della fisionomia della Facoltà, abbiamo pensato che fosse necessario reintrodurli in una chiave rinnovata.

Il criterio di innovazione è quello dei “temi di frontiera”, così definiti perché strettamente connessi alle sfide che il mondo odierno pone alla fede ed all’evangelizzatore. Può fare qualche esempio di questi “temi di frontiera”? Si pensi ad esempio alla discussione sull’unicità della mediazione di Cristo e alle conseguenze che essa ha portato in taluni ambienti sul piano della missione. Abbiamo perciò pensato di costituire una serie di discipline, soprattutto teologiche, nelle quali concentrare ogni sforzo per esaminare le questioni più forti che interpellano la chiesa nella sua missione. I temi di

Così la seconda parte del libro di Sievernich è dedicata all’analisi delle concezioni della missione cristiana. L’analisi dell’autore parte dai metodi classici e storici evidenziando due principali tendenze. La prima concezione è basata sulla contrapposizione tra vangelo e culture. Tale concezione le vediamo in approcci come quello di Tertulliano (Apologeticum) passando per la visione della missione come conquista spirituale, come nel caso della diffusione del cristianesimo nelle Americhe. La seconda concezione è più dialogica e di inculturazione. Lungi dal neutralizzare le differenze, l’approccio missionario dell’adattamento cercava di vedere il punto d’intreccio tra le culture e il Vangelo.

frontiera spaziano pertanto da questioni inerenti la Teologia sacramentaria, come il matrimonio in una società a maggioranza non cristiana, o il tema della conversione tra grazia e libertà, o il rapporto fede-arte in rapporto al linguaggio religioso. Vi sono anche temi di Teologia morale: si pensi ai problemi di carattere morale che un missionario deve affrontare in Africa operando tra malati di AIDS o quando la fede diviene una grandezza all’interno di una società dove sussistono altri criteri. Vi sono però questioni di carattere filosofico, altrettanto fondamentali per comprendere le sfide che si pongono alla chiesa nel momento attuale.

Un esempio di tale concezione è l’approccio dialogico di Marco Minucio Felice (Octavius), la percezione dei semi del Logos nelle culture nell’opera di S. Giustino (le Apologie)e l’approccio di adattamento e di interculturazione con le culture dell’estremo Oriente. Il libro successivamente espone e vaglia le attuali teorie della missione caratterizzate da diversità dovute alle sensibilità delle varie confessioni. L’ultimo capitolo di questa seconda parte del libro è dedicato al volto artistico della missione e al volto missionario dell’arte. In un periodo in cui ricorre il cinquecentesimo anniversario della cappella Sistina è opportuno riflettere sulla portata e sull’intenzionalità

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Avete ripensato anche il profilo dell’evangelizzatore, la figura del missionario “classico”? Proprio in virtù del battesimo e della confermazione, ogni fedele, sia egli sacerdote, religioso o laico, è chiamato alla testimonianza e all’annuncio. Se si rilegge tanto il Proemio quanto il n. 11 del decreto Ad gentes, i Padri conciliari parlano di “tutti fedeli” e di “popolo di Dio” come dei protagonisti della diffusione del vangelo nel mondo. Pertanto, proprio in ossequio all’insegnamento conciliare, abbiamo ritenuto importante recuperare questa visione ampia del profilo dell’evangelizzatore, rivolgendo la nostra offerta formativa non solo ai membri degli Istituti missionari, ma a “tutti i fedeli”. Negli ultimi decenni le nostre città sono mutate in maniera imprevedibile. Anche l’annuncio del vangelo va concepito secondo forme nuove? Io provengo dalla diocesi di Milano, sono cresciuta in una parrocchia del centro dove il sacerdote dedicava a noi giovani l’intera sua giornata. Tornando nel mio quartiere 25 anni dopo, un sacerdote mi ha detto che dei sei oratori che un tempo scandivano la vita della

gioventù del mio quartiere, ne è rimasto uno solo. I tempi sono quindi cambiati, ma non è detto che determinate strategie siano da considerarsi obsolete. Da liceale, ad esempio, partecipai quasi per sfida alla Scuola della Parola del cardinal Martini in Duomo: immaginavo che un vescovo non avesse molto da dire a una studente della mia età. Eppure le sue catechesi, il suo stile amabile di predicazione, la solidità del suo insegnamento... mi conquistarono! Rimasi subito incantata dalla straordinaria semplicità e dall’incredibile profondità delle sue lezioni. Allora si poteva ancora sedersi ai piedi della cattedra dell’arcivescovo e io arrivavo un paio d’ore prima proprio per stare lì. Quando anni dopo tornai a Milano e mi recai a un incontro del card. Martini in Duomo, la folla di giovani era aumentata a tal punto che la diocesi allestiva degli schermi per permettere a tutti di ascoltare il cardinale. Cosa significa? Che l’interesse per la fede e un riavvicinamento a essa dipende in gran parte da come la si porge, dalla testimonianza che si offre. Oggi, in una società pluralistica, non si incontra forse una notevole

missionaria immanente nell’arte non solo figurativa, ma anche letteraria, teatrale, cinematografica. MISSIONE COME INTERCULTURAZIONE La terza e ultima parte del libro verte sulle dimensioni interculturali della missione e studia tre aspetti di qualsiasi processo missionario. Il primo aspetto è quello linguistico decisivo per la comunicazione e l’accoglienza dell’Evangelium. L’autore illustra alcuni esempi di traduzione della Bibbia (la Vulgata traduzione della Bibbia in latino - commissionata da Papa Damaso I a Girolamo) o la traduzione-traslazione del Diatessaron effettuata da Taziano alla fine del

ostilità davanti alla pretesa di annunciare qualcosa al prossimo? L’ostilità alla fede dipende molto da come noi viviamo o presentiamo la fede. Non nasce solo per fattori esterni, ma sovente è anche colpa nostra. Occorre una vera e propria “intelligenza” del momento e del contesto in cui viviamo. Occorre una capacità di leggere il mondo che ci circonda agendo, senza indugio e con coraggio. Certamente, tanto nelle terre di nuova evangelizzazione che in quelle di prima evangelizzazione l’ostilità è parte integrante dell’esperienza missionaria. Se leggiamo gli Atti degli Apostoli, ci rendiamo conto che Paolo dovette fuggire dopo l’annuncio: l’ostilità è inevitabile, è parte dell’esperienza che connota la testimonianza cristiana. Mi sono trovata più di una volta ad ascoltare i miei studenti parlarmi delle difficoltà che essi hanno incontrato nei Paesi di origine, e che le loro rispettive chiese patiscono... L’evangelizzatore vive in un perpetuo senso di sproporzione tra le proprie forze e il mondo che lo circonda. La fede versa in condizione inerme, come inerme è colui che la annuncia. n

II d.C. in siriaco, come armonia dei quattro Vangeli. E in seguito la pešitta, la traduzione “semplice” di tutta la Bibbia in siriaco del V secolo, giungendo alla controversia della traduzione in lingue volgari nell’epoca moderna, e la traduzione di Lutero. Il secondo aspetto è l’esplorazione dei vari mondi del sapere scientifico, artigianale, la promozione culturale. Questa evoluzione è studiata nel suo incipit e nella sua influenza religiosa. Il terzo aspetto, attuale oggi è l’incontro delle religioni. Sievernich esamina l’atteggiamento missionario cristiano nei confronti delle religioni che cammina dalla coercizione alla tolleranza e al dialogo.

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Notizie in diretta dal mondo oblato

messaggi Sudafrica e notizie Un Oblato, artista famoso dalle missioni dipinti di p. Wilfried Joye OMI sono spesso a carattere religioso,

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presentano un profondo cammino di fede: la santità della vita e la gioia della speranza. In alcuni dei suoi dipinti, utilizza il simbolo del pesce. Secondo p. Joye, i pesci ricordano come dovremmo vivere: con gli occhi aperti. È un atteggiamento di apertura per arricchirsi con l’abbondanza di vita che il Padre ci dona. Wilfried Joye (wilfriedjoye.blogspot) è nato nel piccolo villaggio di Dadizele nelle Fiandre belghe, il 4 luglio 1939. Fin da bambino mostrava un talento per il disegno e la pittura. Da giovane, il suo gusto per le arti lo ha portato a copiare i dipinti del pittore fiammingo Adriaan Brouwer (1605-1638), famoso per i quadri con soggetto la vita rurale. Durante il liceo, ha avuto l’opportunità di prendere lezioni da due artisti di talento: Boniver e Geukens. Successivamente ha studiato filosofia e teologia e nel 1964 è stato ordinato sacerdote. Dal 1966 si trova a Potchefstroom, Sud Africa, come missionario. Nel 1992 ha seguito un corso di pittura per icona con Egon Sendler ed il suo team a Meudon, vicino Parigi. Ha organizzato diverse mostre in Sud Africa e Belgio. I suoi dipinti spesso ritraggono vita rurale e situazioni umane. Lo stile è profondamente influenzato dall’espressionismo fiammingo di Servaes, Permeke, De Smet, Brusselmans e dell’amico di lunga data, il defunto p. Frans Claerhout. Le sue prime opere furono quadretti a olio su carta e disegni a carboncino molto vivaci. La prima mostra personale si è tenuta nel 1968, nella sala parrocchiale di Klerksdorp. Il tema religioso è al centro del suo lavoro e delle mostre organizzate negli ultimi anni in Belgio. La maggior parte delle opere sono state acquistate da istituzioni e sono in esposizione permanente. (fonte: wilfriedjoye.com)

a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

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Sri Lanka

Il paese spaccato in due

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n network di associazioni che include gruppi missionari, commissioni Giustizia e pace delle diocesi, congregazioni religiose, organizzazioni per i diritti umani, vari enti della società civile, ha sottoposto ai leader del Commonwealth britannico, in visita nello Sri Lanka - ex possedimento coloniale - un memorandum sulle urgenze sociali e politiche nazionali. Il memorandum I tamil in Sri Lanka anelano alla pace, che i missionari Oblati di Maria Immacolata hanno inviato all’agenzia Fides, è stato consegnato al primo ministro britannico David Cameron giunto in Sri Lanka il 15 novembre scorso. A oltre quattro anni dalla fine della guerra che ha devastato il paese - si afferma nel documento - “i tamil non hanno né giustizia né diritti”. Il testo ricorda che, con l’indipendenza di Ceylon (altro nome dello Sri Lanka, ndr.) nel 1948, il potere fu trasferito ai singalesi. Si attuò gradualmente “un sabotaggio di cultura, identità, costumi, lingua tamil, a favore della maggioranza singalese della popolazione”. Il conflitto civile che ne derivò ha visto migliaia di persone tamil, perlopiù civili, uccisi e scomparsi. Ai tamil non è mai stata concessa l’autonomia promessa e, nell’ultima fase del conflitto civile, la più cruenta, molti abusi sono stati compiuti a danno della popolazione. Il memorandum invita il

governo e la comunità internazionale a “garantire misure trasparenti per cercare la verità sulle morti e sulle sparizioni”. Si chiede, inoltre all’Alto Commissario Onu per i diritti umani di svolgere un ruolo incisivo sulla questione e ai leader del Commonwealth di impegnarsi per giungere alla verità. Nelle mese di novembre, attivisti, osservatori, esperti delle Nazioni Unite e leader politici dei paesi del Commonwealth hanno visitato le vittime di violazioni dei diritti umani e i parenti di persone scomparse. Proteste e cortei dei tamil sono stati bloccati dalla polizia e alle famiglie tamil del Nord è stato impossibile raggiungere la capitale Colombo. Durante la protesta, che intendeva richiamare l’attenzione dei leader internazionali, p. Jude Nixon, parroco della chiesa cattolica di S. Michele a Urumpirai, nella diocesi di Jaffna, è stato aggredito e percosso dalla polizia. (fonte: fides.org)

SIMPOSIO SUGLI OBLATI E LE PRIME NAZIONI

Giovedì 31 ottobre e venerdì 1 novembre alla Saint Paul University di Ottawa (ustpaul.ca) si è svolto il simposio nell’ambito del progetto: “Storia delle missioni oblate presso i popoli delle Prime Nazioni”. L’iniziativa è stata messa in piedi quasi due anni fa da p. Pierre Hurtubise OMI, titolare presso la Saint Paul University della cattedra per la ricerca di Storia religiosa in Canada. Sono state presentate sette relazioni su vari aspetti del ministero degli Oblati presso le Prime Nazioni. Tra i relatori c’erano due Oblati, p. Pawel Zajac della provincia polacca e mons. Claude Champagne OMI, vescovo di Edmundston. Il simposio ha visto uno scambio di grande interesse e particolarmente ricco. I testi presentati ed alcune questioni emerse nel dialogo tra i presenti saranno pubblicate e serviranno come o punto di partenza per le prossime fasi del progetto. La maggior parte dei conferenzieri sono stati laici, uomini e donne che fin dall’inizio avevano espresso interesse per il progetto. Adesso ne sono parte integrante. La cattedra di Storia religiosa del Canada è stata fondata dalla Saint Paul University nell’aprile 2013 per dare riscontri adeguati ai ricercatori, da un lato, e per organizzare incontri finalizzati alla comunicazione sia dei risultati delle loro ricerche sia di altri contribuiti. (fonte: omiworld.org)

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Canada

Una statua in onore di fratel Antonio

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fine ottobre 2013 ad Edmonton è stata inaugurata una statua di fratel Antonio Kowalczyk OMI. A causa della neve, la liturgia della Parola ed i vari discorsi si sono tenuti all’interno dell’ex Collegio St. John dove fratel Antonio visse e lavorò per 36 anni . La celebrazione è stata organizzata dal Dr. Frank McMahon, ex studente del Collegio e primo Rettore dell’Université St. John. La liturgia della Parola è stata presieduta da mons. Richard Smith che ha sottolineato le virtù eroiche del venerabile fratel Antonio confermate da papa Francesco nel marzo scorso. Il vescovo ha anche parlato del contributo degli Oblati all’evangelizzazione e allo sviluppo dell’istruzione francofona nel Canada occidentale. Durante la liturgia sono stati ricordati gli Oblati che nel 1908 fondarono il juniorato

destinato alla formazione dei candidati alla vita religiosa. P. Jacques Joly OMI, ex allievo del collegio, ha parlato dello stile e della pedagogia allora in vigore. Anche il primo ministro, il deputato Thomas Lukaszuk, ha sottolineato l’importanza dell’evento. Dopo gli interventi, i presenti si sono spostati nel giardino dove Danek Mozdzenski, artista e scultore di Edmonton, ha presentato la statua. Fin da bambino ha sentito suo padre parlare della santità di fratel Antonio. L’artista ha spiegato che la statua cerca di rappresentare il fratello oblato da giovane, poco dopo il tragico incidente in segheria che lo privò dell’avambraccio destro. Negli anni ‘80 , Danek aveva già realizzato un bassorilievo di sei metri di lunghezza, raffigurante fratel Antonio, per la scuola cattolica che porta il nome del venerabile. L’arcivescovo Richard Smith ha poi benedetto la statua. Al rito hanno preso parte le parrocchie Oblate di St. Rosaire e di Notre Dame Reine de Pologne, gli Oblati della Provincia di Assumption e varie religiose. C’erano anche ex allievi del collegio con le loro famiglie, il coro dell’Università, molti residenti di lingua francese di Edmonton ed i Cavalieri di Colombo. (fonte: omiworld.org)

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IL VOLTO DI CRISTO POVERO NEL PROPRIO TERRITORIO «Non si possono costruire ponti tra gli uomini dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri». Papa Francesco, con queste parole richiama la nostra attenzione al rapporto con il prossimo, con quel fratello povero o disagiato che a volte passa inosservato davanti ai nostri occhi. Continua: «Non si può parlare di povertà, di povertà astratta, quella non esiste! La povertà è la carne di Gesù povero, in quel bambino che ha fame, in quello che è ammalato, in quelle strutture sociali che sono ingiuste. Andate, guardate là la carne di Gesù». S. Eugenio ci appare, in quest’ottica, come un faro da seguire, un chiaro esempio di chi ha speso la propria vita per gli “ultimi”, mettendo alla base della sua missione proprio i “poveri”. Con il suo impegno e la sua dedizione, ha dato l’impulso, lo slancio, l’energia inconfondibile che caratterizza il carisma oblato, uno spirito così forte e rivoluzionario che oggi coinvolge molti giovani del Movimento Giovanile Costruire, spingendoli a mettersi al servizio degli altri. Adriana Sabato

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sistono tanti tipi di povertà, tante esigenze. Due anni fa abbiamo deciso, con le altre ragazze della mia comunità, di ritagliarci uno spazio per un servizio verso i poveri. Abbiamo cercato e abbiamo deciso di andare tutti i sabato mattina in una casa famiglia, in centro a Firenze, per stare con i bambini delle ragazze-madri che vi abitano. Credo che ogni esperienza missionaria verso i poveri faccia emergere prima di tutto una sfida con le nostre povertà personali. Affrontare la sveglia presto il sabato mattina non è sempre facile, ma mi porta a riflettere, nel tragitto per andare alla casa famiglia, su ciò che conta davvero per me, su ciò che mi rende felice, che mi fa crescere e che mi realizza. E trovo ogni volta risposta nel pensare o guardare un bambino, una mamma, una situazione reale che non mi appartiene, ma che c’è. Ed è così vicina e diversa dalla casa dove vivo. Il servizio si limita a far giocare i bambini, far fare loro i compiti, trasmettere qualcosa, facendoli così divertire, mentre le mamme possono prendersi un momento

per sé. È un’esperienza che unisce povertà spirituale, nella mancanza di valori e educazione, ad una povertà materiale, di beni primari. E sento che mi fa crescere, ogni volta. Ho sentito il dovere di prendere per mano me stessa e fissare sull’agenda un impegno in cui credo, per dire sì fino in fondo. Porto dentro la voglia di allontanarmi da ricchezze effimere che non mi appartengono, per poterle donare a chi ne ha bisogno, per poter vedere i bambini sorridere, per imparare nuovamente da loro quanto basti un viso nuovo e un abbraccio per sentirsi padroni del mondo. Credo sia importante impastarsi le mani con odori, sapori, colori sgradevoli della povertà. Chiara, Firenze I giovani del Movimento Costruire di Vercelli hanno scelto di vivere quest’anno un rapporto più intenso con le povertà. Dopo anni di radicamento nel carisma oblato, si è deciso di compiere un passo in più, portando Gesù Salvatore ai poveri presenti sul territorio. Attraverso una collaborazione con le associazioni di volontariato locale, l’MGC ha ricevuto una serie

di proposte fattive di servizio ai poveri, che sono state vagliate attraverso un discernimento attento. Quest’anno, la comunità giovanile si vede impegnata in due grandi progetti: da un lato, alcuni ragazzi sono occupati nell’esperienza dell’educazione di strada presso il rione Isola di Vercelli, fin dal tardo ‘800 l’area più povera della città. Oggi il quartiere ospita alcune realtà di profondo disagio, che si sono acutizzate ed estese a causa della precarietà economica contingente. L’MGC, collaborando insieme alle Suore Missionarie dell’Immacolata Regina Pacis, si sta occupando di costruire un oratorio per i bambini che provengono da famiglie fragili del rione. Il secondo progetto, che vede l’impegno della comunità giovanile, è l’assistenza al dormitorio della Caritas. Una sera alla settimana, una coppia di ragazzi è presente alla distribuzione dei pasti caldi ai poveri e offre loro alcuni aiuti concreti come l’assistenza nella stesura di un curriculum vitae e nella preparazione di un colloquio lavorativo, in modo da riuscire a instradare queste persone, pur

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nelle difficoltà attuali, verso una possibile occupazione. I giovani sono felici dell’opportunità che viene loro offerta per conoscere il volto di Cristo nel povero del territorio. È un’occasione per comprendere meglio le debolezze della propria città, le crepe che lentamente si aprono anche in tessuti sociali tradizionalmente solidi, tranquilli e consolidati, per tuffarsi attivamente nel carisma che da tempo questi giovani hanno desiderio di incarnare. Luca, Vercelli Le iniziative principali che vedranno molti ragazzi dell’MGC calabrese, ma anche adulti, divisi in équipe, offrire il loro entusiasmo e il loro tempo al servizio del prossimo, sono: la mensa organizzata nella chiesa di S. Francesco a Cosenza, dove i giovani e gli adulti si occupano dei meno abbienti della città cucinando e servendo quasi centocinquanta pasti; il doposcuola per i bambini rom che vivono nel campo sulle rive del fiume della città, e la scuola d’italiano per donne e uomini migranti, presso il Mo.C.I.

(Movimento per la Cooperazione Internazionale), che vedrà l’impegno settimanale delle équipe; infine, l’animazione, un sabato al mese, della messa al carcere di Paola (Cs). Seguendo l’invito del Pontefice, l’MGC si mette in moto cercando di essere quella testimonianza di amore e di solidarietà non astratta o ideale, ma viva e tangibile sul territorio cosentino. Adriana, Calabria Impegnarsi per chi è meno fortunato, condividere con loro un pezzo del nostro cammino, donando del tempo e anche una parte di noi stessi: questo è il sentimento che anima ciascuno dei ragazzi dell’MGC. Qualche volta, però, si rischia di non dar seguito alle parole, di adagiarsi, di arrestarsi, non trovando il coraggio di impegnarsi. A Messina, fortunatamente, questo coraggio è stato trovato e si è riusciti a trasformarlo in iniziativa, fondando un’associazione di promozione sociale chiamata “Wind of change”, che coinvolge sia giovani che adulti, per la maggior parte membri della famiglia oblata. Quel che ci ha

spinto a fare questo passo è stato il desiderio di rispondere a molti nostri coetanei, che spesso si sono sentiti abbandonati. Scopo di “Wind of change” è essere presenti nei luoghi deputati alla formazione dei giovani, come la famiglia, la scuola, i luoghi di aggregazione sia laici che religiosi, favorendo la crescita dei ragazzi grazie a strumenti semplici e preziosi come l’incontro e il confronto, e permettendo loro di sviluppare, immersi in uno spirito di condivisione, le proprie passioni. L’associazione vuole prevenire il disagio e l’emarginazione sociale, favorire l’integrazione delle culture e della solidarietà tra i popoli, promuovere una cultura del benessere, della tutela ambientale e della legalità. Oltre a questa esperienza, alcuni membri dell’MGC messinese sono impegnati in un servizio di volontariato presso la casa d’accoglienza femminile gestite dai padri Rogazionisti. Queste esperienze sono utili per farci comprendere che solo donando possiamo arricchirci, crescere ed essere in sintonia con il carisma oblato. Domenico, Messina

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una foto per pensare

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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

Agganciati. Si, che ci piaccia o no siamo agganciati gli uni agli altri. I lontani e i vicini, i bianchi e i neri, i miseri e i benestanti. Ogni azione compiuta, a livello sociale o personale, si ribalta su tutti gli altri: è un'evidenza di questo pianeta globalizzato. È da intelligenti, quindi, dare efficacia al meccanismo scambiandosi con umiltà e benevolenza il ruolo di anello o di gancio, pronti a ricevere o dare. La disoccupazione, la mala distribuzione della ricchezza, le discriminazioni, le disuguaglianze di genere, il disimpegno e la superficialità ci sfidano: teniamo tutti allacciati alla rete dell'inclusione, della valorizzazione e della solidarietà concreta.

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Una ragione per

VIVERE Un racconto ispirato alla vicenda di p. Mario Borzaga, missionario Oblato di Maria Immacolata ucciso in Laos nella primavera del 1960 di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com

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a buca non era ancora abbastanza profonda. Sotto il cielo limpido di una calda giornata di fine aprile l’aria stava divenendo irrespirabile e la polvere secca che si alzava da terra sporcava i vestiti, entrava nella gola e asciugava le lacrime. C’era solo il silenzio, asciutto e tagliente, ad assistere a quella scena, a quegli istanti interminabili di angoscia e rassegnazione che sembravano piombati lì all’improvviso.

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i martiri

sorridenti

IL PUNTO SULLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI P. MARIO BORZAGA OMI E DEL LAICO CATECHISTA PAOLO THOJ XYOOJ Missioni OMI dedica queste pagine ai MARTIRI SORRIDENTI, a poca distanza dal 60° della prima professione di p. Mario Borzaga, avvenuta a Ripalimosani (Cb) il 21 novembre 1963. Da 50 anni, cioè dalla sua scomparsa nel Laos, p. Mario è diventato una figura importante per la chiesa italiana, la diocesi di Trento e la congregazione degli Oblati.

Ancora di più, non basta. Gocce di sudore scendevano giù per la fronte di Mario, il caldo e la paura non smettevano di bagnare il viso e le mani che spostavano la terra. Continuava a scavare lui, interrotto solo dalla voce ferma e potente dell’uomo alle sue spalle che gli intimava di fare più in fretta. Troppo poco tempo, bisogna muoversi. Mario sapeva cosa stava per accadere. Di tanto in tanto tentava di guardare furtivamente il suo amico che, a pochi metri da lui, svuotava nervosamente e impietosamente la propria fossa. La guerriglia negli ultimi tempi era sempre più aspra, e i morti si contavano a centinaia. Entro pochi minuti sarebbero entrati di diritto in questa infelice lista di povere anime incolpevoli. Nessun rumore, nessuna voce, niente di niente. Non c’era nulla a cui aggrapparsi, al quale appendere le proprie speranze per fuggire da lì. Solo il respiro rompeva il silenzio. Un respiro

Nel 1996 p. Marcello Zago, allora superiore generale dei missionari OMI, chiese a p. Nicola Ferrara OMI di iniziare le ricerche in vista della causa di canonizzazione. Il processo diocesano si è svolto a Trento dal 7 ottobre 2006 al 17 ottobre 2008. Gli Atti sono stati consegnati alla Congregazione delle cause dei santi il 28 ottobre 2008. Con la positio, sintesi degli Atti, dobbiamo rispondere alla domanda “quali documenti e prove presentate alla chiesa, perché vengano riconosciuti la santità e il martirio di p. Mario e Paolo?” A che punto siamo? A fine 2013, siamo arrivati quasi alla fine della redazione, ma ci attendono tempi più lunghi per la revisione del relatore. Dopo la stampa, a cura della stessa Congregazione dei santi, si passerà allo studio dei consultori teologi e della commissione dei cardinali. Amici, dateci una mano con la vostra preghiera e vicinanza, ma soprattutto continuiamo a invocare l’intercessione dei nostri “martiri sorridenti”! P. Angelo Pelis OMI

il caldo e la paura non smettevano di bagnare il viso e le mani che spostavano la terra

pesante, affannato, profondo cercava di tenere a bada il cuore che sembrava pronto ad esplodere. Stava al suo posto, il cuore, ma batteva nella testa, nella gola, nello stomaco. Quello di Mario pregava, segretamente, di tirare fuori tutto il coraggio che poteva.

Non per reagire, quello no, ma per vivere appieno e fino in fondo quei suoi ultimi istanti di vita. I pensieri arrivavano nella mente all’improvviso, implacabili, e trasportavano una ventata di nostalgia, di tristezza e di amarezza. E tanto dolore. Com’era lontana la sua Trento! L’aveva lasciata da un po’ di anni, ma spesso ne sentiva la mancanza. E ancora di più mancavano la mamma, il papà, Lucia, tutte le persone che lo amavano. I momenti difficili in quegli anni non erano mai mancati e la solitudine profonda era sempre lì pronta ad attenderlo. Ed ora vi si trovava faccia a faccia, accompagnata da un dolore troppo difficile da portare, tanto più per un ragazzo di ventisette anni. La terra era stata rimossa per alcune decine di centimetri. Con il fucile sempre puntato alle spalle i due giovani si voltarono. Stavano lì, sul bordo delle due buche fresche e discretamen-

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Espulsione A causa dell’aumento di conversioni al cristianesimo, i cristiani sono stati espulsi da un distretto del Laos. Le autorità civili hanno stabilito che i cittadini laotiani cristiani, presenti nei diversi villaggi del distretto, devono rinunciare alla loro fede, pena l’espulsione dal territorio distrettuale. La decisione è stata resa nota lo scorso 21 settembre, nel corso di una riunione ufficiale di membri delle autorità civili con la popolazione del villaggio di Huay. All’incontro partecipavano abitanti di tutte le religioni. Diramata la notizia, i cristiani hanno respinto la decisione, sostenendo che il loro diritto alla libertà religiosa è garantito dalla costituzione laotiana e dicendosi pronti a subire l’espulsione, pur di non abiurare alla fede cristiana. In una nota inviata a Fides, l’Ong Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (HRWLRF) denuncia la mancata osservanza di questa norma costituzionale, spesso disattesa da funzionari civili locali, in numerosi distretti delle varie province. L’Ong invita il governo del Laos a far rispettare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici, ratificata dal Laos nel 2009. Il testo condanna qualsiasi forma di coercizione della libertà personale, inclusa la libertà di fede. HRWLRF esorta il governo del Laos a rispettare il diritto del popolo laotiano alla piena libertà religiosa, controllando le mosse e gli abusi dei funzionari civili locali e tutelando i cittadini laotiani di fede cristiana. (Fides)

te profonde, nell’attesa che accadesse qualcosa. E sapevano esattamente cosa. Il terreno sotto i loro piedi era di solito abbastanza solido, ma la terra che avevano smosso li faceva sentire in una condizione di instabilità. Avevano percorso quelle piste decine di volte, e ogni volta con l’incognita di non sapere se sarebbero arrivati. Ma non potevano rinunciare, non potevano proprio. Nel villaggio non molto lontano da lì tanta gente li aspettava, trepidante e speranzosa. Dovevano andare, aspettavano proprio loro, che solo attraverso la loro presenza riempivano il cuore. Ma stavolta era diverso. Finalmente qualcosa rompeva il silenzio. Un rumore assordante, poi un altro ancora. E assieme ad esso una fitta, improvvisa e lacerante, da qualche parte dentro di lui. Forse non una sola, forse di più… non lo sapeva, non riusciva più a capire. Mario non sentiva più il terreno sotto i piedi, cercava qualcosa da afferrare ma non la tro-

vava. Riuscì solo a tirare fuori tutto il fiato che aveva e a chiedere perché. Pochi istanti e sbatté per terra, dritto nella buca che qualche minuto prima aveva faticosamente svuotato. Il dolore era insopportabile e per distrarsi tentò di acchiappare qualche pensiero. Gli sembrò di sentire le note della Primavera di Sinding che la signora Mercedes gli aveva regalato in Italia prima di partire per il Laos e che solo qualche giorno prima aveva desiderato suonare al suo pianoforte.

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fatti

laos

Secondo gli studi governativi basati sul censimento del 1995, nel territorio del paese risiedono 49 diversi gruppi etnici,che hanno differenti tradizioni e costumi. Sulla base di un criterio socio-geografico, si dividono in tre fasce: LAO LOUM (lett. lao bassi), gli abitanti delle pianure (77%), il gruppo di etnie dominanti, formato in gran parte dai lao (52,5% degli abitanti del Laos), etnia affine ai thai. LAO SONG (lett. lao alti), abitanti delle zone di alta montagna, piccole tribù del nord in genere di etnia mong-yao o tibetobirmana. LAO THEUNG (lett. lao intermedi) o lao kang, stanziati negli altopiani e delle zone pedemontane del paese, in genere delle etnie mon-khmer, che presumibilmente formarono i primi centri abitati nella valle del Mekong. Il governo cerca di prendere le distanze da questa classificazione, ma nella tradizione popolare dell’etnia lao questa suddivisione è consolidata. Il LAO è la lingua ufficiale del paese, una lingua tonale appartenente al gruppo delle lingue tai. Tuttavia, solo poco più

in pillole

della metà della popolazione è in grado di parlare il lao, mentre il resto degli abitanti parla diverse lingue delle minoranze etniche. La seconda lingua nelle scuole è l’INGLESE. Il francese, eredità dell’età coloniale, è stato per un certo tempo mantenuto come lingua amministrativa del Paese: caduto in seguito in declino, il suo insegnamento presso le giovani generazioni ha ricevuto nuovo slancio in seguito all’adesione del Laos all’Organizzazione Internazionale della Francofonia.

NOME UFFICIALE

REPUBBLICA POPOLARE DEMOCRATICA DEL LAOS CAPITALE VIENTIANE FORMA DI GOVERNO STATO SOCIALISTA, MARXISMO-LENINISMO INDIPENDENZA DALLA FRANCIA, 19 LUGLIO 1949 INGRESSO NELL’ONU 14 DICEMBRE 1955 SUPERFICIE TOTALE 236.800 KMQ POPOLAZIONE TOTALE 6.200.894 AB.

Vientiane

Intanto ascoltava gli uomini qualche centimetro sopra di lui frugare tra le sue cose. Li sentiva discutere nella loro lingua sul contenuto della sua sacca.

Continuavano a chiamarlo “l’americano”, parlavano di corde con dei grani e pezzetti di ferro incrociati, di immagini di una donna con un bambino

e di un uomo con il cuore fuori. Una manciata di terra gli arrivò in faccia, poi un’altra ancora. Nel giro di pochi secondi niente più luce, niente più aria. Pensò a quella notte di qualche anno prima quando, un po’ brillo per aver bevuto qualche bicchiere in più, scelse di diventare sacerdote. Pensò che era stato lui a decidere che, per quello in cui credeva, valeva la pena di vivere. E di morire. E una serenità profonda gli riempì il cuore. n

UN VERO TESTIMONE DI CRISTO CAMBIA IL MONDO Il Laos è in qualche maniera dietro una delle frasi più famose di papa Paolo VI, uno slogan che ha fatto il giro del mondo. Nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi dell’8 dicembre 1975 papa Montini scrisse che il mondo crede più ai testimoni che ai maestri: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (n. 41). Non tutti sanno da dove ebbe origine quell’idea. Lo ha raccontato mons. Enrico dal Covolo nella catechesi che tenne il 19 agosto 2011 a Madrid, in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Racconta Dal Covolo che quella frase, Paolo VI la pronunciò sull’onda di una

forte emozione. Era venuto a trovarlo il rappresentante del Laos, un paese esposto in quegli anni a molte attenzioni interessate delle superpotenze. Il rappresentante era un monaco buddista. Il bonzo si presentò avvolto nel saio tradizionale, con la testa tutta rasata. Narrò al papa la situazione del suo paese. «Santità», gli disse, «vengono da noi gli americani, e ci propongono le tecnologie più avanzate; vengono i russi, e ci propongono le armi; vengono i tedeschi, e ci propongono i soldi… Ma se voi, Santità», e qui il monaco scosse la sua testa pensosa, «se voi ci mandaste un Francesco d’Assisi, noi ci convertiremmo tutti!». Un Francesco d’Assisi converte tutti.

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fatti

Anno della FEDE tempo di

rinnovamento

in collaborazione con Fides

Da poco concluso, l’Anno della fede ha visto pullulare una miriade di iniziative. Conosciamone alcune

L’

Anno della fede si è concluso nel segno della missione. Papa Francesco lo ha chiuso domenica 24 novembre 2013, con precisi richiami alla missione ed all’universalità della chiesa. In primo luogo l’esposizione delle reliquie dell’apostolo Pietro, che concluse la sua predicazione con il martirio, poste accanto all’altare durante la messa, quindi la raccolta di offerte per le popolazioni delle Filippine colpite dal tifone Haiyan. Al termine della celebrazione, il papa ha consegnato la sua prima esortazione apostolica, intitolata Evangelii gaudium, a 36 rappresentanti del popolo di Dio provenienti da 18 diversi paesi. Come aveva sottolineato in precedenza l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione, «credere significa anche partecipare ad altri la gioia dell’incontro con Cristo. L’esortazione del papa, quindi, diventa una missione che viene affidata a ogni battezzato per farsi evangelizzatore». Prima di recitare l’Angelus, papa Francesco ha ricordato: «In questa giornata, il nostro pensiero riconoscente va ai missionari che, nel corso dei secoli, hanno annunciato il Vangelo e sparso il seme della fede in tante parti del mondo».

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l’anno della

FEDE

L’ANNO DELLA FEDE ha avuto inizio l’11 OTTOBRE 2012, cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Entrambe le ricorrenze sono significative: il Concilio Vaticano II, nella sua corretta ermeneutica, è «una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa». Il Catechismo della Chiesa Cattolica, «uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II» è uno strumento

Quindi ha invitato a pregare l’Angelus: «Con questa preghiera invochiamo la protezione di Maria specialmente per i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono perseguitati a motivo della loro fede, e sono tanti». n

prezioso per approfondire la conoscenza sistematica dei contenuti della fede cattolica. L’apertura dell’Anno della fede è stato accompagnato dall’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi che si è svolta nello stesso mese di ottobre e che aveva come tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. L’anno della fede si è concluso nella solennità di Cristo Re il 24 NOVEMBRE 2013, con una celebrazione eucaristica presieduta da papa Francesco. Durante la cerimionia sono state presentate in Piazza San Pietro le presunte reliquie dell’apostolo san Pietro.

digitale e tutti i martedì offre una lezione collegandosi dal suo computer con le persone di tutto il mondo. Uno dei filoni seguiti è stato il Compendio del catechismo della chiesa cattolica. Mons. Escudero ha già tenuto una cinquantina di lezioni sull’argomento Per partecipare è necessario iscriversi tramite il seguente collegamento: www.evangelizaciondigital.org/encuentros-on-line/catequesis.

EUROPA/SPAGNA ASIA/PAKISTAN

La catechesi del vescovo di Palencia Sono più di 500 le persone che seguono le catechesi del vescovo di Palencia. mons. Esteban Escudero, attraverso internet. Il vescovo infatti collabora con il programma Evangelizzazione

Un nuovo slancio L’Anno della fede lascerà nei cristiani pakistani un rinnovamento spirituale e

un nuovo slancio per la missione. Rafforzerà l’unità fra i credenti e infonderà anche “nuovo coraggio”. È quanto ha detto mons. Sebastian Francis Shaw OFM, amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Lahore, parlando a un raduno ecumenico tenutosi nella chiesa di S. Giuseppe a Lahore. Il raduno è stato organizzato con l’intento di coniugare la chiusura dell’Anno della fede e la Giornata missionaria mondiale. L’iniziativa di proclamare un Anno della fede è stata apprezzata anche da leader cristiani di altre confessioni, presenti all’incontro, che hanno rimarcato come la fede sia “un elemento che unisce tutti credenti in Cristo”. All’inizio dell’Anno della fede, i leader delle quattro chiese cristiane ufficialmente riconosciute in Pakistan (chiesa cattolica, chiesa presbiteriana, esercito della salvezza, chiesa anglicana del Pakistan), hanno approvato una dichiarazione congiunta in cui si impegnavano a “lavorare insieme nella proclamazione del Regno di Dio; a concentrasi sulle cose che uniscono.

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fatti AFRICA/NIGERIA

Infanzia Missionaria Sono felice di essere cattolico è stato il tema scelto dall’Infanzia missionaria della Nigeria per la celebrazione dell’Anno della fede che si è svolta presso il seminario maggiore S. Tommaso d’Aquino a Makurdi, nello stato del Benue. All’incontro che si è svolto a inizio agosto, hanno partecipato oltre 400 bambini e ragazzi provenienti da 46 diocesi nigeriane, i ragazzi hanno partecipato al concorso nazionale a quiz e ad un ritiro, durante il quale sono stati guidati a riflettere sul tema dell’incontro e su come un ragazzo può testimoniare Gesù nella propria casa, a scuola, in chiesa e nella società. Oltre ai momenti di preghiera, come la messa, il rosario missionario, l’adorazione eucaristica, la celebrazione del sacramento della penitenza, i ragazzi hanno assistito alla proiezione di un film. Le liturgie sono state animate dagli stessi ragazzi, e celebrate in lingua yoruba, igbo, hausa e inglese.

ASIA/TERRA SANTA

Appuntamento a Nazareth In Terra Santa l’Anno della fede si è concluso domenica 17 novembre a Na-

zareth, con una giornata internazionale della fede e con una messa solenne presieduta dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal. Le chiese cattoliche di Terra Santa, insieme alla Custodia di Terra Santa, hanno scelto di chiudere l’Anno nella città dove Cristo si è incarnato. La messa solenne si è tenta al Monte del Precipizio. La giornata è stata segnata da diverse iniziative, con la possibilità di visitare tutti i luoghi santi di Nazareth e prendere parte a una processione con fiaccolata verso la Basilica dell’Annunciazione. «Il ministero del turismo - ha spiegato il vescovo William Shomali, vicario patriarcale del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini - ha dato il suo contributo per predisporre al meglio il sito del Monte del Precipizio. È stata una bella festa del popolo di Dio, segnata dalla partecipazione massiccia dei tanti lavoratori stranieri (indiani, filippini e tutti gli altri)».

paese migliore. Tra i passaggi più significativi: Credere in un Dio che è Padre significa vivere nella fiducia, perché il Padre sa di che cosa abbiamo bisogno, è celebrare il fatto che questo mondo abbia un senso. Noi crediamo e confessiamo che Gesù Cristo è l’unico vero Figlio di Dio, che è piena manifestazione del Padre, che ci chiama attraverso l’amore e il perdono alla conversione. Noi crediamo nello Spirito Santo che ci anima, conferma, rafforza e santifica ogni giorno.

AMERICA/BOLIVIA

Giovani pellegrini in preghiera Quindici studenti cristiani dell’Università del Verbo Divino a Madang, sono stati in pellegrinaggio a Roma dal 14 al 21 giugno per l’Anno della fede e hanno avuto la possibilità di pregare con papa Francesco. «Durante gli incontri di preparazione - spiega il cappellano p. Giorgio Licini PIME - gli studenti hanno detto: veniamo da molto lontano ed è probabile non torneremo più a Roma. Possiamo pregare con papa Francesco?». «Lo scopo del viaggio - dice p. Giorgio - è stato spirituale nel contesto dell’Anno della fede, ma anche educativo, dal momento che Roma è culla della storia, arte, civiltà». Gli studenti sono iscritti alle Facoltà di Lettere, Medicina, Scienze sociali. Hanno visitato Città del Vaticano, Roma, Assisi e Nettuno, per pregare sulla tomba di S. Maria Goretti, patrona della gioventù in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone.

Un tesoro per vivere come figli di Dio Domenica 10 novembre i vescovi della Bolivia hanno concelebrato la messa nella cattedrale di Cochabamba in occasione della chiusura dell’Anno della fede. Durante la messa, mons. Oscar Aparicio, presidente della Conferenza episcopale boliviana, ha dato lettura del messaggio intitolato Il discepolo vive della fede. Il messaggio è rivolto a tutti gli uomini e le donne che nel lavoro, nella famiglia, secondo il ruolo sociale e politico che esercitano, si impegnano ogni giorno a costruire un

OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA

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lettere dai missionari

MISSIONI

Appello del superiore provinciale OMI per i disastri causati dal tifone Hayan

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Con una stima di 10mila persone ritenute morte a causa del super tifone Yolanda (nome internazionale Haiyan) che ha portato distruzione nella parte centrale delle Filippine insieme a migliaia di filippini feriti, comunità distrutte, senza energia elettrica, senza acqua potabile in almeno quattro province, la fame sta per arrivare, dal momento che le derrate alimentari potranno difficilmente raggiungere le zone colpite . La misura completa della devastazione è stata nota 24 ore dopo il passaggio di Yolanda. La cifra reale delle vittime è in corso di

accertamento, ma i media stimano che le vittime potrebbero raggiungere diecimila persone o più . Un generale dei marines che ha condotto una ricognizione aerea a bordo di elicotteri, è stato sbalordito vedendo ciò che ha descritto come “terrificante”. «Abbiamo visto corpi ovunque, alcuni che galleggiavano in acqua, altri nei cortili delle scuole». Il mondo intero è stato inorridito da ciò che le reti televisive hanno mostrato . La mattina dopo montagne di detriti si sono presentati alla gente di Samar e Leyte, le prime zone dove il tifone era approdato. Come mostrato in televisione, corpi di bambini e adulti erano sparsi su entrambi i lati delle strade, vecchi alberi centenari caduti, come anche pali elettrici e praticamente tutto ciò che si trovava in strada, bloccando automobilisti e sopravvissuti. Quasi tutte le case e gli edifici avevano il tetto distrutto. Molti camminavano in stato confusionale descritto dai giornalisti come “zombie walk “. La gente ha bisogno di cibo, acqua e medicine. Unità del governo locale non sono riuscite a funzionare dal momento che alcuni dipendenti

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MISSIONI

OMI

grati non solo attraverso la preghiera, ma anche attraverso i sacrifici e dando disponibilità per l’aiuto», ha detto. E ha assicurato: «Siate certi che il vostro aiuto raggiungerà i bisognosi nelle province colpite» L’aiuto può essere inviato attraverso le stazioni radio

pubblici sono stati anche vittime. Saccheggi da parte di filippini disperati sono stati segnalati e visti alla televisione nazionale. Il prezzo della benzina, con le scorte che si stanno esaurendo, è aumentato di dieci volte. Il presidente filippino, Benigno Aquino, ha dichiarato l’intero paese sotto stato di calamità. Per accelerare il salvataggio, il soccorso e il ripristino, ha ordinato di mettere a disposizione i fondi di emergenza . Vedendo questo in televisione e negli altri organi di informazione, i Missionari Oblati di Maria Immacolata della provincia filippina attraverso la Oblate Missionary Foundation, Inc (OMF , Inc), e Oblate Media hanno rapidamente organizzato una raccolta fondi finalizzata all’invio di assistenza alle vittime

della calamità. Denominato “Operations Tulong Yolanda Victims”, gli Oblati hanno chiesto aiuto dalla gente della regione Centro Mindanao, dove opera con i suoi mezzi di comunicazione. “Tenendo conto della situazione dei nostri connazionali filippini in Central Visayas, mi rivolgo a tutti per estendere qualunque assistenza sia possibile fornire” ha detto p. Larry de Guia OMI, superiore provinciale delle Filippine, attraverso Notre Dame Broadcasting Corporation, la principale organizzazione di mezzi di comunicazione degli Oblati . «La fede senza le opere è morta», ha detto nel sollecitare gli ascoltatori dei mezzi di comunicazione oblati a condividere qualcosa a favore delle vittime di calamità . «Siamo stati risparmiati da questa calamità e siamo

oblate (DXMS e DXND Radio Bida e Happy FM) a Cotabato City, Kidapawan City e Koronadal City. Nel giro di breve tempo gli aiuti, inclusi cibo e vestiti usati, sono arrivati presso le stazioni radio. Edwin Fernandez

Ci ha lasciati p. Angelo Dal Bello Sono stati celebrati il 21 novembre i funerali di p. Angelo Dal Bello, missionario oblato di Maria Immacolata conosciuto e apprezzato da tanti in Italia. La cerimonia funebre si è svolta nella chiesa parrocchiale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Vermicino (Frascati, Roma) attigua alla Casa provincializia dei Missionari OMI, dove p. Angelo risiedeva. A celebrare il rito il card. Ennio Antonelli insieme ad una cinquantina di sacerdoti. P. Angelo era nato nel 1926 ed era sacerdote dal 1950. Negli anni settanta è stato incaricato della visita ai seminari diocesani italiani come animatore missionario. Ha svolto il suo servizio come formatore dei giovani oblati nelle comunità di Marino laziale, allo scolasticato di Frascati e allo scolasticato internazionale di Roma. Il decesso di p. Angelo è avvenuto il 19 novembre. Il suo corpo riposa nella tomba oblata del cimitero di Marino laziale (Roma) dove è anche sepolto mons. Marcello Zago OMI, del quale era stato collaboratore a Propaganda Fide.

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lettere dai missionari

Qui Thailandia di Paolo Miceli OMI paolo.miceli@gmail.com

Società e nuova evangelizzazione Sono rientrato in Thailandia dopo un mese in Italia. Cosa può provare un missionario in questo cambiamento di cultura oltre che di fuso orario? Inutile nasconderlo: ho avvertito un disagio nel rientrare nella società italiana ormai molto laicizzata. Nei confronti della religione si è infiltrato

MISSIONI il virus della diffidenza. Non occorre andare a cercare il ceppo di questo virus nell’epoca dei lumi. Viene alimentato dalle notizie sul radicalismo religioso, con i focolai di violenza e i conflitti armati, di cui sembra esserne l’origine; senza dimenticare l’incoerenza di esponenti religiosi. Poi, però, ho respirato un clima di purezza ed entusiasmo quasi infantile, del quale sono grato allo Spirito Santo ed anche a Francesco, come ormai si ama chiamare il papa. E ho dubitato della mia analisi pessimistica. Il laicismo, forse, più che un virus è una medicina che per purificare l’ideale evangelico. Le radici cristiane hanno bisogno di essere alimentate da vita evangelica e fanno rifiorire rami e foglie. A questa luce, per gente come noi custodi della chiamata alla missione di Gesù, la società laica di oggi non rappresenta un problema, ma un’opportunità per la nascita della civiltà dell’Amore.

OMI

Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net

Carichi ed entusiasti Dopo l’esperienza in Brasile, a settembre abbiamo vissuto la giornata della gioventù diocesana. Erano circa 140 i giovani presenti a Villa Rodriguez, mezz’ora di macchina dalla parrocchia di Libertad. Con i giovani abbiamo vissuto un tempo di incontro, festa, preghiera, missione, gioco e interscambio. Il tema era: “Vayan y anuncien, yo estoy con ustedes”. Prima di tutto la certezza della sua

presenza in mezzo a noi e poi l’apertura missionaria. Subito dopo l’accoglienza ed il pranzo è cominciato un tempo di missione: alcuni hanno visitato i nonni della città, altri le famiglie, altri hanno giocato con i bambini ed altri ancora sono stati a pitturare i giochi in legno del patio di una scuola. In servizio e allegria è trascorso tutto il pomeriggio. La notte del sabato l’abbiamo cominciata con una suggestiva vigilia di preghiera. La testimonianza di Lilian, una suora ruandese da poco in Uruguay, é entrata nel profondo dei cuori. Un tempo per la riconciliazione e uno spazio di preghiera personale ha permesso di approfondire il rapporto con Gesù. Dalle nostre parrocchie di Ciudad del Plata e Libertad sono stati presenti trenta giovani che sono tornati a casa entusiasti dell’esperienza vissuta.

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missioni

Missione è…

Esserci e testimoniare. Il resto lo fa Dio!

di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com

A

cquistiamo un terreno per costruire un centro sociale nella periferia della capitale senegalese. Ci concentriamo anche su una biblioteca per i ragazzi e alla ricerca di libri nella lingua di Molière. Coinvolgiamo i giovani nel lavoro di classificazione dei libri e organizzazione degli schedari. Tra i giovani più assidui, un giovane fulbe. L’etnia dei fulani ha islamizzato il Senegal e rimane musulma-

na al 100%. Il nostro silenzioso amico non fa eccezione. Ciò che mi meraviglia è che non manifesta disagio quando il discorso si sofferma su temi della fede cristiana. Un giorno mi dice: «Tu, padre, in mezzo ai giovani, sei un buon pastore, come Gesù». Gli dico sorridendo: «Che ne sai tu di Gesù?». «Più di quanto tu non creda - mi risponde - e un giorno te ne parlerò». Una sera si presenta alla missione e mi dice: «Padre, hai del tempo per me? Ho delle cose da dirti e tante domande da farti». E comincia a raccontarmi la sua storia. Da piccolo, nonostante i due nonni imam (capi religiosi islamici), oltre alla scuola coranica frequenta la scuola “dei bianchi”. L’unica in zona è quella cattolica. E lui “reagisce” ad alcune preghiere che parlano di Gesù come figlio di Dio. “Sono pazzi! Un uomo non può essere Dio!” - ripete a se stesso e, crescendo, decide di procurarsi una Bibbia per dimostrare ai cristiani, che si sbagliano! Legge, studia…

fatica a ritrovarsi, ma ad un certo punto scopre che il messia promesso, atteso e inviato da Dio è presentato come salvatore. Lo colpisce particolarmente ciò che Gesù dice a Nicodemo di sé stesso: “Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14). Gesù è mandato da Dio per salvare! Ma solo Dio può salvare. Allora… Lo Spirito Santo lo ha condotto alla méta! «Ormai - mi dice candidamente - nel mio cuore sono cristiano. Non posso ancora diventarlo pubblicamente, ma ci arriverò». Per più di due anni i nostri dialoghi “segreti” si sono moltiplicati. Ero affascinato dalla sua ricerca e dalle intuizioni cui giungeva, certamente istruito dal maestro interiore. Entra nella famiglia oblata, nel gruppo degli Amici di S. Eugenio e poco dopo comincia il catecumenato. Per due anni lo segue in Senegal per concluderlo negli USA dove adesso vive e lavora. Il suo nome di battesimo è Eugenio. n

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Giorno senza tramonto è il lavoro più recente della Compagnia Aquero (nota in particolare per “Verbum Panis” e lo spettacolo “Aquero”). Una raccolta di canti liturgici nata in collaborazione con la scuola “La Salle” di Roma, i cui alunni hanno realizzato i disegni di copertina e cantato con impegno ed entusiasmo i brani dell’album. Gli arrangiamenti di Emanuele Chirco amplificano il carattere festoso che emerge nei canti composti da Mite Balduzzi: ogni domenica è una nuova Pasqua, è un “giorno senza tramonto” che raccoglie e accomuna nella gioia il popolo di Dio. Cosa c’è di più bello di assaporare questa gioia ed esprimerla nel canto? All’interno del CD si possono trovare le basi strumentali per una riproduzione integrale dei brani, ma anche gli spartiti in formato pdf per pianoforte/organo per una esecuzione semplificata.

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NON RINUNCIARE

P. Louis Lougen OMI incontra OMI e famiglia oblata a Cosenza

missioni

fatti

dossier

attualità

Missione è… Diminuire per far crescere l’altro

P. Dino Tessari OMI visita i seminari del sud Italia

Spazio alle famiglie nella XII edizione di Mondi Riemersi

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

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Qui Uruguay Qui Senegal e le lettere

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dossier

attualità RIVISTA Intervista a MENSILE P. Giuseppe Calderone OMI DI ATTUALIT neosacerdote À MISSIONARIA

P. Natoli racconta dell’incontro tra p. Puglisi e gli OMI

missioni

fatti Scegliere la vita. La testimonianza di Chiara Corbella

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n. 01/02 GENNAIO -FEBBRAIO 2013

Dal Sinodo sulla Nuova evangelizzazi one

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Qui Uruguay Qui Senegal Lettere dei missionari

Rinnovata speranza

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attualità

dossier

fatti

missioni

Continua la riflessione a partire dall’Anno delle fede

Intervista a p. D’Amore sul Movimento Giovanile Costruire

Mons. Lorotheli e il 125° dell’evangelizzazione in Lesotho

Missione è… Incontro personale che salva

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n. 04 aprile 2013

n. 03 MARZO 2013

Intervista esclusiva a mons. Bertolone

Padre Pino Puglisi verso la beatificazione

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rivista mensile di attualità missionaria

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attualità

Il volto giovane del carisma oblato

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dossier

fatti

I missionari OMI a Pozzilli (Is). Parla mons. Salvatore Visco

missioni

Ripercorriamo la presenza oblata al Concilio

La “vita nuova” di Beatrice Fazi. Intervista esclusiva

Qui Senegal Qui Uruguay

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n. 08/09 AGOSTO-SETTEMBRE 2013

P. Pino Puglisi testimone e costruttore di giustiz ia

dossier In preghiera con il rosario missionario dal Guatemala

fatti

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50 anni dopo I Missionari OMI

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Campi estivi con i giovani in Romania

A fine luglio omi_cover_sg_sett_01.indd la GMG 2013 in Brasile

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P. Gaeta a dieci no Liuzzo OM anni dal I la morte

dossier La XXVII mondiale I Giornata gioventù della in Brasile

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Dai cor cortilti ili di Aix ai del mo ndo

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22/04/13 19:33

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Appuntamenti importanti per i giovani Oblati

Si può evangelizzare con la fiction televisiva?

missioni

La chiesa in Ciad. Intervista a mons. Michele Russo

Aprirsi agli altri e ritrovarsi più ricchi

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Le missioni estere della Provincia mediterranea

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Il Capitolo generale delle Missionarie Oblate di Maria Immacolata

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n. 06 GIUGNO-LUGLIO 2013

attualità P. Belingheri in Indonesia: la Chiesa è vicina alla gente

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