Missioni OMI 01 02 2015

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Prezzo di copertina € 2,20 - gennaio-febbraio 2015 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

attualità

dossier

fatti

missioni

IV Convegno missionario nazionale a Sacrofano

Il punto sull’informazione oblata europea

I giovani italiani e l’impegno politico

Verso il 200° anniversario dei Missionari OMI

MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 1-2 GENNAIO-FEBBRAIO 2015

EUROPA

Le riviste oblate si incontrano 28/12/14 09:15


SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 22 n.01/02 gennaio-febbraio 2015

attualità

Carta di siena, Chiesa e Istituzioni per una città dell’integrazione Chiesa e Istituzioni

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di Stefano Messina OMI

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

Chiesa missionaria, libera e in uscita 6 a cura della redazione

EDITORE

Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli

L’uomo che parla al grande spirito

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Notizie in diretta dal mondo oblato

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di Gianluca Rizzaro OMI

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pax1902@gmail.com

a cura di Elio Filardo OMI

Mgc news

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Disinteresse o coinvolgimento? Giovani e politica

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Università, spazio di evangelizzazione

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Lettere al direttore

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Tipolitografia Abilgraph - Roma

Lettere dai missionari

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FOTOGRAFIE

Qui Uruguay, Qui Senegal

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DIRETTORE RESPONSABILE

Pasquale Castrilli REDAZIONE

fatti

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI

Claudio Carleo, Giovanni Chimirri, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Luisa Miletta, Sergio Natoli, Michele Palumbo

di Esmeralda De Maria Volpintesta

di Pasquale Castrilli OMI

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI

Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

17 euro 37 euro 35 euro 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare dicembre 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

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dossier

I PARTECIPANTI DICONO...

La stampa oblata in

EUROPA

Marcin Wrzos OMI

Ero in contatto con molti dei partecipanti già prima dell’incontro, ma non era la stessa cosa. Ora conosco meglio le persone e sono davvero contento che l’idea dell’incontro si è potuta realizzare. Sono stato particolarmente felice della possibilità di creare una rete tra noi. Spero possiamo incontraci ancora nel prossimo futuro. Questo incontro mi ha suggerito l’idea di organizzare dei workshop per essere ancora più professionali nel nostro lavoro.

Cyprian Czop OMI

Non conoscevo chi ci fosse concretamente dietro ogni rivista. È stato arricchente conoscere Oblati impegnati nel campo dei mass media. In Ucraina lavoriamo soprattutto con la televisione e la radio.

Pawel Pilarczyk OMI

Siamo probabilmente l’unica rivista oblata realizzata da uno scolasticato. È stato interessante “stringere la mano” alle grandi riviste oblate.

Nel mese di ottobre, a Pozna´n (Polonia), si è tenuto un incontro delle riviste oblate europee

DOSSIER

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testo di Shanil Jayawardena OMI foto di Bła˙zej Mielcarek OMI

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una foto per pensare 014_021.indd 14-15

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foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it

UNA FOTO PER PENSARE

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“Da che punto guardi il mondo tutto dipende”, cantava Pau Donés. Niente di più vero. È una questione di punti di vista, di angolazioni, di sfumature e prospettive. Ma non solo: è anche una questione di come ci si sente in quel momento, delle sensazioni che ci abitano quando osserviamo. Può cambiarci la giornata guardare e cose con l’occhio giusto e scorgere in una pozza d’acqua, lasciata dalla pioggia, un riparo per un piccione, che chissà quanti chilometri ha sulle sue ali, oppure uno specchio che riflette il paesaggio circostante, fatto di luci, colori, armonie, anziché vedere tutto per quello che realmente è: il ricordo di un brutto e grigio acquazzone.

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MISSIONI

editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com

Citarsi

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attualità

dossier

fatti

missioni

IV Convegno missionario nazionale a Sacrofano

Il punto sull’informazione oblata europea

I giovani italiani e l’impegno politico

Verso il 200° anniversario dei Missionari OMI

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OMI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 1-2 GENNAIO-FEBBRAIO 2015

EUROPA

Le riviste oblate si incontrano

enzionare gli altri come cifra della comunione. Citare il pensiero e gli scritti di altri come metodo per mostrare interessi ampi, per dare spazio alla verità, per far conoscere e rilanciare il più possibile il bene. Sembrerebbe questo uno svincolo che il mondo missionario contemporaneo vuole imboccare. All’incontro delle riviste oblate europee che si è svoltosi a Pozna´n (Polonia) lo scorso mese di ottobre era evidente la gioia di poter “mettere un volto” dietro un giornale conosciuto e ricevuto da anni. Come anche il desiderio di scambiare le risorse, articoli, fotografie, competenze, per far conoscere popoli, persone, iniziative e progetti. Ci sono voluti 18 anni per organizzare un secondo incontro (almeno in tempi recenti) dell’informazione oblata in Europa. Giornali, molti dei quali con una lunga storia alle spalle, che nel vecchio continente raccontano la missione oblata a tutte le latitudini. L’incontro precedente, nel giugno 1996, si era svolto in Germania, a Mainz, ed era stato occasione di confronto e condivisione. Ne avevamo dato conto sulle pagine di Missioni OMI con un articolo intitolato “L’evangelizzazione di carta”. Anche al IV Convegno missionario nazionale tenutosi a Sacrofano (Roma) lo scorso novembre è stato evidente il desiderio

di conoscersi, di convergere, di citarsi senza paura. Il bene è bene da qualunque parte esso provenga e da chiunque sia promosso. E al laboratorio “comunicazione e missione” una trentina di partecipanti hanno reso più esplicita la possibilità di citarsi sui propri giornali, siti Internet, tv o radio, di raccontare ciò che di bello e di buono fanno gli altri. La missione, che è sempre unica, l’annuncio di Cristo Salvatore, cambia nelle modalità e nei linguaggi. Sul versante delle riviste oblate tanto è cambiato in 18 anni. Alcuni giornali non esistono più, il numero delle copie stampate è diminuito, ci sono nuove possibilità di interazione con Internet, in particolare con i social network, si progettano versioni digitali delle riviste oblate da poter leggere su tablet, nelle redazioni ci sono più laici… Anche molti Centri missionari diocesani in Italia si sono attrezzati con giornali, pagine online, redazioni, profili su Facebook o Twitter. Al di là di una possibile frammentazione appare evidente il desiderio di comunicare una Persona, una Fede. La novità è rappresentata forse proprio dalla necessità, avvertita dalla base, di una migliore conoscenza reciproca per farsi da sponda l’uno con l’altro, perché ciò che conta è incontrare l’uomo di oggi e annunciargli la Salvezza. ■

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lettere al direttore

MISSIONI

OMI

Un grande papà Pubblichiamo una parte dell’omelia tenuta da p. Nicola Parretta OMI ai funerali di Peppino Covella di Taranto, sabato 18 ottobre 2014. Negli ultimi due anni p. Nicola è stato vicino alla famiglia Covella, seguendo Peppino fino alla vigilia della morte. Lo stesso hanno fatto p. Saverio Zampa OMI e tanti fratelli e sorelle del Quartiere Paolo VI a cominciare dagli associati dell’Associazione Missionaria Maria Immacolata (AMMI). I familiari di Peppino hanno offerto una testimonianza non comune di affetto, amore costante e assistenza nei confronti di questo “grande papà”. Attendiamo sulle pagine di Missioni OMI un articolo su Peppino, dando spazio alle numerose testimonianze che si stanno raccogliendo. Un viaggio comunitario verso il cielo. Cerchiamo insieme di far tesoro, almeno di qualcosa, dell’eredità spirituale che Peppino Covella ci consegna all’indomani della sua partenza per il

Cielo. Inizio prendendo spunto da tre realtà simboliche presenti nel suo giardino: le rose, pienamente sbocciate nel mese di ottobre, mese dedicato particolarmente alla missione (felice coincidenza); S. Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata; l’Immacolata. Pensando alle rose sbocciate, mi sono venute

in mente le parole di un canto che vanno attribuite a quelle persone che, come Peppino, hanno compiuto il disegno di Dio: “Sono fiori sbocciati per sempre, perché come fiori han saputo morire. Sono anime che sanno dire per chi sa ascoltare parole più vere. È facile scorgere in queste parole un riferimento alla similitudine del chicco di frumento che muore

per portare frutto così come ce ne parla Gesù nel Vangelo: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Il primo frutto è certamente la comunione con Cristo, altri frutti sono legati all’edificazione della comunità AMMI, della parrocchia, della

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PAROLE E SILENZIO L’ultimo lavoro di p. Gennaro Cicchese OMI è sul tema del silenzio (Dalla parola al silenzio. Antropologia e spiritualità, Chirico 2014, pp. 102, 10 euro). Un libro scritto con Giovanni Chimirri, consigliere nazionale dell’Associazione docenti italiani di filosofia e membro dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale. Il libro si compone di tre parti. Nella prima si sofferma sulle “parole non dette” (Chimirri), mentre la seconda approfondisce il tema della “parole taciute” (Cicchese). Completa il libro un’antologia di testi di autori classici e contemporanei. P. Cicchese è da anni docente alla Pontificia Università Lateranense di Roma e all’Istituto St. Augustin di Dakar (Senegal). chiesa. Sappiamo che la parrocchia di S. Maria del Galeso ha una storia decennale. Peppino e altri sono stati tra i primi protagonisti di questa storia fatta di fede vissuta, di mattoni, di ministero oblato, di testimonianza nell’Ilva, di iniziative varie. Ci sarebbe molto da dire anche dell’impegno concreto profuso nel sociale. Molti avrebbero tante cose da raccontare in proposito. La seconda realtà è S. Eugenio. Bastava pronunciare questo nome e il volto di Peppino si illuminava, anche nei momenti più dolorosi. Quando nel 2011 abbiamo celebrato a Roma il 150° della morte del Fondatore, Peppino nonostante il suo stato critico di salute ha fatto i possibile per esserci.

Ha goduto particolarmente di tale ricorrenza. In tutti i casi ha saputo far proprio il carisma di S. Eugenio e ha cercato di incarnarlo, soprattutto attraverso l’appartenenza all’associazione AMMI. È stato tra i primi associati nel Quartiere Paolo VI. Non possiamo tacere il suo slancio missionario, la passione per Cristo, per la Chiesa, l’amore per la Parola di Dio, per l’Eucaristia. “Mi hai portato l’Eucaristia?”. Mi chiedeva ogni volta che andavo a trovarlo a casa durante la malattia. L’Eucaristia era davvero il suo cibo spirituale come possono testimoniare tanti, a cominciare dai familiari, suoi angeli custodi. La terza realtà è Maria, l’Immacolata, definita da S. Eugenio “Un passaporto

per il cielo”. Come a dire: garanzia di salvezza per coloro che la amano. Qui entriamo nella parte più segreta di un’anima. Nessuno di noi potrà spiegare il rapporto che ha vissuto Peppino con l’Immacolata, specialmente nei momenti più critici della sua vita, pensiamo soprattutto all’ultimo periodo. Stare acanto a lui, nella sua stanza, era come essere in chiesa davanti al tabernacolo. Si rimaneva in contemplazione di Dio nel cielo dell’Immacolata. Mentre continuiamo a pregare per Peppino affinché possa sperimentare la pienezza del gaudio celeste, prendiamo con noi l’Immacolata in modo da avere a portata di mano il nostro passaporto per il Paradiso.

BEI FRUTTI

Circa 10mila persone vivono in questo villaggio nella periferia di Pechino. Sono migranti cinesi in cerca di un futuro migliore lavorando nei cantieri e nella piccola impresa. La casa che abbiamo affittato fornisce un programma di dopo scuola per bambini e adulti. Una bella casa tradizionale cinese con un piccolo giardino interno. Frutti del nostro giardino sono le madri che si prendono cura dei bambini, mentre preparano qualcosa da mangiare o da bere. Oppure i diversi volontari (cinesi e stranieri) che arrivano: studenti, il proprietario del nostro appartamento, la ricca signora che abita di fronte, l’insegnante di musica… Giovanni Zevola OMI Pechino

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attualità

Carta di Siena Chiesa e Istituzioni per una città dell’integrazione In vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

di Stefano Messina OMI Direttore Ufficio Migrantes arcidiocesi di Firenze

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a Carta di Siena che presentiamo è il risultato di uno sforzo congiunto di riflessione da parte di istituzioni ecclesiali e civili non orgogliosamente antagoniste, ma complementari nel suggerire strade percorribili per coloro che mettono al centro della vita la persona umana con la sua dignità inviolabile. I risultati di questo lungo confronto si traduce in proposte concrete offerte alle istituzioni, alle comunità ecclesiali, alle agenzie formative e al volontariato. Non si tratta di speculazioni disincarnate, ma di conclusioni che nascono da una lunga consuetudine con la fatica e i drammi di uomini e donne “fuggiti dall’intolleranza, dalla persecuzione e dalla mancanza di futuro” (Papa Francesco alla CEI, 19.5.2014), ma poi divenute oggetto “di diffidenza, di pregiudizio e ostilità anche da parte della comunità ecclesiale prima ancora di averne conosciute le storie di vita, di persecuzione o di miseria”. (cfr. messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del mi-

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la giornata del

migrante

Il 18 GENNAIO 2015 si celebra la 101ma GIORNATA DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO. La Carta di Siena è un documento sintetico promosso dalla Commissione migrantes Toscana in collaborazione con l’università per stranieri di Siena ed il Centro internazionale studenti Giorgio La Pira. «Una Carta - dice p. Messina - che vuole rappresentare

Pubblicazione curata dalla segreteria incaricata della Commissione Migrantes Toscana, composta da: P. Stefano Messina O.M.I., Maurzio Certini, Sara Vatteroni e Mario Agostino.

un punto di arrivo e di partenza. Punto di arrivo perché raccoglie il risultato di esperienze maturate negli anni; punto di partenza perché intende fornire una dichiarazione di principi, che conduca a prese di posizione e sia di stimolo per impegni volti a costruire un futuro ben radicato nella speranza». Maggiori informazioni su www.migrantestoscana.it .

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La Carta di Siena

Chiesa e Istituzioni per una città dell’integrazione

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Via de’ Pescioni 3 50123 Firenze 055.213557 CF 94018750482 segreteria@centrointernazionalelapira.com www.centrointernazionalelapira.com

grante e del rifugiato 2015) Per questo alla comunità cattolica si propone di operare in un contesto plurale e interculturale all’interno della parrocchia e della famiglia e più in generale per rilanciare il principio della libertà religiosa, i valori dell’identità in rapporto all’integrazione e della comunione in rapporto alla diversità. Ai governi delle città e dei territori si chiede di prendere atto che il fenomeno migratorio è strutturale e incontrastabile e che è necessario camminare nella direzione dell’integrazione. Da ciò anche le indicazioni per impedire il nascere dei pregiudizi antirazziali,

il malcostume giornalistico dell’informazione fuorviante e tendenziosa e il formarsi di ambienti e luoghi idonei al prolificare della marginalità. Altre proposte fruibili da parte di politici e amministrazioni locali riguardano l’atteggiamento favorevole all’acquisizione della cittadinanza italiana nella linea del “Jus soli” come condizione per l’allargamento della responsabilità sociale e della partecipazione dei cittadini stranieri, il riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative, le opportunità di apprendimento della lingua italiana. La Carta di Siena nell’ottica di questa politica dell’inclusione, dell’integrazione e dello sviluppo delle relazioni sociali, privilegia un approccio al problema partendo dal significato dello strumento delle lingue, dei linguaggi all’interno delle culture per giungere ad una piena legittimazione del multilinguismo in ambito nazionale, dove il valore prevalente non è l’identità storica da difendere, ma la possibilità di comunicare, di conoscersi e vivere insieme. Ciò è indispensabile per camminare verso la società multiculturale e interculturale dove le diverse culture non solo si rispettano, ma si incontrano e arricchiscono reciprocamente.

Niente di più vicino all’insegnamento di papa Francesco che annuncia una “chiesa senza frontiere che diffonde la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile” (cfr. messaggio di papa Francesco, 2015), che invita ad andare all’interno dei fenomeni, a prendere su di sé l’odore delle pecore, a superare la tentazione di mantenere una prudente distanza dalle piaghe del Signore e a distinguere tra i nostri e gli altri“, per entrare coraggiosamente nel vissuto della gente, (...) attenti ad impararne la lingua, ad accostare ognuno con carità, affiancare le persone lungo le notti delle loro solitudini” (cfr. papa Francesco alla CEI, 19.5.14). Papa Francesco ha ben presente l’importanza della convivenza e interdipendenza delle culture nel nostro contesto nazionale e con lucidità riafferma: “Del resto, il carattere multiculturale delle società odierne incoraggia la Chiesa ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di evangelizzazione. I movimenti migratori, infatti, sollecitano ad approfondire e a rafforzare i valori necessari a garantire la convivenza armonica tra persone e culture”. (messaggio di papa Francesco, 2015) n

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attualità

Chiesa missionaria libera e in uscita Le conclusioni del IV Convegno missionario nazionale che si è tenuto a Sacrofano in novembre

a cura della redazione

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n convegno per ravvivare il fuoco della missione ad gentes, un convegno che ha chiamato a raccolta gli stati generali del’universo missionario italiano: centri missionari diocesani, istituti missionari, movimenti e associazioni. Dal 20 al 23 novembre a Sacrofano (Roma) si sono svolti i lavori del IV Convegno missionario nazionale “Alzati, va’ a Ninive la grande città - dove il Vangelo si fa incontro”. Organizzatori del convegno l’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le chiese, la Fondazione Missio e la Fondazione Cum. Hanno partecipato 800 delegati in sala e molte altre persone collegate via Internet. Tra gli scopi del Congresso “valorizzare la ricchezza delle esperienze missionarie della chiesa che è in Italia e rilanciare l’impegno di singoli, gruppi e comunità, per la missione ad gentes, a partire dai poveri, dagli ultimi che vivono nelle pe-

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intensificare lo spirito

missionario

“Vi incoraggio a intensificare lo spirito missionario e l’entusiasmo della missione e a tenere alto nel vostro impegno nelle diocesi, negli istituti missionari, nelle comunità, nei movimenti e nelle associazioni lo spirito della Evangelii gaudium, senza scoraggiarsi nelle difficoltà, che non mancano mai e - sottolineo una cosa - cominciando dai bambini”. Questa l’esortazione che il Santo Padre Francesco ha rivolto ai partecipanti al IV Convegno missionario nazionale ricevuti in udienza il 22 novembre. Nel suo discorso papa Francesco ha ricordato che “ogni generazione è chiamata a essere missionaria” e che “una chiesa missionaria non può che essere ‘in uscita’”. Quindi ha proseguito: “Le diverse realtà che voi rappresentate nella chiesa italiana indicano che lo spirito della missio ad gentes deve diventare lo spirito della missione della chiesa nel mondo: uscire, ascoltare il grido dei poveri e

dei lontani, incontrare tutti e annunciare la gioia del Vangelo. Le chiese particolari in Italia hanno fatto tanto… tanti preti, tante suore, tanti laici fidei donum. Voi avete questo nel sangue! È una grazia di Dio. Dovete conservarlo, farlo crescere e darlo in eredità alle nuove generazioni di cristiani”. Il papa ha ribadito che “la missione è compito di tutti i cristiani, non solo di alcuni” ed ha sottolineato: “È compito anche dei bambini! Nelle opere missionarie pontificie, i piccoli gesti dei bambini educano alla missione”. Papa Francesco ha esortato a “non lasciarsi rubare la speranza e il sogno di cambiare il mondo con il Vangelo, con il lievito del Vangelo, cominciando dalle periferie umane ed esistenziali. Uscire significa superare la tentazione di parlarci tra noi dimenticando i tanti che aspettano da noi una parola di misericordia, di consolazione, di speranza”. Dopo aver ribadito che “nella catechesi i bambini devono ricevere una catechesi missionaria”, il papa ha invitato a non cedere al pessimismo, presente anche nella chiesa. Papa Francesco

riferie del mondo”. L’evento si poneva “a dieci anni dal precedente convegno nazionale di Montesilvano”, sentendo la necessità “di riunire tutte le forze in campo della missionarietà italiana per fare il punto della situazione su tre pilastri dell’azione pastorale: l’animazione, la cooperazione e la formazione, per guardare avanti e rivitalizzare quel fuoco della missione che oggi dà l’impressione di essere spento”.

Alcuni punti fermi Una chiesa missionaria in cammino e in ascolto che - a partire dalla base aiuta se stessa a non sentirsi sotto assedio. Una chiesa decentrata che vive la periferia. Giovane, ma soprattutto missionaria, fatta di persone che hanno voglia di rimettere al centro Gesù e il vangelo. Una comunità che fa proprio l’invito alla liberazione, rivolto al convegno dal teologo peruviano Gustavo Gutiérrez. Questi sono stati alcuni dei messaggi principali emersi al termine di questa grande kermes-

Da sinistra, Pasquale Castrilli OMI, Anna e Remo Lioi, Ryszard Szmydki OMI, Stefano Messina OMI, Adriano Titone OMI

se missionaria. Come ha auspicato in fase conclusiva don Alberto Brignoli, tra gli organizzatori dell’evento, è auspicabile che il convegno abbia delle ripercussioni nella vita ecclesiale e venga “tenuto in caldo” per portare altri frutti. Si desidera una chiesa in

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uscita che sappia “stare”, quando è necessario ascoltare, e che sappia “uscire” quando è necessario mettersi a servizio delle periferie umane. Un luogo di frontiera che sappia anche “denunciare” le povertà. Nell’elencare una serie di suggestioni, raccolte soprattutto nei laboratori, don Brignoli ha detto: “Aiutiamoci ad essere meno burocrati, aiutiamoci a lasciarci raccontare; aiutiamoci ad inviare missionari ad gentes!”. Inoltre l’invito è sentirsi “in rete”

e usare le nuove tecnologie mettendole a servizio della missione, come è stato fatto nei giorni del convegno. Insomma una chiesa missionaria che si rinnova e che si nutre direttamente alla fonte della Parola; che non cerca filtri e che non vuole orpelli.

L’intervento La povertà non è una fatalità: è piuttosto “una creazione di noi esseri umani”, pertanto non è ineluttabile. Questo il

messaggio di liberazione e di speranza pronunciato da p. Gustavo Gutiérrez, nella sua relazione, il terzo giorno del convegno. Il teologo peruviano ha scaldato gli animi dei presenti parlando di come affrontare una lotta alla povertà che sia anzitutto una battaglia culturale. Il “padre” della teologia della liberazione ha detto che “la povertà è una realtà multidimensionale. Non riguarda solo l’aspetto economico, ma comprende quello culturale, razziale e di genere”,

Una chiesa dinamica Partecipare ad un convegno nazionale è un’esperienza di grazia. Non si tratta di prendere parte ad un’ evento, ma è proprio “fare un’esperienza” di chiesa, immergersi in ciò che la chiesa vive e soffre. Con questo spirito, nei mesi scorsi, abbiamo manifestato la nostra disponibilità a partecipare, anche se quando dovevamo dare le adesioni la nostra situazione, a causa di seri problemi di salute, non lasciava presagire una possibile partecipazione. Fidandoci di Dio abbiamo detto “andiamo”, anche perché il nostro desiderio era grande; avevamo ancora negli occhi e nel cuore la gioia del precedente convegno a Montesilvano. Dal 27 al 30 settembre

2004 eravamo partiti da Catanzaro, con la macchina a pieno carico, in cinque dalla nostra diocesi, per vivere un’esperienza di comunione e corresponsabilità per la missione. In quell’occasione, avevamo vissuto la bellezza e la vitalità della chiesa missionaria ad gentes, fatta da uomini e donne di frontiera dai grandi ideali, che sanno contestare e costruire, proporre e rischiare in prima persona. Eravamo proprio in tanti, e non mancava nessuno, dagli organismi Focsiv, agli istituti missionari, le diocesi, il mondo del volontariato internazionale… Gioia, canti vangelo vissuto, che ci hanno sempre spronato a desiderare di costruire una chiesa in uscita e dinamica. Siamo partiti così per Sacrofano, per rifare dopo,

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attualità

enfatizzando in particolare la condizione della donna che subisce spesso una subordinazione senza diritti, Gutierrez ha aggiunto che “la condizione femminile è spesso una condizione di povertà”. Il povero, ha afferma il teologo, “è colui che non ha diritto d’avere diritti; che viene considerato insignificante nella nostra società”. Esiste dunque un dolo nell’alimentare il fenomeno della povertà che può essere combattuta solo risalendo alle sue cause: “Siamo noi

In alto p. Gustavo Gutiérrez. A fianco i partecipanti al convegno ed un momento dei lavori

che facciamo la povertà: - è la sua tesi di fondo - è una creazione di noi esseri umani” e dunque noi possiamo contribuire a metterla al bando. Esiste poi un secondo tipo di povertà, stavolta con accezione enormemente positiva, che è quella spirituale: “la povertà spirituale è

dieci anni un nuovo “carico”, per reincontrare quel modello di chiesa che da sempre ci affascina e ci coinvolge. Siamo andati al convegno in rappresentanza della nostra diocesi, in quanto componenti del Centro missionario diocesano. Eravamo presenti a Sacrofano con tre quarti della nostra famiglia: Sara, nostra figlia, al servizio come volontaria, e noi due come partecipanti. Nei giorni di convegno abbiamo provato a riporre uno sguardo capace di cogliere il piccolo nell’orizzonte del grande, il frammento nella cornice della totalità. Anche attraverso il laboratorio scelto, abbiamo cercato di scoprire le nuove periferie e i rapporti centro/ periferia, il modo di abitare il nostro tempo, le nuove sfide dell’evangelizzazione. A Sacrofano ci siamo ritrovati a leggere

la santità. L’infanzia spirituale - ha detto ancora Gutiérrez - è un mettere le nostre vite nelle mani di Dio. I poveri spirituali sono discepoli e santi”. P. Gustavo Gutiérrez si è intrattenuto a lungo con gli oltre 800 partecipanti al convegno, soprattutto con i più giovani, rispondendo alle domande in sala.. “L’opzione preferenziale per i poveri non è solo una questione sociale, ma teologica - ha concluso - e se siamo vicini ai poveri siamo vicini a Dio”. n

i segni dei tempi della chiesa di oggi.. Nel contempo abbiamo anche percepito, in maniera palpabile, che c’è tanta voglia di mettersi in gioco, e che il fuoco della missione non si è affatto affievolito. Ricchi dell’esperienza vissuta, siamo rientrati convinti che non può avere il sopravvento il senso di rassegnata impotenza, che pare ormai permeare la società, anche quella ecclesiale La nuova frontiera è per noi ridare la vera gioia nelle Ninive di oggi. Si può e si deve proporre una via diversa, né reattiva né rassegnata, ma positiva e propositiva, capace di attivare le risorse esistenti, mettendo in movimento ciò che di buono ancora esiste. Per essere la chiesa della gioia che vive della resurrezione. Remo e Anna Lioi

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attualità

L’uomo che parla al

grande spirito

I 60 anni di sacerdozio di p. Camillo Prosdocimo ci permettono di conoscere una vita davvero straordinaria di Gianluca Rizzaro OMI gianlucarizzaro@gmail.com

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ncontro p. Camillo Prosdocimo al mattino presto. È appena tornato dalla messa quotidiana celebrata dalle suore e si scusa per il disordine nella sua stanza. Guardandomi in giro, vedo alcune valigie e, notando il mio sguardo, mi dice: “Mi preparo a partire, you know? Non lo sapevi?” Qualche giorno dopo sarebbe partito per Taranto, la sua nuova obbedienza, dopo alcuni anni trascorsi alla Casa provinciale dei Missionari OMI a Frascati. Mi colpisce il suo tono tranquillo e mi fanno sorridere i suoi frequenti intercalare “ame-

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nord

canada

Il territorio del nord-ovest del Canada (1.346.106 km2 con 41.464 ab. nel 2006); ha come capoluogo YELLOWKNIFE. Si estende tra la Baia di Hudson e il Territorio dello Yukon ed è caratterizzato da estese foreste e laghi. Più a nord include numerose isole (Baffin, Vittoria, Ellesmere ecc.) in gran parte coperte da ghiacciai. Il clima è subpolare; il terreno sgela solo fino a pochi decimetri di profondità nel periodo estivo.

La popolazione è costituita da AMERINDI, INUIT E BIANCHI. In declino le tradizionali attività di pesca e caccia degli animali da pelliccia, l’economia si basa soprattutto sullo sfruttamento delle risorse minerarie: oro, argento, zinco, piombo, petrolio e gas naturale. La navigazione fluviale e costiera è limitata dalla durata dei ghiacci, ma tutta la regione è servita da collegamenti aerei. Centri principali sono Yellowknife, Inuvik e Frobisher Bay. (fonte: Treccani)

Ottawa

ricani”. Inizia a parlare e capisco subito come il mio taccuino sia inutile. Mi rilasso e lo ascolto con piacere. P. Camillo, come nasce la tua vocazione? Sono nato nel 1927, a Vicenza, in una famiglia di fabbri carradori: costruivamo carri agricoli. In quell’ambiente, la mia vocazione è stata molto chiara fin dall’inizio e non era una vocazione al sacerdozio, bensì al lavoro. A 6 anni, rompevo il carbone per la forgia del fabbro. Ho fatto carriera e, a 8 anni, raddrizzavo i chiodi per il falegname. A 10 anni, filettavo viti e bulloni e a 14 avevo già il mio angolo nell’officina, in cui riparavo biciclette. Ma è al 1933, avevo 6 anni, che faccio risalire l’inizio del mio cammino missionario. Un percorso in cui, fin dall’inizio, sono stato amato, chiamato, guidato e accompagnato da un amico fedele e paziente.

Cos’era accaduto esattamente nel 1933? Una semplice ragazza contadina di nome Matilde mi aveva preparato alla prima comunione. Il giorno della festa eravamo tutti schierati in chiesa e lei controllava che avessimo le mani giunte. Passando davanti a ciascuno, sussurrava qualcosa. Mi disse: “Quando Gesù viene, digli che sarai il suo amico per sempre”. Conservo un ricordo chiarissimo di questa frase e della consapevolezza di aver ricevuto un incarico importantissimo. Quando il parroco mise l’ostia sulle mie labbra, dissi: “Gesù, sarò il tuo amico per sempre”. È cominciata così. Avevo 6 anni, ma in quell’incontro ci siamo parlati seriamente, da adulti. È iniziata una relazione seria. E Gesù, come fa sempre, m’ha preso in parola. Dopo la prima comunione sono diventato chierichetto. Servivo la messa delle 6 del mattino, prima di andare a scuola, poi

accompagnavo il parroco a portare la comunione agli ammalati. A 14 anni, il parroco ci preparò per insegnare il catechismo ai piccoli, quindi nell’Azione Cattolica diventai il delegato per gli aspiranti. Facevo mille cose, ma non avevo mai pensato alla vocazione religiosa. A volte, andavamo a casa del parroco per ascoltare la radio. Un giorno, proprio il parroco mi chiese: “Sei stato promosso?” Alla mia risposta affermativa, continuò: “Allora ti mandiamo in seminario, c’è un posto!” Ed io, quasi senza riflettere, replicai: “Ma io non ho fatto niente di male!” Cos’è cambiato successivamente? L’amico incontrato il giorno della prima comunione, non mi ha lasciato in pace. Del resto, io avevo preso un impegno con lui. Nel 1944, arrivò a Vicenza il nuovo vescovo. Durante un incontro con l’Azione Cattolica, mi davo da fare per tenere a bada il mio gruppo. Era estate ed io ero sudato, mentre i ragazzi scappavano dappertutto. Il vescovo mi guardò con sguardo compassionevole e mi disse: “Tu sei un crocifisso!” Nel 1947, al termine del liceo classico, mi presi una vacanza. Mi piacevano l’arte e la storia, così feci un giro d’Italia visitando chiese e musei. M’aveva scritto un paio di vol-

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Alcuni momenti dell’intensa vita missionaria di p. Camillo Prosdocimo OMI

te un vecchio amico del liceo, partito col sogno di fare il pescatore di balene, dicendomi che si stava preparando. Si chiamava Virgilio Baratto e viveva a Ripalimosani, una casa dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, in Molise. Gli feci una visita, ma la cosa finì lì. Alla fine dell’anno successivo, verso agosto, iniziai a pormi delle domande. Cominciavo a cercare la mia strada. Un giorno, tornando da uno dei miei soliti giri in bicicletta, pensavo alla mia vita, alle ragazze, al lavoro, alla carriera ed ebbi come un flash: “Perché non per il Signore?” Arrivato a casa, trovai

mia madre intenta a fare pulizie. Mi guardò e mi chiese: “Che hai?” Per tutta risposta, le dissi una cosa di cui non mi rendevo ancora pienamente conto: “Mamma, vado a lavorare per il Signore”. Lei ascoltò, mi guardò, e svenne. Quando si riprese, mi preparò lo zaino e parlò con mio padre. Prima di partire, passai anch’io a salutarlo. Mio padre era a letto, coperto fino al naso. Gli dissi: “Papà, tu lo sai, vado a lavorare per il Signore”. E lui, tirando giù le coperte, mi disse solo: “Fai il bravo”. E poi si ricoprì. Doveva piangere. Così raggiungesti il tuo amico Virgilio a Ripalimosani… Certo. Del resto, lui voleva pescare le balene al Polo Nord e io volevo lavorare. Pensai fosse il posto giusto. Una

volta arrivato, p. Argentieri, il responsabile, mi mise in prova. Dopo 6 mesi, mi disse che mi accettavano e che potevo iniziare il noviziato per prepararmi alla missione. Un giorno, dopo una visita di p. Drago, p. Argentieri mi prese sottobraccio e mi disse: “Siamo contenti che tu sia missionario. Ma sai, lì dove andrai, in missione, il prete non ci sarà e probabilmente verrà una volta al mese”. Risposi: “Va bene, vorrà dire che lo aspetteremo, tanto io so fare il catechista.” Il padre continuò: “Ma tu potresti fare anche il prete!” Non c’avevo mai pensato, io volevo lavorare e basta. Così lo feci presente al padre, che per tutta risposta mi disse che ci avevano pensato loro per me. A quel punto, non mi restò che chiedergli: “Siete disposti a rischiare su di me?”

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attualità

pentirci di averti ordinato sacerdote”. E mia madre, per tutta risposta, mi sussurrò: “Cos’hai fatto?” L’”amico” faceva sul serio, insomma. Effettivamente, ripensandoci a distanza di tempo, vedo questi momenti come dei veri e propri punti di riferimento della mia relazione con Gesù. Da quel “sarò tuo amico”, al “perché non per il Signore?”, passando per “tu sei un crocifisso” e poi quel “l’abbiamo pensato noi per te” di p. Argentieri. Io non avevo pensato a tutto questo, e invece il Signore m’aveva preparato il suo posto di lavoro, fra gli indiani dell’Artico e tra gli eschimesi della Costa Artica. E infine, negli ultimi dieci anni, tra i Cri delle praterie.

Evidentemente la risposta fu affermativa, visto che dopo il noviziato passasti allo Scolasticato… Nel 1949 mi trasferii a S. Giorgio Canavese (To), allora sede dello Scolasticato, dove incontrai tanti giovani che desideravano andare in missione in Sri Lanka, in Sudafrica e sentivo spesso parlare del Polo Nord. Nel mio cuore, pensavo ancora di lavorare come quando ero nella bottega di famiglia. Non potevo sapere che il Signore mi stava preparando proprio per andare lassù, nel nord del Canada. Nel 1954 fui ordinato sacerdote. Durante la celebrazione, quando mi presentai davanti a monsignor Blanchet, avevo accanto a me, per ricevere la benedizione, mia madre. Il vescovo allungò le mani sulla mia testa e disse: “Speriamo di non

Per quanti anni sei rimasto nel nord del Canada? In tutto, ho vissuto lassù 46 anni di forte esperienza umana e spirituale. A 80 anni, nel 2007, sono stato richiamato in Italia. Negli ultimi anni sono tornato due volte a salutare i miei amici delle missioni e sono sempre stato accolto con sincera amicizia: la gente non mi considera uno straniero, ma uno di loro. Mi chiamano ancora Dene-Ra-tia, ovvero “l’uomo che parla per noi al grande spirito”. Di cosa ti sei occupato nei 46 anni di missione? Dopo qualche mese dal mio arrivo, organizzai una piccola officina di meccanico e falegname. Riparavo qualche fucile, qualche bicicletta, gli utensili da lavoro, e intanto incontravo le persone, proprio lì nell’officina. Dopo un paio d’anni, mi chiesero di andare ad insegnare il catechismo a scuola e mi aiutò molto un dono ricevuto da mio padre, ovvero il gusto per il disegno e i colori, che usavo per spiegare le storie della Bibbia. Un altro grande impegno era la visita ai vecchi e agli ammalati

nelle loro case, dove spesso celebravo la messa, quasi sempre in cucina. Feci una profonda esperienza di umanità quando ottenni il permesso di visitare i detenuti. Era il tempo in cui le grandi compagnie trovarono il petrolio nelle zone degli indiani e, insieme alla ricchezza, arrivarono l’alcool, la droga e la violenza. Molti giovani venivano arrestati. Una parte importante del mio ministero consisteva nell’andarli a trovare, nello star loro vicino. Nella missione, celebravo la santa messa ogni sera. Venivano in pochi, ma dopo qualche anno mi dissero che tutti sapevano e apprezzavano che l’uomo che parlava a Dio, in quei momenti parlava per loro al grande spirito. Hai appena festeggiato 60 anni di sacerdozio. A distanza di tanto tempo, rifaresti tutto? Dire “rifarei tutto” è un’ipotesi, quasi un’iperbole. Posso dire che è stata una splendida esperienza. Rivedendo le cose in prospettiva, capisco come il programma fosse già stato preparato da Cristo, che m’ha incontrato alla prima comunione e, evidentemente, al tempo giusto, s’è fatto sentire fortemente. Ora vedo che la mia vocazione è stata vera. Lui mi ha chiamato, seguito e continua a chiamarmi, ancora oggi. E con lui, aspetto ora di rientrare a casa. Serenamente. n

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La stampa oblata in

EUROPA Nel mese di ottobre, a Pozna´n (Polonia), si è tenuto un incontro delle riviste oblate europee testo di Shanil Jayawardena OMI foto di Bła˙zej Mielcarek OMI

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I PARTECIPANTI DICONO... Marcin Wrzos OMI

Ero in contatto con molti dei partecipanti già prima dell’incontro, ma non era la stessa cosa. Ora conosco meglio le persone e sono davvero contento che l’idea dell’incontro si è potuta realizzare. Sono stato particolarmente felice della possibilità di creare una rete tra noi. Spero possiamo incontraci ancora nel prossimo futuro. Questo incontro mi ha suggerito l’idea di organizzare dei workshop per essere ancora più professionali nel nostro lavoro.

Cyprian Czop OMI

Non conoscevo chi ci fosse concretamente dietro ogni rivista. È stato arricchente conoscere Oblati impegnati nel campo dei mass media. In Ucraina lavoriamo soprattutto con la televisione e la radio.

Pawel Pilarczyk OMI

Siamo probabilmente l’unica rivista oblata realizzata da uno scolasticato. È stato interessante “stringere la mano” alle grandi riviste oblate.

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I PARTECIPANTI DICONO... Christopher Heinemann OMI

È utile condividere i nostri materiali. Ho atteso lungamente un incontro come questo!

Elio Filardo OMI

È stata una buona opportunità: Per il futuro penso che potrebbero essere utili dei workshop dove condividere contenuti.

L

a storia delle riviste oblate risale all’anno 1862, quando p Giuseppe Fabre, secondo superiore generale dei Missionari OMI, diede inizio alla rivista chiamata “Missions”. Il periodico fornì una piattaforma comune agli Oblati per condividere gioie e dolori del lavoro missionario. Da allora, molti Oblati, in tutto il

Gianluca Rizzaro OMI

Il futuro è tenere presente l’interazione tra i mass media. Un’idea potrebbe essere di avere un’integrazione migliore tra stampa e digitale.

mondo, sono diventati praticanti entusiasti della stampa e dei mass media per l’evangelizzazione. Un gruppo di direttori europei di riviste e newsletter si sono ritrovati nella Casa provinciale degli OMI a Pozna´n, in Polonia, dal 15 al 17ottobre. L’evento è stato organizzato da Pasquale Castrilli, direttore di Missioni OMI (Italia) e Marcin

PREDICAZIONE O P Intervista a Fabio Ciardi GRANDE CONOSCITORE DELLA STORIA E DEL CARISMA DEI MISSIONARI OMI, P. FABIO CIARDI HA PARTECIPATO ALL’INCONTRO ´ IN QUALITÀ DI DI POZNAN DIRETTORE DELLA RIVISTA DI STUDI OBLATIO. GLI ABBIAMO RIVOLTO ALCUNE DOMANDE SULL’IMPEGNO DEGLI OBLATI IN PARTICOLARE NELLA STAMPA

Qual è stata la prima rivista dei Missionari Oblati di Maria Immacolata? Probabilmente è un mensile legato al santuario tenuto dagli Oblati a Pontmain in Francia. Iniziò le sue pubblicazioni nel maggio 1892. L’anno successivo fu la volta della rivista “Lo stendardo dell’Immacolata”, a Ottawa, in Canada. Nel 1896 apparve il primo quotidiano a Ceylon, oggi Sri Lanka. È il quotidiano dell’isola più antico tuttora esistente. Sant’Eugenio aveva però scritto, prima ancora che nascessero gli Oblati, un “manifesto” intitolato “Prospetto della

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Bertrand Evelin OMI

Rientro a casa con tre punti fermi: ho un’idea migliore dei media oblati in Europa, posso mettere un volto dietro ogni rivista, stiamo iniziando ad organizzare i media oblati in Europa. In futuro forse avremmo bisogno di una sessione sul tema comunicazione ed evangelizzazione.

Alfons Kupka OMI

Le cose che sono state discusse nei giorni dell’incontro sono molto importanti Ascoltandovi sono stato colpito dalle collaborazioni tra voi. Non abbiate paura di ulteriori collaborazioni.

Fabio Ciardi OMI

Mi ha colpito il fatto che dietro ogni rivista ci siano molte altre cose come calendari, libri, riviste per bambini, eccetera.

A sinistra, il tavolo dei lavori. A destra Kinga Baszczuk e Wojciech Kluj OMI

O PAROLA SCRITTA? missione”. Era rivolto alla popolazione della sua città di Aix en Provence, per far conoscere l’opera che avrebbe voluto fondare e per coinvolgere la cittadinanza nel suo progetto. Mi sembra possa essere considerato un seme di quello che saranno in seguito le riviste oblate. Sembra che agli inizi il fondatore scoraggiasse gli Oblati dallo scrivere, dicendo che la conversione passa dalla predicazione, dalla parola orale. Successivamente, però, chiedeva di avere notizie dalle varie missioni… Ci puoi spiegare meglio?

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le riviste LOUGEN: NEI MEDIA PER FAVORIRE L’INCONTRO TRA CHIESA E SOCIETÀ In occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, lo scorso giugno, il Santo Padre ha parlato dell’importanza dei mass media per promuovere una cultura dell’incontro “La chiesa ha bisogno di essere impegnata e presente nel mondo delle comunicazioni per dialogare con la gente di oggi e aiutarla ad incontrare Cristo”. Spero che il vostro incontro dia un contributo di entusiasmo all’impegno di promotori di questo incontro tra la chiesa e la società di oggi attraverso il vostro lavoro artistico e creativo nell’ambito dei media, in particolare attraverso le nostre riviste oblate. Avete un importante strumento tra le mani. Mi auguro che il vostro lavoro faccia progredire il dialogo del Vangelo in modo che tante persone possano sperimentare l’amore salvifico di Gesù Cristo.

Wrzos, direttore di Misyjne Drogi (Polonia). Aprendo i lavori, p. Pasquale ha ricordato che erano passati 18 anni dall’ultimo incontro che si era svolto a Mainz, in Germania, nel 1996. L’idea di una seconda riunione era nata due anni fa in Spagna, in occasione di un incontro di Oblati europei che aveva come tema Rivitalizzare il carisma oblato in Europa.

oblate

Collaborazioni P. Fabio Ciardi ha dato inizio ai lavori con una conferenza sul tema “Media e evangelizzazione”, mentre p. Pasquale ha dato lettura del messaggio inviato per l’occasione da p. Louis Lougen, superiore generale dei missionari OMI, nel quale sottolineava l’importanza della collaborazione tra gli Oblati per vivere il carisma nel contesto odierno. Il resto del primo giorno e la sessione mattutina del secondo giorno sono stati dedicati alla presentazione da parte di ogni partecipante del proprio lavoro nel campo della carta stampata ed elettronica, nei rispettivi paesi. C’è stato anche uno spazio per parlare del Triennio oblato in preparazione al secondo centenario della congregazione oblata. Si è poi parlato di come rendere mi-

Non ammetteva distrazione alcuna dalla predicazione delle missioni al popolo. Tutto il resto gli sembrava una perdita di tempo. Gli sembravano inutile che gli Oblati scrivessero libri in difesa della religione, perché sapeva che avrebbero portato poco frutto. “L’Oblato di Maria - affermava - è prima di tutto un missionario, un predicatore. A condizione che questo ministero, che è quello principale, non ne venga a soffrire, si può anche scrivere per raggiungere, con questo mezzo accessorio, lo scopo che si prefigge la predicazione, che è la conversione dei peccatori e la santificazione delle anime”. Rimaneva convinto che “è attraverso la parola parlata,

DER WEINBERG Germania Copie 20.000 Numeri annuali 11 (32 pagine) Contenuti missioni, spiritualità, pagine per i bambini Lingua tedesco Lettori di età media alta e di religione cattolica Website www.oblaten.org Direttore Christoph Heinemann OMI

e non la parola scritta, che si operano le conversioni più numerose”. Tuttavia agli studenti oblati raccomandava caldamente di coltivare il culto delle lettere. “Prepararsi in questo campo non è tempo perso. La Chiesa richiede da voi questo servizio. Sappiate scrivere bene come dovete saper parlare bene”. Quando i missionari cominciarono a partire per le diverse parti del mondo avrebbe voluto che gli scrivessero sul proprio lavoro, sui frutti che ne nascevano, in modo da far conoscere a tutti la grande opera dell’evangelizzazione. Ma i missionari erano troppo presi dal loro lavoro, allora particolarmente duro e difficile, per trovare il tempo per scrivere. Soltanto

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AUDACIEUX POUR L’EVANGILE Francia Copie 2.500 Numeri annuali 3 (4 pagine) Contenuti notizie, testimonianze di Oblati Lingua francese Lettori Oblati, amici dei missionari OMI Website www.oblatfrance.com Direttore Bertrand Evelin OMI

MISYJNE DROGI Polonia Copie 28.000 Numeri annuali 6 (76 pagine) Contenuti la chiesa in missione Lingua polacco Lettori persone con più di 35 anni Website www.misyjnedrogi.pl Direttore Marcin Wrzos OMI

LA VOCE DELLA MISSIONE Ucraina Copie 2.000 Numeri annuali 2 Contenuti le missioni oblate, spiritualità Lingua ucraino Lettori amici degli Oblati Website www.catholic-media.org Direttore Rafal Strzyzewski OMI

alla morte di sant’Eugenio nacque, nel 1862, la grande rivista “Missions OMI”, che raccoglieva le relazioni della vita missionaria nel mondo oblato. Ma era indirizzata quasi esclusivamente agli stessi Oblati. I missionari, sia nel passato che oggi, pare abbiano sempre difficoltà o reticenza nello scrivere. Cosa pensi in proposito? Gli Oblati fanno più volentieri la storia che scriverla. Anche quest’anno, ad esempio, è stato pubblicato un importante volume sul

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le riviste gliore la collaborazione tra le riviste oblate e sul futuro delle nostre pubblicazioni. Sono state prese importanti decisioni compreso l’accordo per creare piattaforme Internet comuni per condividere foto, articoli e notizie.

oblate

Note positive I 18 partecipanti, compreso Pasquale e Marcin, erano gli Oblati: Alfons Kupka, Wojciech Kluj, Bła˙zei Mielcarek (Polonia), Christoph Heinemann (Germania), Elio Filardo (Romania), Fabio Ciardi, Shanil Jayawardena (Italia), Zbigniew Opyd (Francia-Benelux), e Cyprian Czop (Ucraina), Bertrand Evelin (Francia), gli scolastici Maciej Drzewiczak e Pawel Pilarczyk (Polonia) e Gianluca Rizzaro (Italia). Erano presenti anche alcuni collaboratori laici: Kinga Baszczuk, Katarzyna Zielony (Polonia) e Sebastian Veits (Germania). L’incontro si è concluso con una nota molto positiva: la proposta unanime di incontrasi di nuovo tra due anni per valutare i passi realizzati. Un grazie alla comunità polacca della casa provinciale che ha accolto calorosamente i visitatori e fornito i servizi necessari per la riuscita dell’evento. ■

lavoro di p. Guy Boulanger tra gli operai, un Oblato in Cile al tempo di Salvador Allende, ma l’ha scritto un gesuita. “Se gli Oblati non scrivono - affermava ancora alla fine dell’0ttocento il vescovo canadese mons. Taché - non è perché manchi loro il talento, ma il tempo! Sono così tante le necessità e le urgenze attorno a noi, che pensiamo sia meglio preparare con la vita le pagine che altri potranno scrivere

MISSIONI OMI Italia Copie 3.200 Numeri annuali 9 (40 pagine) Contenuti notizie, articoli dall’Italia, dal mondo oblato, e della chiesa in missione Lingua italiano Lettori laici e giovani della famiglia oblata Website www.missioniomi.it Direttore Pasquale Castrilli OMI

NIEPOKALANA Benelux Copie 2.000 Numeri annuali 4 Contenuti spiritualità mariana, la pastorale oblata Lingua polacco Lettori immigrati polacchi di Francia, Belgio, Lussemburgo e Canada Direttore Georges Kalinowski OMI

dopo di noi”. Adesso i tempi e i mezzi sono cambiati e credo che l’intuizione che mosse sant’Eugenio a scrivere il “Prospetto della missione” sia oggi più valida che mai. I missionari non possono più svolgere da soli la loro missione, devono saper condividere con gli altri quello che fanno e coinvolgere più persone possibili nella loro opera. Le riviste ne sono uno strumento fondamentale.

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“Meglio soli che male accompagnati”? (P. Paolo Archiati, Vicario generale) Scrivendo queste riflessioni sulla comunità, mi rendo conto della complessità del tema e delle innumerevoli angolature dalle quali potrebbe essere trattato. Dopo aver parlato, l’ultima volta, del superiore locale e della sua specifica “vocazione” ad essere il pastore dei suoi fratelli, avevo pensato di prendere in considerazione, in questo numero e forse nei successivi, i componenti della comunità locale, studiandone ed analizzandone le diverse “tipologie”. Mi accorgo che, pur trattandosi di un tentativo interessante che potrebbe offrire spunti di riflessione, è troppo complesso. Spingerebbe a “classificare” le persone, a chiuderle in cliché predeterminati, col rischio di essere superficiali e soggettivi. Vorrei allora soffermarmi su altri due punti che mi sembrano importanti per la vita di una comunità oblata. Il primo, banale se si vuole, è quello del numero ideale di persone che dovrebbero comporre una comunità locale. È un numero che non esiste. Vi sono comunità di trenta Oblati dove i rapporti sono buoni, nonostante alcune difficoltà inevitabili e non necessariamente legate al numero; vi sono comunità di tre o quattro Oblati dove i rapporti sono permanentemente conflittuali, quando non inesistenti. Secondo la nostra Regola di vita, “la comunità locale è formata di solito da almeno tre Oblati”, e “la situazione di un Oblato che vive da solo dovrebbe essere considerata sempre come temporanea”. C’è, in queste due espressioni, una certa saggezza, legata anche a considerazioni di carattere psicologico. Il fatto è che abbiamo ancora tanti, troppi Oblati che vivono da soli, e da tanti, troppi anni. Che fare? Quante volte ricorre questa domanda nelle nostre riunioni a livello di consiglio generale! Anche se mi ritengo una persona generalmente ottimista, devo confessare che davanti a questa domanda, e alle situazioni a cui si riferisce, il mio ottimismo a volte mi abbandona… ed è lì che nasce la domanda: che fare? Qualcuno potrebbe citarmi il proverbio “meglio soli che male accompagnati”, ma chi ha detto che l’alternativa all’essere soli sia l’essere male accompagnati? Non si potrebbe anche essere insieme e farsi buona compagnia? 1

OBLATIO Casa generale OMI Copie 550 Numeri annuali 3 Contenuti sezioni: Prefactio, Historia, Vita et Missio, Familia oblata, Documenta Lingue inglese, spagnolo. francese Lettori missionari OMI Website www.omiworld.org/ oblatio/oblatio-home-page.asp Direttore Fabio Ciardi OMI

OMI INFORMATION Casa generale OMI Copie inviato via email Numeri annuali 11 Contenuti notizie dal mondo oblato Lingue inglese, spagnolo, francese Lettori missionari OMI Website www.omiworld.org Direttore Shanil Jayawardena OMI

UN LIBRO SULL’INFORMAZIONE MISSIONARIA Il giornalismo missionario, quello che specialmente sulla carta stampata rischia di sparire, senza poter più raccontare esperienze sul campo che valgono più di un dispaccio di agenzia o di qualsiasi ragionamento ideologico. Raccontare il Vangelo o la terra di missione? Riviste missionarie nell’era di internet (Progetto 2000, ed. Missionari OMI, 2014, pp. 160, 10 euro) vuole essere una sorta di reportage sull’informazione missionaria in Italia con interviste a direttori di testate missionarie, agenzie stampa e autori di programmi televisivi e dell’informazione missionaria che viaggia su internet. Scritto da p. Pasquale Castrilli, direttore di Missioni OMI, il libro parla di un giornalismo di frontiera

ˇ MOZAIKA OBRZANSKA Polonia Copie 400 Numeri annuali 3 Contenuti notizie dallo scolasticato oblato di Obra Lingua polacco Lettori scolastici, oblati, familiari e amici degli scolastici

fatto, a volte, con pochi mezzi e tanta professionalità, che non ha alle spalle grandi editori o proventi pubblicitari, ma missionari-giornalisti che raccontano la chiesa di frontiera ed in particolare l’impegno dei 9 mila missionari italiani in tutti i continenti. L’introduzione è stata firmata da p. Gigi Anataloni, missionario della Consolata e segretario della FESMI (Federazione stampa missionaria italiana). Il libro è stato presentato a Cosenza (13 novembre), Frascati (16 novembre) e Catanzaro (3 dicembre). Nel mese di gennaio sono in programma due presentazioni a Boiano (Cb) (11 gennaio) e Taranto (30 gennaio). Altre presentazioni sono previste a Messina e Patti (Me).

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Notizie in diretta dal mondo oblato

messaggi Sri Lanka e notizie Visita di papa Francesco dalle missioni apa Francesco dal 13 al 15 gennaio 2015 visita lo Sri Lanka, un a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

P

Paese che negli ultimi 30 anni è stato attraversato da profonde lacerazioni prodotte dalla guerra civile fomentata dall’organizzazione terroristica Tigri Tamil. Ad invitare il papa è stato il presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, ormai alla vigilia della scadenza del suo secondo mandato. L’attuale presidente è un figura controversa, infatti, come riporta il sito lastampa.it, “sprezzante delle richieste del Consiglio Onu per i diritti umani, ha negato ogni inchiesta internazionale per accertare i crimini di guerra, invocando il principio di non-interferenza. Si è fatto portavoce di un nazionalismo su cui ha costruito il suo consenso politico. Ha solleticato “la pancia” dell’elettorato singalese e buddista (maggioranza sull’isola), facendo leva sull’elemento identitario, etnico e religioso” L’Osservatore Romano nel mese di novembre ha pubblicato un articolo di Cristian Martini Grimaldi in cui p. Rohan

Paraguay

P. Steckling OMI, nominato vescovo

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l 15 novembre 2014 papa Francesco ha nominato p. Wilhelm Steckling vescovo della diocesi di Ciudad del Este. Il nuovo vescovo avrà la difficile missione di portare pace e armonia in una diocesi oggetto di una Nota della Santa Sede pubblicata il 25 settembre 2014: “Dopo l’accurato esame delle conclusioni delle visite apostoliche compiute al vescovo, alla diocesi e ai seminari di Ciudad del Este, da parte della Congregazione per i vescovi e della Congregazione per il clero, il Santo Padre ha provveduto all’avvicendamento del vescovo Rogelio Ricardo Livieres Plano (...). La gravosa decisione della Santa Sede è ispirata al bene maggiore dell’unità della chiesa di Ciudad del Este e alla comunione episcopale in Paraguay. Il Santo Padre, nell’esercizio del suo ministero di perpetuo e visibile fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli (LG 23), chiede al clero e a tutto il Popolo di Dio di Ciudad del Este di voler accogliere i provvedimenti della Santa Sede con spirito di obbedienza, docilità e animo disarmato, guidato dalla fede. Inoltre,

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Silva, provinciale degli Oblati di Maria Immacolata, si è soffermato sugli sviluppi del processo di pace nel paese. Un tema caro alla congregazione perché da anni i missionari OMI lavorano a fianco della gente per la difesa dei diritti umani della minoranza tamil e per la riconciliazione. «Sono stato in Corea recentemente - afferma p. Rohan - e posso dire che il messaggio di pace che il papa ha lanciato si applica benissimo allo Sri Lanka. Se la maggior parte del singalesi è di religione buddista e i tamil sono per lo più indù, i cristiani si dividono tra queste due etnie, fungono perciò da anello di unione. Per questo durante le celebrazioni - prosegue - tamil e singalesi possono cantare nella propria lingua liberamente. Le due etnie convivono oggi, all’interno della comunità religiosa, in un clima di dialogo».

invita l’intera chiesa paraguaiana a un serio processo di riconciliazione e superamento di qualsiasi faziosità e discordia”. Questo “serio processo di riconciliazione” ora sarà nelle mani di una persona che è stata amata e rispettata dagli Oblati nei 12 anni di servizio come superiore generale. P. Heinz Wilhelm è nato il 23 aprile 1947, a Werl (Germania). È stato ordinato sacerdote il 20 luglio 1974. Nello stesso anno ha ricevuto la prima obbedienza per il Pilcomayo, in Paraguay, ed ha svolto il suo primo ministero tra i guaranì della parrocchia di San Vicente de Paul a Colonia Independencia, diocesi di Villarrica del Espíritu Santo. Ha lavorato come formatore ad Asunción iniziando dal prenoviziato, poi, dal 1986

al 1992, è stato superiore provinciale di Pilcomayo e Nord Argentina. Dal 1992 al 1998 è stato membro del Consiglio generale e assistente generale per la formazione. Dal 1998 fino al 2010 è stato superiore generale, nel 1999 è stato membro nella seconda assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi e nel 2008 è stato uno dei rappresentanti dell’Unione dei superiori generali al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. È consultore della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. In questi ultimi anni p. p. Steckling è stato responsabile dello Scolasticato ad Asuncion. (fonti: news.va; omiword.org)

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news

Francia

Varcare l’eternità

I

l 2 novembre una cinquantina di persone si sono radunate attorno all’albero della memoria nel parco del Cagnard. Membri ed amici dell’associazione si sono raccolti in preghiera, hanno meditato ed hanno espresso la scelta di abitare la speranza. Fratel Dominique OMI raccontata che “è stato dato il giusto tempo al racconto della propria esperienza di vita, al silenzio ed alla memoria deponendo una foto, un oggetto, una luce ai piedi o sull’albero della memoria per la figlia di 18 anni morta violentemente quest’anno, per l’anziana mamma partita questa estate, per il fratellino morto di cancro. È stata quindi l’occasione per uno scambio e per pregare tenendo conto della morte e della finitezza che attraversano la vita umana. I presenti hanno condiviso nella preghiera la scelta della speranza in un Dio che ama ciascuno nella sua unicità. La celebrazione è proseguita, com’è tipico in America Latina, con un aperitivo e la cena condividendo le pietanze portate da tutti. Così la luce ha brillato nei cuori fino a tarda notte”. Il Cagnard è una grande villa di quasi 100 anni nei pressi di Aix en Provence appartenuta a ricchi avvocati. La loro governante, dopo averla ricevuta da una donazione, l’ha ceduta agli Oblati di Francia. Dal 2005 questa casa è a servizio dell’accoglienza e dell’evangelizzazione. In questo ambiente opera anche un’associazione con più di 150 laici che ha come obiettivo aiutare, sostenere ed assistere gli ospiti della casa.

Canada

CONGRESSO SULLE MINIERE

Più di centocinquanta persone si sono riunite il 7 e l’8 novembre 2014 presso il St. Paul’s University Campus di Ottawa per un congresso sulle miniere organizzato dalla Commissione giustizia, pace ed integrità del creato (JPIC) della provincia oblata canadese Lacombe. L’incontro, dal titolo “Simposio: Estrazione mineraria e giustizia, Il grido globale dei popoli” si è occupato dell’impatto delle miniere sulle comunità interessate da questo problema e del loro modo di reagire. Inoltre è stato preso in esame il dialogo in atto tra i gruppi religiosi e le compagnie minerarie. P. Seamus Finn, OMI della Commissione giustizia e pace della provincia oblata degli Stati Uniti, ha moderato una delle tavole rotonde. Il simposio ha avuto come relatore principale l’autore del libro “Teologia della liberazione”, p. Gustavo Gutierrez al quale la Saint Paul University ha conferito la laurea honoris causa proprio il 7 novembre. (fonte: omiusajpic.org)

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SI…

E INIZIA LA VITA Quale luogo migliore se non la Santa Casa per meditare e mettere la propria vita davanti al “sì” di Maria? Dal 24 al 26 ottobre si è tenuto a Loreto un incontro vocazionale dal titolo: “Si....e inizia la Vita!”. L’incontro ha visto la presenza di una trentina di ragazzi provenienti da Roma, Cosenza, Pescara, Vercelli, Firenze e Taranto accompagnati dagli assistenti oblati e con la presenza del superiore provinciale. L’obiettivo è stato mettere i giovani nella condizione di realizzare la propria vita cristiana secondo la logica del Vangelo chiedendosi come e dove poter vivere il dono di sé. Tutto è stato impostato alla luce del mistero dell’Annunciazione. Come Maria, giovane donna che desiderava realizzare la sua vita, si è fidata di un Padre che le ha proposto un progetto grande, anche noi abbiamo detto: “Eccomi, si compia in me la tua Parola”. Siamo stati accolti nel Centro Giovanni Paolo II, a Montorso, dove abbiamo vissuto momenti di preghiera, un laboratorio vocazionale e la drammatizzazione del brano dell’Annunciazione. In ogni momento una luce, una parola, un gesto hanno parlato alle nostre vite fino alla veglia nella Santa Casa. Tra quelle mura, una semplice donna ha messo la vita nelle mani del Padre, il Verbo si è fatto carne, è cambiata la storia dell’umanità, è nata una speranza. Quel “si” cambia anche la mia vita. Perché non fidarsi? Antonella Francavilla, Calabria

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Avere un progetto di vita abbastanza preciso, pensare che sarà certo quello il disegno in cui sarai felice, ma rimanere delusa ogni volta che la realtà si allontana dal tuo disegno, da quello che tu hai da sempre immaginato per te. Così inizi a fare la vittima: Perché gli altri sì ed io no? Quando sarà il mio turno per vedere realizzato il mio progetto? Come si fa a stare dietro ai tempi di Dio? Perché non accontenti ogni tanto anche me? E queste domande fanno smarrire il tuo centro, ti fanno ripiegare su te stessa. E’ così che sono arrivata a Loreto. La prima parola risuonata nella mia testa è “svuotati”. Un imperativo dal quale non si può prescindere se si vuol trovare la propria strada, la vocazione, quello che è già dentro di te! Fare spazio a questo progetto non è facile e spaventa un po’. È difficile lasciare posto a quello che non hai pensato. La seconda parola è “fidati”. Sapere che Qualcuno ha già pensato qualcosa per te, rassicura, ma allo stesso tempo destabilizza. La terza parola è “sì”. Le mezze risposte non funzionano. Bisogna imparare da quella sedicenne che senza fare troppe domande non si è fatta inghiottire dal suo turbamento e ha creduto all’annuncio più incredibile della storia. E con la stessa fiducia abbandonarsi, uscire da sé stessi e decentrarsi. Dire quel “si”, che fa iniziare la vita, consapevole che nella tua vocazione, qualunque essa sia, è lì che sarai pienamente felice! Questi giorni sono stati molto intensi, a tratti

devo dire anche un po’ confusi, ma sono tornata a casa con l’eco di queste parole e di molte altre, ma soprattutto con una pace dentro al cuore. Cristina, Firenze Loreto non faceva parte dei miei progetti per quest’anno. Ma quando mi è stata proposta la possibilità di vivere un’esperienza così, ho sentito che non potevo tirarmi indietro. Da subito è stata bella l’atmosfera creatasi tra noi giovani, un’atmosfera di tranquillità, gioia e pienezza. E’ stato bello l’incontro di comunione del venerdì sera. Il sabato mattina la meditazione di p. Saverio sul “sì” di Maria ci ha aiutati ad entrare ancor di più nel clima. Ci ha parlato di Maria sottolineando che lei per prima ha creduto all’angelo che le annunciava la maternità, si è fidata di Dio senza sapere cosa avrebbe vissuto e quali sarebbero state le conseguenze, e poi ha capito. Da qui il passo che siamo portati a compiere: credere che la nostra vita è nelle

mani di Dio, svuotandoci dai pensieri, dalle preoccupazioni e dai progetti. Dio arriva là dove trova spazio, dove trova il vuoto e va lì per riempirlo, arricchirlo di sé. Il cammino a piedi dal Centro Giovani di Montorso, recitando il Rosario, è stata un’esperienza davvero bella: mi sono sentito come quei pastori che la notte di Natale, avvisati dall’angelo si misero in cammino verso la grotta di Betlemme. Ognuno dentro di sé portava qualcosa da donare, qualche domanda

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L’esperienza non è certo servita a farmi capire quale è la mia vocazione, ma mi ha fatto capire che la mia vita è nelle mani di Dio e che posso solo affidarmi e fidarmi di Lui passo dopo passo, scelta dopo scelta, perché Dio non sbaglia mai. Martina, Roma

o semplicemente la voglia di volersi affidare a Dio. La perla di questo incontro è stata la veglia di preghiera nella Santa Casa. Appena entrato ho provato quasi la stessa emozione che ho sentito passando sotto la Grotta di Massabielle a Lourdes. Quelle pietre mi ricordavano proprio lo stesso calore, la stessa sicurezza e la stessa pace che si prova stando a casa. Qui ho visto il legame tra l’esperienza vissuta ad agosto con il Centro giovanile di Marino e quel momento che

stavo vivendo a Loreto. Mi sono reso conto di essere realmente nella casa di Maria: non era casuale il fatto di essere lì, ma ho sentito di essere stato chiamato. Domenica mattina c’è stata la messa del mandato, celebrata dal padre provinciale, che ci ha consegnato dei piccoli rosari legati ad una chiave di cartoncino colorato con delle frasi, proprio a ricordarci che il nostro “sì” a Dio non è scontato, ma va rinnovato ogni giorno e quella chiave, legata al rosario quindi alla preghiera, ci ricorda che rivolgerci a Maria è uno mezzo che ci dà forza, per vivere affidàti a Dio e alla sua volontà. Andrea, Taranto Usando una parola per descrivere l’esperienza di Loreto direi “la vocazione a piccoli passi”. Dopo questi tre giorni vedo la vocazione da un altro punto di vista. Se prima mi sembrava una scelta che colpiva all’improvviso, ora ho capito che è qualcosa che viene piano piano costruendo la propria vita insieme a Dio.

Quando, appena giunti a Loreto, ci è stato chiesto di spiegare quale fosse il motivo che ci avesse spinto ad essere lì, ho risposto che da traino avevano fatto la curiosità e l’occasione inattesa. Più volte, infatti, avevo sentito parlare di Loreto e quando mi è stato proposto, ho accettato con entusiasmo. Il Signore ha voluto che questo viaggio capitasse in un momento delicato della mia storia di fede. Tre settimane prima di Loreto ho, infatti, iniziato a riprendermi da quella che è stata, per tutta l’estate, una profonda crisi. In quel periodo la mia fede era diventata un contenitore vuoto e senza alcun vigore, questo a causa di una serie di interrogativi che mi ponevo e a cui non trovavo risposta, facendomi allontanare da Dio. La parola che mi ha salvato è stata “affidamento”. Credo che Loreto abbia impresso soprattutto questa parola nella mia mente. Se dovessi dire in breve cosa è stata questa esperienza, direi una spinta poderosa a tornare alla fede, a riabbracciare Maria e a riscoprire nel luogo del “sì”, nel tempio della Volontà di Dio, la bellezza infinita di affidarmi a Gesù. Bruno, Vercelli

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una foto per pensare

foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it

“Da che punto guardi il mondo tutto dipende”, cantava Pau Donés. Niente di più vero. È una questione di punti di vista, di angolazioni, di sfumature e prospettive. Ma non solo: è anche una questione di come ci si sente in quel momento, delle sensazioni che ci abitano quando osserviamo. Può cambiarci la giornata guardare e cose con l’occhio giusto e scorgere in una pozza d’acqua, lasciata dalla pioggia, un riparo per un piccione, che chissà quanti chilometri ha sulle sue ali, oppure uno specchio che riflette il paesaggio circostante, fatto di luci, colori, armonie, anziché vedere tutto per quello che realmente è: il ricordo di un brutto e grigio acquazzone.

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fatti

Disinteresse o coinvolgimento?

Giovani e p

L’impegno in politica delle giovani generazioni. Intervista al professor Alberto Lo Presti di Esmeralda De Maria Volpintesta esm.dem@virgilio.it

S

pesso i giovani non trovano attraente la politica. Forse è perché non sono guidati o perché non riescono a trovare prospettive per il futuro e per la propria vita. L’impegno politico può essere sollecitato da queste e molte altre domande di senso e di partecipazione e, lungi da essere una “cosa sporca” e lontana dalla vita dei cittadini, può diventare luogo di speranza e coinvolgimento. In questa direzione, come Associazione Wind of Change e come Famiglia oblata di Messina, abbiamo pensato di presentare il libro L’ingenuità e la politica di Alberto Lo Presti, docente di Storia delle dottrine politiche alla Pontificia Universi-

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qello che dicono

i giovani

DUE DOMANDE A DUE RAGAZZI DELLE SCUOLE DI MESSINA PRESENTI ALL’INCONTRO L’accusa che oggi si rivolge alla gioventù è di esibire una allergia alla politica. Ci si lamenta che i giovani non si occupino della cosa pubblica, siano disinteressati alle scelte politiche, vivano al di fuori dei problemi reali. Tu che ne pensi? Secondo me non sono i giovani ad essere disinteressati alle scelte politiche, ma è la classe politica che li ignora. Non tutti sono uguali, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Certo, ci sono tanti giovani disinteressati, ma io ritengo che ancora una parte di essi pensi ai problemi reali. Io, ad esempio, nel mio percorso, ho avuto l’opportunità di praticare del volontariato aiutando chi certamente sta peggio di me e con la consapevolezza di aiutare non solo loro ma anche me stessa ed in parte anche la società piena di pregiudizi. Sono convinta che giovani come me, con questi interessi, ancora ci siano. Devono soltanto avere il coraggio di esprimere ciò che sentono di più profondo poiché viviamo in una società in cui non mancano i pregiudizi e dove spesso nemmeno la classe politica cerca di aiutare le persone. Credo ancora che la società, pian piano, possa cambiare. “Nel giovane - si pensa - alberghi la passione, non il raziocinio; l’eroismo, non la ponderatezza”. In conseguenza, il giovane appare come una variabile politicamente ardua da gestire, imprevedibile e spesso si

conclude pensando che sia troppo ingenuo per riuscire a fare bene una cosa ritenuta complicata come la politica. Sei d’accordo? Mi ritrovo nelle parole del libro di Alberto Lo Presti in cui si dice che ingenuo viene da ingenus che non significa frescone, ebete, tonto, babbeo, bensì libero, cioè, “onesto schietto, leale”. Queste parole mi hanno fatto sentire quasi l’orgoglio di essere parte della schiera degli “ingenui”, cioè di coloro che sono in grado di dare tanto alla propria società proprio perché liberi. Liberi, come leggo nel libro, perché disponibili e capaci di dire e fare ciò che più si considera giusto per il futuro, e farlo in maniera “schietta”, diciamo pure “ingenua”, battendosi per diritti e valori che molto spesso vengono calpestati. Mi pare che questo sia in contrapposizione con ciò che la maggior parte della gente pensa oggi. Non credo che quel che dico sia semplice ideologia: ho deciso di far parte attiva della mia città attraverso il volontariato nella Croce rossa italiana che, attraverso i principi che regolano l’associazione, permette di dare aiuto alle persone bisognose, a chi è più debole e ha necessità di un aiuto.

politica tà S, Tommaso D’Aquino-Angelicum di Roma, e di organizzare, presso il salone delle Bandiere del Palazzo comunale Zanca, un convegno dal titolo I giovani e il presente (perché nel futuro saranno vecchi!). Parlare di politica con Lo Presti e con Lucy Fenech, consigliere comunale a Messina, è stato un’occasione per condividere esperienze giovanili nella promozione alla

pace, diritti umani, intercultura, economia sostenibile e, più in generale, all’impegno politico, inteso “come la forma più alta di carità” (Paolo VI). Ci siamo fermati a parlarne con il prof. Lo Presti Prendendo spunto dal titolo del suo libro, che relazione vede tra ingenuità e politica?

Trovo stimolante la domanda perché, purtroppo, devo rispondere che non ne esiste nessuna. La crisi e il clima di decadenza che oggi avvolge la politica dipendono dal fatto che quest’ultima ha perso “l’ingenuità”, l’ingenuità di credere in un ideale alto, di arrivare a morire per esso, di perseguirlo fino alle estreme conseguenze. E’ proprio questo quello che manca oggi. Quando

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Una delegazione giovane Tra i 73 italiani eletti nel 2014 al Parlamento europeo 54 sono stati i nuovi eletti e 19 i rieletti, un tasso di ricambio del 74% considerato molto alto. Parlando della presenza femminile, nella delegazione ci sono 29 donne, dato che fa superare la significativa soglia del 30%. L’età media della rappresentanza italiana si è abbassata a 47,8 anni, a fronte dei precedenti 53,1 anni. Questo dato si mostra in continuità con la tendenza dell’anno 2013 quando gli eletti alla Camera furono di 10 anni più giovani rispetto alla media degli uscenti.

ce la prendiamo con la nostra classe politica troppo attaccata ai propri interessi personali sembra che un sogno sia tramontato. Dobbiamo riaccenderlo, ma per fare questo abbiamo bisogno di tornare ad essere un po’ più ingenui. I giovani e il presente (perché nel futuro saranno vecchi!): ci spiega la provocazione del sottotitolo del convegno? Non sono d’accordo con quanti dicono: “Dobbiamo pensare ai giovani, perché i giovani sono il futuro”, perché i giovani nel futuro saranno vecchi. Pensare al futuro con i giovani non è possibile. I giovani sono il presente: la loro soggettività politica gli va data oggi, a loro va dato il pallino dell’iniziativa politica. Secondo lei, in che modo i giovani possono innamorarsi ancora della politica, nonostante i cattivi esempi che vediamo? Il primo modo, quello migliore e che mi sento di consigliare a qualsiasi

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fatti

La partecipazione dei giovani alla politica

giovane, è di non sbrigarsi a diventare vecchio. È un’esperienza comune quella di vedere un giovane che non appena comincia a muovere i primi passi dentro l’impegno pubblico, l’impegno civile, l’impegno politico fa di tutto per aderire a un modello di comportamento che sa di cinismo, di incapacità di intercettare in modo costruttivo le criticità che si possono incontrare. Invece no. Se vogliamo che un giovane cominci a far politica mettendo in campo tutte le sue virtù non deve smettere di essere giovane, ovvero di credere che è possibile cambiare la storia, di essere convinto che il malaffare, e tutto quello che critichiamo attorno a noi, è storicamente un’esperienza datata e, quindi, storicamente superabile. Superabile da noi. Quanto ha influito la sua visione di professore sulla scrittura del libro? La possibilità di essere professore si è tradotta nella conoscenza dei giovani di oggi e soprattutto di quei giovani che, studiando politica, dovrebbero

aver messo questa categoria in testa all’agenda della propria passione. Tuttavia, conoscere tanti giovani che studiano politica e vederli disaffezionati a questo mondo mi ha dato certezza che le cose sono gravi. E allora, da professore, che cosa mi viene da dire e da scrivere in un libro? Sulla passione non ho nulla da insegnare: ognuno ha la propria passione. La passione per il bene comune, infatti, per l’iniziativa civile è qualcosa che nasce da dentro e si coltiva assieme, qualcosa che, certamente, non può essere ereditata o valutata con un voto come se fosse un esame. Tuttavia, come professore mi sono sempre misurato con la storia dei giovani che hanno fatto la Repubblica, che hanno fatto l’Unità d’Italia, e mi sono accorto come la vicenda del nostro Paese è prevalentemente la storia dei suoi giovani. Una delle cause del clima di decadenza di oggi risiede, pertanto, nel fatto che i giovani sono fatti fuori dalla politica, mentre la nostra storia li ha sempre visto partecipi e protagonisti. n

A fine ottobre 2014 è stato pubblicato dall’Istat il rapporto annuale sulla partecipazione alla vita politica dei cittadini italiani. L’indagine, condotta su un campione di circa 46mila individui, ha evidenziato come la partecipazione politica diretta si esprime in forme diverse nelle varie età della vita. La partecipazione ai cortei è più alta tra i giovani, in particolare tra i 18-19 anni è del 14,2%, scende al 7,9% tra i 2024 anni e oscilla tra il 4% e il 5% fino a 59 anni per poi diminuire progressivamente nelle età successive. Tra i giovanissimi di 14-17 anni solo il 25,5% parla e il 34,2% si informa di politica almeno una volta a settimana; tali percentuali crescono vistosamente dai 18 anni in su, arrivando al 46,9% per chi parla e al 60,6% per chi si informa frequentemente di politica nella fascia 25-34 anni. A conferma della maggiore familiarità delle nuove generazioni con le tecnologie informatiche, la quota di coloro che si informano almeno una volta a settimana anche tramite Internet sale al 46,8% tra i giovani di 18-19 anni e supera il 50% per le persone di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Tra i giovani di 14-34 anni che si informano di politica tramite Internet uno su quattro (25,3%) fa ricorso esclusivo a giornali, news e riviste online, e il 12,1% si informa solo tramite i social network. Dopo i 34 anni, invece, la quota di chi si informa unicamente tramite giornali, news e riviste online raddoppia e quella di chi si informa di politica su Internet facendo ricorso esclusivo ai social network si dimezza. (AC)

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fatti

Università spazio di evangelizzazione La pastorale universitaria nella piccola università di Isernia si rivela luogo di incontro e annuncio

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ine 2011. Mons. Salvatore Visco, allora vescovo di Isernia-Venafro, chiede con insistenza che la comunità oblata di Pozzilli si occupi della pastorale universitaria a Isernia. Ritiene, infatti, che una presenza all’interno dell’università possa essere opportuna, dal momento che la popolazione in città conta un buon numero di giovani. Il vescovo dialoga con l’allora rettore dell’università del Molise (Unimol), Giovanni Cannata, mentre gli Oblati fanno discernimento e accettano questa proposta.

Chi è costui? Cosa vorrà?

di Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com

Si comincia in punta di piedi e con una presenza di alcune ore a settimana nelle due sedi di Pesche d’Isernia, alle porte della città e di Isernia centro. In città l’università è alloggiata nell’ex seminario minore, a poche decine di

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papa francesco all’

unimol

L’università del Molise è dislocata sulle sedi di Campobasso, Termoli e Isernia. Ha un’ampia offerta formativa. Nel corso della sua visita in Molise, lo scorso mese di luglio, papa Francesco ha incontrato il mondo universitario nell’Aula magna della sede di Campobasso. In quell’incontro il pontefice ha avuto modo di ascoltare due testimonianze di giovani lavoratori. Ha poi indirizzato ai presenti un messaggio che varie volte ha interrotto proseguendo a braccio. Nelle sue parole si è soffermato, tra l’altro, sul “patto per il lavoro” e sul rapporto lavorodignità dell’essere umano.

metri dalla chiesa cattedrale. La curia ha conservato per suo uso un ampio salone a piano terra che diventa subito il punto di riferimento “fisico” anche per la pastorale universitaria. A Pesche, l’università mette gentilmente a disposizione una saletta a piano terra e una bacheca per affiggere informazioni ed avvisi. È chiaro che nei primi mesi il cappellano è sotto benevola osservazione. Si studiamo le sue mosse, il suo modo di porsi, gli argomenti che tratta. Presto si crea un clima di fiducia e sintonia Il bar della sede di Pesche, dislocato in posizione centrale nell’atrio della struttura, diventa un punto di incontro con tutti. Sin dall’inizio ho inteso questa presenza tra le mura universitarie, come un occasione di dialogo, amicizia e solidarietà.

Le tre “classi” universitarie Nel corso delle visite settimanali c’è l’opportunità di incontrare anzitutto i numerosi studenti, che frequentano le facoltà di Scienze politiche e Beni culturali a Isernia, Biologia ed altre facoltà scientifiche nel polo di Pesche di Isernia. Sono giovani provenienti da vari centri del Molise, regione che

Ho inteso la presenza tra le mura universitarie, come occasione di dialogo, amicizia e solidarietà

conta appena trecentomila abitanti e costituita perlopiù da piccoli paesi tra i 1.000 e i 2.000 abitanti. Molti studenti arrivano anche da regioni limitrofe, in particolare dalle provincie di Frosinone, Caserta, Salerno e Chieti. Alloggiano in appartamenti a Isernia e alcuni nelle stanze assegnate agli studenti nell’attico dell’edificio di Pesche. In città è presente anche, da tanti anni, un collegio femminile gestito da religiose. Con gli studenti si parla di tutto e in particolare dei disagi e dei sacrifici tipici di questa “classe”. La sede di Pesche dista 3 chilometri dal centro città e spesso, a dire degli studenti, non è ben collegata con il trasporto pubblico. Un secondo gruppo di persone incontrate sono i docenti. Qualcuno mostra una certa verve polemica, ma in generale c’è accoglienza e dialogo. Un terzo gruppo è costituito dal personale amministrativo e tecnico. Gli addetti, per intenderci, alla portineria, alla segreteria, all’amministrazione, all’organizzazione generale e ad altri ambiti. Persone che vivono, forse più di altri, le contraddizioni economiche e sociali di questa epoca che caratterizza la nostra Penisola.

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fatti

Chiesa e università:

una comune responsabilità per l’uomo La formazione della persona - in particolare delle giovani generazioni - e la coltivazione del sapere sono da sempre in primo piano nella sollecitudine pastorale della Chiesa. (…) Per questo, convinta che la fede in Gesù è generatrice di cultura e, al tempo stesso, reca in sé «l’esigenza di estendersi a tutti gli ambiti dell’umano ed ai vari settori della conoscenza, per manifestarvi quella luce intellettiva che illumina le singole realtà e le diverse situazioni nelle quali è in questione l’uomo», la Chiesa - legata all’università sin dalle sue origini - guarda ad essa anche oggi con speciale attenzione. (…) Il mondo dell’università costituisce oggi per la Chiesa motivo di particolare interesse, perché il messaggio cristiano penetri nei diversi contesti culturali, nei linguaggi della comunicazione e perché non vengano formulate «risposte che non incontrano più le domande che oggi si pone l’uomo nella sua consapevole salita lungo la scala della verità». “La comunità cristiana e l’università, oggi, in Italia”, Nota della CEI, anno 2000, n. 1

Un dialogo franco

Il ministero In università, a Isernia, non c’è una cappella, un luogo di culto e così ogni ambiente diventa utile. Le sante messe, celebrate in occasione del Natale e della Pasqua, sono organizzate nell’aula magna o in altre aule. Alcune persone chiedono la confessione. Per vivere il sacramento ogni luogo è idoneo: dalle panchine esterne all’università agli uffici, dalle aule ai corridoi. Non mancano colloqui più personali dove ascolto problemi, situazioni a volte difficili, nodi che chiedono di essere sciolti. Nei mesi di maggio e giugno del 2013, qua-

si senza accorgermene, viene fuori la necessità di un corso di cresima per quattro studenti. Vogliono ricevere il sacramento e desiderano prepararsi. Ci incontriamo una volta a settimana, dalle 13 alle 14, l’orario di intervallo dai corsi. Seguiamo, come traccia, il catechismo della chiesa cattolica. Gli incontri sono un’occasione per parlare anche di tanti altri argomenti della fede cattolica, della vita umana e dell’età giovanile. A fine corso i quattro ritirano un attestato di frequenza; riceveranno la cresima ciascuno nella parrocchia di origine.

Direi che in ambito universitario, la presenza di un sacerdote missionario sembra piuttosto gradita. Me lo confermano i messaggi giunti quando ho comunicato la notizia di un mio trasferimento. “La parola di conforto, la condivisione di eventi, la partecipazione a festività religiose ci mancheranno”, scrivono dall’università. Certamente, come chiesa, siamo “in casa d’altri”. Non si tratta, infatti, di locali di una parrocchia, di un istituto religioso tantomeno di un’università cattolica. La presenza va dunque modulata con umiltà e cogliendo le opportunità che si aprono. Non grandi programmi o progetti, almeno nella fase iniziale, ma una presenza che punta all’incontro personale, al dialogo, all’ascolto. Ci sembra che la nuova evangelizzazione sia proprio questo: un annuncio di Cristo realizzato con “mezzi poveri”, senza grandi strutture o strumenti particolari, dove conta la disponibilità, l’interesse per la persona, la testimonianza. Dove non si comunicano dogmi, ma il tentativo di seguire, ogni giorno, il Signore della vita che ci ama, ci attende e ci precede. n

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lettere dai missionari

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Una clinica mobile Il progetto “morbo di Hansen” prende molto del mio tempo. Ho un piccolo aiuto finanziario, ma il Ministero della Salute non sa troppo cosa fare. Forse stanno solo cercando di evitare il problema. Ho avuto più successo nello studio di un dentista che non nell’ufficio del direttore. In ogni caso, con i pochi fondi raccolti,

ho potuto inviare due tecnici di laboratorio per la formazione. Ho anche inviato un medico, e la settimana scorsa, un infermiere a Leogane, presso l’ospedale Cardinal Léger, l’unico posto di Haiti che può curare i lebbrosi. Qui a Gonaives ora abbiamo un’équipe pronta, ma dobbiamo convincere l’Organizzazione mondiale

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della Sanità che la lebbra esiste ancora ad Haiti. Mi è stato detto che sono gli unici che possono ottenere i farmaci necessari. In tutti i casi, è una sfida significativa. La gente si rende conto che stiamo cercando di fare qualcosa per aiutarla. Per ora, siamo costretti a mandarli a Leogane. Abbiamo montato un ambulatorio mobile per individuare questi casi; ma per ben due volte abbiamo annullato l’iniziativa a causa della mancanza di fondi da parte del Ministero della Salute. Tenteremo ancora a fine maggio. I lavori in casa sono fermi perché, per il momento, ho girato parte dei fondi al problema salute. Le intense piogge mi hanno

permesso di individuare tutte le falle nel tetto. So anche di quanti secchi ho bisogno per raccogliere l’acqua! Per quanto riguarda la nostra clinica mobile, il programma non è stato modificato. Sono andato al Ministero della Salute, ma il direttore non era lì. L’équipe avrà quattro dermatologi, cinque medici cubani, e quelli che ho inviato alla formazione nelle ultime settimane. C’è un’altra persona che vuole aiutarci. Lui e sua moglie stanno solo aspettando il mio segnale per iniziare. Comunico regolarmente a loro tutti gli sviluppi. p. John Henault OMI Haiti

Con l’Infanzia missionaria Era la mia prima volta in Borgogna, ottobre 2014, l’occasione per festeggiare la Giornata missionaria mondiale nella diocesi di Autun-Chalon-et-Mâcon in una giornata luminosa, non tanto per il sole quanto per la presenza gioiosa di 80 giovani. Hanno risposto positivamente all’invito dell’équipe di cooperazione missionaria della loro diocesi. Erano stati motivati e appassionati dalla prospettiva di poter correre nel grande parco verde e scoprire “la gioia

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MISSIONI del Vangelo”, cioè la gioia di essere essi stessi cristiani missionari nel loro quotidiano. Attraverso un’idea davvero originale, divisi in 9 gruppi, hanno fatto una grande caccia al tesoro. In tutto 9 tappe - e in ciascuna tappa la gioia di essere accolti da un missionario - alla scoperta di ritratti e testimonianze missionarie di mons.

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Romero, Anne-Marie Javouhey, S. Francesco Saverio, Robert Naoussi, p. Damien di Molokai, Madre Teresa, Santa Teresa di Lisieux. Quanto a me, dovevo far loro scoprire l’esempio di vita di mons. Romero, testimone missionario e martire, che ha donato la vita per difendere la causa dei poveri e dei piccoli. Grazie

al tradizionale gioco del tiro al barattolo, a turno i giovani dovevano far cadere solo le lattine sulle quali figuravano delle parole negative, e lasciare in piedi quelle con la scritta “vangelo”. Tutto ciò per far comprendere loro che degli uomini e delle donne hanno provato a far crollare e sparire attorno a sè le realtà negative della vita proponendo la buona novella di Gesù, la gioia del Vangelo. Oggi è il nostro momento di fare altrettanto là dove viviamo: provare a cancellare ciò che ci separa gli uni dagli altri e lasciare in piedi ciò che è positivo e costruire così un mondo più giusto e fraterno. Ed ecco lo slogan dell’Infanzia missionaria: “I bambini aiutano i bambini”! Dulcis in fundo, ci siamo ritrovati in cappella per rendere grazie a Dio per questa bella giornata missionaria e per vivere la celebrazione eucaristica portando nel nostro cuore i bambini del mondo, così che la gioia del Vangelo ci renda tutti missionari. Alfonso Bartolotta OMI alfonsobartolotta@omimissio.net

Parigi responsabile dell’Infanzia Missionaria OPM

Nuova missione in Uruguay A gennaio noi Oblati dell’Uruguay apriamo una nuova casa in una diocesi dove non siamo presenti: la diocesi di Mercedes che comprende le regioni di Soriano e Colonia, all’ovest e nord ovest del Paese. Concretamente staremo in un paese di 3.500 abitanti che si chiama José Enrique Rodó e che si trova a 209 km da Montevideo, la capitale. É una zona agricola dove si coltiva soia, frumento e mais e si alleva bestiame. Ci occuperemo della parrocchia, ma il nostro lavoro principale sarà animare tutta la diocesi nella dimensione missionaria. Comincerò questa nuova avventura insieme a p. Agostino Iaderosa. Stefano Cartabia OMI stefanocartabiaomi@gmail.com Uruguay

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lettere dai missionari

MISSIONI Sapori di festa popolare

Qui Uruguay

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Dopo qualche settimana di permanenza in Uruguay ho pensato di condividere una prima impressione avuta arrivando in questo piccolo, stupendo Paese dell’America Latina. Non vi parlerò di

sguardi, di sapori, di colori o di strade (con o senza buche), ma di un argomento al quale noi italiani, specialmente in questo periodo, siamo un po’ allergici. Mi riferisco alla politica. Qui si sono svolte le elezioni nazionali per la presidenza della

un paese all’altra dell’Africa. I Cognaguis, a partire dagli anni ’80, sono arrivati dalla Guinea nel centro del Senegal in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Nella mia ultima missione a Koungheul ho

cercato di aiutare alcune coppie Cognaguis, che vivevano già insieme e avevano dei figli, a fare il passo più impegnativo del sacramento del matrimonio. Con coraggio e di pazienza sono andato a cercarli

di Jacopo Papi OMI jacopapi@gmail.com

Qui Senegal di Pier Francesco Purpura OMI pierfrancescopurpura@yahoo.fr

La grazia del matrimonio In questi ultimi anni ho vissuto a contatto con l’etnia Cognaguis. Ho constatato che coloro che emigrano non si spostano solo verso l’Europa, ma vanno anche da

Repubblica. Senza essermi lasciato coinvolgere molto dall’analisi politica, le strade piene di striscioni colorati, bandierine, foto e slogan, mi dicono che qui la fiducia nella politica esiste ancora. Parlando con le persone, poi, l’impressione è che il politico sia uno di casa, di famiglia, nel quale riporre molta fiducia. Vissuta da osservatore esterno, la campagna elettorale ha assunto così il sapore della festa popolare e ho provato un po’ di invidia pensando a quante volte in Italia assisto invece a vere e proprie fiere della rabbia. Mi sono consolato pensando a Gesù. Seguendo Lui, non ho bisogno di cercare altrove, ho già Qualcuno in cui sperare.

nelle loro case insieme al catechista per incoraggiarli e proporre loro un cammino di preparazione al matrimonio. Dopo la messa domenicale ci siamo incontrati con 7-8 coppie, concludendo con un buon pranzo nella fraternità. Ci siamo conosciuti meglio. Con l’aiuto e la testimonianza di altre coppie già sposate siamo arrivati al passo importante nel giorno di Pasqua e in occasione della nostra festa patronale con grande gioia per le coppie e per tutta la comunità. Il Signore ha benedetto e fortificato con la sua grazia la vita di queste famiglie!

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missioni

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In cammino verso i 200 anni dalla nascita dei

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Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI) si apprestano a celebrare i 200 anni della loro nascita essendo stati fondati a Aix en Provence (Francia) il 25 gennaio 1816 da S. Eugenio de Mazenod. Questo anniversario riguarda, non solamente i membri consacrati della congregazione oblata, ma anche quanti si ispirano al carisma demazenodiano.

• riservare tempo alla riflessione e alla preghiera, evitare la fretta • preparare il materiale utile (la Bibbia, una lampada, una croce, ecc.) • tenere un quaderno per le note personali • esprimere la conversione con un gesto concreto

I Missionari OMI stanno vivendo un “triennio oblato”, che è iniziato l’8 dicembre 2013 e si concluderà il 25 gennaio 2017, con lo scopo di “accendere la fiamma della vita e della missione oblata in cammino verso il 36° Capitolo generale e il 200° anniversario della Congregazione”. Il primo anno ha come titolo: Un cuore nuovo: la vita in comunità apostolica, il secondo anno: Uno spirito nuovo: la formazione permanente, il terzo: Una missione nuova: lo zelo di non lasciare nulla di intentato. In questa pagina sarà possibile trovare alcuni testi che possono essere utilizzati per la riflessione e la preghiera personale, ma anche per animare incontri di adulti o giovani sui temi che stanno accompagnando l’intera congregazione oblata nelle sessanta e più nazioni dove essa è presente.

ATTEGGIAMENTI

E poi

• ascolto • apertura, disponibilità • conversione • fiducia

In ogni numero ci saranno riferimenti alla Parola di Dio, a testi oblati e suggerimenti per la condivisione e l’impegno. ■

SUGGERIMENTI

200 ANNI Missionari Oblati

di Maria Immacolata

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Damosso, P.

Romanzo D’Amore. Mario Borzaga San Paolo 2014, 15 euro

«Chi è Mario Borzaga? È la domanda che mi sono posto prima di scrivere questo libro. Come spiegare una profondità d’animo di cui non riesco a percepire il fondo, che cammina in parallelo alla leggerezza di un giovane bello, intelligente, pieno di vita, martire prima di compiere 28 anni, in un angolo sperduto di foresta in Laos, e mai più ritrovato? Una vita - quella di Mario Borzaga - sceneggiata come un romanzo, che lui stesso definisce Romanzo d’Amore». Paolo Damosso

DOVE Nelle librerie Paoline e in tutte le librerie.

Ritiro Associazione Missionaria Maria Immacolata laici e missionari OMI Frascati (Rm) 26-30 agosto 2015

FOR<- ->MISSION

Tema FOR<-->MISSION: Formazione e Missione “…perché stessero con Lui per mandarli ad evangelizzare” Animatore: p. Fabio Ciardi OMI Partecipanti: laici dell’AMMI, laici della famiglia oblata ed altri, missionari OMI Luogo Vermicino, Casa Provincializia OMI, Via Tuscolana 73, 00044 Frascati (Rm) Date arrivi 26 agosto pomeriggio, partenze 30 agosto dopo pranzo.

Informazioni su costi e prenotazioni (entro il 30 aprile): Stefano Dominici, stefanodominici2012@libero.it

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LE NOSTRE COMUNITÀ,

SPAGNA MADRID

CASA DEI MARTIRI OBLATI AVENIDA JUAN PABLO II 45.C.P. 28224 POZUELO DE ALARCÓN TEL. +34 913 5234 16 FAX +34 917 1586 39 omipozuelo@infonegocio.com

missioniomi www.missioniomi.it www.omi.it 0IV_cop_01_02_2015.indd 3

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