Prezzo di copertina € 2,40 - maggio 2015 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
Attualità
Dossier
Fatti
200 anni
P. Louis Lougen in vista del 200° dei Missionari OMI
Il rosario, teologia in ginocchio
P. Mimmo Di Meo racconta 20 anni in Uruguay
Maria Immacolata, madre della comunità apostolica
MISSIONI
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 5 MAGGIO 2015
IN PREGHIERA CON
Maria
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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 22 n.05 maggio 2015
attualità
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250
Le storie di Santa Maria Maggiore
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Conversione, santità e missione
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di Fabio Ciardi OMI
Christoph Heinemann OMI
EDITORE
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
Si può fare! Alla scoperta di Lettera Otto
10
Notizie in diretta dal mondo oblato
22
di Thomas Harris
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pax1902@gmail.com
a cura di Elio Filardo OMI
DIRETTORE RESPONSABILE
Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI
Mgc news
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Sentirsi povero con i poveri
30
La Ruta mariana
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di Angelica Ciccone
Claudio Carleo, Giovanni Chimirri, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Luisa Miletta, Sergio Natoli, Michele Palumbo
di Marina Tomarro
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
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Lettere al direttore
Tipolitografia Abilgraph - Roma
Lettere dai missionari
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FOTOGRAFIE
Qui Uruguay, Qui Senegal
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Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
19 euro 40 euro 38 euro 70 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare aprile 2015 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
IL ROSARI O
DOSSIER
preghiera di tutti
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Un commento ai misteri del Rosario di Pino Sorrentino OMI sorrentino.pino@omimissio.net
MISTERI GAUDIOSI 1° mistero L’annunciazione dell’angelo a Maria vergine Non si può nominare Nazareth senza un gioioso stupore: qui il Figlio di Dio diventa uomo. Qui si manifesta lo stile di Dio: la semplicità. Qui si rivela il mistero di Dio: Trinità d’Amore. Qui si manifesta il vero nome di Maria: amata da Dio; la sua missione: madre di Dio; il suo cuore: eccomi, con gioia e senza riserve. Come te, o Maria, voglio fidarmi di Dio, credere che Dio abbia un progetto d’amore per me e che diventare collaboratore di Dio sia la gioia più grande, la missione più feconda.
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una foto per pensare 014_021.indd 14-15
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foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it
UNA FOTO PER PENSARE
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Guardarsi negli occhi, incontrare la gente, ascoltare parole. Sono gesti che facciamo ogni giorno, a volte di fretta, a volte con più attenzione e tutti richiedono una cosa essenziale: l’altro. Per guardarsi negli occhi c’è bisogno di occhi diversi dai propri, per incontrare la gente c’è bisogno di persone e per ascoltare parole c’è bisogno di qualcuno che le pronunci. Forse non è facile rendersi conto che spesso c’è bisogno dell’altro anche per guardare sé stessi, per incontrare sé stessi, per ascoltare le proprie parole. L’altro è come uno specchio, che non riflette come siamo fuori, bensì come siamo dentro. 28
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Riflessi 29
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editoriale di Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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Un lungo ritorno
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P. Louis Lougen in vista del 200° dei Missionari OMI
Il rosario, teologia in ginocchio
P. Mimmo Di Meo racconta 20 anni in Uruguay
Maria Immacolata, madre della comunità apostolica
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 5 MAGGIO 2015
IN PREGHIERA CON
Maria
ono quasi le 18. Per molti italiani un appuntamento quotidiano. Telecomando, sedia o poltrona, corona tra le mani. TV2000 si collega con il santuario di Lourdes, i Missionari Oblati di Maria Immacolata che fanno servizio al santuario, a turno guidano la preghiera del rosario in diretta dalla grotta. Ci si raccoglie in preghiera, la statua della Vergine di Lourdes, le luci della sera, i volti delle persone davanti alla grotta… Tutto aiuta al raccoglimento e alla contemplazione. In centinaia di famiglie italiane (o di origine italiana) si ripete questa “liturgia” quotidiana, fatta di tradizione, fede, devozione mariana. La preghiera del rosario accompagna le generazioni cristiane. Se da giovani emerge soprattutto il peso della ripetizione, più avanti negli anni la si apprezza e la si gusta un po’ di più. Maria accompagna chi lo recita a mettere a fuoco, nel proprio cuore, i momenti della vita di Gesù, misteri della fede. Madre di tutti, accompagna ciascun credente, quasi per mano, alla porta del figlio Gesù. E questo a tutte le latitudini. Lo sanno bene i missionari che sgranano la corona insieme ai cristiani delle missioni dove servono ed educano i figli di Dio. La preghiera del rosario ha una storia antica e unica. Furono i monaci cistercensi e l’Ordine dei Frati predicatori, i
domenicani, ad iniziarne la diffusione nel periodo del tardomedieoevo quando si usava porre una ghirlanda di rose sulle statue della Madonna. In quell’epoca nacquero anche le Confraternite del Santo Rosario con lo scopo di diffondere questa preghiera, Una tradizione vuole che la Madonna apparve allo stesso S. Domenico consegnandogli un rosario nel 1214. Tra i santi che hanno contribuito alla promozione di questa preghiera ricordiamo senz’altro S. Luigi Grignion de Montfort e il beato Bartolo Longo, fondatore del santuario di Pompei. Le apparizioni mariane a Lourdes e a Fatima concorsero ulteriormente alla conoscenza e alla diffusione di questa preghiera. Numerosi sono stati i Missionari Oblati di Maria Immacolata che hanno contribuito a far apprezzare il rosario dal popolo di Dio. La lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, nella quale papa Giovanni Paolo II proclamava l’Anno del rosario e introduceva i misteri della luce, affermava che il rosario “se riscoperto nel suo pieno significato porta al cuore stesso della vita cristiana” (n. 3). È come se la Madonna conducesse dolcemente ogni cristiano al Figlio e al Padre; una sorta di percorso circolare, un lungo ritorno a Dio, principio e fine. I nostri giorni illuminati dall’Eterno e a lui indirizzati. ■
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lettere al direttore
Un lavoro bellissimo 8,10: entro a scuola con la valigetta a tracolla. Dentro c’è anche la mia Bibbia che, con il passare degli anni si è andata rimpicciolendo nel formato… È diventata tascabile, ma ha comunque il suo peso… Entrando nell’atrio un sorriso per tutti è d’obbligo per iniziare bene la giornata! Nella piccola aula, ridipinta di fresco dai genitori degli alunni (la scuola non ha fondi per il benessere del “nostro futuro”) ci sono i banchi vuoti e allineati. Ancora pochissimi minuti di quiete. 8,20: la campanella suona all’impazzata per un tempo che sembra esagerato in un luogo frequentato da tutti fuorché i settantenni poco-udenti che rimangono fuori dalle vetrate. I nonni, per il momento, hanno assolto al loro compito. La tradizione vuole che i bambini arrivino di corsa in una gara senza tempo che ogni mattina si rinnova nonostante i rimproveri del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA)
MISSIONI e nonostante i bambini abbiano, nel loro immediato futuro, un cospicuo numero di ore durante le quali saranno costretti a rimanere seduti: otto ore, turni da adulti anche per chi ha la mamma che non lavora… 8,30: la classe è piena a metà (sono un’inguaribile ottimista). 8,35: mentre aspetto i ritardatari svolgo qualche incombenza. Sto aggiornando il registro di classe quando una manciata di Puffi di gomma inonda la cattedra. Alzo gli occhi e lei, sguardo azzurro e sorriso sdentato, mi racconta qualcosa di sé. Questa bambina ha difficoltà a relazionarsi con i compagni, a concentrarsi e a portare a termine il suo
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lavoro. Ce ne sono tanti come lei, desiderosi di un’attenzione e di un affetto che a casa scarseggia. La ascolto ricambiando il suo sguardo, le regalo un sorriso e la “premio” con un compito: consegnare le cartelline con i libri di religione. “Grazie maestra!”. Un’altra, arrivando, mi saluta con un bacetto, come tante altre, ma questa bimba è preziosa: è con noi da un anno e ha dovuto subire le molestie sessuali da parte del padre con la madre consenziente. Rapportarsi con lei è una sfida: comunicarle il nostro affetto senza esagerare, cercando di insegnarle il giusto rapporto con gli adulti. Ora è affidata ad una
coppia generosa. A. invece, vive con due mamme e la sua vita, fra i compagni, è difficile, rendendola tale anche a noi, in classe. Iperattivo e con una limitata capacità di attenzione, dà fastidio a tutti e ha qualcosa da ridire su tutto. È alla ricerca di un equilibrio che lo identifichi e che gli dia la pace. 8,45: chi c’è, c’è… si comincia, “peggio per i ritardatari!” (incredibile quanto anche l’orario scolastico sia diventato “flessibile”). Ma poi, correzione dei compiti, riassunto delle puntate precedenti e… tutto concorre al bene di quanti arrivano tardi non per loro scelta. Tento di iniziare la lezione nonostante il
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moto perpetuo che agita i bambini: cade l’astuccio, si trascinano sedie e banchi… «ho la sedia troppo bassa!», «non ho portato il libro», «posso chiudere le tende?», «io oggi devo mangiare in bianco», «lui mi dà fastidio!», «non ho potuto fare i compiti», «fra un mese è il mio compleanno», «mio zio si chiama Giacomo come l’evangelista!»
-apostolo!- dico io, «sì, come l’apostolo!» (lo ricorderà?), «il mio cane sta male», «ieri ho visto il film di Gesù al catechismo!», «mi fa male la pancia», «mio nonno è in ospedale», «mi è caduto il dente!» (mostra la reliquia ancora sanguinolenta!)… Queste e decine di altre affermazioni/domande/ richieste mi soverchiano e tutte cominciano con la fatidica parola: maestra!
Ma siamo a Roma ed è ammesso anche un più sbrigativo “maè”! Ogni bambino la ripete svariate volte l’ora. Ore 8,50: ora basta aspettare! Uno, Due…un fuggi-fuggi generale accoglie il mio autorevole contare a voce alta. Ognuno di corsa al suo posto. Sanno che nessuno deve essere in piedi al mio tre! Quando tutti sono seduti, i libri sono aperti sul banco e nessun astuccio cade, nessuna sedia viene trascinata, sono state sedate tutte le liti e nessuno deve andare in bagno, il mio tono di voce si può abbassare, perché è il momento di parlare di Gesù! Le faccette attente con gli occhi che osservano ogni espressione del mio viso mi invitano a dare il
meglio di me. Incredibile accorgersi come la vita, le parole di un uomo chiamato Gesù vissuto duemila anni fa, riescano ancora ad affascinare, catturando l’attenzione di bambini iper tecnologici proiettati verso un futuro che, già a questa età, colgono incerto. Ma Gesù è una certezza, Gesù ama tutti, Lui non abbandona nessuno, neanche i più discoli; Gesù è una persona di cui ti puoi fidare, non si separa da te andando a vivere con un’altra mamma e non muore come i nonni. Parlando di Gesù riesco a comunicare la speranza. Questo è il mio lavoro: tanti bambini, tante storie che diventano la mia storia; le loro vite particolari e normali, rendono le mie giornate di lavoro “piene degli altri”, faticose, ma mai uguali, mai noiose. Un coinvolgente, bellissimo lavoro, grazie a Dio! Marina Falcone, AMMI Roma
A EXPO 2015
Uno stand della Santa Sede è presente a EXPO 2015, a Milano. È possibile avere informazioni sui contenuti e sul programma degli eventi collegandosi a www.expoholysee.org
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cartolina missionaria
La Roma di sant’Eugenio/4
Le storie di
Santa Maria Maggiore L’emozione delle numerose visite del fondatore degli OMI ad una delle quattro basiliche papali di Roma
M Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com
ese di maggio, mese di Maria? Qualcuno ha un’idea di quante chiese a Roma sono dedicate alla Madonna? Sant’Eugenio ha visitato Santa Maria degli Angeli, santa Maria Nuova, santa Maria in Campitelli, sopra Minerva, in Monterone, in Trastevere, in Comedin… e naturalmente, la prima di tutte, Santa Ma-
ria Maggiore. Sono andato anch’io, il 15 agosto, a visitare quest’ultima. Alla messa delle 10, al canto dell’inno angelico - “Gloria in excelsis Deo…” - la neve scende sull’altare. Stessa nevicata a sera, al canto del Magnificat durante il vespro: si aprono i cassettoni del soffitto, dorati con le lamine del primo oro che era giunto dal Nuovo Mondo appena scoperto da Cristoforo Colombo, e da lì piovono petali bianchi: sembra proprio neve! Così ogni anno, a ricordo della famosa nevicata dell’anno 352. A papa Liberio e al rappresentante dell’imperatore di Costantinopoli la notte tra il 4 e il 5 agosto 352 era apparsa in sogno la Madonna chiedendo che si dedicasse a lei una chiesa sul colle dell’Aventino. La mattina i due si recarono sul colle e sulla cima del Cispio trovarono la neve, ma soltanto sul luogo dove si sarebbe dovuta costruire la chiesa. Maria era stata proclamata Madre di Dio e subito in Occidente si volle dedicarle una chiesa.
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Le visite di S. Eugenio Sant’Eugenio la visitò più volte durante il suo primo soggiorno romano. Il 20 novembre 1825 annota nel diario: “Non ho potuto resistere al desiderio di entrare ancora nella basilica di S. Maria Maggiore. L’ho visitata per una mezz’ora senza fissarmi su nessun aspetto in particolare: godevo della bellezza di questo edificio e, strada facendo, ho notato con estrema edificazione la sollecitudine di un grande numero di pellegrini che si avvicinavano in folla ai tribunali della penitenza… L’insieme di questo spettacolo mi edificava e mi colpiva allo stesso tempo”. Vi tornò tre giorni più tardi - era la quarta volta che vi entrava - fermandosi per un’ora intera, interessato a tutti i suoi particolari: “La si chiama anche Santa Maria ad Praesepe - scrive ancora nel diario - perché vi si conserva la mangiatoia di nostro Signore. La chiesa è sostenuta da 40 colonne antiche e ornata di mosaici. Un gran numero di papi hanno contribuito a ornarla e arricchirla di immensi tesori: Gregorio III, Adriano I, Leone III, Pasquale I, Gregorio IV. Nel 1188 Clemente III vi aggiunse il palazzo e Gregorio X vi costruì il campanile. Nel 1286 Nicola IV restaurò il palazzo e vi abitò. Infine Benedetto XIV fece di nuovo la facciata, il portico e restaurò la Chiesa e il palazzo. Impossibile entrare nei dettagli della bellezza dell’altare maggiore e delle due grandi cappelle laterali. Non ho mai visto marmi così belli come quelli che ornano la cappella della S. Vergine: l’occhio non ne era mai soddisfatto .
Le storie Dobbiamo proprio visitarla anche noi, e come lui lascarsi prendere dall’inconfondibile atmosfera mariana, contemplare i mosaici, l’immagine della Madonna Salus populi Romani… Potremmo ascoltare anche le storie che
A destra la ‘Sacra Culla’. Sotto una delle due file di colonne che divide l’interno della chiesa a tre navate
sempre si raccontano. Sapete dell’esarca Olimpio che voleva uccidere papa Martino I? Era programmato che quando il papa gli avrebbe dato la comunione lo scudiero di Olimpio avrebbe dovuto pugnalarlo, ma al momento concordato lo scudiero diventò improvvisamente cieco e l’esarca si convertì… Sapete di quando il prefetto Cencio con una banda di armati salì sull’altare, prese Gregorio VII e lo trascinò prigioniero nella torre? Il popolo, superato il primo momento di sbandamento e di terrore, liberò il suo vescovo che, uscito dalla torre, salvò il prefetto dal linciaggio e lo perdonò. Sapete perché una delle campane del campanile - il più alto di tutti i campanili di Roma - si chiama “la sperduta”? Perché i suoi rintocchi, di notte, aiutarono una pellegrina che si era perduta nella campagna circostante a ritrovare la strada. La donna lasciò una somma perché ogni notte, alle due, si suonas-
sero dei rintocchi per chi si fosse eventualmente smarrito (oggi la campana non la trovate più a Santa Maria Maggiore, ma in Vaticano, dove l’ha portata Leone XIII). Conoscete la tomba del Nigrita che si trova nella Cappella Cesi? Era l’ambasciatore del re del Congo mandato a Roma nel 1604 per ottenere missionari per il suo paese. Tre anni di viaggio… e morì il giorno prima di essere ricevuto dal papa. Ma la storia più bella che non ci stancheremo mai di raccontare è proprio quella della Madre di Dio che dà alla luce il figlio Gesù. E dovremmo raccontarcela giù, sotto l’altare della confessione, dove c’è la mangiatoia di Betlemme! O nella Cappella delle Reliquie, dove sono custodite alcune pietre della stalla, un po’ di fieno sul quale Maria depose Gesù, frammenti delle fasce nelle quali lo avvolse… O nella Cappella Sistina (non quella del Vaticano!) dove troviamo il più antico presepe romano, n
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attualità
Conversione santità e missione
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Parla p. Louis Lougen, superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, in vista del 200° anniversario della congregazione oblata Christoph Heinemann OMI Sebastian Veits per gentile concessione della rivista oblata Der Weinberg. Germania
A
bbiamo dialogato con p. Louis Lougen, superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. sul significato del lavoro missionario nel 2014, sulle preoccupazioni della chiesa per i sacerdoti e i giovani religiosi e sull’esempio di papa Francesco. Il prossimo anno, i Missionari Oblati di Maria Immacolata celebreranno il 200° anniversario della loro fondazione. Che cosa si può aggiungere allo spirito missionario degli inizi? L’ultimo Capitolo generale del nostro ordine ha posto la parola “conversione” come punto centrale. Se siamo disposti a pentirci, allora il nostro spirito si rinnova. Tale conversione è sempre necessaria. Una seconda cosa era importante per S. Eugenio de Mazenod, ovvero ciò a cui dobbiamo tendere: la ricerca della santità.
Conversione, santità e missione sono espressioni che non sono molto in voga oggi. Perché mai dovremmo ancora essere missionari? Per molte ragioni. Prendiamo l’esempio di papa Francesco. Ha lavato i piedi ai carcerati il giovedì santo. È andato a Lampedusa per incontrare i rifugiati e in un’altra parte dell’Italia ha visitato i disoccupati. Viviamo in un mondo frantumato. Un mondo di migranti, rifugiati, disoccupati, poveri e vittime della corruzione. Anzitutto il mondo non deve chiudere gli occhi. Il Santo Padre ci dice: guardate questo mondo! Non è Hollywood, non è solo il vestito di Yves Saint Laurent che indossiamo e la BMW che guidiamo. Tutti questi annunci pubblicitari che continuo a vedere negli aeroporti, diamanti, champagne e quant’altro, vogliono farci vedere che questo è ciò che significa la vita. Che cosa è la felicità? Questa non è la felicità! Penso
Sopra, reliquia del cuore di S. Eugenio. A fianco, Gruppo OMI, Germania 2003
che la gente lo sappia dentro di sé fin troppo bene. A volte ci vuole qualcuno che metta il dito nella piaga e dal punto di vista del credente ponga la domanda: “Come rispondere alle esigenze del mondo mentre andiamo tra la gente?”. La missione, in questo senso, comporta una testimonianza personale. Come dovrebbe essere questa testimonianza per diventare sempre più credibile? La risposta si trova nei voti religiosi di povertà, castità e obbedienza. Lo stato di povertà: u n elemento della nostra testimonianza deve essere la modestia e la semplicità. Non possiamo avere tutto ciò che ci propone la pubblicità.
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La modestia deve determinare il nostro stile di vita. La castità rappresenta, per noi, la risposta alla chiamata personale di Cristo. E, infine, l’obbedienza: Questo implica la santità. Una santità che dice: io sono pronto, io sono dedito, io do me stesso; questo è essere Oblato. Tutto questo significa essere missionari: Vado dove la comunità ha bisogno di me. Lei come superiore generale viaggia molto nel mondo oblato. Ci sono particolari aree che confermano tutto questo? Esempi positivi sono le nuove missioni. Gli Oblati polacchi cercano di lavorare in Russia. Oblati dallo Zambia vogliono andare in Malawi, altri dal Senegal a lavorare in Guinea-Bissau, il Congo ha una missione in Angola. Sono unità che dispongono di risorse finanziarie molto limitate, ma sono benedette con la vocazione di andare al di là dei propri limiti, vogliono che la chiesa aiuti localmente. Questo spirito che gli Oblati vanno al di là dei propri limiti l’ho visto in molti luoghi del mondo. Perché ci sono pochi giovani in Europa e negli Stati Uniti che hanno la vocazione a diventare Oblati. Cosa si può fare?
Direi che gli Oblati non sono abituati a pensare esclusivamente alle proprie faccende. Alcuni, a proposito della contrazione numerica, vedono questo discorso in modo diverso. Noi siamo vicini al popolo e quindi ci preoccupiamo meno di noi stessi. L’autopromozione non è la nostra forza e la pubblicità per il lavoro è un servizio che si deve realizzare da sé. Bisogna inoltre aggiungere l’approccio personale ai giovani. Gesù si rivolse ai suoi discepoli chiamandoli per nome, noi dobbiamo invitare i giovani personalmente. Quando ero superiore degli Oblati negli Stati Uniti, ho percorso tutto il paese e ho chiesto agli Oblati: “Ci sono vocazioni in questa comunità?” Abbiamo avuto 20 giovani delle parrocchie oblate che sono andati nei seminari delle diocesi. Ho quindi chiesto agli Oblati del luogo, perché non sono diventati Oblati i 20 giovani. Mi sono state date scuse a buon mercato.
Il problema è spesso lo stesso: lavoriamo duro, vediamo i giovani direttamente faccia a faccia, ma non abbiamo mai chiesto: “Hai pensato di diventare Oblato? Possiamo parlarne” Noi diciamo: “Forse non dovrei parlare con lui, non voglio intromettermi, deve emergere dal di dentro…”. Gesù era molto diretto. Quindi abbiamo bisogno di essere diretti. E abbiamo bisogno di farci conoscere. La preghiera, l’invito diretto e la nostra personale testimonianza di vita sono il fattore importante. I giovani sono alla ricerca di cose buone. Nella sua lettera dell’8 dicembre scorso, ha espresso agli Oblati e all’associazione laicale l’importanza di avere una buona cura pastorale delle vocazioni. Naturalmente sono a conoscenza delle realtà demografiche, vengo dagli Stati Uniti e so anche come si presenta la situazione in Germania con le vocazio-
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attualità
A sinistra, i partecipanti all’ultimo Capitolo generale OMI che ha eletto p. Lougen superiore generale. Sotto, attività oblate in Germania
ni sacerdotali e religiose. Ma ci sono ancora giovani che optano per la professione clericale. Sento sempre dire “sono troppo borghesi”. Sono stanco di sentirlo! Penso che i giovani sono alla ricerca di testimonianze autentiche. Penso che abbiamo un grande carisma che attira giovani entusiasti. Ma alcuni di noi possono avere mollato di fronte a giovani che non hanno fede. Le spiegazioni sono facilmente reperibili: tutto è dettato dalla secolarizzazione e dalle tendenze demografiche. Certo, la situazione non è facile, ma qui da voi, nella provincia oblata centroeuropea esistono giovani che vogliono essere Oblati. Non ce ne sono tanti come in passato, ma esistono.. Missione e formazione dei giovani religiosi sono questioni complesse. Gli Oblati fanno affidamento sul sostegno di benefattori e amici. Vuole dire qualcosa alle nostre lettrici e ai nostri lettori che ci aiutano in molti modi? Sono molto grato alle persone che so-
stengono i missionari. Questo avviene in molti modi. Ho visto le donazioni di abbigliamento, che vengono inviate dalla Germania alle missioni. Ci sono persone che pregano per noi, persone che ci sostengono finanziariamente e ci sono laici associati che ci sostengono in tanti modi. Tutte queste persone sono in solidarietà con il nostro credo e la nostra missione. Così la prima parola che voglio dire è semplice: grazie! Si tratta di un vero e proprio segno del corpo di Cristo, siamo insieme, siamo collegati e ci aiutiamo a vicenda. Non è la nostra missione, è la missione di Dio e si può aiutare anche donando poco. Quindi: grazie a tutti gli associati e a coloro che ci sostengono, a coloro che pregano con e per noi nel Centro Europa e in tutto il mondo. La seconda cosa che vorrei dire è: ascoltare e agire con il Santo Padre! Viviamo in un tempo di grazia. Mi è piaciuto papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Entrambi hanno portato i loro doni alla chiesa. E ora Dio ci benedice di nuovo con un meraviglioso papa, che ci mostra a che cosa dovremmo guardare. Ancora una domanda, c’è qualcosa che lei desidera per se stesso e per la famiglia oblata? Il mio augurio è che, io stesso e tutti noi seguiamo il Vangelo e il carisma di sant’Eugenio, questo spirito di gioia e di speranza possa irradiarsi nel mondo, come ci propone papa Francesco. Ciò include la profonda consapevolezza di essere amati da Dio e conoscere Dio. La presenza di Dio, la certezza che Dio è vicino, ci riempie di gioia. Nel 1975 ero in seminario a Washington. Erano giorni difficili. È stato dopo il Concilio Vaticano II. In tutto il mondo, decine di migliaia di sacerdoti, suore e fratelli hanno abbandonato i voti e lasciato la chiesa e sembrava che tutto crollava. Paolo VI ci richiamò tutti alla gioia cristiana nel
Chi è? P. Louis Lougen è nato nel 1952 a Buffalo, New York, Stati Uniti. Terminati gli studi entrò nel noviziato dei Missionari OMI e nel 1973 prese i voti. Nel 1978 è missionario in Brasile, dove ricopre vari compiti. Rientra nel 1996 negli Stati Uniti, per lavorare come formatore e parroco. Tra il 2005 e il 2010 è consigliere provinciale. Il 28 settembre 2010 il 35° Capitolo generale dei Missionari OMI lo elegge superiore generale.
suo messaggio di Avvento. Non ricordo esattamente che circostanza fosse, si trattava di un messaggio nell’Anno Santo. E mi chiedevo: come possiamo celebrare, come possiamo essere felici, se guardiamo il mondo con tutti i suoi problemi? La risposta è: la gioia cristiana non è la gioia euforica non è un’atmosfera di festa. Essa nasce dal fatto che il Signore è vicino. Pertanto, possiamo gioire, perché alla fine viene la salvezza. Anche in mezzo alla guerra, alla fame e all’ingiustizia, il Signore ci resta vicino. n
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Si può fare! Alla scoperta di Lettera Otto
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foto e testi di Thomas Harris www.thomasharris.it
S
e entrate nel sito della Onlus Lettera Otto (www.letteraotto.it) troverete questa frase ad aprirvi la porta di un mondo speciale. L’ottava lettera dell’alfabeto è la “H” che, in questo caso, è usata per “handicap”. Nessun doppio senso, nessuno scherzo... una semplice presa di posizione! Si può fare! Questa cooperativa nasce nel 1990, a San Giovanni Valdarno (Fi), dall’idea di
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attualità
Lettera Otto
facebook I volti dei giovani protagonisti di “Lettera Otto” accolgono il visitatore del profilo Facebook. Un “Mi piace” è un modo come un altro per aiutarli
una mamma di una ragazza sordomuta che, arrivata la maggiore età, nonostante un diploma di scuola superiore e le notevoli capacità, non riusciva a trovare nessun impiego. Visto che la vita l’aveva già messa a dura prova costringendola a convivere con la sua “lettera otto”, la madre voleva provare ad evitarle ulteriori umiliazioni. Questo timore ha spinto la donna ad avere coraggio e ad aprire una cooperativa sociale che mettesse a disposizione di persone con disabilità, ma che fossero comunque capaci di manualità, un posto di lavoro. È così che è nata una
splendida realtà che da 25 anni si occupa di legatoria e che produce delle splendide bomboniere per matrimoni, comunioni, battesimi. Non solo! La curiosità delle persone che hanno conosciuto la cooperativa è cresciuta nel tempo...e così sono stati organizzati spettacoli teatrali che avevano lo scopo, non solo di far impegnare i ragazzi in attività comunicative-emozionali, ma anche di farli conoscere e di conseguenza far conoscere lo scopo sociale di “Lettera Otto”. Un bell’esempio di come si può trasformare una sofferenza in vita reale… ■
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IL ROSARI O preghiera di tutti Un commento ai misteri del Rosario di Pino Sorrentino OMI sorrentino.pino@omimissio.net
MISTERI GAUDIOSI 1° mistero L’annunciazione dell’angelo a Maria vergine Non si può nominare Nazareth senza un gioioso stupore: qui il Figlio di Dio diventa uomo. Qui si manifesta lo stile di Dio: la semplicità. Qui si rivela il mistero di Dio: Trinità d’Amore. Qui si manifesta il vero nome di Maria: amata da Dio; la sua missione: madre di Dio; il suo cuore: eccomi, con gioia e senza riserve. Come te, o Maria, voglio fidarmi di Dio, credere che Dio abbia un progetto d’amore per me e che diventare collaboratore di Dio sia la gioia più grande, la missione più feconda.
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Da sinistra, il santuario della Madonna di Bonaria a Cagliari, la grotta del santuario mariano di Kaliori in Indonesia e il santuario di Pompei
2° mistero
3° mistero
4° mistero
La visita di Maria Santissima a S. Elisabetta
La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme
Gesù viene presentato al tempio da Maria e Giuseppe
La serva del Signore diventa la serva degli uomini. La sua fretta ci parla della puntualità del cuore, del desiderio di arrivare dove Dio chiama. E dove arriva la madre del mio Signore esplode la gioia. La gioia è il segno che nella casa di Zaccaria è entrato Gesù attraverso Maria. Vieni anche nella mia casa, o Maria. Ho bisogno di te, ho bisogno di imparare da te ad andare incontro agli altri, senza calcoli e senza ritardi, per donare Gesù che vive in me.
Betlemme: le profezie diventano realtà. Una grande gioia viene annunciata: Dio è con noi, Dio è per noi, Dio si è fatto bambino. Intorno alla grotta di Betlemme c’è grande agitazione: angeli in festa, pastori stupiti, re magi in ricerca, Erode inquieto, Gerusalemme teme… E tu, Maria, nel silenzio adori il Figlio di Dio e lo doni per farlo vedere. Anche a me è chiesto non solo di parlare di Lui, ma di farlo vedere nella mia vita.
Dio va incontro al suo popolo. Nel cuore della città santa, solo Simeone ed Anna vanno incontro al Signore. E una strana profezia viene annunciata: Gesù è segno di contraddizione, la fede comporta un pericolo, un attentato alla tranquillità personale. Non permettere, o Maria, che paura e ipocrisia cancellino in me lo spirito di profezia, la gioia e l’umiltà di dire la Parola, di contestare le contraddizioni e le ingiustizie.
TEOLOGIA IN GINOCCHIO UN LIBRO DEL TEOLOIGO FLORIAN KOLFHAUS SPIEGA COME RECITARE BENE UNA DELLE PREGHIERE PIÙ CARE AL POPOLO CRISTIANO DI FEDERICO CAPITAN, ZENIT
Il rosario è una delle pratiche più care al popolo cristiano, segno di autentica devozione alla Madonna e strumento attraverso il quale ci si avvicina sempre più a Gesù. Per recitare bene la preghiera mariana, mons. Florian Kolfhaus, officiale
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L’immacolata di Clemente Rebora
(1885-1957) Partecipò come ufficiale di fanteria alla guerra del 1915-18 e subì un forte trauma nervoso in conseguenza delle drammatiche esperienze affrontate. Nel 1931 entrò nel noviziato rosminiano dell’Istituto della Carità di Domodossola e nel 1936 prese gli ordini.
5° mistero Il ritrovamento di Gesù nel tempio La santa famiglia, nulla di più semplice e allo stesso tempo di più meraviglioso. Ma in questa comunità d’amore vive Dio, che in Gesù ha preso un volto umano. Anche questa
Ignare a quella sete che per noi patì là in Croce Cristo benedetto onde sgorga la Fonte da Maria che quanti appaga infin l’imparadisa, urlan le genti, dopo aver mangiato terra per cibo: - bruciamo di sete! e come pazze si scontran cercando sorsi a ristoro, e le sorgive tutte di loro stragi sfociano inquinate. Tu l’unica sorgente, o Immacolata, donde fluisce acqua di vita al Cielo che per l’amore in vino e vino in sangue a Cana è pregustata e sul Calvario versata al mondo dal Cuore Divino!
famiglia sperimenta l’angoscia, la solitudine, il giudizio. Quando Gesù manifesta la sua vera identità non è facile capirlo. La fede è anche fatica. Maria consola i tanti genitori smarriti, insegnagli l’arte d’amare senza possedere, di incoraggiare senza imporre, la pazienza dell’ascolto e la sapienza del dialogo.
MISTERI LUMINOSI 1° mistero Il battesimo nel Giordano Gesù riceve da Giovani Battista, insieme al popolo, un battesimo per il perdono dei peccati. Ma tu, Gesù,
presso la Segreteria di Stato e teologo, ha scritto “Il Rosario. Teologia in ginocchio”, edito da Cantagalli. Con il piccolo volume, l’autore offre utili meditazioni sui misteri del Rosario, e lo fa dal punto di vista di un “massimalismo mariano” ammirevole, soprattutto ai giorni nostri, in cui la teologia sembra preferire una visione di Maria Santissima quale “donna feriale”, creatura tra le creature, non diversa dalle altre donne della storia. «Non pochi teologi, spesso sulla base di considerazioni ecumeniche discutibili,
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non sei un peccatore, però condividi la mia condizione di peccatore, così come sulla croce tu muori per me peccatore, e in compagnia di due peccatori. Maria, aiutami a comprendere che la nuova identità di figlio di Dio, ricevuta nel battesimo, è una vita di condivisione e di solidarietà, come per Gesù.
2° mistero Le nozze di Cana Grazie, Gesù, perché hai scelto una festa di nozze per inaugurare la tua missione, per presentarti a noi come il Dio della gioia e della festa. Grazie, perché tu desideri avere con noi un rapporto sponsale. Maria, tu conosci il segreto per trasformare la nostra vita in una festa, il nostro rapporto con Gesù in una storia d’amore senza fine. Ripetici ancora una volta, senza mai stancarti: fate, realizzate, mettete in pratica la parola di Gesù. Grazie, Maria, per aver condiviso con noi il tuo segreto.
3° mistero
cogliere il dono di Dio e ad impegnarmi con passione e senza rimpianti.
L’annuncio del regno di Dio
5° mistero È bello stare con Gesù. È dolce ascoltare la sua parola. È vita contemplare Gesù. Cogliere qualcosa del suo mistero, lasciare che il velo che lo avvolge si apra un po’ per vedere il suo volto. Maria, insegnaci l’arte di stare, di ascoltare, di amare Gesù. Di credere che la sua parola è come «lampada che brilla in luogo oscuro», parola che ci permette di camminare sicuri verso la nostra salvezza.
4° mistero La trasfigurazione L’invito è chiaro, forte e urgente: è inaugurato il Regno di Dio: venite, in fretta e con gioia, a farne parte. Lasciate il vecchio mondo, liberatevi di voi stessi e accettate di fare della vostra vita un dono d’amore. Maria, queste parole di Gesù io le vedo realizzate in te in modo meraviglioso, perché tutta la tua vita profuma di grazia e di servizio. Aiutami ad ac-
propagandano un “minimalismo mariano” e mettono in guardia dal pericolo di esagerazioni, come se l’onesto e sincero amore per Maria dispiacesse al Figlio o lo mettesse da parte», scrive infatti mons. Kolfhaus. Tutto questo avviene spesso in nome del Concilio Vaticano II, che però «non mette assolutamente in discussione il principio de Maria numquam satis, ma anzi conferma il culto speciale dell’Iperdulia riservato solo a Maria». A prova di questo sano massimalismo, l’autore si dichiara sostenitore della tesi “immortalista”: «Maria non è morta - scrive - Il suo ritorno a casa era così come Dio lo
L’eucaristia Poche e semplici parole che sono l’essenza del Vangelo: questa è la mia vita che offro per voi, questo è il mio sangue che verso per voi, affinché abbiate la vita vera. Un dono meraviglioso, per cui non finiremo mai di dire grazie, e un programma di vita: dare la nostra vita in dono, gratuitamente e con gioia. Come Gesù. Maria, donna eucaristica, aiutaci a mantenere sempre viva la memoria del dono di Gesù, ad accostarci con vera fede all’eucaristia, a lasciare vivere Gesù in noi.
MISTERI DOLOROSI 1° mistero L’agonia di Gesù nel Getsemani Getsemani: è l’ora dell’angoscia, della solitudine, della grande scelta. Gesù cer-
volle per Adamo ed Eva, se non avessero peccato. Almeno una persona su questa terra doveva vivere senza peccato e dipartirne senza morire. Almeno una volta, vi doveva essere un amore così forte e puro, che non innalza soltanto l’anima a Dio, ma con impeto estatico, strappa anche il corpo dalla strettezza di questo mondo». Come ogni creatura, anche Maria è stata creata dal nulla. Come tutti i figli di Adamo, anche Ella ha avuto bisogno di Cristo Salvatore e Redentore, il quale non l’ha purificata dal peccato - come tutti noi grazie al battesimo - ma preservata e santificata per rendere sua Madre la “piena di grazia”.
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Il calvario della madre
(1870-1945), Scrittrice e poetessa lombarda, è stata la prima e al momento unica donna ad essere ammessa all’Accademia d’Italia. Alcuni compositori italiani, tra i quali Pier Adolfo Tirindelli, hanno basato la propria produzione musicale sui versi della poetessa.
di Ada Negri
Grembo materno straziato e forte, di tua fecondità l’invitto segno in te impresso sarà fino a morte. Ave. Bocca materna, non avrai più baci che non sien quelli di tuo figlio - come sigilli d’oro fulgidi e tenaci. Ave. Occhi materni, voi vedrete il mondo dietro un velo di lacrime, seguendo ansiosi il folleggiar d’un bimbo biondo. Ave. Mani materne, voi più non saprete che blandire e sanar le rosse piaghe di colui che a la terra offerto avete. Ave. Vita materna, non sarai più nulla fuor che l’ombra vegliante ad ali aperte, con lunghe preci, a fianco di una culla. Ave. Cuore materno, cuore crocifisso, cuor benedetto, cuore sanguinante, cuore pregante a l’orlo d’un abisso, non più per te, non più per te vivrai; ma pel figlio in mille forma di perdono e d’amor rinascerai. Ave.
Ciò che Cristo è e possiede (de condigno), grazie alla sua natura divina unita con quella umana, voleva comunicare a sua Madre per alzarla (de congruo) sul suo stesso trono. Infatti, «la chiesa utilizza i titoli cristologici anche per la Madre di Gesù in forma femminile: re e regina, mediatore e mediatrice, salvatore e salvatrice, il nuovo Adamo e la nuova Eva. Santa Caterina da Siena (1347-1380) chiama Maria Redemptrix, “Redentrice”. Maria è così coinvolta nell’opera di redenzione di Cristo da poter letteralmente affermare che non esiste altra via oltre a lei, che conduca a Gesù». Un vero cattolico, dunque, non può non essere mariano. Nell’amore alla Madonna,
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ca l’affetto e il sostegno dei suoi amici, ma… invano. Maria come sei stata vicina a Gesù in quest’ora così importante e dolorosa? Nell’ora della mia agonia, del grande e decisivo combattimento restami accanto, Maria, perché io possa dire con il cuore: “Padre, nella tua volontà la mia pace e la mia gioia”.
2° mistero
Schiaffeggiato. Insultato. Guardando te, Gesù, uomo dei dolori, non posso che guardare con vergogna il mio orgoglio, la mia arroganza, la ricerca del piacere e dell’utile personale, che mi distruggono come persona e mi inducono ad essere crudele con gli altri. Maria, intercedi per me un cuore nuovo per affrontare con coraggio e decisione un vero cammino di liberazione.
La flagellazione di Gesù
4° mistero
Perché tanta brutale violenza? Perché tanto accanimento su un innocente? Maria, ottienimi occhi per vedere, mani per aiutare, piedi per incontrare i poveri dai molteplici volti che, in ogni parte del mondo, vengono flagellati nel corpo e offesi nell’intimo. Fa’ che io veda in loro i patimenti del tuo Gesù, l’innocente torturato. Fa’ che io, per loro, abbia il coraggio di compromettermi.
Il viaggio al Calvario di Gesù carico della croce
3° mistero L’incoronazione di spine Gesù è incoronato di spine. È deriso.
Gesù non è più in grado di portare il peso della croce. Neppure tu lo puoi aiutare, Maria. È costretto a farlo l’uomo di Cirene. Immagino con quanto amore lo hai guardato e in cuor tuo ringraziato. Maria, aiutami a diventare un buon Cireneo per i tanti “crocifissi” che incontro sul mio cammino, ma fa’ che non manchi sulla mia strada un buon Cireneo, quando il cammino della fedeltà all’Amore diventa faticoso e oscuro.
come insegna San Massimiliano Kolbe, il “folle dell’Immacolata”, non si dice mai abbastanza, perché mai l’uomo potrà amarla quanto l’ha amata suo Figlio. Non bisogna aver paura, quindi, di pregare Maria, perché il culto a Lei nulla toglie a Gesù, anzi, è da Lui voluto. D’altra parte, stando anche a quanto scritto da San Luigi Maria Grignion de Montfort, attraverso Maria si giunge più facilmente a Cristo. Per diventare santi e arrivare a Gesù è necessario andare a scuola dalla Madonna, che ci istruisce proprio con il Rosario: «Chi lo recita - scrive Kolfhaus - studia la teologia in ginocchio. Il rosario, infatti, è nato dal desiderio di contemplare Gesù con e
5° mistero Gesù è crocifisso e muore in croce Gesù è innalzato sulla croce, sospeso tra il cielo “lontano” e la terra “violenta”. Ecco il grande segno dell’Amore. Non sono i chiodi che tengono Gesù in croce, ma il suo amore per me! Maria, con la tua tenerezza di Madre, aiutami a non distogliere mai lo sguardo dal tuo Gesù crocifisso, a lasciarmi attrarre dal suo dono, a lasciarmi trasformare dal suo amore.
MISTERI GLORIOSI 1° mistero La risurrezione di Gesù Il Signore è risorto! Allora il desiderio di vita e di gioia che porto nel cuore non è un’illusione, un sogno inutile, ma è un dono Dio! Perché la vita di Dio è in me, potenza di risurrezione. Maria, fa che io possa imitarti nel custodire e
attraverso Maria, per imparare a conoscerlo meglio e ad amarlo di più». Attraverso la ripetizione regolare dell’Ave Maria viene rafforzato e affinato il sensus fidei dei fedeli: si ottengono grandi grazie e si vincono tante battaglie. Ecco allora che lo strumento più efficace per la nuova evangelizzazione, di cui tanto si parla, non può che essere il ricorso fiducioso e costante alla Madonna. Bisogna ripartire, cioè, dal rosario, e il libro di mons. Kolfhaus «che altro non vuole essere se non un sostegno allo studio della “teologia in ginocchio” è con speranza un contributo all’aumento sempre maggiore della lode per Maria».
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ravvivare ogni giorno Gesù in me, certezza della mia risurrezione.
2° mistero L’ascensione di Gesù al cielo Nel contemplare Gesù che sale alla destra del Padre, nel suo regno di luce, penso a te, Maria, piena di gioia per l’esaltazione del tuo Gesù. “Io vado al Padre. Io vado a prepararvi un posto. Io sono con voi sempre”, ci ripete Gesù. Questa è la nostra fede, la nostra forza, la nostra gioia, perché Gesù è invisibile, ma non assente e noi camminiamo fiduciosi in attesa del suo ritorno.
3° mistero La discesa dello Spirito Santo nel cenacolo Maria nella tua vita tu hai sperimentato che lo Spirito ha fatto grandi cose; tu il giorno di Pentecoste hai visto rinnovare il cuore de-
gli apostoli; tu a Pentecoste hai assistito alla nascita dellachiesa. Tu, Madre della chiesa, ottienici una rinnovata Pentecoste, affinché possiamo essere chiesa capace di annunciare con rinnovato entusiasmo che Gesù è il Signore.
mano e ancora una volta raccontami di Gesù, riaccendi in me il desiderio del cielo, affinché la stanchezza, gli affanni e le insidie del viaggio della vita non rallentino il mio cammino. Ripetimi con dolcezza e forza: il bello deve ancora venire!
4° mistero
5° mistero
L’Assunzione di Maria al cielo
L’incoronazione di Maria, regina del cielo e della terra
Che bello, Maria, saperti in cielo accanto a Gesù. Tu sei per me un segno di consolazione e di sicura speranza, perché anch’io voglio essere dove sei tu, in cielo con Gesù. Maria, prendimi per
Ti ringrazio, o Signore Gesù, per aver scelto Maria come tua madre e di averla incoronata regina del cielo e della terra. Ti ringrazio, o Maria, perché in cielo non ti sei dimenticata della terra, ma condividi la passione di Dio per l’umanità. Ti domando, o Regina del cielo, l’umiltà, strada che conduce alla vera dignità, perché Dio innalza gli umili e rovescia i potenti dai troni. ■
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Notizie in diretta dal mondo oblato
messaggi Pakistan e notizie Gli Oblati in pericolo a marzo dalle missioni utti i media hanno riferito dell’attacco terroristico dello scorso 15
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marzo contro i cristiani riuniti in due chiese di Youhanabad, alla periferia di Lahore. Le vittime sono state numerose, 17 morti e più di 80 feriti, alcuni dei quali in condizioni critiche. Youhanabad è il più grande complesso cristiano del Pakistan dove più di 40 confessioni raggruppano 150mila persone, di cui circa il 35% sono cattolici. Ci sono diverse chiese e luoghi di culto. La chiesa cattolica e la chiesa del Pakistan la domenica mattina riuniscono rispettivamente 2.000 e 1.000 persone. I Missionari Oblati di Maria Immacolata del Pakistan vivono vicino questi luoghi e la casa che ospita gli studenti di filosofia non è lontana dalle chiese vittime degli attentati. Il superiore della delegazione missionaria, p. Derrick Warnakulasuriya, chiedendo solidarietà e preghiera ha detto che il 15 marzo “nella chiesa cattolica c’erano 1700 persone a messa e diverse centinaia nella chiesa di Cristo appartenente alla chiesa del Pakistan. Entrambi gli edifici di culto erano protetti dalla polizia, ma quando gli attentatori si sono fatti esplodere, il personale di polizia stava guardando una partita di cricket tra Pakistan e Irlanda valevole per la Coppa del mondo. Senza
a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
Polonia
Grande successo per “Jonah”
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l 17 febbraio scorso circa 6mila persone hanno partecipato allo spettacolo “Jonah” presentato a Katowice in occasione del festival Zycia. L’autore, Mariusz Kozubek, ispirato dall’omonimo racconto biblico, ha raccontato in modo interessante la conversione degli abitanti della città di Ninive e la battaglia di Giona con se stesso e con Dio. La storia, presentata in nove scene, integra stili, combinazioni di ritmi musicali e suoni di origine ebraica, rock e pop. La coreografia è dinamica e le scene sono arricchite dall’interpretazione di danze, canti e testi che presentano la tempesta nel mare, il ventre della balena e la città di Ninive. “Jonah” è stato
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SPAGNA INCONTRO DELLA FAMIGLIA OBLATA
il coraggio di Akash, un giovane cattolico di 18 anni che ha affrontato i terroristi sacrificando la propria vita, centinaia di uomini, donne e bambini sarebbero morti in un bagno di sangue. Poco dopo, il secondo kamikaze è riuscito a sparare a tre poliziotti che proteggevano la chiesa di Cristo. Poi si è fatto esplodere, uccidendo se stesso e molti fedeli. I cristiani in collera hanno attaccato due sospetti terroristi, li hanno linciati e dato fuoco ai loro corpi. Altri hanno distrutto proprietà pubbliche e private. Il 17 marzo le vittime cristiane sono state sepolte in un clima di forte tensione. Tutti gli ingressi a Youhanabad erano bloccati. La popolazione ha passato la notte in bianco, specialmente i cristiani impauriti dalle folle musulmane che minacciavano di dare fuoco alla zona. I giovani studenti di filosofia sono stati mandati in una comunità vicina e il 18 marzo sono rientrati nelle rispettive famiglie, perché la situazione si stava deteriorando. La nostra situazione, già piuttosto critica, è stata aggravata dalle inquietanti dichiarazioni riportate dai canali di informazione di diverse moschee, per questo - conclude p. Derrick - ho detto agli Oblati che, almeno per qualche giorno, è bene tenersi pronti a partire”. (fonte: omiworld.org)
realizzato dagli ideatori di grandi spettacoli musicali come “Francesco, il discepolo di Assisi” ed “Exodus” insieme alla Comunità Niniwa in collaborazione con 150 giovani attori e cantanti, tra i quali alcuni professionisti, che hanno provato per diversi mesi. Il Festival Zycia è un evento per l’evangelizzazione dei giovani organizzato dal movimento Niniwa due volte all’anno in diverse città. Quest’anno, in occasione del decimo anniversario di Niniwa, i partecipanti provenienti dai gruppi che aderiscono al movimento erano circa 1.500. Del movimento Niniwa, attivo in una ventina di parrocchie polacche, fanno parte i giovani associati alla missione dei Missionari OMI. Il centro di Niniwa si trova a Kokotek, nei pressi di Lublino, nel sud della Polonia. (fonte: omiworld.org)
Dal 27 febbraio all’1 marzo a Jaén 71 persone, bambini, giovani e adulti, sono stati “chiamati a crescere”. Laici, religiosi e religiose ritrovandosi in occasione dell’incontro della famiglia oblata del 2015, sin dal primo momento, con l’aiuto di sr. Asunción Hinojosa, hanno risposto a questo invito. Sabato mattina p. Gilberto Piñon ha tenuto una meditazione sull’umanità di Cristo aprendo la riflessione sull’importanza di “crescere come esseri umani”. È seguito il tempo del deserto per meditare e la celebrazione penitenziale. Nel pomeriggio, un viaggio
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Missione rurale a Corrientes
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er il secondo anno consecutivo, dal 16 al 25 gennaio 2015 si è svolta una missione nelle zone rurali dove si trovano varie cappelle della parrocchia di Santa Lucia, nella provincia di Corrientes, a nordest dell’Argentina. La missione è stata organizzata dalla casa di formazione Virrey del Pino situata nelle vicinanze di Buenos Aires coinvolgendo tre Oblati, due pre-novizi e 60 laici provenienti da diverse parrocchie e luoghi in cui gli Oblati vivono attualmente o dove in passato hanno svolto il loro ministero. A questo numeroso gruppo, principalmente argentino, si sono uniti anche altri inviati dall’Uruguay: uno scolastico italiano in stage, Jacopo Papi, una COMI e due giovani. Due giorni e mezzo sono stati dedicati alla conoscenza tra i missionari, giovani perlopiù, che hanno familiarizzato tra loro in un clima di gioia ed entusiasmo. Per raggiungere le cappelle di campagna sono state formate quattro équipes, mentre un gruppo è rimasto in parrocchia ad aiutare alcune famiglie che, a causa delle inondazioni, hanno dovuto spostarsi nelle scuole e nei collegi. Nelle mattinate i missionari hanno visitato in coppia le famiglie per conoscere i loro problemi e per invitarli agli incontri serali con gli adulti. Prima della messa erano previsti giochi e attività sportive per i bambini. Questa missione, aperta soprattutto ai giovani, ha avuto anche un’incidenza vocazionale. L’anno prossimo gli Oblati torneranno nella zona di Corrientes per concludere il progetto missionario di tre anni. Poi si cercherà un altro posto per offrire a giovani e adulti l’opportunità di sperimentare e approfondire il carisma oblato. (fonte: omiworld.org)
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Argentina
nel tempo degli apostoli Pietro, Paolo, Matteo e S. Marta per “crescere come cristiani”. La guida, Raquel Alvarez della parrocchia di San Leandro di Madrid, ha presentato ai partecipanti il percorso del discepolo. Nel resto del pomeriggio si sono svolti gli incontri di gruppo, in serata è stata celebrata l’Eucarestia e la notte è stata vivacizzata da una caccia al tesoro. Domenica mattina, dopo la preghiera animata da p. Carlos Huete, ci sono stati degli aggiornamenti sulla famiglia oblata in Spagna mentre Stefano Dominici ha informato sulla vita dell’AMMI in Italia. A conclusione della mattinata, dedicata al tema “crescere come santi”, la celebrazione eucaristica nella cattedrale Jaén. (fonte: nosotrosomi.blogspot.com)
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MISSIONE È… Ogni volta che vediamo un paesaggio mozzafiato o che siamo colpiti dallo splendore di un’opera d’arte, il primo desiderio che nutriamo è condividere con altri il bello di cui siamo stati testimoni. Ecco perché la chiesa, testimone della bellezza del Vangelo, coltiva nei secoli il desiderio di non lasciare che nessun uomo resti all’ombra di questa gioia infinita. La missionarietà è un’esigenza
invincibile se davvero amiamo Cristo. Se mettiamo il messaggio di Gesù al primo posto nella nostra vita, non possiamo frenare il desiderio di annunciare questa gioia a coloro che Dio ha pensato intorno a noi. Essere missionari significa amare Dio e l’uomo: amare Dio in quanto unica e vera sorgente di felicità per l’uomo, amare l’uomo in quanto degno di ricevere questa notizia che cambia il senso dell’esistere. Ecco cosa rispondono alcuni giovani dell’MGC alla domanda “Cos’è per te la missione?”: Luca Vallarino
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Un incontro Ho vissuto varie missioni giovanili e popolari, organizzate su e giù per l’Italia, dal Piemonte alla Calabria, fino ad arrivare in Romania. Per me la missione è un gruppo di ragazzi che prega alle 6 del mattino ad una fermata dell’autobus nella periferia fiorentina. È una famiglia che mi ospita con amore nel casertano. È una veglia di preghiera su una spiaggia calabrese con l’abbraccio di un nuovo amico. È parlare con un ragazzo semi ubriaco in un pub di Torino per capire insieme il valore della vita. È la risata e la lacrima di una bambina, che mi salta al collo e mi chiede per favore di tornare presto in Romania. Fin dal primo gradino per salire su un treno, la missione è incontro. Incontro di uno sconosciuto attraverso Dio, incontro di Dio attraverso uno sconosciuto. Andrea, Firenze Un dono Partire verso luoghi sconosciuti ad incontrare gente sconosciuta per ritrovarsi accolti come figli, amici, sorelle o fratelli, ma soprattutto uniti in Dio. Durante la mia prima missione cadeva il mio compleanno: quel giorno, in quella piazza, attorniata dalle persone che avevo incontrato, sconosciute per me prima di partire, ho vissuto un momento di gioia piena. Dio con la missione mi aveva fatto un dono per il mio compleanno, il dono prezioso
dell’amore scambievole tra noi missionari, della bellezza e semplicità di annunciare la sua Parola ai giovani, di vedere i sorrisi delle persone nel ricevere Gesù Eucarestia. La missione è un dono che si offre ai paesi che la ricevono, tra le strade, per le piazze, nelle case e nei cuori della gente, ma soprattutto è un dono per chi la fa, perché di tanto Amore donato, se ne riceve sempre il centuplo. Luisa, Roma Andare a seminare La missione è un’opportunità. Per viverla in pienezza è necessario capire di volerla fare; perché ti consente di riscoprire te stesso attraverso gli occhi degli altri e di assaporare la presenza di Dio nei sorrisi che riesci a donare; perché dà una nuova misura ai tuoi gesti e un nuovo peso agli affanni. È come passare attraverso un filtro che depura: donandoti,
ricevi doni inaspettati e ritorni là da dov’eri partito diverso, più ricco, cresciuto. La missione è un’opportunità preziosa per riascoltare il Vangelo, perché ti impone di viverlo senza maschere e mai da solo. Missione è andare, sapendo di essere mandati. Missione è capire di essere mandati, trovare dentro di sé le forze per andare e seminare. Missione è ritornare, nella speranza di ripartire. Con nuovi o vecchi compagni di viaggio, custodi di una gioia troppo grande per essere taciuta e troppo preziosa per non essere condivisa. Domenico, Messina Riconoscere il carisma di sant’Eugenio Nella missione trovo in pieno il carisma di sant’Eugenio ed il modo in cui poterlo vivere. È anche il motivo che mi ha fatto prima conoscere e poi entrare a far parte dell’MGC, essendomi aggiunto
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MISSIONE GIOVANI A CELICO
dopo aver “ricevuto” una missione giovanile, nella mia parrocchia. È un momento straordinario in cui si dà spazio all’ordinario della vita con Gesù. Sei teso verso l’altro, ma ciò - in fin dei conti - fa sì che tu sia più a contatto con te stesso. Ed è in questo momento che Gesù ti modella. La missione è anche il momento per me di levarmi di dosso quelle bende che mi avvolgono nel quotidiano, come il lavoro e i molteplici impegni, che mi fasciano troppo strettamente e mi irrigidiscono. Come Lazzaro, dopo essere tornato in vita, ha tolto quelle bende che lo fasciavano da morto, così anch’io vivo sensazioni di stupore misto a ringraziamento e nuovo slancio verso la vita. Lino, Cosenza Portare amore Come ci insegna Maria essere missionari vuol dire fare la volontà di Dio, e dire “sì”
soprattutto davanti alla sofferenza e alle difficoltà. Per me non è una costrizione, ma un atto d’amore che sono chiamato a compiere per accrescere la mia fede e condividerla portando l’amore di Gesù nel quotidiano. Per essere missionari non è necessario andare in paesi lontani, ma si può e si deve partire dalle piccole cose. Siamo infatti chiamati ad essere missionari in qualsiasi luogo ci troviamo e in qualsiasi circostanza operiamo. Per me la bellezza della missione sta nel mostrare l’autenticità delle cose semplici, come sorridere, giocare, e sentirsi liberi grazie alla bellezza del messaggio di Gesù, ma soprattutto nel combattere i pregiudizi della società moderna solo ed esclusivamente con l’amore fraterno, anche verso persone sconosciute. L’amore è capace di abbattere le barriere che non ci permettono di creare relazioni. Mattia, Taranto
Un sentimento di timore e perplessità che si trasforma in gratitudine. È stata questa la reazione di molti alla Missione giovani svoltasi dal 18 al 22 marzo a Celico, un paesino calabrese della presila cosentina. Il dono che l’equipe missionaria ha voluto riservare ai giovani è stato un invito ad uscire fuori dalle loro case, della vita quotidiana, per raggiungerci dove eravamo presenti, impegnati a svolgere le iniziative programmate. La tenda al centro della piazza è stata, oltre che punto di riferimento per i giovani dell’equipe missionaria e luogo di pomeriggi in festa, il simbolo della missione. L’incontro con i giovani sia in casa che per strada, cuore dell’attività missionaria, si è rivelata una grande soddisfazione per tutti. Rivedere i giovani incontrati e constatare la risposta positiva agli inviti, le manifestazioni d’affetto e di gratitudine da parte loro, sono state la gioia più grande per i missionari. Altrettanto positive sono state le visite alle scuole elementari e medie nelle quali siamo stati accolti con stupore! Stupore ripresentato, in forma differente sia alla fiaccolata, che alla messa all’aperto, al Nutella party, ai tre centri d’ascolto distribuiti sul territorio. Significativa è stata la visita ai giovani di una casa famiglia, che hanno partecipato tra le tante iniziative anche a quella conclusiva dell’adorazione eucaristica “Luce nella notte”. Anastasia, di Celico ci ha raccontato: «La missione per me è quella cosa che ti fa svegliare ancor prima del suono della sveglia! Non si tratta di un miracolo, ma di un’esperienza travolgente e coinvolgente tanto che non vuoi perderne neanche un minuto. La cosa più bella della missione è la gioia di stare insieme in nome di Dio. Ho constatato che la fede si intensifica se la condividi con gli altri!». Marco Cicchella
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una foto per pensare
Guardarsi negli occhi, incontrare la gente, ascoltare parole. Sono gesti che facciamo ogni giorno, a volte di fretta, a volte con più attenzione e tutti richiedono una cosa essenziale: l’altro. Per guardarsi negli occhi c’è bisogno di occhi diversi dai propri, per incontrare la gente c’è bisogno di persone e per ascoltare parole c’è bisogno di qualcuno che le pronunci. Forse non è facile rendersi conto che spesso c’è bisogno dell’altro anche per guardare sé stessi, per incontrare sé stessi, per ascoltare le proprie parole. L’altro è come uno specchio, che non riflette come siamo fuori, bensì come siamo dentro. 28 MISSIONI OMI · 05_15
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foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it
Riflessi 29
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fatti
Sentirsi povero con i
poveri
I poveri, l’evangelizzazione, la comunità. Tre parole sintesi della vita in missione di p. Mimmo Di Meo, Oblato in Uruguay
di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com
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uruguay
In Uruguay non esiste una religione ufficiale; chiesa e stato sono ufficialmente separati ed è garantita la libertà religiosa. Secondo uno studio condotto nel 2008 dall’Instituto Nacional de Estadística, il CATTOLICESIMO è la religione prevalente (45,7%); seguono i CRISTIANI NON CATTOLICI (9,0%), gli ANIMISTI e gli UMBANDISTI (i seguaci di una religione afro-brasiliana) e gli EBREI (0,4%). Gli osservatori politici considerano l’Uruguay il paese più laico delle Americhe. La chiesa non vi ha mai rivestito un ruolo preminente, nemmeno in epoca coloniale,
in pillole
osteggiata dalla fiera resistenza delle popolazioni indigene all’evangelizzazione.
NOME UFFICIALE REPUBBLICA ORIENTALE DELL’URUGUAY LINGUE UFFICIALI SPAGNOLO ALTRE LINGUE PORTOGHESE, ITALIANO CAPITALE MONTEVIDEO FORMA DI GOVERNO REPUBBLICA PRESIDENZIALE INDIPENDENZA DAL BRASILE, 25 AGOSTO 1825 INGRESSO NELL’ONU 18 DICEMBRE 1945 SUPERFICIE TOTALE 176.215 KM2
Montevideo
L’
Uruguay, un Paese grande poco più della metà dell’Italia con circa 3 milioni e 300mila abitanti. I Missionari Oblati di Maria Immacolata ci sono arrivati 85 anni fa, in un contesto già fortemente secolarizzato, con un’organizzazione statale laicista e la dimensione della fede relegata a “fatto privato”. Da allora le cose non sono molto cambiate e gli Oblati oggi si trovano a vivere la missione in un contesto di questo tipo. Tra gli Oblati presenti sul territorio, anche p. Mimmo Di Meo, di origini aversane e missionario in Uruguay da diversi anni. È possibile riassumere, in qualche maniera, la tua esperienza missionaria in America latina? Diciotto anni in Uruguay e trenta di oblazione non sono facili da sintetizzare. Forse si potrebbero riassumere in 3 parole: poveri, evangelizzare
e comunità. Poveri: perché in questi ultimi anni in Uruguay l’esperienza è principalmente essere a contatto con i poveri e, tra questi, i più poveri. In realtà si tratta non solo di una povertà materiale, ma anche della povertà di non conoscere Dio, la povertà di non avere Cristo come fondamento, ma anche quella base di valori come la famiglia o come un’amicizia profonda. E allora stare con i poveri significa farsi uno e - può sembrare strano ma è inevitabile, in questa mia esperienza missionaria in Uruguay - sentirsi povero, fare l’esperienza della povertà. È fare l’esperienza della mia povertà. A contatto con la gente, in questi anni, ho sperimentato la mia povertà, fatta a volte dei miei difetti - anche gli Oblati, anche i sacerdoti hanno difetti! - a volte della mia non piena fedeltà alla chiamata di Dio. La povertà a volte è fatta da tante piccole cose che ti fanno cadere e non
ti fanno essere all’altezza… e allora essere povero tra i poveri! E avere l’opportunità, tramite questa povertà, di sentirsi amato da Dio. Quindi sentirsi ricchi solo facendo questa esperienza della povertà, poter sperimentare la ricchezza che è Dio che ti dà la mano. Noi in Uruguay, molti lo sapranno, abbiamo il progetto del politecnico Talitakum, parola che significa, appunto, “alzati!”. Partendo dalla mia esperienza di povertà, sento costantemente un invito ad alzarmi, a fare un passo in più. Questo sentirsi povero alla fine fa fare l’esperienza della ricchezza. Qual è la seconda parola? Come seconda parola direi “evangelizzare”. Certo si può pensare: sei missionario e vai in Uruguay ad evangelizzare! Ma che significa evangelizzare? Credo che l’esperienza che dicevo a proposito della povertà dà
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In alto giovani del politecnico Talitakum. In basso il presidente Tabaré Ramón Vázquez Rosas
valore al nostro evangelizzare. Evangelizzare per noi vuol dire annunciare la ricchezza più grande che abbiamo: Dio. La nostra esperienza di Dio, non l’idea. Un Dio che si fa presente nella povertà. Però evangelizzare per me non è solo annunciare. È anche sentire
che l’annuncio da parte di Dio è rivolto a me, attraverso i poveri. In questi anni, in tutte le comunità dove sono stato, in Uruguay come in Italia, la gente mi ha sempre evangelizzato, mi ha dato un’immagine, una fisionomia di Dio, di Dio che è amore, ma soprattutto lo hanno fatto i più poveri. Mi viene in mente proprio ora l’esperienza che ho fatto in questi ultimi anni, di un ragazzo in Uruguay arrivato in comunità, nel nostro gruppo giovanile, con grandissime difficoltà personali e a livello psicologico. In quattro anni è passa-
to dal non sapere leggere e scrivere, dall’avere difficoltà motorie, all’imparare a nuotare e vincere delle medaglie nel nuoto. E io davanti a questo povero mi sono sentito evangelizzato, mi sono sentito messo in discussione su quanto io stia cercando di migliorare. Questo ragazzo in quattro anni è riuscito a fare tutto questo progresso, e io? Quindi i poveri mi evangelizzano, i poveri mi chiedono un passo. Avete un’impostazione missionaria centrata sulla comunità… Il terzo punto è proprio la comunità. L’Uruguay è un contesto molto secolarizzato. Da quando gli Oblati vi sono arrivati, hanno sempre evangelizzato in un contesto secolarizzato. Ebbene, qual è - a parte la fede - la prima strategia di evangelizzazione in un contesto secolarizzato? È la comunità. La comunità parla. Sento che nella mia esperienza missionaria la comunità è qualcosa di imprescindibile. Non di magico… La comunità s i costruisce giorno per giorno! In questi anni, costantemente, essere Missionario Oblato di Maria Immacolata mi ha richiesto
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fatti
I vescovi al Paese nell’odierno quadro politico “Sogniamo e lottiamo per rendere questo paese un luogo dove la vita umana e la famiglia valgano più di un ettaro di terreno, di un conto in banca, di una laurea o di una particolare abilità. E perché le aspirazioni dei giovani non si fermino solo ad un telefono cellulare, alla moto o al titolo per guadagnare più soldi”. E quanto aveva scritto la Conferenza episcopale dell’Uruguay in un suo comunicato, lo scorso mese di settembre, pronunciandosi per la prima volta durante la campagna elettorale in vista delle elezioni generali del 26 ottobre. Nel testo, i vescovi chiedevano ai cittadini di pregare per i “futuri governanti” ed esprimevano la necessità di votare a favore di una società che offra ai suoi membri la possibilità di “sviluppare i talenti che Dio dà a ciascuno”. “Come cristiani, vogliamo contribuire affinché il nostro gesto di votare diventi un serio impegno con la società... così, anche negli scenari più oscuri, si riuscirà a vedere la strada verso la giustizia, la libertà e la solidarietà” aggiungevano i vescovi. Il comunicato si concludeva con l’invito a partecipare alla Giornata di preghiera per la Patria, indetta per il 12 ottobre. La principale novità delle elezioni 2014 era costituita
di costruire la comunità. Grazie alla comunità sono quello che sono, grazie alla gente sono quello che sono, grazie alla comunità e ai miei fratelli sono quello che sono. Mi hanno reso Oblato anche i miei fratelli, ho aiutato i miei fratelli ad essere più Oblati, in una sorta di reciprocità. Ma anche la comunità ha evangelizzato di per sé. La comunità parla, annuncia, per la sua vita. E in Uruguay facciamo questa esperienza: annunciare a partire dalla vita. Certo con tanti difetti, ma proprio quei difetti messi insieme alla luce dell’esperienza di Dio, evangelizzano. Questi tre punti possono essere il nucleo della mia esperienza in missione.
dai nuovi elettori: circa 250.000 giovani Al termine della tornata elettorale è risultato eletto come presidente della repubblica Tabaré Ramón Vázquez Rosas, 75 anni, medico oncologo già sindaco di Montevideo tra il 1990 e il 1994 e già presidente della repubblica dal 1º marzo 2005 al 1º marzo 2010. Per il secondo mandato è entrato in carica il 1º marzo 2015. Vázquez è il terzo presidente consecutivo del Frente Amplio, coalizione di sinistra. Ha battuto lo sfidante Luis Lacalle Pou del Partito Nazionale (“blanco”). Succede a José (Pepe) Mujica il noto presidente che sarà ricordato per la legalizzazione della marijuana e per nuove leggi sull’aborto e sulle nozze gay. Mujica aveva avuto modo, nel corso del suo mandato, di esprimere ammirazione per la chiesa cattolica e di elogiare papa Francesco per la sua capacità di proporre una “rivoluzione delle idee” che demolisce i luoghi comuni e per aver richiamato l’attenzione sulla mancanza di “solidarietà” e sulla “cattiveria” che c’è nel mondo. In un’intervista alla radio statale, a inizio 2014, l’ex capo di stato aveva detto: “La chiesa cattolica ci sorprende con la comparsa di un capo, l’attuale papa Francesco, che sta sollevando una rivoluzione di idee”. Mujica aveva anche letto, nell’occasione dell’intervista, alcuni passi dalla esortazione apostolica Evangelii Gaudium e, pur ricordando la sua condizione di noncredente, aveva ammesso la sua ammirazione per la chiesa cattolica. “Come in tante cose che l’uomo costruisce possiamo trovare dei difetti, possiamo anche segnalare delle colpe, certo è che anche la chiesa cattolica ha delle colpe, ma ha dato anche un gigantesco contributo, si parla di un’opera millenaria e di un lavoro enorme”, aveva concluso.
Come possiamo sostenere a distanza la missione oblata in Uruguay? In tantissimi modi! Il primo che verrebbe spontaneo da dire è: aiutandoci economicamente. Molti già lo fanno e siamo contenti, perché ne abbiamo bisogno, principalmente per noi missionari e tantissimo per la nostra gente. Ma io mi sto sempre più convincendo che serve l’unità. Io credo che ci aiuterebbe se in Italia i cristiani prendessero sul serio l’evangelizzazione, se cominciassero ad annunciare con la loro vita seriamente, come ci sta dicendo anche il papa. Senza fare miracoli, ma ognuno dove
si trova: essere missionari. Allora questa missionarietà incomincia ad essere espansiva, ad essere contagiosa e arriva anche a noi in Uruguay. L’Uruguay è un paese secolarizzato, non faremo miracoli. Però è la chiesa che bisogna costruire. E credo allora che la testimonianza, l’annuncio, la vita, fatta anche di cadute e capacità di rialzarsi, è ciò che possiamo trasmetterci reciprocamente. Poi l’aiuto per le opere è una conseguenza, però a partire dalla missione, non a partire semplicemente dal dare qualcosa. Perché prima c’è il dare tutto, che è la mia vita. Se do tutto, aiuto anche chi ha più bisogno. n
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fatti
Santuario di Pilar
La Ruta
mariana
Un pellegrinaggio mariano che tocca i santuari del Pilar (Saragozza), di Torreciudad (Huesca), di Lourdes (Francia), di Meritxell (Andorra) e di Montserrat (Barcellona) di Marina Tomarro Zenit
U
n cammino antico sulle tracce di Maria che parte dalla Spagna attraversa Andorra e arriva in Francia ai piedi dei Pirenei. È la Ruta mariana, antico percorso che abbraccia 5 tra i più celebri santuari mariani europei iniziando dal Pilar a Saragozza, passando da Torreciudad nella cittadina di Huesca, attraversando il Principato di Andorra dove c’è Meritxell e poi Barcellona con Montserrat, per giungere li dove in una grotta la Vergine è apparsa a Bernardette, Lourdes, lasciando il dono dell’acqua miracolosa. Questo itinerario, che ogni anno vede in tutto la presenza di oltre 12 milioni di pellegrini, è stato presentato lo scorso dicembre a Roma presso la
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tutte le
informazioni
CHE COS’È LA RUTA MARIANA? COME È NATA? DOVE DORMIRE? DOVE MANGIARE? COME ORGANIZZARE IL VIAGGIO? COSA VISITARE DURANTE IL PERCORSO? A queste e altre domande risponde il sito http://it.rutamariana. com in lingua italiana, francese, spagnola e inglese. Un sito ricco di utili informazioni, fotografie e recapiti, per rendere il pellegrinaggio autentico e confortevole allo stesso tempo. Sul
sito c’è uno spazio per condividere emozioni e impressioni ed eventualmente lasciare i ricordi fotografici. Si possono trovare anche i file PDF di alcune guide cartacee che comunque è possibile richiedere scrivendo a: Segreteria promozione “Ruta mariana”, C/Cádiz 12 B 5° B, 50004 Zaragoza, tel. +34 976 794225, info@rutamariana.com La Ruta offre una straordinaria ricchezza culturale, dalle cattedrali ai monasteri medioevali, da monumenti patrimonio dell’UNESCO alle chiese romaniche dei Pirenei, da castelli a musei e parchi naturali.
Santuario di Lourdes
Santuario di Lourdes
Santuario di Maritxell
Santuario di Terreciudad Santuario di Pilar
Santuario di Montserrat
Santuario di Terreciudad
Casa di Santa Francesca Romana. «La Ruta mariana - spiega Joaquín Bellido Millán, promotore della Ruta - è un percorso sia per i credenti che per gli appassionati di bellezze artistiche e del territorio. Infatti i paesaggi che caratterizzano i santuari sono davvero unici. Basta pensare ai Pirenei, che circondano più di uno di questi luoghi
sacri, o la bellezza del Parco Naturale della montagna di Montserrat, dove si venera “la Moreneta”. Tutto ciò è la forza di questo percorso turistico-religioso unico nel suo genere». La Ruta mariana può essere attraversata in diversi modi, in treno, a piedi o in bicicletta per alcuni tratti, partendo da uno dei cinque santuari e orga-
nizzandosi con programmi differenti. «In realtà - aggiunge Joaquín Bellido Millán - non esiste un itinerario chiuso. Percorrere la Ruta non significa che devono essere visitati i cinque santuari nello stesso tempo. Anche perché è difficile, dipende dai giorni disponibili, dalle risorse economiche. Si possono scegliere ad esempio due o tre mete
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Un cammino mariano in Brasile Aparecida, il più importante santuario mariano del Brasile, meta di milioni di pellegrini ogni anno da tutto il continente latinoamericano, ha un suo “cammino”, vari tragitti che è possibile percorrere a piedi nello spirito del pellegrinaggio. Il percorso è denominato O Caminho da Fé (Il cammino della Fede). Il cammino nei suoi contenuti e nelle sue modalità è ispirato al famoso Cammino di Santiago che conduce i pellegrini al santuario di Santiago de Compostela in Galizia, nel nord della Spagna. O Caminho da Fé fu inaugurato l’11 febbraio 2003 nella città di Águas da Prata, nello stato di S. Paolo, e prevede un percorso di circa 500 km. Anche per questo cammino è disponibile un sito Internet in inglese, spagnolo e portoghese (http://caminhodafe.com.br) con molte informazioni: dall’altimetria delle tappe ai luoghi di sosta, dalla richiesta della credenziale a ciò che è utile portare con sé.
e il resto magari l’anno successivo. La Ruta mariana vuole aiutare i fedeli ad incontrare Maria questo è l’obiettivo principale!» Ognuno di questi luoghi è speciale perché conserva il messaggio di pace che la Vergine ha lasciato per l’umanità. Come la Madonna del Pilar a Saragozza, molto venerata in tutta la Spagna, e che vede la presenza di migliaia di fedeli che da tutta la nazione, ma non solo, si recano li per venerarla. Infatti, secondo un’antichissima tradizione mariana, nel 40 dopo Cristo, la
Vergine apparve per confortare l’Apostolo San Giacomo mentre predicava il Vangelo sulle rive dell’Ebro, lasciandogli come testimonianza una colonna. Da allora, il santuario è diventato, luogo di pellegrinaggio e di profonda devozione. O come il santuario di Torreciudad, che si trova nella regione aragonese della Ribagorza, da secoli meta privilegiata delle famiglie che si consacrano a Maria. Nel corso della presentazione una particolare attenzione è stata rivolta al santuario di Meritxell in Andorra, da
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poco inserito nella Ruta e recentemente riconosciuto con il titolo e la dignità di Basilica Minore da papa Francesco. «La Vergine di Meritxell - ha avuto modo di spiegare Enric Torres, responsabile dei Prodotti e nuovi progetti per il turismo di Andorra - è la patrona di tutti gli andorrani. Oggi è il luogo più visitato del nostro stato. Questo luogo sacro offre ai pellegrini paesaggi naturali di grande bellezza, dove la fede e la natura si incontrano. Visitare Meritxell vuol dire quindi scoprite la storia di un paese unico al mondo, dove la cultura e le tradizioni sono da sempre collegate con i nostri luoghi sacri». L’ambasciatore del Principato presso la Santa Sede, Jaume Serra Serrache, ha spiegato l’importanza di questo santuario: «Chi va a Meritxell conosce la storia dell’Andorra. Diciamo che la chiesa di Andorra fa parte della storia del Paese. È importante conoscere Meritxell, per conoscere la tradizione. Ciò consente di sapere anche perché Andorra è diventata indipendente tanti anni fa». E la posizione geografica ha sicuramente favorito l’inserimento del santuario all’interno del percorso mariano. «Andorra - dice l’ambasciatore - non è lontana da Lourdes, né da Saragozza e nemmeno da Barcellona. Secondo me, Meritxell ha una parte importante in questo percorso e noi siamo davvero contenti di fare parte di questa Ruta». ■
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lettere dai missionari
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Scegliere le periferie Pochi giorni fa un giornalista mi ha fatto una domanda inaspettata che mi ha colto di sorpresa: «Tu sei bravo, perché fai tante cose per i poveri, ma tu cosa hai imparato da loro? Gli “ultimi” cosa ti hanno insegnato?«. «Già - ho chiesto a me stesso -, cosa ho appreso in questo lungo cammino a fianco della gente di strada, di chi soffre?». Nel 1992, finiti gli studi di lingua coreana, chiesi in un’assemblea ecclesiale: «Dove sono i poveri in questa nazione?». Mi dissero: «Nella città di Seong-Nam in provincia di Gion-Gi-Do». Feci i bagagli e mi recai là. Da allora ho scelto quelle periferie, come ambiente di vita, e quei fratelli, come compagni di viaggio. Così è iniziata la mia avventura con loro. All’inizio, ricco della mia forte e baldanzosa giovinezza, ho cercato di insegnare e donare tutto
quello che avevo appreso nei lunghi anni passati sugli eruditi libri universitari. Dopo un po’ mi sono reso conto che i loro problemi erano tutti là, come prima, irrisolti e noi eravamo ancora all’inizio del nostro peregrinare. Continuando a camminare al loro fianco ho imparato ad ascoltarli. Da quell’ascolto sono nate esperienze belle e di sollievo per tante persone che si trovavano nell’angustia del vivere. Insieme abbiamo costruito realtà umane significative ed importanti. Ma il loro dolore era ancora là, senza risposte. Sempre in marcia con loro, ho iniziato a far silenzio perché le mie erudite conoscenze si erano esaurite. Le mie forze e gli entusiasmi giovanili si erano smorzati, ma le loro provocanti richieste sull’ingiusta esistenza, sull’afflizione e le inquietudine dell’esistere,
mi provocavano fortemente. Dapprima ho cercato di consolarli dicendo loro: «Dio, l’Emanuele, è con noi, è a fianco a noi, nelle nostre sofferenze», ma gli abbandonati, gli ultimi, coloro che ogni giorno erano provati dalle pene del vivere e dall’angoscia di esistere mi gridavano: «No, questo non è giusto, non ci basta. Dio non può essere solo questo». Poi un giorno, stimolato da queste irrisolte domande, in un frammento di mortale dolore, sono entrato anch’io nel profondo di una tremenda sofferenza e lì ho incontrato un nuovo volto di Dio. Non semplicemente un “Dio che è nel dolore” ma un “Dio che è dolore”. A quel punto tutto ha assunto un significato diverso e una luce nuova.
Gli attimi di acuto patire e di atroce tormento non erano più “buchi neri” di assenza di Dio, di inquietudine, di perché senza risposte, ma erano frazioni esistenziali in cui misticamente vivevo immerso in un “Diosofferenza”. Come il tesoro nascosto nel ventre della terra buia e asfissiante è il Regno di Dio. Come il grido d’abbandono sulla croce è il grido di Dio. Così ho percepito che Dio è anche dolore. In quell’istante mi diventava più chiaro che nei momenti del gioioso vivere, del felice amare, del sereno vivere in salute, vivevo nel mistero di un “Dio-Amore: il Risorto”. Mentre nei frammenti di angosciosa oppressione, arcana afflizione, ero immerso nel mistero inquietante
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di un “Dio che è dolore: il Crocefisso”. I poveri, miei compagni di cammino, prendendomi per mano, mi hanno condotto ad immergermi nel più intimo dei misteri umani: il dolore e la morte. E lì, misticamente, ho sperimentato la Gioia e il Dolore, la Vita e la Morte: il Triduo Pasquale: il venerdì di morte, il sabato di silenzio e la domenica di risurrezione. Mi hanno insegnato che sono sempre in Dio e che non esiste un attimo di vita, uno spazio di esistenza senza di lui. Perché Lui è “felicità e
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amore”, ma anche “dolore e morte”. Tutt’ora questa esperienza mi è di forza e di incoraggiamento nel barcollante incedere della mia miserabile esistenza. Sia questa Pasqua una buona occasione per entrare più intimamente nell’oscuro mistero di un Dio che è sofferenza e gloria. Vi prego di prendere questa strana e difficile lettera solo come un momento di intima comunione di ciò che Dio e i poveri mi stanno donando in questo frangente della mia indigente vita. Vincenzo Bordo OMI Corea
Una messa per Giovanni Si è tenuta la messa d’anniversario di p. Giovanni Santolini OMI per la gioia dei presenti e soprattutto dei membri della Fondazione che porta il suo nome. Anche quest’anno c’era p. Giorgio del Col OMI che ci ha raccontato gli inizi della vocazione oblata di Giovanni quando si trovava nel seminario maggiore di Genova. Come ogni anno, un gruppo di amici si è radunato per fare memoria della sua importante testimonianza cristiana. Nella coincidenza
dell’anno dedicato alla vita consacrata, lo abbiamo guardato come esempio di religioso che ha realizzato la sua vocazione nella gioia e nel servizio generoso del prossimo, fervente nella missione e aperto e disponibile per costruire con tutti la comunità dei figli di Dio. La sua morte prematura - diceva nell’omelia, p. Abel, il provinciale del Congo - resta un mistero che ci fa pensare al chicco di frumento del Vangelo che, caduto in terra, muore per portare frutto. Mimmo Arena OMI Congo
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lettere dai missionari
MISSIONI Vita missionaria, vita normale
Qui Uruguay di Stefano Cartabia OMI stefanocartabiaomi@gmail.com
Qui Senegal di Pier Francesco Purpura OMI pierfrancescopurpura@yahoo.fr
Con i giovani e con Maria Animazione e accoglienza dei pellegrini in un santuario mariano, è ciò che noi
Molte volte mi sono accorto che l’immagine del missionario è di un semi-eroe. Non mi ritrovo in questa immagine. La vita missionaria è normale, semplice, quotidiana. A confermare questa esperienza ci sono i primi mesi della nuova fondazione degli Oblati in Uruguay a José Enrique Rodó. Ho dovuto fare i pacchi. Qualcosa di normale. Svuotare la stanza, preparare le valigie. Chi non fa i pacchi e non mette in ordine? Arrivati a destinazione qualche
OMI facciamo nel sud del Senegal, nella bella regione della Casamance, nei due santuari di Nostra Signora della Pace a Temento e Nostra Signora della Missione a Elenkine. Da novembre, dopo una decina di anni trascorsi a Koungheul, ho avuto la fortuna di essere inviato all’estremo sud, a Elenkine, sul mare. Buona accoglienza della gente di etnia Diola, natura ancora più bella e clima mite! Con p. Adelin e fratel Silvio partiamo in piroga per andare a celebrare la messa in alcune isole vicine. Anche sulla
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lavoretto, una pitturata, la pulizia dei mobili… vita missionaria, vita normale. Chi non ha dato qualche pennellata qua e là? I primi incontri con la gente: mi sono presentato e altre volte ho chiesto informazioni su luoghi, modi di fare, situazioni… Quando non si sa, si chiede. Lo fanno tutti, lo fa anche il missionario.
Normale. Qualche passeggiata per il villaggio e nel bel parco a 2 km dalla parrocchia… anche questo normale! Anche celebrare la messa, ascoltare il dolore della gente, visitare gli ammalati, riunirsi con il gruppo di catechisti, si trasforma in qualcosa di normale. Che bello! Perché scopriamo che anche Dio è normale e che non abbiamo bisogno di cose che reputiamo eccezionali o straordinarie.
terraferma, a Elenkine, il vescovo Paul Mamba ci ha affidato l’animazione di questo santuario e ogni anno accogliamo migliaia di pellegrini, famiglie, giovani, bambini, che vengono dalle 28 parrocchie della diocesi. Da poco abbiamo accolto anche gli scout e le guide della nostra diocesi. La presenza dei giovani è come “ossigeno” che dà vita a tutto, con l’entusiasmo e la gioia di vivere, con il loro amore per Maria, a cui affidare la propria vita. E più stiamo con i giovani e con Maria… più siamo dei veri Oblati!
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200 anni
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In cammino verso i 200 anni dalla nascita dei
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Maria Immacolata, madre della comunità apostolica Preparate il luogo dell’incontro. Sul tavolo ponete un’immagine di Maria, un rosario, o un altro simbolo che si riferisce alla Madonna. Iniziate con un canto allo Spirito Santo o a Maria.
Costituzioni e regole oblate Maria Immacolata è la patrona della Congregazione. Docile allo Spirito, ella si è consacrata interamente, come umile serva, alla persona e all’opera del Salvatore. Nella Vergine, attenta ad accogliere Cristo per donarlo al mondo, di cui è la speranza, gli Oblati riconoscono il modello della fede della Chiesa e della propria fede. (Costituzione 10)
Un commento di p. Fernand Jetté OMI «Patrona della Congregazione» significa che Maria è allo stesso tempo colei che ci
CONDIVISIONE Qual è stato il tuo rapporto con Maria prima di conoscere il carisma oblato? Come vivi questo rapporto oggi nella famiglia oblata? Puoi condividere un’esperienza in cui hai sentito in modo speciale la presenza di Maria nella tua vita o in cui, col tuo amore verso Maria, sei stato in grado di aiutare un fratello in una situazione particolare?
IMPEGNO Una preghiera o un canto che aiuti a sentirsi protetti e guidati dall’amore materno di Maria, nostra madre comune.
LA PAROLA DI DIO
Gli apostoli uniti nella preghiera insieme a Maria
200 ANNI Missionari Oblati
di Maria Immacolata
1816-2016
Atti 1,12-14 protegge e ci custodisce, colei che intercede per noi in modo particolare presso il Figlio suo, e anche colei che per noi è: • modello della nostra oblazione: Fu docile allo Spirito, ha risposto con un «sì» incondizionato all’invito di Dio». Nell’amore e nella fede, Maria aderisce al disegno di Dio su di lei. Ella conserva gli avvenimenti, li medita nel suo cuore e si impegna affinché la volontà del Signore si compia. A questo siamo chiamati: diventare uomini della volontà di Dio, totalmente disponibili per rispondere alle sue chiamate. • modello del nostro zelo missionario. Maria ha ricevuto Gesù per darlo al mondo. Fu scelta per consegnarlo al mondo e accompagnarlo silenziosamente nella vita pubblica, nella passione e nella Pasqua. Il fiat di Maria fu un fiat missionario: accogliendo il Verbo di Dio, Maria si impegnava con lui nella missione per la salvezza universale. È lo scopo della nostra vita. Siamo chiamati a far crescere, «in unione con Maria Immacolata», una profonda «intimità con Cristo» (C. 36), a diventare «altri Gesù Cristo», per farlo conoscere agli uomini
e far loro scoprire «chi è Cristo» (C. 7). • modello della nostra fede. Maria precede la chiesa e noi stessi nel pellegrinaggio di fede. È allo stesso tempo figlia e madre della chiesa. Noi stessi, per la nostra fede, speranza e carità, siamo figli della chiesa e siamo chiamati, come Maria e con Maria, a cooperare alla grande opera della redenzione del mondo. ■
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David, V.
Sulle orme di Eugenio de Mazenod a Palermo
Vincenzo David
Sulle orme di Eugenio de Mazenod a Palermo
2015
Un libro con nuove ricerche sul breve periodo che il giovane Eugenio de Mazenod, futuro fondatore dei Missionari OMI e vescovo di Marsiglia, trascorse nel capoluogo siciliano dal 6 gennaio 1799 all’11 ottobre 1802. Una lettura interessante tra arte e storia.
DOVE
Missionari Oblati di Maria Immacolata
Il testo può essere richiesto all’autore Vincenzo David (enzodavid@virgilio.it) oppure a p. Sergio Natoli OMI (natolisergio@gmail.com, 091 6631450).
Campi giovani con i Missionari OMI
Estate 2015 Campo maschile DATA 10-18 luglio LUOGO Vallada agordina (Bl). REFERENTE p. Carmine Marrone OMI (carminemarrone@omimissio.net, tel. 0984.28179).
Campo femminile DATA 27 luglio-1 agosto LUOGO Messina-Gesso REFERENTE Antonella Feniello (antonellafeniello@virgilio.it)
Campo maschile DATA 24 luglio-5 agosto LUOGO Medjugorie e Loreto (An) REFERENTE p. Luca Mancini OMI (manciniluca71@gmail.com, tel. 06 938 7300)
Pellegrinaggio a Aix en Provence DATA 17-21 agosto LUOGO Aix en Provence REFERENTE p. Antonio D’Amore OMI (antoniodamore@gmail.com, tel. 0984 28179)
MISSIONI
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LE NOSTRE COMUNITÀ,
THAILANDIA
CHRIST THE KING PARISH, P. BOX 15 LOEI 42000, THAILAND. TEL: +66 042 811794
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