attualità
dossier
fatti
missioni
P. Gaetano Liuzzo OMI a dieci anni dalla morte
La XXVIII Giornata mondiale della gioventù in Brasile
Sulle strade del mondo Ottobre missionario e Giornata missionaria
Qui Senegal Qui Uruguay
missioni
rivista mensile di attualità missionaria
omi
Prezzo di copertina € 2,20 - ottobre 2013 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
n. 10 ottobre 2013
I giovani e gli OMI alla GMG brasiliana
Dai cortili di Aix ai cortili del mondo
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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità Anno 20 n.10 ottobre 2013
attualità
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250
Verso l’umanità abbandonata
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Per una fetta di pane
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Notizie in diretta dal mondo oblato
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di Elio Filardo OMI
EDITORE
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
di Thomas Harris
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it
a cura di Elio Filardo OMI
DIRETTORE RESPONSABILE
Pasquale Castrilli
Mgc news
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Il respiro missionario della chiesa
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Sulle strade del mondo
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Lettere al direttore
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Storia di storie
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Lettere dai missionari
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Qui Uruguay, Qui Senegal
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Missione è…
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REDAZIONE
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone
fatti
COLLABORATORI
Nino Bucca, Claudio Carleo, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Luca Polello, Claudia Sarubbo, Giovanni Varuni
di Dino Tessari OMI
a cura della redazione
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE
Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
17 euro 37 euro 35 euro 65 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare settembre 2013 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
Al Santuario mariano di d Aparecida uno splendido programma preGMG per mille giovani accompagnati dai Missionari Oblati di Maria Immacolata
DOSSIER
testo di Pasquale Castrilli OMI foto di Giovanni Coppini koppino88@gmail.com
patrono delle giornate oblate
p. Mauricio Lefèbvre OMI
Le giornate oblate della gioventù
in Brasile
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Ad Aparecida, i giovani hanno avuto modo di conoscere la figura di p. Mauricio Lefèbvre, missionario oblato, nato a Montreal, in Canada il 6 agosto 1922. Nel 1953 fu inviato come missionario tra i minatori della Bolivia. Rapidamente si impegnò a conoscere i problemi della gente. Inviato nella capitale La Paz nel 1958,
si recò successivamente a Roma, invitato da p. Lombardi, fondatore del Movimento per un mondo migliore. Dopo essersi specializzato in sociologia rientrò in Bolivia nel 1966 dove realizzò ricerche e inchieste per la chiesa nell’ambito sociale. Fu tra i fondatori della facolta di sociologia. Nel 1971, successivamente al colpo di stato, p. Mauricio sentì ancora più pressante l’appello dei poveri. Si schierò al fianco delle persone bisognose, degli abbandonati, denunciando le strutture di oppressione e divenne voce di coloro che non erano ascoltati. Fu ucciso il 21 agosto del 1971 mentre si recava, sotto l’egida della Croce Rossa, a soccorrere una giovane ferita dai militari. P. Mauricio è stato un testimone autentico della fede e della carità. La sua persona resta per sempre nel cuore di chi lo ha conosciuto e delle generazioni successive.
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una foto per pensare
UNA FOTO PER PENSARE
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Sospesi in un volo leggero, scrutati dallo sguardo che vince i confini del reale, ritrovano nell'abb raccio tra terra e cielo, il riflesso di una tinta mai vista.
foto Alessandro Milella, alessandro.milella@alice.it testo Claudia Sarubbo, claudia.sarubbo@yahoo.it
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editoriale di Pasquale Castrilli OMI pasquale.castrilli@poste.it
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Intramontabile F
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P. Gaetano Liuzzo OMI a dieci anni dalla morte
La XXVIII Giornata mondiale della gioventù in Brasile
Sulle strade del mondo Ottobre missionario e Giornata missionaria
Qui Senegal Qui Uruguay
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Prezzo di copertina € 2,20 - ottobre 2013 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
n. 10 ottobre 2013
I giovani e gli OMI alla GMG brasiliana
Dai cortili di Aix ai cortili del mondo
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u l’aggettivo scelto da Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, per descrivere l’amore di Dio, in quel famoso discorso del 10 settembre 1978 nel quale spiegò, con sconcertante semplicità, che Dio ama come un padre, ma anche come una madre. Suscitò meraviglia e scalpore quell’idea, ripresa da molti dopo di lui, laddove si erano sempre dati a Dio dei connotati piuttosto maschili. Consegnare un volto materno all’amore di Dio significa che il suo è un amore continuo, costante e inattaccabile, che la giornata di Dio non conosce la notte. L’azione missionaria della chiesa ha sempre avuto come obiettivo l’annuncio di tale amore all’umanità, soprattutto a quella più sofferente e indigente. I missionari si sono spesi e consumati, a volte con il sacrificio della vita stessa, perché questo annuncio arrivasse ai cuori e alle intelligenze delle creature di ogni latitudine. In questo mese di ottobre, il mese missionario, quell’aggettivo risuona in tutta la sua verità. La chiesa ricorda il mondo missionario, ricorda soprattutto a sé stessa che esiste anzitutto perché gli esseri umani possano beneficiare a piene mani dell’amore salvifico di Dio (Lumen Gentium, 2 e 48). Se smarrisce questa finalità, smarrisce la sua identità. Lo slogan “Sulle
strade del mondo” scelto per l’ottobre missionario 2013 e per la giornata missionaria mondiale, che si celebra il 20 ottobre, sottolinea una ricerca costante che Dio fa dell’uomo, ponendosi come interlocutore amorevole e amichevole, sui suoi innumerevoli sentieri di vita. Anche la XXVIII Giornata mondiale della gioventù, svoltasi a Rio de Janeiro lo scorso mese di luglio, è stata, per i giovani che hanno partecipato, un tempo per lasciarsi toccare personalmente da questo amore “intramontabile”. Dalla voce e dal modo di porsi e di comunicare di papa Francesco alle famiglie che hanno ospitato i giovani nelle loro case, dai volontari ai discorsi ufficiali, dai gadget distribuiti ai partecipanti alla spiaggia di Copacabana attrezzata alla perfezione. Tutte manifestazioni di considerazione e interesse verso l’universo giovanile che, per una settimana, è stato al centro dell’attenzione mondiale. TV2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana, ha trasmesso ore e ore di diretta dell’evento, e conseguenti repliche, raccogliendo lusinghieri dati di ascolto e gradimento. Dio, insomma, sembra non stancarsi di amare, nonostante tutto. La dimensione missionaria nella chiesa ci ricorda continuamente questa verità. n
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MISSIONI
lettere al direttore
GIUSEPPE CELLUCCI O.M.I.
Giuseppe Cellucci sacerdote missionario o.m.i.
ngeli, tempera su tavola del 1541 (part.)
IL CONVENTO DI VALLASPRA
nvento di Vallaspra parlassero… si onianza di quanti, pur nell’asprezza e con semplicità e genuinità vi hanno spirituale. e documentate del libro scorre un e, come se sgorgasse dalle stesse pietre. i diversi capitoli si può udire il suono il canto degli uccelli nel bosco. E con , intuire l’invito alla preghiera che, prina, si percepisce come un desiderio
IL CONVENTO DI VALLASPRA ORIGINE E SVILUPPO, FEDE E DEVOZIONE, DEL CONVENTO FRANCESCANO SANTA MARIA DEGLI ANGELI DETTO DI SAN PASQUALE IN ATESSA (CHIETI) DAGLI INIZI AI NOSTRI GIORNI.
OMI
La Storia si sviluppa negli avvenimenti ed episodi, come espressione di idee che s’incarnano nelle generazioni di ogni epoca. Inoltre la storia cresce e si manifesta nelle correnti e forme culturali che, nei diversi luoghi geografici, esprimono i sentimenti e lo spirito di ogni popolo. La presenza sul territorio di luoghi religiosi – come il convento di Vallaspra (1408) – legati e soggetti agli avvenimenti storici umani, è chiaramente un punto di riferimento per chi vuole conoscere e capire il perché delle cose e il loro modo di manifestarsi. Una dinamica che si ripete in ogni Presenza religiosa che, lungo i secoli, vive e cresce in un ambiente geografico. Proprio la storia plurisecolare del convento di Vallaspra, dalle origini ai nostri giorni, raccolta e raccontata in questo libro vuole essere un esempio concreto di questa intenzione. Ma non solo. Rappresenta anche l’inizio di una serie storica culturale religiosa che, nel tempo, potrebbe divulgare altri racconti sulle presenze conventuali e monastiche che, in diverse epoche, hanno lasciato un segno nella storia locale e concreta di un popolo.
cciamo Banca con Braccia Cuore e Mente
Si intitola Il Convento di Vallaspra. Origine e sviluppo, fede e devozione, del convento francescano Santa Maria degli Angeli detto di S. Pasquale in Atessa (Chieti) dagli inizi ai nostri giorni la recente fatica letteraria di p. Giuseppe Cellucci OMI. Il libro, frutto di un grande lavoro sulle fonti, racconta la storia della presenza dei Missionari Oblati di Maria Immacolata ad Atessa (Ch). La casa nasceva per la predicazione missionaria in Abruzzo e nel Centro Italia. Con il tempo il Convento di S. Pasquale diveniva anche casa per ritiri e vacanze. Gli OMI vi hanno risieduto fino al 1998. La presentazione ‘ufficiale’ del libro è avvenuta ad Atessa il 24 agosto.
«Il futuro per me è tenere il tempo» Jean Philippe S. ha 11 anni e sa esattamente qual è stato il suo primo ricordo. Un ricordo nato già con una colonna sonora. Aveva 4 anni e suo padre stava ascoltando della musica. «Cosa è quel suono?» chiede. E il padre gli spiega che si tratta di una chitarra e di un tamburo. Me lo racconta facendomi immergere nella meraviglia di quando si scopre se stessi per la prima volta. Nato a Palermo da genitori mauriziani, Jean Philippe ha sempre amato la musica. Fin da quando era molto piccolo si divertiva a vedere che suono facevano le sue mani sul tavolo, sul muro,
sul banco di scuola. «A cosa pensi?» gli chiedeva la maestra. «Non pensavo a niente. Avevo sempre una musica in testa e mi divertivo a tenere il tempo». Oggi il tempo lo dà a tutta la corale Arcobaleno di Popoli il suo gruppo di musicisti un po’ particolare. Li ha conosciuti nel 2008, quando in chiesa ascolta una signora suonare l’organo. Accanto un tamburo. Senza pensarci due volte si alza e comincia a suonare. La chiesa è Santa Maria dei Miracoli, a piazza Marina. «La casa di tutti i popoli», mi spiega, «dove si celebrano messe in italiano, francese e inglese. Che segue gente di ogni parte del mondo». Lì p. Sergio Natoli porta avanti
il progetto Arcobaleno dei popoli per superare le barriere culturali e a favorire l’integrazione. Jean Philippe suona il djembè ed è il più piccolo di un gruppo di circa cinquanta persone che esegue i canti tradizionali di diversi Paesi e in diverse lingue. Quando gli chiedo perché ama suonare mi risponde che sentire il ritmo della musica lo rende felice. Tutto ha un ritmo. La pioggia che cade sulla strada, i passi di corsa, il battere del cuore. E il tempo, il ritmo del mondo, è per tutti lo stesso. Per questo ci si riesce a immedesimare e a emozionare anche ascoltando canzoni di cui
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MAURITIUS IN PILLOLE
Mauritius (in italiano più correttamente nota come Maurizio) è una nazione insulare nell’Oceano Indiano sud-occidentale, a circa 900 km a est del Madagascar; geograficamente è considerata parte del continente africano. Oltre all’isola principale, la Repubblica comprende anche le isole di Saint Brandon e Rodrigues e le isole Agalega. Il territorio competente alla Repubblica di Mauritius fa parte delle Isole Mascarene, assieme all’isola francese di Riunione, situata 200 km a sud-ovest. Le due lingue ufficiali sono l’inglese e il francese, con il francese che rappresenta la lingua più diffusa benché la Francia abbia perso il controllo dell’isola quasi 200 anni fa. Gli abitanti usano spesso anche un idioma creolo basato principalmente sul francese, con influssi derivanti dall’inglese, dal portoghese dal malgascio e dall’hindi. La cultura di Mauritius riflette i suoi diversi trascorsi coloniali e la natura cosmopolita della sua società. In città, come la capitale Port Louis, si trovano, a poca distanza, moschee, chiese cristiane, pagode e un cimitero ebraico; durante l’anno si alternano feste religiose corrispondenti a diversi culti, come la Divali (la “festa delle luci”) e la Cavedee induiste, il Natale cristiano e l’Id al-fitr islamica.
Mauritius
non si capiscono le parole. «Grazie ai miei compagni di musica riesco a conoscere tanti mondi diversi - il Ghana, le Filippine, lo Sri Lanka, l’Ecuador - e capisco che siamo tutti uguali». Si ferma, mi guarda e chiede: «Tu lo sai che io non sono italiano?» lo dice come se stesse rivelando un segreto. «Per essere italiano devo aspettare di diventare grande, diciotto anni. E non è giusto. Perché io sono nato qua. E qua faccio il musicista». Non ha paura del futuro Jean Philippe, i bambini non hanno mai paura del futuro. Perché è convinto che tutto migliorerà. Quest’anno andrà per la prima volta all’isola Mauritius. Suonerà lì con i suoi cugini e ascolterà molta musica. Poi, dice, al ritorno la insegnerà ai suoi amici. È l’inizio del suo sogno: portare a Palermo musicisti e strumenti differenti e fare una grande orchestra. Per insegnare, grazie alla musica, come è bello imparare dagli altri. E scoprire che tutti seguiamo lo stesso ritmo, lo stesso tempo. «Vorrei che i bambini che come me nascono in Italia siano cittadini italiani» Allì Traina, Palermo allitraina@gmail.com
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lettere al direttore
Viva S. Biagio e... viva p. Amedeo! Maratea è chiamata a buon diritto “la perla della Basilicata!” Da nessun’altra parte ho visto tanta devozione al patrono, come in questa splendida cittadina. Lo si festeggia, S. Biagio, con una devozione che parte dal cuore e si esprime in mille maniere per ben otto giorni! Ogni anno riaccompagnavo il prezioso simulacro di questo “gran protettore” in processione, per alcuni chilometri, in mezzo alla natura, ora selvaggia e ora lussureggiante, dalla mia parrocchia fino al suo santuario attraverso la cosiddetta “via Vecchia” ora “via p. Amedeo Maccacaro
MISSIONI
omi”, percependolo ogni volta presente come una persona amica, familiare e benevola. La sera dell’8 maggio scorso ricevo dal superiore provinciale l’invito a recarmi l’indomani a Maratea per rappresentarlo nella titolazione della strada in memoria di p. Amedeo, morto oltre un decennio prima e con cui avevo vissuto gli ultimi suoi anni. Ed eccomi al momento convenuto davanti alla prima e poi alla seconda targa, in sua memoria, issate su supporti di ferro all’inizio e alla fine della strada, in attesa della processione proveniente dal santuario che l’avrebbe percorsa nuovamente. In
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attesa conosco il promotore dell’iniziativa, il sig. Mario Colavolpe. Arrivano anche i sacerdoti e il sindaco, che mi propone di partecipare anche allo scoprimento manuale delle targhe. I sacerdoti poi mi invitano a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica in Chiesa Madre. Nell’omelia ringrazio per la titolazione della strada a nome del provinciale, degli Oblati e… di p. Amedeo! A fine messa il sig. Mario Colavolpe ringrazia i presenti a nome dei familiari e parenti di p. Amedeo, nonché dell’amministrazione comunale e di quanti, firmatari della petizione (ben 500 su circa 5mila
abitanti!), hanno sostenuto l’iniziativa. E parla “di meriti e di grandi doti morali ed umane di sacerdote e di uomo” concludendo: «Grazie . Viva S. Biagio e, mi sia consentito l’accostamento, viva p. Amedeo!». Un ritratto più completo di p. Amedeo me lo ha fatto poi il sindaco, Mario Di Trani, che così, fra l’altro, scrive: “Tornare con la mente alla figura di p. Amedeo Maccacaro suscita in me sentimenti di profonda commozione e velata nostalgia. Averlo conosciuto ha rappresentato un grande onore, così come per Maratea tutta, che ancora oggi ne custodisce indelebilmente un ricordo
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meraviglioso. La sua presenza a Maratea, ove rimase fino alla metà del 1961, si registra a partire dal settembre 1959. Cominciò sin da subito ad amare la nostra terra e i suoi abitanti, soprattutto i giovani che ebbero modo di beneficiare del suo insegnamento scolastico. Quando nel novembre del 1975 ritornò tra noi, diede vita insieme ai suoi ex allievi ad innumerevoli attività sociali e ricreative che condussero alla nascita della Compagnia di canto popolare, all’emittente radiofonica Radio 91 Maratea e alla Nuova Compagnia teatrale. Dalla sua poliedrica creatività trassero impulso tante altre pregevoli iniziative che concorsero a vario titolo a fare la storia della nostra città, favorendone l’unità e la coesione. In seguito si dedicò con vivo entusiasmo al recupero e alla ristrutturazione di alcune chiese e cappelle, per le quali si rendevano necessari interventi di bonifica, che vennero così, grazie a lui e a pochi volontari, restituite al culto dei fedeli e preservate dalla furia distruttrice del sisma del 3 novembre 1980: la Chiesa Madre con il suo campanile, la Chiesa di S. Vito, la Cappella di
S. Barbara, la Chiesa di S. Francesco, la Cappella della Madonna della Pietà e la Chiesa di Sant’Anna. Il legame con Maratea non venne mai interrotto. Qui volle, infatti, trascorrere gli ultimi anni della sua vita, fino al maggio 2001: il mese successivo, l’8 giugno, si spense presso l’Ospedale del Negrar a Verona dopo una grave malattia” Ritorno a Cosenza col cuore colmo di gioia per la gratitudine così concreta manifestata nuovamente dai marateoti, verso il mio confratello, p. Amedeo, pur essendo passati quasi dodici anni dalla sua scomparsa. P. Giovanni Fustaino OMI
S. Eugenio nel centro del quartiere S. Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati, si fa conoscere. Infatti nella ricorrenza della sua festa, (21 maggio) un gruppo di abitanti del quartiere Paolo VI di Taranto si è trovato intorno a un piccolo simulacro di S. Eugenio, posizionato al centro del quartiere, per la recita del S. Rosario. Ci ha confortati la presenza del nostro parroco p. Nicola Parretta che, prima del Rosario, ci ha fatto
dono della sua parola, sottolineando più volte la bellezza della grande famiglia oblata sparsa nei cinque continenti per promuovere la missione e annunciare il Regno di Dio. In quanto membro dell’Associazione AMMI, sono convinto che la nostra vocazione è fare del bene a tutti. Quando non ci sono le condizioni per farlo in un luogo siamo chiamati a farlo in altra parte. Tutto si è svolto in modo semplice e familiare. L’accoglienza reciproca, vissuta sotto lo sguardo amorevole di Maria, l’Immacolata, ci ha permesso di sperimentare la presenza di Gesù. Per tutti è stato un momento di festa nel vedere la bellezza della chiesa attraverso S. Eugenio de Mazenod. Inoltre ci siamo resi conto di quanto siano vere le sue parole
rivolte alla gente semplice, in dialetto provenzale, in una delle sue celebrazioni mattutine, nella chiesa della Maddalena di Aix in Francia: «Artigiani, domestici, contadini, mendicanti…. Voi siete degni del più alto rispetto ascoltatemi, siete figli di Dio, fratelli in Gesù Cristo». Tutti noi presenti ci siamo sentiti in maniera forte fratelli e sorelle in Gesù Cristo attraverso l’intercessione e l’amore di S. Eugenio. Peppino Covella Taranto
Le lettere al direttore, della lunghezza non superiore ai 1.200 caratteri (spazi inclusi), vanno preferibilmente inviate via posta elettronica alla mail pasquale.castrilli@poste.it
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attualità
Verso l’umanità
abbandonata
Il decennio delle morte di p. Gaetano Liuzzo OMI ci offre l’occasione per riflettere sulla consacrazione secolare. Nostra intervista a Andreina Gambardella di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
A
dieci anni dalla morte di padre Liuzzo rivolgiamo qualche domanda ad Andreina Gambardella su colui che, in relazione alle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata (COMI), si autodefiniva “canale del carisma di S. Eugenio”. Andreina, presidente dell’Istituto dal 2004, ha vissuto la vocazione oblata secolare principalmente all’estero. Ha trascorso diciotto anni di missione in Uruguay lavorando come medico alla periferia di Montevideo, al Cerro, inizialmente presso un ambulatorio degli Oblati,
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a
Grande
MISSIONARIO OBLATO di Maria Immacolata e fondatore storico dell’Istituto delle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata (COMI), p. Gaetano Liuzzo nasce il 18 DICEMBRE 1911 a Tortorici (Me). Dopo i voti perpetui nel 1932 fu ordinato sacerdote il 7 luglio del 1935. Profondo conoscitore delle missioni oblate, trasmette in modo contagioso questa passione mediante la “propaganda missionaria” visitando seminari e parrocchie di tutta Italia. Incontra moltissimi giovani e tanti seminaristi, animati da questo entusiasmo, entreranno nella congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. DAL 1948 AL 1973 si occupa dell’animazione del laicato oblato come direttore nazionale dell’Associazione Missionaria di Maria Immacolata (AMMI), della cura e della stesura dei relativi periodici: “Semaforo AMMI”, “Voce di Maria” - divenuta nel
divulgatore
poi dalle suore Teresiane di Enrico de Ossò, in una cooperativa medica, ed in altri ambulatori di quartiere. Padre Liuzzo come intendeva la secolarità oblata? Fin dalla nascita la caratteristica del nostro Istituto credo sia stata proprio incarnare il carisma oblato al femminile e in forma secolare. P. Liuzzo ha sempre insistito su questo aspetto, anche con espressioni forti, come “niente monacalismo”. Contemporaneamente, e direi con maggiore intensità, desiderava che la nostra consacrazione fosse pienamente oblata, cioè “da missionaria, consacrata, secolare, piena di carità e di spirito mariano”. La sua costante sottolineatura del nostro “dover essere” intendeva rimandarci a quanto ci veniva affidato e cioè alla necessità di raggiungere, in quanto laiche, quella parte di umanità più lontana, che non poteva essere avvicinata dagli Oblati o dai sacerdoti in generale. Ciò che ha acceso e sostiene l’entusiasmo delle COMI è la forza del carisma di S. Eugenio. A tale dono che
1959 “Missioni OMI”- e l’inserto “Il Cuore Immacolato di Maria”. Durante questo periodo alcune giovani zelatrici dell’AMMI gli rivolgono una richiesta insolita: “vogliamo essere come gli Oblati”. Contemporaneamente p. Léo Deschâtelets, superiore generale OMI, auspicava che dei laici esprimessero il desiderio di vivere l’ideale degli Oblati e di cooperare con loro nelle opere della chiesa. Così, il 22 agosto 1951, festa del Cuore Immacolato di Maria, nella basilica dell’Annunziata a Firenze, 18 zelatrici si consacrano nel segno di Maria e del suo “sì”. P. Liuzzo seguirà il cammino di questo nuovo gruppo che nel tempo diventerà l’Istituto Secolare delle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata (COMI). In tarda età, per sopravvenuti motivi di salute, viene trasferito a S. Giorgio Canavese (To), dove è accudito ed accompagnato dagli Oblati della comunità locale. Si spegne il 14 NOVEMBRE 2003.
Missionaria, consacrata, secolare, piena di carità e di spirito mariano
(fonte: Polzelli R., Fraternità e ardore missionario, promanuscripto 2005)
ci è stato consegnato è associata la ricerca delle realtà più lontane e abbandonate, l’impegno per gli ultimi ed un grande amore alla chiesa. Sono questi gli aspetti che devono trasparire nelle scelte concrete. Padre Liuzzo parlava di “incendio mariano”. Che cosa voleva dire concretamente? Per una COMI la propagazione di questo “incendio” comincia proprio dal vivere Maria e, per dirla secondo quanto la nostra peculiarità richiede, “come nuove Maria di Nazaret”. Un “incendio” di questo tipo scoppia quando si vive secondo lo stile mariano, con le sfumature tipiche degli atteggiamenti e delle virtù di Maria, con l’attenzione di chi sa stare accanto alla persona, per accoglierla nella sua umanità, aiutandola a riscoprire Dio.. L’“incendio” è la passione missionaria che spinge verso i più lontani e quelle realtà del mondo dove l’annuncio del Vangelo non è ancora giunto. Credo che ogni COMI, proprio perché inserita in ambienti sociali e professionali diversi, può essere artefice
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Dire “Grazie”
Un giorno sono andata da p. Liuzzo per sottoporre al suo giudizio una questione che allora mi sembrava di vitale importanza. Era relativa al comportamento di una persona, a mio avviso, poco caritatevole nei miei confronti. Mi aspettavo un consiglio o tutt’al più un rimprovero. Invece mi ha raccontato che S. Teresina del Bambin. Gesù, dopo essere stata trattata sgarbatamente, piuttosto che reagire rispondendo per le rime, aveva ringraziato il Signore di averle donato quell’ennesima umiliazione. Ma che risposta era? Non chiariva affatto il problema. Forse padre Liuzzo non aveva capito bene cosa intendevo dirgli e cosa volevo da lui. Me ne sono andata un po’ delusa, ma non potevo fare a meno di ripensare a questo episodio della vita della santa. Dopo qualche tempo mi sono ritrovata a parlargli ancora delle mie difficoltà di rapporto con una sorella. La sua risposta? Mi ha raccontato lo stesso episodio della vita di S. Teresina. Ma questa volta non era possibile che non avesse capito! E poi non si ricordava di avermelo già raccontato? O forse ero io che non avevo capito niente? Ho cominciato a guardarlo con occhi diversi, ad osservare con maggiore attenzione i suoi comportamenti ed ho capito tutto! Di fronte agli attacchi contro la sua persona, alle critiche, alle mancanze di carità, non solo non rispondeva con oltraggi ma, come la santa della piccola via, ringraziava Dio per l’umiliazione subita. Mi sono detta che non c’era dunque da stupirsi se non avesse mai nulla da ridire contro alcuno, lui che di umiliazioni ne aveva subite tante. Sembrava non considerasse nessuno come nemico, e così doveva essere effettivamente se ogni potenziale avversario era per lui uno strumento attraverso il quale Dio gli regalava l’ennesima umiliazione per la quale dire grazie. (VMT)
di questo incendio. Il risultato non è certamente immediato, anzi richiede costanza e fedeltà, anche nel silenzio, fino a dare la vita, perché già sai che quello che proponi può non essere accolto. Gli effetti di un incendio mariano sono di varia natura: da una madre felice che ti porta con orgoglio a conoscere la figlia che avrebbe voluto abortire, alla coppia che regolarizza la sua convivenza dopo molti anni, fino alla classica conversione. Ci sono anche situazioni in cui questo fuoco si esprime con la stima e l’amicizia che aiutano una persona a rifiorire. Inoltre vanno inclusi tutti gli aspetti della pro-
A sinistra, p. Liuzzo con alcune delle prime Comi. Sopra, con papa Giovanni Paolo II. Nell’altra pagina, la consegna del crocifisso missionario ad Andreina Gambardella prima della sua partenza per l’Uruguay
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attualità
UN OBLATO AUTENTICO
mozione umana che sono solo l’inizio di un cammino verso Dio. In genere le persone reagiscono con gratitudine nei nostri confronti e specialmente verso Dio. A questo punto, da missionarie “che non lasciano nulla d’intentato”, possiamo cominciare a “incendiare” un altro luogo. Qual era il pensiero di p. Gaetano sulla secolarizzazione? Come hai vissuto la consacrazione oblata in un contesto di secolarizzazione come quello uruguayano? Padre Liuzzo ci esortava ad essere sempre attente affinché la nostra natura di secolari non fosse intaccata da una mentalità secolarizzata. È un rischio che si può correre proprio perché stiamo nel mondo, specie se dimentichiamo di alimentare la nostra spiritualità e fraternità. Inoltre la mentalità secolarizzata era per lui da “combattere” con i mezzi giusti: la preghiera, il coraggio di osare con la parola e l’esempio, ma sempre con molta carità.
Nella mia esperienza missionaria in Uruguay ho cercato di tenere presente queste indicazioni, per non vanificare quanto vivevo professionalmente e nell’ambito dei miei impegni di animazione. Mi sono impegnata a tradurre tutto questo nella vita quotidiana puntando sulla relazione personale, aspetto decisivo e facilitatore in America latina. La secolarizzazione mi ha sollecitato ad imparare a sperare contro ogni speranza. L’esperienza sul campo mi ha aiutato a spostare lo sguardo dai risultati, perché un cambio di mentalità richiede tempi molto lunghi, generazionali. Ciononostante ho sempre ritenuto necessario rispondere agli appelli della secolarizzazione proponendo costantemente i valori cristiani. Nelle situazioni in cui mi era richiesto di usare tolleranza ho messo l’accento sulla ricerca di ciò che è essenziale per ogni uomo. Naturalmente tutto questo va accompagnato da una buona dose di perseveranza nel seminare a piene mani. n
P. Marcello Zago OMI ebbe modo di esprimere gratitudine e stima nei confronti di p. Liuzzo che lo aveva “pescato” nel seminario di Treviso con queste parole: «Voglio ringraziarla ancora per quello che ha fatto da Oblato e per quello che è. Nella sua umiltà serena, nel suo dinamismo senza pretensioni, nella sua testimonianza fraterna, nei suoi giudizi saggi, nella disponibilità servizievole, nella sua unità alla congregazione lei rimane un esempio di Oblato che ha vissuto la sua vocazione e che ha percorso le vie del Signore. E questa sua vita si è irradiata nelle COMI con il tocco della prudenza e della autenticità oblata». Fratello Elio Napolitano OMI, uno dei membri della sua comunità a Roma lo ricorda cone un uomo di preghiera. Mi sottolineava sempre: «Elio, la preghiera e la carità sono quelle che ci salvano». Era sempre sereno, scherzava sempre con tutti. Non si è mai lamentato delle sofferenze personali, o di qualche difficoltà di relazione. Anziano com’era lo ha sempre aiutato, da infermiere. Alle rimostranze «padre non si preoccupi troppo di me» rispondeva: «Se non vuoi che ti aiuti, vuol dire che non mi vuoi bene». (fonte: Ciardi F., L’idea missionaria, COMI 2011)
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attualità
Per una fetta di
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Una fetta di pane. Si trova su tutte le nostre tavole. Ne sentiamo la mancanza quando ci dimentichiamo di comprarlo. Lo diamo per scontato quando è affettato e pronto per deliziarci durante il pasto. Eppure il pane ha un significato profondo testo e foto di Thomas Harris thomasharris78@gmail.com
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ell’antico Egitto, lungo il Nilo, gli egizi scelsero di coltivare il frumento e le serve avevano il compito di schiacciare i chicchi nel mortaio per poi separare con il setaccio la parte nutritiva dal guscio. I chicchi venivano macinati tra due pietre per ottenere la farina. Veniva mescolata con l’acqua, impastata e poi cotta su pietre. Gli egizi inventarono anche il forno a legna e scoprirono la lievitazione. La leggenda dice che una serva per sbaglio versò della birra sull’impasto. Per non farsi scoprire lo lavorò a fondo e poi lo infornò. La pagnotta uscì dal forno molto più gonfia, croccante e buona rispetto a tutte le altre. Era considerato talmente importante che venne aggiunto agli oggetti più preziosi che venivano seppelliti nelle tombe dei defunti, affinché il loro spirito non soffrisse la fame. Mi piace pensare che ancora oggi sia così! Il pane resta l’alimento fondamentale per eccellenza. Nella preparazione non è cambiato granché. Ci sono le macchine che impastano grandi quantità di acqua e farina per permettere una
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buona produzione… ma l’uomo resta sempre insostituibile per preparare un buon pane. Ci sono forni che lavorano giorno e notte per permetterci di gustare una bella fetta di pane. Basterebbe questo motivo per “non dare il pane per scontato”. È frutto della fatica e della pazienza del fornaio! Negli ultimi tempi mi è capitato di andare a “fare servizio” ad una mensa dei poveri. Ho visto e conosciuto persone che si trovavano lì per i motivi più svariati: ognuno con la propria vita, i propri problemi... Tutti avevano, però, una cosa in comune: conoscevano il valore di una fetta di pane! Un giorno mi trovai di fronte ad una situazione che mi incuriosì: una signora anziana consumò il pranzo che aveva nel vassoio, tranne il pane. Lo mise in una busta e lo portò via. Il caso volle che il pomeriggio ritrovassi la stessa signora seduta su una panchina, con in mano la borsa del pane. Mi fermai dalla parte opposta della piazza per vedere cosa avrebbe fatto. La vidi sbriciolare le fette che aveva custodito e darle ai piccioni. Rimasi senza parole e pensai “Ma come? Vai a mangiare alla mensa, il pane - probabilmente - è una delle cose più preziose che hai… e lo preservi per darlo ai piccioni?”. Mi avvicinai per parlarle. Come la maggior parte delle persone sole, aveva una gran voglia di relazionarsi con qualcuno e mi raccontò la sua vita. La sua storia rispose a tutte le domande che avrei voluto farle. Tutto quello che mi ha detto è stato un dono prezioso, ma una frase in particolare: “Sono sola da molti anni. Amo gli animali. Condivido volentieri una fetta di pane per un po’ di compagnia”. n
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storia di storie
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Un calco per altri preti di André Dorval OMI - tradotto e adattato da Nino Bucca OMI
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ato in Bretagna il 4 marzo 1876, morì a Québec il 29 novembre 1956. Fisicamente si imponeva per le sue larghe spalle, la forte stazza e l’andatura pesante. Sul volto arrotondato facevano capolino due piccoli occhi accesi. La voce piuttosto flebile esprimeva ora potenza e forza, ora dolcezza e bontà. Non era né dotto né letterato, ma si poteva riconoscere in lui l’uomo di Dio. Vittima delle persecuzioni religiose in Francia degli inizi del secolo scorso, questo Bretone tutto d’un pezzo, appena arrivato a Québec nel 1903, si mise a predicare il vangelo a tempo opportuno e inopportuno: poteva interessare per ore e ore operai e giovani, preti e monache di clausura. Apostolo del Sacro Cuore, riuscì nell’impresa notevole di riunire per un’ora di adorazione quasi duemila operai in tuta da lavoro tutti i primi venerdì del mese. Nel 1923 fondò la casa per ritiri Gesù Operaio, dove incontrò, fino alla sua morte, migliaia di persone tra cui tanti giovani. Aveva il dono di conquistarli fino a portarli a Gesù Cristo e a farne spesso dei veri apostoli. Grazie a lui trovarono la propria vocazione più di ottanta sacerdoti, una trentina di religiosi e un centinaio di religiose. Stiamo parlando di p. Victor Lelièvre. Nessun ostacolo poteva fermarlo quando si trattava di conquistare
un’anima a Dio. Una volta incontrò per strada una signora il cui marito era un conducente di treni. «Se le dovesse capitare di imbattersi in lui - gli disse - provi a convincerlo a fare il precetto pasquale, continua a sostenere di non avere tempo». Alcuni giorni dopo l’Oblato aspettò il treno in stazione. «Arturo, vieni un momento giù, vorrei parlarti». «Impossibile, padre, ripartiamo fra due minuti». «Allora lasciami salire vicino a te». Detto fatto. Il treno ripartì e, mentre Arturo buttava carbone nella caldaia della locomotiva, il padre riuscì a illuminare la sua coscienza e a metterlo nella misericordia del Sacro Cuore di Gesù. Un’altra avventura interessante avvenne in Francia, nella periferia di Parigi. Durante un viaggio in Europa padre Lelièvre era stato invitato a parlare ad alcuni comunisti in un magazzino. Avendo come podio un bidone di benzina, per più di un’ora riuscì a rabbonire quei cuori, facendoli ora ridere, ora piangere e riflettere profondamente. Alla fine si sentì un urlo: «Basta, basta». L’Oblato pensò a un fallimento della sua missione. Invece no: volevano solo farlo riposare, servirgli un sorso di vino e ricominciare. Alla fine fecero passare anche un cappello e il missionario non poté rifiutare i 210 franchi raccolti da quegli operai coinvolti ed entusiasti: «Li tenga e ci faccia fare un calco di prete come lei». n
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Al Santuario mariano di d Aparecida uno splendido programma preGMG per mille giovani accompagnati dai Missionari Oblati di Maria Immacolata testo di Pasquale Castrilli OMI foto di Giovanni Coppini koppino88@gmail.com
Le giornate oblate della giovent霉
in Brasile
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patrono delle giornate oblate
p. Mauricio Lefèbvre OMI Ad Aparecida, i giovani hanno avuto modo di conoscere la figura di p. Mauricio Lefèbvre, missionario oblato, nato a Montreal, in Canada il 6 agosto 1922. Nel 1953 fu inviato come missionario tra i minatori della Bolivia. Rapidamente si impegnò a conoscere i problemi della gente. Inviato nella capitale La Paz nel 1958,
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si recò successivamente a Roma, invitato da p. Lombardi, fondatore del Movimento per un mondo migliore. Dopo essersi specializzato in sociologia rientrò in Bolivia nel 1966 dove realizzò ricerche e inchieste per la chiesa nell’ambito sociale. Fu tra i fondatori della facolta di sociologia. Nel 1971, successivamente al colpo di stato, p. Mauricio sentì ancora più pressante l’appello dei poveri. Si schierò al fianco delle persone bisognose, degli abbandonati, denunciando le strutture di oppressione e divenne voce di coloro che non erano ascoltati. Fu ucciso il 21 agosto del 1971 mentre si recava, sotto l’egida della Croce Rossa, a soccorrere una giovane ferita dai militari. P. Mauricio è stato un testimone autentico della fede e della carità. La sua persona resta per sempre nel cuore di chi lo ha conosciuto e delle generazioni successive.
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C
leber in portoghese, Giovanny in spagnolo, Loravana, in francese e Diana in inglese danno il benvenuto ai mille giovani provenienti da 29 nazioni del mondo. Con loro una settantina di missionari Oblati di Maria Immacolata. Siamo al santuario brasiliano di Aparecida, inizia il programma oblato che precede la XXVIII Giornata mondiale della Gioventù (GMG) di Rio de Janeiro. Ufficialmente questa è la quarta volta che i giovani del mondo oblato si radunano insieme prima di una GMG, dopo Hünfeld nel 2005 in occasione della GMG a Colonia, Melbourne nel 2008 in occasione della GMG a Sydney e Malaga nel 2011 in occasione della GMG a Madrid. A noi piace, però, considerarla come la sesta volta, includendo anche le ‘giornate oblate’ a Pescara nel 2000 prima della GMG a Roma e quelle a Montreal, in Canada, nel 2002.
Le giornate oblate Canti, testimonianze, preghiera, catechesi, incontri di condivisione per gruppi linguistici. Questi gli ingredienti del programma offerto ai giovani dal 19 al 22 luglio, nel santuario più importante del Brasile che qualche giorno dopo, il 24 luglio, avrebbe avuto la gradita visita di papa Francesco. I
giovani hanno ascoltato con attenzione l’intervento di p. Louis Lougen, superiore generale dei Missionari OMI, che ha fatto da linea portante di tutto l’incontro (vedi altro articolo). Ma sono stati tanti i momenti importanti. La celebrazione eucaristica presieduta da mons. Buti Tlhagale, arcivescovo oblato di Johannesburg, il
DAI CORTILI DI AIX AL M UN INTERVENTO PUNTUALE E RICCO DI SPUNTI QUELLO OFFERTI AI GIOVANI ALLA GMG DI APARECIDA DA P. LOUIS LOUGEN, SUPERIORE GENERALE DEI MISSIONARI OMI. ANCHE P. WILHELM STECKLING, SUO PREDECESSORE, HA CONSEGNATO AI PARTECIPANTI UN TESTO DI RIFLESSIONE Gli interventi, che di seguito sintetizziamo, prendono come immagine ispiratrice il
passaggio dai cortili di Aix en Provence, città francese dove visse S. Eugenio de Mazenod fondando i Missionari OMI, ai cortili del mondo intero. LOUGEN: GIOVANI E OBLATI, MISSIONARI INSIEME Nella prima parte, intitolata L’ESPERIENZA DI EUGENIO CON CRISTO, p. Lougen si è domandato quali furono i tratti salienti di questa esperienza di incontro con Cristo evidenziando il vuoto della vita di Eugenio, l’apertura del suo cuore a Dio,
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le parole di
Nell’udienza generale di mercoledì 4 settembre, a Roma, la prima dopo la pausa estiva, papa Francesco ha raccontato la ‘sua GMG’. I suoi ricordi, ma soprattutto ciò che lo ha colpito e interpellato. Prima di tutto ha ringraziato il Signore, perché «è Lui che ha guidato tutto con la sua Provvidenza». «Per me, che vengo dalle Americhe, è stato un bel regalo!» ha detto, ringraziando anche Nostra Signora Aparecida, la cui venerata immagine era sempre presente sul palco della GMG. «Sono stato molto contento di questo», ha affermato il papa, «perché Nostra Signora Aparecida Nella foto papa Francesco è molto importante per in uno dei tanti momenti che dedica ai fedeli la storia della Chiesa in
papa francesco
Brasile, ma anche per tutta l’America Latina». Il papa ha anche detto «l’accoglienza delle famiglie brasiliane e delle parrocchie è stata una delle caratteristiche più belle di questa GMG». Riportiamo alcuni brani dei discorsi di papa Bergoglio pronunciati a fine luglio che ci sono sembrati particolarmente significativi e hanno trovato ascolto e accoglienza profonda nel cuore dei partecipanti. «Qui, come in tutto il Brasile, ci sono tanti giovani. Eh giovani! Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà
L MONDO INTERO il confronto con un sacerdote e la frequentazione della chiesa, il sentirsi toccato dalla misericordia di Dio, la dedizione totale al Signore e alla missione. Il superiore generale ha poi suggerito ai giovani alcuni strumenti per aprirsi all’amore incondizionato di Dio, radice e fondamento della nostra vita e motivazione della nostra missione: 1) chiedere a Dio la grazia di un rapporto più profondo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; parlare con S. Eugenio, chiedendogli di aiutarci ad approfondire questo rapporto; 2) prendere una frase del Vangelo o le letture della domenica e mantenerle nella mente, nel cuore e sulle labbra per tutta la settimana; 3) partecipare all’Eucaristia centro della nostra fede ed energia per la missione; 4)
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può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo con il bene. La Chiesa vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede, di Gesù Cristo, che è venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10)». Visita alla favela di Varginha (Manguinhos) 25 luglio 2013
«Tanti volti li abbiamo visti nella Via Crucis, tanti volti hanno accompagnato Gesù nel suo cammino verso il Calvario: Pilato, il Cireneo, Maria, le donne… Io oggi ti chiedo: Tu come chi di loro vuoi essere? Vuoi essere come Pilato che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù e se ne lava le mani. Dimmi: sei uno di quelli che si lavano le mani, che fa il finto tonto e guarda dall’altra parte? O sei come il Cireneo, che aiuta Gesù a portare quel legno pesante, come Maria e le altre donne, che non hanno paura di
20 luglio, la via crucis, il rosario missionario fino alla liturgia conclusiva dell’invio missionario che ha concluso il programma: In quella occasione è staro consegnato a ciascun partecipante un paio di sandali, i famosi infradito brasiliani. 160 giovani arrivati in Brasile, nella settimana precedente al programma di Aparecida. hanno svolto il servizio di volontari.
accompagnare Gesù fino alla fine, con amore, con tenerezza. E tu, come chi di questi vuoi essere? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria? Gesù ti sta guardando adesso e ti dice: mi vuoi aiutare a portare la Croce? Fratelli e sorelle: con tutta la forza di giovane, che cosa Gli rispondi? Cari giovani, alla Croce di Cristo portiamo le nostre gioie, le nostre sofferenze, i nostri insuccessi; troveremo un Cuore aperto che ci comprende, ci perdona, ci ama e ci chiede di portare questo stesso amore nella nostra vita, di amare ogni nostro fratello e sorella con questo stesso amore». Via Crucis con i giovani, Lungomare di Copacabana 26 luglio 2013
«Anche oggi il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa. Cari giovani, il Signore ha bisogno di voi! Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e ad essere missionari. Cari giovani, il Signore oggi vi
Turbolenze in Brasile La GMG era stata preceduta da numerose manifestazioni. Tutto il Brasile nel mese di giugno era stato teatro di vivaci proteste per contestare l’enorme impegno di soldi pubblici per grandi manifestazioni come le Olimpiadi e i Campionati mondali di calcio in programma nei prossimi anni. Ma si protestava anche contro la corruzione in
politica, il rincaro dei trasporti pubblici e per un miglior servizio sanitario e scolastico. Alcuni commentatori avevano scritto che non si poteva parlare di una primavera brasiliana, perché il Brasile è una democrazia compiuta. Ma milioni di persone sono scese nelle piazza destando preoccupazioni per la sicurezza della Giornata mondiale della gioventù.
studiare la fede, partecipare a corsi di formazione e di studio in parrocchia, in diocesi e con gli Oblati; 5) offrire sé stessi a Dio, chiedendo l’aiuto della Madonna. Nella seconda parte intitolata COMUNITÀ APOSTOLICHE DI GIOVANI p. Lougen si è interrogato sui motivi che conducono a fare missione in comunità. Li ha individuati nella continuità, nel fatto che la missione si arricchisce con i doni di molte persone, nella dimensione affettiva di sostegno e condivisione reciproca, in una ragione cristiana nel senso che Gesù lo ha fatto e ha rivelato chi è Dio e chi siamo noi, e infine nel fatto che la comunità aiuta ad essere più autentici. Ha poi dato alcuni consigli che vengono da Gesù stesso: esercitarsi ad essere l’ultimo e ad essere umili; non giudicare; fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te; pensare agli altri e alle loro esigenze, prima di prenderti cura delle tue, perdonare. La terza parte dal titolo I NUOVI CORTILI CHE I GIOVANI
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chiama! Non al mucchio! A te, a te, a te, a ciascuno, ascoltate nel suore quello che vi dice. Penso che possiamo imparare qualcosa da ciò che è successo in questi giorni, di come abbiamo dovuto cancellare, per il mal tempo, la realizzazione di questa Vigilia nel Campus Fidei, a Guaratiba. Forse, non è che il Signore voglia dirci che il vero campo della fede, il vero Campus Fidei, non è un luogo geografico, bensì siamo noi stessi? Sì! È vero! Ciascuno di noi, ciascuno di voi, io, tutti! Ed essere discepolo missionario significa sapere che siamo il Campo della Fede di Dio! Per questo, partendo dall’immagine del Campo della Fede, ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere discepolo-missionario: la prima immagine, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e la terza, il campo come cantiere». Veglia di Preghiera con i giovani, Lungomare di Copacabana, 27 luglio 2013
Papa Francesco E c’era preoccupazione anche per l’arrivo del papa, in particolare per il suo desiderio di avere un contatto diretto con la gente e con i giovani. Ripetere quel rito che ormai si vive a piazza S. Pietro dal giorno della sua elezione: il percorso in auto, rigorosamente scoperta, per avere un rapporto diretto con le persone, salutando, sorriden-
do, benedicendo i bambini, bevendo il mate. Siamo stati testimoni diretti dei preparativi per l’accoglienza del papa ad Aparecida. Oltre all’organizzazione generale dell’arredo urbano, non passava inosservata la presenza dei militari, giovani anche loro al di sotto dei trent’anni, che tra l’altro si prestavano volentieri a chiacchierate e fotografie di gruppo, con i giovani pellegrini.
La presenza e le parole di papa Francesco hanno comunque risolto ogni possibile tensione o timore. Del resto era una grande occasione per il Brasile ospitare una Giornata mondiale della gioventù che ritornava in America latina a 26 anni di distanza dalla precedente tenutasi nel 1987 a Buenos Aires, città nella quale è stato vescovo papa Bergoglio. n
DOVREBBERO OCCUPARE si è aperta con il tentativo di capire in che modo intendiamo collaborare con la missione di Dio. «Dobbiamo chiedere a Dio, in una luce che viene dalla preghiera, che cosa vuole che facciamo. Usiamo la nostra intelligenza e le doti di ciascuno. Ascoltiamo la voce dei poveri e cerchiamo di cogliere la realtà attuale. Ascoltiamo i bisogni della Chiesa. Ascoltiamo anche la sapienza del carisma oblato. Discutiamo e confrontiamoci in comunità per raggiungere un consenso» P. Lougen ha poi parlato degli ambienti di missione dei giovani che si ispirano al carisma oblato: l’università, la famiglia, il luogo di lavoro, le missioni popolari, il club, lo sport, le arti, la cerchia di amici, la protezione dell’ambiente, la politica, la tecnologia e l’informatica. «È assolutamente necessario che i giovani siano missionari nella società di oggi. - ha concluso - Gli Oblati, che sono sacerdoti e fratelli, hanno il loro campo missionario, ma ci sono molti posti ai quali non hanno accesso. È in questi cortili dove il giovane, il cooperatore del Salvatore, ha la sua particolare sfera di azione missionaria».
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La delegazione italiana
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ieci giovani, una laica, due seminaristi oblati, insieme a p. Carmine Marrone OMI e p. Francesco Lugarà OMI. Questa la rappresentanza italiana oblata alla XXVIII Giornata mondiale della Gioventù. Tornati in Italia contenti, ma anche con qualche acciacco fisico, come è consuetudine dopo aver partecipato a questi grandi eventi, raccontano con entusiasmo la loro esperienza in terra brasiliana.
Aparecida e l’abbraccio amorevole del Cristo Redentore, milioni di giovani
brasiliana ci ha fatto sentire a casa; è stata
provenienti da tutti i continenti, ci
una settimana formativa e divertente,
siamo ritrovati uniti da un unico grande
e il santuario della Madonna Aparecida
valore centrale, che è Dio. Un’altra
emozionante. A Rio ho avuto la fortuna di
figura importante che ha fortemente
essere ospitata da una famiglia carioca, mi
caratterizzato questa GMG, è quella
ricordo le parole della mamma: “grazie per
del successore dell’apostolo Pietro. Con
rendere felici questi giorni!” Il momento
semplicità papa Francesco pian piano
più emozionante è stato la veglia di
bussa e in punta di piedi entra nei nostri
sabato sera. L’arrivo a Copacabana nel
cuori, invitandoci ad avere il coraggio
pomeriggio, dopo una camminata di dieci
di andare contro corrente davanti alle
km in pellegrinaggio lungo le strade del
difficoltà. Tra le tante cose che mi porto dal
centro di Rio, spettacolo paesaggistico del
Brasile vi è anche la certezza ancora più
universale che unisce tutti in una
Pan di Zucchero incluso. Bastava guardarsi
grande che Dio mi ama.
stupenda esperienza di Dio! In particolare i
attorno, tutti accampati sulla spiaggia, teli
giorni di Aparecida con gli Oblati ci hanno
e sacchi a pelo ovunque, a destra l’oceano,
testimoniato il grande valore dell’essere
e in cielo le costellazioni. Le parole del papa
chiesa-comunità che si incontra e cresce
di quella sera mi risuonano ancora ...il suo
un’esperienza sorprendente! Ho ricevuto
insieme.
invito: andate senza paura, per servire.
tanti doni! La presenza di Gesù si
•Nella GMG senti il respiro della chiesa
Federica Schettino, Torino
Fabio Mandato, Cosenza
Carmine Apicella, Nocera superiore (Sa)
•La mia seconda GMG è risultata essere
percepiva nelle persone che ho incontrato e che in ogni momento mi donavano
•È stato tutto una novità. Ciò che mi ha
•Sono due le parole che racchiudono il
qualcosa. Nella famiglia brasiliana che mi
stupito di più, oltre alla magia che si
vissuto nella terra di Santa Cruz: “Chuva
ha ospitato a Rio de Janeiro mi sono sentita
respirava in quei giorni, è stata l’ospitalità
de Graça”. Parole prese da un titolo di
accolta come una figlia; ciò che era loro
dei brasiliani. La settimana missionaria
una canzone che molte volte abbiamo
era anche mio. Abbiamo condiviso non
ad Aparecida è stata unica! L’accoglienza
ascoltato. Proprio una pioggia di grazia,
solo aspetti culturali ma anche momenti
e l’organizzazione della comunità oblata
sotto la protezione di Nostra Signora
importanti che riguardavano la GMG. È
STECKLING: VIVERE DEL CARISMA OBLATO Nella prima parte del suo intervento l’ex superiore generale dei missionari OMI, attualmente in Paraguay, invita a fare un viaggio nel tempo tornando alla nascita della congregazione oblata a Aix en Provence duecento anni fa quando il carisma oblato cominciava a farsi visibile nella vita del giovane sacerdote S. Eugenio. «Che contenuto ha il carisma oblato? - si domanda p. Steckling . - In poche parole esso consiste nel donare sé stesso a Cristo Salvatore, condividere il pane della Buona Notizia con i poveri di questo mondo e con gli abbandonati, e coltivare una vita comunitaria con il sapore della famiglia».
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peccatori. È stato importante ascoltare
pa
questo con migliaia di ragazzi, che insieme trovano la forza nel non sentirsi soli, ma una grande comunità che, come dice il papa, fa come Simone il cireneo, ed aiuta Gesù a portare la croce. Michele Tripicchio, Cetraro (Cs)
•Mi aspettavo dalla GMG una rivoluzione e così è stato, quella rivoluzione di fede di cui ha parlato anche papa Francesco! Certo una rivoluzione diversa dalla scorsa GMG a Madrid: questa è interiore; innanzitutto perché mi ha fatto scoprire la bellezza della preghiera del rosario. In qualsiasi posto eravamo, in chiesa, per strada, in aeroporto, ci fermavamo e pregavamo con bello vedere come Gesù ci unisca nella
catechesi del padre generale per capire
la Madonna. Io non ero proprio abituata e
nostra diversità e soprattutto ci avvicini,
chi è colui che vive il carisma oblato. Al
mi ha fatto anche capire come la Madonna
pur essendo così lontani.
centro, una delle cose per me quest’anno
di Aparecida sia stata la compagna del
importanti: la comunità. Gesù, dice
nostro cammino durante tutta la GMG. Una
il generale, ha iniziato radunando un
storia che non conoscevo ma che è entrata
gruppo di discepoli, che ha costituito come
dentro al mio cuore, perché mi porto dietro
parlato, perché sentivo che mi voleva li
comunità missionaria. Un gruppo formato
l’immagine del papa che la stringe a sé:
a tutti i costi. Mi sono sentito a mio agio
da persone normali, senza apparenti doti
ecco, proprio quella sua statura così piccola
con persone che condividono l’anima
particolari, i quali dopo aver vissuto con
quasi come se fosse una bambolina mi ha
delle nostre esperienze, e cioè il carisma
lui, hanno predicato il vangelo a persone
fatto appassionare a lei.
di S. Eugenio… Fondamentale è stata la
escluse dalla società, poveri, malati e
Serafina Di Staso, Roma
•Di una cosa ero sicuro: Dio mi avrebbe
P. Stecking rilegge e attualizza alcuni testi chiave di S. Eugenio per tornare all’oggi ponendo molte domande: «Ci manteniamo molto vicini al Signore la cui chiamata abbiamo percepito in un momento preciso della nostra vita? Sappiamo fare un analisi della nostra società? Che diciamo di essa e quale volto dei poveri e degli abbandonati ci viene alla mente? Ci affidiamo, come fece S. Eugenio, a qualche compagno di viaggio che ci può aiutare a camminare sulla strada corretta?». La seconda parte prosegue ricordando ai giovani la domanda che la congregazione oblata fa oggi a sè stessa: il tema della conversione che ha guidato l’ultimo capitolo generale dei Missionari OMI svoltosi nel 2010. Fa riferimento alle cinque aree di conversione individuate nel documento di sintesi del capitolo; la comunità, la missione, la leadership, la formazione
Arianna Greco, Firenze
e le finanze affermando di essere stato colpito dal fatto che la prima che si menziona sia la comunità. Parla del pellegrinaggio dei giovani al Santuario di Aparecida, patrona del Brasile e richiamando ai giovani la storia del luogo e anche l’ultima Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano (Celam) svoltasi proprio ad Aperecida nel 2007 che ha ribadito fortemente l’opzione missionaria con la missione continentale. A conclusione del suo contributo, p. Steckling commenta dettagliatamente il penultimo versetto del Vangelo di Marco: Andate e fate discepoli in tutte le nazioni (Mc. 28,19), fa una descrizione sintetica del giovane che vuole vivere il carisma oblato e interpreta, altrettanto dettagliatamente, i contenuti del logo delle giornate oblate della gioventù 2013.
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news
Notizie in diretta dal mondo oblato messaggi e notizie dalle missioni a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
Stati Uniti
Missio, un’app per smartphone
L
e notizie pubblicate in cinque lingue sul sito news.va sono disponibili su una app per smartphone, chiamata Missio, che si può scaricare gratuitamente. Il servizio è stato inaugurato da papa Francesco durante l’udienza con i direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e con il personale dell’Agenzia Fides, il 17 maggio scorso in Vaticano. Papa Francesco ha cliccato su un iPad, lanciando l’applicazione, realizzata da p. Andrew Small OMI, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie negli Stati Uniti. L’app Missio contiene foto, filmati e omelie del papa e notizie della chiesa diffuse in otto lingue dall’Agenzia Fides. «Santo Padre, vogliamo mettere il Vangelo nella tasca di ogni giovane del mondo», ha detto p. Small al papa, che ha toccato un pulsante su cui era scritto evangelizantur, che in latino significa “siano evangelizzati”. Nel primo giorno di vita, l’app è stata scaricata da 1.140 persone in 27 paesi diversi. «Il nostro fine è aiutare la gente a guardare il mondo attraverso gli occhi della fede», ha spiegato p. Small. L’applicazione può essere scaricata gratuitamente su iTunes App Store e su Google Play. È disponibile in otto lingue: inglese, spagnolo, italiano, tedesco, francese, portoghese, cinese e arabo. (fonte: fides.org)
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Sahara Occidentale
P. MARIO LEÓN DORADO NOMINATO PREFETTO APOSTOLICO
Italia Il cardinale Comastri
incorona la statua di Maria
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n occasione del centenario dell’incoronazione solenne della statua di Maria SS. Assunta venerata a S. Maria a Vico (Ce), questo gesto di devozione mariana è stato compiuto, lo scorso 16 agosto, dal cardinale Angelo Comastri. Ad accoglierlo è stato mons. Giovanni Rinaldi, vescovo di Acerra, diocesi nella quale si trova la Basilica Pontificia. Il cardinale Comastri nell’intervista rilasciata a Pupia Campania (pupia.tv) ha detto: “qui dopo cento anni resta intatta la devozione, al punto tale che oggi si vuole incoronare ancora la madonna come cento anni fa, perché si riconosce in Maria un modello da imitare, uno stile di vita che è ancora attuale”. Il 15 agosto 1913, presso la Basilica affidata ai Missionari Oblati di Maria Immacolata, veniva incoronata solennemente la statua di Maria SS. Assunta.
Il Santo Padre, Pio X, aveva concesso questo privilegio con un breve del 20 luglio 1913 che iniziava con queste parole: “nella città detta normalmente Santa Maria a Vico, entro i confini della Diocesi di Acerra, c’è un Tempio, rinomatissimo per antica devozione del popolo non meno che per rilevanti opere d’arte, dedicato a Dio in onore della Vergine Madre di Dio”. S. Pio aveva nominato come legato a latere il card. Gaetano Lai che incoronò la venerata statua dopo un solenne pontificale nella piazza antistante la chiesa alla presenza di ventimila fedeli, come riportano le cronache di allora. Nel 1938, nel 25° dell’incoronazione, il popolo volle ricordare l’avvenimento con una solenne processione per le strade del paese. Il 15 agosto 1963 la cerimonia dell’incoronazione fu ripetuta dal cardinale portoghese José Da Costa Nuñes.
Il 24 giugno il Santo Padre ha nominato p. Mario León Dorado OMI, Prefetto Apostolico del Sahara Occidentale, ex Sahara spagnolo. P. Mario ha 39 anni e gli ultimi nove li ha trascorsi in questo territorio. In Sahara si era recato per la prima volta durante il periodo di formazione. Successivamente, aveva chiesto di essere destinato a questa missione, perché lo aveva particolarmente toccato la vicinanza alla gente appartenente ad una religione e ad una cultura così diversa. Le parrocchie del Sahara Occidentale sono dislocate in due città a maggioranza islamica distanti l’una dall’altra tra le due e le sei ore e mezzo di strada. «I 600 cristiani sono come degli stranieri», mescolati tra una popolazione di circa 800mila abitanti quasi totalmente musulmani. P. Mario, lavorando quotidianamente nella Prefettura Apostolica è a servizio dei cristiani e molto vicino ai musulmani. In questo contesto la Prefettura Apostolica, che si differenzia da una diocesi, si sta sviluppando senza sacerdoti e vocazioni, infatti, attualmente ci sono solo due sacerdoti. Dal 1954, i Missionari Oblati
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Germania e Repubblica Ceca
Pellegrinaggio dei giovani a Roma
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ella prima settimana di luglio, la casa generalizia dei Missionari OMI a Roma ha ospitato un gruppo di giovani della Provincia dell’Europa Centrale. Hanno partecipato ad un pellegrinaggio alla tomba di S. Pietro per seminaristi, novizi e coloro che fanno un cammino vocazionale, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione in occasione dell’Anno della fede. Il gruppo era composto da p. Vlastimil Kadlec, dalla Repubblica Ceca e da tre novizi e due giovani, accompagnati da p. Norbert Wilczek dalla Germania. I giovani hanno avuto la possibilità di incontrare p. Louis Lougen, il privilegio di toccare la croce missionaria di S. Eugenio de Mazenod e di visitare i luoghi dove il Fondatore ha soggiornato durante i suoi viaggi a Roma. Il pellegrinaggio è iniziato la sera del 4 luglio con un corteo di 6mila partecipanti, che da Castel S. Angelo hanno raggiunto la tomba di San Pietro dove hanno recitato il credo. Venerdì 5 luglio si sono svolte la catechesi e le visite alle chiese dove si conservano le reliquie dei santi che venivano proposte dalla guida del pellegrino. Il primo incontro con papa Francesco si è tenuto sabato. Con parole semplici e chiare ha fatto centro sui giovani: «È la gioia, la vera gioia che è contagiosa, questa cattura... e fa andare avanti». In serata c’è stata una processione mariana nei giardini vaticani e domenica mattina la celebrazione della messa con il papa a S. Pietro. (fonte: omiworld.org) RD Congo I primi passi della parrocchia St. Justin
Il superiore provinciale degli OMI del RD Congo, p. Abel Nsolo, domenica 21 luglio ha celebrato la messa nella chiesa parrocchiale di St. Justin a Kinshasa. Quasi un anno fa l’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Laurent Monsengwo, aveva eretto la parrocchia affidandola ai Missionari Oblati di Maria Immacolata. In questa occasione ha potuto valutare il lavoro svolto nella nuova missione e l’impegno dei fedeli nella costruzione della loro parrocchia. Senza attendere alcun aiuto esterno sono state ripristinate la chiesa parrocchiale e la canonica, allacciate elettricità ed acqua e a costruita una strada nei pressi del cimitero di Kinshasa-Kintambo. (fonte: pretredanslarue.blogspot.com)
spagnoli servono questa Prefettura Apostolica. I padri Félix Erviti (1954-1994) e Acacio Valbuena (1994-2009) hanno preceduto Mario León in questo servizio ecclesiale a stretto contatto con l’Islam. P. Mario quando è arrivato nel Sahara è stato accolto da p. Acacio che, per introdurlo nella sua nuova missione, gli ha detto: «Questi sono i tuoi parrocchiani, tutti i musulmani. Stare con loro è quello che devi fare». Ora, continua p. Mario, «anche se siamo diversi, mi sento accolto. Qui ho molte madri, molti fratelli». Il nuovo Prefetto Apostolico del Sahara Occidentale spagnolo chiede soprattutto la preghiera e la cooperazione economica, «perché dice - non vi è alcun reddito. Quello che abbiamo proviene delle Pontificie Opere Missionarie e dall’opera caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre».
(fonte: cope.es)
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I campi estivi
Vallada non si smentisce
8luglio Eccoci a Villa San Giovanni (Rc), due ragazzi di Palermo due di Messina con p. Francesco Volpintesta, Andrea e Maria Grazia. Siamo in pulmino. Prima tappa Gioia Tauro dove “imbarchiamo” p. Giuseppe
Calderone. Segue la fermata a Cosenza dove, per usare il linguaggio dell’autista, “ci travasiamo” sul pullman di 54 posti. Ci aspetta p. Carmine Marrone con uno stuolo di ragazzi e genitori provenienti da varie parti della Calabria. Ci fermiamo poi a Caserta dove p. Enzo Macchia con Massimo e Elvira ci aspettano con uno
stuolo di gen e di altri ragazzi dell’Mgc. Si arriva a Marino dove si aggiungono lo scolastico Jacopo Papi ed altri ancora. L’indomani tappa a Firenze dove completano il gruppo p. Francesco Lugarà e un folto gruppo della zona di Firenze. A Vallada Agordina (Bl) ci aspettano p. Giuseppe Rubino, il novizio Giovanni Giordano e p. Ettore Andrich. Tutto è ad alta quota, i canti, le passeggiate, i temi, la voglia di stare insieme con lo stile del Vangelo. Che ci sarà mai di tanto speciale in questa frazione, Andrich, a 1.100 metri di altezza? Non c’è un bar, non c’è campo per i telefonini, ma in compenso ci sono tanti campi verdi e fioriti. Uno è proprio fuori casa, un po’ in discesa ma si gioca benissimo. Vallada! Un’esperienza che non si può raccontare in un articolo. Forse qualcosa si capirà dalle testimonianze che seguono. n
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Anche quest’anno ho vissuto tanti momenti indimenticabili, ma ciò che mi porto nel cuore più di ogni altra cosa sono stati i momenti di comunione che abbiamo vissuto tra noi ragazzi. Cambiano gli anni, cambiano i protagonisti, cambiano le situazioni, ma ogni anno Vallada si propone come un vero “paradiso in terra”. Un luogo dove Dio ha deciso di compiere la sua opera su di me e su tutti i miei fratelli, che ho avuto la possibilità di conoscere grazie all’Mgc. Mario Negli incontri di gruppo era come stare in famiglia dove ognuno racconta le proprie esperienze senza nascondere niente e soprattutto essendo se stesso. Ho cercato di vivere come Maria mettendo Dio al primo posto. Sono tornato a Messina con qualcosa in più, con quel pizzico di gentilezza in più che mi mancava e con quell’allegria che non provavo da tempo. I primi giorni dal rientro sono stati un po’ traumatici, perché mi mancavano le chiacchierate notturne, le prove di canto con p. Ettore e le lunghe passeggiate. Daniele
Vallada, con tutti i suoi temi e le sue varie sfaccettature, mi ha veramente arricchito tanto. La fratellanza è stata l’elemento chiave di questa esperienza. Ho veramente capito che Gesù c’è ed era presente tra noi. Marco Ripercorrendo col pensiero Vallada 2013 mi rendo conto che non importa tanto cosa abbiamo fatto, quanto come l’abbiamo vissuto. È inevitabile giungere ad un’esperienza con molte aspettative e rimango sempre sorpreso della capacità di Dio di spiazzarci. Ho capito la necessità di fare silenzio, di riuscire a considerare con mitezza i propri limiti, di saper convivere con i propri demoni e con le proprie croci, ma senza smettere di puntare in alto. Simone Penso che sia stata una esperienza molto positiva per me, ho trovato il mio io! Il vero Gabriele, quello che non ha bisogno di nascondere nulla. Difficile è riportarlo nel quotidiano, ma sto ingranando. Gabriele
Ogni giorno veniva affrontata una tematica diversa. Profonde ed interessanti, capaci di farmi riflettere. La tematica dell’aborto, la storia di suor Anna Nobili che ci ha ricordato che la vera bellezza non è quella vista attraverso gli occhi di una società frivola, consumista e priva di morale, ma quella vista attraverso gli occhi di Dio. Potermi confrontare con ragazze della mia età su tematiche importanti è stata un’esperienza profonda. È bello esprimere le proprie opinioni e conoscere quelle altrui. Daniela Una delle esperienze più forti è stato il momento di comunione con i ragazzi della comunità Faro: Mi ha colpito molto la loro forza di volontà nel cercare di uscire dal tunnel della tossicodipendenza. Questo campo mi ha aiutata a maturare e a mettermi in gioco, ho riscoperto le mie potenzialità e, in un certo senso, la mia bellezza. Nausicaa Alla comunità Faro mi ha colpito l’esperienza di uno dei ragazzi che ci raccontava come per loro
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Non credo ai miei occhi P
otranno mai 53 ragazze essere ospitate in una casa che ne contiene solo 34? Questa era la domanda che albergava nel cuore ansioso di alcuni Missionari Oblati di Maria Immacolata a Messina. In effetti, da un punto di vista strettamente umano, la questione era ragionevole. Ma che vuoi che sia questo di fronte alle risorse che Dio ci mette a disposizione attraverso amici, conoscenti e benefattori che ci hanno aiutato a dare una comoda sistemazione a tutte le ragazze che, dall’1 al 6 agosto, hanno vissuto l’esperienza del Campo femminile nazionale. Eravamo davvero in tante, provenienti da Firenze, Roma, Aversa (Ce), Nocera Superiore (Sa), Taranto, Cosenza, Messina e Palermo e tutte insieme abbiamo riscoperto la bellezza e il valore di essere donne. Siamo partite dall’esperienza di Maria fino ad arrivare alle donne dei nostri giorni, attraverso testimonianze ed esperienze. Le tematiche che abbiamo affrontato sono state “la bellezza che ci salva”, “costruttrici di bellezza”, “il fascino del provvisorio”, “il fascino della fedeltà”. In tanti hanno dato il loro contributo: Lilli Bruno, Maria Proietto, Esmeralda De Maria, Liliana Siracusano, Cinzia Bruno, Angela e Paolo Gatto, p. Francesco Volpintesta, p. Antonio D’Amore, p. Francesco Lugarà e fr. Marcello Togna. In tanti della Famiglia oblata si sono resi disponibili per aiutare negli spostamenti, per animare la messa, per stare semplicemente insieme. Non sono mancate la visita alla Faro, per ascoltare le esperienze dei tossicodipendenti e condividere con loro un momento di preghiera e di fraternità, e una mattinata in spiaggia. Un momento importante del Campo è stata la liturgia penitenziale che ci ha permesso di sperimentare il passaggio dal buio alla luce, vissuto attraverso il Vangelo del “cieco nato”. n dipingere significa esternare quello che hanno dentro, questo mi ha ricordato che è quello che faccio io quando suono. Mi porto, soprattutto, un piccolo episodio per me significativo: durante le
preghiere, se ascoltavi bene, si potevano sentire tutti accenti diversi. Nonostante fossimo di diversi posti, ci ritrovavamo tutti intorno a Gesù”. Lucia
È stata la mia prima esperienza tutta al femminile, con temi che hanno centrato l’obiettivo. Ci è stato chiesto di scrivere su un bigliettino cosa ci aspettassimo da questo campo ed io ho scritto che mi sarei aspettata di trovare qualcosa che mi facesse fare un altro passo in avanti nel cammino di fede. E così è stato. Dobbiamo tirar fuori la nostra vera identità, quella che rappresenta l’amore di Dio per ciascuna di noi. Manuela Quello che mi porto dietro è la visita alla Faro. Mentre gli uomini di questa comunità raccontavano la loro storia, le loro difficoltà, ho pensato alle loro famiglie, alle loro mogli, a come poteva essere difficile per loro convivere con questa situazione, portare avanti da sole una famiglia, ma soprattutto pensavo alla loro forza. Un tema che ho sentito mio è stato il tema sul “fascino del provvisorio”, perché so che non mi è facile portare a termine le scelte che faccio. Inoltre, porterò con me l’esperienza di Paolo e Angela, il coraggio di fare scelte per il bene della famiglia. Silvia
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una foto per pensare
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Sosp esi in u n volo legger o, scruta ti dallo sguardo che vince i confin i del reale , ritrovano nell 'abbraccio tra terra e c ielo, il riflesso di una tin ta mai vis ta .
foto Alessandro Milella, alessandro.milella@alice.it testo Claudia Sarubbo, claudia.sarubbo@yahoo.it
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fatti
Il respiro missionario
della chiesa Nei seminari della Sicilia una formazione che guarda all’evangelizzazione
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n quasi tutte le cattedrali di Sicilia ho trovato scritto su lapidi ben in vista il essaggio di papa Pio XII: Il mio saluto alla Sicilia culla di civiltà, ricca di memorabili eventi storici, feconda di tanti doni di natura, madre e ispiratrice di alti ingegni e di spiriti eletti, la cui popolazione buona ed espansiva come il mite clima di quell’isola incantevole, ha saputo essere al tempo stesso nel corso dei secoli forte come le sue rocce, ardente nella difesa delle sue giuste libertà come il fuoco dei suoi vulcani. In queste parole vedo lo spirito vivo che anima il cuore di ogni buon siciliano che vedo accarezzato dallo sguardo mite e meraviglioso del Cristo Pantocrator (onnipotente) della cattedrale di Cefalù, sguardo che si ripete al duomo di Monreale e nella cappella palatina di Palermo.
Cuore missionario
di Dino Tessari OMI
Nel mio giro in Sicilia sono stato colpito da due realtà che mi hanno allargato il cuore e che mi hanno aiutato ad amare... Anzitutto la meravigliosa presenza dei rettori e dei formatori negli incontri che ho svolto nei vari seminari. Solo in Sicilia li ho visti tutti presenti, interessa-
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le diocesi
siciliane Acireale Agrigento Caltagirone Caltanisetta Catania Cefalù Mazara del Vallo Messina Monreale Nicosia Noto Palermo Patti Piana degli Albanesi Piazza Armerina Ragusa Siracusa Trapani
Superficie kmq 665 3.041 1.551 1.120 1.332 1.718 1374 1.848 1.509 368 1.338 1.366 1.648 430 2.003 1.029 1.341 1.089
Abitanti
Parrocchie
211.686 454.001 151.363 166.193 736.333 114.174 229.789 599.491 193.413 88.600 204.100 931.650 161.491 29.980 245.298 220.693 300.770 204.455
111 194 57 69 155 53 70 243 113 41 98 178 84 15 75 71 76 94
Sacerdoti secolari 141 255 91 119 271 79 81 259 106 69 91 233 135 30 103 102 125 81
Sacertdoti regolari 42 50 10 37 227 29 30 196 34 6 29 270 10 3 46 32 51 45
Diaconi permanenti 8 12 8 1 19 8 1 20 2 0 13 28 0 3 8 8 4 5
Fonte www.chiesedisicilia.org
ti, desiderosi di meglio conoscere la missione di Gesù e della sua chiesa e di domandarsi cosa fare per la formazione missionaria dei seminaristi e, devo lodarli, perché solo con un cuore autenticamente missionario possono formare sacerdoti che siano di Cristo, a totale servizio della chiesa e pronti a inculcare una vera passione per l’evangelizzazione che è il segno più autentico della fede che abbiamo ricevuto e che dobbiamo trasmettere. La seconda è stata il numero dei seminaristi (tra teologi e giovani dell’anno propedeutico circa 230) e soprattutto la qualità. Normalmente entrano in seminario dopo le scuole superiori o l’università con un buon bagaglio culturale e con una esperienza pastorale e spirituale vissuta profondamente con i sacerdoti delle loro parrocchie. Sono perciò più maturi, liberi, sorridenti, più recettivi e capaci di vera fraternità. A un seminarista di Palermo che mi chiedeva l’età, perché meravigliato del mio entusiasmo missionario ho risposto: «La
gioia è il cuore del cristiano e soprattutto del prete e del consacrato. Non vi è nulla di più necessario della gioia della nostra fede che diventa vita e testimonianza. Per questo la gioia è la prima condizione del rinnovamento della chiesa e della evangelizzazione del mondo». Ad uno che mi ha chiesto le mie impressioni sui seminaristi della Sicilia ho poi detto, ricevendo un applauso prolungato: «Conservatevi sempre uniti a Gesù, umili, semplici e contenti cercando di non far entrare in voi qualsiasi forma di superbia e di permalosità che rovinano la vostra personalità umana e cristiana, che impediscono l’esplosione del vostro entusiasmo e che non vi aiutano ad avere un cuore bello come quello di Gesù». Così hanno fatto i grandi santi della Sicilia e i grandi missionari. Mi piace ricordare alcuni nostri straordinari missionari OMI. della Sicilia: p. Giuseppe Di Marco missionario in Transvaal, Sudafrica, tra i sesuto e gli zulu nei piccoli villaggi e nelle grandi mi-
Sotto, i seminaristi di Piazza Armerina e Siracusa
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niere, morto in giovane età. Di lui un non-cattolico, dopo averlo incontrato, ha scritto: “Ho incontrato ministri e preti a centinaia, solo oggi ho avuto il privilegio di incontrare un uomo che cammina con Dio”. P. Giuseppe Marino anche lui missionario nel Sudafrica, impegnato fino all’ultimo nella missione di Soweto tristemente nota per le varie sommosse nel periodo dell’apartheid. E infine p. Gaetano Drago che, da assistente generale, ha più volte visitato le missioni dell’alto Canada tra gli indiani pellirossa e gli eschimesi, o meglio inuit, divenendone il leggendario cantore e scrittore della loro arte, dei costumi e della loro apertura al cristianesimo. Oggi gli OMI hanno missionari siciliani in Senegal, Uruguay, Guatemala, Canada e Thailandia.
Respiro missionario Mi auguro davvero che i seminaristi della Sicilia non lascino spegnere l’entusiasmo missionario che ha spinto tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici della loro terra fino ai confini del mondo. Di essi mi piace ricordare anche p. Ventimiglia che durante il periodo di S. Francesco Saverio e del beato Odorico da Pordenone è stato il primo evangelizzatore del Borneo indonesiano. È stato ucciso per il Vangelo, la sua
tomba è custodita da alcune famiglie musulmane e l’unico seminario maggiore delle sei diocesi del Borneo è a lui dedicato. Ora però mi piace farvi conoscere i protagonisti dei miei incontri attraverso quanto mi hanno scritto. “Ci hai aiutato ad avere uno sguardo al mondo che attende il messaggio di Cristo. Per tre giorni ogni momento della vita comunitaria, dalla preghiera alle celebrazioni e agli incontri di formazione è stato scandito da una forte dinamica missionaria. Nelle celebrazioni hai sottolineato come la figura e l’opera del presbitero non può essere realmente tale se non sente il respiro missionario per la chiesa. Hai ben evidenziato l’opera del Padre che ha inviato il Figlio suo per salvare l’umanità, invitando noi seminaristi a configurarci a Lui, Gesù il mandato per eccellenza. Negli incontri di formazione ci hai aiutato ad avere uno sguardo verso terre lontane che attendono l’annuncio del Vangelo, ma anche ad avere la forza e la valenza di essere missionari nella nostra terra, soprattutto attraverso la gioia della fede: non si può infatti annunciare con tristezza il Vangelo che è in sé un messaggio di gioia, di vita, che trascina e coinvolge” (Marco Fiore del Gamis di Catania)
“Come hai potuto notare, nel nostro seminario è già presente una fervida animazione missionaria che cerca di ricordare la chiamata universale alla missione, chiamata propria di tutti i battezzati. La tua presenza e la tua testimonianza hanno concorso a risvegliare e a rendere presente in noi il desiderio di donarci interamente a Cristo e alla sua chiesa. Ti ringraziamo per il tuo aiuto a indicarci una strada da seguire per poter vivere la dimensione missionaria all’interno della nostra comunità: attraverso una vera e autentica fraternità”. (Rosario e Orazio del Gamis di Acireale)
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fatti Una ventata di Spirito Santo
Parlarci di Gesù
“Personalmente sono stato felice degli incontri fatti con te, perché ho incontrato un sacerdote che ci crede. Ciò mi ha fatto capire che è possibile vivere per Cristo e dare la propria vita per Lui. Il mio incontro con te mi ha dato la possibilità di scoprire la dimensione della missionarietà della chiesa di cui si fa poca esperienza, forse perché la si intende come qualcosa che riguarda chi parte e va lontano... Occorre prendere sempre più consapevolezza che noi siamo per gli altri e che vivere per Cristo è donarci agli altri nella chiesa là dove il Signore ci mette. Conto sulla tua preghiera per me e per il nostro seminario che ha bisogno di una bella ventata di Spirito Santo per farci uomini appassionati che incarnino la loro passione per l’uomo e la gloria di Cristo”.
“Abbiamo capito questo: se un domani non vivremo il nostro ministero come riflesso della missione di Cristo, risulteremo essere non solo mestieranti del sacro, ma incapaci di portare l’annuncio cristiano fino ai confini del mondo. La nostra vocazione è incentrata sull’incontro con Cristo che deve cambiarci la vita e che dobbiamo testimoniare con i fatti. Ci portiamo nel cuore le tre caratteristiche del prete-ideale: prete di Cristo, perché la nostra vita ci chiama a divenire come Lui; prete della chiesa perché il suo essere missione, scaturisce dal fianco squarciato di Cristo e diviene presenza; prete dell’umanità, perché Cristo non va annunciato solo entro le mura del tempio, ma a tutti gli uomini”. (Luigi del seminario di Caltanissetta)
“Sono grato al Signore per la sollecitudine che mi sta donando nei confronti di molte persone stanche, assetate, deluse che però non possono nascondere quel bisogno di verità e di luce, perché sono state create per essere vere e luminose... Non accetto che Lui venga nel mondo, liberi, rallegri, disseti e moltissimi non lo conoscono: è un sano e atroce dolore che accompagna le mie giornate e spinge in alto la mia orazione. Conosco le mie potenzialità e i miei limiti e forse non sarò un eroe di frontiera, ma impegnerò tutte le mie energie per favorire la diffusione della Bellezza di Dio e per favorire voi missionari, artisti di questa bellezza”.
“I giovani sono molto attenti a capire se chi parla crede in ciò che dice e ciò che più mi ha colpito è stato il suo insistere su questo tema: il prete deve credere all’amore fraterno. La comunità del seminario è la palestra dell’amore, dove si matura e si cresce, ma bisogna capire dove attingere la forza e lei ha più volte ribadito che la forza è Gesù. E poi bisogna parlarci di Gesù e invece troppe volte si parla di cose stupide e inutili. Penso che la vita fraterna in seminario sia la mia missione principale. Grazie: le sue parole e l’azione dello Spirito santo hanno toccato il mio cuore e mi hanno dato una marcia in più per continuare il cammino ed essere un giorno totalmente felice donando la vita a servizio del Regno”.
(Luca Gandolfo del seminario di Caltagirone)
(Dario Bertini del seminario di Trapani)
(Adriano Agnello del seminario di Patti)
Dall’alto al basso. A sinistra, i seminaristi di: Acireale, Agrigento, Caltagirone, e Caltanisetta. A destra, i seminaristi di Catania, Messina, Palermo e Patti
Mi piace terminare questa carrellata con l’augurio che mi fa fatto il rettore di Siracusa: “Il sacerdote è un ostensorio, la sua funzione è mostrare Gesù; egli deve scomparire e far vedere Gesù. Grazie perché ti sei fatto per noi ostensorio”. Grazie, Sicilia! Il Signore sia sempre con te! n
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fatti
Sulle strade
del mondo
Una sintesi del messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale del 20 ottobre e una carrellata di notizie dai continenti
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ell’Anno della fede, la chiesa è chiamata a trovare nuova consapevolezza della sua presenza e della sua missione del mondo. La missionarietà deve diventare una dimensione paradigmatica della nostra vita, perché la missione non è solo una questione geografica, ma tocca prima di tutto il cuore di ogni uomo e di ogni donna. Sono solo alcuni degli input che si trovano nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2013. Oltre a sottolineare come la dimensione ecclesiale sia alla base dell’annuncio del Vangelo (non si può annunciare Cristo senza la chiesa) il papa cita la Verbum Domini di Benedetto XVI per ridire con forza che lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una
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comunità ecclesiale. L’invito, inoltre, è ad essere vicini all’uomo del nostro tempo, privo di sicurezze e senza troppa fiducia nel futuro, con modalità che non sono quelle di un’organizzazione assistenziale, di un’impresa o di una ONG, ma quelle proprie di una comunità guidata dallo Spirito Santo. “La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore”. (Gianluca Rizzaro)
AFRICA Gli emigranti del Magreb sono vittime e non causa della crisi europea «Gli emigranti sono vittime e non causa della crisi europea. L’azione ecclesiale è diretta principalmente alla difesa urgente di ospitalità e accoglienza dei migranti», così il direttore della Commissione episcopale spagnola per le migrazioni, p. Jose Luis Pinilla SJ, ha commentato le conclusioni dell’incontro che 19 Vescovi e religiosi del Sud Europa e Nord Afri-
ca hanno svolto a Marsiglia, lo scorso maggio, per discutere del fenomeno della migrazione tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. P. Pinilla ha ricordato che la chiesa è oggi una delle poche istituzioni che lavorano a favore degli immigrati, attraverso la Caritas e le delegazioni Migrantes.. La Commissione mista Maghreb-Europa-Mediterraneo si riunisce ogni due anni, su iniziativa della Conferenza dei vescovi del Nord Africa e della Commissione per il servizio alla chiesa universale. L’incontro ha trattato anche il tema della primavera araba nei diversi Paesi, e l’impatto dei cambiamenti che si sono verificati nella regione del Sahel in Africa. I componenti della Commissione ha anche affrontato il tema del ruolo della chiesa nei Paesi del Sud Europa colpiti dalla crisi come Spagna, Italia e Portogallo. (Fides)
missio La Giornata missionaria mondiale si celebra quest’anno domenica 20 ottobre con lo slogan “Sulle strade del mondo”. Sul sito di ‘Missio’, organismo pastorale della CEI per la missione (www.missioitalia.it/ download.php?id=115&sot=187) è disponibile un ampia scelta di materiali per l’animazione delle comunità parrocchiali e dei gruppi.
AMERICA In Brasile nasce la Rete latinoamericana di missiologia Un gruppo di teologi, consulenti e superiori di congregazioni missionarie, riuniti a San Paolo il 31 maggio scorso, hanno dato il via alla Rete Latinoamericana di Missiologia, Relami (www. missiologia.org.br). È una libera associazione di persone con lo scopo di sviluppare gli scambi accademici, preparare curriculum per l’insegnamento della missiologia nei seminari, corsi e scuole teologiche, approfondire le tematiche missionarie dando spazio alle esperienze dei suoi membri. La proposta della costituzione di questa associazione è stata una delle richieste dei partecipanti al secondo congresso di missiologia in Brasile, presso il Centro culturale missionario (Ccm) a Brasilia, svoltosi dal 25 febbraio all’1 marzo di questo anno. (Fides)
ASIA In ascolto dell’Asia: le vie per la fede Nel mese di aprile 2013 si è svolto presso la Pontificia Università Urba-
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fatti
OCEANIA Anno della fede e nuova evangelizzazione
niana di Roma il convegno internazionale In ascolto dell’Asia: le vie per la fede. Società e religioni fra tradizione e contemporaneità. Scopo del convegno: studiare le prospettive antropologiche e missionarie della chiesa in Asia provando a leggere in profondità le tre grandi aree culturali e linguistiche che fanno capo alla realtà della Cina, dell’India, e del complesso mondo musulmano nelle sue diverse componenti (araba, indonesiana, malese ecc). L’Asia è il continente dove sono nate e si sono sviluppate le grandi religioni e le fedi storiche (induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, islam, taoismo, confucianesimo, zoroastrismo, shintoismo ecc). Queste fedi si trovano oggi a far fronte ad una sfida epocale: come far transitare il proprio patrimonio di credenze, valori ed espressioni di culto nell’attuale contesto mutato, fortemente tecnologizzato e spesso secolarizzato. Anche le comunità cristiane in Asia oggi si trovano a doversi confrontare con un vissuto diverso e in rapida evoluzione che pone domande molteplici. Il convegno ha voluto mettere in luce i punti di forza e di debolezza della realtà attuale delle comunità cristiane in Asia, senza nascondere aspetti problematici. (Zenit)
EUROPA Il Rosario al Parlamento europeo di Bruxelles Nella Sala di meditazione del complesso del Parlamento europeo, tutti i giorni dalle 12 alle 13 è possibile pregare con la liturgia della chiesa cattolica. La sala è un luogo dove possono pregare fedeli di diverse religioni. Lo dimostra la presenza dei simboli religiosi delle varie fedi. I cattolici in passato vi hanno celebrato spesso la santa messa. Da un anno è possibile partecipare all’adorazione eucaristica tutti i giorni dalle 12 alle 13, il mercoledì mattina dalle 8,30 alle 9,15 e in altri giorni della settimana. I presenti recitano dapprima l’Angelus. In varie lingue, e poi il rosario. L’iniziativa è nata grazie ad alcuni polacchi che, dopo avere celebrato una messa, hanno pensato di rendere fissa una presenza orante. Così la sala è stata prenotata tutti i giorni per un’ora da un parlamentare, e si può recitare Angelus e rosario ad alta voce. La Sala si trova al piano terra del Parlamento di Bruxelles. Il gruppo che prega ogni giorno ha anche preparato un sussidio multilingue di aiuto per la preghiera. (Zenit)
Le comunità cristiane dell’Oceania hanno vissuto all’unisono con la chiesa universale l’Anno della fede, portando l’attenzione sulla sfide della nuova evangelizzazione. «In Australia e Nuova Zelanda le chiese lottano per far fronte all’influenza del secolarismo. - dice mons. Rochus Tatamai, MSC, vescovo di Berlina-. Ma con lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, anche in altri paesi del Pacifico, come Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ci si rende conto che la sfida è la stessa: si tratta di raggiungere con il Vangelo le verande delle nostre umili case nelle aree rurali». Il Consiglio episcopale della federazione dei vescovi dell’Oceania, formato da otto vescovi, sta lavorando in vista dell’Assemblea generale della federazione delle Conferenze episcopali dell’Oceania che si terrà a Wellington, in Nuova Zelanda, nel 2014. I vescovi del consiglio dialogano sui vari punti a partire dalla cooperazione e condivisione fra le chiese nei diversi paesi dell’Oceania, notando che iniziative in tal senso sono avviate, come lo scambio di docenti fra seminari. La Federazione dei vescovi dell’Oceania comprende quattro Conferenze episcopali: Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea-Isole Salomone, e CEPAC, che include tutte le altre nazioni e piccole isole nell’Oceano Pacifico, come le Fiji, Tonga, Guam, Nuova Caledonia, Tahiti, Vanuatu. (Fides) n
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lettere dai missionari
MISSIONI
OMI
Ricordando padre Piergiorgio Ho conosciuto p. Piergiorgio Piras in una missione nel sud Italia: ricordo che mi colpirono la sua vicinanza ai poveri e il suo coraggio nell’annunzio di Cristo. In seguito ho condiviso con lui varie esperienze qui in Uruguay. P. Piergiorgio aveva doni e difetti, come tutti. Che fenomeno curioso che ci succede: quando (teoricamente) siamo vivi ci fissiamo soprattutto sui difetti e quando
Grazie da tutti noi Anche la grande famiglia di Missioni OMI desidera ricordare p. Piergiorgio Piras, morto lo scorso 22 luglio. E ringraziarlo per gli anni di lavoro nella redazione della nostra rivista. Nei suoi articoli vibrava l’anelito per l’evangelizzazione dei poveri e per la costruzione di un mondo giusto e onesto.
(teoricamente) siamo morti ci fissiamo solo sui doni. Forse sarebbe meglio essere più autentici in entrambi i casi. Quando è arrivata la notizia della sua morte l’abbiamo etichettata subito come una “brutta notizia”. È così? È morto p. Piergiorgio? Mi sembra che ci stiamo sbagliando. La relazione dei cristiani con la morte, e in generale della persona umana, è ancora immatura e superficiale. I cristiani sono, per definizione, gli amanti della vita, i figli della Pasqua, i fratelli del Risorto. Tutto bene. Fino a quando (teoricamente) muore una persona amata, un amico. Nel migliore dei casi si piange, si ha la faccia triste, ci rassegniamo, nel peggiore dei casi subentra la disperazione. Siamo in un grande errore ci direbbe Gesù: p. Piergiorgio non è morto, dorme. È quello che ha detto ai genitori della giovane del vangelo (Mt 9, 24; Mc 5, 39; Lc 8, 52). La morte è un’illusione, la morte non esiste. Dov’è la “sorella morte” di S. Francesco? Forse la nostra assurda paura alla morte, e la necessità compulsiva della società di esorcizzarla, viene dalla convinzione che
P. Piergiorgio Piras OMI nel deserto del Sahara. A sinistra, amministra un battesimo nel 1992
la morte è reale, che tutto finisce. Illusione. Tutto si svolge nel seno della vita. Tutto si sviluppa dentro Dio stesso. La morte è un apparenza che ci rivela qualcosa di più profondo. Non per niente i primi cristiani chiamavano la morte “sogno” e la stessa parola “cimitero” significa “dormitorio”, “luogo di coloro che dormono”. P. Piergiorgio non è morto. Solo la forma passeggera e esteriore se n’è andata, come se ne va il fiore del campo, come se ne va la luna e cede il passo al sole, come se ne va l’inverno ed entra la primavera. È il ciclo della vita, di ciò che vediamo superficialmente. È la legge dell’apparenza, la realtà è un’altra. L’essenziale rimane. P. Piergiorgio rimane, perché da sempre vive in Dio.
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Dovremmo preoccuparci di più della vita, di fare questa vita più degna per tutti, di alleviare il dolore e ridare la gioia al mondo. Il problema non è la morte: la morte in realtà non esiste, è un momento, un sogno, apparenza. Il problema è la vita, questa vita passeggera che ci vuole mostrare l’unica realtà: l’Amore, la Vita. Per favore: quando (teoricamente) muoio, non voglio facce tristi: solo desidero canti, solo un sorriso per il Dio della vita. P. Stefano Cartabia OMI Montevideo (Uruguay)
La signora Irma Grazie al lavoro alla Procura delle missioni estere ho la fortuna di essere contattata da numerosi benefattori. Pur nella loro unicità ritrovo in tutti alcune caratteristiche comuni: la gioia e l’amore con cui seguono e si informano sul bambino che sostengono a distanza, l’entusiasmo e la dedizione con cui si adoperano per organizzare la raccolta fondi per un progetto, l’affetto e l’attenzione che mostrano nel chiedere notizie di un padre che vive all’estero. Tempo fa ho conosciuto
la storia della signora Irma che è salita alla Casa del Padre. Nel settembre del 1979, era stata ospite per circa un mese della Casa provincializia (dove attualmente c’è anche la Procura), aiutando gli Oblati nelle attività quotidiane. Tra questi ricordava con affetto l’allora scolastico Giovanni Santolini, che aveva aiutato a tradurre dal francese alcune lettere del fondatore, che gli servivano per la tesi di laurea. In questo periodo si era sinceramente
In alto, la signora Irma Rozza
affezionata agli Oblati maturando, con gioia, nel suo cuore, un proposito a dir poco straordinario. Il 16 dicembre 2006 (anche la data mi ha colpito, perché da poche ore, avevo ricevuto il dono meraviglioso della nascita di mio figlio Daniele Maria, per il quale avevo atteso, pregando, otto anni), l’anziana signora Irma scriveva: “Credo di
sapere perché il buon Dio mi conserva così a lungo in vita. Riesco a risparmiare una buona parte della mia pensione, così più a lungo vivo più aumentano i miei risparmi. Chissà che il buon Dio non voglia da me non solo una chiesetta, ma più di una e magari la ristrutturazione di chiese in terra di missione”. Aveva già da tempo fatto testamento, eleggendo come esecutore testamentario proprio uno dei padri che aveva conosciuto in quel lontano settembre. Sebbene la signora Irma appartenesse ad una famiglia benestante e percepisse una buona pensione, viveva da tempo con i soli introiti della pensione di reversibilità del marito, morto in giovane età. In questo modo, facendo qualche sacrificio, continuava a preparare un dono che avrebbe destinato ai più bisognosi attraverso i Missionari Oblati di Maria Immacolata. Il 21 agosto 2012 ha concluso la sua vicenda terrena. La sua donazione è stata considerevole e tante persone potranno beneficiare, nelle missioni, di questo dono! Francesca Proietti Frascati (Roma)
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lettere dai missionari
Alle prime luci dell’alba, il cortile della parrocchia è già pieno: si attende l’apertura della chiesa per pregare, ma anche per pulire! «È una cosa normale nei nostri Paesi, - spiega Anthony - appena alzati si va in parrocchia, si fanno le pulizie, si affida la giornata a Dio e si va al lavoro». Anthony è il vicepresidente della comunità anglofona, molto attiva nella parrocchia oblata di Parcelles. Nata nel novembre 2008 da un’intuizione di p. Flavio Facchin OMI, la comunità è formata da giovani provenienti da Nigeria e Liberia. Essere
una comunità cristiana, condividere con chi è più povero e aiutare chi, a causa della differenza linguistica (in Senegal la liturgia è in francese) è tentato di lasciare la Chiesa cattolica in favore di altre realtà in cui si celebra in lingua inglese. Questi i principali obiettivi della comunità che s’incontra regolarmente per pregare ogni giovedì pomeriggio. L’auspicio è arrivare ad avere la messa in inglese ogni domenica, magari creando una rete con le comunità anglofone delle altre parrocchie di Dakar. «Grazie all’impegno in parrocchia - confessa Anthony in un ottimo francese - io sono pienamente integrato; le persone per strada mi salutano e mi ringraziano. Questo mi rende fiero di essere cristiano e mi fa sentire meno straniero».
permettesse di non perdere il suo servizio quotidiano parrocchiale: lei stessa afferma che ha scelto questa vita per amore a Dio e ai sacerdoti. Ha vissuto tutti i più importanti cambiamenti della parrocchia: dalla presenza dei parroci diocesani, agli anni in cui
la parrocchia fu data ai salesiani fino all’arrivo nel 2001 dei missionari OMI. Con l’arrivo degli Oblati ha visto un cambiamento importante: “Sono persone molto cordiali, e si fanno volere bene da tutti, anche se sono sempre in giro e vorrei vederli di più in parrocchia”.
MISSIONI Qui Senegal di Gianluca Rizzaro OMI
OMI
Per sentirsi meno ‘stranieri’
gianlucarizzaro@gmail.com
Qui Uruguay di Luca Polello OMI poleesdra@gmail.com
Una vita a servizio della parrocchia Una delle prime persone che ho conosciuto con il mio arrivo nella parrocchia di Libertad è Doris, la sacrestana. Da 68 anni a
servizio della parrocchia, si ricorda bene quando a 11 anni il parroco le chiese di aiutare nella catechesi, insegnando ai più piccoli il segno della croce. È sacrestana da quando aveva vent’anni, e tutti i giorni prepara le celebrazioni liturgiche. Continua in questo suo servizio con gioia e con la voglia di fare bene. Anche se, sorridendo, dice di aver perso il conto degli anni e fatica a ricordare tutti i sacerdoti e parroci che ha conosciuto, non ha perso il gusto di essere aggiornata, la si può incontrare connessa a Facebook o a Skype. Una vita da tessitrice, cercando un lavoro che le
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missioni
Missione è… Incarnazione: Dio si fa uomo per rimettere l’uomo in piedi
di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com
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o vissuto parte della mia missione nell’estremo nord del Camerun. Lì la chiesa è stata fondata da un gruppo di miei confratelli francesi. Giunti nel 1946, i sedici missionari si sono disseminati sul territorio, ognuno presso una etnia diversa, tra i kirdi, cioè i “non fedeli”.
Così i fulbé musulmani, dominatori di questo vasto territorio tra Nigeria e Ciad, chiamavano i popoli che avevano assoggettato, ma che rifiutavano di convertirsi all’Islam. Povertà e oppressione schiacciavano queste popolazioni. Uno di quei primi missionari, mi raccontò cosa li ispirò nella scelta del primo piano pastorale di quella chiesa nascente: Aider l’homme à se mettre debout (“Aiutare l’uomo a mettersi in piedi”). Osservavano che i kirdi, soprattutto le donne, si curvavano profondamente ogni qualvolta incontravano e salutavano un fulbé. Era un chiaro segno di sottomissione. D’altra parte, come annunciare il vangelo dell’amore di Dio a chi faceva fatica a trovare di che sfamare i propri figli? “Sacco vuoto non sta in piedi” enuncia un proverbio tradizionale africano. La sfida è raccolta: accanto all’annun-
cio esplicito del vangelo, ogni iniziativa utile a promuovere l’uomo, in ogni sua dimensione, diventa parte integrante della missione. Il vangelo deve raggiungere ogni uomo e tutto l’uomo (“tout homme et tout l’homme”). Tra le iniziative che ho trovato estremamente significative, due comunità di formazione per giovani famiglie: due piccoli nuovi villaggi chiamati Emmaus e Gerico. Qui, giovani coppie coi loro figlioli, vengono a vivere per due anni interi di formazione cristiana integrale alla fede e a varie tecniche adeguate di agricoltura e allevamento. Ripartite per i villaggi dopo questa intensa formazione, queste famiglie diventano testimonianza e lievito di un’umanità capace di stare in piedi con dignità e responsabilità. Se la missione affonda le sue radici nell’incarnazione del Verbo di Dio, questa particolare esperienza mi appare squisitamente missionaria. n
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REGALA
a partire
Scegliere la vita. La testimonianza di Chiara Corbella
Qui Uruguay dall’Anno delle fede Qui Senegal Lettere dei missionari
Intervista a p. D’Amore sul Movimento Giovanile Costruire
attualità missioni
fatti
P. Belingheri in ia: la Chiesa Mons. Lorotheli e il 125° Indones Missione è… è vicina alla gente dell’evangelizzazione Incontro personale in Lesotho che salva
dossier Intervista a Benedetto XVI sul futuro dell’Europa
fatti Il servizio alla Procura delle Missioni Estere di p. Ventriglia
missioni Qui Uruguay Qui Senegal e le lettere
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Padre Pino Puglisi verso la beatificazione
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Rinnovata speranza
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fatti
missioni
P. Pino Puglisi testimone e costruttore di giustizia
In preghiera con il rosario missionario dal Guatemala
Campi estivi con i giovani in Romania
A fine luglio la GMG 2013 in Brasile
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