Prezzo di copertina € 2,20 - maggio 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
attualità
dossier
fatti
missioni
I tamil di Palermo in pellegrinaggio a S. Rosalia
Un rosario missionario per trovare Gesù
Missioni OMI oggi. Parliamo un po’ di noi
Missione è… L’unità non è un optional
MISSIONI
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 5 MAGGIO 2014
Maria capolavoro di Dio
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SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.5 maggio 2014
attualità
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A’nchianata degli immigrati di Sergio Natoli OMI
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 EDITORE
La gioia di donarsi a Dio
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Notizie in diretta dal mondo oblato
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di Jacopo Papi OMI
Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli
news
REDAZIONE
Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it
a cura di Elio Filardo OMI
DIRETTORE RESPONSABILE
Mgc news
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Un’informazione di grande qualità
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Sostenere la speranza
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Pasquale Castrilli REDAZIONE
fatti
Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI
di Pasquale Castrilli OMI
Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo
di Marcellino Sgarbossa OMI
PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE
missioni
Elisabetta Delfini STAMPA
Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE
Lettere al direttore
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Lettere dai missionari
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Qui Thailandia, Qui Uruguay
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Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI
Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore
17 euro 37 euro 35 euro 65 euro
Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare aprile 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi
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dossier
Imparare da Un rosario missionario per contemplare la vita di Cristo insieme alla Madonna
di Francesco Volpintesta OMI francesco.volpintesta.omi@gmail.com
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DOSSIER
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MISTERI GAUDIOSI lunedì e sabato
I • L’Annunciazione dell’Angelo a Maria Vergine (Lc 1, 26-29) Il cielo si china sulla terra. «Ti saluto, o piena di grazia». Un saluto semplice che cambia la vita. L’angelo mandato dal Signore incontra Maria, il cielo incontra la terra e le dice: il Signore è con te. Il Signore è con Maria, la terra fertile, dove sboccia il fiore più bello: Gesù. Il cielo si china anche oggi su di noi e cerca ancora la terra, cerca in ciascuno di noi una nuova Maria. Il cielo tocca la terra in ogni incontro, atteso o inaspettato, desiderato o fuggito. Non esiste nulla di troppo piccolo che non possa diventare occasione perché l’Infinito abiti nel finito del nostro tempo, perché il cielo tocchi la nostra terra. Qual è, oggi la mia Nazareth? Dove potrò, oggi, incontrarti, o Signore? Come ti accoglierò? Vieni, Signore, nella mia vita!
II • La visita di Maria Santissima a santa Elisabetta (Lc 1,39-45) Mettersi in viaggio. Quando compiamo un gesto d’Amore diamo gioia a chi ci sta intorno. La nostra vita è tutta una possibilità per dare gioia agli altri. Lo potremo fare se ci metteremo in viaggio verso ogni persona che incontriamo. Mettersi in viaggio significa uscire da noi stessi, dai nostri giudizi, dai ricordi che induriscono il cuore, persino dalle buone parole che vorremmo dire, per andare verso l’altro come Maria, che è partita per solo servire lasciando Nazareth, il luogo del suo incontro con Dio. Questo lo fa solo l’Amore, solo il vuoto che perde tutto, perché l’altro chiede posto dentro di noi. Mi metterò in viaggio? Chi guiderà i miei passi? Andrò, ma verso dove, come? Dammi, Signore, la gioia del cammino.
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una foto per pensare
UNA FOTO PER PENSARE
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Pare che in natura esistano animali che non vedono a colori, ma solo in bianco e nero. Anche tra noi c’è chi ha problemi con i colori, come i daltonici. Sarà per questo che quando guardo le foto in bianco e nero dei miei nonni, penso ai colori come a una tenera delicatezza del buon Dio. Sono stata in Centro America e in Africa; lì i colori sfavillano sugli abiti delle donne. Quelle macchie di vita spiccano sulle distese monocromatiche, si stagliano, con gioia di esistere, sull’uniformità dei paesaggi urbani e di quelli campestri, ricordandomi che è venuto il tempo di mescolare i colori delle culture e scoprire le nuove tonalità delle “contaminazioni”. È tempo di attualizzare la dignità dell’uomo per metterla a fondamento di una società fraterna.
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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com
La specificità
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MISSIONI
editoriale Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com
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Alto livello!
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attualità
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fatti
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I tamil di Palermo in pellegrinaggio a S. Rosalia
Un rosario missionario per trovare Gesù
Missioni OMI oggi. Parliamo un po’ di noi
Missione è… L’unità non è un optional
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
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n. 5 MAGGIO 2014
Maria capolavoro di Dio
l caposala dell’albergo-ristorante dove sono ospitato è un profondo ottimista. Tra commissioni, portate e sorrisi, dispensa spesso, con tono compiaciuto, il seguente intercalare: “Alto livello!”. E un modo per annunciare ai clienti la buona scelta compiuta, per motivare i suoi colleghi, cuochi e camerieri, per esaltare un buon prodotto made in Italy di cui lui e la sua squadra sono protagonisti. Sono impegnato nella predicazione di una novena per la solennità dell’Immacolata e questo ritornello, che ascolto ogni giorno a pranzo e a cena, mi fa pensare alla Madonna. Un’accoglienza sconcertate di Dio nella propria vita, un’adesione semplice e profonda alla Volontà di Dio, una peregrinazione dietro al figlio Gesù di cui diventa lei stessa discepola fino all’immane dolore ai piedi della croce. Ogni passo della sua vita, la Madonna lo ha compiuto davanti a Dio. Lo notiamo dai testi biblici che a lei si riferiscono. Anche i vangeli apocrifi ci fanno intravedere questo rapporto unico con il Padre narrandoci la vita di Maria dopo la resurrezione di Gesù. Anche in quegli anni Maria continua a vivere seguendo il Dio della vita. Guardiamo alla Vergine e guardiamo a noi, alla nostra esistenza di lavoro, affetti, svago, spesso segnata dalla gioia, a volte vissuta in “valle di lacrime”. I tem-
pi in cui abitiamo il pianeta terra sono affascinanti: le scoperte della medicina e della tecnologia, la diffusione della cultura e del progresso... Ma allo stesso tempo drammatici: le guerre, le difficili contingenze economiche che tagliano la speranza, gli infiniti volti del male. Possiamo forse osservare la Madonna per imparare a vivere in questi tempi, attingendo, in qualche modo, alla sua fede adamantina, alla speranza infinita e alla sua carità operosa. S. Pio da Pietralcina suggeriva di “stare sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre presso di lei, non essendoci altra strada che conduce alla vita, se non quella percorsa dalla Madre nostra”. Se frequentiamo Maria sembra tornare in qualche modo in noi l’immacolatezza perduta, insieme alle tante virtù che lei ha vissuto. “Beati quelli che hanno un cuore pulito perché vedranno Dio, e questo lavoro di pulizia è compito della Madonna” scriveva don Oreste Benzi che aveva avuto a che fare con tante povertà e fragilità dell’essere umano. Maria è madre di Dio e madre di ciascun figlio di Dio. La sua esistenza si staglia come modello, elevato, ma possibile. Contemplare è forse l’unico atteggiamento giusto per provare a cogliere i sentimenti del suo cuore e i gesti della sua esistenza terrena. La vita di Maria? Alto livello! n
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lettere al direttore
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Una bussola per Europa Oggi la percentuale degli europei che non ha fiducia nel parlamento comunitario supera di 8 punti quella di coloro che invece si fidano. Solo qualche anno fa i suoi estimatori erano oltre il 30% in più dei suoi detrattori (…) Eppure a Bruxelles si decidono le sorti di mezzo miliardo di cittadini di 28 Paesi. (…) Il voto del prossimo 25 maggio è lo strumento - l’unico in nostro possesso per indicare un nuovo percorso, per incamminarci sulla strada di un’altra Europa: quella dell’eguaglianza, dei beni comuni, dell’accoglienza, della pace. Per questo, come riviste missionarie, riteniamo che i rappresentanti eletti a Strasburgo e Bruxelles debbano avere a cuore almeno cinque grandi tematiche: gli Epa (accordi di partenariato economico), la pace e il commercio delle armi, l’emigrazione e l’immigrazione, la cooperazione internazionale, il
volontariato e la libertà religiosa. Con gli accordi di partenariato economico, l’UE chiede ai paesi Acp (Africa, Caribi, Pacifico) di eliminare le barriere protezionistiche in nome del libero scambio. Le nazioni africane, togliendo i dazi e aprendosi alla concorrenza, permettono all’agricoltura europea, che vende i suoi prodotti a basso costo perché sostenuta da denaro
pubblico, di invadere i loro mercati, con conseguenze potenzialmente drammatiche. Sono pertanto accordi da rivedere. Per uscire dalla crisi, Bruxelles vuole sostenere lo sviluppo delle capacità militari continentali, con l’obiettivo di fare dell’industria armiera un volano economico. Una scelta intollerabile
per chi ricerca le vie del dialogo e del disarmo per risolvere situazioni di tensione e ostilità. (…) Sui temi dell’immigrazione, è urgente una riforma del regolamento di Dublino: introdotto nel 2003 per chiarire le competenze dei singoli stati sulle domande di asilo politico, si è rivelato uno strumento inadeguato e in contrasto con il principio di protezione dei rifugiati.
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UN LIBRO SU MONS. LUCAS OMI
Palacios, M., OSB Mons. Sinforiano Lucas OMI, Obispo del Infierno Verde, Provincia Mediterranea OMI, Roma 2014, 176 pagine
Più in generale, l’Europa deve dimostrare che quello dell’accoglienza è tra i suoi principi fondativi. A ciò contribuirebbe l’omogeneizzazione delle legislazioni nazionali in tema di cooperazione. L’Europa, tramite i suoi paesi, è il primo donatore per l’Africa. Ma spesso le sue azioni sono dispersive. (…) La cooperazione deve diventare lo strumento principe per una politica di pace che voglia garantire la convivenza e il benessere, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini e valorizzando il contributo gratuito e volontario della società civile. Infine, c’è il tema della libertà religiosa: parrebbe un diritto garantito e tutelato nel
L’autore del libro, compaesano e parente di mons. Sinforiano Lucas, è uno storico del monastero benedettino di Silos (Burgos) che ha scritto la biografia di questo famoso vescovo oblato, spagnolo universale, uomo apostolico e zelante missionario, che, ha avuto numerosi incarichi: professore nello scolasticato di San Antonio nel Texas, superiore dello scolasticato a Pozuelo (Madrid), provinciale di Spagna, assistente
Vecchio Continente. Invece ha bisogno di un buon restauro perché l’Europa non è immune da casi di violazione della libertà di credo, di attacchi a membri delle minoranze religiose sulla base delle loro convinzioni, e di discriminazioni per motivi religiosi. La stessa attenzione che chiediamo alle istituzioni europee nei confronti dei paesi non europei, la chiediamo anche nei confronti dei paesi membri dell’Ue. Federazione stampa missionaria italiana
Laudi missionarie Il 30 marzo il gruppo missionario di Patti (Me) ha organizzato le Laudi missionarie nella chiesa di
generale degli OMI, vicario apostolico in Paraguay. L’autore fa parlare lo stesso protagonista, trascrivendo alcuni dei suoi numerosi scritti; ma non può nascondere che parla anche lui col proprio cuore, sebbene con discrezione. Abbiamo in mano un piccolo capolavoro ben documentato, riccamente illustrato con delle fotografie, di facile lettura e di prezzo conveniente, 5 euro a copia. Il libro può essere richiesto in Italia, alla casa provinciale OMI e in Spagna, a p. Ismael García OMI Joaquín Martínez Vega OMI
San Nicolò di Bari, dove i Missionari OMI sono stati presenti 36 anni. In tale occasione, insieme al gruppo di Messina, e attraverso il CD I frutti che ti offriamo, si è voluto creare un momento di preghiera e ricordare S. Eugenio de Mazenod, che è “presente” nella chiesa attraverso la collocazione di una targa ricordo in ceramica disegnata e realizzata da p. Mario De Filippis OMI, nel maggio del 1961, per la
commemorazione del 100° anniversario della morte del fondatore degli Oblati. La ceramica proviene da Bassano del Grappa (Vi). Dario Natoli Patti (Me) Per la festa liturgica di S. Eugenio de Mazenod, fondatore degli OMI, il 21 maggio, segnaliamo un video realizzato dalle Missionarie Oblate di Maria Immacolata in Spagna (www.youtube. com/watch?v=CpQFHtbD_ eU)
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cartolina missionaria
Una casa piena di
sogni
Dalla sedia di Sant’Eugenio a Aix-en-Provence…
di Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com
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o scritto cartoline per i lettori di Missioni OMI dai Paesi più lontani, oppure da città particolarmente amate. Oggi vorrei inviarvi una cartolina da… una stanza. Sono seduto sulla grande poltrona dove era solito sedere sant’Eugenio de Mazenod, al suo tavolo. Nella stanza penetrano i raggi meridiani del primo sole di primavera. Illuminano l’angolo dove una volta era posto il letto, adesso sostituito da un mobile con alcuni oggetti appartenuti a sant’Eugenio: il breviario per la preghiera quotidiana, una tazzina da caffè, il calice dell’ordinazione episcopale. Campeggia anche un suo ritratto da vescovo. Il volto non è però quello del tempo dell’episcopato, è il volto giovane, fresco, bello di quando trentenne abitava in questa stanza, dal 1816 al 1823. Gli occhi grandi ereditati dalla mamma, lo sguardo lontano, pieno di speranza. Una persona serena e volitiva. Ha appena dato vita a una comunità di missionari, composta da sei giovani sacerdoti, “i migliori che ci siano in diocesi”, come scrive con convinzione. Sette anni in questa stanza, al primo piano. Affacciato alla finestra
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Aprite, o Dio, il mio cuore al vostro amore mentre i miei occhi si aprono alla luce; per grazia vostra inizio questa giornata, non permettete allora che io la trascorra in vani passatempi. Il giorno che mi concedete è prezzo del sangue del vostro divin Figliuolo ed io non voglio essere tanto sconsiderato da non consacrarlo interamente al vostro servizio. Guidate le mie azioni coi lumi della vostra sapienza; orientate definitivamente la mia volontà con la vostra benevolenza, sostenetemi nelle tentazioni con la potenza della vostra grazia. Fatemi camminare continuamente alla vostra presenza… Eugenio de Mazenod
vedeva nel cortile interno i giovani universitari, i novizi che si preparavano a diventare missionari, i giovani sacerdoti che andavano e venivano presi dal loro ministero di annuncio del vangelo in città, nelle borgate vicine o in tutta la Provenza e oltre. Sotto le arcate del chiostro vedeva anche passare, discreta, Teresa Bonneau, che preparava i pasti per tutti che, quando non c’era più pane, andava lei stessa a comprarlo, pagando di tasca propria. Nella regola, Eugenio aveva scritto che i missionari, dopo aver passato la maggior parte del loro tempo fuori casa ad annunciare il Vangelo, una volta tornati, avrebbero dovuto ritirarsi nella loro stanza a pregare, meditare, leggere la Sacra Scrittura e le grandi opere della spiritualità cristiana, preparare i testi delle conversazioni e delle catechesi per le successive missioni. Lo immagino intento in questo lavoro silenzioso. Lo vedo svegliarsi la mattina alle 4,30 o alle 5 e recitare la preghiera che aveva composto quando era
ancora in seminario. Poi proseguire con lo studio della Sacra Scrittura, che aveva iniziato a leggere, fin da quando aveva 14 anni: mezz’ora al giorno. In questa stanza scriveva gli appunti per la futura regola, le lettere al padre e allo zio ancora in esilio in Sicilia, organizzava il lavoro missionario, faceva i colloqui personali… Me lo immagino col desiderio di far conoscere a tutti quell’immenso amore di Dio che aveva sperimentato e che continuava a spingerlo nell’opera missionaria. Da qui elaborava la strategia apostolica e scriveva a sindaci, ai vescovi e ai parroci che chiedevano la presenza dei missionari. Il ritratto da vescovo che hanno posto in questa stanza, come ho detto, ha il volto di sant’Eugenio al tempo di quanto viveva in questa stanza. Quello stesso che lo ritrae con la croce da Oblato all’inizio della fondazione, ritratto che mi ha sempre affascinato perché vi si legge la determinazione di iniziare un’opera nuova e la sicurezza
di sé. Si vede che vive sotto la spinta di una grazia, è pieno di energie, possiede lo slancio della giovinezza, la brillantezza di un’intelligenza creativa, la forza di un affetto intenso e passionale. Ma sul caminetto della stanza, vi è anche la foto di un altro sant’Eugenio, quello che non ha mai vissuto in questa stanza: il sant’Eugenio degli ultimi tempi di Marsiglia, ormai vecchio, affaticato, provato dalle sofferenza, con le rughe e il volto ingiallito dagli anni, minato da un cancro che lo porterà presto alla morte. Prima mi piaceva meno quest’immagine. Ora l’apprezzo come non mai. Vi scorgo l’uomo che si è dato completamente alla sua causa, ai missionari, alla diocesi, alla gente. Senza risparmio, prendendo su di sé croci personali e sociali, i dolori della chiesa e dell’umanità intera. I sogni non ci sono più. C’è la realtà, così com’è, da assumere e da amare. La fiamma viva e crepitante degli inizi non manda più bagliori, si è trasformata in brace rovente. n
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attualità
A‘nchianata di Sergio Natoli OMI natolisergio@gmail.com
degli i
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In pellegrinaggio al Santuario di S. Rosalia. Il cammino ascetico domenicale di tamil, singalesi e mauriziani di Palermo
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i immigrati
a devozione e l’amore a S. Rosalia fa parte della vita dei palermitani che ricordano l’intercessione della “santuzza” verso la città quando, nel 1624, quando, nel 1624, fu liberata dalla peste. Da allora la santa patrona è di casa nella vita della gente e delle istituzioni. Due volte l’anno viene celebrata una grande festa religiosa e civile in onore della santa: una nell’anniversario del ritrovamento dei resti mortali avvenuto in una grotta a monte Pellegrino dove sorge l’attuale santuario, l’altro nel giorno della liberazione dalla peste. All’inizio di settembre, però, un fiume di gente sale in processione a piedi fin sopra monte Pellegrino nella grotta dove fu ritrovato il corpo della santa protettrice di Palermo. Questo salire è a ‘nchianata, una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che ha contagiato anche molti immigrati che da anni vivono nella città. Il rettore della chiesa, mi dice che ogni domenica, di buon mattino davanti la porta del Santuario di S. Rosalia, ci sono già dei srilankesi ad aspettare l’apertura del Santuario. Ogni
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Il Santuario (445 m s.l.m.) fa un tutt’uno con la grotta dove, il 15 luglio 1624, sono state ritrovate le ossa di S. Rosalia. La sua struttura è del tutto particolare: nella prima parte c’è la facciata del 1600 addossata alla roccia, entrando troviamo un vestibolo finemente lavorato. Subito dopo, abbiamo una cupola “aperta” sul cielo e per finire, ci si ritrova dinanzi ad una sontuosa cancellata in ferro che introduce nella grotta carsica che potremmo definire il “cuore” del Santuario
domenica: d’estate e d’inverno! Ma non sono solo i tamil dello Sri Lanka a salire in cima alla montagna: ci sono anche singalesi e mauriziani. La cosa particolare è che molti di essi non sono cattolici, ma induisti e buddisti. Ma che ci vanno a fare? Si possono capire i cattolici, ma perché dei non cattolici vanno al Santuario di S. Rosalia? Cosa c’è che li accomuna? Per cercare una risposta ho iniziato a dialogare con parecchi di loro provando a capire le motivazioni di questo continuo pellegrinaggio.
In ginocchio Una ragazza tamil percorre in ginocchio l’ultimo tratto che immette al santuario. La riconosco e le chiedo perché questo suo pellegrinaggio. “Desidero mettermi sotto la protezione di S. Rosalia perché ho un esame molto difficile all’università”. Un’altra domenica
vedo una mamma con a fianco il suo bambino ed in mano un mazzo di fiori: entra nel santuario in ginocchio e prega. Poi vedo un uomo con le mani giunte dinanzi al volto di fronte ad un’immagine di S. Antonio che si trova nel cortile dinanzi al Santuario. Fa un inchino e, senza entrare, se ne va. Lo scorso anno, mentre anch’io facevo a ‘nchianata ero preceduto da due monaci buddisti cinesi con il loro abito color rosso: salivano in cima alla montagna. Le radici culturali dei tamil, che vivono in India e nel nord dello Sri Lanka sono induiste. Alcune forme di preghiera dell’induismo sono presenti anche nei riti cristiani. Uno è il cerimoniale dell’alathi. Nella cultura dei tamil, quando un ospite importante visita la comunità, viene accolto da due donne, che prima lo incensano, poi lo aspergono con acqua, perché bisogna
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attualità
Arcobaleno di popoli
C’è un punto di riferimento a Palermo per i migranti. Si tratta della chiesa S. Maria dei Miracoli, sita in piazza Marina, che dal 2011 accoglie centinaia di migranti che abitano in città. È diretta da p. Sergio Natoli OMI, dal 2008 assistente ecclesiastico dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Palermo, e propone numerosi attività pastorali a favore dei migranti. Dall’8 dicembre 2009 è operativa anche l’associazione di volontariato “Arcobaleno di popoli” (www.arcobalenodipopoli.it) che, tra i suoi obiettivi, promuove “iniziative per il superamento di fenomeni xenofobi e di razzismo”, “attività di educazione alla mondialità”, “la conoscenza della lingua e della cultura italiana” e delle “differenti culture e situazioni dei Paesi del Sud del mondo da cui provengono molti migranti”. Joseph Ratzinger, Cristo, la fede e la sfida delle culture, in «Nuova Umanità» 16 (1994), n°6, 95-118 qui 103. Angelo Scola, Fede e cultura, l’insuperabile circolarità. In editoriale “Oasis” (n. 10, 2009) dedicato al tema “Le fedi alla prova della modernità”.
essere purificati nel corpo, ed infine gli mettono sulla fronte il pothu, una polvere gialla estratta dai fiori. Un altro segno è l’accensione della luce nel vilaq, una sorta di candeliere su cui troneggia un gallo, per esprimere che, come il gallo annuncia l’arrivo del nuovo giorno, così Cristo è il sole che sorge nella vita di ogni uomo.
Tavola rotonda esistenziale L’induismo, che fonda il cammino di fede sull’auto-salvezza, è permeato di ascesi. Salire la montagna, quindi, è una forma ascetica che pervade anche la cultura tamil, singalese e mauriziana. Salire la montagna del monte Pellegrino, dove in cima c’è un luogo sacro, è una forma devozionale che per tutti è esercizio di ascesi, ma che si differenzia nel suo contenuto di fede e devozione a seconda se si tratti di cattolici, induisti o buddisti. Un fenomeno simile lo si nota anche al Santuario di Tindari, in provincia di Messina, anch’esso posto sul monte. Che degli immigrati abbiamo assunto come meta della loro devozione un santuario cattolico è un segno positivo
nello scacchiere della convivenza di popoli diversi presenti nel medesimo territorio. Il Santuario di S. Rosalia è una tavola rotonda esistenziale di dialogo interreligioso, un luogo profetico che può aiutare tutti ad essere operatori di pace. D’altro canto, come osservava l’allora cardinal Ratzinger in una formula particolarmente illuminante, «non esiste la nuda fede o la pura religione. In termini concreti, quando la fede dice all’uomo chi egli è e come deve incominciare ad essere uomo, la fede crea cultura. La fede è essa stessa cultura». La fede, offrendo all’uomo un’ipotesi interpretativa del reale, produce cultura; ma, d’altra parte, le
culture, esercitandosi, interpretano le fedi stesse. La cultura è sempre da purificare alla luce della fede, ma la fede è sempre da interpretare secondo le istanze suscitate dalla cultura. Come afferma la Fides et Ratio di Benedetto XVI «il modo in cui i cristiani vivono la fede è anch’esso permeato dalla cultura dell’ambiente circostante e contribuisce, a sua volta, a modellarne progressivamente le caratteristiche» (n. 71). Che S. Rosalia aiuti tutti quelli che arrivano al suo Santuario a divenire costruttori di una cultura della pace e che ci liberi dalla peste delle piccole e grandi guerre. n
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In base i dati dell’ISTAT, al 1° GENNAIO 2011, gli stranieri con regolare permesso di soggiorno nel territorio della Sicilia erano 141.904 a fronte dei 50.890 DEL 2003, passando da un’incidenza dell’1% nel 2003 al 2,8% nel 2011. Nella provincia di Palermo al 1 gennaio 2011 gli stranieri erano 28.496. Quelli che provengono dallo SRI LANKA erano 3.558 (il 12,5%); sono prevalentemente cattolici e si collocano al terzo posto tra gli immigrati i città dopo le persone provenienti da Romania e Bangladesh. I srilankesi (tamil e singalesi) sono l’unica comunità etnica ad avere un cappellano. Si tratta di P. Vimalarajan Parunanthu OMI.
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attualità
La gioia
di donarsi a Dio
Lo scolasticato oblato di Vermicino oggi. Storie e speranze dei giovani oblati in formazione di Jacopo Papi OMI jacopapi@gmail.com
i voti perpetui di Luca e Gianluca
1 marzo 2014
Ho vissuto la celebrazione della mia oblazione perpetua con UN GRANDE SENSO DI LIBERTÀ. Una giornata intensa, piena di emozioni, istanti, vissuti come se fossi stato in sospeso. È stato bello e strano vedere, da spettatore, il movimento dei preparativi: la cucina della comunità piena di persone indaffarate, i ragazzi a preparare gli ambienti della celebrazione. Ho cercato di non pensare troppo, e anche di rilassarmi con i miei genitori e amici. Nel pomeriggio, l’emozione è cresciuta: da una parte la celebrazione di un gesto che sentivo naturale, di un evento che mi aspettava da sempre e dall’altra l’emozione di essere arrivato al giorno in cui poter esprimere il mio “sì”. Sentivo la forza, la responsabilità e la consapevolezza. Con l’inizio del canto e l’entrata in chiesa sono stato
sorpreso da tanti sguardi di amici, parenti, della famiglia oblata: c’era quasi tutta la mia storia, passato e presente. Mi sono concentrato sulla mia oblazione perpetua e mi sono “gustato” i momenti della liturgia. L’abbraccio a tutti i celebranti è stato il segno di quel “ora fra noi tutto è in comune”, un gesto che mi ha fatto sentire la solidarietà e la fraternità di tanti oblati. Sono stato felice di avere condiviso questo giorno con molti parenti e amici: è stata un’occasione in cui hanno potuto cogliere un po’ della mia scelta di vita. Durante gli anni di formazione ho sperimentato la bellezza e la fatica della mia libera risposta e ho trovato un profondo senso in ciò che vivo. Credo che il senso della mia oblazione si trovi nella capacità di abbracciare tutti gli aspetti della vita come un unico mosaico: trovando il senso degli eventi in Cristo, anche nelle difficoltà. Luca Polello OMI poleesdra@gmail.com
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llo Scolasticato OMI di Vermicino, una giornata-tipo inizia quando il sole non si vede ancora! E il fatto che la giornata sia iniziata si capisce dal canto del nostro gallo, ma anche, e soprattutto, dal profumo avvolgente del caffè preparato da p. Marino Merlo. È proprio lui, il decano della nostra comunità, a svegliarsi per primo! I primi rumori
della casa sono quelli di chi prepara la colazione per tutti. Alcuni accompagnano la sveglia con il radiogiornale, per sintonizzarsi con il mondo che, invece, non è andato per niente a dormire. Pian piano, uno alla volta, arrivano tutti e siamo pronti! A cosa? Che senso avrebbe tutto se non servisse per incontrarci, come comunità, e darci il buongiorno davan-
Quando ripenso al giorno della mia oblazione perpetua, NON POSSO FARE A MENO DI REPRIMERE UN SORRISO per l’alternanza di sensazioni provate e vissute pienamente in un’unica giornata. Fino ad un’ora prima della celebrazione sono stato impegnato: c’era l’ospitalità da organizzare, l’accoglienza di chi arrivava, le spiegazioni su quanto sarebbe accaduto - “No, non divento prete! Sono i voti perpetui!”. Una volta indossata la talare, ricordo benissimo di aver detto interiormente il mio “sì”. A tutto. Sì all’esperienza iniziata anni fa, prima nell’MGC in Calabria e poi proseguita nella comunità di Marino. Sì ad un cammino, quello di questi anni di formazione che, più che concludersi, si rafforza. Sì a proseguire con entusiasmo rinnovato e con piena fiducia in Colui che mi ha scelto. Per tutto il tempo della celebrazione, ho sentito di essere al posto giusto
Sopra, lo Scolasticato in visita alla comunità oblata di S. Giorgio Canavese (To) lo scorso mese di febbraio
ti al Signore di ogni giornata? Con la preghiera, diamo dunque inizio alle danze, cercando di mettere a fuoco il nostro impegno quotidiano: come far
nel momento giusto. Ho faticato a non piangere fin dal primo passo fatto lungo la navata della chiesa, guardato da vicino da tantissime persone che mi hanno accompagnato nel cammino di questi anni. La commozione, poi, è aumentata quando, giunto davanti a Gesù, gli ho affidato tutte le persone che non sono più con me, con le quali si è percorsa solo una parte del cammino. Durante la liturgia, non mi sono reso pienamente conto di chi c’era e cosa succedeva alle mie spalle. È stato al momento della firma, quando dall’altare ho potuto alzare lo sguardo sui confratelli oblati e sull’assemblea, che ho avuto l’impressione di essere immerso in un immenso abbraccio circolare, umano e divino. Questa sensazione mi accompagna ancora adesso. E sono sicuro che lo farà per tanto tempo ancora. Gianluca Rizzaro OMI gianlucarizzaro@gmail.com
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Sopra, da sinistra a destra p. David, Luca, p. Gennaro, Gianluca, Jacopo e p. Marino a Segovia (Spagna). Nella foto a destra, Joel e Joseph, scolastici senegalesi arrivati lo scorso ottobre
circolare l’Amore, quello con la ‘a’ maiuscola. Colazione, preparazione dello zaino e via verso la fermata del bus: ci aspetta l’università, per noi non solo il luogo dello studio o del pensiero teologico, ma anche luogo in cui ci mettiamo in gioco come giovani missionari cercando di costruire relazione sane e amichevoli con i nostri colleghi. Tornati a casa, quasi tutti, per il pranzo - chi studia per la specializzazione ha spesso orari diversi - il primo atto del pomeriggio è una veloce visita alle nostre galline: per dar loro da mangiare e per vedere se hanno giustificato la loro presenza con delle uova per noi! I pomeriggi sono dedicati allo studio, che
è la nostra prima occupazione. Con alcune eccezioni, come ad esempio il lunedì, che è il giorno dedicato alla cura del giardino, alla gestione della cucina, alla manutenzione interna della casa, alla pulizia della sacrestia, alla gestione dei PC per evitare che qualche gigantesco ‘virus’ infetti la nostra rete... Ognuno di noi, curando un aspetto piuttosto che un altro, cerca di rendere più armoniosa la casa e di conseguenza la nostra vita. Un’altra eccezione ai pomeriggi di studio è il giovedì, dedicato allo sport ed alla condivisione. Sono distribuite nella settimana, e più intensamente nel weekend le diverse attività missionarie che svolgiamo, tenendo presente che nessuno di noi è responsabile unico di ciò che fa, perché è la comunità a fare la missione. Quest’anno lavoriamo al carcere di Rebibbia, collaboriamo alla mensa dei poveri dei frati minori di Frascati, nella parrocchia oblata del SS. Crocifisso di Roma e in quella ucraina dei santi Sergio e Bacco, ci impegniamo
Ognuno di noi, curando un aspetto cerca di rendere più armoniosa la casa e la nostra vita sul versante interculturale con Mondi Riemersi, visitando le scuole del territorio dei Castelli romani, seguiamo le attività di zona dell’Associazione Missionaria Maria Immacolata e del Movimento giovanile Costruire. Cerchiamo, insomma, di allenarci in tante delle attività che caratterizzano l’apostolato degli Oblati, facendo della nostra comunità di formazione
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attualità
Il fascino dei ghiacci perenni
una comunità un po’ apostolica. Alle 19.30, ogni sera, ci ritroviamo davanti all’altare, “tutti discepoli intorno all’unico Maestro”, per il momento in cui ognuno di noi è chiamato a riepilogare la giornata. Il vissuto diventa così “Eucarestia”, celebrata con il cuore pieno di gratitudine a Dio che ha dato senso al nostro studio, al nostro annunciare e al nostro vivere insieme. Con la cena e il lavaggio piatti, si conclude la nostra intensa giornata. Sempre che qualcuno non abbia incontri serali! A volte capita... Quest’anno siamo in 14: 10 scolastici e 4 formatori. Altri due scolastici sono in stage. Sei nazionalità diverse sono una bella sfida comunitaria, ma la diversità non ci spaventa, anzi ci spinge a metterci in gioco e a viverla sempre come una ricchezza. Nella semplicità del nostro quotidiano, ci sforziamo di vivere nell’amore per Gesù, per il carisma oblato, per i fratelli e per il mondo intero, tutti destinatari dell’annuncio di salvezza. n
Mi chiamo Petr Dombek, ho 24 anni e sono della Repubblica Ceca. La mia vocazione affonda le radici nella mia terra d’origine, la Slesia, regione in cui si trova Bˇelá, il piccolo villaggio di 700 anime dove sono cresciuto. Come sono diventato oblato? Per rispondere a questa domanda, devo parlare di Dio, perché questa è una storia vissuta con Lui! In un contesto in cui i cristiani vivono la fede in maniera tradizionale e sono spesso “cristiani per un’ora”, perché l’unica espressione della fede è la messa domenicale, io ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia credente. Tuttavia non cercavo alcun rapporto con Dio e all’età di sedici anni, come tutti i miei amici, sognavo di guadagnare tanti soldi, trovare una bella ragazza e godermi la vita. Ma se volete far ridere Dio, raccontategli i vostri piani! Lui saprà sorprendervi! Le cose cominciarono a cambiare quando partecipai alla catechesi per la confermazione. Incontrai un ragazzo che viveva a 3 km dal mio paese e che, secondo le usanze del territorio, avrebbe dovuto essere un cristiano come me. Lui era diverso. A lui interessava davvero Dio! Con il tempo, divenne mio amico e ci capitava di discutere spesso di Dio. Ogni giorno scoprivo qualcosa di nuovo e interessante. Alcuni giorni dopo la cresima sentii la necessità di confessarmi. Fu la mia prima vera confessione. Diedi a Dio quello che avevo e Lui fece la stessa cosa con me. In me si accese un fuoco. Ero diventato un “cristiano”. La mia vita mi sembrava ancora poco interessante, quasi vuota. L’incontro con Dio aveva spazzato via gli schemi e i pregiudizi che si riferivano alla vita religiosa, così cominciai a cercare. Mi misi in ricerca come potrebbe farlo un giovane: digitai “congregazioni religiose” su Google - non è uno scherzo, feci davvero così! In mezzo a tante pagine web, trovai il sito dei Missionari OMI. Mi ricordai di aver già visto da qualche parte un articolo sugli Oblati, in particolare sulla loro missione tra gli eschimesi. Andai a cercarlo e lo rilessi, rimanendo conquistato da questi uomini disposti a dare la vita a Dio, per annunciare Gesù persino nelle terre dei ghiacci perenni. Non passò molto tempo e mi ritrovai nella comunità oblata di Kromˇerˇíž, poi in quella di Tábor per fare un’esperienza di vita oblata. Pieno di attese, fui inviato in Germania a Hünfeld, dove nel 2010 cominciai la formazione. Il 16 ottobre 2011 ho pronunciato i primi voti. Quindi, dopo due anni di studio a Fulda, sono arrivato a Roma, con nel cuore il sogno di partire per le terre dei ghiacci perenni. Petr Dombek OMI dombek@oblati.cz
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Imparare d Un rosario missionario per contemplare la vita di Cristo insieme alla Madonna
di Francesco Volpintesta OMI francesco.volpintesta.omi@gmail.com
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da MISTERI GAUDIOSI lunedì e sabato
I • L’Annunciazione dell’Angelo a Maria Vergine (Lc 1, 26-29) Il cielo si china sulla terra. «Ti saluto, o piena di grazia». Un saluto semplice che cambia la vita. L’angelo mandato dal Signore incontra Maria, il cielo incontra la terra e le dice: il Signore è con te. Il Signore è con Maria, la terra fertile, dove sboccia il fiore più bello: Gesù. Il cielo si china anche oggi su di noi e cerca ancora la terra, cerca in ciascuno di noi una nuova Maria. Il cielo tocca la terra in ogni incontro, atteso o inaspettato, desiderato o fuggito. Non esiste nulla di troppo piccolo che non possa diventare occasione perché l’Infinito abiti nel finito del nostro tempo, perché il cielo tocchi la nostra terra. Qual è, oggi la mia Nazareth? Dove potrò, oggi, incontrarti, o Signore? Come ti accoglierò? Vieni, Signore, nella mia vita!
II • La visita di Maria Santissima a santa Elisabetta (Lc 1,39-45) Mettersi in viaggio. Quando compiamo un gesto d’Amore diamo gioia a chi ci sta intorno. La nostra vita è tutta una possibilità per dare gioia agli altri. Lo potremo fare se ci metteremo in viaggio verso ogni persona che incontriamo. Mettersi in viaggio significa uscire da noi stessi, dai nostri giudizi, dai ricordi che induriscono il cuore, persino dalle buone parole che vorremmo dire, per andare verso l’altro come Maria, che è partita per solo servire lasciando Nazareth, il luogo del suo incontro con Dio. Questo lo fa solo l’Amore, solo il vuoto che perde tutto, perché l’altro chiede posto dentro di noi. Mi metterò in viaggio? Chi guiderà i miei passi? Andrò, ma verso dove, come? Dammi, Signore, la gioia del cammino.
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stanze, i nostri gesti d’amore, perché il divino abbia il suo posto tra di noi. Dio viene a visitarmi. Saprò riconoscerlo? Non lasciare, Signore, che la routine della vita mi impedisca di vivere e di amare.
Maria, così anche noi, tutte le volte che lasciamo entrare il Vangelo nella nostra vita come un fuoco che trasforma il nostro modo di vivere, i pensieri, le valutazioni di fondo, le intenzioni. Cosa muove la mia vita? Entra in me, Signore, non restare fuori!
V • Il ritrovamento di Gesù
III • La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme (Lc 2,1-7) Lo straordinario nell’ordinario. La salvezza sembra rimpicciolirsi al punto da poter essere ‘contenuta’ in una mangiatoia. Nel mistero di questo rimpicciolimento prende significato ogni nostro piccolo gesto racchiuso nell’involucro della quotidianità che, se vissuto per amore, è carico della presenza del divino. E così, sotto le apparenze del quotidiano si cela lo straordinario del Vangelo. A noi il compito di deporre, nello spazio angusto delle circo-
IV • Gesù viene presentato al tempio da Maria e Giuseppe (Lc 2, 33 34) Una spada che trafigge. Gesù trasforma il mondo da dentro, penetra ogni circostanza, come una spada che separa, distingue e raggiunge le fibre più nascoste dell’anima. Ma è da qui che Egli fa nascere una vita nuova. Così
nel tempio (Lc 2,41-52) Ritrovare Gesù. L’esperienza di perdere Dio arriva nella vita di ogni cristiano nei modi più diversi. Un senso di fallimento, l’esperienza del peccato, un dolore improvviso… Mille volti, mille circostanze, ma un solo vuoto, una sola considerazione: “Dio mi ha abbandonato”. È lì, però, che possiamo andare in profondità, scegliere nuovamente e ritrovare Gesù. Ritrovare Gesù dopo averlo perduto è un’esperienza che cambia la vita: diventiamo di più suoi, apprezziamo e custodiamo ciò che la misericordia di Dio ci ha fatto sperimentare. Perdere Gesù! Non è lui lontano da me, sono io lontano da lui. Voglio trovarti, Signore, in ogni gioia, in ogni dolore, in ogni fratello.
LE VIRTÙ DI MARIA, PIENA D SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI DESCRIVE LE QUALITÀ CHE ECCELSERO NELLA MADRE DI DIO
La Madre di Dio “ebbe tutte le virtù e tutte in grado eroico”. Lo scrive Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel libro Le Glorie di Maria, dove passa in rassegna le virtù che coronarono la Madonna. In primo luogo, l’UMILTÀ: se manca l’umiltà di cuore, in un’anima, non vi sarà spazio per altre virtù, poiché questa è il fondamento di tutte. Il Signore “ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili”, disse la Vergine alla cugina Elisabetta, quando andò a farle visita. Il
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esposizione dei
Il Rosario è composto di venti “misteri” (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone. La PRIMA CORONA comprende i MISTERI GAUDIOSI (lunedì e sabato), la SECONDA i LUMINOSI (giovedì), la TERZA i DOLOROSI (martedì e venerdì) e la QUARTA i GLORIOSI (mercoledì e domenica). «Questa indicazione non intende tuttavia limitare
misteri
MISTERI DOLOROSI martedì e venerdì I • L’agonia di Gesù nel Getsemani (Lc 11, 27-28) Non la mia, ma la tua volontà. Beato il grembo che ti ha portato. Questo grembo è la vita di chi fa la volontà di Dio, lì dove il vangelo si rende visibile, dove la Parola si fa carne. È l’ambiente del discepolo, è l’aria del Getsemani dove Gesù si abbandona alla volontà del padre, è il luogo del dolore ma anche della beatitudine. Beato me, beato te, beati noi se decideremo nel nostro cuore questo santo viaggio, se, nasco-
una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38). Per aiutare l’itinerario meditativo-contemplativo del Rosario, ad ogni “mistero” possono essere aggiunti due testi di riferimento: il primo della Sacra Scrittura, il secondo del Catechismo della Chiesa Cattolica. fonte: www.vatican.va
sti nel nostro Getsemani, sapremo farci discepoli di Gesù che ripetono con Lui: «Non la mia ma la tua volontà». Signore concedici di desiderare ciò che desidera il Padre e di realizzarlo nella nostra vita.
II • La flagellazione di Gesù (Mc 15, 12 -15) Tutto vince l’amore. Il male è sconfitto, il bene ha vinto: tutto vince l’Amore! Ogni colpo del male è una nuova occasione di perdono, una nuova vittoria. È vero, possiamo ancora conoscere la sconfitta, possiamo accorgerci che il maligno non ci è indifferente. Ma tutto vince l’Amore! Tutto, anche i nostri limiti, i nostri peccati, i nostri dolori. O Dio, che hai scritto nel nostro cuore il senso del bene ed hai sconfitto per noi le seduzioni del male, concedi che, tra le difficoltà della vita, sappiamo riconoscere ciò che è buono, bello e
A DI GRAZIA Magnificat da Lei pronunciato è un vero inno di lode e amore a Dio: l’umile Maria rifiuta le lodi e le conferisce tutte a Dio, ama servire il prossimo e per sé sceglie il posto peggiore, come quando nel Cenacolo preferì dare la precedenza agli Apostoli e alle altre donne. Sant’Alfonso scrive che il primo atto di umiltà è il basso concetto di sé. Maria lo ebbe, non nel senso che si riteneva peccatrice, perché sapeva di non aver mai offeso Dio, però in segno di umiltà volle celare i doni speciali concessi dal Signore. Quando S. Giuseppe non riusciva a
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giusto e respingere ciò che è male agli occhi tuoi. III • L’incoronazione di spine (Mc 15, 16-20) Ecco il nostro re. I regni del nostro mondo spesso sono stati delle vere e proprie dittature e il pensiero di essere governati da un re ci spaventa un po’. Ma Gesù non è così. Si lascia prendere dalle mani degli uomini, permette che lo scherniscano nel «gioco del Re». L’uomo non si accorge che le sue parole irrispettose rivelano una verità: Gesù è il Re. È scritto anche sulla croce: Gesù Nazareno Re dei Giudei! Un gioco rivela chi è Dio! Donaci, Signore, che possiamo giocare con te, ogni giorno della nostra vita, ma con la delicatezza e il rispetto dei discepoli, di coloro che ti riconoscono Re e Signore.
IV • Il viaggio al Calvario di Gesù carico della croce (Lc 9, 23-26) Chi vuol essere discepolo prenda la croce Vergognarsi della croce è vergognarsi di Gesù. Prendere la croce è seguire il Maestro. Cosa prendo e cosa lascio? Tutto dipende da cosa amo. Mettere alla prova l’amore è l’azione
più prudente e più sapiente. Prudente perché mi aiuta a cogliere quello che devo lasciare, come il serpente che lascia la coda per salvare la testa, sapiente perché il gusto delle cose migliori mi indirizza come una scia di profumo verso ciò che è veramente buono. Aiutami a cercarti, Signore, a non fermarmi alle tue cose ma ad andare più lontano, lasciando tutto ciò che non sei Tu.
siamo chiamati a vivere questa esperienza di Maria sotto la croce, quando la vita ci chiede di staccarci dal bene che abbiamo, quando la volontà di Dio dell’attimo presente richiede di perdere ciò che è stato un momento prima. È lì che Maria entra nella nostra casa. Vivere il presente! «Io non ho che quest’oggi mio fuggitivo per darti in frutto d’amore questo grappolo, di cui ogni acino è un’anima: dammi tu il fuoco di un apostolo, Gesù, e sia oggi».
MISTERI GLORIOSI mercoledì e domenica
V • Gesù è crocifisso e muore in croce (Gv. 19, 25-27) Maria vieni a casa mia. C’è un’ora per Gesù, c’è un’ora per Maria: è l’ora della croce. In quell’ora Maria, la Madre di Dio, è consegnata da Gesù a Giovanni e in quella consegna sembra perdere la sua identità di Madre di Dio per averne una nuova, madre dell’umanità. C’è un’ora anche per noi. Anche noi
capire, lei continuò a nascondere la grazia ricevuta e confidò nell’aiuto divino per risolvere la situazione. Altra virtù è la CARITÀ VERSO DIO: Maria amò Dio con tutto il cuore sopra ogni cosa, fu l’unica creatura ad adempiere perfettamente a questo precetto che, come dice S. Tommaso, l’uomo potrà attuare in maniera perfetta solo in cielo, non su questa terra. Segue poi la CARITÀ VERSO IL PROSSIMO: la Vergine amò ogni persona per amore di Dio, portando soccorso ai bisognosi anche
I • La risurrezione di Gesù (Mt. 28, 1-10) È Pasqua quando ami. Maria come avrà annunciato la Resurrezione di Gesù? Lo avrà fatto amando, conti-
quando non era richiesto, come nel caso delle nozze di Cana, dove fu lei, sposa dello Spirito Santo, a suggerire al Figlio che era arrivato il momento di fare il primo miracolo. La FEDE. A detta di Sant’Ireneo, Maria riparò con la sua fede il danno causato da Eva con la sua incredulità. “Beata perché hai creduto”, le disse Elisabetta. Ha creduto alle parole dell’Angelo, “ch’ella restando vergine dovea rendersi Madre del Signore, recò al mondo la salute” (op. cit.).
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nuando a donare il suo Figlio al mondo, svelando anche gli aneliti più intimi del suo cuore di Madre. Le parole ascoltate sotto la croce, quando il Figlio la consegna a Giovanni, le ricordano che tutto va condiviso, anche il suo essere la Madre di Dio. È Pasqua quando ami. La Pasqua non è mia, tua. Non è proprietà privata. La luce di Pasqua vince le tenebre ed è per tutti. Non tenere nulla per te: è Pasqua quando ami! Signore tu ci hai donato la gioia della Pasqua. Aiutaci a condividerla con tutti come ha fatto Maria, tua Madre
II • L’ascensione di Gesù al cielo (At 1, 9 -11) Non voltarti indietro. Gesù ascende al cielo: ci lascia? No, parte ma non
se ne va. Così come, scendendo sulla terra nel Natale, mai ha lasciato la Trinità. Noi, però, siamo legati al tempo e allo spazio dei nostri incontri e non capiamo: vorremmo fermare la vita, vorremmo tenere sempre con noi le persone che amiamo. Talvolta, arriviamo a desiderare che non crescano mai, che non diventino autonome per non perderle. “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”. Non voltarti indietro, non lasciarti bloccare dalla nostalgia del passato: il Regno di Dio aspetta i tuoi passi in avanti. III • La discesa dello Spirito Santo nel cenacolo (Ez 36,26-27) Io sarò la tua casa. Signore, mi guardo intorno per cercarti, per riconoscerti nelle cose che mi circondano. Spesso non vedo nulla, non sento nulla, tutto tace. Quando invece guardo dentro di me ti sento, ti riconosco; ancora una volta capisco che è lì che tu mi aspetti, che solo tu puoi cambiare il mio cuore di pietra in un cuore di carne, che solo aiutato dalla tua presenza potrò camminare lungo la via e mettere in pratica le tue leggi. Allora, Signore, non ti cercherò più
in una foglia, in una stella, ma ti avrò dentro e io sarò la tua casa.
IV • L’Assunzione di Maria al cielo (Ap 2, 1-6) Una mamma in cielo. Concepire e partorire. Nessuna delle due cose, da sola, ha significato. Maria è passata attraverso questi due momenti: ci ha spiritualmente concepiti e partoriti. È la donna pellegrina e forestiera in questo mondo, ma che si lascia «collocare» da Dio. Maria ci appare come la figlia di Sion che, dopo il lutto e la perdita dei suoi figli, riceve da Dio una nuova figliolanza, più numerosa di prima, non secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Ogni nostro gesto d’amore evangelico è un concepire una vita nuova e generarla al mondo attraverso l’impe-
Fede eccellente, come eccellente fu la virtù della SPERANZA. Abbandonata alla Divina Provvidenza, Maria confidò sempre e solo nel Signore in ogni circostanza della Sua vita, soprattutto nelle avversità, come quando dovette partorire in una stalla o fuggire in Egitto. C’è, poi, la CASTITÀ, ovvero la purezza di anima e corpo. S. Vincenzo Ferrari diceva che mentre le altre virtù si devono nascondere per umiltà, questa, invece, bisogna farla conoscere a tutti affinché nessuno ne dubiti. Sant’Agostino scriveva che è raro vincere il
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il seme di una nuova umanità nata da Cristo. Tutti lì siamo nati. Siamo tempio dello Spirito Santo: viviamo in modo degno dell’Ospite divino che vuole abitare in noi, ascoltando la sua voce che ci guiderà.
ma in luce e in calore e… si consuma. Bello il fuoco, vero? Scalda, illumina e dice solo la verità. Anche i rapporti più stretti cambiano attorno a quel fuoco e dicono un altro modo di essere figli, padri, madri, fidanzati, amici. Bello il fuoco, vero? Se lo accendi ci vedrai, se lo accendi cambierai.
MISTERI LUMINOSI giovedì
V • L’incoronazione di Maria regina del cielo e della terra (At 1, 12-14; 2, 1-4) Maria Regina. Maria nella Pentecoste ci appare come la Regina degli Apostoli. Ci sembra di immergerci nel silenzio di un ascolto profondo nel quale tutta l’umanità tace ed aspetta che la Madre ci parli di Lui, del Dio fatto uomo. Lo Spirito continua a stendere la sua ombra adesso non più solo su Maria, ma sulla chiesa intera riunita a Pentecoste. Lo Spirito Santo è il protagonista silenzioso di questi eventi e sembra coprire con il suo fuoco, che purifica e trasforma, un drappello di uomini e donne che, con Maria, sono
I • Il battesimo nel Giordano (Lc 12, 49-53) C’è un battesimo che devo ricevere. Bello il fuoco, vero? Tutti noi lo desideriamo, ma non tutti siamo disposti ad accenderlo! Gesù ci dice che il combustibile per quel fuoco siamo noi stessi. Quel fuoco sei tu, siamo noi: dobbiamo accenderci, bruciare, vivere il Vangelo! E la vita cambia, si trasfor-
peccato d’impurità. Il motivo è che non si praticano gli strumenti per vincerlo, che sono Ieiunium (digiuno, mortificazione di occhi e gola), periculorum evitatio (fuga delle occasioni) e oratio (orazione). Maria, piena di grazia, è regina della purezza. La POVERTÀ DI SPIRITO, cioè il distacco dai beni mondani, fu un’altra delle virtù in cui eccelse la Madre di Dio, che volle anche essere povera nella realtà. I doni ricevuti dai Magi, ad esempio, li distribuì ai più bisognosi, così da non tenere nulla per sé e da non legarsi ad alcuna cosa materiale.
II • Le nozze di Cana (Gv 2, 2-11) Fate quello che lui vi dirà. Mancava il vino. Era un problema. Maria - che è mamma - lo sa. Ma sa anche che quella circostanza imprevista e spiacevole è un’occasione per seguire Gesù. Avrebbe potuto ‘sbrigarsela’ con Lui e darci il risultato finito. Invece no, ci coinvolge: «Fate quello che vi dirà». E ciò che poteva essere soltanto un incidente di percorso diventa l’occasione perché
L’UBBIDIENZA A DIO fu, in Maria, più perfetta rispetto a quella di tutti gli altri santi, poiché Lei era immune dal peccato originale. Sant’Alfonso ricorda che l’Ancella del Signore non contraddisse mai Dio, né nelle opere né con il pensiero ma, spoglia della propria volontà, visse per obbedire unicamente alla Volontà divina, anche quando ciò le costò vedere il Figlio morire in croce. Stabat iuxta crucem Iesu Mater eius: la pena patita sul Calvario fu un esempio dell’eccezionale PAZIENZA con cui Maria
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Gesù possa manifestare il suo amore concreto per gli uomini, aprendo un varco per farli entrare nel mistero della sua persona. Ogni avvenimento è un’occasione per seguire Gesù. Guardiamo il mondo con gli occhi e il cuore di Maria presentando tutto a Gesù.
della solitudine, perché poter far qualcosa per gli altri diventa pace, compagnia. Ogni momento è importante perché è tempo di annuncio. Restiamo svegli perché il regno è in mezzo a noi.
di entrare un po’ di più nel mistero del loro Maestro. Dio non ci ama perché noi lo seguiamo. Egli ci ama perché ci ama, ci ama per Amore. E noi, se rispondiamo veramente all’amore, non siamo ammaliati dalla visione del Tabor o delusi dalla tragedia del Calvario, ma diciamo con Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
V • L’Eucaristia (Gv 13, 3-15)
III • L’annuncio del regno di Dio
IV • La Trasfigurazione
(Lc 17, 20-21) Il regno di Dio è in mezzo a voi. Annunciare il regno è restare svegli quando tutti gli altri dormono come le sentinelle del mattino, conoscere le proprie responsabilità, ricordare che la vita di una città dipende dalla propria attenzione, dalle proprie risposte. Chi annuncia il regno è abituato al buio del mondo, ma lì vi scorge i segni di una presenza, non ha paura del freddo e
(Mt 17, 1-4) È bello, Signore, stare qui. Gesù non si mette in mostra, non è preoccupato di avere tanti discepoli, non mostra il suo splendore per conquistare i discepoli: resta libero e ci fa liberi, si rivela ma non per trattenerci. Tabor e Calvario, esperienze differentemente luminose, momenti in cui, in modo diverso ma unitario, il Signore rivela il suo volto e i discepoli, che guardano, restano liberi
Fate questo in memoria di me Se guardiamo in trasparenza la scena dell’istituzione dell’Eucaristia, attraverso la filigrana dell’episodio della lavanda dei piedi, ci rendiamo conto che l’Eucaristia è l’amore che dà la vita fino a farsi servi dei nostri fratelli. Molti forse non hanno più nessun rapporto con Gesù Eucaristia, ma attraverso di noi, attraverso il nostro amore concreto e silenzioso, possono conoscere qualcosa del dono totale di Gesù che si cinge i fianchi, che si abbassa fino a lavare i piedi dei discepoli, fino a immedesimarsi nelle loro necessità più semplici e quotidiane. P. Mario Borzaga, missionario oblato in Laos, diceva: «Il mio tempo è del primo che se lo prende». Doniamo il nostro tempo agli altri come una piccola eucarestia. n
sopportò il dolore di quelle tribolazioni con cui il Signore suole provare il servo fedele, affinché vinca del tutto se stesso e impari ad abbracciare le croci della vita con amore. C’è, infine, la virtù dell’ORAZIONE, che nella Madonna fu continua e perseverante sin da tenera età. Per amore della preghiera, Maria amò tanto anche la solitudine e quel silenzio che, per dirla con S. Bernardo, “sforzano l’anima a uscir col pensiero dalla terra e a meditare i beni del cielo: Silentium et a strepitu quies cogit caelestia meditari”. Laura Guadalupi (Zenit)
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news
Notizie in diretta dal mondo oblato
messaggi Sri Lanka e notizie Un Oblato e un laico arrestati dalle missioni
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adre Selvadurai Praveen Mahesan OMI, e Ruki Fernando sono stati arrestati il 16 marzo a Kilinochchi. Secondo la polizia i due, che sarebbero anche sospettati di legami con i guerriglieri tamil LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam), avrebbero violato la legge Prevention of Terrorism Act (PTA) compiendo attività finalizzate alla destabilizzazione del Paese. P. Selvadurai è parroco a Akkarayan e direttore del Centro per la Pace e la Riconciliazione di Jaffna. Ruki Fernando è consigliere del Centro per la documentazione sui Diritti umani Inform di Colombo. Entrambi lavorano da anni per la difesa dei diritti umani della minoranza tamil vittima di abusi da parte delle forze dell’ordine. Vatican Insider riferisce che il 16 marzo, quando sono stati arrestati “erano in visita alla famiglia di una tredicenne tamil, Vithushaini, dopo l’arresto di sua madre, Balendran Jeyakumari, avvenuto il 13 marzo. La famiglia aveva offerto testimonianze dirette a funzionari Onu e anche al premier britannico Cameron, sulle sparizioni forzate in Sri Lanka”. La chiesa in Sri Lanka difende pubblicamente i due attivisti che, secondo le dichiarazioni ufficiali di Amnesty International, Human Rights Watch, International Crisis Group, International Commission of Jurists, ForumAsia Ruki sono vittime dell’ennesimo atto di censura al quale sono sottoposti coloro che criticano le politiche governative. Questo arresto, in linea con la politica oppressiva, si ritorce a scapito del Paese già largamente criticato a livello internazionale per la stessa legge anti-terrorismo. Asianews.it ha pubblicato la notizia del rilascio di p. Praveen e Ruki Fernando avvenuto all’alba del 19 marzo. Secondo il magistrato Aluthkade di Colombo non ci sarebbero accuse a loro carico, tuttavia il portavoce della polizia, Ajith Rohana, ha fatto sapere che le indagini proseguiranno.
a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net
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SIGNIS ricorda Pierre Babin
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ome vorresti essere ricordato dopo la tua morte” chiese Seán-Patrick Lovett a p. Pierre Babin OMI. “Come un innamorato di Dio”, fu la risposta. Lo scorso 25 febbraio ha avuto luogo la commemorazione di p. Pierre Babin durante il Convegno internazionale di SIGNIS (www.signis.net), associazione cattolica non governativa, per la comunicazione con membri in 140 paesi nel mondo, che riunisce i professionisti in radio, televisione, film, video, educazione ai media, Internet e nuove tecnologie. Tra loro il gruppo organizzativo (12 persone di 10 nazionalità) del CREC, il Centro di Ricerca e di Educazione in Comunicazioni fondato nel 1971 a Lione da Pierre Babin, un genio, un artista, un grande missionario Oblato di Maria Immacolata. deceduto il 9 maggio 2012. Avendo capito l’importanza dei mezzi di comunicazione per l’evangelizzazione, aveva creato questo centro per formare ai nuovi linguaggi dei media. Sono passati di lì un migliaio di persone che oggi sono responsabili di radio e televisioni in più di 100 paesi nel mondo. Oggi un gruppo di specialisti, molto affiatati, vanno soprattutto nei Paesi di missione per formare sul posto alla cultura dei media seminaristi, vescovi, missionari, laici cristiani. Il gruppo direttivo del CREC ha voluto celebrare il ricordo del loro fondatore in maniera simpatica, con una degustazione di formaggi, vino e dolci, tipicamente francese. Su uno schermo scorrevano a centinaia le testimonianze, in lingua francese e inglese, inviate su internet di persone che hanno conosciuto p. Babin e che sono state formate da lui. Colpiscono le parole che usava ripetere: “Siamo quello che insegniamo”. (fonte: fabiociardi.blogspot.it)
BANGLADESH
SALVADANAI QUARESIMALI DELLA CARITÀ Da cinque anni i cattolici del Bangladesh, durante il periodo di quaresima, spendono di meno per il cibo, raccolgono i loro risparmi nei salvadanai di terracotta e li offrono per opere di carità. Il parroco della chiesa De Mazenod a Dhaka, p. Ajit Costa OMI, parlando ad Asianews dell’iniziativa nazionale dice «questo dono mira a insegnare il senso del sacrificio. Diamo un salvadanaio a ogni famiglia, in modo che i cattolici possano risparmiare insieme. Quest’anno ne abbiamo distribuiti 1.500, contro i 1.200 dello scorso anno. Con la colletta del 2013 abbiamo raccolto circa 2.150 dollari: il denaro viene usato per lo sviluppo sociale e spirituale della comunità». Con il ricavato del digiuno del 2013 è stata riparata la chiesa di S. Tommaso della diocesi di Sylhet ed una cooperativa cristiana ne ha ricevuto una parte per realizzare delle abitazioni. Quest’anno, invece, si pensa di destinare la raccolta per avviare la costruzione di un’altra chiesa.
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Pakistan
In missione nella terra dei talebani con papa Francesco
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a missione a Quetta, nella regione del Beluchistan, terra impervia dove si nascondono gruppi militanti talebani, procede “in compagnia di papa Francesco”. Lo dice all’Agenzia Fides p. Renald Lawrence OMI, procuratore del Vicariato Apostolico di Quetta. A un anno dall’elezione di papa Bergoglio, il missionario spiega: “L’incoraggiamento pronunziato dal papa: ‘andate, non abbiate paura, e servite il prossimo’ ci ha toccato nel profondo. Oggi lavoriamo con zelo e coraggio in questa terra, per condividere la stessa missione del papa e testimoniare Cristo. Papa Francesco - spiega - è un uomo di Dio e la sua visione è quella di donare Cristo al mondo. Come missionari, in questa terra di confine e come operai nella vigna di Dio, condividiamo con lui la missione di portare Cristo in questa parte del mondo”. I missionari Oblati pensano che “papa Francesco si è mostrato come un vero ponte tra Dio e il popolo, fra la chiesa e l’umanità di oggi”. In Pakistan, afferma il missionario, Missioni al popolo in Quaresima sono molto apprezzati discorsi e azioni del papa, come il fatto uaresima tempo di penitenza e di grazia, quaresima che stia “improntando una tempo di missione al popolo. Anche quest’anno sono riforma della Curia secondo state numerose le missioni al popolo animate dai Missionari criteri di semplificazione e Oblati di Maria Immacolata in Italia nel periodo precedente trasparenza”. Papa Francesco alla Pasqua. Citiamo le missioni di Cerisano (Cs), Marano colpisce anche per la sua vicentino (Vi), S. Giovanni di Polaveno (Bs), Squillace lido sobrietà ed essenzialità. (Cz), Taranto (quartiere Paolo VI). A Squillace lido la missione (fonte: fides.org) è stata aperta da mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace. Nella sua omelia l’arcivescovo ha espresso la sua felicità per la missione e ha ricordato la missione voluta da mons. Montini, a Milano, all’inizio del suo servizio pastorale alla diocesi. Ha parlato poi della missione come tempo di approfondimento della fede, tempo di ascolto e di rinnovamento degli impegni battesimali e matrimoniali, tempo di gioia per dire la bellezza dell’essere credenti.
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L’MGC E LOURDES UNA STORIA SIGNIFICATIVA “L’avrete sempre come Madre”. È una delle frasi più belle e più forti che Eugenio de Mazenod ha lasciato ai suoi Oblati, e quindi anche a noi. È impossibile ripercorrere la storia e parlare del Movimento giovanile Costruire senza fare riferimento a Maria. Vogliamo ripercorrere lo stretto legame tra il Movimento giovanile Costruire e la Vergine di Lourdes, attraverso le esperienze di chi ci ha preceduto nel cammino MGC, di chi ha visto nascere proprio a Lourdes questa storia, e di chi, oggi, vive la sua appartenenza al movimento, partendo e tornando a quella grotta.
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AGOSTO 1988. È una data importante. È il momento in cui scopriamo che sta per nascere qualcosa di nuovo, è l’occasione per dirci che siamo giovani appassionati di Dio, che stanno dalla parte dei poveri e vogliamo camminare insieme. È un’ispirazione che ci ha accompagnati. Lourdes 1990. Il movimento ha un volto, c’è, è una realtà che ha una sua fisionomia. I nostri obiettivi: diventare persone autentiche, cristiani e santi; collocarci al proprio posto nella chiesa, essere missionari là dove viviamo, lavorare per i popoli in via di sviluppo, iniziando dall’Amore reciproco tra di noi. Roccaraso 1992. Il movimento è un grembo dove ci si nutre e si cresce, ma da cui si esce per venire alla luce nella chiesa: abbiamo una priorità tutta nostra, è il mondo dei giovani, quelli più soli e poveri di Dio, siamo giovani per i giovani, vogliamo costruire insieme la “Civiltà dell’Amore”. Percorriamo le strade del mondo, consapevoli che non dobbiamo lasciare nulla di intentato per aprire vie nuove all’evangelizzazione e all’edificazione del Regno di Dio in comunione con la chiesa.
Lourdes 1998. Dieci anni sono trascorsi da quel primo “sì” pronunciato innanzi alla grotta. Cerchiamo una conferma del nostro cammino e del dono di Dio. Il nostro essere a Lourdes è il frutto di una chiamata. “Conta su di me ad occhi chiusi” ecco la nostra risposta individuale e comunitaria, lo slogan per la vita che ci aspetta. Emanuela (Messina)
“SE CI FOSSE STATA una bambina più povera di lei, Maria avrebbe scelto l’altra”. Questa è la mia esperienza di Lourdes, dell’agosto
2001. Il tanto che avevo (famiglia, amici, buoni voti) non era sufficiente a dare compiutezza alla mia vita e nel vuoto della grotta ho conosciuto l’Amore più grande che avessi mai incontrato. Quando sono arrivata, però, ho pensato: “Ma dove mi hanno portato?”, poiché ciò che circonda il santuario risulta piuttosto in antitesi con il suo silenzio. Ma quando entri nel santuario o sei davanti alla grotta ti senti in un altro mondo. Solo con Dio. Lourdes è il mio luogo naturale, perché qui ho fatto il primo incontro con Dio. È il mio primo incontro con la povertà umana e fisica di Bernadette e dei numerosi malati che arrivano con speranza da Maria. Davanti alla grotta, piansi: il risentimento e le domande da porre a Dio non c’erano più, ma solo un “abbraccio” che porto sempre con me. Oggi, continuo a cercare questa povertà, prima in me e poi nell’altro, perché è ciò che non ho che mi permette di donarmi, di essere più simile alla bianca Signora, tutta pura. Lourdes, poi, ha motivato il mio ingresso nell’MGC ed è l’origine, tutt’ora, della mia ricerca di un’autentica, essenziale spiritualità cristiana. Ho fatto molte altre esperienze, ma quando devo ritrovarmi, ricentrarmi e ripartire, io torno a Lourdes, a quell’incontro dove ho trovato la Verità che da senso alla mia vita. Sara (Firenze) ERA L’ESTATE DEL 1988: si comincia a parlare per la prima volta di MGC. Subito dopo, il movimento ha cominciato a strutturarsi, avviando un’attività formativa più sistematica,
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condivisa dagli stessi giovani che attraverso vari momenti d’incontro, zonali e nazionali, hanno cominciato a “costruire” loro stessi. Ho partecipato poi ai successivi Congressi MGC che si sono svolti a Lourdes (1990) e Roccaraso (1992) e non posso dimenticare la gioia provata nei momenti di condivisione con molti ragazzi impegnati in un cammino di fede sulle orme di S. Eugenio. Tra i momenti vissuti, sicuramente il più significativo è stato il Congresso di Lourdes nel 1990. Ho partecipato insieme ad Emanuela, con la quale avevo iniziato un’esperienza di fidanzamento; e in un momento di preghiera alla grotta, ho avvertito la “presenza” di Maria che mi incoraggiava a portare avanti questa realtà di coppia. Qualche anno dopo, abbiamo coronato la nostra esperienza nel matrimonio, confermando quella sensazione avvertita ai piedi di Maria. Quel congresso ha regalato ai tanti partecipanti un’emozione indimenticabile: partecipare, al rientro in Italia, ad un’udienza privata con il Santo Padre Giovanni Paolo II. Nino (Messina)
MI SONO SOFFERMATA per la prima volta sulla figura di Maria in una Giornata di Famiglia Oblata. Ciò che mi ha colpito è stato scoprire che Lei è presente, in silenzio. Da lì ho iniziato a sentirla parte integrante della mia vita, e tenerla come punto di riferimento per i miei “si” quotidiani. Si avvicinava l’anniversario delle apparizioni, il 150° e volevo tanto partecipare! C’erano vari problemi che ostacolavano questo viaggio, però sapevo che se era volontà di Dio, tutto si sarebbe risolto. Avevo dimenticato di aver fatto domanda di borsa di studio all’università, e poco dopo arriva l’assegno con la cifra che mi occorreva per partire. Appena arrivata sono scoppiata in lacrime: sentivo che Maria mi voleva lì a pregare. I giorni passati a Lourdes sono stati di preghiera e di consapevolezza, di conoscenza di Maria. Appena ho visto la grotta, sono rimasta sorpresa delle piccole dimensioni, ed è allora che mi sono ricordata che è dalle piccole cose che nascono quelle grandi. Ci hanno raccontato e fatto vedere i luoghi dove è nato il Movimento Costruire ed è stato affascinante ritrovarmi parte di quella storia. Anna (Cosenza)
RADICATI IN DIO PER SERVIRE I POVERI Alcune ragazze dell’MGC di Vercelli raccontano la loro esperienza di Lourdes. ELENA ha trascorso alcune settimane a Lourdes aiutando all’Accueil e offrendo il proprio aiuto ai volontari del Service Jeunes. «Quello che più mi colpisce di questa nuova esperienza - dice - è il rapporto che si crea con i volontari e i pellegrini del posto. L’amicizia che costruiamo è profonda e coinvolgente, perché si percepisce fin da subito una “presenza” nel nostro quotidiano, che ci accompagna e ci guida. È la fede, che altro non è che una profonda amicizia con Dio. Con questa consapevolezza vivere le giornate, seppur impegnative, diventa una gioia». A Lourdes MONICA ha compreso l’essenza del carisma di S. Eugenio: «Ricordo ancora gli occhi di una ragazza completamente paralizzata che attendeva il proprio turno per il bagno nelle piscine. Quegli occhi erano affamati non di compassione, ma di carità. Solo a Lourdes si riesce a capire chi sia Maria a cui il nostro movimento si affida: conoscendo Lei, comprendi la tua storia e la storia dell’MGC». E SILVIA confessa: «Alla grotta si capisce la vera identità del movimento. A Lourdes si vive la preghiera e il servizio della carità. Come S. Eugenio si è chiamati ad essere radicati nella fede offrendo le proprie energie per aiutare i poveri. Ero sorpresa di vedere quanto bene riuscivo a costruire, pur non sentendomi mai all’altezza di ciò che ero chiamata a fare. In quel luogo si sente Dio che si fa vicino all’uomo. Questo è un grande sprone a spendersi nel servizio».
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una foto per pensare
Pare che in natura esistano animali che non vedono a colori, ma solo in bianco e nero. Anche tra noi c’è chi ha problemi con i colori, come i daltonici. Sarà per questo che quando guardo le foto in bianco e nero dei miei nonni, penso ai colori come a una tenera delicatezza del buon Dio. Sono stata in Centro America e in Africa; lì i colori sfavillano sugli abiti delle donne. Quelle macchie di vita spiccano sulle distese monocromatiche, si stagliano, con gioia di esistere, sull’uniformità dei paesaggi urbani e di quelli campestri, ricordandomi che è venuto il tempo di mescolare i colori delle culture e scoprire le nuove tonalità delle “contaminazioni”. È tempo di attualizzare la dignità dell’uomo per metterla a fondamento di una società fraterna.
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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com
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Prezzo di copertina € 2,20 - marzo 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012
fatti
attualità
dossier
fatti
Animazione missionaria. Ottobre missionario in Romania
Francesco. Il papa delle periferie che rinnova la chiesa
Le celebrazioni n per il primo cen OMI a S. Maria
MISSION
Rivol Ber
Un anno di pap
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Un’informazione di grande
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fatti
missioni
Le celebrazioni nel 1916 per il primo centenario OMI a S. Maria a Vico
Qui Uruguay Qui Thailandia
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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA
OMI
n. 3 MARZO 2014
Rivoluzione Bergoglio Un anno fa l’elezione di papa Francesco 10/02/14 22:50
QUALITÀ Conosciamo Elisabetta Delfini, grafico di Missioni OMI. Le sue impressioni sulla stampa missionaria e i suoi suggerimenti di Pasquale Castrilli OMI
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ella storia del nostro mensile numerosi sono stati i cosidetti restyling, e cioè i cambiamenti della grafica o del formato. È un segno di vita che si impone da sé e che contribuisce a rinnovare un periodico e a renderlo maggiormente leggibile. In alcuni casi, come nel 1959, Missioni OMI ha cambiato anche il titolo della testata. L’ultimo restyling è avvenuto con il primo numero dell’annata 2013 ed è stato opera di Elisabetta Delfini. Milanese, classe 1966, madre di tre figli, la Delfini lavora a New Business Media, gruppo Tecniche Nuove come responsabile grafico. Dopo aver svolto in passato la libera professione presso studi grafici e pubblicitari e come responsabile grafico di un’azienda del Gruppo
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Da più di un anno mette in pagina Missioni OMI. Cosa la colpisce dell’impegno missionario degli Oblati di Maria Immacolata? Prima di lavorare a Missioni OMI non conoscevo gli Oblati e il vostro carisma. La cosa che mi ha più colpita, da subito, è il seguito di ragazzi che avete. Questo significa che lavorate molto per e con loro. Dalle loro lettere e pensieri ho capito quanto vi sentono vicini e quanto aiuto date loro, sia che chiedano sia che ascoltino solamente.
Collabora anche con Africa, il bimestrale dei Padri Bianchi. Che idea si è fatta dell'impegno missionario della chiesa? A mio parere entrambe le congregazioni interpretano la missione come momento di incontro e di confronto, nel rispetto delle culture che trovano lungo il loro cammino, chi solo in Africa, come i Padri Bianchi, chi in tutto il mondo, come gli Oblati. C’è poi la catechesi che, tenendo conto di quanto dicevo prima, è il passo successivo all’ascolto. Per me questo aspetto viene dopo rispetto ai progetti che i missionari portano a compimento. Secondario in senso temporale. Una volta che viene insegnato l’altruismo, la compassione, l’uguaglianza e l’indulgenza, parte della “catechesi” è già fatta. Non so se tutte le congregazioni missionarie hanno lo stesso approccio. Lo spero.
anno 90
n.3 maggio-giugno 2012
www.missionaridafrica.org
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.
Sole24Ore, ha avuto anche per un decennio un’esperienza lavorativa come responsabile della comunicazione in un gruppo che si occupava di consulenza e servizi (gestionali, immobiliari e dicomunicazione) per enti religiosi ed ecclesiastici.
COPERTINA MOSTRA EGITTO L’Egitto dopo Mubarak (da modificare in base alla foto) Mauritania La rivoluzione del web Niger Reportage da Agadez Sudafrica La rinascita di Joburg Mostre Good Morning Africa (da modificare in base alla foto)
egitto
L’ORA DELLA VERITÀ
Sopra, la copertina della rivista Africa. Sotto, due aperture di Missioni OMI
Quali sono secondo lei le frontiere della stampa missionaria ai giorni nostri? Che senso ha una rivista missionaria oggi? La stampa missionaria, come l’editoria in genere, sta vivendo tempi difficili. Non credo che la carta stampata sia superata. È superato il modo in cui si gestisce la notizia e l’informazione. In rete oggi si trova quasi tutto in tempo reale. La notizia una volta che arriva a casa nostra o nelle edicole è già stata sentita più volte. La differenza sta nella qualità e nella specificità. Le storie che si possono leggere su una rivista missionaria non si trovano spesso online. Non si trovano nemmeno le riflessioni sull’argomento trattato, riflessioni che, talvolta, vanno al di là della storia. Le riviste missionarie, se trattano gli argomenti senza secondi scopi, ad esempio il denaro, danno informazioni che pochi hanno, perché sono storie o accadimenti raccolti sul campo da persone che vivono a fianco dei protagonisti, parlano di vita vera, spesso così lontano dal nostro quotidiano da sembrarci inverosimili. I missionari dovrebbero fare un ulteriore sforzo e
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fatti
parliamo un po’ di noi
Sono il decimo direttore di Missioni OMI, la nostra rivista che ha avuto le sue origini nel 1921 con il titolo LA VOCE DI MARIA. Quando tre anni fa ho iniziato il servizio di direttore ho raccolto alcune impressioni e voci tra i Missionari oblati come anche tra laici e giovani, fedeli lettori. Ne ho dedotto quattro linee guida che stanno ispirando il mio lavoro e quello della redazione in questi anni ponendoci in continuità con il passato, ma rinnovando l’impegno e i contenuti. Anzitutto la necessità di ridare una REDAZIONE REALE alla rivista. L’attuale redazione, composta da p. Elio Filardo, in Romania, dallo scolastico Gianluca Rizzaro a Vermicino, da p. Salvo D’Orto a Marino e p. Adriano Titone e Vermicino, si incontra regolarmente per progettare ogni singolo numero. L’incontro redazionale avviene tramite computer, via Skype, viste le distanze. La seconda priorità era ANTICIPARE I TEMPI di produzione del mensile. Cosa che in questi anni è stata fatta d’accordo con il grafico e la tipografia attuale. Su questo punto bisogna
mandare testimonianze di ciò che vedono e vivono nei Paesi, da noi lontani geograficamente e culturalmente. Raccontare a tutti cosa accade veramente e quali sono le condizioni e le necessità di molte persone. Sia che si tratti di bambini o adulti, uomini o donne, giovani o vecchi. Forse questo è quello che manca nelle riviste missionarie. Che suggerimenti darebbe a chi invia articoli per Missioni OMI? Qui corriamo il rischio di scrivere un trattato. Errore che fanno molti quando scrivono. Questo il mio primo consiglio: evitate di scrivere troppo. Lasciate che siano le immagini a raccontare i particolari e le emozioni. Uno dei problemi della stampa missionaria, e non solo, è questo: troppo, troppo, troppo testo. Ormai siamo tutti abituati a sapere e conoscere attraverso le immagini. Circolano in rete o in tivù foto di ogni genere e provenienti
considerare i disservizi postali che purtroppo consegnano le pubblicazioni come la nostra con grande calma (mettiamola così). A proposito dei contenuti, e veniamo alla terza linea guida, sembrava necessario bilanciare meglio il RAPPORTO TESTO-FOTO, molto sbilanciato a favore del testo. Inoltre era necessario rendere le copertine più mordenti e legate all’attualità. La quarta e ultima linea guida potremmo intitolarla: aumentare la QUOTA-ROSA, la voce femminile, in una rivista un po’ troppo maschile. In questi anni sono leggermente aumentate le voci femminili ed è una donna che esegue la parte grafica della rivista. La tiratura attuale di Missioni OMI si aggira attorno alle 3.200 copie. Circa 2.500 vengono inviate in abbonamento in Italia, 70 circa all’estero. In Italia sono varie le comunità oblate che ricevono mensilmente un pacco con copie multiple della rivista che viene distribuita a mano in loco. La rivista ha attualmente un sito web (www.missioniomi.it) e un profilo Facebook (www.facebook.com/missioniomi) che conta circa 2.200 amici. Pasquale Castrilli OMI
da ogni parte del mondo. Il tempo di attenzione si è accorciato. Se vediamo una bella foto ci incuriosiamo e leggiamo, altrimenti no.
Qualche foto in più, qualche parola in meno Si rischia spesso di non far leggere le cose perché spaventiamo subito il lettore con migliaia di lettere che si rincorrono. Pagine e pagine di parole.
Secondo, le foto. Non tutti sono fotografi o hanno macchine professionali, ma qualcosa tutti possono fare. Le accortezze sono poche e semplici. Non abbassate la definizione nelle impostazioni della fotocamera perché è vero che così ce ne stanno di più nella memory card, ma saranno tutte piccole. Fatene varie e poi cancellate quelle che non vi piacciono. Lasciate dello spazio intorno al soggetto, potrebbe servire. Così come si dovrebbe evitare di tagliare piedi, braccia e teste... Non elaboratele voi, mandale come sono, qualcuno ci penserà. Non usate l’opzione “data” sulla foto. spesso non si riesce a pubblicare lo scatto perché risulta impossibile levarla. Non abbassate la definizione per inviarle via mail. Quando si abbassa la definizione nella compressione, non è più possibile recuperare la qualità della foto. In ultimo divertitevi. Divertitevi facendo le foto. Verranno più belle e chi le guarderà percepirà il vostro stato d’animo. n
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Sostenere
la speranza
Parla fratel Benoit M. Diouf OMI, responsabile del Centro di Recupero Nutrizionale di Farim, “Casa Emanuele” di Marcellino Sgarbossa OMI marcellinosgarbossa@gmal.com
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al mese di dicembre 2012 fratel Benoit M. Diouf OMI, infermiere professionale, è il responsabile della “Casa Emmanuele”: Centro di Recupero Nutrizionale (CRN). Siamo a Farim, nel nord della Guinea Bissau, Africa occidentale. Un lavoro di contatto con le persone, ma anche di ore al computer per trascrivere dati e statistiche. Nel giorno in cui lo incontro Benoit è alle prese con una relazione per l’incontro che avrebbe avuto a Dakar con il responsabile della Caritas tedesca, che contribuisce al sostegno di questo Centro Nutrizionale..
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emergenza sanitaria in
COLERA e AIDS sono due delle emergenze di questi piccolo stato africano, ex colonia portoghese. La mancanza di strutture sanitarie e di farmaci si presenta regolarmente nei momenti di emergenza. Nel caso del colera, mentre la diffusione diminuisce in Guinea e Sierra Leone, cresce in Guinea-Bissau dove nel mese di NOVEMBRE 2012 fa erano stati riportati 1.500 CASI E 9 DECESSI. All’ospedale nazionale Simão Mendes, nella capitale Bissau, in quel periodo furono assistiti 500 pazienti. Le precarie e quasi inesistenti strutture sanitarie, come pure idrologiche, rendono il paese terreno fertile per la pandemia. Secondo il Ministero della Sanità locale, l’epidemia
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dilagava in 7 delle 9 aree amministrative della Guinea-Bissau. E nel 2008 era stata registrata un’epidemia che aveva colpito 14.222 PERSONE UCCIDENDONE 225. A proposito di AIDS ricordiamo gli appelli di mons. José Câmnate Na Bissign, vescovo di Bissau, sulla necessità di ricevere farmaci per la tubercolosi e l’Hiv/Aids, e per avere del personale tecnico competente La nota della Curia di Bissau, pubblicata nel mese di settembre 2012 sottolineava che il colpo di stato avvenuto il 12 aprile di quell’anno ebbe, tra le molte conseguenze, un aggravamento della povertà del paese e della gente. L’isolamento internazionale in cui era caduto il paese aveva provocato una carenza di farmaci per la tubercolosi e l’Hiv/Aids.
Farim Bissau
A sinistra, fr. Benoit accoglie una paziente in ambulatorio
Come si svolge il tuo lavoro? Appena arrivato ho trovato il Centro in piena attività in tutti i settori: recupero nutrizionale, gemelli, orfani, malati di AIDS… Ero avvantaggiato, perché in precedenza avevo fatto uno stage di un anno al Centro. Qui ci facciamo carico anche dei bambini ammalati o portatori di handicap, e anche delle “Case de saud”, presenti in 13 villaggi, progetto realizzato con il contributo della “Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini”. Lavori da solo? Il Centro ha vari collaboratori, che prestano servizio gratuito. L’equipe è composta da Irma Benigna, Zina, la farmacista, e altre cinque persone.
C’e anche una presenza medica? A Farim c’è l’ospedale, al quale inviamo i casi gravi. Un pomeriggio Silvio, il medico, si trovava al Centro e c’era molta gente. Come battuta gli ho proposto di dare una mano. Sul momento non c’è stata risposta, ma il sabato seguente arriva al Centro la dottoressa Clementina F. Monteiro, pediatra, moglie del dottore, e che presta servizio in ospedale. Da allora, ogni sabato si rende disponibile per il Centro. Perché proprio il sabato? Il Centro di Recupero Nutrizionale ha i suoi ritmi. Ogni sabato, in modo alternato, aspettiamo: gemelli, orfani, malati dei villaggi; il sabato successivo malati, feriti, portatori di handicap. Da
gennaio abbiamo cominciato a seguire, ogni settimana, i bambini denutriti. Chiaramente questi hanno sempre la precedenza e possono venire quando serve. I casi più gravi li inviamo all’ospedale di Farim, oppure a Bissau. Tutto questo servizio ha dei costi, come si provvede? Prima di tutto le prestazioni al Centro sono gratuite. È quindi una forma di volontariato. Le medicine possono essere acquistate nella nostra farmacia con un modesto contributo; se ci sono difficoltà provvede il Centro. Leggendo i prospetti delle prestazioni, ho visto che i bambini assistiti, e le rispettive mamme, sono molto nu-
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A destra nella foto, p. Marcellino Sgarbossa OMI autore dell’articolo
merosi, a volte cifre da record, come 140, 170 ogni mese. In che modo si fa fronte a questa urgenza? Il controllo dello sviluppo dei bambini, in modo particolare dei denutriti, con elargizione di latte, riso, olio e vitamine, che avviene regolarmente, è in parte sostenuto dal Progetto Alimentare Mondiale (PAM). La Caritas tedesca ci ha aiutato ed ora chiede di poter verificare le prestazioni per continuare ad inviare aiuti, per questo sto preparando una relazione dettagliata che invierò anche alla Caritas di Bissau. L’UNICEF ha promesso per i denutriti il Plumpy-Nut, prodotto ricco di vitamine; lo stiamo aspettando. Tutto il resto viene dalla generosità dei nostri benefattori, che in questi anni non è mai mancata. Tutto questo si svolge al Centro, e la gente che lo conosce arriva qui. Ma qual è il lavoro che si svolge nei villaggi?
Normalmente visito i villaggi una volta al mese, fornisco le medicine e quando necessario realizzo dei controlli. Spesso consiglio di andare all’ospedale, ma la gente è abbastanza restia, e non di rado si riduce all’ultimo momento, quando i sintomi si sono molto aggravati. La visita ai villaggi è importante e una volta alla settimana, il mercoledì, la dottoressa Clementina viene con me. Questo permette di assistere quei bambini che non possono essere trasportati. La presenza di queste strutture è di fatto importante, ma bisogna insistere sulla formazione del personale. Teoricamente i responsabili di ogni “Casa de saud” sono tre, ma di fatto spesso non c’è nessuno. Nel mese di novembre, la Comunità Montana dei Castelli romani e prenestini ha siglato un documento in cui si impegna ad adottare per tre anni queste “Case”, con un contributo che serva alla formazione dei responsabili e all’elargizione di un modesto compenso economico, che certamente favorirà una maggiore disponibilità effettiva. Resta vero che si tratta di formare una nuova mentalità, sia nella gente che nei responsabili e questo, specialmente qui in Guinea Bissau, ha bisogno di tempo.
Mi sembra di capire che la collaborazione con l’ospedale vada crescendo... Sì, è vero! È una nuova opportunità. Infatti abbastanza spesso, non basta il controllo per lo sviluppo, ma è necessaria la presenza di un medico, che, come ho già detto, si rivela preziosa. Fratel Benoit, mi saluta e con la moto si avvia a vistare tre villaggi. Alla sera ho la possibilità di incontrare Clementina e il marito Silvio. Sono molto giovani e il dialogo con loro mi ha fatto capire che la collaborazione è cordiale, profonda, ed ha non solo una radice professionale, ma anche di fede. Ero presente quando si stava costruendo il Centro e ho anche partecipato alla sua inaugurazione, accompagnando Maria Grazia e Marco Trovalusci che sono all’origine di questa struttura. Mi rendo conto che da quell’atto di generosità che scaturiva da un grande dolore, la morte del figlio Emanuele, la Provvidenza ha realizzato un vero passo in avanti per la salute di tanti bambini e delle loro mamme. Allora dicevamo: “da un chicco che cade nella terra, nasce una spiga”, ora dopo dieci anni, molti bambini che frequentano la scuola e molte mamme, sono la testimonianza che questo è vero. n
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lettere dai missionari
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Al Santuario di Sheshan La lettera ai cattolici cinesi è il più importante documento pontificio sulla Cina degli ultimi anni. L’allora papa Benedetto XVI aveva stabilito che il 24 maggio fosse dedicato alla preghiera alla beata Vergine Aiuto dei Cristiani, titolo col quale è venerata Maria nel Santuario di Sheshan a Shanghai. Il santuario di Sheshan testimonia sin dal XIX secolo le sofferenze e le speranze di tutto il popolo cattolico cinese. La Vergine tiene il bambino alto sulle braccia e pare che lo mostri a tutto il popolo sofferente dell’Asia. Su per il sentiero che s’inerpica sulla collina del santuario si ergono dapprima due cappelle per la devozione alla Santa
Madre e al Sacro Cuore, mentre ad ogni curva sono poste le edicole con le stazioni della Via Crucis. Poco prima di arrivare all’ingresso della basilica ci si imbatte nell’osservatorio astronomico di Shanghai nato per volere dei gesuiti. La storia del santuario è invece più strettamente collegata ai salesiani. Shanghai, tuttavia, è anche la città dove nel 1921 viene fondato il partito comunista cinese sotto le cui insegne sono partite nel 1951 le propagande per l’ateismo e le tremende persecuzioni contro i cattolici durate per oltre un ventennio. Il potere politico è ancora nelle mani del regime che, per quanto profondamente rinnovato, non rinuncia a
un rigido controllo sulla politica e su ogni aspetto sociale e religioso del Paese. In campo religioso sono riconosciute solo quattro religioni: buddismo, taoismo, cristianesimo e islam e ciascuna di esse ha al proprio interno un sistema di controllo, un’associazione alle dipendenze dirette del partito e del potere civile. L’organismo di partito incaricato di monitorare le religioni è il Dipartimento del Fronte Unito (Dfu) che nasce allo scopo di “unire tutte le forze del Paese” sotto la guida del partito stesso. Braccio esecutivo del Dfu è l’Amministrazione statale per gli affari religiosi (Sara) la cui sezione n.2 si occupa della chiesa
cattolica. L’Associazione patriottica dei cattolici cinesi (Apc) svolge il ruolo di interlocutore con il “Sara”. Proprio a Shanghai molti esponenti della chiesa sono costretti a corsi di riabilitazione e indottrinamento, “sessioni di studio” che persino molte fonti locali non esitano a definire “lavaggi di cervello”. Il governo centrale intende così punire l’atto di ribellione espresso dall’ausiliare di Shanghai Thaddeus Ma Daqin che a luglio del 2012, all’atto della sua consacrazione episcopale, aveva abbracciato i vescovi di nomina non papale, svincolandosi con tale gesto alla loro imposizione delle mani. Al termine
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MISSIONI della celebrazione, la dichiarazione plateale di non voler più aderire alla chiesa patriottica (esprimendo implicitamente la propria fedeltà a Roma) sarà “risuonato” come un palese atto di insubordinazione. Da allora è stato costretto agli arresti domiciliari e sono partiti corsi di rieducazione obbligatori per altri 160 sacerdoti e religiose di tutta la diocesi di Shanghai. Proprio presso il seminario di Sheshan docenti universitari per 12 ore al giorno “rieducano” alla politica e alle leggi dello stato, alle normative in tema religioso, ai valori
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del sistema socialista e alle caratteristiche dello sviluppo economico cinese. Il vescovo Ma gode dell’appoggio di tutta la chiesa e della simpatia di tutto il popolo cattolico cinese. Probabilmente, per questi motivi e per timore dell’afflusso massiccio dei pellegrini a Sheshan nel mese mariano, mons. Ma è stato tradotto in una località segreta della Cina. A chi altri se non alla Madre “Aiuto dei cristiani” affidare le speranze di mons. Daquin e di tutto il popolo della martoriata terra di Cina? Michele Palumbo
Ricordando p. Santolini Il 23 marzo abbiamo celebrato il ricordo di p. Giovanni Santolini OMI con una messa seguita da un centinaio di persone tra le quali i membri della Fondazione Santolini, le COMI, alcuni aderenti al movimento dei Focolari e degli Oblati. Era presente p. Giorgio Del Col OMI. La celebrazione è stata animata dagli scolastici e presieduta da p. Habell, superiore provinciale del Congo. Prima della messa c’è stato il ritiro per i membri della Fondazione sul tema della quaresima. Abbiamo potuto ascoltare la testimonianza di p.
Giorgio che ha raccontato come ha accompagnato Giovanni nel momento in cui voleva diventare Oblato. È seguita la benedizione della tomba su cui abbiamo posto una nuova targa. A fine giornata eravamo tutti contenti, compresi i numerosi ragazzi e ragazze presenti, di essere stati in compagnia di Giovanni e aver ammirato, ancora una volta, il suo esempio di vita, fatta di amore generoso e servizievole per Dio e per il prossimo. Si è parlato di lui come di un uomo semplice, profondo, coraggioso e gioioso: come una palma o un seme caduto in terra che porta frutto... Mimmo Arena OMI Kinshasa, Congo
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qui Thailandia qui Uruguay
MISSIONI Qui Thailandia
di Paolo Miceli OMI paolo.miceli@gmail.com
Qui Uruguay di Alessandro Sacaglia OMI scalessa@gmail.com
Una bella visita Da novembre sono missionario in Uruguay per un anno di esperienza pastorale. L’Uruguay è un paese ospitale, ma la chiesa fatica nell’evangelizzazione.
Sono in una cittadina, Libertad, e mi occupo prevalentemente dei giovani. Alcuni pensano che in missione si facciano cose straordinarie, fuori dal comune, al limite dell’umano. In realtà ciò che mi è capitato di fare fino ad ora, è tutto molto ordinario. Vivo in comunità con altri due missionari e insieme cuciniamo, laviamo i vestiti, aggiustiamo la casa con piccoli lavori di manutenzione. Non ho grosse esperienze da raccontare, non ho avventure spericolate da narrare, ma è quando si vive il presente che questo diventa speciale
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Spazi di dialogo Arrivato, giovane missionario in Laos nel 1972, dopo aver salutato il vescovo, mons. Alessandro Staccioli OMI, fui condotto dal patriarca dei monaci buddisti. Per imparare la lingua ebbi come insegnante Maha Buaphan, un saggio buddista. Erano i primi anni del dopo concilio e nella missione c’era entusiasmo per il dialogo interreligioso. Mons Marcello Zago OMI, p. Piero Maria Bonometti OMI, p. Bramante Marchiol OMI erano dei pionieri ed aprivano nuove strade che abbattevano i muri di incomunicabilità. Nel fervore delle iniziative sentivamo il profumo della primavera della chiesa, pur
nel contesto tragico della guerra del Vietnam, che aveva mietuto tanti nostri confratelli missionari nel Laos. La guerra ebbe il sopravvento ed il Laos cadde sotto il regime comunista spazzando via, come cupo inverno, anche la primavera dei rapporti fraterni che si erano stabiliti tra cattolici e buddisti. Tutto finito? No! Lo Spirito Santo ha fatto risorgere più bello e vigoroso di prima il dialogo con il buddismo, grazie al Movimento dei Focolari, soprattutto in Thailandia. Ora decine di monaci ed interi monasteri buddisti hanno stabilito rapporti di fraterna amicizia con la chiesa cattolica.
e irripetibile. Sono stato all’ospedale a trovare una ragazza che fa parte di un gruppo di cui sono il responsabile. Le ho portato un palloncino, di quelli con cui puoi creare varie forme. Stava nel reparto di pediatria che in quel momento era pieno di bambini e ragazzi ricoverati. È bastato poco per capire che non sarei uscito presto da quell’ospedale, per fare ad ognuno un piccolo regalo, scambiare due parole e donare un sorriso. Questa visita mi ha riempito di gioia. Quando ci si dona senza riserve si riceve davvero il centuplo.
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missioni
Missione è… L’unità non è un optional
di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com
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he per la chiesa l’unità non sia un optional, è vero da sempre, ma diventa fondamentale quanto si parla di missione. Il movimento ecumenico, cioè l’impegno per l’unità dei cristiani purtroppo divisi in chiese separate, è nato per opera dei missionari. Impegnati nel primo annuncio del vangelo ai popoli africani a inizio ‘900, i missionari reagirono alla tragedia della divisione. L’Europa si era forse abituata alle divisioni fra le
chiese che spesso andava di pari passo con le divisioni politiche, economiche e sociali. Lo scandalo era invece insostenibile quando i missionari cattolici, evangelisti, luterani... annunciavano Gesù Cristo e il suo vangelo. Mentre il vangelo parla di unità, di amore reciproco, di fraternità, coloro che lo annunciavano si presentavano separati e spesso concorrenti. Il beato p. Joseph Gérard, Oblato francese, missionario in Lesotho a fine ’800, era al capezzale del re Moshoeshoe I, padre della nazione, al momento della sua morte. Pur avendo profondamente apprezzato e accolto i valori del vangelo, il re dei Basotho non si fece mai battezzare per non preferire una chiesa all’altra. Tale divisione, in qualche modo accettata nelle missioni più antiche di Asia e America Latina, risultava insopportabile per le giovani chiese in Africa. Per questo fu convocata ad Edimburgo, nel 1910, la Conferenza missionaria internazionale che diede inizio al movimento ecumenico moderno.
Gesù lo aveva detto ai suoi: “Da questo vi riconosceranno come miei discepoli, dall’amore che avrete gli uni gli altri”. Coscienti di questa condizione imprescindibile per l’evangelizzazione, noi missionari in Senegal avevamo fatto una scelta che ci impegnava a non considerare mai scontata l’unità tra noi apostoli. D’accordo con i vescovi, ogni lunedì era consacrato alla comunità, per la preghiera, la formazione,. Nelle nostre parrocchie o chiese quel giorno non c’è celebrazione eucaristica, perché gli Oblati celebrano tra loro lasciandosi interpellare dalla Parola di Dio e rinsaldando nell’Eucaristia i legami di unità in Cristo che convoca e invia. La gente rispetta “religiosamente” questa scelta, perché sa quanto è prezioso che i pastori siano uniti e centrati in Cristo. Alla parrocchia Maria Immacolata di Parcelles Assainies di Dakar, se normalmente alla messa quotidiana ci sono 150-200 persone, alla preghiera del lunedì ce ne sono circa 700! n
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GIORNO SENZA TRAMONTO Messa per piccoli e grandi Giorno senza tramonto è il lavoro più recente della Compagnia Aquero (nota in particolare per “Verbum Panis” e lo spettacolo “Aquero”). Una raccolta di canti liturgici nata in collaborazione con la scuola “La Salle” di Roma, i cui alunni hanno realizzato i disegni di copertina e cantato con impegno ed entusiasmo i brani dell’album. Gli arrangiamenti di Emanuele Chirco amplificano il carattere festoso che emerge nei canti composti da Mite Balduzzi: ogni domenica è una nuova Pasqua, è un “giorno senza tramonto” che raccoglie e accomuna nella gioia il popolo di Dio. Cosa c’è di più bello di assaporare questa gioia ed esprimerla nel canto? All’interno del CD si possono trovare le basi strumentali per una riproduzione integrale dei brani, ma anche gli spartiti in formato pdf per pianoforte/organo per una esecuzione semplificata.
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