Missioni OMI 03_2014

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Prezzo di copertina € 2,20 - marzo 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

attualità

dossier

fatti

missioni

Animazione missionaria. Ottobre missionario in Romania

Francesco. Il papa delle periferie che rinnova la chiesa

Le celebrazioni nel 1916 per il primo centenario OMI a S. Maria a Vico

Qui Uruguay Qui Thailandia

MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 3 MARZO 2014

Rivoluzione Bergoglio Un anno fa l’elezione di papa Francesco 10/02/14 22:50


SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.3 marzo 2014

attualità

Ottobre missionario in Romania

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di Elio Filardo OMI

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

Sengal e Guinea Bissau una missione che si rinnova

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Notizie in diretta dal mondo oblato

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EDITORE

Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli

di Bruno Favero OMI

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it

a cura di Elio Filardo OMI

DIRETTORE RESPONSABILE

Mgc news

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Dio ha rimesso ordine nella mia vita

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100+100

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Lettere al direttore

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Lettere dai missionari

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Qui Thailandia, Qui Uruguay

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Pasquale Castrilli REDAZIONE

fatti

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI

Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo

di Angelica Ciccone

a cura di Angelo Daddio OMI

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE

Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI

Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it

dossier

La bevanda tipica del Cono Sud, in America latina, diventa simbolo di uno stile e di un papato

Immerso nella gente

di Pasquale Castrilli

Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

17 euro 37 euro 35 euro 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare febbraio 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

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il desiderio di un ritorno alla povertà e all’umiltà evangelica, affronta come l’omosessualità, il divorzio, la disoccupazione, l’immigrazione,

presentarsi al popolo cristiano come

opponendosi al male della società

vescovo dello stesso, dimostrandosi

moderna sempre nella luce

uomo vulnerabile e di fede, bisognoso

dell’amore. È una figura combattiva,

del sostegno della preghiera dei

ma mai violenta. In sintesi, papa

fedeli. Non avevo mai visto un

Francesco non dice niente di nuovo,

papa così gioioso, immergersi

ma semplicemente ciò che è scritto

nella gente, capace di parlare

nel Vangelo.

d’amore con coraggio, sensibilità e determinazione. Non solo, dimostra

DOSSIER

temi scomodi ma indispensabili

Personalmente ho trovato eccezionale la capacità di papa Francesco di

Simone Pini, 17 anni di Firenze. Studente al Liceo Scientifico

ILdiMATE papa Francesco

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una foto per pensare 014_021_2.indd 14-15

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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

Nelle favole di una volta i personaggi erano o buoni o cattivi senza mezze misure, così si suddivideva il mondo in persone dabbene o malvagi. Con l’età, le fiabe si lasciano alle spalle, ma le famose categorie? Spesso si mantengono. Così ad esempio sono cattivi quelli senza permesso di soggiorno, gli stranieri, quelli dell’altro gruppo e via dicendo. Oppure sono buoni tutti quelli del nostro giro, i compagni di partito, quelli della nostra squadra di calcio. Ma bene e male, luce e tenebre, colpa e redenzione sono in noi insieme. Ecco perché è avvincente, lottando con l’oscuro che è dentro e fuori di noi, dare supremazia all’Uomo nuovo, quello che avrà la meglio, alla fine.

UNA FOTO PER PENSARE

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Buoni e cattivi

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editoriale pasquale.castrilli@poste.it

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OMI

Uno come noi

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dossier

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Animazione missionaria. Ottobre missionario in Romania

Francesco. Il papa delle periferie che rinnova la chiesa

Le celebrazioni nel 1916 per il primo centenario OMI a S. Maria a Vico

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 3 MARZO 2014

Rivoluzione Bergoglio Un anno fa l’elezione di papa Francesco

i avviciniamo al primo anniversario di pontificato di papa Francesco. Un anno di novità, di speranza, per certi versi di rivoluzione. Un modo di fare il papa innovativo che tanta luce e fiducia ha portato in seno alla chiesa cattolica, ma anche altrove. Vengono alla mente episodi, discorsi, le omelie alle messe mattutine a Santa Marta, la presenza alla Giornata Mondiale della gioventù in Brasile, il rapporto con i poveri. E ancora le interviste, i festeggiamenti per il compleanno il 17 dicembre, gli spostamenti con una semplice utilitaria, le ormai famose telefonate. Tutti segni di un papato vissuto con uno stile popolare, alla ricerca del contatto con la gente e di un’autentica sequela di Cristo. Ognuno porta nella mente e nel cuore qualcosa che gli ha reso questo papa vicino, un esempio alto, ma anche amico, alla portata di tutti. Insomma uno di famiglia, uno di noi, che non cela le emozioni, che ragiona e reagisce come ogni essere umano. Non che i papi precedenti non fossero così, ma Bergoglio è diverso, perché figlio di un continente, l’America latina, che ha categorie, linguaggi e modi di esprimere la fede diversi dal mondo occidentale, dal Nord del mondo. Bergoglio è il primo papa proveniente dal Sudamerica, il primo papa gesuita, il pri-

mo papa a scegliere il nome profetico di “Francesco“. È per questi e tanti altri motivi che sentiamo Francesco “uno come noi”, una persona che sa mescolare tenerezza e fermezza, intuito e affabilità, dottrina e buon senso. Con le sue parole e il suo stile è riuscito ad accorciare quella distanza che separava il popolo di Dio dai suoi predecessori. E allora ci viene da pensare, con interesse e curiosità, a quanti in questo primo anno di papato, hanno arricciato il naso di fronte alle parole, agli atteggiamenti e ad alcune scelte di questo papa. Lamentandosi che non è troppo teologico, che non rispetta forme e protocolli, che “svende”un po’ le cose. Sta di fatto che piazza S. Pietro è strapiena il mercoledì, giorno delle udienze. Che la gente fa la fila dalla sette del mattino con ogni condizione meteorologica per poter incrociare lo sguardo di quest’uomo. Abbiamo notato, in questo primo anno, alcune costanti: l’invito ad andare verso le “periferie”, la consapevolezza della misericordia di Dio, la continua richiesta di preghiera. Facciamo nostre queste indicazioni, in particolare l’ultima, all’avvicinarsi del primo anniversario. La sensazione è che in questo momento storico lo Spirito Santo abbia scelto come guida della chiesa, l’uomo giusto, un uomo giusto, uno come noi. n

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lettere al direttore

Festa dell’Immacolata al quartiere Cogne Quest’anno la festa dell’Immacolata è stata farcita di gustosi ingredienti che hanno reso la giornata piena e appetitosa. La preparazione è stata guidata da un oblato in missione in Guinea Bissau: p. Carlo Andolfi, da oltre trent’anni in Africa. Ha condotto i rosari e aiutato a meditare su Maria Immacolata collegandosi alla Parola di Dio quotidiana. Ci ha donato stralci di vita di missione per mostrarci come Maria e Dio possano varcare i confini territoriali e razziali e donare la loro presenza salvifica, con la Parola e la carità. La celebrazione di domenica alle 10.30 (trasmessa come sempre da aostaoggi.it e rivedibile sul canale youtube) è stata presieduta da p. Luigino Da Ros OMI e concelebrata da tutti i padri della comunità. Ci sono stati degli anniversari importanti

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OMI

da ricordare: 42 coppie di sposi hanno rinnovato le loro promesse matrimoniali davanti a tutta la comunità con la benedizione e lo scambio degli anelli. Si è andati da chi ricordava un anno sino a 75 anni di matrimonio! Abbiamo anche ricordato p. Benito Framarin OMI e p. Sante Gazzola OMI che hanno festeggiato i sessanta anni di consacrazione e p. Carlo Andolfi i quarant’anni di consacrazione. Per l’occasione davanti al superiore della comunità di Aosta, p. Danilo Fiori OMI, hanno riletto la formula di oblazione con le promesse di povertà, castità e obbedienza per tutta la vita e la perseveranza nella congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. È stata una celebrazione emozionante ben armonizzata dalla corale della parrocchia diretta dal maestro Alessandro Rota che ci ha aiutato a pregare e a lodare Dio. Anche il vescovo Franco è stato presente con una lettera di auguri rivolta a tutta la parrocchia ed in particolare per i nostri padri festeggiati. Ci ha scritto: “Quanti sì oggi si rinnovano guardando a Gesù, alla sua vita e al Suo mistero che S. Paolo presenta

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così; il Figlio di Dio… non fu sì e no, ma in Lui vi fu solo il sì”. Al termine della messa ci aspettava un rinfresco sul piazzale della chiesa e poi il pranzo nella casa delle opere. Abbiamo notato un clima semplice, ma profondo, di famiglia. Nonostante la giornata sia stata lunga e impegnativa si era tutti contenti e commossi di aver condiviso insieme la solennità dell’Immacolata,

A sinistra i padri Sante Gazzola, Carlo Andolfi e Benito Framarin, In alto, un momento della celebrazione all’Immacolata di Aosta, l’8 dicembre

Colei che con la sua discrezione e fiducia ci aiuta ad essere come Lei, discreta, accogliente e festante, perché avvolta dalla grazia. Nella celebrazione delle 18.30 presieduta da p. Danilo, tutti i padri della comunità, prima della benedizione finale, hanno recitato insieme davanti alla statua di Maria Immacolata la loro consacrazione. È consueto per tutti gli oblati nel mondo in questa giornata ritrovarsi e riconsacrarsi a Lei alla quale S. Eugenio ha voluto affidare la protezione della congregazione e l’evangelizzazione dei poveri. p. Danilo Fiori OMI Aosta

Pace e disarmo Il 25 aprile all’Arena di Verona In piedi costruttori di pace gridava don Tonino Bello, voce profetica della nonviolenza, in Arena a Verona nel 1989 invitando migliaia di donne e uomini di buona volontà riunite nell’anfiteatro ad unirsi contro l’assurdità di ogni guerra, per denunciare che la produzione e il commercio delle armi sono una grossa violenza alla giustizia e un attentato gravissimo alla pace. Nei 25 anni trascorsi da quell’Arena di pace, molto lavoro è stato fatto individualmente e collettivamente per

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lettere al direttore Botte da orbi

resistere alla logica della guerra e promuovere tante iniziative pacifiche: il movimento per la pace e la nonviolenza è cresciuto, ma molto ancora resta da fare. Occorre ritrovarci insieme nuovamente per confrontarci e affrontare più uniti le tante sfide alla pace nel mondo di oggi, per non cedere all’individualismo, per reagire con le proposte della nonviolenza all’emergenza politicasociale-democratica che stiamo attraversando. Per questo abbiamo convocato un’iniziativa nonviolenta nazionale: un grande raduno in Arena a Verona il 25 aprile 2014 di tutte le persone, le associazioni, i

movimenti della pace, della solidarietà, del volontariato, dell’impegno civile. Tramite questa iniziativa facciamo appello ai politici di sostenere cammini di nonviolenza attiva e a noi stessi innanzitutto, chiedendo a chi vi parteciperà di assumersi la responsabilità di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere. “In piedi costruttori di pace”! Non manchiamo all’appuntamento del 25 aprile in Arena a Verona. Da lì inizieremo insieme a percorrere la strada del disarmo. appello firmato anche dalla Federazione della stampa missionaria italiana (Fesmi)

Missionari OMI italiani defunti nel 2013 P. Nicola De Cicco P. Piergiorgio Piras P. Angelo Dal Bello

giorno 18 marzo 22 luglio 19 novembre

luogo della sepoltura S. Maria a Vico (Ce) Maddaloni (Ce) Marino laziale (Rm)

Questa mattina il profumo della finale sveglia Marco di buonora. Attraverso la finestra, la cupola del Brunelleschi gli entra nella stanza e nonostante la foschia gli augura il buongiorno. Marco “Ferrigno” ha un cognome da pugile, che in piccola parte la timidezza tradisce, ma l’indole è quella del guerriero. Perché Marco ha combattuto contro il trauma della perdita della vista senza rinunciare a lavorare, vivere da solo e praticare dello sport (anche se non il pugilato). Fino a 11 anni fa cavalcava una Yamaha da cross onorando la tradizione tipicamente felsinea per le due ruote, poi nel 2002 l’incidente. Da lì diventa presto un gran battitore di baseball, (sembra uno scherzo, ma assicurano sia tutto vero), poi un infortunio alla caviglia lo costringe nuovamente a ricominciare. Questa volta la sua indomita passione sportiva lo conduce allo showdown (tennis da tavolo per ciechi) e lo incorona ancora una volta vincitore nello sport e nella vita. Fatico a immaginarmelo un tipo così, affetto da tanto sano e dirompente dinamismo a ricominciare una vita dal principio, a

lavorare agli esercizi di orientamento alla mobilità per ciechi: «La cecità è più brutta immaginarsela che viverla», dice lui, «devi solo adottare alcune accortezze in più, soprattutto nell’ordine schematico delle cose: praticamente se vuoi ritrovare le chiavi, devi ricordare dove le metti». Non gli è estraneo il buonumore e non manca di manifestarlo ogni qualvolta si presenti l’occasione, come quando arrancando per le rampe di scale irregolari chiedeva ad alta voce chi avesse spento la luce. Ma nella mattina della finale non è saggio distrarsi, pensare a ieri o crogiolarsi sugli allori. La finale è sempre capace di mettere tutto in discussione, sebbene Marco l’abbia già vinta l’anno precedente. Prende allora a indossare la sua casacca rossoblù che ricorda i colori della sua città. Scende nel salone principale dove un nutrito pubblico è già assiepato e circonda un lungo tavolone di legno: il tavolo da showdown, il “ring” di Ferrigno. Lo scopo del gioco è colpire la pallina sonora con la paletta cercando di piazzarla nella buca difesa dall’avversario, facendola però passare sotto uno screen trasparente che del tavolo segna la mezzeria. Se

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la palla tocca lo schermo il punto va all’avversario. Per tre giorni Villa La Stella, a Firenze, ha ospitato il torneo nazionale intitolato alla memoria del giovane Francesco Bracci. Come ogni anno, il clima di festa e reciproca accoglienza, la collaborazione sinergica tra il direttore della Villa con il suo staff, gli organizzatori della polisportiva Dani di Firenze e i partecipanti tutti, si sono confermati fattori chiave per la piena riuscita dell’evento. Atleti di entrambi i sessi, provenienti da ogni parte dello stivale, si sono messi in gioco intorno ai tavoli di legno disposti nella sala degli affreschi, tra i quadri antichi della sala lettura o tra i solenni tomi della biblioteca. Intorno hanno fatto da cornice il profumo degli ulivi e le colline fiesolane. Perché la natura e l’arte non sono prerogative della vista; esse si percepiscono con ogni

senso, penetrano attraverso canali insospettabili… Non avere avuto abbastanza tempo per godersi tutto ciò rappresenta per Marco l’unico rimpianto. Per il resto, il campione ha poco da rimproverarsi: anche quest’anno ha sbaragliato ogni resistenza, ha giocato di astuzia e di potenza, menando con la paletta invincibili battute di sponda e dirette. Con quell’umorismo che è proprio del suo stile, si potrebbe definirle “botte da orbi” se non fosse per la loro infallibile precisione. Tutto questo l’avversario di Ferrigno lo sa bene: Massola, definito il futuro dello showdown. Sa altrettanto bene, lo sfidante, che questo generale apprezzamento non sarà sufficiente a metterlo al sicuro dagli affondi del campione. Il pubblico continua a riversarsi nella grande sala che in altre

occasioni ospita il teatro della villa. Molti hanno trovato posto, altri sono rimasti in piedi. Tra poco l’arbitro farà chiudere le porte e il silenzio regnerà come all’inizio di ogni spettacolo quando si apre il sipario. I due contendenti indossano la maschera: una sorta di benda che serve ad azzerare eventuali differenze ipovisive. D’ora in poi per levarsela o, più semplicemente, per aggiustarsela meglio sul viso, dovranno chiedere l’autorizzazione all’arbitro. È una disciplina davvero competitiva quella dello showdown, con delle regole oltremodo fiscali; il riconoscimento della dignità di sport paralimpico pare ormai solo una questione di tempo. Tutto è pronto per il fischio di inizio: c’è un silenzio da cattedrale e quando il fischio finalmente arriva, Marco con un movimento di

anca si piazza al centro dell’ estremità della sua parte di tavolo. A lui spetta la battuta d’inizio. Un buon inizio per Ferrigno, un incubo per Massola: lo sfidante ad ogni fendente si stringe nelle spalle, la paletta vibra per il contraccolpo, subisce l’iniziativa del campione, non riesce a ripartire. Sin dal principio tutto è già chiaro. Punto dopo punto, anche quest’anno Ferrigno si avvia a confermare il suo posto sul gradino più alto del podio. Mentre Massola è il futuro… per il quale c’è ancora da aspettare. Michele Palumbo

OMI in Guatemala Segnaliamo volentieri il sito dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in Guatemala. Si raggiunge cliccando: www.oblatosdeguatemala. org

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attualità

Ottobre missionario in

Romania

Un interessante itinerario di animazione realizzato dai Missionari OMI in Romania in sintonia con i temi del mese missionario di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

L

a missione oblata in Romania è inserita nel territorio del patriarcato ortodosso che, dopo quello russo, conta il maggior numero di fedeli. È quindi del tutto normale porre l’accento su una nuova evangelizzazione marcatamente ecumenica e meno sulla missione ad gentes. Tuttavia dal 2006 al 2011, nel mese di ottobre, senza un’esplicita richiesta da parte dei vescovi cattolici, i Missionari Oblati di Maria Immacolata hanno svolto una modesta attività di animazione missionaria. Sono state realizzate 26 giornate missionarie coin-

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a

pillole di chiesa in

La CHIESA CATTOLICA in Romania, paese a maggioranza ortodossa, è costituita principalmente dai fedeli della CHIESA ARCIVESCOVILE MAGGIORE GRECO-CATTOLICA RUMENA e da quelli della CHIESA LATINA oltre che da una piccola comunità di fedeli della CHIESA ARMENO-CATTOLICA riuniti in un ordinariato apostolico. L'ordinariato di Romania per i fedeli di rito armeno (in latino Ordinariatus Romaniae Armenorum) è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede. L'ordinariato estende la sua giurisdizione a tutti i fedeli cattolici di rito armeno residenti in Romania. Sede dell'ordinariato è la città di Gherla, dove si trova la cattedrale della Santissima Trinità. Il territorio è suddiviso in 4 parrocchie. L'ordinariato è stato eretto il 5 giugno 1930 con la bolla Solemni Conventione di papa Pio XI.

romania

Bucarest

sono state realizzate 26 giornate missionarie coinvolgendo 21 parrocchie appartenenti a 3 diocesi volgendo 21 parrocchie appartenenti a 3 diocesi e dislocate in 14 città diverse. Ad incoraggiare questo servizio è la stessa Redemptoris Missio che considera gli istituti missionari indispensabili “non solo per l’attività missionaria

ad gentes, com’è nella loro tradizione, ma anche per l’animazione missionaria sia nelle chiese di antica cristianità, sia in quelle più giovani” (RM 66). Durante le giornate missionarie gli Oblati, oltre a rendersi presenti nelle celebrazioni eucaristiche, allestivano un piccolo stand davanti alla chiesa per intrattenere la gente di passaggio. Sullo sfondo di queste giornate c’era sempre il messaggio del papa per la Giornata missionaria mondiale (GMM) dell’anno in corso sintetizzato da uno slogan ben visibile su un pannello, stampato in versione integrale e presentato quasi sempre mediante un gesto simbolico capace di far sperimentare immediatamente un valore ispirato al tema. Il materiale video e fotografico qualche volta è stato ricavato da lavori precedenti. In questi casi è stato necessario tradurre ed adattare, mentre in altre circostanze è stato realizzato qualcosa

ad hoc. Spesso le giornate missionarie sono state messe in relazione con avvenimenti come la missione popolare, gli esercizi spirituali parrocchiali, l’apertura del tempo della missione, cioè di un periodo di discernimento pastorale in cui sono coinvolti la comunità oblata ed una parrocchia, le ordinazioni sacerdotali di p. Damian Cimpoes̹u nel 2009 e di p. Lucian Bosoi nel 2011. In alcuni casi per coinvolgere i ragazzi sono state organizzate, sia in parrocchia sia in comunità, delle attività in prossimità della giornata missionaria. Ogni anno l’animazione missionaria è stata presentata sul sito della missione (omisat.net). La notizia, diffusa via e-mail, spesso è stata rilanciata anche da catholica.ro, un servizio di informazione religiosa in rumeno dove convergono principalmente notizie del mondo cattolico.

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Contagiare

Benedetto XVI nel messaggio del 2009 per la 83ª GMM ha scritto che “La missione della Chiesa è quella di contagiare di speranza tutti i popoli”. Gli Oblati si sono messi alla ricerca dei cristiani in grado di trasmettere questo virus improvvisando un osservatorio missionario ambulante dove veniva distribuito un questionario che implicitamente suggeriva sintomatologia e profilo del cristiano contagioso.

GMM 2006 La carità, anima della missione In occasione della GMM del 2006 che ha avuto come tema La carità, anima della missione, il Santo Padre Benedetto XVI, nel suo messaggio proponeva di vivere e pensare la missione universale della chiesa ripartendo dalla fonte. “L’amore che Dio nutre per ogni persona costituisce, infatti, il

cuore dell’esperienza e dell’annunzio del Vangelo, e quanti l’accolgono ne diventano a loro volta testimoni”. Di conseguenza tutti i cristiani investiti da questo dono, dai bambini agli anziani, sono chiamati alla missione. Gli Oblati hanno preso sul serio le parole del papa ed hanno chiesto ai bambini delle scuole cattoliche, materne ed elementari, collaborazione mediante un approccio semplice, pratico e divertente. Così ciascuno è stato stimolato ad esprimere il dono battesimale. La visita di un Oblato australiano, p. Christian Fini, era stata un’ottima occasione per conoscere qualche aspetto della missione di un paese così lontano. In tre giorni, tanto era durato il suo soggiorno, p. Christian ha predicato nelle omonime parrocchie dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Bucarest e di Pites̹ti. In un’omelia aveva detto qual è il compito dei missionari nel suo paese: «Al centro dell’Australia, non molto distante dalla famosa Ayers Rock, vi è un fiume, il Todd, che ho potuto attraversare senza bisogno di un ponte. Il Todd è un fiume asciutto, che si vede scorrere solo poche volte all’anno. Tuttavia non smette mai di fluire, appena al di sotto della superficie. Quando le piogge arrivano, fanno alzare il livello dell’acqua sottostante e la spingono in superficie. La spiritualità dei giovani è simile a questo fiume: esiste, ma è nascosta appena al di sotto della superficie. In Australia c’è bisogno di missionari che facciano piovere dall’alto l’amore di Dio, affinché la spiritualità di altri torni a scorrere».

GMM 2007 Tutte le chiese per tutto il mondo Nel messaggio Benedetto XVI ricordava il “50° anniversario dell’enciclica del Servo di Dio Pio XII Fidei donum, con la quale venne promossa e incoraggiata la cooperazione tra le chiese

per la missione ad gentes”. Parlando del permanente mandato missionario della chiesa che investe ogni battezzato, il papa diceva che “per i singoli fedeli, non si tratta più semplicemente di collaborare all’attività di evangelizzazione, ma di sentirsi essi stessi protagonisti e corresponsabili della missione della chiesa. Questa corresponsabilità comporta che cresca la comunione tra

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attualità

l’idea e per il grande servizio che avete fatto. Penso di preparare un grande unico pannello e presentare insieme le nostre missioni, sfruttando il materiale che avete raccolto». Naturalmente i messaggi e le preghiere scritte dalla gente furono recapitate alle missioni coinvolte.

GMM 2008 Servi ed apostoli in viaggio

Istantanee delle giornate di animazione missionaria in varie parrocchie della Romania

le comunità e si incrementi l’aiuto reciproco per quanto concerne sia il personale (sacerdoti, religiosi, religiose e laici volontari) che l’utilizzo dei mezzi oggi necessari per evangelizzare”. Per mostrare i risvolti concreti della cooperazione è stato chiesto agli Oblati di Thailandia, Guinea Bissau, Uruguay e Calabria di inviare delle foto ed una presentazione dei bisogni della chiesa che servono e della gente alla quale annunciamo il vangelo. Con il materiale ricevuto furono realizzati quattro pannelli esposti insieme a due tipi di biglietti destinati alle missioni. Uno per scrivere un messaggio di incoraggiamento e l’altro per formulare delle preghiere. Per invitare alla missione nel proprio paese fu realizzato un collage fotografico sulla Romania accompagnato da un appello al volontariato. Chi lo desiderava, poteva rendersi disponibile lasciando i propri recapiti per essere ricontattato. Questo materiale fu inviato anche ad altri Oblati come strumento per stimolare la cooperazione missionaria. P. Giovanni Soddu rispose: «Grazie per

Il tour di animazione del 2008 si svolse in compagnia dei “servi e degli apostoli di Cristo Gesù” che strada facendo si unirono agli Oblati. Il primo in ordine di apparizione fu S. Francesco, patrono della parrocchia romano-cattolica di Târgovis̹te. Gli Oblati tenendo conto dell’esperienza missionaria del santo di Assisi, delle letture liturgiche e del messaggio del Santo Padre per la 82ª GMM animarono gli esercizi spirituali parrocchiali dal 2 al 5 ottobre. Con i giovani fu aperto il laboratorio missionario per dipingere i primi quadri riguardanti la vita di S. Francesco e la storia della parrocchia di Târgovis̹te. In entrambi i casi venne dedicato un posto speciale ai poveri che S. Francesco aveva servito ed agli uomini di oggi ai quali i cristiani di Târgovis̹te vogliono testimoniare il Vangelo. La settimana successiva, il 12 ottobre, gli Oblati presentarono i pannelli di Târgovis̹te nella parrocchia greco-cattolica S. Pietro di Bras̹ov e martedì 14, nel corso dell’animazione ecumenica a Pites̹ti, fu rivolta la stessa proposta ai fedeli ortodossi devoti di S. Antonio da Padova. A loro, in particolare, fu data la possibilità di leggere una pagina della Sacra Scrittura per incontrare il Signore che chiama tutti i cristiani all’unità ed alla missione. In un solo week-end, dal 17 al 19 ottobre, vennero arruolati tre apostoli: S. Eugenio de Mazenod ed i santi Pietro e Paolo. Il primo come fondatore de-

gli Oblati e patrono della comunità di Mărăcineni dove da, venerdì 17 ottobre fino a domenica 19, si organizzò un laboratorio con una quindicina di giovani provenienti dalle parrocchie romano-cattoliche di Câmpulung Mus̹cel, Târgu Jiu, Brezoi e Pites̹ti. I santi Pietro e Paolo sono invece i patroni della parrocchia romano-cattolica di Pites̹ti dove il 19 ottobre 2008, 82ª GMM, furono esposti tutti i pannelli. Sempre lo stesso il tema di fondo: la storia dei santi in questione e delle loro comunità, ma soprattutto chi sono gli uomini nei confronti dei quali i cristiani di oggi esercitano “l’attenzione, la tenerezza, la compassione, l’accoglienza, la disponibilità… e quelle altre virtù necessarie ai messaggeri del Vangelo per lasciare tutto e dedicarsi completamente e incondizionatamente a spargere nel mondo il profumo della carità di Cristo” (messaggio di Benedetto XVI per la GMM 2008). Nel video realizzato dagli Oblati per l’animazione missionaria emergevano le virtù dei “servi e degli apostoli di Gesù” più vicini a noi come S.E. Mons. Ioan Robu, arcivescovo di Bucures̹ti, don Petru Paulet̹, parroco della parrocchia romano-cattolica di S. Giacomo di Câmpulung Mus̹cel, sr. Madeleine Kenda, congolese dell’Istituto Immacolata Concezione Nostra Signora di Lourdes e la famiglia Meleg di Pites̹ti. Tour ed atelier missionario si conclusero il 26 ottobre nella parrocchia romano-cattolica dell’Assunta di Bucures̹ti, proprio con Maria, la prima serva del Signore e ‘stella dell’evangelizzazione’. Il materiale di animazione realizzato insieme è stato messo in deposito dove il tempo ingiallisce e la tecnologia conserva intatto. Rimane meno archiviabile il mandato permanente di evangelizzare e soprattutto il diritto di ogni persona a conoscere il Vangelo di Cristo Gesù. n

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attualità

Senegal e Gu i una missione che si rinnova Un nuovo paradigma missionario dove ciò che conta è l’annuncio di Cristo che libera, purifica e rende fratelli. Ce ne parla l’attuale responsabile dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in queste due nazioni africane di Bruno Favero OMI brunofaveromi@gmail.com

N

el 2016, insieme al 200 ° anniversario della fondazione della congregazione oblata, celebreremo il 40° anniversario della fondazione della delegazione di Senegal e Guinea Bissau. Si tratta di una tappa importante e decisiva perché ci rendiamo conto che questa famiglia sta crescendo e si sta moltiplicando. A partire dal primo gruppo di 9 Oblati che nel 1976 hanno toccato il suolo senegalese, ecco che l’albero buono, trapiantato in terra senegalese sta dando frutti buoni, come dice il Vangelo: “L’albero si riconosce dai frutti” (Mt 12,33). 53 Oblati, 36 sacerdoti e 3 fratelli, 11 scolastici e 3 novizi, senza contare i 13 pre-novizi e 14 giovani del centro giovanile, questa è per il momento la famiglia oblata di Senegal e Guinea Bissau. 13 sono i missionari di origine italiana.

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u inea Bissau:

a

Non ci resta che dire il nostro grazie al Signore perché manda operai alla sua messe e ci invita ad una fedeltà sempre più profonda e radicale. Certamente questa situazione è il frutto di una congiuntura favorevole allo sviluppo delle vocazioni, ma è, senza dubbio, anche il frutto di un impegno missionario a “tempo pieno” e della testimonianza di tutta la delegazione. Sono tre le principali sfide che si possano rilevare in questo momento.

Le sfide della missione La missione sotto tutti i suoi aspetti rimane la nostra più grande sfida. Anzitutto una missione vissuta in comunità. L’esperienza di questi quarant’anni conferma in modo eloquente che la missione è affidata alla comunità e la comunità diventa il luogo primordiale dove la missione prende forma e si sviluppa. Se non sono man-

cate delle difficoltà legate a personalità particolari o al protagonismo di qualcuno, in generale le comunità vivono l’aspetto missionario con impegno nello sforzo di una comunione sempre più radicata e profonda. I diversi impegni assunti dalla comunità sono il frutto di orientamenti presi insieme e valutati da un discernimento comunitario. Un progressivo passaggio a una leadership locale sta dando buoni frutti e lascia sperare per l’avvenire. Una missione verso i più poveri. Certamente l’evoluzione economica e sociale del Senegal ha profondamente cambiato il volto dei poveri ai quali siamo inviati. Se al nostro arrivo nel 1976 la situazione di povertà era visibile e diffusa, in questi ultimi tempi assistiamo a una lenta ma progressiva modernizzazione del paese. Resta certamente un divario tra zona rurale e zona urbana che non camminano

A sinistra, una buona parte dei Missionari OMI in Senegal e Guinea Bissau

con la stessa velocità. Le grandi concentrazioni urbane sono diventate un terreno propizio alla missione (Parcelles Assainies a Dakar, per esempio), dove sviluppo e nuove povertà si mescolano. Se all’inizio della nostra missione dovevamo spesso creare da soli strutture di assistenza e di promozione (salute, scuole, attività di sviluppo), oggi assistiamo ad una molteplicità di interventi in questi settori ed un nuovo e cospicuo apporto dello stato e degli Organismi non governativi (Ong). Questo significa che non siamo più i soli ad avere il “monopolio della carità”, e quindi che bisogna confrontarsi con tante altre realtà ed entrare in una

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Sopra, L’interno della cattedrale di Bissau, capitale della Guinea Bissau. In alto, fr. Silvio Bertolini OMI

collaborazione trasversale. Discorso a parte per la Guinea Bissau dove la situazione sociale ed umana resta al limite e fatica ad entrare in una nuova dinamica di sviluppo. L’assenza del potere politico, la mancanza di infrastrutture ed il livello culturale molto debole, fanno della Guinea Bissau un campo missionario “classico” ed ancora fortemente dipendente dalla realizzazioni della chiesa. Questo spiega

la nostra scelta fatta, dieci anni fa, di metterci al servizio della chiesa della Guinea, scelta che sta maturando e si sta progressivamente radicando. La probabile apertura di una nuova missione nella diocesi di Bafatà, conferma la scelta della missione in Guinea come impegno prioritario della nostra delegazione. Una missione inculturata. Insieme con la chiesa senegalese e guineana stiamo camminando verso un modello missionario più inculturato. Lo sviluppo del clero locale, una migliore razionalizzazione dei programmi pastorali, una trasformazione socio-religiosa progressiva, stanno conducendo verso un nuovo modello di missione nella quale é necessario tener conto di tutti questi elementi. Finito il modello del missionario “creatore-organizzatore”, il nostro servizio é più che mai inserito nelle visioni pastorali delle chiese locali. È su questo punto che dobbiamo non solo conservare la nostra identità, ma metterla in atto in modo rinnovato per non essere assimilati al clero locale e far passare uno stile missionario a tutta la chiesa.

Le sfide della formazione Discernere le motivazioni. Dio guida la nostra storia e ci fa capire che il carisma di S. Eugenio attira tanti giovani che sentono di servire i più poveri e la chiesa nel suo insieme. La scelta di dividere i due gruppi in formazione, centro giovanile e prenoviziato, risponde a un criterio di discernimento proprio per aiutare i ragazzi ad esprimere meglio le loro motivazioni ed approfondirle secondo una gradualità serena e meglio adattata alle loro esigenze. Le diverse provenienze e di esperienze e un notevole divario nel curriculum scolastico hanno reso necessaria questa separazione che comporta comunque un’unità di equipe formativa ed una visione comune. Dopo la tappa iniziale della formazione i giovani vivono in Camerun il noviziato e lo scolasticato. Quando tornano alla fine della teologia sono già degli oblati “finiti”: da qui la necessità di ritrovarli per quasi due anni nello stage che li aiuta a reinserirsi nella delegazione. È evidente che la collaborazione regionale è un dato di fatto che va rafforzato e ordinato, anche per questo

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attualità

un nuovo impegno nelle

Si chiama L’OBLAT il nuovo bollettino bimestrale pubblicato dai Missionari OMI di Senegal e Guinea Bissau. La delegazione missionaria sentiva in questi ultimi anni l’esigenza di una migliore comunicazione, sia interna che con la congregazione oblata e con i numerosi benefattori. “Credo che questo bollettino di condivisione - scrive p. Bruno sul primo numero de L’Oblat pubblicato nel

comunicazioni

Echos de la délégation du Sénégal - Guinée Bissau

Famille Octobre 2013Ob N° 01

late: les laïcs en

marche

Depuis déjà une gene ont comm vingtaine d’années les amis

Mission et paix

de Saint EuMais non ! Encore un journal ! On n’en tés du Sénég encé à se manifester dans al; nos peut plus de ces papiers imprimés qui naissent un fondateur des des laïcs fascinés par Eugen communauOblat jour et meurent le jour après ? Désormais les nouvele de Mazenod, re. Ils ont manif s et par son histoire les technologies feront disparaitre tous ce qui est vraiment singu me et de partag esté le désir de connaître lièpapier, impression, etc., désormais tout se dit, pas mieux le charis que communauter notre vie et notre spiritu besoin d’écrire, un flash lumineux, quelques sealité. Dans chacondes de pub et voilà que la nouvelle est montée et contrent et vivené, des petits noyaux de fidèles se t l’idéal oblat fait le tour du monde par un clic. renmunion avec à leur maniè les Mais ce fameux clic, n’est pas encore à la portée de munautés dans Oblats qui les accompagne re et en comtous, ce qu’on appelle fracture numérique veut simlesquelles ils nt et les comNgue sont niene plement dire que l’accès à l’information n’est pas insérés. accueillait enviro amis de Saint n 150 memb En Juin dernier la comm encore universel, pire, que la création de l’informaEugen res unauté de de e, de la frater la famille oblate tion est le nouveau temple du pouvoir où peu d’inide nos jeune nité oblate de composée des s tiés ont accès et dirigent les autres comme des maDakar, des d’Eugene de en formation. Ce fut une Mazenod et rencontre vivan parents des oblats et rionnettes. de son En septembre te et fraternelle Mais revenons alors à la sagesse des anciens : à Mermoz, l’écol message missionnaire Saint si actuel et captiv autour e communaut « Scripta manent ! », ce qui est écrit restera… Je ne mission de paixEugen ? Onepourrait en dire autant et sympathisa ant. aire à réuni prière. Une nts pour trois crois que ce bulletin de partage, qu’est L’Oblat, ne quelq ues de choses comme les façon journaux la place. jours pleins trente amis pour de grandir dans de fais que confirmer le besoin de communication et de dans la respo Pour nous, parler de mission et deitépaix d’a-la connaissanc réflexion d’échange et nsabil d’échange qui anime notre famille religieuse et par de latraduit ion de e est traintacite de d’un désirvocat bord une réalité et unenfait de paix.du laïc. Un vaste du charisme mais surtou de là de nous, toute la réalité avec laquelle nous vit différentes compse développer pour accom vons et sommes en contact. Bien plus, un besoin réel Ces mots chers à la doctrine sociale de l’Eglise évo- pagner toute programme de formation solide La Missi osantes vers un engag de communion en Eglise et avec la réalité toute enquent aussi pour nous .des lieuxon deestprière et des es- ement missio la famille oblate dans les pour tous nnaire toujou tière. Je suis convaincu que communiquer entre en et tous rs plus fort paces d’apostolat. Les deux sanctuaires tenus parsont en missio et n. droite ligne avec la vie en Dieu et sans peur des anales Missionnaires Oblats de Marie Immaculée en Cathèmes courantes, j’affirme que si Dieu est Amour, Comm ent ne passamance sont aujourd’hui un creuset de la rencontre comme la Bible nous dit, c ‘est parce qu’il est comse préoccupe de l ethnies ’ avenir de munication. Un Dieu qui parle, LAà PAROLE des cultures etr des A Elinpartir d’; un de la o la Casamance. missi e 2013 Dieu qui se communique, un Dieu qui se dit en Jésusctobrkine, A Castor et en basse Casamance, nous avonson? le sanctuaire au CSPA marc deux group Christ, le plus grand communicateur dehetous les dans es de diocésain Notre Dame de la Mission quijeune accueille trois la forma tion oblat s sont en temps, du passé et de l’avenir. écrire leurs pèlerinages. Ete.unFoye peur plus haut dans ce même miet preno Mais n’oublions pas que la communication de Dieuhistoires viciat lieu sépa casamançais, à Temento, il y a lecomm sanctuaire encentin-à rées, après est don gratuit ; cela doit être pour nous aussi un Mais des années l ’ espr impératif, communiquer, partager, échanger pour it c ’ est terdiocésain Dame de la Paix reçoit lui aussi dequi trava le mêmeNotre il comm un. et faire grandir la vie, pour être au service et ’ engageme premdes des pèlerinages ldiocésains et paroissiaux. Ces hauts ièrefrèrestermi nt aussi Au sœurs qui ont une voix faible et peu médiatisée.et Comnale, Foyer, en lieuxlesspirituels partagent beaucoup . de choses en jeunes font muniquer pour se mettre au service de la nt communion neme leurs premiers de leur vocat commun. providence de voir pas que dans ces deux sancet grandir dans la connaissance les uns des autres, ion. AuQuel discerprenoviciat spirituellement ! Ils le tuaires se complètent s’enrichiscommuniquer pour servir la paixvers et la mission. Sans , en philos un choix clairesent ophie mentl’un ilsIlsavan être prophète ou fils de prophète, L’Oblat pourra ettél’autre des prières de paix. partagent orien cent à la vocation continuer, vivre tant que notre envie de communion et deil comoblate. Si plus moins les mêmes pèlerins delafoi. C’est pourfaut prépa missi rerou les ouvriers on munication nous permettra de sortir de nous mêmes doit quoi, de plus en plus, nous appelés à faire études contin de dema in.sommes et de nous mettre en jeux pour faire circuler la vieuent et au L ’ étape séné Came de ces roun lieux où de prière, non seulement des espaces galaisede donner de la voix à la mission. oblat n ’ e st que ailleurs, un e soit bien la première, parco des plateformes de urs dialogue recueillies. Mais, n’est-ce pas L’Oblat signifie celui qui s’offre, forgésilence qui dure et prêt mais à la suite les à se lancer dans on dix ans qui se donne, qui se fait holocauste et rte offrande……. Comprendre et aimer notre Mission envir au Sud appo afin tous les élém la mission. que le cand Une forma ents donne idat à la vie nous sans doute des moyens efficaces pour nécessaire tion humaine, s pour const intellectuell ruire un homm ne. e, spirituelle e apostoliqu qui e, selon le désir de notre 1 1 fonda-

teurde P. Bruno FAVERO, Supérieur Délégation Saint Euge

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mese di ottobre 2013 - non fa che confermare il bisogno di comunicazione e di scambio che anima la nostra famiglia religiosa e oltre noi, tutta la realtà con la quale viviamo e siamo in contatto. E ancora: un bisogno reale di comunione nella chiesa e con la realtà tutta intera”. Il primo numero riporta, tra le altre, le notizie dei voti perpetui di quattro giovani oblati senegalesi nel mese di settembre (Missioni OMI n. 12/2013), la colonia estiva per ragazzi svoltasi in Casamance, informazioni sui laici della famiglia oblata appartenenti ai gruppi AMICI DI S. EUGENIO. Sul versante delle rete Internet segnaliamo il nuovo sito della Parrocchia Maria Immacolata Madre di Dio a Dakar (Parcelles Assainies), WWW.PAROISSEMIPA.SN. Nel messaggio di benvenuto, il parroco p. Marcel Thiaw OMI, cita anche un brano del messaggio di papa Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2009.

Bulletin trimestr iel publié par Province Méditer les Mission naires Oblats Rue de la Pyrotecranée; Délégation de Marie du Sénéga hnie, N°7339 l– Guinée BissauImmaculée tel: (00221) - Mermoz 33 E-mail: omi.sup825 18 26 del@arc.sn

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si è resa necessaria una presenza nelle case di formazione di formatori della delegazione. Continuiamo a vivere nella fede il dono di queste vocazioni sentendoci responsabili e cercando di trasmettere il carisma. Considerato, inoltre, il numero degli scolastici che aumenta progressivamente ci si rende conto che la formazione a Dakar o in Camerun costa molto alla delegazione. Certamente ci fidiamo della provvidenza, ma stiamo anche cercando vie per finanziare la formazione.

L’autonomia economica Credo che in nessun bilancio, come nel nostro la voce “provvidenza” si ripresenti puntuale ogni anno. Viviamo ogni anno questa meraviglia, che è il frutto della comunione con la provincia madre e anche dell’impegno della Procura delle Missioni estere. È evidente che anche noi viviamo la difficoltà del nostro tempo, da una parte il numero dei missionari italiani è in calo, con conseguente diminuzione delle entrate, aumentano i bisogni legati alla vita delle missioni, l’apporto locale resta minimo.

Siamo alla ricerca di altre sorgenti di finanziamento della nostra missioni: le strade della produttività locale restano abbastanza difficili. Qualche timida esperienza di apporto locale non può ancora dare dei risultati soddisfacenti. Inoltre, si pone anche un problema di fattibilità, nel senso che lanciarsi in avventure economiche è rischioso, sia per l’instabilità dei mercati, sia per le condizioni precarie nelle quali ci si può trovare da un momento all’altro. Forse la strada percorribile sarà quella di micro progetti che possano sostenere le singole comunità senza che questo si trasformi in un impegno manageriale. Studiare un sistema di gemellaggio tra comunità potrebbe forse aiutare ed assicurare la vita delle stesse.

Nuovi paradigmi La delegazione si pone tante domande per il suo futuro e per gli sviluppi che il disegno di Dio ci domanda di assumere e di progettare. Certamente ci troviamo davanti a un cambio epocale dove i trionfalismi del passato sono finiti, la concezione di missione legata alla colonizzazione è definitivamente

superata, e dove una metodologia missionaria, basata più sui mezzi umani che sulla potenza dello Spirito rischia di fallire e di creare nuovi disequilibri. Certamente la nuova chiamata che lo spirito prepara per noi e per la nostra missione ha come modello “l’abbassamento”, la kenosis di Cristo, che da ricco che era si è fatto povero. Una missione come la nostra, in questo momento, è chiamata ad entrare in una fase di purificazione e di conversione, per mettere in luce l’essenziale e staccarsi decisamente dal superfluo. Se per i poveri dobbiamo ancora restare attaccati a modelli del passato, ormai è necessario che con i poveri e mettendosi al loro livello possiamo percorrere le nuove frontiere di una missione che non ha come obiettivo quello di fare diventare gli altri dei ricchi, ma raggiunge la sua pienezza quando tutti saremo poveri, nel senso del Vangelo. Gli slogan che scaturiscono da questa visione non saranno più quelli di un tempo: “Aiutateci a migliorare le nostre condizioni”, “Aiutateci a vivere meglio”. Il nuovo slogan che si fa necessario è “Aiutiamoci ad essere più poveri”. n

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La bevanda tipica del Cono Sud, in America latina, diventa simbolo di uno stile e di un papato di Pasquale Castrilli

ILdiMATE papa Francesco

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Immerso nella gente

il desiderio di un ritorno alla povertà

Personalmente ho trovato eccezionale

come l’omosessualità, il divorzio,

la capacità di papa Francesco di

la disoccupazione, l’immigrazione,

presentarsi al popolo cristiano come

opponendosi al male della società

vescovo dello stesso, dimostrandosi

moderna sempre nella luce

uomo vulnerabile e di fede, bisognoso

dell’amore. È una figura combattiva,

del sostegno della preghiera dei

ma mai violenta. In sintesi, papa

fedeli. Non avevo mai visto un

Francesco non dice niente di nuovo,

papa così gioioso, immergersi

ma semplicemente ciò che è scritto

nella gente, capace di parlare

nel Vangelo.

d’amore con coraggio, sensibilità e determinazione. Non solo, dimostra

e all’umiltà evangelica, affronta temi scomodi ma indispensabili

Simone Pini, 17 anni di Firenze. Studente al Liceo Scientifico

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M

ercoledì 25 settembre 2013. 60mila persone, forse più, vivono con papa Francesco il giorno dell’udienza riempiendo interamente piazza S. Pietro e l’inizio di via della Conciliazione. Papa Francesco raggiunge i vari settori della piazza a bordo della jeep scoperta. Sorrisi, abbracci, gesti, parole, regali… Si ripete

il “rito” delle udienze del mercoledì quando si sente il desiderio di un contatto reale del pastore con il suo gregge. Si calcola che nel suo primo anno di papato siano state quasi 2 milioni le persone che hanno partecipato alle udienze infrasettimanali. Più di 100 le soste della jeep, quella mattina, 50 minuti per salutare tutti, stringere le

mani, benedire i bambini. Anche quel mercoledì Francesco ne inventa una delle sue e addirittura si ferma, scende dall’auto e si intrattiene a… bere il mate. Un fedele glielo porge da oltre transenna, mentre un altro di grida “lei è un papa coraggioso”, rispecchiando il pensiero di molti e cioè che nessuna personalità berrebbe disinvoltamente

VOCI SU PAPA FRANCESCO AMABILE PERCHÉ VICINO Troppo facile sarebbe per me dire che papa Francesco mi piace perché ha detto che il denaro è la radice di tutti i mali, che la chiesa deve essere come un “ospedale da campo” e che lui stesso non è nessuno per giudicare i gay, la critica alle banche che devono essere a servizio dell’uomo e non strumento di sfruttamento dell’uomo, il suo parlare di giustizia sociale e di lavoro. Certo Francesco è un grande papa anche per tutte le cose che dice e che fa, ma secondo me ciò che lo rende Grande con la ‘G’ maiuscola è la sua umiltà, la sua semplicità. Penso che in questo sia unico. Francesco, un amico di tutti, uno di noi, il

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il disegno di

IL VOLTO FUTURO DELLA CHIESA P. Antonio Spadaro, gesuita e direttore della prestigiosa rivista La Civiltà Cattolica, autore della prima intervista giornalistica a papa Francesco, ha scritto per Editrice Missionaria Italiana (EMI) un brillante e denso saggio dedicato alla progettualità di un pontificato che già nel suo primo anno si preannuncia carico di originalità. Il gesuita siciliano tratteggia un’analisi del pontificato di Francesco soprattutto tramite la “lente di ingrandimento” del viaggio in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù. E compie una doppia interpretazione dell’azione del pontefice:

francesco

una bibita presentatagli da uno sconosciuto. Era successo anche prima di quel giorni di settembre. Sembra che il papa non resista all’offerta della bevanda tipica dell’Argentina, suo Paese d’origine, e di altre nazioni dell’America latina. Stessa cosa in Brasile in occasione della Giornata mondiale della gioventù lo scorso mese di luglio. Più

da un lato realizza una rilettura degli interventi del papa durante le giornate in terra sudamericana, dall’altro attinge alla sua pregressa conoscenza del pensiero e degli scritti dell’allora padre e cardinal Bergoglio. In questo modo l’autore individua alcuni aspetti principali di quel “volto futuro della Chiesa” che il papa argentino desidera: una chiesa missionaria, che si fa prossima di ogni uomo e donna, in cui il primato di Dio e del suo originario amore per ogni creatura svetti su ogni altra scelta. Nella prefazione padre Pepe di Paola, uno dei preti delle “villas miserias” di Buenos Aires, amico personale di papa Bergoglio, scrive: “Il libro di padre Antonio, a partire dall’evento delle Giornate mondiali di Rio, ci mostra il papa argentino che supera ostacoli di ogni genere - da quelli imposti dalla sicurezza, a quelli di carattere intellettuale ed ecclesiastico - per incontrare il popolo che Dio gli ha affidato”.

volte lo avevamo visto accettare l’offerta del mate. Questa bevanda, che si ottiene utilizzando foglie macinate di yerba mate (ilex paraguaiensis), sembra essere diventata uno dei simboli di questo papato

Un momento di condivisione Il mate si beve raramente da soli, è una

bevanda comunitaria, un’occasione per compartir, per condividere, dialogare, scambiare notizie e idee. Colui che prende il compito di preparare e servire il mate (cebador) versa l’acqua calda nel mate e lo porge a turno agli astanti che bevono e restituiscono. Si può andare avanti per ore. Lo stile Bergoglio è uno stile decisa-

rapporto diretto con il popolo di Dio lo rende semplicemente amabile. Nicola Lalli, 46 anni di Pesche d’Isernia (Is). Operaio

UN SENSO DI PATERNITÀ Che bello pensare a quella sera del 13 marzo, seduto sul divano con mia moglie e mi figlia in trepida attesa del famoso annuncio “Habemus Papam”; che bello pensare alla gioia provata nel vedere i primi passi di papa Francesco di fronte al mondo, che bello pensare alla sicurezza provata nell’avere un papa. Sin dal primo momento ha emanato un forte senso di paternità: dal saluto, dalle espressioni, dai gesti tutti

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MATE

simbolo di un’identità

La cultura e l’identità dei Paesi più a sud del continente latinoamericani sono intensamente collegate al mate. Viene chiamata così l’infusione preparata con le foglie di erba mate, pianta che cresce solamente in Sud America. L’erba mate viene raccolta essiccata e triturata. L’infusione con acqua calda (ma non bollente) viene assunta con una cannuccia (bombilla) in metallo o anche in legno, forata all’estremità. Storicamente i colonizzatori europei hanno tratto dagli indios guaranì questa tradizione.

Nel periodo degli insediamenti gesuiti nella Provincia Real del Guayra (oggi stato del Paraná, Brasile) nel XVI secolo, i soldati spagnoli, che avevano l’abitudine del tè, hanno preso questa erba usata dagli indigeni e ci hanno messo la cannuccia di metallo e l’acqua calda. Gli indigeni la usavano invece con acqua fredda. Con il passare del tempo è stata adottata come bibita tradizionale in Argentina, Paraguay, Uruguay, Cile e Regione Sud del Brasile e lungo tutta la cordigliera delle Ande. In paesi come l’Argentina, compreso nella sua capitale Buenos Aires, bere il mate è un rito quotidiano in quasi tutte le famiglie e, in alcuni casi, anche negli uffici dove è molto comune vedere professionisti lavorare davanti ai loro computer con una tazza di mate. In Paraguay e in altre zone del Cono Sud, il mate viene preparato con acqua fredda o gelata e viene chiamato tererè. fonte Wikipedia

mente partecipativo. Dove chi governa si mette all’ascolto di tutti: il grande porporato, la mamma di famiglia, il capo di stato, il cuoco di casa S. Marta, in Vaticano. Tutti sono sullo stesso piano e hanno il diritto dell’accoglienza e dell’ascolto. Il collegio di 8 cardinali, che da inizio ottobre sta lavorando allo snellimento della curia vaticana in

riconducibili ad un padre. Un padre che vuole amare instancabilmente, un padre che si sente semplice e diretto, un padre che ti tiene la mano e infonde saggezza. Qualche mese fa ha compiuto un gesto che è passato inosservato ai più, ma ha attirato molto la mia attenzione: Ha consacrato lo stato del Vaticano a S. Giuseppe e a S. Michele Arcangelo. Il primo è il padre per eccellenza e un buon padre sa come difendere la propria casa. Il secondo è ricordato come il primo combattente contro satana. Quali migliori difensori di questi per la nostra salvezza? Grazie papa Francesco, anzi, papà Francesco: sono un tuo figlio e con te mi sento al sicuro! Rossano Fiori, 33 anni di Castelleone (Cr). Responsabile acquisti presso azienda chimica

UN VERO MISSIONARIO Ricordo ancora la sera del 13 marzo, erano passate da un pò le 20, ero rimasta in ufficio, con alcuni colleghi, ad aspettare che si affacciasse alla finestra il nuovo papa, guardavamo emozionati un tablet. Abbiamo capito subito che Francesco era speciale, ma nessuno poteva immaginare quanto e cosa sarebbe stato capace di fare. Il suo pontificato? Come lo ha pensato il Signore! Come molti, credo che è ciò di cui ha bisogno la chiesa e il mondo. Papa Francesco è un vero missionario: attraverso un linguaggio semplice e la sua continua testimonianza, fatta di gesti concreti, di dolcezza, di cortesia, di umiltà e all’occorrenza fermezza, non lascia indifferenti neanche i lontani. Abbiamo da imparare dal nostro papa; ha spazzato

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dossier

Come procurarsi il mate in Italia

Papa Francesco con Cristina Kirchner, presidente argentino

modo che le strutture siano più missionarie, accoglienti e dialogiche, è una delle più evidenti concretizzazioni di questo stile. Proprio nell’udienza del mate, quella del 25 settembre, il papa ha parlato di un’unica chiesa di fratelli

e sorelle: «Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’angolo più sperduto di questa terra, c’è l’unica chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio! La chiesa è una sola per tutti. Non c’è una chiesa per gli europei, una per gli africani, una per gli americani, una per

In Italia è possibile trovare la yerba mate, soprattutto nelle grandi città dove ci sono comunità provenienti dall’America latina. A Roma, Milano e Napoli, ad esempio, si può trovare il mate in negozi e supermercati, tra i prodotti etnici. Una confezione da mezzo chilo costa attorno ai 4 euro ed ha la scadenza, come tutti i prodotti alimentari. Canarias, Taragui, Rosamonte, Nobleza Gaucha, Cruz de Malta, sono alcune delle marche più diffuse nel nostro paese. Oltre alla yerba è possibile anche acquistare il mate (contenitore) e la bombilla per aspirarlo. Un consiglio. Per apprendere le varie fasi della preparazione della bevanda è utile osservare dal vivo una persona che lo prepara, rigorosamente proveniente da Argentina, Uruguay, Cile o Paraguay.

via gli schemi, le etichette e i compromessi, mostrandoci che si può ancora vivere oggi in modo autentico il Vangelo. Maria Teresa Anastasi, 38 anni di Villafranca Tirrena (Me). Consulente immobiliare

VICINO A TUTTI, ANCHE AI NON CREDENTI Fin dall’affaccio dal balcone della basilica di S. Pietro e dal suo saluto così semplice e familiare, ho avuto l’impressione che questo papa sarebbe entrato nel cuore di molti. Già il fatto di aver chiesto a tutte le persone, ritrovatesi lì in piazza per vedere il nuovo papa, di pregare per lui, ha dato l’idea di una persona semplice ed umile, e nel corso dei mesi questa impressione

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Papa Francesco con una giornalista latinomericana, durante una delle udienze

gli asiatici, una per chi vive in Oceania, no è la stessa ovunque». Francesco ha a cuore una chiesa-famiglia che dialoga a tutto campo e che custodisce l’unità: «Dio ci dona l’unità, ma noi spesso facciamo fatica a viverla. Occorre cercare, costruire la comunione, educarci alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incomin-

ciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico pure. Il nostro mondo ha bisogno di unità. E’ un’epoca in cui noi tutti abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di riconciliazione, di comunione e la chiesa è casa di comunione».

Un momento di purificazione Uno dei motivi storici in America latina della nascita del mate, fu la necessità di assumere liquidi e erbe in una zona del mondo dove il consumo di

carne è piuttosto alto. In Argentina e Uruguay i capi di bestiame, soprattutto mucche e pecore, superano il numero degli abitanti. Nel passato e nel presente la carne non manca mai sulle tavole, cotta soprattutto alla griglia. Si presentava, dunque, la necessità di assumere una quota di vegetali per favorirne la digestione. Alcune scelte di papa Bergoglio sembrano andare nella direzione della purificazione e della pulizia. Le nomine di persone nuove in alcuni ruoli importanti in Vaticano, la trasparenza della gestione economica dello IOR, sono, ad esempio, concretizzazione di questa linea del papato. Come nel corpo umano, anche nelle società e negli organismi, si sedimentano, a volte, scorie e tossine, che è necessario eliminare, perché il corpo sia efficiente e in buona salute. Tossine come possono essere le chiacchiere e le dicerie. Sempre nell’udienza del 25 settembre papa Bergoglio ha spiegato che «le chiacchiere fanno male alla chiesa, alle parrocchie, alle comunità. Le chiacchiere feriscono. Un cristiano,

è risultata corretta. Papa Francesco negli ultimi tempi ha dimostrato di essere un padre per la chiesa e sopratutto per tutti i credenti; la sua semplicità, il suo atteggiamento così naturale con tutte le persone che incontra, lo rende sempre più vicino a tutti, anche ai non credenti. È questa la più grande forza di questo papa: con questa sua semplicità e chiarezza riesce ad arrivare ai cuori di tutti e trasmettere così messaggi importanti e significativi, che vengono accolti da tutti. Spero che papa Francesco possa divenire una buona guida per tutti noi ragazzi che siamo solo all’inizio della vita e del nostro cammino spirituale. Francesca Falchini, 20 anni di Roma. Studentessa di Ingegneria Biomedica

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dossier

La sua forte umanità

Non ho seguito

disponibilità al dialogo sulle questioni

con massima

più disparate, magari prima taciute o

accuratezza

poco approfondite. Io ritengo che papa

l’operato del

Francesco riesca ad arrivare direttamente

Papa né le sue catechesi, quindi non

a chiunque mediante parole semplici,

ho idee molto originali a riguardo, ma è

gesti umili che sottolineano la sua forte

innegabile quanto la sua persona abbia

umanità, quell’umanità, che secondo me, è

portato ad avere un nuovo sguardo sul

il suo carisma più prezioso.

concetto di chiesa e di comunità cristiana. Attira la mia particolare attenzione la sua prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! Sì o no? Mordersi la lingua! Quello ci farà bene, perché la lingua si gonfia e non può parlare e non può chiacchierare. Ho l’umiltà di ricucire con pazienza, con sacrificio, le ferite alla comunione?».

“Sigo tomando el mate” “Continuo a bere il mate” aveva scritto papa Francesco a Cristina Kirchner, in una lettera resa pubblica dalla presidente dell’Argentina a fine giugno

2013. “È sempre più digestivo del tè o del caffè”, continua nello scritto, sottolineando la bontà del mate e la sua abitudine quotidiana a questa bevanda. Bergoglio è il prete di sempre, anche in questo nuovo servizio che i cardinali gli hanno domandato. Non nasconde al mondo le sue origini, il suo essere ‘figlio’ della terra latinoamericana. Il modo di concepire il suo ruolo, il compito della chiesa nel mondo, i passi da fare, le parole da dire, maturano anche sorseggiando un buon mate,

Arianna De Angelis, 22 anni di Roma

fonte, come sempre, di riflessione e ispirazione.«Desidero ringraziarvi nuovamente per la visita e per il saluto. Voi suscitate in me tanti ricordi. L’unica cosa che mi stupisce è che non c’è nessuno di voi con il mate... Non avete avuto il coraggio? Vi è mancata la vena uruguaiana? Quando è venuto il vostro presidente avevamo il mate!» Parole di papa Francesco ad un gruppo di ex studenti del Collegio dei Gesuiti di Montevideo (Uruguay), ricevuto in udienza il 28 ottobre. n

IL DITO DI S. GIOVANNI BATTISTA Vorrei analogicamente chiamare papa Francesco il dito di San Giovanni Battista che indicando Gesù diceva “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Papa Francesco è un pastore che usa molti segni, ma la tentazione per me e molti altri potrebbe essere di concentrarsi sui segni e non andare oltre. Penso che Francesco vuole farci vedere ciò che il segno significa. La sua risposta al giornalista de ‘La Repubblica’ è solo un esempio in cui risponde a noi in una lingua che possiamo capire, ma egli punta continuamente a Cristo. Direi che papa Francesco è un papa dei nostri tempi che usa molti segni e ci invita a guardare oltre e vedere ciò che viene significato. Amo papa Francesco, perché in quanto giovane sacerdote missionario posso vedere e capire i segni e ora devo guardare oltre e interiorizzare ciò che viene significato. Oremus pro Pontifice nostro Francisco! P. Thabang Nkadimeng OMI, 29 anni, studente di teologia sistematica alla Catholic University of America di Washington DC

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news

Notizie in diretta dal mondo oblato

messaggi Filippine e notizie Un Oblato tra i nuovi cardinali dalle missioni l nome di mons. Orlando Beltran Quevedo, OMI, arcivescovo di a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

I

Cotabato, appare nella lista dei nuovi 19 cardinali annunciati da papa Francesco all’Angelus del 12 gennaio 2014. Mons. Quevedo, nativo di Laoag, una località della regione dell’Ilocos del Nord, il prossimo 11 marzo compirà 75 anni. Ne aveva 18 quando, nel 1957, pronunciò i primi voti in Texas come Missionario Oblato di Maria Immacolata. Nel 1964 è stato ordinato sacerdote a Washington e subito dopo si è trasferito a Mindanao dove assiste alle prime battute del conflitto tra la popolazione musulmana proveniente dal nord delle Filippine per coltivare la terra tradizionalmente appartenuta alle tribù locali. Non a caso nel corso degli anni mons. Quevedo ha lavorato per la risoluzione pacifica del conflitto nella regione di Mindanao e si è impegnato con

MESSICO

LA MISSIONE DI BAJA CALIFORNIA P. Nick Harding, uno dei cinque Oblati che lavorano nel quartiere La Morita a Tijuana, Baja California, a sud del confine tra Messico e Stati Uniti, dice che “negli ultimi sei mesi, 1500 famiglie si sono costruite una baracca senza fogne, acqua ed elettricità. Noi li aiutiamo a procurarsi i teli per il tetto e dei gruppi cattolici della California costruiscono qualche casa. Nel mese di giugno l’arcivescovo è venuto tre volte per la cresima di 515 giovani e nel mese di dicembre è tornato per conferire lo stesso sacramento a 68 adulti”. È iniziata la scuola di formazione per 232 catechisti. Ora c’è un’equipe che ogni settimana va in una delle quindici cappelle, alcune delle quali si trovano in luoghi dove non ci sono mezzi pubblici e nessuna strada percorribile. Durante l’estate in diverse zone, con l’aiuto Missionarie della Carità della beata Madre Teresa di Calcutta, è stata organizzata una scuola estiva per i bambini più poveri: studio della Bibbia, artigianato, sport e visite al museo. Dal lunedì al giovedì, le classi sono occupate dai ragazzi con autismo, sindrome down ed altri problemi che impediscono loro di frequentare le scuole pubbliche.

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convinzione a favore della giustizia. P. Louis Lougen, superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, ha riferito all’Agenzia Fides che “il processo di pace dipende dagli sforzi di tutti. La mia speranza è che questo riconoscimento a mons. Quevedo possa portare l’attenzione sull’importanza del dialogo, del rispetto, della pace e possa rafforzare l’impegno di tutti in questo processo”. Tra il 1970 ed il 1976 Quevedo è presidente della

Notre Dame University a Cotabato e responsabile dello scolasticato oblato a Quezon City per due anni. Nel 1980 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Kidapawan. Nel 1986 ritorna nella sua regione, ad Ilocos, come arcivescovo di Nueva Segovia. Dal 1998 è arcivescovo di Cotabato e da quell’anno fino al 2003 è stato presidente della Conferenza episcopale filippina. Mons. Orlando è stato segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, membro del Pontificio Consiglio giustizia e pace (1991-2001) e del Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi (1994-2000) a Roma. “Mons. Quevedo è un uomo con molti doni, che ha sempre scelto di vivere semplicemente - ha detto ancora p. Lougen -. Come missionario OMI, ha sempre voluto essere molto vicino ai poveri. È un uomo di compassione, gioia e generosità. Nominando Quevedo cardinale, papa Francesco sta mostrando che tipo di chiesa siamo chiamati ad essere”.

Il venerdì lo scuolabus raccoglie altri bambini e giovani con bisogni speciali. Ci sono classi con tutor o di recupero per giovani che sono stati espulsi dagli Stati Uniti e che non parlano bene lo spagnolo. Si stima che a Tijuana questi bambini siano circa cinquemila. Una volta al mese dei volontari dell’Università di San Diego e del Loyola (Los Angeles) aiutano a dipingere gli edifici e a cementare la strada privata della parrocchia per renderla praticabile nella stagione delle piogge. I giovani hanno anche trasportato le pietre per costruire la cappella nel quartiere Rojo Gomez Alta che è arroccato su una collina e accessibile solo da una strada sterrata. La parrocchia cerca di aiutare anche Casa Memorias che ospita 85 pazienti con HIV e malati di tubercolosi. In autunno sono state fornite borse di studio a circa cento bambini e giovani consentendo ai ragazzi di pagare le tasse scolastiche e di comprare uniformi, scarpe, libri ed altro. Ogni anno, nel mese di dicembre, in preparazione alla festa della Madonna di Guadalupe, è tradizione che i parrocchiani visitino le famiglie con l’immagine della Madonna. Ogni sera, per 46 giorni, si prega contemporaneamente il rosario in diverse abitazioni. Circa cento equipe hanno già visitato 4.600 case. (fonte: omiworld.org)

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Stati Uniti

La prima chiesa intitolata a S. Eugenio De Mazenod

Il 7 dicembre 2013, mons. Daniel Flores, vescovo di Brownsville, Texas, ha consacrato la prima chiesa parrocchiale del mondo intitolata ad Eugenio de Mazenod. La nuova chiesa di Brownsville con 550 posti a sedere, ospita una croce oblata storica alta 2,80 m, recuperata da una ex parrocchia oblata a Big Spring, in Texas, ed è abbellita da vetrate che ricordano la storia oblata nella valle del Rio Grande. Il parroco attuale, p. Timothy Paulsen OMI, è a servizio di 600 famiglie per lo più formate da immigrati. Il consigliere oblato del distretto del centro-sud, p. Jim Brobst, presente alla consacrazione, ha offerto a mons. Flores, una reliquia del cuore di sant’Eugenio. «Mi sono emozionato - ha scritto p. Brobst - quando è stata posta la reliquia del cuore del fondatore nell’altare. Là il suo grande cuore continua a battere per il rinnovamento della nostra Provincia, e batte anche per i fedeli di questa parrocchia a rappresentare l’amore degli Oblati per i poveri e la nostra grande storia pastorale nell’America del Nord». La parrocchia S. Eugenio de Mazenod a Brownsville ha ricevuto questo titolo il giorno dopo la canonizzazione di S. Eugenio da papa Giovanni Paolo II, il 3 dicembre 1995. (fonte: www.omiusa.org)

SRI LANKA

ONLINE LA NUOVA EDIZIONE IN INGLESE

Bakthi Prabodhanaya, la più vecchia rivista cattolica, pubblicata mensilmente dai missionari OMI dal 1899, esce online e su carta con la prima edizione in lingua inglese. P. Dilan Perera OMI, il direttore della rivista, ne ha consegnato una copia a p. Rohan Silva, superiore Provinciale OMI, precisando che «la nuova edizione non sarà una semplice traduzione dal singalese, ma avrà contenuti originali. Da tempo scuole internazionali e governative richiedevano una versione in lingua inglese della rivista, per leggere contenuti spirituali. Inoltre, potremo raggiungere anche i lettori di lingua tamil che conoscono l’inglese». Il primo numero del Bakthi Prabodhanaya è stato stampato dalla Casa san Vincenzo di Maggona. All’epoca della fondazione aveva otto pagine, e l’abbonamento annuale costava una rupia. Il mensile veniva pubblicato insieme al più antico quotidiano cattolico singalese, il Ganartha Pradeepaya. Oggi la rivista vende circa 12mila copie a uscita. I temi più trattati riguardano la famiglia, la dottrina sociale della chiesa, l’etica e i bambini”. (fonte: asianews.it)

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mgc news

ALLA SCOPERTA DELLA VOCAZIONE

Uno degli obiettivi del Movimento Giovanile Costruire è accompagnare i suoi membri a scoprire il proprio posto nella chiesa. La ricerca della propria vocazione è pienamente inserita nel cammino di fede di ciascun cristiano, di ciascun giovane del Movimento. Vocazione alla famiglia, vocazione alla vita consacrata, vocazione alla vita sacerdotale… Ecco cosa ci scrivono alcuni giovani che vivono un periodo di discernimento al Centro giovanile. Ma che cos’è il Centro giovanile? È il posto in cui ci si allena ad amare, in cui si vive con Gesù, in cui fare discernimento sulla propria vita, mettendosi all’ascolto della volontà di Dio.

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LASCIARSI AMARE

C

iò che mi ha spinto a lasciare la mia vita cosentina per questa esperienza al Centro giovanile è l’amore per Dio e per il prossimo. Alcune esperienze vissute nel quotidiano mi hanno fatto capire che voglio fare della mia vita un dono per gli altri e così sono a Marino per vedere come spendermi al meglio. Qui, vivere il Vangelo, diventa un’occasione per amare, anche se a volte è faticoso. La vita insieme agli altri ragazzi è una vita di famiglia, dove si cresce nell’amore scambievole con le gioie e i dolori che ha la vita di una normale famiglia. Sicuramente è un’occasione per spostare più in alto l’asticella dell’amore, della pazienza e dell’accettare me stesso e gli altri, i nostri limiti e l’occasione anche di superarli se necessario, ovviamente con

tanto lavoro. Vivere il Vangelo era già una cosa che provavo a fare prima di venire a Marino, ma sicuramente mi apre la mente ed il cuore ad avere una visione delle cose con “gli occhi di Dio”, ad amare come fa Lui. Al Centro giovanile si impara non solo ad amare gratuitamente ma anche ad essere amati gratuitamente, e questa parte mi è sempre stata difficile da praticare; un po’ perché, nella mia storia, a parte i miei familiari, qualche animaletto randagio di cui mi prendevo cura e la mia ex-ragazza, pochi hanno dimostrato di amarmi ”gratis”, e in generale non mi lascio amare così facilmente per mille motivi: la paura di rimanere ingannato di nuovo, la certezza di esserlo, ma anche il fatto strano di amare senza avere il contraccambio. A Marino scopro ogni giorno, come io sia prezioso agli occhi di chi ho intorno, come posso essere “amabile” con tutti i miei mille difetti per il semplice fatto che esisto, senza che gli altri vogliano il contraccambio, perché non abbiamo nulla da offrirci a parte la cosa più importante: il nostro volerci bene. La strada è lunga, ma è la cosa più grossa che sto imparando ad accettare: “farmi amare”, lasciare che gli altri si prendano cura di me. La risposta è tutta lì: ama e lasciati amare, anche quando costa, anche quando lo vedi inutile, insensato, sciocco, ama in mille forme, correggendo, lasciando andare anche se necessario, richiamando con fermezza, ricominciando e voltando pagina. Vittorio di Cosenza (Centro giovanile OMI, Marino)

L

a mia avventura al Centro giovanile è iniziata rispondendo ad un invito che risuonava forte nel cuore: “Dona a Dio spazio e tempo”. Questo sì è stato il frutto di un anno ricco di tanti cambiamenti, di momenti importanti, un anno di discernimento, di luci e ombre che mi hanno fatto sentire la mediocrità che vivevo nel quotidiano. Ho conosciuto le suore Francescane dei Poveri in occasione del 25° del Movimento Giovanile Costruire, ascoltando l’esperienza di sr. Raffaella Maresca. Il desiderio che Dio aveva messo nel mio cuore si è incrociato con una storia, un cammino, una realtà e mi ha dato l’opportunità di conoscere l’esperienza del Centro giovanile. Dopo quell’incontro, sentivo che quel forte invito di donare, nella gratuità, un tempo a Dio, trovava risposta. Dio chiede passi importanti. La frase che guida questa comunità è a chi mi ama mi manifesterò, e io sento essere una scuola del Vangelo. Donando a

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mgc news anche se vissuto con fatica e con poco entusiasmo, dà la forza di continuare a farlo anche se costa. Giovanni di Messina (Centro giovanile OMI, Marino)

TRA IL PORTO E L’ORIZZONTE

DONARE TEMPO A DIO Dio il mio tempo e ciò che sono, sto realizzando il desiderio di mettermi alla scuola del maestro e cerco di seguirlo nella semplicità del quotidiano, ricco di tante novità: condividere la camera con Roberta ed Arianna, riordinare la casa per renderla accogliente, donare il mio tempo nel servizio ai poveri in un centro di accoglienza, frequentare dei corsi di teologia. Avverto, inoltre, che attraverso il cammino di formazione e lo spazio dato alla preghiera. mi prendo cura della mia crescita umana e spirituale. Oggi, sento il cuore pieno di gioia e gratitudine per il passo fatto, per le fatiche superate, per la nuova famiglia che Dio mi ha donato, per le persone che incontro, per le compagne di viaggio che ho accanto, per la grazia che ogni giorno Lui mi dà di scorgerlo presente nei tanti doni che ricevo. E con semplicità sento di dire grazie a chi mi ha condotta, alle mani che mi sostengono, agli sguardi che mi incoraggiano. Carmen di Santa Maria a Vico (Ce) (Centro giovanile suore Francescane dei Poveri, Frascati)

SUPERARE GLI EGOISMI

S

ono arrivato a Marino dopo aver concluso gli ultimi esami universitari e sto vivendo una bella esperienza di comunità. Ciò su cui si incentra la vita quotidiana è l’amore scambievole: tutti cerchiamo di amarci a vicenda superando gli egoismi che spingono ciascuno a guardare al proprio interesse, e cercando di guardarci sempre con occhi nuovi, senza fermarci a contemplare i difetti degli altri, che, vivendo insieme, vengono inevitabilmente a galla. Un’esperienza che vivo quasi quotidianamente è che il semplice fatto di essere venuto a Marino non basta per dire che sto mettendo Dio al primo posto, perché si rischia di prendere anche questa esperienza come qualcosa da portare a termine solo perché la si è cominciata. Giorno per giorno ci si deve rimettere in Dio per avere la forza per amare, ed in questo, insieme al tempo dedicato alla preghiera, è lo stesso amore ad aiutare. Ho sperimentato che non serve essere ispirati ad amare, ma è l’amore stesso che,

Si è svolto a Genova dal 10 al 13 febbraio il Convegno nazionale di pastorale giovanile che la Conferenza episcopale italiana organizza ad anni alterni. Nell’anno 2013 sono stati pubblicati alcuni sussidi di preparazione che avevano come nota di fondo “l’abitare” i luoghi di incontro e condivisione dei giovani. Si è partiti da alcune domande: “Quand’è che la prossimità diviene cura educativa? Quale consapevolezza è necessaria affinché si instauri una relazione educativa? Qual è il giusto rapporto tra responsabilità-dovere e libertàautonomia? È possibile promuovere uno stile educativo capace di identificarsi e costruirsi intorno a una lettura simbolica del reale imparando lo stile delle parabole evangeliche?”. Tra i relatori presenti mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara (Il futuro non è più quello di una volta. L’educazione nel contesto pastorale di oggi), Nando Pagnoncelli, sondaggista e Pierpaolo Triani, direttore della rivista Scuola e Didattica, (I Millennials: fotografia di una generazione. Uno sguardo sui giovani e sulle possibilità educative), don Rossano Sala, docente di pastorale giovanile e don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino (Testa e cuore. Teologia e spiritualità al servizio dell’educazione), la scrittrice Costanza Miriano.

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una foto per pensare

Nelle favole di una volta i personaggi erano o buoni o cattivi senza mezze misure, così si suddivideva il mondo in persone dabbene o malvagi. Con l’età, le fiabe si lasciano alle spalle, ma le famose categorie? Spesso si mantengono. Così ad esempio sono cattivi quelli senza permesso di soggiorno, gli stranieri, quelli dell’altro gruppo e via dicendo. Oppure sono buoni tutti quelli del nostro giro, i compagni di partito, quelli della nostra squadra di calcio. Ma bene e male, luce e tenebre, colpa e redenzione sono in noi insieme. Ecco perché è avvincente, lottando con l’oscuro che è dentro e fuori di noi, dare supremazia all’Uomo nuovo, quello che avrà la meglio, alla fine.

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Buoni 10/02/14 23:16


foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

i e cattivi

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fatti

Dio ha rimesso ordine

nella mia vita Intervista a p. Carlos Huete Mejas OMI a pochi mesi dall’ordinazione sacerdotale di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com

C

arlos Huete Mejas, 38 anni, è uno degli ultimi Oblati della Provincia mediterranea ad essere stato ordinato sacerdote. Spagnolo di Madrid, ha vissuto gli anni della formazione in Italia e l’esperienza di stage nella delegazione dell’Uruguay. Ha ricevuto il sacramento dell’Ordine sacro il 19 ottobre 2013 nella parrocchia oblata di San Leandro, a Madrid, nel corso di una celebrazione presieduta da mons. Juan Antonio Martínez Camino, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Madrid.

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le recenti ordinazioni

sacerdotali

Nel sei anni che vanno dal 2008 al 2013 sono state in totale 17 LE ORDINAZIONI SACERDOTALI sui territori che attualmente appartengono alla Provincia mediterranea dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Le nazioni sono così suddivise: Senegal, 8 ordinazioni; Italia, 3 ordinazioni; Romania, 2 ordinazioni; Spagna, 2 ordinazioni; Venezuela, 1 ordinazione; Uruguay, 1 ordinazione. Ecco l’elenco in dettaglio: 28 SETTEMBRE 2008 p. Francesco Lugarà a Melito Porto Salvo (Rc) 17 OTTOBRE 2009 p. Damian Cimpoe˛sau a Pite˛sti (Romania) 18 APRILE 2010 p. Vincent Waly Diouf, p. Paul David Kaynack

Carlos, cosa significa per te essere sacerdote missionario? Per me vuol dire tante cose ma la piú importante è il potere andare ovunque e portare la Buona Novella, soprattutto nei posti dove veramente hanno bisogno e nei paesi dove ancora non hanno conosciuto Gesú. Sento anche molto forte l’essere sacerdote missionario: nelle omelie, negli incontri, nel rapporto con le persone, riesco a mettere sempre qualcosa dell’importanza dell’essere missionario. Importante è anche essere sempre disponibile per le persone che puoi incontrare, che vengono in parrocchia. Anche il voto di povertà mi aiuta a mettere a disposizione le poche cose di cui posso disporre per coloro che ne hanno bisogno. Il giorno dell’ordinazione sacerdotale è stato il giorno più bello della mia vita, soprattutto perché ho visto la mia famiglia contenta. Quale percorso hai fatto dentro di te per arrivare a comprendere la vocazione? Il mio percorso non è stato per niente facile, soprattutto perche all’inizio non

Niakh, p. Jean Marie Ngor Sène e p. Jean Maurice Samba Sène a Nguéniène (Senegal) 21 MAGGIO 2011 p. Dominique Diagne, p. Jacques Diop e p. Daniel Aliou Mane a Popenguine (Senegal) 4 GIUGNO 2011 p. Javier Montero Infantes a Malaga (Spagna) 24 SETTEMBRE 2011 p. Vincenzo Macchia a Chiaiano (Na) 1 OTTOBRE 2011 p. Lucian Bosoi a Pite˛sti (Romania) 30 SETTEMBRE 2012 p. Giuseppe Calderone a Oppido Mamertina (Rc) 6 LUGLIO 2013 p. Edmond Ngor Faye a Ngasobil (Senegal) 12 OTTOBRE 2013 p. Giovanny Nova Delgado a Palo Gordo (Venezuela) 19 OTTOBRE 2013 p. Carlos Huete Mejias a Madrid (Spagna) 9 NOVEMBRE 2013 p. Héctor Ortega Martinez a Paso Jovai Guaira (Paraguay)

capivo nulla. Nel 1992 sono arrivato nella parrocchia di San Leandro, a Madrid, dove i miei amici seguivano la catechesi per la cresima e hanno invitato anche me. Devo dire che è stato un anno molto bello di preparazione. Proprio il giorno della cresima ho sentito che qualcosa succedeva dentro di me. Era come se io dovessi prendere un impegno con la chiesa, ma non capivo in quale modo. Dopo la cresima tutti i miei amici sono andati via della parrocchia, io sono rimasto e ho cominciato a fare il catechista, appartenevo al coro e facevo tutto quello che bisognava fare in parrocchia. Passavo più tempo in parrocchia che a casa mia. Posso dire, ringraziando Dio, che non mi mancava niente. Avevo una bella famiglia, dei bravi amici, uscivo i fine settimana, viaggi, eccetera. Nel 1996 ho cominciato a lavorare in una tipografia. Non mi potevo lamentare. Appartenevo anche a una corale polifonica e, qualche anno dopo, ho cominciato a frequentare un gruppo di flamenco. Ma il fatto era che il mio tempo era pieno, ero felice, ma c’era qualcosa che mi mancava. Sentivo

un vuoto dentro. Nello stesso anno, il 1996, durante una celebrazione eucaristica, il 12 ottobre, giorno della Madonna del Pilar, c’è stato qualcosa che mi ha spinto a mettermi davanti a Dio e chiedere al Signore che cosa volesse da me. E proprio durante la celebrazione, ho sentito che il Signore mi chiedeva di appartenere a Lui, ho sentito che mi dovevo consacrare a Dio. Come hai conosciuto il carisma oblato e quando hai sentito che ti apparteneva? Ho conosciuto il carisma oblato nella parrocchia di San Leandro a Madrid, nel quartiere di Aluche, dove abita la mia famiglia. È in questa parrocchia che ho cominciato a conoscere Eugenio de Mazenod, il carisma oblato e il lavoro degli Oblati. Ero affascinato dal carisma e anche dal modo di lavorare degli Oblati, cosa che non mi era successa nelle parrocchie diocesane del mio quartiere. C’era un modo molto diverso di lavorare con i giovani, con gli adulti, si sentiva un vero senso di famiglia tra loro. Quando ho sentito che dovevo consa-

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Momenti della liturgia dell’ordinazione sacerdotale e della prima messa di p. Carlos a Madrid. In basso, Carlos posa davanti ad un quadro con i “martiri oblati spagnoli”

crarmi a Dio, la prima cosa che mi é venuta in mente e che non potevo essere come gli Oblati che avevo conosciuto e quindi non potevo essere Oblato. Ho parlato con il mio direttore spirituale di ciò che sentivo ma, a causa della mia paura di non essere all’altezza di fare l’Oblato. Gli ho che volevo fare il monaco, visto che mi piaceva tanto pregare e mettermi davanti a Dio per lungo tempo. Mi sono messo in contatto con il monastero di Santa Maria de Huerta (Soria), monastero cistercen-

se, e sono andato a fare la mia prima esperienza nel mese di luglio del 1997. Sono davvero rimasto molto colpito dei monaci. Mi sono detto: questo è il mio posto e quindi rispondo alla chiamata di consacrarmi a Dio, così Lui è contento. Non mi consacro diventando Oblato, ma come monaco cistercense. Dopo un lungo cammino, nel 1999 ho fatto un’esperienza di un mese nel monastero e mi sono convinto che quello era il mio posto. Ma siccome avevo alcune paure, c’erano dei piccoli problemi a casa e dovevo anche finire di lavorare, l’ingresso al monastero si è ritardato fino a novembre 2002. Decisi finalmente di entrare, visto che non potevo buttare tutti gli anni di discernimento vissuti. Ho iniziato a vivere

mancava Dio al centro della vita e soprattutto essere un uomo di Dio

in monastero e devo dire che i mesi in cui sono rimasto lì sono stati una bella esperienza di Dio. Il Signore ne aveva approfittato per fermarmi e mettere in ordine la mia vita. Lì ho capito che Dio non era al centro della mia vita. Ho ritrovato la felicità che mi mancava. Mancava Dio al centro della vita e soprattutto essere un uomo di Dio. Mentre pregavo la lectio divina mi veniva sempre in mente l’essere missionario. Un giorno che leggevo e

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fatti

Due comunità sempre accoglienti

Le due case di formazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata nella zona dei Castelli romani, nei pressi di Roma, sono sempre a disposizione dei giovani che desiderano conoscere il carisma oblato e interrogarsi sul proprio cammino di vita e sulla vocazione. A Marino laziale, da più di quarant’anni il Centro giovanile accoglie giovani per un tempo di approfondimento della fede e di discernimento della vocazione. A Marino è presente anche il Noviziato. L’attuale responsabile del Centro giovanile è p. Luca Mancini OMI che può essere contattato al numero 06 9387 300 oppure scrivendo a: lucamancini@omimissio.net. Nei pressi di Frascati, a Vermicino, è situato invece lo Scolasticato, il seminario degli Oblati in Italia, con i giovani oblati in formazione. L’attuale responsabile è p. Gennaro Rosato OMI che può essere raggiunto telefonicamente al numero 06 7265 0353 oppure scrivendo a: gennaro.rosato@gmail.com.

meditavo i brani del Vangelo, Matteo 5, 13-16 e Matteo 13, 18-23, ho sentito molto forte che dovevo uscire, non dovevo avere paura se non mi sentivo all’altezza di essere Oblato, dovevo affidarmi al Signore che sicuramente non mi avrebbe chiesto niente che non sarei stato capace di fare. Nel mese di maggio del 2003 decisi di uscire dal monastero per entrare dagli Oblati. Sono andato a parlare con il superiore. provinciale per comunicargli il mio desiderio di entrare in prenoviziato ma la risposta che ho ricevuto é stata negativa, visto che tutto si era svolto molto

velocemente. Mi chiese di aspettare almeno un altro anno e di continuare con il discernimento. Alla fine del mese di settembre 2004 sono entrato al prenoviziato degli Oblati a Pozuelo de Alarcón (Madrid) dove sono rimasto tre anni, al termine dei quali mi sono trasferito a Marino Laziale (Roma) per fare il noviziato. In questi anni di formazione hai vissuto in due paesi stranieri per te: gli studi in Italia e l’anno di stage in Uruguay. Cosa ti porti dentro di queste due

esperienze molto diverse tra loro? Quando mi sono trasferito in Italia era la prima volta che uscivo del mio paese per un lungo tempo. Per me era importante, perché durante il prenoviziato avevo vissuto senza un altro compagno, un altro prenovizio che vivesse la mia stessa esperienza. Per questo arrivare in Italia significava trovarmi con altri compagni al mio stesso livello. Due novizi che mi hanno insegnato a lavorare insieme, a vedere tutto insieme… Una bella esperienza che mi porto dentro è quella che ho vissuto all’interno del carcere di Rebbibia, a Roma, che mi ha fatto crescere come persona. Anche l’esperienza fatta in Uruguay è stata bella. Era la prima volta che uscivo dall’Europa. Ho vissuto un anno pieno, nel quale ho conosciuto il lavoro che fanno lì gli Oblati e soprattutto ho potuto conoscere los uruguayos. Una delle cose che mi ha colpito di più è stato il modo con cui mi hanno accolto. Sembrava che mi conoscessero da tutta la vita. Sono delle persone molto aperte e quel poco che avevano lo condividevano con una gioia immensa. n

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fatti

Nel cammino verso i duecento anni della congregazione dei Missionari OMI (1816-2016) rileggiamo i documenti dei festeggiamenti per il primo centenario del 1916, conservati a S. Maria a Vico

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testi e foto a cura di Angelo Daddio OMI angelodaddio@omimissio.net

l 2016 ci arrecherà la buona notizia dei 200 anni di vita della famiglia oblata che si sta impegnando a celebrare degnamente questo avvenimento con tre anni di preparazione spirituale. Non ci sono molte comunità oblate che possono vantare di avere nel loro archivio documentazione della celebrazione del primo centenario della fondazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, che per di più avvenne nel 1916 nel pieno della grande guerra come è stata definita la prima guerra mondiale. E chi sa perché proprio la guerra ha anticipato quella globalizzazione di cui tutti usufruiamo e in parte temiamo oggi. Una delle poche comunità che ha questo onore, con il relativo onere di portare il peso di questi cento anni di storia è S. Maria a Vico (Ce). Prima di tutto conserva il più antico manifesto della sua storia centenaria. E come ogni manifesto ci offre l’esatta cronaca di quanto avvenne allora. Facciamolo parlare con il suo linguaggio aulico.

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AVVISO SACRO

SOLENNI FESTE CENTENARIE della CONGREGAZIONE degli Oblati di Maria Immacolata Volgono ormai cento anni da che uno zelante Prelato Carlo Eugenio De Mazenod, infiammato di apostolico ardore, sotto gli auspici di Maria Immacolata, gettava in Provenza le basi di una Congregazione, che, umile nei suoi principii, veniva destinata da Dio ad espandersi per tutto il mondo. Nelle terre più barbare come fra i popoli più progrediti i Missionari Oblati di Maria Immacolata, imitatori del loro santo Fondatore, e benedetti da Dio, han cercato di spargere il buon seme, sia con la predicazione della divina parola, sia con l’insegnamento e l’educazione della gioventù nei Seminari, nei Collegi, nelle Scuole. E dappertutto in Europa, in Asia, in Africa, in Oceania e in America, la Vergine Santissima si è benignata benedire i sudori dei suoi figli, facendo ovunque germogliare il seme della loro parola evangelica. I manipoli così raccolti in tanti anni ora presentiamo ai piedi dell’IMMACOLATA REGINA DEL CIELO per ringraziarla della sua materna protezione e domandarle nuove grazie per l’avvenire. E perché la voce della gratitudine salga al Cielo più solenne, anche voi, o fedeli di S. Maria a Vico e della Valle Arienzana, vi unirete ai Padri Oblati di Maria Immacolata che da quattordici anni lavorano in mezzo a voi in questa parte della vigna del Signore.

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Salga con la prece di ringraziamento la supplica dell’impetrazione, per ottenere dall’Altissimo, per intercessione della Madre sua Immacolata, la tanta sospirata grazia di una pace gloriosa e duratura per la nostra cara Patria. Accorrete pertanto numerosi nella Chiesa di S. Maria a Vico al TRIDUO che comincerà il 2 Febbraio e sarà solennemente chiuso da S. Ecc. Rev.ma MONSIGNOR DI PIETRO, amatissimo nostro Pastore, con Messa Pontificale, in cui sarà impartita la Benedizione Papale con l’annessa Indulgenza Plenaria, che S. Santità si è degnata benignamente concedere per la circostanza. Terrà il sacro Pergamo l’Ill.mo Prof. D. VINCENZO PARASCANDOLO, onore e gloria della sacra eloquenza d’Italia. ORARIO DELLE FUNZIONI MERCOLEDÌ 2 febbraio, ora 18 - Benedizione solenne del SS.mo impartita da l’Ill.mo e Rev.mo Mons. Migliore, Prot. Apost. che aprirà il triduo con discorso di circostanza. GIOVEDÌ, VENERDÌ e SABATO, alla stessa ora - Rosario. Predica del rev. P. Ioppolo, Obl. di M. I. e Benedizione col SS.mo data dal Rev.mo Preposto dei Padri Barnabiti, il Venerdì dal Rev.mo Padre Provinciale dei Cappuccini, il Sabato dal Rev.mo Parroco di S. Maria a Vico, assistito dal Clero secolare. DOMENICA, ore 10 - Solenne Pontificale di S. Ecc.za Mons. Vescovo, assistito dai Rev.mi Canonici della cattedrale e dai Padri Oblati. La sera, la trina Benedizione del Venerabile sarà impartita dal sullodato Ecc.mo Vescovo. Tutti i fedeli che avranno assistito nei tre giorni del Triduo alle sacre funzioni, potranno lucrare l’Indulgenza plenaria, applicabile anche ai defunti, purché durante il Triduo, ovvero in uno sei sette giorni seguenti, confessati e comunicati, preghino secondo l’intenzione del Sommo Pontefice. Il prezioso materiale di archivio conservato a S. Maria a Vico sul primo centenario della congregazione oblata

Inoltre l’archivio conserva il discorso tenuto allora e pubblicato per la circostanza… Dopo le celebrazioni, il consiglio di casa del 19 aprile 1916 puntualmente verbalizza: “Tenuto conto che il Rev.mo oratore Parascandolo non ha voluto accettare l’onorario per il discorso fatto per il centenario della Congregazione, per il bene della Congregazione medesima, e per gratitudine al sullodato oratore, si è deliberato di stampare detto discorso, che servirà pure uso reclame”. La preghiera e l’augurio con cui il celebre oratore Parascandolo concludeva il suo discorso valga anche per il secondo centenario del 2016: Vergine Immacolata questa festa dei tuoi Oblati non è specialmente la festa tua? Le cose grandi che, nel corso di un secolo, Dio ha fatto in essi e per essi non sono forse dovute alla tua potente intercessione? Ebbene sorridi, o Madre, in modo speciale quest’oggi a questi tuoi prediletti figliuoli: carezzali con uno sguardo più dolce, e assicurali che ti mostrerai sempre la loro Madre specialissima, compagna sempre delle loro fatiche e del loro apostolato! Sorridi, o Vergine, ai tuoi Oblati, e canta con essi il Magnificat dell’esultanza e del ringraziamento a Dio, che per i meriti della Madre tanti favori ha elargito ai figli. Cantate Domino, quoniam magnifice fecit; annuntiate hoc in universa terra!

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qui Thailandia qui Uruguay

MISSIONI

Qui Thailandia

OMI

Una giornata sorprendente

di Domenico Rodighiero OMI rodighiero.domenico@gmail.com Il mio compito, nella parrocchia di S. Michele dove sono parroco, è far conoscere Gesù, dare le coordinate della sua presenza. È un impegno difficile, pieno di incognite, in una chiesa che non cresce, in termini di fedeli, da ormai più di cento anni. Gesù tra noi è come un tesoro nascosto che nessuno cerca, ma quando ci imbattiamo nella sua presenza qualcosa cambia. Due settimane fa abbiamo avuto, per la prima volta, una giornata delle famiglie. L’avevamo preparata da tempo e con impegno; non ci aspettavamo molte persone, ma la partecipazione ci ha

Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net

Un mese di “comunioni” Verso la fine dell’anno si moltiplicano i festeggiamenti. Mi sento in linea con papa Francesco che alla GMG di Rio ha

detto di curare gli estremi: gli anziani ed i giovani. É quello che cerco di fare a Libertad, stare con gli adolescenti, giovani e bambini aiutandoli nei loro processi di maturazione, e stare con gli anziani in questa tappa affascinante della vita. Bambini e anziani insieme in un pomeriggio di sole e di musica, l’età media degli otto nonnetti era 87 anni, mentre il chitarrista più giovane, di anni ne aveva solo dieci. Alcune canzoni in un clima di festa, momenti semplici. Un centinaio di bambini hanno ricevuto la prima comunione, poco meno

sorpreso. Siamo stati insieme con semplicità cercando di avere cura gli uni degli altri, di essere gentili e accoglienti, pronti a metterci al servizio degli altri. La cosa più sorprendente è stata la reazione di una coppia: “Padre siamo stati contenti di stare insieme così, nella semplicità. È stata una scoperta; dovremmo organizzare qualche altro incontro”. Questa coppia, mi sono detto, ha incontrato Gesù, ha sperimentato la bellezza della sua proposta e non è poco, in un paese dove la gente viene (talvolta) a messa, ma ancor prima della benedizione finale è già in sella alla moto, pronta per tornare a casa o andare al centro commerciale.

sono stati i nonnetti ritornati alla casa del Padre. Una comunione che comincia in terra e non finisce mai. Un’esperienza di paradiso che ho sperimentato in due occasioni; una unzione a poche ore dall’ultimo respiro ed una prima comunione pochi giorni prima della vera comunione con il Signore. Blanca e Micaela hanno aperto nel mio cuore, uno spiraglio di paradiso, facendomi sentire il profumo della Sua presenza. Immagini ed esperienze scolpite in me che mi fanno gioire del piccolo “sì” a Dio che cerco di dire ogni giorno.

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missioni

Missione è… Far conoscere Gesù che rende liberi

di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com

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uella confessione fu speciale per Antoine, un giovane del sud del Senegal ormai da anni stabilito a Dakar con la famiglia. Partendo mi chiese se poteva tornare ogni tanto. Gli diedi la mia piena disponibilità e cominciò per lui un cammino di fede che avrebbe operato un’autentica, profonda liberazione. Ogni volta che veniva si preoccupava anzitutto di verificare che io fossi disponibile a passare

un po’ di tempo con lui, e se mi vedeva affaccendato, si limitava a salutarmi per tornare un’altra volta. È lui uno di quelli che mi ha insegnato l’ascesi, non facile per me, del lasciare da parte le cose da fare quando hai una persona da ascoltare. In un bigliettino appuntava le questioni su cui voleva confrontarsi: quasi sempre sulla Parola di Dio che voleva capire a fondo. Lo aiutai a scoprire che il Vangelo lo si capisce non tanto riflettendo o scambiando opinioni sui suoi contenuti, ma provando a metterlo in pratica. Dopo vari mesi Antoine sente che il Signore Gesù deve raggiungere il nodo centrale della sua vita: epilettico dall’infanzia, la sua famiglia lo ha portato dai guaritori tradizionali che gli hanno legato sul corpo vari grisgris (amuleti) con l’ingiunzione di non toglierli mai, pena la morte. In Africa infatti, e non solo in Africa, la malattia in genere è compresa e vissuta come manifestazione di una “presenza cattiva” da cui si cerca di proteggersi con

precise pratiche tradizionali. Aveva cominciato anche a prendere le medicine del caso, ma senza mai considerare l’ipotesi di disobbedire agli ordini degli stregoni del suo villaggio natale. Mi dichiara la volontà di liberarsi da tutto questo perché lo sente in contraddizione con la fede in Gesù Cristo, ultimamente rinnovata e fortificata. Lo invito a non essere precipitoso e a pensarci bene fino a maturare in piena libertà una tale scelta; e a pregare prolungatamente. Ritorna la volta seguente con un coltello dicendomi: «Padre, ho deciso! Se anche dovessi morire per quello che sto facendo, morirei libero e felice di non avere altro Signore che Gesù che mi salva e mi conduce a DioPadre!» E taglia con decisione i vari gris-gris alla vita e alle braccia consegnandomeli con gli occhi pregni di lacrime, brillanti di una luce che non dimenticherò mai! Nei suoi occhi ho letto la gioia della Pasqua: passaggio dalla schiavitù alla libertà dei figlio di Dio! n

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I FRUTTI CHE TI OFFRIAMO Nato dall’incontro delle diverse sensibilità di un gruppo di autori, musicisti e artisti, che, lavorando insieme nella

luce dello Spirito Santo, hanno sperimentato un crescente senso di unità e condivisione. In quest’ottica il CD ha già avuto il suo successo.

La nostra speranza è che questo lavoro possa essere segno di unità anche per i gruppi di preghiera che vorranno utilizzare questi canti per animare le loro celebrazioni. L’ordine in cui compaiono i canti nel CD segue lo schema di una messa. I testi, gli accordi e gli spartiti di tutti i canti sono disponibili sul sito www.omimessina.it.

PER INFORMAZIONI ifruttichetioffriamo@gmail.com tel. 090 315423 - Missionari OMI, Messina (Gesso)

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