Missioni OMI 03 2014 parziale

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Prezzo di copertina € 2,20 - marzo 2014 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

attualità

dossier

fatti

missioni

Animazione missionaria. Ottobre missionario in Romania

Francesco. Il papa delle periferie che rinnova la chiesa

Le celebrazioni nel 1916 per il primo centenario OMI a S. Maria a Vico

Qui Uruguay Qui Thailandia

MISSIONI

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 3 MARZO 2014

Rivoluzione Bergoglio Un anno fa l’elezione di papa Francesco 10/02/14 22:50


SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 21 n.3 marzo 2014

attualità

Ottobre missionario in Romania

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di Elio Filardo OMI

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

Senegal e Guinea Bissau una missione che si rinnova

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Notizie in diretta dal mondo oblato

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EDITORE

Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Egiziaca a Pizzofalcone, 30 80132 Napoli

di Bruno Favero OMI

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pasquale.castrilli@poste.it

a cura di Elio Filardo OMI

DIRETTORE RESPONSABILE

Mgc news

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Dio ha rimesso ordine nella mia vita

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100+100

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Lettere al direttore

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Lettere dai missionari

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Qui Thailandia, Qui Uruguay

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Pasquale Castrilli REDAZIONE

fatti

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone COLLABORATORI

Alfonso Bartolotta, Claudio Carleo, Anna Cerro, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Sergio Natoli, Michele Palumbo

di Angelica Ciccone

a cura di Angelo Daddio OMI

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Tipolitografia Abilgraph Roma FOTOGRAFIE

Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI

Via dei Prefetti, 34 - 00186 Roma tel 06 9408777 - Valentina Valenzi rivista.missioni.omi@omi.it

dossier

La bevanda tipica del Cono Sud, in America latina, diventa simbolo di uno stile e di un papato

Immerso nella gente

di Pasquale Castrilli

Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

17 euro 37 euro 35 euro 65 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI - Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 - 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare febbraio 2014 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

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il desiderio di un ritorno alla povertà e all’umiltà evangelica, affronta come l’omosessualità, il divorzio, la disoccupazione, l’immigrazione,

presentarsi al popolo cristiano come

opponendosi al male della società

vescovo dello stesso, dimostrandosi

moderna sempre nella luce

uomo vulnerabile e di fede, bisognoso

dell’amore. È una figura combattiva,

del sostegno della preghiera dei

ma mai violenta. In sintesi, papa

fedeli. Non avevo mai visto un

Francesco non dice niente di nuovo,

papa così gioioso, immergersi

ma semplicemente ciò che è scritto

nella gente, capace di parlare

nel Vangelo.

d’amore con coraggio, sensibilità e determinazione. Non solo, dimostra

DOSSIER

temi scomodi ma indispensabili

Personalmente ho trovato eccezionale la capacità di papa Francesco di

Simone Pini, 17 anni di Firenze. Studente al Liceo Scientifico

ILdiMATE papa Francesco

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una foto per pensare 014_021_2.indd 14-15

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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

Nelle favole di una volta i personaggi erano o buoni o cattivi senza mezze misure, così si suddivideva il mondo in persone dabbene o malvagi. Con l’età, le fiabe si lasciano alle spalle, ma le famose categorie? Spesso si mantengono. Così ad esempio sono cattivi quelli senza permesso di soggiorno, gli stranieri, quelli dell’altro gruppo e via dicendo. Oppure sono buoni tutti quelli del nostro giro, i compagni di partito, quelli della nostra squadra di calcio. Ma bene e male, luce e tenebre, colpa e redenzione sono in noi insieme. Ecco perché è avvincente, lottando con l’oscuro che è dentro e fuori di noi, dare supremazia all’Uomo nuovo, quello che avrà la meglio, alla fine.

UNA FOTO PER PENSARE

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Buoni e cattivi

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editoriale pasquale.castrilli@poste.it

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OMI

Uno come noi

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attualità

dossier

fatti

missioni

Animazione missionaria. Ottobre missionario in Romania

Francesco. Il papa delle periferie che rinnova la chiesa

Le celebrazioni nel 1916 per il primo centenario OMI a S. Maria a Vico

Qui Uruguay Qui Thailandia

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 3 MARZO 2014

Rivoluzione Bergoglio Un anno fa l’elezione di papa Francesco

i avviciniamo al primo anniversario di pontificato di papa Francesco. Un anno di novità, di speranza, per certi versi di rivoluzione. Un modo di fare il papa innovativo che tanta luce e fiducia ha portato in seno alla chiesa cattolica, ma anche altrove. Vengono alla mente episodi, discorsi, le omelie alle messe mattutine a Santa Marta, la presenza alla Giornata Mondiale della gioventù in Brasile, il rapporto con i poveri. E ancora le interviste, i festeggiamenti per il compleanno il 17 dicembre, gli spostamenti con una semplice utilitaria, le ormai famose telefonate. Tutti segni di un papato vissuto con uno stile popolare, alla ricerca del contatto con la gente e di un’autentica sequela di Cristo. Ognuno porta nella mente e nel cuore qualcosa che gli ha reso questo papa vicino, un esempio alto, ma anche amico, alla portata di tutti. Insomma uno di famiglia, uno di noi, che non cela le emozioni, che ragiona e reagisce come ogni essere umano. Non che i papi precedenti non fossero così, ma Bergoglio è diverso, perché figlio di un continente, l’America latina, che ha categorie, linguaggi e modi di esprimere la fede diversi dal mondo occidentale, dal Nord del mondo. Bergoglio è il primo papa proveniente dal Sudamerica, il primo papa gesuita, il pri-

mo papa a scegliere il nome profetico di “Francesco“. È per questi e tanti altri motivi che sentiamo Francesco “uno come noi”, una persona che sa mescolare tenerezza e fermezza, intuito e affabilità, dottrina e buon senso. Con le sue parole e il suo stile è riuscito ad accorciare quella distanza che separava il popolo di Dio dai suoi predecessori. E allora ci viene da pensare, con interesse e curiosità, a quanti in questo primo anno di papato, hanno arricciato il naso di fronte alle parole, agli atteggiamenti e ad alcune scelte di questo papa. Lamentandosi che non è troppo teologico, che non rispetta forme e protocolli, che “svende”un po’ le cose. Sta di fatto che piazza S. Pietro è strapiena il mercoledì, giorno delle udienze. Che la gente fa la fila dalla sette del mattino con ogni condizione meteorologica per poter incrociare lo sguardo di quest’uomo. Abbiamo notato, in questo primo anno, alcune costanti: l’invito ad andare verso le “periferie”, la consapevolezza della misericordia di Dio, la continua richiesta di preghiera. Facciamo nostre queste indicazioni, in particolare l’ultima, all’avvicinarsi del primo anniversario. La sensazione è che in questo momento storico lo Spirito Santo abbia scelto come guida della chiesa, l’uomo giusto, un uomo giusto, uno come noi. n

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lettere al direttore

Festa dell’Immacolata al quartiere Cogne Quest’anno la festa dell’Immacolata è stata farcita di gustosi ingredienti che hanno reso la giornata piena e appetitosa. La preparazione è stata guidata da un oblato in missione in Guinea Bissau: p. Carlo Andolfi, da oltre trent’anni in Africa. Ha condotto i rosari e aiutato a meditare su Maria Immacolata collegandosi alla Parola di Dio quotidiana. Ci ha donato stralci di vita di missione per mostrarci come Maria e Dio possano varcare i confini territoriali e razziali e donare la loro presenza salvifica, con la Parola e la carità. La celebrazione di domenica alle 10.30 (trasmessa come sempre da aostaoggi.it e rivedibile sul canale youtube) è stata presieduta da p. Luigino Da Ros OMI e concelebrata da tutti i padri della comunità. Ci sono stati degli anniversari importanti

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OMI

da ricordare: 42 coppie di sposi hanno rinnovato le loro promesse matrimoniali davanti a tutta la comunità con la benedizione e lo scambio degli anelli. Si è andati da chi ricordava un anno sino a 75 anni di matrimonio! Abbiamo anche ricordato p. Benito Framarin OMI e p. Sante Gazzola OMI che hanno festeggiato i sessanta anni di consacrazione e p. Carlo Andolfi i quarant’anni di consacrazione. Per l’occasione davanti al superiore della comunità di Aosta, p. Danilo Fiori OMI, hanno riletto la formula di oblazione con le promesse di povertà, castità e obbedienza per tutta la vita e la perseveranza nella congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. È stata una celebrazione emozionante ben armonizzata dalla corale della parrocchia diretta dal maestro Alessandro Rota che ci ha aiutato a pregare e a lodare Dio. Anche il vescovo Franco è stato presente con una lettera di auguri rivolta a tutta la parrocchia ed in particolare per i nostri padri festeggiati. Ci ha scritto: “Quanti sì oggi si rinnovano guardando a Gesù, alla sua vita e al Suo mistero che S. Paolo presenta

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così; il Figlio di Dio… non fu sì e no, ma in Lui vi fu solo il sì”. Al termine della messa ci aspettava un rinfresco sul piazzale della chiesa e poi il pranzo nella casa delle opere. Abbiamo notato un clima semplice, ma profondo, di famiglia. Nonostante la giornata sia stata lunga e impegnativa si era tutti contenti e commossi di aver condiviso insieme la solennità dell’Immacolata,

A sinistra i padri Sante Gazzola, Carlo Andolfi e Benito Framarin, In alto, un momento della celebrazione all’Immacolata di Aosta, l’8 dicembre

Colei che con la sua discrezione e fiducia ci aiuta ad essere come Lei, discreta, accogliente e festante, perché avvolta dalla grazia. Nella celebrazione delle 18.30 presieduta da p. Danilo, tutti i padri della comunità, prima della benedizione finale, hanno recitato insieme davanti alla statua di Maria Immacolata la loro consacrazione. È consueto per tutti gli oblati nel mondo in questa giornata ritrovarsi e riconsacrarsi a Lei alla quale S. Eugenio ha voluto affidare la protezione della congregazione e l’evangelizzazione dei poveri. p. Danilo Fiori OMI Aosta

Pace e disarmo Il 25 aprile all’Arena di Verona In piedi costruttori di pace gridava don Tonino Bello, voce profetica della nonviolenza, in Arena a Verona nel 1989 invitando migliaia di donne e uomini di buona volontà riunite nell’anfiteatro ad unirsi contro l’assurdità di ogni guerra, per denunciare che la produzione e il commercio delle armi sono una grossa violenza alla giustizia e un attentato gravissimo alla pace. Nei 25 anni trascorsi da quell’Arena di pace, molto lavoro è stato fatto individualmente e collettivamente per

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attualità

Ottobre missionario in

Romania

Un interessante itinerario di animazione realizzato dai Missionari OMI in Romania in sintonia con i temi del mese missionario di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

L

a missione oblata in Romania è inserita nel territorio del patriarcato ortodosso che, dopo quello russo, conta il maggior numero di fedeli. È quindi del tutto normale porre l’accento su una nuova evangelizzazione marcatamente ecumenica e meno sulla missione ad gentes. Tuttavia dal 2006 al 2011, nel mese di ottobre, senza un’esplicita richiesta da parte dei vescovi cattolici, i Missionari Oblati di Maria Immacolata hanno svolto una modesta attività di animazione missionaria. Sono state realizzate 26 giornate missionarie coin-

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a

pillole di chiesa in

La CHIESA CATTOLICA in Romania, paese a maggioranza ortodossa, è costituita principalmente dai fedeli della CHIESA ARCIVESCOVILE MAGGIORE GRECO-CATTOLICA RUMENA e da quelli della CHIESA LATINA oltre che da una piccola comunità di fedeli della CHIESA ARMENO-CATTOLICA riuniti in un ordinariato apostolico. L'ordinariato di Romania per i fedeli di rito armeno (in latino Ordinariatus Romaniae Armenorum) è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede. L'ordinariato estende la sua giurisdizione a tutti i fedeli cattolici di rito armeno residenti in Romania. Sede dell'ordinariato è la città di Gherla, dove si trova la cattedrale della Santissima Trinità. Il territorio è suddiviso in 4 parrocchie. L'ordinariato è stato eretto il 5 giugno 1930 con la bolla Solemni Conventione di papa Pio XI.

romania

Bucarest

sono state realizzate 26 giornate missionarie coinvolgendo 21 parrocchie appartenenti a 3 diocesi volgendo 21 parrocchie appartenenti a 3 diocesi e dislocate in 14 città diverse. Ad incoraggiare questo servizio è la stessa Redemptoris Missio che considera gli istituti missionari indispensabili “non solo per l’attività missionaria

ad gentes, com’è nella loro tradizione, ma anche per l’animazione missionaria sia nelle chiese di antica cristianità, sia in quelle più giovani” (RM 66). Durante le giornate missionarie gli Oblati, oltre a rendersi presenti nelle celebrazioni eucaristiche, allestivano un piccolo stand davanti alla chiesa per intrattenere la gente di passaggio. Sullo sfondo di queste giornate c’era sempre il messaggio del papa per la Giornata missionaria mondiale (GMM) dell’anno in corso sintetizzato da uno slogan ben visibile su un pannello, stampato in versione integrale e presentato quasi sempre mediante un gesto simbolico capace di far sperimentare immediatamente un valore ispirato al tema. Il materiale video e fotografico qualche volta è stato ricavato da lavori precedenti. In questi casi è stato necessario tradurre ed adattare, mentre in altre circostanze è stato realizzato qualcosa

ad hoc. Spesso le giornate missionarie sono state messe in relazione con avvenimenti come la missione popolare, gli esercizi spirituali parrocchiali, l’apertura del tempo della missione, cioè di un periodo di discernimento pastorale in cui sono coinvolti la comunità oblata ed una parrocchia, le ordinazioni sacerdotali di p. Damian Cimpoes̹u nel 2009 e di p. Lucian Bosoi nel 2011. In alcuni casi per coinvolgere i ragazzi sono state organizzate, sia in parrocchia sia in comunità, delle attività in prossimità della giornata missionaria. Ogni anno l’animazione missionaria è stata presentata sul sito della missione (omisat.net). La notizia, diffusa via e-mail, spesso è stata rilanciata anche da catholica.ro, un servizio di informazione religiosa in rumeno dove convergono principalmente notizie del mondo cattolico.

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attualità

Senegal e Gu i una missione che si rinnova Un nuovo paradigma missionario dove ciò che conta è l’annuncio di Cristo che libera, purifica e rende fratelli. Ce ne parla l’attuale responsabile dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in queste due nazioni africane di Bruno Favero OMI brunofaveromi@gmail.com

N

el 2016, insieme al 200 ° anniversario della fondazione della congregazione oblata, celebreremo il 40° anniversario della fondazione della delegazione di Senegal e Guinea Bissau. Si tratta di una tappa importante e decisiva perché ci rendiamo conto che questa famiglia sta crescendo e si sta moltiplicando. A partire dal primo gruppo di 9 Oblati che nel 1976 hanno toccato il suolo senegalese, ecco che l’albero buono, trapiantato in terra senegalese sta dando frutti buoni, come dice il Vangelo: “L’albero si riconosce dai frutti” (Mt 12,33). 53 Oblati, 36 sacerdoti e 3 fratelli, 11 scolastici e 3 novizi, senza contare i 13 pre-novizi e 14 giovani del centro giovanile, questa è per il momento la famiglia oblata di Senegal e Guinea Bissau. 13 sono i missionari di origine italiana.

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u inea Bissau:

a

Non ci resta che dire il nostro grazie al Signore perché manda operai alla sua messe e ci invita ad una fedeltà sempre più profonda e radicale. Certamente questa situazione è il frutto di una congiuntura favorevole allo sviluppo delle vocazioni, ma è, senza dubbio, anche il frutto di un impegno missionario a “tempo pieno” e della testimonianza di tutta la delegazione. Sono tre le principali sfide che si possano rilevare in questo momento.

Le sfide della missione La missione sotto tutti i suoi aspetti rimane la nostra più grande sfida. Anzitutto una missione vissuta in comunità. L’esperienza di questi quarant’anni conferma in modo eloquente che la missione è affidata alla comunità e la comunità diventa il luogo primordiale dove la missione prende forma e si sviluppa. Se non sono man-

cate delle difficoltà legate a personalità particolari o al protagonismo di qualcuno, in generale le comunità vivono l’aspetto missionario con impegno nello sforzo di una comunione sempre più radicata e profonda. I diversi impegni assunti dalla comunità sono il frutto di orientamenti presi insieme e valutati da un discernimento comunitario. Un progressivo passaggio a una leadership locale sta dando buoni frutti e lascia sperare per l’avvenire. Una missione verso i più poveri. Certamente l’evoluzione economica e sociale del Senegal ha profondamente cambiato il volto dei poveri ai quali siamo inviati. Se al nostro arrivo nel 1976 la situazione di povertà era visibile e diffusa, in questi ultimi tempi assistiamo a una lenta ma progressiva modernizzazione del paese. Resta certamente un divario tra zona rurale e zona urbana che non camminano

A sinistra, una buona parte dei Missionari OMI in Senegal e Guinea Bissau

con la stessa velocità. Le grandi concentrazioni urbane sono diventate un terreno propizio alla missione (Parcelles Assainies a Dakar, per esempio), dove sviluppo e nuove povertà si mescolano. Se all’inizio della nostra missione dovevamo spesso creare da soli strutture di assistenza e di promozione (salute, scuole, attività di sviluppo), oggi assistiamo ad una molteplicità di interventi in questi settori ed un nuovo e cospicuo apporto dello stato e degli Organismi non governativi (Ong). Questo significa che non siamo più i soli ad avere il “monopolio della carità”, e quindi che bisogna confrontarsi con tante altre realtà ed entrare in una

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dossier

La bevanda tipica del Cono Sud, in America latina, diventa simbolo di uno stile e di un papato di Pasquale Castrilli OMI

ILdiMATE papa Francesco

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Immerso nella gente

il desiderio di un ritorno alla povertà

Personalmente ho trovato eccezionale

come l’omosessualità, il divorzio,

la capacità di papa Francesco di

la disoccupazione, l’immigrazione,

presentarsi al popolo cristiano come

opponendosi al male della società

vescovo dello stesso, dimostrandosi

moderna sempre nella luce

uomo vulnerabile e di fede, bisognoso

dell’amore. È una figura combattiva,

del sostegno della preghiera dei

ma mai violenta. In sintesi, papa

fedeli. Non avevo mai visto un

Francesco non dice niente di nuovo,

papa così gioioso, immergersi

ma semplicemente ciò che è scritto

nella gente, capace di parlare

nel Vangelo.

d’amore con coraggio, sensibilità e determinazione. Non solo, dimostra

e all’umiltà evangelica, affronta temi scomodi ma indispensabili

Simone Pini, 17 anni di Firenze. Studente al Liceo Scientifico

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news

Notizie in diretta dal mondo oblato

messaggi Filippine e notizie Un Oblato tra i nuovi cardinali dalle missioni l nome di mons. Orlando Beltran Quevedo, OMI, arcivescovo di a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

I

Cotabato, appare nella lista dei nuovi 19 cardinali annunciati da papa Francesco all’Angelus del 12 gennaio 2014. Mons. Quevedo, nativo di Laoag, una località della regione dell’Ilocos del Nord, il prossimo 11 marzo compirà 75 anni. Ne aveva 18 quando, nel 1957, pronunciò i primi voti in Texas come Missionario Oblato di Maria Immacolata. Nel 1964 è stato ordinato sacerdote a Washington e subito dopo si è trasferito a Mindanao dove assiste alle prime battute del conflitto tra la popolazione musulmana proveniente dal nord delle Filippine per coltivare la terra tradizionalmente appartenuta alle tribù locali. Non a caso nel corso degli anni mons. Quevedo ha lavorato per la risoluzione pacifica del conflitto nella regione di Mindanao e si è impegnato con

MESSICO

LA MISSIONE DI BAJA CALIFORNIA P. Nick Harding, uno dei cinque Oblati che lavorano nel quartiere La Morita a Tijuana, Baja California, a sud del confine tra Messico e Stati Uniti, dice che “negli ultimi sei mesi, 1500 famiglie si sono costruite una baracca senza fogne, acqua ed elettricità. Noi li aiutiamo a procurarsi i teli per il tetto e dei gruppi cattolici della California costruiscono qualche casa. Nel mese di giugno l’arcivescovo è venuto tre volte per la cresima di 515 giovani e nel mese di dicembre è tornato per conferire lo stesso sacramento a 68 adulti”. È iniziata la scuola di formazione per 232 catechisti. Ora c’è un’equipe che ogni settimana va in una delle quindici cappelle, alcune delle quali si trovano in luoghi dove non ci sono mezzi pubblici e nessuna strada percorribile. Durante l’estate in diverse zone, con l’aiuto Missionarie della Carità della beata Madre Teresa di Calcutta, è stata organizzata una scuola estiva per i bambini più poveri: studio della Bibbia, artigianato, sport e visite al museo. Dal lunedì al giovedì, le classi sono occupate dai ragazzi con autismo, sindrome down ed altri problemi che impediscono loro di frequentare le scuole pubbliche.

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convinzione a favore della giustizia. P. Louis Lougen, superiore generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, ha riferito all’Agenzia Fides che “il processo di pace dipende dagli sforzi di tutti. La mia speranza è che questo riconoscimento a mons. Quevedo possa portare l’attenzione sull’importanza del dialogo, del rispetto, della pace e possa rafforzare l’impegno di tutti in questo processo”. Tra il 1970 ed il 1976 Quevedo è presidente della

Notre Dame University a Cotabato e responsabile dello scolasticato oblato a Quezon City per due anni. Nel 1980 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Kidapawan. Nel 1986 ritorna nella sua regione, ad Ilocos, come arcivescovo di Nueva Segovia. Dal 1998 è arcivescovo di Cotabato e da quell’anno fino al 2003 è stato presidente della Conferenza episcopale filippina. Mons. Orlando è stato segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, membro del Pontificio Consiglio giustizia e pace (1991-2001) e del Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi (1994-2000) a Roma. “Mons. Quevedo è un uomo con molti doni, che ha sempre scelto di vivere semplicemente - ha detto ancora p. Lougen -. Come missionario OMI, ha sempre voluto essere molto vicino ai poveri. È un uomo di compassione, gioia e generosità. Nominando Quevedo cardinale, papa Francesco sta mostrando che tipo di chiesa siamo chiamati ad essere”.

Il venerdì lo scuolabus raccoglie altri bambini e giovani con bisogni speciali. Ci sono classi con tutor o di recupero per giovani che sono stati espulsi dagli Stati Uniti e che non parlano bene lo spagnolo. Si stima che a Tijuana questi bambini siano circa cinquemila. Una volta al mese dei volontari dell’Università di San Diego e del Loyola (Los Angeles) aiutano a dipingere gli edifici e a cementare la strada privata della parrocchia per renderla praticabile nella stagione delle piogge. I giovani hanno anche trasportato le pietre per costruire la cappella nel quartiere Rojo Gomez Alta che è arroccato su una collina e accessibile solo da una strada sterrata. La parrocchia cerca di aiutare anche Casa Memorias che ospita 85 pazienti con HIV e malati di tubercolosi. In autunno sono state fornite borse di studio a circa cento bambini e giovani consentendo ai ragazzi di pagare le tasse scolastiche e di comprare uniformi, scarpe, libri ed altro. Ogni anno, nel mese di dicembre, in preparazione alla festa della Madonna di Guadalupe, è tradizione che i parrocchiani visitino le famiglie con l’immagine della Madonna. Ogni sera, per 46 giorni, si prega contemporaneamente il rosario in diverse abitazioni. Circa cento equipe hanno già visitato 4.600 case. (fonte: omiworld.org)

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una foto per pensare

Nelle favole di una volta i personaggi erano o buoni o cattivi senza mezze misure, così si suddivideva il mondo in persone dabbene o malvagi. Con l’età, le fiabe si lasciano alle spalle, ma le famose categorie? Spesso si mantengono. Così ad esempio sono cattivi quelli senza permesso di soggiorno, gli stranieri, quelli dell’altro gruppo e via dicendo. Oppure sono buoni tutti quelli del nostro giro, i compagni di partito, quelli della nostra squadra di calcio. Ma bene e male, luce e tenebre, colpa e redenzione sono in noi insieme. Ecco perché è avvincente, lottando con l’oscuro che è dentro e fuori di noi, dare supremazia all’Uomo nuovo, quello che avrà la meglio, alla fine.

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foto di Alfonso Bartolotta OMI, albartem@yahoo.fr testo di Anna Cerro, annacerro@gmail.com

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fatti

Dio ha rimesso ordine

nella mia vita Intervista a p. Carlos Huete Mejas OMI a pochi mesi dall’ordinazione sacerdotale di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com

C

arlos Huete Mejas, 38 anni, è uno degli ultimi Oblati della Provincia mediterranea ad essere stato ordinato sacerdote. Spagnolo di Madrid, ha vissuto gli anni della formazione in Italia e l’esperienza di stage nella delegazione dell’Uruguay. Ha ricevuto il sacramento dell’Ordine sacro il 19 ottobre 2013 nella parrocchia oblata di San Leandro, a Madrid, nel corso di una celebrazione presieduta da mons. Juan Antonio Martínez Camino, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Madrid.

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le recenti ordinazioni

sacerdotali

Nel sei anni che vanno dal 2008 al 2013 sono state in totale 17 LE ORDINAZIONI SACERDOTALI sui territori che attualmente appartengono alla Provincia mediterranea dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Le nazioni sono così suddivise: Senegal, 8 ordinazioni; Italia, 3 ordinazioni; Romania, 2 ordinazioni; Spagna, 2 ordinazioni; Venezuela, 1 ordinazione; Uruguay, 1 ordinazione. Ecco l’elenco in dettaglio: 28 SETTEMBRE 2008 p. Francesco Lugarà a Melito Porto Salvo (Rc) 17 OTTOBRE 2009 p. Damian Cimpoe˛su a Pite˛sti (Romania) 18 APRILE 2010 p. Vincent Waly Diouf, p. Paul David Kaynack

Carlos, cosa significa per te essere sacerdote missionario? Per me vuol dire tante cose ma la piú importante è il potere andare ovunque e portare la Buona Novella, soprattutto nei posti dove veramente hanno bisogno e nei paesi dove ancora non hanno conosciuto Gesú. Sento anche molto forte l’essere sacerdote missionario: nelle omelie, negli incontri, nel rapporto con le persone, riesco a mettere sempre qualcosa dell’importanza dell’essere missionario. Importante è anche essere sempre disponibile per le persone che puoi incontrare, che vengono in parrocchia. Anche il voto di povertà mi aiuta a mettere a disposizione le poche cose di cui posso disporre per coloro che ne hanno bisogno. Il giorno dell’ordinazione sacerdotale è stato il giorno più bello della mia vita, soprattutto perché ho visto la mia famiglia contenta. Quale percorso hai fatto dentro di te per arrivare a comprendere la vocazione? Il mio percorso non è stato per niente facile, soprattutto perche all’inizio non

Niakh, p. Jean Marie Ngor Sène e p. Jean Maurice Samba Sène a Nguéniène (Senegal) 21 MAGGIO 2011 p. Dominique Diagne, p. Jacques Diop e p. Daniel Aliou Mane a Popenguine (Senegal) 4 GIUGNO 2011 p. Javier Montero Infantes a Malaga (Spagna) 24 SETTEMBRE 2011 p. Vincenzo Macchia a Chiaiano (Na) 1 OTTOBRE 2011 p. Lucian Bosoi a Pite˛sti (Romania) 30 SETTEMBRE 2012 p. Giuseppe Calderone a Oppido Mamertina (Rc) 6 LUGLIO 2013 p. Edmond Ngor Faye a Ngasobil (Senegal) 12 OTTOBRE 2013 p. Giovanny Nova Delgado a Palo Gordo (Venezuela) 19 OTTOBRE 2013 p. Carlos Huete Mejias a Madrid (Spagna) 9 NOVEMBRE 2013 p. Héctor Ortega Martinez a Paso Jovai Guaira (Paraguay)

capivo nulla. Nel 1992 sono arrivato nella parrocchia di San Leandro, a Madrid, dove i miei amici seguivano la catechesi per la cresima e hanno invitato anche me. Devo dire che è stato un anno molto bello di preparazione. Proprio il giorno della cresima ho sentito che qualcosa succedeva dentro di me. Era come se io dovessi prendere un impegno con la chiesa, ma non capivo in quale modo. Dopo la cresima tutti i miei amici sono andati via della parrocchia, io sono rimasto e ho cominciato a fare il catechista, appartenevo al coro e facevo tutto quello che bisognava fare in parrocchia. Passavo più tempo in parrocchia che a casa mia. Posso dire, ringraziando Dio, che non mi mancava niente. Avevo una bella famiglia, dei bravi amici, uscivo i fine settimana, viaggi, eccetera. Nel 1996 ho cominciato a lavorare in una tipografia. Non mi potevo lamentare. Appartenevo anche a una corale polifonica e, qualche anno dopo, ho cominciato a frequentare un gruppo di flamenco. Ma il fatto era che il mio tempo era pieno, ero felice, ma c’era qualcosa che mi mancava. Sentivo

un vuoto dentro. Nello stesso anno, il 1996, durante una celebrazione eucaristica, il 12 ottobre, giorno della Madonna del Pilar, c’è stato qualcosa che mi ha spinto a mettermi davanti a Dio e chiedere al Signore che cosa volesse da me. E proprio durante la celebrazione, ho sentito che il Signore mi chiedeva di appartenere a Lui, ho sentito che mi dovevo consacrare a Dio. Come hai conosciuto il carisma oblato e quando hai sentito che ti apparteneva? Ho conosciuto il carisma oblato nella parrocchia di San Leandro a Madrid, nel quartiere di Aluche, dove abita la mia famiglia. È in questa parrocchia che ho cominciato a conoscere Eugenio de Mazenod, il carisma oblato e il lavoro degli Oblati. Ero affascinato dal carisma e anche dal modo di lavorare degli Oblati, cosa che non mi era successa nelle parrocchie diocesane del mio quartiere. C’era un modo molto diverso di lavorare con i giovani, con gli adulti, si sentiva un vero senso di famiglia tra loro. Quando ho sentito che dovevo consa-

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fatti

Nel cammino verso i duecento anni della congregazione dei Missionari OMI (1816-2016) rileggiamo i documenti dei festeggiamenti per il primo centenario del 1916, conservati a S. Maria a Vico

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testi e foto a cura di Angelo Daddio OMI angelodaddio@omimissio.net

l 2016 ci arrecherà la buona notizia dei 200 anni di vita della famiglia oblata che si sta impegnando a celebrare degnamente questo avvenimento con tre anni di preparazione spirituale. Non ci sono molte comunità oblate che possono vantare di avere nel loro archivio documentazione della celebrazione del primo centenario della fondazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, che per di più avvenne nel 1916 nel pieno della grande guerra come è stata definita la prima guerra mondiale. E chi sa perché proprio la guerra ha anticipato quella globalizzazione di cui tutti usufruiamo e in parte temiamo oggi. Una delle poche comunità che ha questo onore, con il relativo onere di portare il peso di questi cento anni di storia è S. Maria a Vico (Ce). Prima di tutto conserva il più antico manifesto della sua storia centenaria. E come ogni manifesto ci offre l’esatta cronaca di quanto avvenne allora. Facciamolo parlare con il suo linguaggio aulico.

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AVVISO SACRO

SOLENNI FESTE CENTENARIE della CONGREGAZIONE degli Oblati di Maria Immacolata Volgono ormai cento anni da che uno zelante Prelato Carlo Eugenio De Mazenod, infiammato di apostolico ardore, sotto gli auspici di Maria Immacolata, gettava in Provenza le basi di una Congregazione, che, umile nei suoi principii, veniva destinata da Dio ad espandersi per tutto il mondo. Nelle terre più barbare come fra i popoli più progrediti i Missionari Oblati di Maria Immacolata, imitatori del loro santo Fondatore, e benedetti da Dio, han cercato di spargere il buon seme, sia con la predicazione della divina parola, sia con l’insegnamento e l’educazione della gioventù nei Seminari, nei Collegi, nelle Scuole. E dappertutto in Europa, in Asia, in Africa, in Oceania e in America, la Vergine Santissima si è benignata benedire i sudori dei suoi figli, facendo ovunque germogliare il seme della loro parola evangelica. I manipoli così raccolti in tanti anni ora presentiamo ai piedi dell’IMMACOLATA REGINA DEL CIELO per ringraziarla della sua materna protezione e domandarle nuove grazie per l’avvenire. E perché la voce della gratitudine salga al Cielo più solenne, anche voi, o fedeli di S. Maria a Vico e della Valle Arienzana, vi unirete ai Padri Oblati di Maria Immacolata che da quattordici anni lavorano in mezzo a voi in questa parte della vigna del Signore.

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qui Thailandia qui Uruguay

MISSIONI

Qui Thailandia

OMI

Una giornata sorprendente

di Domenico Rodighiero OMI rodighiero.domenico@gmail.com Il mio compito, nella parrocchia di S. Michele dove sono parroco, è far conoscere Gesù, dare le coordinate della sua presenza. È un impegno difficile, pieno di incognite, in una chiesa che non cresce, in termini di fedeli, da ormai più di cento anni. Gesù tra noi è come un tesoro nascosto che nessuno cerca, ma quando ci imbattiamo nella sua presenza qualcosa cambia. Due settimane fa abbiamo avuto, per la prima volta, una giornata delle famiglie. L’avevamo preparata da tempo e con impegno; non ci aspettavamo molte persone, ma la partecipazione ci ha

Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net

Un mese di “comunioni” Verso la fine dell’anno si moltiplicano i festeggiamenti. Mi sento in linea con papa Francesco che alla GMG di Rio ha

detto di curare gli estremi: gli anziani ed i giovani. É quello che cerco di fare a Libertad, stare con gli adolescenti, giovani e bambini aiutandoli nei loro processi di maturazione, e stare con gli anziani in questa tappa affascinante della vita. Bambini e anziani insieme in un pomeriggio di sole e di musica, l’età media degli otto nonnetti era 87 anni, mentre il chitarrista più giovane, di anni ne aveva solo dieci. Alcune canzoni in un clima di festa, momenti semplici. Un centinaio di bambini hanno ricevuto la prima comunione, poco meno

sorpreso. Siamo stati insieme con semplicità cercando di avere cura gli uni degli altri, di essere gentili e accoglienti, pronti a metterci al servizio degli altri. La cosa più sorprendente è stata la reazione di una coppia: “Padre siamo stati contenti di stare insieme così, nella semplicità. È stata una scoperta; dovremmo organizzare qualche altro incontro”. Questa coppia, mi sono detto, ha incontrato Gesù, ha sperimentato la bellezza della sua proposta e non è poco, in un paese dove la gente viene (talvolta) a messa, ma ancor prima della benedizione finale è già in sella alla moto, pronta per tornare a casa o andare al centro commerciale.

sono stati i nonnetti ritornati alla casa del Padre. Una comunione che comincia in terra e non finisce mai. Un’esperienza di paradiso che ho sperimentato in due occasioni; una unzione a poche ore dall’ultimo respiro ed una prima comunione pochi giorni prima della vera comunione con il Signore. Blanca e Micaela hanno aperto nel mio cuore, uno spiraglio di paradiso, facendomi sentire il profumo della Sua presenza. Immagini ed esperienze scolpite in me che mi fanno gioire del piccolo “sì” a Dio che cerco di dire ogni giorno.

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Missione è… Far conoscere Gesù che rende liberi

di Adriano Titone OMI titonomi@gmail.com

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uella confessione fu speciale per Antoine, un giovane del sud del Senegal ormai da anni stabilito a Dakar con la famiglia. Partendo mi chiese se poteva tornare ogni tanto. Gli diedi la mia piena disponibilità e cominciò per lui un cammino di fede che avrebbe operato un’autentica, profonda liberazione. Ogni volta che veniva si preoccupava anzitutto di verificare che io fossi disponibile a passare

un po’ di tempo con lui, e se mi vedeva affaccendato, si limitava a salutarmi per tornare un’altra volta. È lui uno di quelli che mi ha insegnato l’ascesi, non facile per me, del lasciare da parte le cose da fare quando hai una persona da ascoltare. In un bigliettino appuntava le questioni su cui voleva confrontarsi: quasi sempre sulla Parola di Dio che voleva capire a fondo. Lo aiutai a scoprire che il Vangelo lo si capisce non tanto riflettendo o scambiando opinioni sui suoi contenuti, ma provando a metterlo in pratica. Dopo vari mesi Antoine sente che il Signore Gesù deve raggiungere il nodo centrale della sua vita: epilettico dall’infanzia, la sua famiglia lo ha portato dai guaritori tradizionali che gli hanno legato sul corpo vari grisgris (amuleti) con l’ingiunzione di non toglierli mai, pena la morte. In Africa infatti, e non solo in Africa, la malattia in genere è compresa e vissuta come manifestazione di una “presenza cattiva” da cui si cerca di proteggersi con

precise pratiche tradizionali. Aveva cominciato anche a prendere le medicine del caso, ma senza mai considerare l’ipotesi di disobbedire agli ordini degli stregoni del suo villaggio natale. Mi dichiara la volontà di liberarsi da tutto questo perché lo sente in contraddizione con la fede in Gesù Cristo, ultimamente rinnovata e fortificata. Lo invito a non essere precipitoso e a pensarci bene fino a maturare in piena libertà una tale scelta; e a pregare prolungatamente. Ritorna la volta seguente con un coltello dicendomi: «Padre, ho deciso! Se anche dovessi morire per quello che sto facendo, morirei libero e felice di non avere altro Signore che Gesù che mi salva e mi conduce a DioPadre!» E taglia con decisione i vari gris-gris alla vita e alle braccia consegnandomeli con gli occhi pregni di lacrime, brillanti di una luce che non dimenticherò mai! Nei suoi occhi ho letto la gioia della Pasqua: passaggio dalla schiavitù alla libertà dei figlio di Dio! n

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LE NOSTRE COMUNITÀ,

SENEGAL

KOUMPENTOUM

Mission Catholique Koumpentoum Senegal

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