cerco IL
centro di
GRAVITĂ permanente
Cammino di Quaresima per giovani e adulti
Testi ENZO TONIUTTO Citazioni da DOMENICO SGUAITAMATTI, L’Ultima Cena - L’arte rivelata dall’alta tecnologia, Edizioni White Star/Haltadeinizione LUCA FRIGERIO, Cene Ultime, Edizioni Ancora Progetto editoriale e ricerca iconograica GIORGIO GHILARDI Graica BOLD. Grumello del Monte (BG) Tipograia CASA EDITRICE MIMEP DOCETE Via Papa Giovanni XXIII 2 - 20060 Pessano con Bornago (MI) Tel. 02 95741935 Fax 02 95744647 info@mimep.it www.mimep.it RINGRAZIAMENTI “Siamo nani sulle spalle di giganti”, diceva San Bernardo. Ebbene all’inizio del percorso dobbiamo anche noi riconoscere la nostra piccolezza e ringraziare il lavoro di don Domenico Sguaitamatti e di Luca Frigerio, senza di cui questo cammino catechetico-spirituale non sarebbe nato. Rimandiamo dunque i nostri lettori alle loro opere.
“Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente”. Chi di noi non ha in orecchio questi versi di Franco Battiato? Perché dunque non farli diventare il leit-motiv per la prossima Quaresima? L’Arcivescovo di Milano, Cardinale Angelo Scola, ha scritto nella sua ultima nota pastorale sulla “Comunità educante” che “... una comunità viva e consapevole è la condizione imprescindibile perché i ragazzi incontrino personalmente Gesù come “centro affettivo”, cioè punto di riferimento stabile per la loro vita”. Egli inoltre ci fa capire che una comunità che voglia educare all’incontro con Gesù, non può che nascere dall’Eucaristia: la Domenica, il Dies Domini, il giorno del Signore “costituisce il paradigma della vita della comunità che ama, lavora, soffre, riposa ... con il Signore al centro”. Che via seguire, per riscoprire Cristo come “il centro”? Abbiamo scelto di intraprendere la strada della Bellezza, la Via Pulchritudinis: il Bello come luogo di rivelazione, come epifania del Vero. Da qui l’intuizione di scegliere l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, opera celeberrima, 3
visitata ogni anno da migliaia di persone, che raggiungono Milano da ogni parte del mondo. In quell’Ultima Cena, Cristo è “al centro”, perché Leonardo lo dipinge come “il centro” che attrae a sé i Dodici, dispersi e disperati all’annuncio terribile del Maestro: “Uno di voi mi tradirà”. Ciascun apostolo, posto di fronte alla notizia del tradimento, ha una reazione diversa, anche in relazione al profilo caratteriale e alle differenti qualità personali. Le parole del maestro, alla vigilia della sua passione, creano scompiglio e danno l’impressione di spezzare l’unità di quel gruppo in mille frammenti. Davanti a quelle parole, ogni discepolo è nudo, con le sue qualità e i suoi limiti, abbandonato alla disperazione della propria frammentata solitudine. Ma le parole di Gesù non si limitano all’annuncio del tradimento, esse hanno la forza di trasformare il pane e il vino in segno reale della Sua presenza e dunque di riportare unità in quel gruppo destinato - umanamente parlando - al caos e alla disperazione.
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C’è dunque un duplice movimento che percorre il dipinto leonardesco: uno che a partire dall’annuncio del tradimento spezza diabolicamente il gruppo dei Dodici; ed un altro invece che lo riporta simbolicamente alla sorgente dell’unità, che è Cristo stesso, presente realmente in quel pane e in quel vino. Durante i quaranta giorni del periodo quaresimale, cercheremo di entrare nella duplice dinamica del lavoro di Leonardo, identificandoci con ciascuno dei Dodici, colti prima nella loro disperata frammentarietà, e poi nella ritrovata e rinnovata unità con Gesù che si dona nel sacramento dell’Eucaristia, culmine e fonte di ogni esperienza cristiana. Entriamo dunque anche noi nel Cenacolo, ascoltiamo l’annuncio di Gesù (“Uno di voi mi tradirà”), identifichiamoci con ciascuno dei dodici apostoli e infine lasciamoci attrarre da Gesù. Lui è “il centro di gravità permanente” che ci sa donare un punto di vista stabile da cui guardare alle cose e alla gente in modo nuovo. Solo così sarà Pasqua! Solo così saremo nuove creature!
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domenIcA
prima settimana di Quaresima
il cenacolo si apre Gesù È “al cenTro” Di TUTTo: enTriaMo nella sUa prospeTTiVa osservo e leggo l'immagine
Uno di voi mi tradirà
L’Ultima Cena, che Leonardo da Vinci dipinse a Milano in quattro anni dal 1494 al 1498, all’interno del refettorio del Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie, ci presenta il momento preciso in cui Gesù comunica ai dodici apostoli che uno di loro lo tradirà. Più precisamente Leonardo riesce a rappresentare in modo mirabile l’istante esatto che segue quella dichiarazione, l’istante cioè in cui si scatenano le diverse reazioni dei Dodici. Leggiamo infatti nel Vangelo di Giovanni: “Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà. I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse” (Gv 13,2122). Anche l’evangelista Matteo ha parole efficaci per 6
descrivere quanto accade in quel cenacolo in seguito alla rivelazione di Gesù, ricordando come gli apostoli, “profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: Sono forse io, Signore? “(Mt 26,21). E così anche la pagina di Luca: “Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avesse fatto questo” (Lc 22,23). Le terribili parole di Gesù hanno un effetto paragonabile a quello di una scossa sismica, un terremoto che porta i dodici ad allontanarsi dal Maestro, spinti fuori, verso l’esterno dalla forza deflagrante dell’improvvisa consapevolezza della loro fragilità, della loro umana debolezza. Leonardo dispone gli apostoli ai lati di Gesù, sei per parte, suddividendoli in quattro gruppi composti da tre personaggi ciascuno: alla sua destra Giovanni, Pietro e Giuda; alla sua sinistra Giacomo il Maggiore, Tommaso e Filippo; nell’angolo del tavolo alla sua destra Andrea, Giacomo il Minore e Bartolomeo; all’altro capo della tavola Matteo, Giuda Taddeo e Simone lo Zelota. 7
Una prima ipotesi di lettura sintetica: l'Ultima cena come icona cosmica Perché le drammatiche parole di Gesù hanno una forza così travolgente? Perché sono pronunciate proprio da Lui. Egli è il Logos, la Parola, il Verbo, la Sapienza che è all’origine dell’evoluzione cosmica: l’accompagna, la sorregge e ne attende il compimento. In Lui, con Lui e per Lui tutto è stato pensato, progettato, ideato e creato. Lui è la forza, l’energia che attraversa tutte le creature dell’universo, da quelle inanimate a quelle spirituali. In Lui è la vita, e, proprio per questo, Lui è anche la verità e la via da seguire per arrivare ad essa. Ce lo ricorda proprio san Giovanni nel prologo del suo Vangelo: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,3-4). Ma, continua san Giovanni sempre nel prologo del suo Vangelo, “...il Verbo (proprio Lui) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Davanti a questo fatto, dice san Paolo, i Greci (i sapienti di allora) impazzirono e i Giudei (i credenti di allora) si scandalizzarono. Fu un terremoto per tutti. Era inammissibile che il “Tutto” (Dio), si presentasse come “frammento” (uomo). L’Incarnazione del Verbo, follia per i Greci e scandalo per i Giudei, fu il “giudizio” definitivo pronunciato da Dio Padre sulla storia umana. Incarnandosi, divenendo uomo, il Logos, la Parola ha riportato su questa terra 8
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quell’armonia, quella perfezione, quella bellezza che l’uomo ha “tradito” con il peccato originale. Gesù, durante l’Ultima Cena, pronuncia ancora una volta questo giudizio: “Uno di voi mi tradirà”. Tutti si sentono toccati da quelle parole. Tutti, perché in quell’ “Uno” è racchiusa tutta l’umanità. Nella lettera ai Romani Paolo scrive: “a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato” (Rm 5, 12). Il dramma di Adamo ed Eva ritorna dunque non solo per Giuda, ma anche per gli altri undici discepoli. Quel giudizio è tradotto pittoricamente da Leonardo (nella sua Ultima Cena) in una scossa sismica. Essa, come avviene in ogni terremoto, genera delle onde concentriche che coinvolgono tutta la scena che abbiamo davanti agli occhi. Così accadde anche nel mistero dell’Incarnazione del Verbo: ogni atomo, ogni particella della realtà furono coinvolti dall’irruzione di Dio nella storia frammentata degli uomini. Un impatto che, dopo essersi ripresentato durante la cena pasquale che stiamo contemplando nel capolavoro leonardesco, si ripeterà altre due volte durante il triduo pasquale: la prima al momento 9
della morte in croce (“Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono” leggiamo in Matteo al capitolo 27 del suo Vangelo); la seconda al momento della risurrezione (“Ed ecco, vi fu un grande terremoto” sempre Matteo capitolo 28). Possiamo dire che dopo questi terremoti, la storia dell’universo, del cosmo intero, d’ora in avanti, sarà sempre segnata dalla presenza viva di un “centro”, costituito dalla presenza reale di Cristo, cuore pulsante e attraente di tutta la realtà. Egli veramente sta attraendo tutto e tutti a sé. Ogni vota che la comunità cristiana vive il mistero dell’Eucaristia, obbedendo al comando del Signore Risorto (“Fate questo in memoria di me”), entra nella dinamica della scossa sismica dell’Incarnazione e della Pasqua. Cristo rendendosi presente come il centro vivo e il cuore del mondo, genera la Chiesa e aiuta ogni credente a vincere la frammentarietà diabolica di un’esistenza segnata dal peccato e dalla morte. 10
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La Chiesa, nata dall’Eucaristia, diventa così, per il mondo e nel mondo, segno profetico del fine verso cui si sta incamminando la storia. Un fine che riguarderà tutto e tutti, nessuno escluso. Riguarderà certamente i credenti in Cristo, pienamente incorporati a Lui grazia al Battesimo, ma riguarderà anche i cosiddetti “lontani”, che, o non hanno mai sentito le parole di giudizio di Gesù, o ne sono spiritualmente e culturalmente indifferenti. Riguarderà anche i cosiddetti “vicini” che, pur nati all’interno del popolo cristiano, hanno indurito il proprio cuore riducendo la fede, da esperienza viva, a sterile intellettualismo o morto moralismo. Tutto questo lo possiamo intravedere nell’Ultima Cena di Leonardo. Le onde sonore più vicine al Cristo, provocate dalle sue tremende parole, racchiudono i primi sei discepoli (divisi in due gruppi di tre), che hanno udito chiaramente le parole di giudizio del Maestro (“fides ex auditu”). 11
Essi – come dice il Concilio Vaticano II – sono “pienamente incorporati” a Gesù grazie al dono del Battesimo. Sono rispettivamente, alla destra di Cristo, i “battezzati in Gesù” (Giovanni, Pietro e Giuda) e alla sua sinistra i “credenti in Gesù” (Filippo, Giacomo il Maggiore e Tommaso). Il resto dell’umanità, che si trova – rispetto ad una logica prettamente umana – all’esterno della comunione “visibile” con la Chiesa di Gesù, è comunque coinvolta dalla tremenda scossa sismica del giudizio pronunciato dal Maestro. Anch’essa è chiamata, è interpellata ad intraprendere un cammino di “scoperta del centro”. All’angolo destro della tavola ecco tre discepoli che, proprio perché “lontani”, non hanno udito bene le parole del Maestro. Ne percepiscono una eco remota e ne sentono una vaga nostalgia (Giacomo il Minore), che li stimola a intraprendere un cammino sapienziale (Andrea) di ricerca del “centro”, sorretti dalla loro intelligenza e dal loro limitato desiderio di capire (Bartolomeo). 12
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Possono intraprendere tale percorso sorretti dalla “sapienza del cuore”.
Da ultimo, all’altro lato della tavola ecco i “vicini”. Essi, pur avendo un legame con i credenti battezzati, espresso da Leonardo attraverso le braccia di Matteo, si sono allontanati dalla viva freschezza del Vangelo, chiudendosi nelle loro vuote e fredde “idee religiose e morali”. Pur essendo dei “vicini” che hanno udito chiaramente il giudizio del Maestro, di fronte all’appello alla conversione, si chiudono in se stessi, in un atteggiamento caratterizzato dalla “durezza del cuore”. Sono rispettivamente Matteo, perso nel suo smarrimento, Taddeo, confuso e perplesso, ed infine Simone lo Zelota, caratterizzato da una cinico e freddo razionalismo.
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La perdita del centro Leonardo ci presenta il gruppo dei dodici discepoli, come un insieme di persone diverse, unite però da una caratteristica: quella di essere disorientate, di non avere più un punto di riferimento, di non avere più “un centro”, a cui riferirsi e che possa dare ordine, armonia e unità alla loro vita. Se ci pensi bene è l’esatto opposto a ciò che capita invece alle Tre Persone della Santissima Trinità. Padre, Figlio e Spirito Santo sono sì persone diverse tra loro, ma anche in perfetta unità e armonia. Quell’armonia che in questo dipinto emana solo dalla igura di Gesù, inscritto da Leonardo in un perfetto triangolo equilatero, che rimanda simbolicamente al mistero della Santissima Trinità. Lui, Gesù, è “il centro” del dipinto, che, in questo primo momento, non viene più riconosciuto come tale dai Dodici, dispersi e frantumati come tanti pezzetti di uno specchio che si è drammaticamente spezzato. Gesù rimane solo, perfettamente “al centro” dell’intera scena. È una centralità anzitutto geometrica, evidenziata dal fatto che tutte le linee prospettiche della composizione del Cenacolo dipinto da Leonardo nel Refettorio dei Frati Domenicani, in cui esso è inserito, partono e arrivano a Lui. Gli storici dell’arte e 58 14
gli studiosi hanno trovato infatti un piccolissimo foro, appena a lato dell’occhio destro di Cristo, segno della presenza di un chiodo al quale Leonardo legava tutte le corde che intinte in un colore acquoso, ben tese, e pizzicate con gesto sicuro, lasciavano impresse sul muro tutte le linee direttrici dell’intera composizione. Una scelta tecnica che rivela però una verità ben più profonda: Cristo sta al centro non solo perché è il protagonista principale, ma soprattutto perché è “il centro”, il vero senso di tutto ciò che sta avvenendo, la forza misteriosa che fa muovere e misura ogni gesto.
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Il cenacolo reale e il cenacolo dipinto Come riesce Leonardo a introdurci subito e con tale profondità in uno dei più importanti signiicati dell’Ultima Cena? Agendo anzitutto sullo spazio reale del refettorio e studiando una prospettiva centrale per il suo dipinto con l’intento di “sfondare” virtualmente la parete per creare un unico ambiente così che la tavola del Cristo con gli apostoli sia realmente percepita dentro uno spazio unitario... “Con logica ardita Leonardo adopera e sviluppa la prospettiva per creare un’estensione apparente alla stanza reale, e in questo modo arricchisce il puro efetto illusionistico di un contenuto simbolico” . (L.H. Heydenreich) In collaborazione con lo stesso Bramante, ristruttura l’intero refettorio modiicandone le misure che risultano essere 8,87 metri nei lati piccoli e 35,48 metri nei lati lunghi. Quattro cubi, dunque (8,87 x 4 = 35,48 metri), a scandire in un perfetto rapporto di 1 a 4 il refettorio reale che Leonardo virtualmente prolunga con altri due cubi dipinti in prospettiva e calcolati della stessa misura. Così l’intero ambiente, vero e illusorio, nel suo complesso risulta formato da sei cubi in rapporto di 1 a 6. In altre parole la stanza del Cenacolo dipinta da Leonardo, è pari alla metà del refettorio reale. 16
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Ponendosi al centro di tale spazio e alzandosi all’altezza degli occhi di Cristo è possibile constatare un forte allineamento tra l’architettura del refettorio e quella del Cenacolo dipinto. La tavola con i commensali è poi dipinta, in alto, come una “balconata” aggettante verso lo spazio reale diventando efettivamente la quarta e più importante tavola del refettorio. Tre erano infatti le tavole dei frati: quella (di fronte all’Ultima Cena di Leonardo), riservata al priore e ai superiori, e le due lungo le pareti laterali riservate rispettivamente ai monaci che già avevano fatto la scelta deinitiva e ai “novizi” che ancora erano in cammino per una compiuta scelta vocazionale. La tavola imbandita di Cristo e degli apostoli non “vive” dunque
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da sola, ma entra in stretta relazione con quella della comunità domenicana: Cristo con i discepoli erano quotidianamente commensali degli stessi frati invitati tutti quasi a una identica mensa attorno alla quale, mentre condividevano il necessario e sobrio pasto di ogni giorno, erano comunque richiamati a Cristo “pane di vita”. In questo modo pare che il Cristo, ‘priore spirituale’, partecipi al pasto dei monaci.
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martedì rifletto e medito
Vivere la Pasqua significa uscire dalla propria per entrare nella prospettiva di Gesù Per vivere, ogni persona deve scegliere una prospettiva che le permetta di muoversi e orientarsi nei mille sentieri di cui è composta l’esistenza. Ci alziamo, ci laviamo, facciamo colazione, ci vestiamo, andiamo a scuola, all’università, in uicio o in fabbrica; pranziamo, studiamo, lo sport, la musica, il catechismo, magari facciamo anche del volontariato, ci divertiamo per riempire il cosiddetto “tempo libero”, ... tantissime belle cose, che rimangono però dei “frammenti”, se non trovano “un centro” che dia loro una prospettiva di senso. Perché queste singole tessere possano aspirare ad essere parte di un meraviglioso mosaico, è necessario un “centro” che, proprio perché ha la pretesa di uniicare la vita, non può essere semplicemente un’idea ilosoica o un precetto morale, ma qualcosa di vivo e vero che sia in grado di “attrarre tutto e tutti a sé”. Per noi cristiani, tale “centro di gravità permanente” è la persona di Gesù di Nazaret, che Giovanni nell’Apocalisse deinisce: “l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 22,13). 19 58
Perché solo Lui ci può ofrire e donare questa sintesi? Perché solo Lui, vincendo per sempre il peccato e la morte, si è rivelato come il Logos, la Parola, il Verbo, la Sapienza in cui e per cui tutto è stato pensato, voluto e creato dal Padre. Con la Pasqua e la Risurrezione, Egli ha sconitto deinitivamente la potenza negativa del male che aveva “deformato” l’armonia perfetta e “centrata” sul Verbo, voluta da Dio Padre per “noi uomini e per la nostra salvezza”. Il Risorto ci ha poi donato anche il suo Spirito, la sua energia, attraverso la quale Egli si rende presente e vivo nella storia degli uomini, come “centro” e “cuore” pulsante che attrae tutto e tutti a sé, facendo in modo che ogni tessera, ogni frammento della realtà, trovi il suo posto nel meraviglioso mosaico del suo disegno d’amore. In quanto centro attraente, egli ci ofre anche “la verità” e “la via”: ci indica cioè la direzione verso cui orientare tutti gli sforzi che facciamo nelle mille scelte di ogni giorno. Solo Lui ci può ofrire un progetto di vita che possa ordinare le singole tessere del mosaico. Quel progetto è la nostra vocazione: la chiamata di Gesù ad una scelta di vita, plasmata dal Vangelo. Certo ci sono anche altri “idoli” che possono ofrire prospettive e progetti di vita alternativi: il potere, il denaro, il piacere, l’egoismo. Ma – come leggiamo nelle Sacre Scritture – essi non sono vivi, bensì “morti”, perché costruiti dalla mano dell’uomo. Se uno li ascolta ed accetta la loro proposta, si trova nella situazione 20
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disperata dei discepoli che sentono il tremendo annuncio di Gesù: “Uno di voi mi tradirà”. Non solo Giuda ha tradito; in fondo tutti hanno tradito, nella misura in cui non hanno riconosciuto Gesù come l’unico “centro” che, attraendoli a sé, poteva ofrire e donare una nuova, solida e vera prospettiva di vita. Vivere, con Gesù, la sua e nostra Pasqua signiica compiere, come l’antico popolo di Israele, il passaggio: uscire da un terra e condizione di schiavitù (Egitto), per entrare nella libertà della terra promessa. Lo stesso esodo a cui ci invita Leonardo: abbandonare le nostre meschine e grette prospettive, per entrare nella logica di Gesù. Solo così nasceremo a vita nuova.
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mercoledì prego
dopo aver osservato e riflettuto sul dipinto dell'Ultima cena di Leonardo, trasforma le tue osservazioni e riflessioni in preghiera Signore Tu sei la Sorgente, senza di Te, io sarei acqua stagnante, che imputridisce e muore. Signore Tu sei il Sole, aspetto da te la luce, che illumini la mia strada. Signore Tu sei la Brezza, aspetto da Te il soio, per prendere il largo. Signore Tu sei l’Artista, attendo che Tu inserisca la mia piccola tessera nel tuo meraviglioso mosaico.
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Signore Tu sei il Musicista, attendo che Tu faccia sgorgare dal mio povero legno e dalle mie corde stonate una musica meravigliosa. Signore Tu sei “il centro” e io voglio vivere nella tua e non nella mia “prospettiva”. Amen
contemplo e ascolto da “Nostro fratello Giuda” di don Primo Mazzolari
Miei cari fratelli, è proprio una scena di agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra chiesa, che è diventata Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome che fa spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma anche tutti i nostri iglioli non imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa infelice. Io mi dimentico per un momento del Signore o meglio il Signore è presente nel rilesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una soferenza sconinata. 23 58
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giovedì contemplo
Ti chiedo di metterti in preghiera silenziosa davanti al dipinto dellUltima Cena di Leonardo. concludi la contemplazione, riascoltando il brano musicale "L'ombra della luce" di Franco Battiato Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte in uno dei tuoi regni di quiete: E' tempo di lasciare questo ciclo di vite. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perchè, le gioie del più profondo afetto
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o dei più lievi aneliti del cuore sono solo l'ombra della luce. Ricordami, come sono infelice lontano dalle tue leggi; come non sprecare il tempo che mi rimane. E non abbandonarmi mai... Non mi abbandonare mai! Perchè, la pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce.
contemplo e ascolto da “Nostro fratello Giuda” di don Primo Mazzolari Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è inito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male: di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di afrontare la vita come una missione? Vedete allora perché Giuda è veramente fratello nostro!
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venerdì mi pento
oggi è il giorno che la chiesa dedica al pentimento e alla richiesta di perdono. Ponendoti in preghiera davanti al dipinto di Leonardo, fatti alcune domande Signore, chi e cosa sto mettendo “al centro” della mia vita? Con chi e con cosa ti “sto tradendo”, Signore? Tu, Gesù, sei “il centro”, oppure sei semplicemente una parentesi della mia vita, legata ai cosiddetti “doveri religiosi”, della Messa e del Catechismo? Quali idoli stanno prendendo il Tuo posto?
contemplo e ascolto da “Nostro fratello Giuda” di don Primo Mazzolari Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito 58 28
il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsèmani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”.
sabato cambio vita
Vivere il tempo forte della Quaresima, significa cambiare vita e riscoprire la propria natura più profonda di battezzati e figli di dio Signore Gesù, Tu sei “il centro” della storia umana. Da Te, in Te e per Te tutto nasce, cresce, vive e si sviluppa. Tu attrai ogni uomo nel Tuo disegno di Amore. Fa’ che non ci siano altri falsi idoli nella mia vita, che come subdole e perverse calamite mi attraggano lontano dalla Tua volontà. Solo così Tu sarai veramente la Prospettiva più vera, seguendo la quale io troverò o riscoprirò la mia vocazione e il mio posto nel Tuo grande progetto di vita per l’umanità intera. Amen.
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seconda settimana di Quaresima
GioVanni, pieTro e GiUDa la GioVineZZa Del BaTTesiMo, Tra irrUenenZa e DisperaZione osservo e leggo l’immagine
Durante questa seconda settimana di Quaresima, ti invito a rivolgere la tua attenzione ai tre discepoli che si trovano alla destra di Cristo. Sono Giovanni, il discepolo che “Gesù amava” a cui Gesù dall’alto della croce affidò la Madre; Pietro “il capo” che rinnegherà il Maestro durante la Passione e al canto del gallo si pentirà amaramente; e Giuda Iscariota, colui che mise in vendita il Cristo per trenta denari e, vinto dalla disperazione, finirà la propria esistenza impiccandosi ad un albero.
La giovinezza del discepolo che Gesù amava Ma ora ti chiedo di osservare Giovanni. Leonardo sembra quasi eccedere sulla sua “giovinezza”, al punto tale che spesso questo suo volto è definito erroneamente “femmineo”. Leonardo, invece, nel volto di questo di30