COMPITI A CASA
misure di austerità e futuro d'Europa
.................................................... RAPPORTO UNICEF 2014
Ogni bambino conta e ogni bambino deve essere contato
COSA RIMARRÀ DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO Dopo gli esami europei
............................................. MEDICINA NUCLEARE E terapia radiometabolica
OMEGA 3
ANNO IV - N.6 - NOV/DIC 2014
I grassi buoni...!
........................................... ROBIN WILLIAMS
Addio ad un grande del cinema mondiale
Storia senza tempo la magia del Natale
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editoriale
PaduanoEditore
“CREDERE NEL FUTURO È LA PIÙ STRAORDINARIA FONTE DI ENERGIA”.
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ari lettori, mi è gradito rivolgere gli auguri in occasione delle prossime festività di Natale e di fine anno. Il mondo intorno a noi, la società tutta, le famiglie, si avvicinano infatti in questi giorni ad una festa, quella più importante, madre di tutte le feste, il Santo Natale, simbolo di pace e di amore. Si avvicina una scadenza, quella della fine dell’anno, che ci spinge a fare bilanci e a prefigurare nuovi obiettivi per il futuro. Il mio personale ruolo di Direttore Editoriale, mi impone un doveroso ringraziamento a quanti hanno collaborato con Mr. Magazine nell’anno 2014 consentendone crescita e diffusione. Ringrazio particolarmente il Prof. Giuseppe Lembo, tutti i corrispondenti e soprattutto le aziende sponsor. Un caloroso ringraziamento ai miei stretti collaboratori, per l’impegno dimostrato e ai tanti lettori che sempre più numerosi ci manifestano stima e vicinanza. Con l’auspicio che quanto finora fatto rappresenti un risultato consolidato per continuare un processo di miglioramento, promuovendo maggiormente le tante iniziative che la rivista sarà capace di raccontare anche nel prossimo anno. Fin dall’inizio Mr. Magazine è stato sempre in compagnia di un principio indissolubile, un principio al di sopra di noi, al di sopra della nostra esperienza e della nostra vita, ovvero, il bene comune nel raccontare in modo sempli-
ce gli argomenti trattati. Questo mese avvicinandoci alla più importante festa dell’anno, considerata da sempre momento di riflessione, di tradizioni, di riscoperta di valori a volte dimenticati dalla quotidianità, desidero soffermarmi su alcuni buoni propositi per l’anno che verrà. Puntualmente a fine anno si confrontano i propositi con quelli realmente portati a termine e, molto spesso, si ha una sensazione di delusione per non aver fatto fronte a tutti gli impegni presi l’anno precedente. È tempo di bilanci e quindi eccoci qua per ripartire con la solita lista di buoni propositi: “quest’anno sarò più generoso, avrò più tempo per la famiglia, aiuterò chi è in difficoltà, etc, etc..." Obiettivi, a volte non realizzabili e disattesi, ed è bene rendersi conto che in un’epoca in cui tutti sono stressati e pieni di impegni, far fronte a tutto ciò risulta complicato. Riscopriamo allora il valore dell’eliminazione piuttosto di quello dell’aggiunta. Oggi diagnosticando i mali che affliggono il paese, le aziende e le famiglie, tutti puntano l’indice sulla burocrazia e sullo scarica barile. Bisogna rimboccarsi le maniche e iniettare maggiore passione ed energia, cominciare a dare un’immagine diversa di sé. Non dite: "Tutti rubano, tutti sono corrotti, tutti sono sbagliati…" No!!! In questi giorni i fatti di cronaca di femmicidio e di crimini indescrivibili sui più piccoli, angosciano profondamente tutti, come a ricordar-
ci, laddove ce ne fossimo dimenticati, dell’esistenza del maligno. Il tutto, deve essere per noi occasione, proprio nella festa del Natale, per sentirci sempre più vicini ad un solo credo e all’amore verso il prossimo, uniti nel combattere ognuno con la propria semplicità le cattiverie di tutti i giorni. Sentitevi responsabili e promuovete il bene comune di tutti. Resistete a certe mode, a certi modi di pensare, a certe omologazioni al ribasso, vedrete che alla fine le cose belle e buone sono sempre maggioranza rispetto alle negatività. Alleggeriamoci invece di appesantirci, svuotiamo un po' la nostra vita pensando a cosa è superfluo e inutile, lasciando spazio a cose che danno piacere a noi e a quelli che ci stanno attorno. Allora per rendere i propositi del 2015 diversi dai precedenti, proviamo a identificare un solo obiettivo, una meta realizzabile senza smettere di sognare e nel contempo condirla con un pizzico di follia o genialità. Sperando che gli argomenti trattati in questo numero siano di vostro gradimento, non mi resta che augurarvi un sereno Natale e felice anno nuovo e soprattutto tanti auguri di buon lavoro per un 2015 ricco di soddisfazioni.
Dott. Francesco Paduano Direttore Editoriale info@mistermagazine.it
distribuzione gratuita
MISTER MAGAZINE ANNO IV - N.6 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2014
07 | COMPITI A CASA
misure di austerità e futuro d'Europa
09 | ITALIA: INCAPACE DI ATTRARRE IDE 10 | RAPPORTO UNICEF 2014
ogni bambino conta e ogni bambino deve essere contato
12 | LA GIUSTIZIA RIPARATIVA e il progetto sicomoro in italia
14 | NUOVE NORME DELLA REGIONE CAMPANIA
per le imprese artigiane e la promozione del marchio etico
16 | COSA RIMARRÀ DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO dopo gli esami europei
18 | PIANO URBANISTICO ATTUATIVO sentenza n. 1977/2014
22 | MEDICINA NUCLEARE
e terapia radiometabolica
24 | COME GODERSI LE FESTE
SOMMARIO
e rimanere in forma
26 | OSTEOPOROSI
conosciamola meglio
27 | IL PERO 28 | OMEGA 3
i grassi buoni...!
30 | STORIA SENZA TEMPO la magia del natale
EDITORE
Paduano S.r.l.
DIRETTORE EDITORIALE Francesco Paduano
DIRETTORE RESPONSABILE Giuseppe Lembo
34 | QUADERNI DI BIODIVERSITÀ il gatto selvatico
CAPO REDATTORE
36 | "ARMONIA DI PIETRAGRIGIA"
Carmen Lotoro
37 | LA CASTAGNELLA
REDAZIONE
il libro della scrittrice salernitana Angelica Elisa Moranelli storia e preparazione
38 | OASI FIUME ALENTO
buoni propositi per il 2015
40 | ROBIN WILLIAMS
1951-2014 addio ad un grande del cinema mondiale
42 | GIANNI PETRIZZO 46 | ÉDOUARD MONET e l'attimo fuggente
47 | PAUL CEZANNE e il colore vivente
50 | WWW.
"vivere in rete" e "nella rete"
54 | UN LIBRO AL MESE
la storia di saint patrick
56 | CUCINARE A KM 0 58 | MR. MOVIES
a christmas carol
Annalisa Botti Danilo Perillo Carla R. Buonocore
HANNO COLLABORATO: D. Corsini, P. Cusati, L. De Valeri, F. Di Lorenzo, A. D'Antuono, F. Di Vita, G. Di Vita, M. E. Ferrara, G. Imparato, P. La Palomenta, D. Pandolfo, G. Petrizzo, E. Serra
PUBBLICITÀ & MARKETING Carmen Lotoro
WEB & GRAFICA Danilo Perillo
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Tipografia CGM srl www.tipografiacgm.com - 0974 844039 www.mistermagazine.it
Testata Mr. Magazine Free Press | Iscritta registro della stampa periodica n. 21/2011-885/011 R c/o Tribunale di Salerno. Paduano S.r.l.| Via G. B. Vico, 2 - 84043 Agropoli (SA) P.IVA 04658650652 Tel. 0974.827010 pbx | info@mistermagazine.it È vietata la riproduzione, anche parziale, dei contenuti. Questo periodico è aperto a quanti desiderano collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti, articoli e note sono subordinata all’insidacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione commerciale/professionale con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo esclusivamente gratuito. Ai sensi della legge 196/2003 e successive modifiche l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico e/o di comunicazioni promozionali anche via web. Ai sensi degli art. 7 e 10 ai suddetti destinatari è data facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione all’Editore info@mistermagazine.it. Per eventuali rapporti di collaborazione convenuti si conviene il foro competente esclusivo è quello di Vallo della Lucania (SA).
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ATTUALITÀ
di Giuseppe Lembo
COMPITI A CASA
MISURE DI AUSTERITÀ E FUTURO D'EUROPA
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asta, veramente basta, con i compiti a casa; il rigore dei conti in regola non può assolutamente reggere; non rappresenta la linea vincente per il futuro dell’UE. Con il rigore dei compiti a casa, secondo le intenzioni a senso unico di Angela Merkel e della Commissione europea, non si va da nessuna parte; non ci potrà, addirittura, essere futuro possibile per l’UE che verrà. Se si insiste con i compiti a casa e con il rigore a tutti i costi per un sempre meno solidale cammino d’insieme dell’UE, allora ed inevitabilmente sarà la fine di tutto. Sarà difficile tenere insieme anime europee così diverse e così diversamente complesse per i tanti problemi che sono costrette ad affrontare nella loro quotidianità di tutti i giorni, sempre più difficili da vivere; sempre più amari, con altrettante amare nottate da passare. Insistere diabolicamente con il rigore a tutti i costi, così come sta facendo a senso unico la Germania della Merkel e così come impone con i suoi diktat la Commissione UE, un fedele cavalier servente dell’egoismo teutonico, significherebbe mettere in discussione i presupposti fondanti per i quali e sui quali è nato il Progetto UE.
Significherebbe, tra l’altro, assistere con indifferenza al tragico default di alcuni Paesi membri, Italia compresa, con difficoltà quotidiane, assolutamente insuperabili, se non c’è la giusta solidarietà da parte dell’UE. In questo clima di rigore imposto, il nostro Paese può fare tutti i sacrifici che vuole, ma assolutamente non potrebbe vedere mai all’orizzonte quella luce necessaria per avviarsi sulla strada di un nuovo cammino sul quale, al primo posto, c’è da rendere concretamente operativo il mondo del lavoro, dando pane e lavoro agli italiani (sono purtroppo milioni) giovani e meno giovani che vivono disperatamente la loro triste condizione di senza lavoro e quindi di senza reddito e di senza quelle certezze anche minime per sobbarcare quotidianamente il lunario; tanto, oggi, per precise responsabilità anche della politica economica UE nonché dell’inconcludente fare per gli altri, da parte di ometti e donnicciole con l’ombelico di fuori, italiani assolutamente incapaci di essere protagonisti per la tanto attesa rinascita del Paese. I compiti a casa, l’austerità UE, che cosa producono di concretamente nuovo per cambiare il destino dell’Italia, mettendo la sua gente in condizioni di poter vivere in modo dignitoso e secondo
i principi universalmente riconosciuti all’uomo della Terra, il primo dei quali afferisce al diritto alla vita? Rispettare i vincoli di bilancio affamando i popoli, non è certamente un atto di civiltà; non giova a nessuno, ma proprio a nessuno. Giova solo a chi egoisticamente pensa sempre e solo a se stesso come fa la Germania che sorda com’è, non vuole assolutamente ascoltare il grido di dolore, così come viene dalla Francia, dall’Italia e da altri paesi dell’Unione che, purtroppo, rischiano di morire proprio di Europa unita. Ma è normale tutto questo? È assolutamente inopportuno ed ingiusto che qualcuno, pensando solo a se stesso, ritenga giusto ed opportuno affamare gli altri, creando condizioni di una tragicità estrema soprattutto per il mondo giovanile e per quel mondo sempre più debole degli ultimi, dal futuro per sempre cancellato; dal futuro negato perché così hanno deciso gli altri che sono amici solo di facciata e non sono assolutamente alleati affidabili con cui poter camminare insieme. Siamo, stando così le cose, alla tragedia nella tragedia; i vincoli dell’UE non sono assolutamente tollerabili. Altro che austerità! Occorre tanta, tanta opportuna flessibilità ed un insieme da vivere nel rispetto reciproco e con quella reciprocità di intenti che è la sola giusta strada da seguire e proseguire per un’Europa veramente unita. Basta con i tecnocrati di Bruxelles e con quella Commissione che non pensa al bene comune, ma al solo egoistico bene di un vivere europeo che europeo proprio non è. Di tecnocrati, di boiardi di stato e di poteri forti abbonda l’Italia e l’Europa di Bruxelles; è da questi e soprattutto da questi che provengono i suoi mali, causa estrema di una estrema crisi di futuro che proprio non ci porta da nessuna parte. È, in questo quadro di negatività UE, soprattutto, il mondo giovane sempre più dal futuro negato; l’Europa, se è come dovrebbe essere, espressione viva di insieme dei suoi popoli, deve capire
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ATTUALITÀ che anche la sofferenza di un suo solo Paese membro, è di fatto condizione di sofferenza per tutti i 28 paesi UE che devono concretamente stare insieme nel bene e nel male. Se non si capisce questo che Europa Unita è? Di che Europa dei popoli d’Europa si tratta? È ormai tempo di riflettere e di tirare le somme; è ormai tempo di decidere saggiamente dove andare e quali devono (se ci sono) essere i compagni di viaggio. Deve trattarsi sempre e solo di compagni di viaggio veri ed affidabili; se non è così, conviene da subito andare per la propria strada ed evitare gli infami falsi amici che pensano al male per farti male. L’Europa ed il suo futuro richiede un Progetto di insieme fortemente unito e solidale; se alla base non c’è questo allora c’è da ribellarsi; c’è da dire alla Merkel e/o a chi per essa parla ed agisce, che basta con i vincoli; basta con le sanzioni ed i veti. L’Europa dei 28 dell’UE, nella stragrande maggioranza è in difficoltà; è in difficoltà anche grave perché, tutto l’Occidente con il suo modello egoistico del
tutto per sé e di un consumismo sempre più sfrenato, non regge più; perché sono diminuite le risorse disponibili per consumare all’infinito sprecando anche quello che non si aveva e soprattutto non si ha oggi, comprese le risorse energetiche sempre più esauribili e limitate. Occorre un nuovo modello di vita per l’Italia, per l’Europa e per l’intero Occidente che è in forte difficoltà di futuro ed ha bisogno di nuove dinamiche umane e di nuovi comportamenti antropici, assolutamente necessari per cancellare le tracce profonde di un grave male antropico, motivo di gravi sofferenze, di una crisi profonda e di una insanabile condizione di conflitto generazionale all’interno del quale, i padri con indifferenza per i loro figli ancora pensano al tutto per sé; tanto, con effetto di una grave e profonda crisi per il futuro dei loro figli, traditi nel presente dal feticcio familistico o peggio ancora individualistico di un io mondo, intento a costruire, sbagliando, una società dell’apparire basata sugli egoismi umani di una colonizzazione del mondo fortemente eterodiretta al
solo fine di un’onnipotenza che, alla fine della corsa, diventerà l’inizio della fine dei falsi sogni di gloria anche per i disumani potenti che saranno trascinati e per sempre nella polvere, senza possibilità alcuna di potersi risollevare, se non decidono da subito di rigenerarsi cambiando vita. Giuseppe Lembo www.giuseppelemboscrittore.it lembo.giuseppe@alice.it
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8 MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014
ATTUALITÀ
di Giorgio Imparato
ITALIA: INCAPACE DI ATTRARRE IDE
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’Italia è la terza potenza dell’Unione Europea, nonostante ciò, non sembra attrarre abbastanza l’interesse degli investitori stranieri, almeno stando ai numeri. Se guardiamo alla Spagna, che soffre come l’Italia la crisi che l’ha colpita negli ultimi anni, vediamo che resta sempre una delle maggiori destinazioni di investimenti diretti esteri (IDE), non solo a livello europeo ma anche a livello globale. Infatti, la Spagna ha ricevuto più di € 120 miliardi negli ultimi cinque anni. Secondo alcuni studi dell’Esade Business School, nel 2012 la Spagna si attesta a quarta nazione in termine di IDE dalla Cina, con un incremento di sette volte rispetto al 2011. Ci sono molto differenze tra Italia e Spagna: mentre in Italia esiste un’ industria propria , la Spagna si presta molto come piattaforma per chi vuole produrre. Il forte interesse degli investitori verso la Spagna è dovuto anche al fatto che il paese ha varato riforme strutturali e una serie di leggi per superare la debole situazione economica. Il governo ha attuato una riforma fiscale e del lavoro, approvata dall’Unione Europea, che sta aiutando la Spagna ad attrarre ancora più investimenti dall’estero. Aziende come Ford, Nissan e Renault hanno da poco aperto nuove filiali in Spagna facendo diventare il paese il primo produttore europeo di automobili, mentre in Italia le fabbriche di auto vengono chiuse o spostate all’estero e allo stesso tempo si impedisce alla concorrenza estera di entrare. La Spagna riesce a offrire un sistema fiscale favorevole e un mercato del lavoro molto flessibile. Una legge molto interessante , introdotta di recente in Spagna consente agli stranieri che investono di ottenere la cittadinanza spagnola . L’obiettivo di questa legge è di favorire ulteriormente gli investimenti stranieri in Spagna in un momento di crisi finanziaria ed economica. Analoghe disposizioni sono state in-
trodotte anche in altri paesi come Stati Uniti, Portogallo e Irlanda. La situazione italiana è alquanto differente: è da tempo che l’Italia , grande esportatrice e produttrice , si dimostra però incapace di attrarre realmente investimenti diretti esteri. Le riforme per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro non vengono attuate. Altro ostacolo importante è l’incertezza e la lentezza del sistema giudiziario e della burocrazia. Esiste, ed è confermata dai recenti eventi legati all’Expo e al Mose, un alto livello di corruzione che scoraggia la concorrenza e l’interesse da parte di operatori internazionali verso i nostri progetti. L’Italia sembra aver fatto poco nel creare i giusti incentivi. Le procedure amministrative italiane sono inefficienti e inaffidabili, non c’è molta stabilità politica (quattro governi in quattro anni), e questo si traduce in una sensazione d’incertezza. Gli investitori pretendono giustamente che i paesi destinatari dei loro investimenti siano credibili e stabili, e questo è esattamente ciò che Mariano Rajoy sta cercando di sviluppare in Spagna. Invece l’Italia non riesce ancora a offrire la stessa stabilità politica, anche a causa del potere decisionale troppo disperso. Pochi capi dipartimento ministeriali hanno il potere di rendere le leggi inapplicate e di opporsi alla spending review, magari guadagnando più del Presidente Obama, un fatto incomprensibile e molto difficile da spiegare agli stranieri. Altro problema di non poco conto è la cosiddetta fuga di cervelli che spinge molti studenti italiani a lasciare il paese per cercare lavoro all’estero in assenza di serie prospettive di carriera in Italia. Ulteriore fattore limitante in Italia è il potere di veto verso progetti di interesse generale. Il nostro Paese è pieno di progetti partiti con le migliori intenzioni e poi interrotti dalle maglie della burocrazia e soprattutto dai veti incrociati di enti
locali, di gente del posto e di gruppi ambientalisti. L’Italia è davanti a un bivio e deve cercare di snellire le varie procedure per consentire l’accesso di capitali esteri . Con il piano Destinazione Italia il governo ha cercato di dare priorità alla questione degli ide . Questo provvedimento servirà a beneficiare gli investitori stranieri in molti modi: accordi fiscali quinquennali minori prezzi dell’energia procedure più semplici. L’Italia deve cercare di sviluppare il paese utilizzando i soldi degli stranieri, le condizioni e le possibilità non mancano, bisogna fare in modo di rendere l’economia italiana attraente rendendo gli investimenti semplici e profittevoli. Giorgio Imparato giorgio.imparato1@virgilio.it
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MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014 9
ATTUALITÀ
di Giuseppe Lembo
RAPPORTO UNICEF 2014
OGNI BAMBINO CONTA, E OGNI BAMBINO DEVE ESSERE CONTATO
I
nuovi poveri in Italia e nel mondo sono sempre più protagonisti di un mondo dei senza speranza; sono loro i figli della recessione; sono il simbolo di un Paese, il nostro, in grave e crescente sofferenza umana e sociale, da sconfiggere per non morire. La povertà, una parola che fa paura in tutte le parti del mondo, è un’amara realtà anche in casa nostra; non è solo l’Africa Nera e/o altre parti endemicamente povere del mondo ad essere realtà povere del Pianeta, in questo inizio e sempre più complicato avvio del Terzo Millennio e del ventunesimo secolo. Anche realtà come l’Italia ed altri Paesi europei ed occidentali, un tempo in condizioni di diffuso benessere ed ormai convintamente certi di avere sconfitto il male di sempre delle povertà, sono purtroppo, tornate indietro; sono oggi in una lotta disperata per sconfiggere la povertà, una triste condizione umana che rende sempre più tristi le condizioni dell’uomo della Terra, ad un punto tale da maledire il giorno della propria venuta al mondo. Perché il nostro Paese torna in povertà? Perché quel triste ed allarmante dato dell’UNICEF nel suo rapporto 2014, secondo cui un bambino italiano su tre
vive in condizioni di povertà? Il primo grave problema è un problema legato agli egoismi umani di chi ha e vuole avere sempre di più; questo esercito di affamatori del mondo, indifferente alle tragedie umane di chi è povero ed in quanto povero, è sempre più esposto alla triste condizione della fame, è disumanamente impegnato in un progetto tendente ad affamare il mondo con la ricchezza concentrata sempre più nelle mani dei soli pochi, egoisticamente convinti di essere nel giusto, pensando al loro obiettivo di ridurre nel mondo e soprattutto nel mondo occidentale i “padroni” della ricchezza, un bene che deve essere patrimonio esclusivo dei soli pochi potenti privilegiati della Terra. Il rapporto UNICEF 2014, porta all’attenzione del mondo un importante messaggio; alla base c’è il futuro umano; ci sono i bambini, i nuovi protagonisti di un mondo, dove è in atto una crescente mutazione umana di cui non si possono assolutamente prevedere i possibili orizzonti verso cui andrà l’uomo della Terra. Il problema dell’infanzia in Italia va visto nel contesto più generale dell’infanzia nel mondo; si tratta di quella parte
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dell’umanità che rappresenta il futuro dell’uomo della Terra. Nel mondo sono 2,2 miliardi i bambini e gli adolescenti; insieme rappresentano il 31% della popolazione mondiale. Una presenza umana indifesa del mondo di grande rilevanza; sono tante le necessità; sono tanti i loro diritti sempre più spesso negati da un mondo adulto che non sa pensare positivo e positivamente affrontare i tanti problemi umani e sociali di quell’immenso popolo di bambini silenziosi, purtroppo, sempre più indifferenti ad un mondo adulto attento alla sola propria egoistica condizione di uomini della Terra; di uomini della Terra sempre più impegnati ad avere tutto solo per sé. C’è da riflettere ed attentamente sul mondo dell’infanzia nel mondo. Tanto, prima ancora di osservare, radiografando nello specifico i problemi dell’infanzia italiana anche alla luce del Rapporto UNICEF 2014 che ci mette a conoscenza dell’amara realtà del mondo che riguarda la vita non vita dei bambini del mondo delle povertà. Per effetto disumano dell’egoismo degli uomini che vogliono tutto per sé, dando concretamente prova della loro disponibilità a compiere azioni crimina-
ATTUALITÀ
IN ITALIA UN BAMBINO SU TRE VIVE IN POVERTÀ.. .” li, ben 90 milioni di bambini del mondo sarebbero morti nell’anno in corso, prima del quinto anno di vita; in gran parte, tanto non è accaduto, fermando così in parte quell’infame olocausto di morte per fame nel mondo, colpendo soprattutto l’infanzia, in condizioni di malnutrizione cronica e senza le dovute vaccinazioni e la necessaria disponibilità dell’acqua, assolutamente necessaria al vivere umano sulla Terra. Le cifre allarmanti di 90 milioni di bambini morti prima del quinto anno di vita al momento fortunatamente non si sono verificate; ma abbiamo comunque dati allarmanti che devono far riflettere tutti gli uomini di buona volontà di questa nostra martoriata Terra. Nel 2012 sono morti ben 5,6 milioni di bambini sotto i cinque anni (18.000 ogni giorno); sono morti per cause che si sarebbero potute prevenire evitando così un olocausto annunciato, dovuto sempre e sempre più alla disumana indifferenza degli uomini soprattutto per il mondo dei tanti bambini indifesi. Il rapporto UNICEF 2014 informa che nel mondo della disperazione e della morte ben l’11% delle giovani donne si sono sposate prima di aver compiuto 15 anni. La conoscenza del grave fenomeno è il primo importante e necessario passo, funzionale alla concreta realizzazione di azioni necessarie a salvare la vita di milioni di bambini che appartengono al disperato mondo delle povertà. Grazie al trentennale impegno instancabile dell’UNICEF, la condizione dell’in-
fanzia nel mondo, è migliorata e non poco; ma nonostante ciò, tanto, tanto resta ancora da fare per evitare l’infame olocausto di morte per fame soprattutto dei tanti bambini del mondo ancora individuato come Terzo Mondo; un mondo disumano, affollato da senza diritti. Sulla situazione dei bambini del mondo, è importante quanto detto dal Presidente dell’UNICEF-Italia Giacomo Guerrera; secondo Guerrera la conoscenza dei dati è estremamente utile per un cambiamento positivo tale da ridare il diritto alla vita in un mondo dei diritti negati; a suo dire, tanto è di rilevante importanza, anche se i dati, da soli non possono cambiare il mondo, certamente rendono concretamente possibile e non poco, quell’attesa di cambiamento necessaria per evitarne disumanamente la morte. L’identificazione dei bisogni è un primo importante passo per sostenere i loro diritti e misurare l’andamento positivo dei progressi che fortunatamente si vanno registrando di anno in anno. Parlare della povertà nel mondo dell’infanzia e del tragico olocausto che ancora colpisce tanti piccoli diseredati della Terra, è un fatto opportuno, oltre che necessario; è, altresì, opportuno oltre che necessario prima di parlare, in senso stretto dei poveri di casa nostra, dove è purtroppo, in atto il fenomeno allarmante dei nuovi poveri d’Italia, individuati in milioni; il fenomeno è dovuto al crescente impoverimento della società. Nel nostro Paese per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro nel breve periodo dal 2010 al 2012 un milione di individui è passato nella triste condizione di povertà; i poveri in Italia nel 2013 sono stati calcolati in ben 4.06.250. Purtroppo, sono sempre di più i poveri italiani.
Dati allarmanti che devono far riflettere chi governa questo nostro sgangherato Paese, dove si mette con bravura, ma inopportunamente il silenziatore a tutto, compresa la triste condizione delle nuove crescenti povertà italiane, un fenomeno allarmante, in tragica crescita. Sul grave e disumano fenomeno dei nuovi poveri d’Italia è importante leggere il libro-inchiesta Rizzoli Editore “Tutta la vita in un giorno”, della giornalista Francesca Barra, fortemente motivata ed abituata ad andare a fondo nelle tematiche sociali, conoscendole da vicino, attraverso momenti condivisi, nell’osservazione diretta a Milano dei tanti protagonisti invisibili di un fenomeno così tragicamente emergente di una povertà sempre più diffusa, in uno con un crescente e grave vuoto delle idee, di cui è terra fertile il nostro Paese, per altro oggi terra di povertà diffusa, con nuovi poveri anche nel mondo dell’infanzia italiana. Siamo, purtroppo, in forte crisi; con indifferenza non sappiamo più garantire i diritti dei cittadini italiani, bambini compresi, che diventano così, sempre più, protagonisti di soli diritti negati. Giuseppe Lembo www.giuseppelemboscrittore.it lembo.giuseppe@alice.it
MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014 11
ECONOMIA E FINANZA
di Luigi De Valeri
LA GIUSTIZIA RIPARATIVA
E IL PROGETTO SICOMORO IN ITALIA
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l diritto romano prevedeva la “actio in integrum restitutio” con la quale poteva ripristinarsi lo status quo ante eliminando gli effetti del contratto viziato dalla coercizione della volontà della parte danneggiata. Il principio, tuttora applicato nell’ordinamento italiano all’art. 2058 del codice civile “risarcimento in forma specifica”, consiste nel mettere il danneggiato nelle stesse condizioni in cui si sarebbe trovato se l’illecito non si fosse verificato. La giustizia riparativa è strettamente legata alla ratio di questo istituto del diritto pretorile romano. La realizzazione del modello di giustizia riparativa pone in primo piano l’autore del fatto criminoso e i danni provocati alla vittima del reato e si propone l’eliminazione delle conseguenze del reato mediante l’attività riparatrice posta in essere da costui. Al centro dell’attenzione viene posto il soggetto che ha commesso il reato al quale viene proposto di rimediare alla sua condotta criminosa e ai danni causati alle vittime. Egli diventa un soggetto attivo e non più un mero destinatario di una sanzio-
ne per la condotta contra legem che ha tenuto nei confronti di singoli individui o della collettività. La riparazione si concretizza mediante la restituzione in forma specifica del maltolto, il risarcimento del danno in forma pecuniaria o l’esecuzione di prestazioni in favore della vittima o di un servizio utile in favore della collettività. Il concetto riparativo si differenzia nettamente dal concetto retributivo di giustizia per cui sono previste pene certe e proporzionate alla gravità del reato sancite dal legislatore mediante un codice di leggi mentre, riteniamo possa avere in comune l’intento, con il concetto riabilitativo di giustizia, che persegue lo scopo di riadattare il colpevole alla vita sociale al fine di evitare la reiterazione del reato, la recidiva. La giustizia riparativa non è semplicemente una alternativa alla giustizia retributiva o rieducativa ma è una modalità di intervento sulla conflittualità sociale. Gli intenti primari sono promuovere la riconciliazione tra vittime e colpevoli e favorire la riparazione del danno, ove possibile, da cui far derivare per la col-
lettività un miglioramento del senso di sicurezza nella vita quotidiana e l’attenuazione dei conflitti sociali. Il principale strumento operativo della giustizia riparativa è la mediazione tra l’autore del reato e la vittima. Le tecniche della mediazione penale permettono di passare da una situazione di conflitto ad un possibile riavvicinamento tra le parti e la presenza di una terza parte neutrale è fondamentale per facilitare il dialogo tra la vittima ed il reo in funzione della soluzione dei problemi derivanti dalla commissione del reato. Il reo verrà aiutato a comprendere la gravità del gesto compiuto e le relative conseguenze, la vittima a superare la propria sofferenza aprendosi nella condivisione di fronte a chi, pur non direttamente, l’ha causata. La vittima, che spesso avverte la necessità di trovarsi di fronte a chi ha commesso il reato per chiederne ragione e motivazioni, assurge a protagonista dell’incontro come il reo. Nel sistema italiano la persona offesa ha il ruolo di informare l’autorità giudiziaria nelle ipotesi di reati perseguibili a
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ECONOMIA E FINANZA
di Giovanni Moccia
querela e può diventare un testimone fondamentale nel processo ma i suoi interessi sono presi in considerazione solo marginalmente. Intento della giustizia riparativa è riconsiderare la vittima e metterla al centro dell’azione ristorativa favorendo la riconciliazione tra le parti. In Italia questi principi sono stati assunti dall’Associazione Prison Fellowship Italia Onlus, nata nel 2009 in occasione della Conferenza nazionale Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, dall’esperienza statunitense dell’organizzazione mondiale Prison Fellowship International che, a partire dal 1976 ha dato il via ad una missione di recupero dei detenuti, anche attraverso l’evangelizzazione delle carceri. L’organismo internazionale ha dato risposta al crescente affollamento delle carceri in cui spesso di verificano episodi di violenza, difficoltà di condivisione di spazi il più delle volte inadeguati, finendo con il diventare concausa di azioni esasperate degli stessi detenuti. In Italia, l’Associazione (www.prisonfellowshipitalia.it) presieduta dal notaio Marcella Reni, non ha scopo di lucro, si sostiene con le libere donazioni e opera grazie ad alcuni volontari, preparati attraverso corsi di formazione realizzati insieme a Prison Fellowship International, ha sviluppato il progetto Sicomoro. Il progetto Sicomoro deve il suo nome all’episodio nel Vangelo di Luca (Lc. 19, 1-9), in cui l’evangelista racconta l’incontro tra Gesù e Zaccheo che, nascosto tra i rami del sicomoro, guarda passare Gesù credendo di non essere visto, ma viene scorto e riconosciuto da Gesù stesso che lo chiama per nome. Il riconoscimento di Zaccheo è il punto cardine di questo passo e avviene attraverso Gesù che si manifesta agli uomini, nessuno escluso, anche chi si è posto contro la legge di Dio e i volontari del progetto secondo questo esempio realizzano un percorso di riqualificazione della dignità umana che può portare benefici alle vittime, ai trasgressori, al sistema di giustizia penale, alla comunità. Il Progetto Sicomoro punta ad un inserimento nella realtà carceraria che parte dalla condizione di uomo del detenuto a cui offrire una possibilità di riscatto e reinserimento nella comunità civile. Vittima e carnefice sono messi a confronto, dopo una fase di ricerca e discernimento sulla scelta dei soggetti con cui portare avanti il progetto, in un percorso di reciproca immedesimazione e conoscenza, attraverso una riabilitazione dei detenuti cui si accompagna in concreto la “giustizia restitutiva” in favore delle vittime. Il progetto Sicomoro è organizzato come un percorso a tappe, con fasi di analisi e passaggi di crescita a cui si giunge dopo aver fatto propri i vari obiettivi di volta in volta raggiunti. Le otto sessioni, cui partecipano due facilitatori e un egual numero di vittime e di detenuti, prevedono ognuna un tema affrontato e dibattuto a partire dalla Parola di Dio e da esempi concreti e semplici tratti dalla vita quotidiana. Lo scopo primario del progetto è il recupero morale dell’autore del reato e la possibilità per le vittime di sanare le ferite ricevute aiutandole a superare la “schiavitù” generata dal rancore, spesso dall’odio e dal desiderio di vendetta preparando la via che porta al perdono. In Italia il progetto è stato applicato con risultati del tutto positivi nel carcere Opera di Milano, nella Casa circondariale di Rieti e da ultimo nel carcere di Tempio Pausania. Luigi De Valeri studiolegaledevaleri@gmail.com
AGRINIDO UN MODO OTTIMALE PER CONIUGARE BUSINESS ED EDUCAZIONE
U
n agrinido è un asilo realizzato in un azienda agricola. In sostanza i bimbi osservano da vicino e partecipano ai ritmi di una fattoria. Gli agrinido sono in rapida diffusione: oltre cento iniziative sono già state avviate in Veneto, Piemonte, Trentino e Friuli. Sono garantite tutte le cure quotidiane da parte dell’educatore (pranzo, sonno, cambio). La vera differenza sta nel tempo trascorso all`aria aperta e a contatto con la natura, una sorta di "palestra verde" dove coltivare le piante, socializzare con gli animali, imparare a conoscere i loro ritmi e i principi di un’alimentazione sana. Nell’asilo nella natura si fanno attività sia pratiche, come i laboratori di riciclo creativo, la preparazione del pane e della pasta, l’orto, sia cognitive, come lezioni sulla filiera del farro, l’aromaterapia e la fitoterapia. I percorsi didattici sono tanti e ovviamente variano secondo l’attività produttiva della singola azienda in cui ci si trova. In un agrinido si fanno anche laboratori didattici innovativi. Altra componente portante del metodo educativo degli agrinido è l’applicazione della pet therapy e l`attivazione dell`orto sensoriale e didattico per insegnare il senso del tempo, della pazienza e la capacità di ascolto della natura. Un’ottima opportunità di lavoro, dunque, nell’ottica della sostenibilità e dell’educazione ambientale. Giovanni Moccia giovanni@mocciaconsulenze.it
ECONOMIA E FINANZA
di Pietro Cusati
NUOVE NORME DELLA REGIONE CAMPANIA
PER LE IMPRESE ARTIGIANE E LA PROMOZIONE DEL MARCHIO ETICO
N
el Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 57, del 7 agosto 2014, è stata pubblicata la legge per la tutela e lo sviluppo dell’impresa artigiana. Con queste nuove norme la Regione Campania si propone di tutelare lo sviluppo ,la valorizzazione dell’artigianato e le produzioni artigiane nelle loro diverse espressioni territoriali, produttive, di servizi, tradizionali ed artistiche. In pratica la Regione Campania riconosce all’artigianato la funzione di settore trainante dell’economia e di fattore di produzione dell’occupazione e promuove la creatività e la capacità imprenditoriale. La Regione promuove,altresì, la qualificazione, la tutela e lo sviluppo delle imprese artigiane con interventi finalizzati al riconoscimento delle associazioni di categoria dell’artigianato,delle loro forme consortili e delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. È prevista anche la qualificazione degli imprenditori e la commercializzazione e internazionalizzazione dei prodotti. Le nuove norme prevedono anche l’agevolazione dell'accesso al credito, il sostegno dei Confidi,l’istituzione dell’Osservatorio regionale dell’artigianato. I progetti sono collocati ed attuati in ambito territoriale con il pieno coinvolgimento delle parti sociali e degli enti locali, per favorire i processi di innovazione e di modernizzazione della pubblica amministrazione. La Regione concede alle imprese artigiane contributi del cinquanta per cento delle spese sostenute per un importo massimo pari ad euro 50.000,00. E’ prevista la collaborazione delle associazioni regionali dell’artigianato, di enti bilaterali per l’artigianato e di soggetti privati che perseguono per compiti istituzionali la finalità di sostegno allo sviluppo delle relazioni commerciali delle imprese.. La Giunta regionale, per favorire lo sviluppo delle attività produttive, l’espansione dei livelli occupazionali e l’ammodernamento tecnico del tessuto produttivo, nei limiti delle
risorse previste agevola l’accesso al credito delle imprese artigiane mediante i contributi in conto interesse sulle operazioni di finanziamento a favore delle imprese artigiane. I contributi sono concessi per agevolare la costruzione, la ristrutturazione, il recupero e l'ampliamento dell'immobile adibito all'attività aziendale, l’acquisto del laboratorio,l'acquisto di macchine, di impianti ed attrezzature e la formazione di scorte di magazzino. La Giunta regionale promuove l’accesso al credito delle imprese artigiane per favorire il rafforzamento e le fusioni dei Consorzi di garanzia collettiva di fidi (Confidi) iscritti all’albo delle imprese artigiane. Un’altra importante legge regionale è stata pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 55, del 30 luglio 2014, la n. 14, del 21 luglio 2014, avente ad oggetto: ’’Promozione del marchio etico regionale’’. Il Consiglio Regionale della Campania ha approvato una norma specifica per l’istituzione del marchio etico per favorire la promozione e la tutela dei diritti umani, economici, sociali e sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori e le forme di sviluppo sostenibile ai sensi della nuova normativa nazionale in materia ambientale. Vengono incentivate le attività di aziende e imprese che realizzano prodotti o servizi riconducibili all’identità territoriale Campana. Il marchio etico, inteso come elemento distintivo della Regione Campania, del quale possono essere concessionarie le aziende socialmente responsabili per sviluppare una maggiore sensibilità tra i cittadini nei confronti delle problematiche connesse al lavoro minorile, al lavoro nero, al rispetto dei diritti sindacali e della sostenibilità ambientale. Il marchio etico è concesso in uso esclusivamente alle aziende che ne fanno richiesta in possesso della certificazione SA 8000 e che si adeguano alle prescrizioni dettate dalle norme ISO 26000 e ISO 14000. Le aziende concessionarie del marchio etico operano nel territorio della Re-
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gione Campania. L’adesione al marchio etico delle aziende concessionarie è su base esclusivamente volontaria. In sede di concessione del marchio etico le aziende sottoscrivono il protocollo d'uso. L'azienda concessionaria del marchio etico utilizza il medesimo marchio per la valorizzazione dei beni e dei servizi prodotti, per la propria attività in generale e per l’attività di comunicazione. Sulla confezione del prodotto delle aziende che hanno chiesto e hanno ottenuto il diritto all'uso del marchio etico, il medesimo è apposto per consentire al consumatore di identificare inequivocabilmente il prodotto ottenuto senza impiego di manodopera minorile o di rapporto di lavoro in violazione alle norme internazionali e nazionali sui diritti dei lavoratori e nel rispetto dell'ambiente e dei principi di legalità. Presso la direzione generale per lo sviluppo economico e le attività produttive è istituito un Registro regionale delle imprese autorizzate all'utilizzo del marchio etico. Entro il 30 dicembre di ogni anno l'elenco delle imprese iscritte al Registro regionale è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania. La licenza d'uso del marchio etico è concessa a titolo oneroso per la durata di ventiquattro mesi e le relative somme costituiscono un fondo di solidarietà per le imprese vittime di usura. La Giunta regionale, entro sei mesi dalla registrazione del marchio, determina la quantificazione della somma dovuta per il biennio per ottenere e per mantenere la licenza d'uso. Il mancato pagamento della somma implica la decadenza di diritto dall'uso del marchio etico. Il protocollo d’uso definisce, nel rispetto della normativa vigente, i requisiti necessari ed indispensabili che devono possedere i beni e i servizi contraddistinti dal marchio etico, le modalità di produzione e di commercializzazione, le sanzioni in caso di violazione degli standard fissati. Sono previste iniziative per informare l'opinione pubbli-
ECONOMIA E FINANZA ca dell'avvenuta revoca del diritto all'uso del marchio etico e dei motivi che ne hanno determinato la causa. Nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania n.55, del 30 luglio 2014 ,è stata pubblicata la legge regionale n.14 ,del 21 luglio 2014, avente ad oggetto:’’Promozione del marchio etico regionale’’. Il Consiglio Regionale della Campania ha approvato una norma specifica per l’istituzione del marchio etico per favorire la promozione e la tutela dei diritti umani, economici, sociali e sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori e le forme di sviluppo sostenibile ai sensi della nuova normativa nazionale in materia ambientale. Vengono incentivate le attività di aziende e imprese che realizzano prodotti o servizi riconducibili all’identità territoriale Campana.Il marchio etico, inteso come elemento distintivo della Regione Campania, del quale possono essere concessionarie le aziende socialmente responsabili per sviluppare una maggiore sensibilità tra i cittadini nei confronti delle problematiche connesse al lavoro minorile, al lavoro nero, al rispetto dei diritti sindacali e della sostenibilità ambientale. Il marchio etico è concesso in uso esclusivamente alle aziende che ne fanno richiesta in possesso della certificazione SA 8000 e che si adeguano alle
prescrizioni dettate dalle norme ISO 26000 e ISO 14000. Le aziende concessionarie del marchio etico operano nel territorio della Regione Campania. L’adesione al marchio etico delle aziende concessionarie è su base esclusivamente volontaria. In sede di concessione del marchio etico le aziende sottoscrivono il protocollo d'uso. L'azienda concessionaria del marchio etico utilizza il medesimo marchio per la valorizzazione dei beni e dei servizi prodotti, per la propria attività in generale e per l’attività di comunicazione. Sulla confezione del prodotto delle aziende che hanno chiesto e hanno ottenuto il diritto all'uso del marchio etico, il medesimo è apposto per consentire al consumatore di identificare inequivocabilmente il prodotto ottenuto senza impiego di manodopera minorile o di rapporto di lavoro in violazione alle norme internazionali e nazionali sui diritti dei lavoratori e nel rispetto dell'ambiente e dei principi di legalità. Presso la direzione generale per lo sviluppo economico e le attività produttive è istituito un Registro regionale delle imprese autorizzate all'utilizzo del marchio etico. Entro il 30 dicembre di ogni anno l'elenco delle imprese iscritte al Registro regionale è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania. La licenza d'uso del marchio etico è concessa a titolo
oneroso per la durata di ventiquattro mesi e le relative somme costituiscono un fondo di solidarietà per le imprese vittime di usura. La Giunta regionale, entro sei mesi dalla registrazione del marchio, determina la quantificazione della somma dovuta per il biennio per ottenere e per mantenere la licenza d'uso. Il mancato pagamento della somma implica la decadenza di diritto dall'uso del marchio etico. Il protocollo d’uso definisce, nel rispetto della normativa vigente, i requisiti necessari ed indispensabili che devono possedere i beni e i servizi contraddistinti dal marchio etico, le modalità di produzione e di commercializzazione, le sanzioni in caso di violazione degli standard fissati. Sono previste iniziative per informare l'opinione pubblica dell'avvenuta revoca del diritto all'uso del marchio etico e dei motivi che ne hanno determinato la causa. Pietro Cusati Direttore Amministrativo del Ministero della Giustizia Giudice Tributario Giornalista - Pubblicista pietrocusati@tiscali.it
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ECONOMIA E FINANZA
L
di Daniele Corsini
COSA RIMARRÀ DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO DOPO GLI ESAMI EUROPEI
’architettura di vigilanza di Basilea è il regno dei fini, vale a dire è un punto di arrivo per chi esercita l’attività bancaria. Per restare sul mercato è necessario rispettare i ratios di capitale, secondo le modalità di calcolo che si sono nel tempo succedute. Come fare per rispettarli rientra nelle strategie di impresa, nelle politiche stabilite e perseguite dai manager, nelle caratteristiche dei mercati serviti: più credito e meno finanza, ovvero più titoli di Stato e meno finanza, ovvero ancora più credito meno finanza e titoli di Stato e così via secondo mix diversi tra le macro attività. A questo sistema di regole, che è molto chiaro nel suo insieme, è stato associato l’ esercizio di valutazione compiuto da BCE e da EBA partendo dai dati di bilancio 2013, cui si sono aggiunti i risultati della revisione degli attivi a rischio e infine quelli degli stress test per tener conto dell'impatto sul capitale delle banche di alcuni scenari di turbolenza economica. L’enorme mole di dati rilasciati e disseminati sul sito web della BCE ci permette di mostrare cosa è effettivamente accaduto e quali sfide ha il nostro sistema bancario da affrontare, essendo uscito purtroppo un pò malconcio dagli esami europei. Il punto di partenza delle valutazioni è dunque il dicembre 2013 per ciascuna istituzione creditizia o gruppo di banche ritenute a rischio sistemico, con l’importante avvertenza che non l'intero attivo di bilancio è rilevante ai fini di che trattasi, ma soltanto quelle componenti che presentano rischi secondo le categorie economico/finanziarie individuate dalle regole di vigilanza prudenziale. Pesano molto le partite deteriorate e i crediti all’economia (seppure con diversi coefficienti di ponderazione) e hanno invece impatto minore i titoli di Stato e tutto il coacervo degli strumenti finanziari. La disclosure dei dati ci consente di capire come le banche si sono di fatto presentate all’importante appunta-
mento. Tra il totale attivo di bilancio e le attività a rischio considerate - proprio per il differente peso dei coefficienti vi sono differenze eclatanti. Esse riflettono sia le relative specializzazioni di business in concreto perseguite sia la capacità di governare i rischi prescelti. Come si vede dalla tabella, la differenza più ampia si riscontra per le grandi banche tedesche e per le francesi che hanno poco più di un terzo delle attività di bilancio a rischio cui proporzionare il capitale di primo e secondo livello. Per le banche italiane e quelle spagnole la differenza tra valore ponderato e valore nominale degli attivi è pari a circa la metà. Il valore minimo si ha per Deutsche Bank, una tra le più grandi banche del mondo, con il 22%, mentre il valore massimo si ha per la banca spagnola Banca Bilbao con quasi il 60%, che segna soprattutto il grado di esposizione al rischio di credito. Nella quarta colonna della tabella è poi riportato il peso del rischio di controparte per sovereign and supranational non governamental organization che riflette i rischi connessi con la detenzione di titoli di Stato. Si nota agevolmente che per le banche italiane, come per tutte le altre, esso è del tutto trascurabile, in virtù del trattamento di favore riservato dalle regole di Basilea ai titoli del debito pubblico e nonostante lequantità accumulate da ciascuna banca. E, come si sa, alcune banche italiane hanno in bilancio titoli della specie per centinaia di miliardi di euro sia per diversificare il proprio portafoglio sia per gli effetti indotti dalle operazioni di rifinanziamento promosse dalla BCE. In definitiva, si capiscono un pò di cose. Basilea concede aree di facilitazione, di ammorbidimento molto ampie invero, e un pò tutte le banche ne hanno beneficiato, come è abbastanza comprensibile per assicurare un accettabile livellamento del campo di gioco. Si è tuttavia detto che le banche italiane avevano le mani legate: recessione, sofferenze e altro ancora. In effetti, nonostante manovre di bilancio volte a
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modificare la composizione dell’attivo a favore dei titoli di Stato, molte di esse non sono riuscite a passare l’esame o lo hanno passato a stento. Con il che si è data la stura ad asseriti svantaggi competitivi rispetto agli altri sistemi bancari. Si trascura però un aspetto essenziale. Basilea va adattata alla struttura di ciascun sistema creditizio e un pò come hanno fatto gli spagnoli era necessario intervenire con una incisiva opera di razionalizzazione e di consolidamento del sistema, mettendo al centro una decisa regia politico/strategica che, per noi, è chiaramente mancata. Di per sé una operazione di fusione tra banche migliora i ratios sia per rivalutazione di asset, ma, se si accompagna a un forte progetto industriale, anche per la crescita delle prospettive reddituali; ciò induce il mercato a valutare con favore l'immissione di nuove risorse, consentendo di aumentare il capitale di migliore qualità. La questione della profittabilità è quindi centrale, venendo a dipendere dal mix capitale/lavoro più adatto al business. E qui ci si imbatte in una di quelle peculiarità italiche, di cui siamo gelosissimi e convinti al punto da volerle esportare a tutta Europa, la quale, al contrario, non è tanto propensa ad accoglierle. Si tratta della base sociale di ben nove delle 15 banche che abbiamo affidato alle cure dirette di Francoforte: tutte a base cooperativa e quindi: a) difficili da far aggregare sia come preda che come cacciatore, b) a ridotta redditività, stante le politiche distributive fortemente dispersive loro tipiche. Quindi a ciascuno il suo. Se le grandi banche continentali hanno usato la finanza per lenire le pene di Basilea e le due principali banche italiane hanno modificato il mix delle attività di bilancio, riducendo il credito all'economia rispetto ai titoli di stato, le altre banche italiane, in specie quelle contrassegnate da siffatte peculiarità/debolezze di governance, avrebbero dovuto prepararsi meglio e in tempo prima di
ECONOMIA E FINANZA presentarsi all’esame di questi ultimi mesi. Invece sono andate avanti come se nulla fosse, pensando che sarebbero state sufficienti operazioni sul capitale da approntare all'ultimo minuto. A qualcuna è andata bene, ad altre meno, avendo superato la prova davvero per il rotto della cuffia. Le eccedenze di poche decine di milioni dopo le misure di rafforzamento varate da 4 banche su 15 lasciano facilmente prevedere che la loro propensione al rischio di credito sarà in futuro praticamente nulla: Veneto Banca eccedenza 24 milioni di euro, Popolare di Sondrio 26, Popolare di Vicenza 30 e Credito Valtellinese 50 (quest’ultima poi uscita dalla lista perché, al termine dei conteggi, non in possesso dei parametri dimensionali previsti). A queste sono da aggiungere MPS e Carige con i noti, cospicui deficit. Ma sta di fatto che per tutti, mercato in testa, la valutazione che conta era quella misurata alla partenza, dove nessuna banca dei grandi paesi europei si è fatta cogliere impreparata. Le nove italiane, su 25 bocciate, sono infatti rimaste in compagnia di banche greche, slovene, cipriote... E ora? Pensavamo, prima di conoscere i risultati finali, che il sistema bancario si sarebbe diviso tra banche assoggettate
alla vigilanza diretta della Bce - cioè tutte le 15 esaminate - e le restanti assoggettate alla vigilanza indiretta cioè tutte le banche locali, le piccole popolari e le bcc e compagnia cantante. Si scommetteva insomma che gran parte del sistema rilevante si assicurasse l’Europa e la vigilanza comune. Sappiamo invece oggi che il treno su cui viaggiano le nostre banche ha tre classi e non due. In prima viaggiano le due banche maggiori fermamente ancorate al mercato europeo, in seconda banche medie, alcune delle quali presentano difficoltà strutturali avendo superato di poco e con grande sforzo il passaggio europeo, in terza classe, infine, tutte le restanti istituzioni. In seconda e terza classe troviamo banche davvero problematiche i cui nomi sono cronicamente sulla stampa quotidiana anche per essere, alcune di esse, commissariate. Una sola operazione di aggregazione, peraltro tra banche interprovinciali, è stata nel frattempo annunciata. Anzi i pur limitati superamenti degli stress test fanno, un po' spavaldamente, dire ad alcuni esponenti aziendali di essere in grado di proseguire la loro strada in piena autonomia. Anche questo ci spinge ad affermare che non abbiamo ancora imparato la lezione che, in situa-
zioni come quella descritta, non si possa procedere caso per caso, riconoscendo una buona volta che, trattandosi di criticità a più ampio raggio, occorre una visione di insieme e una forte azione di politica creditizia. Questo è l'auspicio che chi scrive si sente di formulare, avendo anche ben presenti i ripetuti, quasi stereotipi, richiami alle generiche virtù del localismo bancario, considerato un po' acriticamente, assoluto fattore di distinzione e di sviluppo del paese. Quel tempo, che ci ha comunque portato ad avere un sistema configurato come l'attuale senza considerarne gli elevati costi impliciti ed espliciti, è passato da un pezzo. E forse è anche il momento che una spinta alla sua rapida riconversione diventi istanza politica, per suffragare le speranze di una ripresa economica ancora di là da venire. Riconoscere l'esistenza di una questione bancaria, fotografata dalla ridotta capitalizzazione di molte delle sue componenti, fa parte del mosaico da ricomporre. Circolava in questi giorni a Francoforte un aneddoto riferito a un alto funzionario della vigilanza europea che, di fronte alla lista delle 15 banche italiane, pensava che vi fosse un errore, dato che nella piccola città di Sondrio (50.000 abitanti) risultavano coesistere ben due banche popolari aventi rilevanza sistemica. Gli è stato risposto che non c'era nessun errore. Se non fossimo stati sufficientemente netti, lo ripetiamo. Noi pensiamo fermamente che per le banche della II e III classe sia indifferibile procedere ad aggregazioni e fusioni intorno a credibili progetti industriali affidati a una nuova classe dirigente che punti sulla tecnologia e risponda professionalmente a strutture proprietarie meno farraginose e complesse. Forse solo a queste condizioni potranno riprendere adeguati flussi di credito a favore dell'economia. Ma già, dimenticavamo che da ieri, 4 novembre, le responsabilità di vigilanza sono ormai saldamente in mano alla BCE! Daniele Corsini CEO CABEL daniele.corsini@cabel.it www.cabel.it
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ECONOMIA E FINANZA
di Giovanni Maria di Lieto
PIANO URBANISTICO ATTUATIVO SENTENZA DEL TAR N. 1977/2014
C
on la sentenza in commento, n. 1977/2014, depositata il 20/11/2014, la Sez. II^ del Tar Campania Salerno (Presidente Gaudieri, Relatore Fedullo) accoglie le tesi del difensore di Orazio Iaquinandi e Michela Notaro (Avv. Giovanni Maria di Lieto), respingendo il ricorso proposto da Giuseppe Viscardi (nella cui posizione processuale e sostanziale sono succeduti gli eredi Viscardi Alfonso e Viscardi Saverio) per l’annullamento della delibera di Giunta del Comune di San Marzano sul Sarno n. 35 del 17.2.2005, avente ad oggetto “adozione piano di attuazione in zona C2 del vigente Prg area in via Trav. Amendola”, nella parte in cui destina ad altra ditta volumetria asservita a favore del ricorrente. Con successiva delibera di Giunta del Comune di San Marzano sul Sarno n. 135 del 30/10/2006, è stato approvato il Piano attuativo. Secondo il ricorrente: a) “il piano attuativo risulta adottato dalla Giunta Comunale senza che sia andata a regime la legge regionale n. 16/04, la quale prevede una pianificazione sovraordinata vigente. La Giunta Comunale, per di più incompetente …”; b) “la Giunta Comunale ha adottato un Piano urbanistico attuativo (o piano di lottizzazione) proposto da privati per una superficie di poco superiore al minimo regolamentare di mq 5000, includendo la particella 1335 di circa mq 900 che risulta urbanisticamente asservita ad altra particella (n. 13) di proprietà Viscardi. Sottraendo tale particella, il PUA adottato risulta proposto su superficie minore di 5000 mq e non può essere approvato. Tale particella 1335 fu staccata dall’intero fondo (particella 13) originario proprio così (senza ius aedificandi) rimanendovi asservita”. La Giunta Comunale avrebbe disatteso vincoli di asservimento. Di seguito, in sintesi, le motivazioni della sentenza, che respinge il ricorso, accogliendo le tesi dell’Avv. Giovanni Maria di Lieto: a) “Il Tribunale ritiene che un ostacolo
insuperabile all’attribuzione al suddetto atto di trasferimento di volumetria di rilevanza ostativa all’adozione del piano attuativo di cui si tratta sia rinvenibile nella sua intrinseca inopponibilità all’ente comunale, a sua volta derivante dalla sua efficacia meramente obbligatoria ed inter partes, così come ricostruita dalla prevalente giurisprudenza amministrativa”. Invero, la giurisprudenza è costante nel ritenere che l'accordo con il quale una delle parti cede, parzialmente o per intero, la facoltà di edificare dal proprio terreno a quello appartenente all'altra parte, compreso nella stessa zona urbanistica, per permettere di richiedere e di ottenere una concessione per la costruzione di un immobile di volume maggiore di quello a cui avrebbe diritto (c.d. trasferimento di cubatura) ha efficacia solo obbligatoria tra i suoi sottoscrittori, mentre il trasferimento di cubatura fra le parti e nei confronti dei terzi è determinato esclusivamente dal provvedimento concessorio, discrezionale e non vincolato che, a seguito della rinuncia all'utilizzazione della volumetria manifestata al Comune dal cedente in adesione al progetto edilizio presentato dal cessionario, può essere emanato a favore di quest’ultimo dall’ente pubblico. b) “Procedendo all’esame delle ulteriori censure, viene in rilievo quella intesa a sostenere la sussistenza di una preclusione all’adozione del piano attuativo, nelle more dell’introduzione delle previsioni pianificatorie sovraordinate contemplate dalla l.r. n. 16/2004 (legge urbanistica regionale). La censura non è meritevole di accoglimento: la legge citata non contempla infatti alcuna moratoria nell’approvazione degli strumenti urbanistici attuativi prima dell’introduzione degli strumenti urbanistici sovraordinati, evincendosi semmai dal sistema normativo il principio, opposto, della permanente efficacia di quelli già approvati ai sensi delle disposizioni previgenti ai fini della individuazione dei limiti e
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delle modalità di esercizio dell’attività edificatoria, quantomeno nel biennio successivo all’entrata in vigore della l.r. n. 16/2004 (cfr., ad es., art. 44, comma 3, l.r. cit.)”; c) “Infondata è anche la censura intesa a lamentare l’incompetenza della Giunta, trovando la relativa potestà in subiecta materia chiaro fondamento nell’art. 27, comma 2, l.r. n. 16/2004”. È competente la G. M. all’adozione del Pua, tenuto conto che, secondo la legge regionale campania n. 16/2004 (art. 27, n. 2), i piani attuativi che siano conformi alle previsioni del Prg sono di competenza della Giunta comunale, sia per quanto riguarda l’adozione che l’approvazione. Ai piani attuativi conformi al Prg si applica la nuova procedura di adozione e approvazione da parte della Giunta comunale quale unica procedura prevista dalla legge regionale, in quanto l’ordinamento non può tollerare alcun vuoto normativo. È opportuno sottolineare che nel Comune di San Marzano sul Sarno è vigente il Piano regolatore generale, approvato con delibera della Provincia di Salerno n. 33 del 27/03/1997, reso esecutivo a mezzo di pubblicazione del decreto del Presidente della Provincia n. 34750 del 08/10/97 sul Burc n. 50 del 20/10/1997. La zona omogenea in cui si insediano il lotto e il relativo intervento edilizio sono caratterizzati da area C2, edificabile previa approvazione di piano di lottizzazione convenzionata di iniziativa pubblica o privata. Avv. Giovanni Maria di Lieto info@studiolegaledilieto.it
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a cura della Bcc Aquara N. 49 - 7 Dicembre 2014
Bcc Aquara, boom di affidamenti Al 30 novembre +102,31% rispetto al 2013 Credito concesso a condizioni favorevoli
La BCC di Aquara al 30 novembre scorso ha deliberato nuovi fidi pari al 102,31% di quelli deliberati l’anno precedente. Molto probabilmente per fine anno questa percentuale salirà ancora. Infatti sono previste nel mese di dicembre almeno altre due riunioni del CdA per la concessione di nuovi fidi. Questa è la testimonianza che la Banca quest’anno è andata ben oltre i fidi deliberati l’anno scorso. Questa è
la testimonianza che la Banca ha sostenuto e continua a sostenere l’economia della propria zona di competenza territoriale. E’ la testimonianza che - chi merita - ha avuto sicuramente il credito che aveva richiesto. Pur in un momento molto difficile e di cui non si intravede la fine, la Banca ha saputo e potuto svolgere il suo ruolo. Il blocco del credito - di cui spesso oggi si parla - non riguarda quindi la nostra Banca la quale è tanto più meritevole
se consideriamo che il credit crunch colpisce notoriamente le imprese minori che sono la spina dorsale del tessuto produttivo. Ma la cosa più importante è che il credito qui da noi è stato erogato a condizioni molto convenienti per la clientela. Come la Banca pubblicamente sempre sostiene: “non teme concorrenti per le condizioni applicate”. Antonio Marino Direttore generale della BCC Aquara
PER IL TERRITORIO
Bcc Aquara ad Albanella, Oliveto Citra ed Ottati Bcc Aquara a sostegno delle iniziative legate alla promozione delle tipicità del territorio e del comparto dell’agricoltura. Banca presente oggi, domenica 7 dicembre, ad Oliveto Citra, con il consigliere Giuliano Moscato, in occasione di una tavola rotonda su “Fagiolo occhio nero e Olio extra vergine di oliva... due eccellenze per uno sviluppo sostenibile del territorio”, prevista alle ore 16.30 presso l’Auditorium Provinciale a cura della Proloco Olivetum Felix 2012. “Emergenza Olio d’Oliva” è, invece, il tema dell’incontro organizzato dalla Pro Loco a cui prende parte, oggi ad Albanella, alle ore diciassette a Palazzo Spinelli, il diretto-
re generale della Bcc Aquara, Antonio Marino, in occasione della ventunesima Giornata promozionale dell’olio d’oliva. Mentre per
il 27 e 28 dicembre supporto della Bcc Aquara ad Ottati alla 26esima edizione della Sagra della Sfrionzola e della Salsiccia paesana.
APRE UN NUOVO SPORTELLO A
CAMPAGNA
alle IMPRESE, agli ARTIGIANI, alle FAMIGLIE e ai GIOVANI.
DICONO DI NOI
Atlante Banche, Bcc Aquara leader nel creare valore Con Banca Monte Pruno reale sostegno al territorio La Banca di Credito Cooperativo di Aquara conquista una posizione di tutto rispetto nell’ambito della classifica delle banche minori più efficienti e virtuose d’Italia. E’ quanto emerge dalla classifica stilata dal quotidiano dei mercati finanziari, MF, e da ITALIA OGGI, in collaborazione con Accenture, che, come ogni anno, hanno pubblicato l’ ”Atlante delle Banche Leader”. L’Istituto bancario cooperativo aquarese figura al 5° posto in Italia tra i “Creatori di Valore” 2013 di dimensioni minori, ovvero nel gruppo delle banche con mezzi amministrati inferiori a 500 milioni. Tra gli Istituti che compongono il campione sono stati scelti quelli che nell’ultimo triennio non hanno conseguito valori negativi a livello di margine di intermediazione, risultato di gestione, utile ordinario
RICONOSCIMENTO Alla Bcc Aquara da Milano Finanza
(ante imposte e gestione straordinaria) e utile netto, e che, pertanto, sulla base di questi indicatori di efficienza, sono stati classificati come “Creatori di Valore”. La Banca di Aquara ha conseguito un buon Rating, classificandosi al 5° posto della graduatoria nazionale. Questo risultato risulta ancora più impreziosito dal 3° posto conquistato dalla BCC di Roscigno.
E’ una grande soddisfazione per queste due banche che ormai da molto tempo collaborano attivamente e che in più occasioni hanno manifestato l’intenzione di progettare una virtuosa fusione. I dati rappresentati sull’Atlante delle Banche Leader 2014, di cui si è dato appena conto, restituiscono, in modo adeguato, la predisposizione della Banca di Aquara nel creare valore e, quindi, nel sostenere il proprio territorio di competenza. E’ del tutto naturale che, dalle prime reazioni della “governance” aziendale, del Presidente del CdA, Luigi Scorziello, del Direttore Generale, Antonio Marino, traspaia gioia e legittima soddisfazione, in quanto la classifica in commento gratifica l’impegno di questa Banca e ci fa ancora dire che “piccolo è bello” e può ancora risultare utile nel “creare valore” al proprio territorio.
In un momento in cui i grandi gruppi bancari chiudono i propri sportelli, la BCC di Aquara annuncia con grande piacere la delibera di autorizzazione della Banca d’Italia all’apertura di un nuovo sportello a Campagna, affermando il Credito Cooperativo quale gruppo bancario in controtendenza al generale clima di sfiducia dovuto alla crisi economica. L’operatività del nono sportello della BCC di Aquara, ubicato in località Quadrivio, è prevista per marzo 2015 e consoliderà questa Banca come una delle realtà più significative del Credito Cooperativo sul territorio regionale campano, soprattutto riguardo all’articolazione territoriale. Con oltre 17.000 abitanti, Campagna ha una vivace economia legata al commercio e all’agricoltura e, soprattutto, all’olivicoltura. Una realtà che la nostra Banca, in quanto Tesoriere comunale da oltre tre anni, già conosce profondamente. Per questo siamo fiduciosi che sapremo rispondere al meglio alle esigenze degli operatori economici e delle famiglie di Campagna, soprattutto per la validità dei nostri servizi e delle vantaggiose condizioni economiche ad essi legate. Con l’apertura di questo nuovo sportello, la BCC di Aquara vuole lanciare un segnale di fiducia e di sostegno alle economie locali, in accordo con i principi fondamentali del Credito Cooperativo. Siamo certi che sarà di buon auspicio per la nostra Banca e per la comunità di Campagna. Auguri. Il Direttore ANTONIO MARINO
CULTURA E BENESSERE
MEDICINA NUCLEARE
E TERAPIA RADIOMETABOLICA
L
a medicina nucleare (MN) è una branca della medicina nata negli anni ’30, che utilizzava composti radioattivi o radionuclidi per studi di fisiologia. Grazie al contributo di vari scienziati (fisici, chimici, ingegneri e medici) la MN si è ampliata finché negli anni ‘70 è stata riconosciuta come branca specialistica medica, a disposizione della medicina generale a scopo diagnostico. Essa utilizza radiofarmaci che, una volta somministrati ai pazienti, si comportano da traccianti funzionali, in grado quindi di svelare funzioni biologiche, valutando così l’atteggiamento fisiopatologico di un organo. I radiofarmaci utilizzati in MN sono del tutto sicuri ed includono uno o più radionuclidi. Il più utilizzato in diagnostica è il tecnezio-99 (99m-Tc) che emette radiazioni di tipo gamma, ha un’emivita breve di circa 6 ore, compatibile con la durata dell’esame e consentendo così una limitata irradiazione dei pazienti e della popolazione. Il 99m-Tc è prodotto da un generatore che ne garantisce un’ottima disponibilità. Per lo studio con la metodica PET il più utilizzato è il fluoro-18, che emette radiazioni di tipo beta, che decade in tempi relativamente brevi e la cui produzione avviene grazie al ciclotrone. Le immagini di MN esprimono la distribuzione spazio-temporale del radiotracciante e sono molto più ricche di informazioni funzionali che morfologiche rispetto a raggi x, all’ecografia e la risonanza magnetica nucleare (RMN). Negli esami radiografici inclusa la tomografia assiale computerizzata (TAC), le radiazioni hanno origine dall’apparecchio radiogeno, invece in MN è lo stesso paziente che emette radiazioni, dopo la somministrazione del tracciante. Le principali tecniche scintigrafiche (ossee, miocardiche a riposo e sotto sforzo, renali sequenziali e statiche, cerebrali perfusoria, tiroidee, polmonari perfusoria e ventilatoria, ecc) hanno assunto una valenza importantissima nel campo della diagnostica. Per non par-
lare della metodica PET/TC total-body che ha rivoluzionato in campo oncologico la diagnosi differenziale tra tumori primitivi e metastasi, differenzia lesioni benigne dalle maligne, pianifica la scelta del trattamento radio e chemioterapico, monitorizza l’andamento delle terapie antineoplastiche, aiuta nelle stadiazioni e ristadiazioni dei tumori a fine terapia medico-chirurgica. La medicina nucleare, al contrario della radiologia che è ormai ben conosciuta dal pubblico, è però ancora circondata da un alone di mistero e di timore, legato più che altro all'aggettivo "nucleare", che fa riaffiorare alla memoria tragedie come quella di Chernobyl. A tale proposito è bene ricordare che i radionuclidi emettono radiazioni elettromagnetiche e che queste sono tutte uguali: dalle radiazioni emesse dai normali campi elettrici alle onde radio, allo spettro visibile, alle radiazioni "UV", "x" e gamma, l'unica caratteristica che le differenzia è la loro lunghezza d'onda e quindi la loro energia che è inversamente proporzionale ad essa. In particolare, non c'è alcuna differenza, a parità di energia, fra una radiazione "x" di impiego radiologico ed una radiazione gamma di impiego mediconucleare. Non si deve dimenticare, inoltre, che la radioattività è una normale componente dell'ambiente naturale. L'uomo è da sempre stato esposto alle radiazioni naturali, fin dalla sua comparsa sulla terra e le radiazioni naturali sono ancora adesso la principale fonte di dose alla popolazione mondiale. Tutto questo viene ricordato non per generare una pericolosa familiarità verso l'uso delle radiazioni ionizzanti, che deve essere invece limitato e giustificato, quanto per evitare inutili allarmismi di fronte all'uso delle radiazioni in campo medico. Si può quindi affermare che la medicina nucleare moderna non fa né più né meno male della radiologia tradizionale. Per entrambe l'essenziale è limitarne l'impiego allo stretto indispensabile. Unica controindicazione è la gravidanza. La terapia radiometabolica è quella
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branca della medicina nucleare che si occupa di trattare alcune patologie impiegando sostanze che, legandosi ai tessuti patologici con meccanismi simili ai farmaci usati in campo diagnostico, consentono di colpirli in maniera selettiva, risparmiando in larga misura i tessuti sani. Gli impieghi principali sono: • Terapia radiometabolica dell'Ipertiroidismo: di qualunque origine sia (autoimmune, o uni- e multi-nodulare), tramite I-131 • Terapia radiometabolica del Carcinoma tiroideo differenziato, sfruttando la capacità residua di fissare lo Iodio-131 • Terapia radiometabolica delle metastasi ossee dolorose. • Terapia radiometabolica delle neoplasie neuroendocrine. La più diffusa da oltre 50 anni è la terapia radiometabolica con iodio radioattivo per alcune malattie della tiroide. La tiroide è una ghiandola endocrina, situata alla base del collo, a forma di farfalla divisa in 2 lobi dall’istmo normalmente grande circa come una moneta da 1 euro e dal peso di 20 grammi. Ha un elevato afflusso sanguigno (5ml/g/min), grazie alle arterie tiroidee superiori ed inferiori. La principale funzione della tiroide è quella di produrre gli ormoni tiroidei, T3 e T4, a partire dallo iodio, oligoelemento essenziale il cui fabbisogno giornaliero è di 150 mcg e di 250 mcg in gravidanza. Gli ormoni T3 e T4 hanno un vasto campo d’azione interagendo con quasi tutti i distretti corporei, aumentano il consumo di ossigeno, il metabolismo, l’assorbimento intestinale, regolano la temperatura corporea, la pressione arteriosa, il battito cardiaco, la crescita, lo sviluppo corporeo ed insieme all’ormone (PTH) prodotto dalle paratiroidi regolano il feedback calcio/ fosforo. Le malattie della tiroide si possono distinguere in disfunzioni (ipo o ipertiroidismi) e/o alterazioni morfologiche (gozzi e noduli), tumori (benigni e maligni) e tiroiditi (acute, subacute e croniche).
CULTURA E BENESSERE La diagnosi delle patologie tiroidee si effettua con una visita specialistica con un endocrinologo ed attraverso esami laboratoristici sul sangue (FT3 e FT4 che sono la frazione libera di T3 e T4, TSH, la tireoglobulina Tg e gli anticorpi antihTG, antiTPO, calcitonina). Tra gli esami strumentali l’ecografia della tiroide e del collo è indispensabile per capire dimensione, presenza di noduli, infiammazioni ed eventuali linfoadenopatie associate, mentre la scintigrafia tiroidea permette di differenziare i noduli che accumulano più tracciante detti ‘caldi’, di solito di natura benigna, da noduli isocaptanti (normofunzionale), e noduli che assorbono meno tracciante detti ‘freddi’, i quali richiedono ulteriori indagini grazie all’agoaspirato ecoguidato grazie al quale si può stabilire la natura citologica del campione prelevato. L’ipertiroidismo è caratterizzato da un eccesso di produzione degli ormoni tiroidei FT3 ed FT4: le cause sono molteplici, però i segni ed i sintomi sono gli stessi (insonnia, ansia, diarrea, perdita di peso, alterazioni mestruali, aumento di pressione arteriosa, palpitazioni, aumento di volume della tiroide, irritabilità, sudorazione, polifagia). Per gli ipertiroidismi di origine autoimmune o nodulari come il Morbo di Graves/Basedow o gozzo tossico diffuso, l’adenoma di Plummer o gozzo tossico uninodulare ed il gozzo multinodulare tossico, non trattabili farmacologicamente e chirurgicamente, una valida opportunità terapeutica e definitiva è rappresen-
di Francesco Di Lorenzo tata dalla somministrazione di iodio radioattivo, generalmente sotto forma di compressa, a digiuno almeno da 6 ore prima e per 3 ore successive al trattamento, in modo da facilitare e accelerare l’assorbimento. Lo iodio radioattivo viene captato dalle cellule tiroidee, le uniche cellule dell’organismo in grado di concentrare lo iodio, distruggendo le zone iperfunzionanti inibendole ed inattivandole e/o determinando un’ablazione fisica bloccando la tendenza all’aumento di volume e riducendolo. È una valida opzione terapeutica efficace in quasi la totalità dei pazienti con un’unica somministrazione. Solo una piccola percentuale di pazienti necessita di una seconda somministrazione dopo 6-12 mesi. L’effetto terapeutico desiderato è di solito l’istaurarsi dell’ipotiroidismo a distanza di mesi o anni, agevolmente controllato con la terapia sostitutiva. La terapia radiometabolica della tiroide è usata anche per il carcinoma papillare e follicolare della tiroide dopo l’intervento chirurgico al fine di eliminare eventuali residui ghiandolari. L’osservazione ormai cinquantennale dei pazienti trattati con terapia radiometabolica con iodio radioattivo ha stabilito l’assoluta efficacia e sicurezza della terapia in totale assenza di danni determinati dalle radiazioni. Uniche controindicazioni in assoluto sono la gravidanza e l’allattamento. A scopo prudenziale si raccomanda alle pazienti in età fertile di evitare gravidanze nei 6 mesi successivi alla terapia.
Questa terapia generalmente è proposta dall’endocrinologo in collaborazione con il medico nucleare. Prima di sottoporsi ad essa, è necessario limitare il consumo di iodio, non eseguire indagini radiologiche con impiego di mezzi di contrasto iodati e di sospendere eventuali farmaci nelle settimane precedenti. Prima di sottoporsi al trattamento radiometabolico si effettua una scintigrafia tiroidea ed il test di captazione tiroideo allo iodio per stabilire se il paziente può effettivamente giovare della terapia e per stabilire la dose ottimale di radiofarmaco. Il test si ripete dopo 3 e 24 ore. Le dosi nel trattamento dell’ipertiroidismo sono di 15 mCi, 30 mCi nella riduzione di gozzi di notevoli dimensioni, per i carcinomi differenziati post-chirurgia, 100mCi per le metastasi iodiocaptanti. La maggior parte delle radiazioni emesse dallo iodio vengono eliminate soprattutto attraverso urine, feci ma anche saliva, sudore, lacrime nel giro di due settimane, dopo tre settimane ne rimangono solo piccole tracce. Quando il paziente lascia il centro di MN deve rispettare misure cautelative di radioprotezione, per evitare di irradiare familiari e popolazione, soprattutto sul tempo e sulla distanza da tenere da altre persone soprattutto donne gravide e bambini sotto i 12 anni nei giorni successivi alla terapia, che variano in base al dosaggio somministrato, e sull’igiene personale (preferendo asciugamani e stoviglie usa e getta). Articolo svolto con la partecipazione di tutta l’equipe dell’ UF di Medicina Nucleare della Casa di Cura Prof. Dott. Luigi Cobellis, coordinato dal dott. Gaetano Cuoco, specialista in medicina nucleare ed endocrinologia sperimentale in collaborazione con la dott. sa Gilda Cobellis esperta in malattie della tiroide. Francesco Di Lorenzo Casa di Cura, Dott. Luigi Cobellis
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CULTURA E BENESSERE
di Giuseppe Ruocco
COME GODERSI LE FESTE E RIMANERE IN FORMA
Q
ual è il primo pensiero che affiora quando si parla di Natale? Regali, spese e la tavola imbandita di ogni squi-
sitezza! Non c'è dubbio che il periodo delle festività natalizie rappresenta un momento nel quale l'assunzione di calorie raggiunge livelli molto alti, vuoi per il freddo, vuoi perché il cibo ci appaga e ci ricompensa dalle fatiche svolte durante l'anno che sta per concludersi. Ma come fare allora a goderci pranzi e cenoni senza incappare in conseguenze indesiderate? Un modo c'è. L'aumento di peso è dovuto ad un saldo negativo tra l'energia introdotta nell'organismo (in Kcal) è quella spesa. Banalmente (ma efficacemente), per un compenso senza grossi sacrifici a tavola è necessario aumentare il dispendio energetico tramite l'attività fisica. Infatti è ormai noto che ci sono maggiori possibilità di perdere grasso corporeo e aumentare la massa muscolare alternando un lavoro aerobico ad uno anaerobico nella stessa seduta di allenamento. La differenza tra queste due attività, oltre alla presenza (aerobico) o meno
(anaerobico) di ossigeno, è data dall'intensità e dalla durata delle prestazioni: più breve e intenso quello anaerobico, più lungo e moderato quello aerobico. Entrambe le tipologie di allenamento possono risultare molto utili soprattutto per perdere la massa grassa e incrementare la massa magra (muscolare), ma per ottenere ciò occorre alternarli in maniera opportuna. L'allenamento aerobico è rivolto soprattutto a grandi masse muscolari e coinvolge principalmente l'apparato cardio respiratorio, a differenza dell'anaerobico che è incentrato sulla forza muscolare ed esprimibile tramite gesti brevi e ad alta intensità come salti, sprint o il sollevamento pesi. Combinando queste due metodiche si ottengono quindi ottimi risultati sia per il miglioramento cardio respiratorio e l'aumento del dispendio energetico sia per l'incremento della forza e la massa muscolare, accentuando l'attività metabolica dell'organismo anche a riposo. Per finalizzare la riuscita di questo tipo di allenamento, le due attività devono svolgersi nella seduta, alternando una fase anaerobica con i pesi ad una aerobica di resistenza.
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Il modo migliore per sfruttare questo connubio può essere dato dallo svolgimento di esercizi muscolari ad alta intensità per un tempo ridotto (30") alternandoli ad una fase più lunga e moderata (1' corsa), ripetendoli all'interno di un circuito misto e coinvolgendo più gruppi muscolari possibili. La durata ottimale di questo lavoro varia dai 10 ai 20 minuti, ottenendo così la combustione del grasso corporeo e protraendola fino al termine dell'allenamento. Un lavoro globale e indicato per tutti, con particolare attenzione a chi si cimenta per la prima volta nell'attività fisica: evitiamo di improvvisare allenamenti troppo intensi solo per "limitare i danni" compiuti o da compiere: il corpo non è abituato a questo tipo di stress e i risultati, oltre a non arrivare, sarebbero dannosi. Approfittiamo, invece, dello stimolo dato dalle feste per incominciare un programma di attività fisica graduale e costante il quale, protratto nel tempo, darà senz'altro i suoi risultati. Prof. Giuseppe Ruocco Dir. Tecnico Planet Fitness planet.fitness@tiscali.it
COM
comunicare in libertĂ
comunicazione
VOCE | DATI | TLC PaduanoGroup
CULTURA E BENESSERE
di Elvira Serra
OSTEOPOROSI CONOSCIAMOLA MEGLIO
O
steoporosi è una malattia degenerativa delle ossa. Queste diminuiscono notevolmente in densità creando le premesse per dolori, soprattutto alla schiena, e fratture, in particolare di polso e femore. Attualmente è possibile, farmacologicamente, solo rallentare questo processo degenerativo. In caso di fratture, invece, spesso è necessaria l’installazione di protesi. Le cause dell’osteoporosi A causare l’osteoporosi è la diminuzione degli elementi proteici e minerali delle ossa. Ciò fa sì che le ossa diventino porose e sempre meno consistenti. Nelle donne, particolarmente colpite da questa malattia, l’osteoporosi è spesso causata da un deciso calo della produzione degli ormoni sessuali. Tuttavia è possibile che questa malattia si presenti anche a causa di diete povere di calcio, di lunghe degenze che costringono il paziente a letto per molto tempo, di un utilizzo massiccio di cortisone e di patologie legate al malfunzionamento della tiroide.
Forme di osteoporosi A seconda delle cause, si individuano tre diverse forme di osteoporosi: - Osteoporosi primitiva o idiopatica: è il caso più comune, quello che colpisce soprattutto le donne in fase post-menopausa o gli uomini più anziani. È causata soprattutto da mancanza di calcio. - Osteoporosi secondaria: può colpire anche individui più giovani ed è causata da altre malattie, in particolare tiroidee, o da un consumo eccessivo di cortisone. - Osteoporosi complesse: in questa categoria vengono raggruppate le forme più rare di osteoporosi. In particolare le forme legate alla gravidanza, alla dialisi o al trapianto di organi. Sintomi dell’osteoporosi Il primo sintomo che un malato di osteoporosi può cogliere è un dolore alla schiena. Questo perché, il più delle volte, questa malattia di manifesta dapprima colpendo la colonna vertebrale e provocando uno schiacciamento delle vertebre che causa alcune fitte. In particolare questo dolore si accentua la sera e quando ci si alza da una sedia o da una poltrona. Il sintomo più evidente
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resta tuttavia la frattura, in particolare del femore. Le cure dell'osteoporosi La prima regola per combattere l’osteoporosi è la prevenzione: è fondamentale, fin da giovani, condurre una vita salutare con frequente attività fisica e una dieta ricca di calcio (presente nei formaggi) e vitamina D (presente nel pesce azzurro). Il trattamento farmacologico è utile a rallentare il decorso della malattia ma non è ancora in grado di guarire i pazienti. Negli ultimi anni ha trovato spazio la terapia TOS (Terapia ormonale sostitutiva) utile a evitare la perdita di calcio, prima causa del deterioramento delle ossa. Nei casi più gravi il ricorso a un intervento chirurgico per l’installazione di protesi è necessario per garantire al paziente di muoversi con le proprie gambe. Dott. ssa Elvira Serra elviraserra@libero.it 333 22.38.170
CULTURA E BENESSERE
di Pasquale La Palomenta
SALUTE LE RICETTE PER STANCHEZZA E REUMATISMI per combattere la stanchezza Frullare due pere, mezzo bicchiere di latte e 1 cucchiaino di miele. Bere al mattino a digiuno e a metà del pomeriggio.
IL PERO Nome scientifico: Pyrus L. Famiglia: Rosaceae Tra le molte varietà di pere, tutte dolci e dissetanti, ricordiamo la “Buona luisa”, dalla buccia striata di rosso, la “William o Buon Cristiano” (verde chiaro), la “Kaiser” (color ruggine) dedicata all'imperatore Alessandro, la “Passa crassano” (verde-giallastra), la “Butirra bianca d'autunno” (giallo-verde) e la “Butirra hardepant” (verde pisello). La pianta fiorisce di solito in aprile – maggio e fruttifica in settembre – ottobre, a seconda della varietà, ma sui mercati le pere sono reperibili tutto l'anno in quanto vengono importate da altri Paesi. In fitoterapia si adoperano le foglie, come disinfettante, nel trattamento delle malattie della vescica, e della calcolosi. Raccolte in agosto – settembre, naturalmente da piante
Al mattino, a digiuno, e prima di ogni pasto, bere un bicchiere di succo fresco di pere. CUCINA non trattate con anticrittogamici, vengono essiccate rapidamente all'ombra e conservate in sacchetti di carta, al riparo dalla luce e dall'umidità. Il frutto fresco, consumato perfettamente maturo, per evitare noiosi disturbi digestivi, è consigliabile a chi soffre di reumatismi, artritismo, anemia, superlavoro, gravidanza, diarrea. Anche se ricco di zucchero (levulosio), è permesso ai diabetici in quanto il levulosio viene assimilato immediatamente. La pera non perde le sue proprietà anche se cotta o essiccata. Allo stato secco, esplica una notevole azione energetica. In cosmesi, il succo è la polpa di pere vengono usati per la cura delle pelli stanche o rugose.
Sbucciare due grosse pere perfettamente mature 8la qualità più indicata e la “Kaiser”), privarle del torsolo e tagliarle a dadini. Preparare a scaglie sottili un pezzo di parmigiano, unito alle pere, e condirle con olio e succo di limone. E' un appetitoso antipasto.
Pasquale La Palomenta etnobotanico@live.it
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CULTURA E BENESSERE
OMEGA I GRASSI BUONI...!3 N
on tutti i grassi sono dannosi per la salute. Alcuni sono protettivi e due in particolare sono indispensabili per la vita (e sono denominati essenziali). Essi sono i due acidi grassi essenziali (EFA): l'acido linoleico (omega-6) e l'acido alfa-linolenico (omega-3). Gli Omega-3 (o PUFA n-3) sono una categoria di acidi grassi essenziali, che entrano a far parte delle membrane cellulari e, grazie alle loro proprietà chimico-fisiche, ne determinano le caratteristiche di fluidità indispensabili allo svolgimento di tutti processi che hanno luogo nella cellula e per il corretto funzionamento 28 MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014
di Angela Cassese
dell'organismo. Il termine omega 3 si riferisce ad alcuni acidi grassi che presentano 3 o più doppi legami nella catena carboniosa: sono detti polinsaturi perché la loro catena comprende vari doppi legami. In natura esistono vari tipi di omega 3: l’acido alfa linolenico, acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA), contenuti in quantità rilevanti nel pesce soprattutto dei mari freddi. Quali effetti sulla salute? Le patologie sensibili ai benefici degli omega-3 sarebbero: ipertensione, diabete, depressione, ipertrigliceridemia, psoriasi, artrite reumatoide, malattie cardiovascolari, aritmie. I meccanismi mediante i quali gli acidi grassi polinsaturi della serie omega 3 esercitano effetti protettivi a livello cardiovascolare sono sia funzionali sia metabolici: essi determinano una maggiore fluidità di membrana, migliorano
la funzione endoteliale e a livello del profilo lipidico. Da un punto di vista metabolico, gli omega 3 riducono principalmente i trigliceridi serici attraverso un aumento dell’ossidazione degli acidi grassi, diminuendone inoltre la sintesi e modulando la composizione dei fosfolipidi di membrana. Numerosi studi d’intervento hanno permesso di rilevare che l’effetto degli omega 3 sulla lipidemia è dose dipendente: una riduzione significativa della trigliceridemia si osserva in genere con un dosaggio pari o superiore a 3 g. al giorno, mentre al di sotto di queste dosi gli effetti sui trigliceridi sono praticamente trascurabili. Un importante studio sugli eschimesi della Groenlandia ha evidenziato in questi soggetti una ridotta incidenza di patologie cardiovascolari dovuta probabilmente alla dieta essenzialmente a base di pesce. Da allora, vari gruppi di ricerca si sono occupati del fenomeno, facendo emergere l'ipotesi che alti livelli di acidi grassi polinsaturi del tipo omega-3, contenuti in alcuni pesci quali il salmone, il pesce spada, le sardine, lo sgombro e l'acciuga, possano proteggere dall'insorgenza di eventi cardiovascolari. Più recentemente sono stati presi in considerazione gli effetti degli omega 3 della dieta anche su alcuni marker infiammatori, i cui livelli elevati sono stati associati all’insorgenza della patologia aterosclerotica. I risultati di uno studio condotto su un sottogruppo della popolazione femminile, indicano che i livelli di assunzione più elevati di omega 3 (1,4-3,3 g al giorno), si associano a basse concentrazioni ematiche di PCR (proteina C reattiva), IL-6 (interleuchina 6), sICAM e sVCAM, tutte molecole coinvolte nei processi
infiammatori. Questi dati suggeriscono pertanto che l’effetto preventivo degli omega 3 della dieta nei confronti del rischio cardiovascolare possa essere, almeno in parte, attribuibile all’intervento di questi grassi sull’infiammazione e sull’attivazione endoteliale. Proprio quest’ultimo aspetto potrebbe spiegare la riduzione di eventi cardiovascolari fatali e non fatali, associata all’aumento dell’apporto di omega 3: maggiore è l’apporto alimentare di omega 3 e più elevata è infatti la loro concentrazione nei lipidi ematici che corrisponde a una maggiore protezione nei confronti del rischio di mortalità per cause cardiovascolari. Un’altra affascinante area di ricerca sugli acidi grassi Omega-3 riguarda il loro ruolo sulle funzioni cerebrali e su quelle visive; alcune ricerche suggeriscono, infatti, che questi acidi grassi potrebbero avere un ruolo nella prevenzione della degenerazione maculare, una comune forma di cecità, e avere effetti benefici in alcune patologie depressive. Le ricerche stanno ora studiando l’effetto degli Omega-3 sul sistema immunitario e rivelano un ruolo positivo di questi acidi grassi nei casi di artrite reumatoide, asma, lupus, malattie renali e cancro. Omega-3: dove trovarli? Nessun singolo alimento può, da solo, essere la chiave della salute di una persona, tuttavia consumare una maggiore quantità di pesce è uno dei metodi che la maggior parte di noi può adottare per migliorare la propria alimentazione e la propria salute. Molte delle ricerche sui benefici degli acidi grassi Omega-3 indicano il pesce come la fonte principale. Salmone, sardine, tonno e crostacei hanno un alto contenuto di acidi grassi Omega-3, ma si raccomanda di aumentare in generale il consumo di ogni tipo di pesce e di frutti di mare. Le carni grasse e i prodotti caseari interi sono le fonti principali di grassi saturi. I grassi insaturi si trovano principalmente in alcuni olii vegetali. Le diete più ricche di grassi monoinsaturi e polinsaturi abbassano i livelli di colesterolo “cattivo”, mentre i grassi saturi li aumentano. Di conseguenza, la dieta ideale dovrebbe essere più ricca di grassi monoinsaturi e polinsaturi rispetto all’alimentazione attualmente adottata in Europa, quindi, pesce, crostacei, tofu, mandorle e noci, come anche in alcuni olii vegetali come l’olio di semi di lino, l’olio di nocciole. Il pesce e i crostacei sono eccellenti fon-
ti di proteine e poveri di grassi. Una porzione di 100 grammi della maggior parte dei pesci e dei crostacei fornisce all’incirca 20 grammi di proteine, circa un terzo della razione giornaliera raccomandata. Le proteine del pesce sono di ottima qualità, contengono abbondanti quantità di aminoacidi essenziali e sono molto digeribili ad ogni età. Il pesce e i frutti di mare contengono generalmente meno grassi e calorie a parità di peso rispetto alle carni di manzo, pollo e maiale e forniscono la stessa quantità o poco meno di colesterolo. Il contenuto di grassi del pesce varia in base alla specie e alla stagione. Anche se non tutti i pesci hanno un alto contenuto di Omega-3, essi possono comunque fornire rilevanti quantità di questi acidi grassi se consumati regolarmente. I crostacei e il pesce bianco (gamberetti, aragosta, cozze, calamari, vari tipi di merluzzo, platessa, sogliola) contengono pochissimi grassi; meno del 5%. Il grasso nei pesci che ne sono più ricchi, varia tra il 5 e il 25%; sardine e tonno (5-10%), aringhe, acciughe, sgombri, salmone (10-20%) e anguilla (25%). Nonostante il pesce azzurro contenga più grassi, questi sono principalmente insaturi. Il pesce e i prodotti ittici sono inoltre ricchi di minerali come ferro, zinco e calcio (pesce in scatola con lische morbide, commestibili). Si raccomanda di consumare pesce ricco di acidi grassi Omega-3 più di due volte la settimana per ottenere vantaggi apprezzabili per la salute. Secondo i nuovi LARN 2012 (Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di energia e Nutrienti per la popolazione italiana), l’apporto giornaliero di omega-3 dovrebbe coprire lo 0,5-2% dell’energia totale della dieta. Laddove tale assunzione, per vari motivi, sia impossibile o difficoltosa (soggetti vegetariani e vegani), l’uso di alimenti integrati può giocare un importante ruolo di supporto.Gli esperti concordano sul fatto che un’alimentazione basata sulla moderazione e la varietà sia fondamentale per la buona salute. In altre parole, mangiare una grande varietà di alimenti fornisce una nutrizione più completa ed è complessivamente più vantaggioso rispetto a una dieta composta solo da alcuni alimenti. Dott.ssa Angela Cassese acnutrizioneumana@gmail.com
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storia senza tempo
la magia del natale
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on è stata in partenza una bella esperienza. Non dirò l’anno. Ma non molti inverni fa. Il luogo è Chartres, la città della bellissima cattedrale gotica. In quella occasione di Avvento l’edificio era tutto illuminato di colori proiettati da fasci di luce di cui era difficile capire la provenienza. I canti nelle vie erano registrazioni delle Christmas Carol's del King’s Choir di Cambridge e dei “Petits chanteurs à la Croix du bois. I miei nipoti, insomma, mi avevano portato al mercatino di Natale che per loro era l’esperienza collettiva più sincera dopo i pranzi e le cene con gli intimi. Per me era una sorpresa. Lo stesso per la Miuccia, la mia cagnetta meticcia beige, che si trovava per la prima volta oltre confine. Dopo il parcheggio volteggiammo tra le case a graticcio dalle finestre calde di luci e decori sobri. Nessun effetto discoteca. Ci ritrovammo nella piazza dell’antico mercato medioevale. Casette, piene di oggetti fatti a mano e dolci locali, profumi di spezie e vin brulé, figure lignee, fiori pressati, stoffe damascate, candele ed ogni altro prodotto dall’immaginazione artigianale. Facemmo i primi acquisti. Biscotti speziati ed una bevanda calda della Normandia. Mentre paghiamo le vettovaglie, Miuccia si divincola dalla pettorina, impaurita da un rumore improvviso e ...scompare. Come nel “Canto di Natale” di Dickens mi passavano dinanzi agli occhi del cuore e della mente le immagini dei natali passati : i doni mal digeriti, i biscotti profumati di papà, le minestre della mamma, lo scartoccio delle decorazioni nella carta velina, il profumo del muschio “nuovo” per il presepe,
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Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno. (Charles Dickens)
di Alessandro D'Antuono il fascetto di biglietti augurali legato da un nastro di raso rosso da inviare per posta, il melenso ma toccante film del “Piccolo Lord” tratto dal romanzo della Burnett… Un mio grido sommesso fece partire le ricerche. Avrei perso la mia amica a 2000 Km da dove ci eravamo promessi fedeltà, rispetto e amicizia ? I nipoti si mossero. Capivano i miei sentimenti. Ma anche chi era lì al mercatino si mosse in nostro aiuto. Maxime, il responsabile dell’area, si accorse del nostro disagio e ci aiutò subito. Si mossero anche alcuni “proprietari” degli chalet che vendevano merci autoctone. Nulla mi consolava. Per me erano “estranei”. Girammo per 12 interminabili minuti. Un gruppo di papà, mamme e bimbi dai volti rischiarati dalle lucine dei festoni si era fermata dinanzi uno “stand”. Era la grotta dove sarebbe, da lì a qualche giorno, stata posta la statuetta in legno locale del Bimbo. Miuccia si era accucciata sotto la culla-mangiatoia. Stava al caldo. Fiduciosa. I fantasmi del “Canto” dickensiano se ne andarono. E, a ben guardare, gli spettri delle mie paure raffiguravano l’immagine dei Mercatini di Natale: si guardano indietro custodendo e rievocando le tradizioni, interpretano i nostri tempi coinvolgendo l’intera comunità che vive intensamente questo periodo, e allo stesso tempo pensano al domani ispirandosi a un’etica votata alla sostenibilità, alla concordia, all’affettuosità. I Mercatini di Natale più che un evento sono un’atmosfera. Abbracciano tutta una città che, a Natale, è da scoprire in tutte le sue manifestazioni e come meglio si crede. La nascita dei mercatini di Natale pare abbia avuto origine attorno al 1400 nei territori compresi tra la Germania e l'Alsazia francese, non troppo distante dunque da dove ci trovavamo, proprio in queste zone ha avuto luogo quello che è definito il primo mercatino della storia, a Dresda, il lunedì precedente il Natale dell'anno 1434. Una data lontana. Apparentemente. Ora vado ai mercatini per essere parte di una lunga storia. Un modo per accedere ad un piccolo sogno su misura. Alessandro D'Antuono alessandrodan1@hotmail.it
TURISMO E TERRITORIO
di Ente Parco
"QUADERNI DI BIODIVERSITÀ" "IL GATTO SELVATICO"
È
stato di recente pubblicato il volume “Il gatto selvatico, la martora e altri mammiferi nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Fototrappolaggio, distribuzione ed ecologia” di Romina Fusillo e Manlio Marcelli, edito dall’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Si tratta del primo volume della nuova collana editoriale dell’Ente Parco denominata “Quaderni di Biodiversità”, curata da Laura De Riso e Angelo De Vita e dedicata alle ricerche sulla biodiversità condotte nel parco, descrive le premesse e i risultati di una ricerca realizzata nel territorio del Parco sulla presenza del gatto selvatico (Felis silvestris silvestris) e della martora europea (Martes martes) rispetto agli habitat forestali. Il gatto selvatico e la martora sono due carnivori il cui stato di conservazione non è del tutto soddisfacente in Europa e in Italia. Inoltre, le informazioni sulla ecologia e distribuzione di queste specie sono scarse e frammentarie. La ricerca realizzata rappresenta un esempio raro nel panorama italiano ed europeo dell’applicazione del fototrappolaggio allo studio dei piccoli e medi carnivori. Il fototrappolaggio è una tecnica fotografica utilizzata per documentare animali molto elusivi, consiste nel posizionamento di una stazione fotografica collegata ad un sensore, l'animale entrando nel raggio di azione del sensore attiva lo scatto. I mammiferi, in particolare i carnivori, includono specie elusive, prevalente-
mente notturne, minacciate dalle attività umane e spesso difficili da studiare proprio a causa delle loro abitudini. L’ampia disponibilità degli ultimi anni dei sistemi fotografici con sensori di movimento ha tuttavia dischiuso enormi potenzialità nello studio, monitoraggio e conservazione dei carnivori. Le fotocamere con sensori di movimento (fototrappole) “catturano” automaticamente immagini degli animali, utilizzabili nella forma di rilevamenti ripetuti della presenza per stimare parametri di distribuzione, abbondanza e ricchezza delle specie. Il volume introduce il lettore alla bioecologia e conservazione del gatto selvatico e della martora nel contesto dell’ampio gruppo dei “mesocarnivori”, all’uso della tecnica del fototrappolaggio e dei modelli statistici, enfatizzando i punti chiave del processo dell’indagine scientifica: la definizione degli obiettivi e delle ipotesi, lo sviluppo di un disegno di campionamento adeguato, la costruzione di modelli che rappresentano le ipotesi e il confronto delle previsioni dei modelli con i dati collezionati. Occupano infine uno spazio meritato nelle pagine del libro le immagini dei paesaggi di uno dei più straordinari parchi nazionali d’Italia e delle 15 specie di mammiferi fotografate nel corso della ricerca, accompagnate da mappe di distribuzione e note di bio-ecologia che descrivono una parte importante ed affascinante della biodiversità animale e degli habitat del parco”.
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TURISMO E TERRITORIO
di Maria Elisa Ferrara
ARMONIA DI PIETRAGRIGIA
IL LIBRO DELLA SCRITTRICE SALERNITANA ANGELICA ELISA MORANELLI
A
rmonia di Pietragrigia è un romanzo fantasy scritto da Angelica Elisa Moranelli, in vendita dal 25 novembre 2014, ordinabile in tutte le librerie d'Italia e negli store online. Armonia di Pietragrigia è la prima opera della giovane autrice di Salerno, Angelica Elisa Moranelli, e va ad inserirsi nel filone fantasy che tanto consenso ha riscosso negli ultimi anni. È, nello specifico, un fantasy per ragazzi e narra la storia di Armonia, una ragazzina di quattordici anni, la quale non ricorda nulla del suo passato e vive in un’oscura villa gotica assieme al maggiordomo Milo e alla governante Stella, nella noiosa città di Prugnasecca. Quando scopre di essere in realtà nata a Pietragrigia, nel mitico regno di Flavoria, dove tutti la conoscono come la Fanciulla-Guerriero, Armonia partirà per un’avventura, che le riserverà belle sorprese, ma anche situazioni molto pericolose. Il libro può essere considerato anche un romanzo di formazione, e la sua autrice riesce con abilità a mescolare ironia, mondi fantastici e tradizioni popolari. La Moranelli si ispira ai suoi scrittori fantasy preferiti (fra cui J.R.R. Tolkien, J.K. Rowling, George R.
R. Martin) e ai “racconti di streghe” che i suoi nonni le raccontavano, ma riesce a creare uno stile personale ed accattivante. La copertina del romanzo è realizzata da Romina Moranelli, sorella di Angelica, fumettista di spessore internazionale per Marvel e Disney. “Armonia di Pietragrigia”è pubblicato dalla 0111 Edizioni, casa editrice indipendente di Cocquio Trevisago (Varese). Il 23 dicembre è fissata la presentazione ufficiale del libro al Museo MOA di Eboli; seguiranno altri appuntamenti in presenza
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dell’autrice, in librerie e caffè letterari della provincia di Salerno, nei mesi di dicembre 2014 e gennaio 2015. Maria Elisa Ferrara Responsabile Ufficio Stampa AdUp Comunicazione stampa@adupcomunicazione.com
TURISMO E TERRITORIO
di Silvio Cirillo
LA CASTAGNELLA
STORIA E PREPARAZIONE
L
e origini di questo dolce tipico delle feste natalizie si perdono nel tempo: si presume che, nella prima metà del ‘900 era uso, tra le famiglie, preparare un dolcetto simile a quello odierno. Gli ingredienti principali sono le castagne e il cioccolato frutta fresca, frutta secca, e il liquore. Per quanto riguarda il cioccolato si pensa che fu introdotto nell’impasto a seguito allo sbarco degli alleati, in quanto questi portarono nelle nostre zone un importante quantità. Per una buona riuscita della ricetta la qualità delle castagne è molto importante. Citiamo solo alcune zone della campania dove la qualità la fa da padrone. Come prepararle Lessate le castagne con abbondante acqua e alloro. Ridurre in purea unire lo zucchero, il cacao e il cioccolato fondente 55% (precedentemente sciolto), la marmellata, la mela, la parte aromatica(sambuca, caffè, limone). Correggere la consistenza con il latte, per
finire unire i pinoli, l’impasto deve avere una consistenza morbida. Impasto esterno: impastare tutti gli ingredienti insieme e regolare la consistenza con il vino. Riposo per 12/24 ore in frigo. Prima di usarla per la preparazione stendere in modo molto sottile l’impasto della sfoglia, coppare un cerchio (diametro prescelto) con il sac-a-poche, spennellare i bordi con uovo o acqua, ricoprire con un altro cerchio di pasta e tagliare con un coltello i bordi e intrecciare le punte a modo di sole. Friggere con olio di semi di girasole a 170/180°, devono avere il colore dell’oro, farli raffreddare e pennellare di miele millefiori a caldo e cospargere di piccoli confetti colorati chiamati diavolini. Silvio Cirillo info@pasticceriarmonie.it
Ricetta per il ripieno
500 g Polpa di castagne 20-50 g Cacao 100/150 g Zucchero 30 g Pinoli 100/150 g Cioccolato 55% 75 g Marmellata di albi cocca 25 ml Sambuca q.b. Caffè q.b. Latte 1/2 Limone grattug- giato 1 Mela a dadini Ricetta per la pasta
250 g Farina 00 250 g Farina 0 60 g Burro 60 g Zucchero 30 g Tuorli 145 ml Vino bianco friz zante 25 ml Liquore Strega 2 g Bicarbonato di amm. (facoltativo) 1 Limone grattug giato
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TURISMO E TERRITORIO
di Domenico Panfolfo
oasi fiume alento
buoni propositi per il 2015!
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'arrivo del mese di Dicembre induce tutti a fare il consuntivo delle cose fatte nel corso dell’anno. Anche l’Oasi Fiume Alento non si sottrae a questo compito, soprattutto per valutare gli errori commessi (solo chi non fa non sbaglia!), porvi rimedio e, infine, programmare le attività da svolgere nel corso del nuovo anno. La missione dell’Oasi è quella di fornire valide opportunità formative al mondo della scuola e di mettere a disposizione della famiglia e degli amanti della vita all’aria aperta un luogo dove è piacevole recarsi. L’offerta formativa dal 2015 si arricchirà di nuovi laboratori che faranno perno su attività d’avanguardia quali, ad esempio, laboratori dove il teatro si intreccia con le visite naturalistiche; laboratori di chimica e fisica con l’impiego di strumentazione computerizzata; l’introduzione degli alunni al mondo delle energie alternative e ai sistemi di misurazione dell’energia così prodotta, naturalmente mediante l’utilizzo di laboratori demo; l’uso di strumenti per l’osservazione del sole, solo per fare degli esempi concreti. Le aree di svago saranno fatte oggetto di interventi volti a migliorarne la fruizione da parte delle famiglie e dei visitatori in generale. Grazie al partenariato avviato fin dalla scorsa primavera con GIVOVA, importante azienda che ricono38 MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014
di Domenico Pandolfo
per informazioni tel. 0974 83.70.03 - cell. 347 15.31.360 mail: info@oasialento.it www.oasialento.it
scendo il meritevole lavoro svolto finora intende sostenere l’Oasi Fiume Alento, si renderanno i campi sportivi (calcio, volley e minibasket) più funzionali. E che dire del potenziamento del Summer Camp che la scorsa estate ha suscitato l’entusiasmo degli oltre 50 bambini che vi hanno partecipato e delle famiglie che hanno accettato la proposta formativa dell’Oasi, del Summer Music School, degli eventi in programmazione che animeranno l’Oasi durante tutta l’estate! Ecco, questi sono i buoni propositi dell’Oasi Fiume Alento per il prossimo anno 2015! I migliori auguri a tutti i lettori per le Feste Natalizie! Domenico Pandolfo Direttore CILENTO SERVIZI Oasi Fiume Alento MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014 39
COSTUME E SOCIETÀ
ROBIN WILLIAMS 1951-2014 Addio ad un grande del cinema mondiale
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'attore americano Robin Williams per la sua vis comica idolo del mondo, caro a tutto il mondo, perseguitato da demoni invisibili che gli tormentavano l’anima, in un momento di grave sconforto, nel silenzio assordante della sua casa di San Francisco dove viveva da solo, ha deciso di farla finita con la propria vita. Un gesto verso cui c’è da avere tutta l’umana comprensione che forse non ha avuto in vita soprattutto da chi, inopportunamente lo ha fatto sentire un uomo solo; un uomo disperatamente solo ad un punto tale da fargli decidere che era meglio uscire di scena; che era meglio abbandonare quella scena che lo aveva visto per tanti anni protagonista, entrando pienamente nel cuore della gente, immergendosi di volta in volta in personaggi fantastici, difficili da dimenticare. Sono personaggi irreali che restano sempre vivi in tutti noi anche nel futuro oltre a questi momenti di un evento assolutamente tragico ed imprevedibile verso cui, anche non sapendone darci un’umana ragione, dobbiamo saper nutrire il massimo del rispetto ed un profondo senso di umanità per quell’uomo triste di nome Robin Williams che solo con se stesso, ha avuto il convincimento-certezza che era meglio morire piuttosto che
vivere da incompreso; che era preferibile una morte liberatrice ad una vita in solitudine, tra l’altro, purtroppo fortemente compromessa dall’alcool, dalla droga e da una forte depressione che, nemica del suo essere un uomo libero della Terra, ormai non gli permetteva più di vivere da libero uomo tra gli uomini liberi. Non gli permetteva di essere uomo idolo, con una grande vis comica che lo aveva reso famoso e lo aveva circondato dell’amore di tanti ammiratori e seguaci sparsi in tutto il mondo; per tutto questo, ha cercato, senza finzioni, l’annullamento di se stesso, lasciando un vuoto assolutamente incolmabile; tanta gente nel rispetto umano, purtroppo non sa darsi una ragione di un suicidio, assolutamente il frutto di una grande esasperazione o disperazione umana. Molto inopportunamente i social media si sono scatenati violando l’umanità del grande Robin Williams; tante le polemiche con un’esasperazione mediatica che passava di momento in momento dalle offese alle gravi insinuazioni ed ai grandi attestati di affetto.
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La figlia Zelda Williams molto opportunamente con forte atteggiamento polemico, ha agito e reagito chiudendo gli account Twitter e Instagram. Ancora una volta questo confuso mondo terreno, fa inopportunamente notizia, disumanizzando l’uomo che, privo di certezze umane e di valori si va sempre più rifugiando nell’effimero e sempre più spesso trasforma la saggezza in idiozia, i valori dell’essere in infami pettegolezzi, l’umanità in profonda disumanità. Tutto questo ritroviamo nell’umana esistenza di Robin Williams, un grande del cinema mondiale, non più tra noi; lasciandoci con una grande sofferenza nel cuore, ci ha lasciati un’eredità di arte cinematografica non facilmente cancellabile; resterà in noi, in quanto patrimonio artistico di tutti noi. Il dramma di Robin Williams è tutto nel pensiero espresso dalla figlia Zelda; nella disperazione del momento si chiede: “non capirò mai come, essendo amato così profondamente, non trovasse nel suo cuore la voglia di rimanere con noi”. In questo triste interrogativo c’è tutta la
di Giuseppe Lembo tragedia umana di Robin Williams; c’è quel senso di vuoto dentro che nessuno è riuscito a colmare, dandogli quella tanto ricercata serenità d’animo che non ha trovato da nessuna parte sulla Terra, per cui ha preferito uscire di scena; ha preferito morire piuttosto che vivere da disperato la sua condizione di uomo solo. La sua scomparsa rappresenta un vuoto incolmabile non solo per il mondo del cinema e della TV; con la sua arte, soprattutto basata su di una non comune vis comica, era fortemente coinvolgente. L’amico che parlava ad una grande platea di amici che erano sempre pronti alla condivisione di un uomo che sapeva, con la sua arte, far divertire tutti; ma proprio tutti, come nessun altro artista in nessuna altra parte del mondo. Aveva studiato alla Julliard School. Come meritato premio del suo fare artistico aveva vinto l’Oscar che non gli aveva mai restituito quel vuoto da buio dell’anima che ha portato disperatamente alla morte uno dei più grandi geni comici del nostro tempo; un artista dai mille volti e dalle mille voci, parte attivamente intelligente di 40 anni di carriera. Un valore umano inconfondibile di Robin Williams è stato quello di saper capire gli altri; tanto sapeva farlo, come nessun altro meglio di lui; guardando dentro alle persone ed intuendone le loro migliori qualità di uomini tra gli uomini. Il mondo non potrà mai dimenticarsi di Robin Williams; sarà ricordato per le sue qualità umane insieme alla sua genialità eroica di una assolutamente non comune vis comica; la forza della comicità di Robin Williams camminava di pari passo con la sua profonda umanità; sono qualità che fanno di Williams un personaggio che vivrà in tutti noi anche dopo la dolorosa morte. Robin Williams oltre alla recitazione amava tanto scrivere e leggere; amava la gente anche la più umile. C’è da ricordare un film per tutti; "L’attimo fuggente." Un film che ci commuove ogni volta come la prima volta. Un ruolo non comune il suo, quello di professore cacciato dalla scuola, che si ritrovava a ricevere il grande omaggio di tutti i suoi allievi che, vedendo uscire il loro professore-guida dall’aula, tutti insieme salgono in piedi sul banco ed esclamano: “Capitano, mio capitano!”. Questa testimonianza-commiato, è un omaggio dovuto per chi da “Capitano” se ne è andato, commuovendo chi tanto lo amava, lasciando in ciascuno un vuoto
assolutamente incolmabile. Caro Robin, il migliore ricordo per tutto quello che ci hai lasciato, può essere affidato al sacro rispetto del mondo che ti ha conosciuto e che oggi piange per la tua improvvisa scomparsa, ricordandoti come un maestro; come un maestro del cinema e, nel cinema e soprattutto, come un maestro di vita. Sei un maestro in tante versioni diverse; il tuo ruolo di maestro è un ruolo che può insegnarci tante cose; hai fornito una poderosa interpretazione di maestri affidati al mondo della celluloide che ci offrono il loro aiuto ed i loro suggerimenti per capire il mondo ed i suoi cambiamenti, per saper essere attenti alle svolte ed insegnarci tutte le prospettive possibili, una parte importante ed insostituibile del futuro dell’umanità. Robin Williams è stato un vero e proprio portento non solo sul set; la sua vita è per tutti un riferimento importante soprattutto per la sua non comune umanità. Da attore e non solo da attore, ma particolarmente da uomo della Terra, ci ha lasciato una lezione di vita assolutamente da non dimenticare; da trasferire, come patrimonio comune anche alle future generazioni che, hanno bisogno da noi tutti di quelle lezioni di umanità, una caratteristica che, con grave danno, sta mancando al mondo, con un vuoto purtroppo incolmabile per tutti. Un vuoto che la strepitosa galleria dei
personaggi di Williams ha saputo colmare, indicandoci la via giusta e possibile per cambiare il mondo. Il mondo di Williams attraverso i suoi tanti personaggi ricchi di comica umanità è un mondo che resterà genuinamente vivo in tutti noi eredi di un maestro la cui scomparsa ci ha profondamente commosso; se ne è tragicamente andato un maestro; un grande maestro che, ha scritto attraverso la sua arte le tante opportunità di una umanità profonda; volendo, potranno oggi e per sempre essere, patrimonio anche del futuro della Terra. Grazie Robin Williams; tu non sei l’inizio e la fine di ogni cosa; tu sei il maestro del nostro futuro. Grande nostro amico, il mondo riconoscente fa solenne promessa di ricordarti per sempre come il mio capitano, come il mio maestro per gli insegnamenti immortali alla gente di tutti i tempi. Giuseppe Lembo www.giuseppelemboscrittore.it lembo.giuseppe@alice.it
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franco alfieri, dopo 30 anni di concre
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a grande opportunità per il Cilento e la Provincia di Salerno è arrivata! Franco Alfieri, il sindaco di Agropoli ha sciolta la riserva e si è candidato alle regionali del 2015 per continuare il suo percorso politico a favore dei salernitani. Nato a Torchiara il 12 giugno 1965, laureato in Giurisprudenza, dal giugno 2007 ricopre la carica di Sindaco della Città di Agropoli. Inizia il suo percorso politico amministrativo nel 1985, all’età di 19 anni, quando è eletto Consigliere Comunale di Torchiara (SA). Nel 1988, a soli 23 anni, è eletto Sindaco del Comune di Torchiara, carica ricoperta sino al 2004, essendo stato riconfermato nelle competizioni amministrative del 1990, 1995 e 1999, in quest’ultimo anno è eletto Consigliere Provinciale nel collegio 1 di Agropoli, mentre nel 2001 è nominato Assessore ai Lavori Pubblici della Provincia di Salerno. Rieletto nel 2004 Consigliere Provinciale, primo eletto della Provincia di Salerno, è confermato Assessore con delega ai Lavori Pubblici, Urbanistica, Governo del territorio, Appalti, Contratti, Espropri. Nel 2004 è rieletto Consigliere Comunale di Torchiara. Il 27 maggio 2007 è eletto Sindaco nella città di Agropoli (SA), al primo turno. Da giugno 2009 fino al luglio 2013 è Consigliere Provinciale. Da marzo 2014 è componente esecutivo ANCI Campania. La candidatura in Regione di Franco Alfieri, rappresenta l’ultima speranza di emergere per un territorio fino ad ora abbandonato a se stesso e per niente rappresentato nelle stanze dei bottoni della Regione Campania. Pochi giorni fa, nella lettera inviata al segretario provinciale del Pd Nicola Landolfi per confermare la sua disponibilità a candidarsi nella lista dei democratici alle elezioni regionali del prossimo anno, Franco Alfieri ha scritto: “Caro segretario, come sai l’anno prossimo sono pe me 30 anni di impegno negli Enti Locali, prima a Torchiara, poi in Provincia ed ora al secondo mandato quale sindaco della città di Agropoli. Nonostante i 30 anni, la mia passione per la politica non ha mai avuto né ha cedimenti, sebbene non siano mancate le amarezze e le difficoltà. L’esperienza e la competenza accumulate hanno prodotto progresso e sviluppo nelle realtà dove mi sono speso, con la naturale conseguenza di straordinari successi elettorali e sempre crescente radicamento sul territorio”. Poi ha aggiunto: “Nonostante la scellerata legge regionale che obbliga i sindaci a dimettersi un mese prima dalle elezioni, spaventando e scoraggiando candidature risolutive e vincenti per il Pd, non possiamo permetterci esitazioni o paure. Dopo una tormentata riflessione, legata non al rischio delle dimissioni ma al fatto di interrompere un mandato affidatomi dai cittadini con il 90% dei voti, ho maturato la decisione che è giusto che io dia un contributo diretto e personale alla prossima campagna elettorale per le elezioni regionali 2015. Solo riappropriandoci dello scenario regionale, infatti, possiamo realmente contribuire ad avviare quella svolta per il Mezzogiorno divenuta ormai improcrastinabile. Le prossime regionali rappresentano una battaglia troppo importante per il futuro del Sud e, come tale, va combattuta mettendo in campo tutte le nostre energie e la nostra esperienza”. La Provincia di Salerno e il Cilento hanno bisogno di persone concrete, attive, altruiste, autorevoli. Franco Alfieri ha tutte queste qualità, anche nel carattere è un esempio da seguire, è un uomo schietto, determinato, sincero, conviviale, ironico, intelligente, praticamente l’amico che tutti vorrebbero al proprio fianco. Ovunque ha amministrato, ha dato lustro e ha lasciato segni tangibili di politica attiva, in Provincia di Salerno quando era assessore, a Torchiara ed Agropoli come sindaco. La sua impronta amministrativa è evidente ed è già storia. A testimonianza di ciò, la serie di infrastrutture realizzate che hanno cambiato l'aspetto strutturale dei due comuni e una organizzazione politica che non ha precedenti. Gianni Petrizzo
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etezza si candida alle regionali 2015.
foto di Giuseppe Boccuto
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EDUCANDOCI ALL'ARTE
ÉDOUARD MONET E L'ATTIMO FUGGENTE
(Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883)
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al numero di settembre per un anno, voglio chiedere ai miei lettori di accompagnarmi verso un nuovo progetto che nasce dal desiderio di condividere con voi per ora dodici delle mie opere del cuore di grandi pittori del contemporaneo. In questo modo sarà possibile anche affrontare un breve excursus all’interno del mondo dell’arte e perché no, conoscere ciò che regna dietro la creazione di un quadro o almeno cercare di conoscerne l’ispirazione, la motivazione, l’ideatore, la formula pittorica e così via. L’idea è di procedere in ordine cronologico cosi da avere degli strumenti validi per seguire il percorso in divenire. Invito inoltre, per chi ne ha voglia di scrivermi all’indirizzo e-mail, per affrontare con me la descrizione di qualche opera da voi proposta,che in particolar modo vi stia
a cuore. Intanto cercherò di non risultare accademica, così da non sembrare la copia di qualche manuale scolastico. Questo mese dunque aprirò le danze cercando di parlarvi di un’opera a me molto cara: Le chemin de fer del 1872. Qui Manet ritrae una donna seduta, probabilmente durante le ore dedicate al passeggio, che sosta seduta in compagnia di una giovane fanciulla. Intenta a voler leggere un libro, mentre in braccio riposa un cucciolo di cane. Ma riconoscete il volto di questa donna? È lei. Una delle sue modelle preferite la rossa Victorine Meurent, colei che posò per i due celebri quadri di Manet, Le Dejeuner sur l’herbe e l’Olympia. Eh bene, si è lei. Vestita, differentemente da come Manet la ritrae in altre occasioni, dove semi nuda posa per l’artista. La tela
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è conservata alla National Gallery of Art di Washington, qui in qualche modo Manet ritrae ancora Victorine probabilmente come tributo alla loro lunga relazione artistica ed amorosa. Manet, precursore dell’impressionismo, in quest’opera pare voglia fermare il tempo, al di là delle sbarre, ben accentuate, la stazione di Gare Saint-Lazare; le grate qui simboleggiano la linea di demarcazione tra il passato (un passato frenetico con tanti viaggi e tante donne) e un presente caratterizzato dal peso degli anni e dalla malattia. La bambina di spalle , con tutto il suo futuro, è rivolta verso la ferrovia, indossa un abito chiaro e sta in piedi; l’adulta, al contrario, sta seduta e volge le spalle alla ferrovia ed è vestita di nero. Lo sguardo di entrambe è rivolto a qualcosa. La donna pare rassegnata mentre la bambina stringendo le sbarre con la mano volge il suo sguardo
ARTE E DINTORNI
di Giada Di Vita
verso il futuro. Questo quadro si può considerare nel suo insieme di significati una sorta di pagina di diario di Manet dove scrive dipingendo quello che vorrebbe esprimere con le parole. Anche se la critica ufficiale considera Manet un pittore impressionista, anzi, il padre dell'Impressionismo, lui stesso rifiuta questa collocazione e non partecipa mai alle esposizioni del gruppo, dove Il rinnovamento della tecnica pittorica, iniziata da Manet, parte proprio dalla scelta di rappresentare solo la realtà sensibile e vi si fanno strada il colore e la luce nei quadri degli impressionisti. Tutto scorre. Nella pittura impressionista le immagini trasmettono sempre una sensazione di mobilità. L’attimo fuggente della pittura impressionista è totalmente diverso dal momento pregnante della pittura neoclassica e romantica. Manet è stato un pittore poco incline alle posizioni avanguardistiche. Egli voleva giungere al rinnovamento della pittura operando all’interno delle istituzioni accademiche. E, per questo motivo, egli, pur essendo il primo dei pittori moderni, non espose mai con gli altri pittori impressionisti. Tra tutti i pittori dell’Ottocento francese, Manet è quello che più ha creato una cesura con l’arte precedente. Dopo di lui la pittura non è stata più la stessa. Lui stesso stimolava “In una figura a cercare la grande luce e la grande ombra, il resto verrà da sé.” (cit.) Possiamo dire che Edouard vuole spronare l’arte e allo stesso tempo continuare ad appartenere alla società del suo tempo, la sua pittura sarà infatti un grande affresco sulla vita parigina.
PAUL CEZANNE E IL COLORE VIVENTE
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a montagna Sainte-Victoire di Paul Cézanne (1839-1906) (19021904, huile sur toile, 70 x 92 cm, œuvre au Philadelphia Museum of Art, à Philadelphie). L’opera raffigura il Sainte Victorie, nella valle nei pressi di Aix-en-Provence. Fu un motivo a cui Cezanne dedicò quasi vent’anni. Tra innumerevoli schizzi e acquerelli. Ci pensate voi a ritrarre lo stesso soggetto per venti lunghi anni. Alla ricerca della luce, dei colori e delle sfumature che Cezanne, cercò di cogliere ogni volta che lo ritraeva. Come intendeva il colore Cezanne? Lui diceva che il colore è vivente, "Il colore è biologico, è vivente, è il solo a far viventi le cose". Si deduce che per lui dipingere aveva un significato diverso, cioè, quello di far prendere vita ai soggetti che dipingeva. Dipingere era quindi per Cezanne un atto di creazione, verso qualcosa che grazie alla sua arte avrebbe cominciato a vivere. Sublime. Ancora cosa ci dice Cezanne: " Ora, la natura, per noi uomini, è più profonda che in superficie, e da ciò la necessità di introdurre nelle nostre vibrazioni di luce, rappresentate dai rossi e dai gialli, una somma sufficiente di colori azzurrati per far sentire l'aria". Come si può far sentire l’aria in un quadro? Eppure la dissolvenza cromatica composta da pennellate che si sovrappongono in quest’opera, attraversano la superficie, che poco a poco prende forma e sostanza, la si può vedere e quasi toccare. Non è più soltanto atmosfera. Si susseguono volumi inseriti in uno spazio definito che accompagna lo sguardo
dello spettatore verso la cima, fino a sfiorare il cielo. La ricerca pittorica di Ceznne, che farà da base solida alle fondamenta di quello che verrà chiamato poi Cubismo, non è altro che l’anticipo dello studio dello spazio, del colore nello spazio, delle forme nello spazio e della loro raffigurazione. Precursore, padre delle Avanguardie che si susseguiranno dai primordi del XIX secolo, per Cezanne la pittura fu sperimentazione. Abbandonò man mano gli strumenti tradizionali del disegno, del chiaroscuro e della prospettiva e sperimentò con il colore, cercando di arrivare allo stesso risultato. Egli disse infatti che «nella pittura ci sono due cose: l’occhio e il cervello, ed entrambe devono aiutarsi tra loro». I paesaggi sono, tra la produzione di Cezanne, quella più emozionante e poetica. Vi dominano i colori verdi, distesi in infinite tonalità diverse, tra cui si inseriscono tenue tinte di colore diverso. Sono paesaggi che nascono da una grande sensibilità d’animo e che cercano nella natura la serenità e l’equilibrio senza tempo. La sua tecnica pittorica è decisamente originale ed inconfondibile. Egli sovrapponeva i colori con spalmature successive, senza mai mischiarle. Per far ciò, aspettava che il primo strato di colore si asciugasse per poi intersecarlo con nuove spalmature di colore. Era un metodo molto lento e meticoloso, per certi versi simile a quello di Seurat e dei neoimpressionisti che accostavano infiniti e minuscoli puntini. Cezanne è, tuttavia, molto lontano dai risultati e dagli intenti dei puntinisti. Egli non ricercava una pittura scientifica, bensì
poetica. La sua rimane però una pittura molto difficile da decifrare e spiegare. Ma basti il giudizio di Renoir che di lui disse: «Ma come fa? Non mette neanche due macchie di colore su una tela, senza fare una cosa eccezionale!» La sua attività di pittore è del resto contraddistinta da una insoddisfazione perenne. Egli si sentiva sempre alla ricerca di qualcosa che non riusciva mai pienamente a raggiungere. E se pure non fu subito compreso, perché difficile era confrontarsi con le accademie parigine, Cezanne continuò il suo percorso, lasciando tracce indelebili. La sua lezione vivrà nei cubisti, la sua arte è ancora oggi stimolo di ricerca. Cezanne resta per definizione il padre dell’arte moderna. Adesso vi starete chiedendo come mai ho scelto quest’opera piuttosto che una della altrettante famose natura morta di Cezanne. Perché io ho avuto la fortuna di vedere di persona il bellissimo Saint-Victoire per un breve soggiorno che mi ha vista nei pressi di Trets una località che si affaccia proprio di fronte alla montagna. E vi dirò che è stata quella di essere li, e godere dello stesso scenario di cui hanno goduto molti artisti, un’esperienza a dir poco incantata. E per questo che probabilmente Cezanne scelse questo e non un altro posto, da ritrarre. Vi sono luoghi che chiedono di essere dipinti e immortalati, affinché l’uomo possa coglierne meraviglie. Giada Di Vita giadadivita@virgilio.it www.artisvivendi.blogspot.it
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COSTUME E SOCIETÀ
di Lidia Cacciapuoti
WWW. "VIVERE IN RETE" E "NELLA RETE"
È
datata 13 ottobre 2014 la pubblicazione, sul sito della Camera dei Deputati, di una bozza della Dichiarazione dei diritti in Internet che sottolinea l’importanza di Internet per il futuro della società e definisce, tra i suoi principi, la tutela del diritto all’oblio, ovvero il diritto di un individuo ad essere dimenticato. La Dichiarazione offre spunto per una riflessione sul mondo della Rete. Nel corso degli ultimi vent’anni la Rete si è sviluppata rapidamente e si sono moltiplicati gli strumenti di comunicazione online, ciascuno dei quali con proprie caratteristiche tipiche; affianco ai siti web sono nate le testate giornalistiche, i forum, i blog, le chat private o di gruppo. I social network (Facebook, Twitter, My Space, Linkedin) sono diventati uno strumento attraverso il quale gli utenti entrano a far parte di una comunità virtuale con la quale possono scegliere di condividere il proprio “stato” in ogni momento della giornata. Manca, ovviamente, nel web la possibilità di ricercare il senso della vita a cui l’uomo tende, di conseguenza la vita e la persona umana vengono notevolmente svalutate. Come nasce e come “diventa grande” una persona in Rete? Il profilo personale (quello che dovrebbe essere il cuore di ogni individuo) è sottoforma di possibilità nel “ventre” meccanico del computer, solo che a generare quel seme non è un atto d’amore, ma è la persona stessa che decide autonomamente quando e come darsi vita, definendo il nome, il colore degli occhi, la nazionalità, il credo religioso e politico. Come una sorta di parto programmato è possibile partorire un profilo, apportare modifiche a quello già in essere, e/o avere più di un profi-
lo. Una volta creato il profilo personale basta un click per essere vivi: si ha un volto, un nome, un’identità ed è possibile, in tempo reale, interagire con gli altri naviganti della rete. Questo profilo, senza un’anima, può esprimere se stesso attraverso stati, immagini, emoticon, foto che dovrebbero descrivere cosa si sta facendo o provando in quel preciso momento. Tali informazioni non sempre corrispondono alla realtà. In Rete si nasce e si diventa grande. La crescita è determinata dai seguaci, dal numero degli amici, dal numero e dal contenuto dei post. Anche in questo caso, per diventare grande, basta un semplice click. Si finisce cosi, con un click, a stabilire legami, intrecciare relazioni, fare nuove amicizie, solo perché magari incontrare quella persona sul web suscita interesse, curiosità o piacere, ma nella realtà potrebbe rivelarsi una persona completamente differente. Certamente non è possibile camminare in un mondo virtuale, manca la forza di gravità! I click determinano una potenza costruttiva, ma non una forza animata. Tra le trame della rete, l’assenza dell’anima non permette di cogliere altri tipi di sensazioni: l’odore della pelle, lo
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sguardo, il sorriso, il calore delle mani, le rughe del volto e i segni che il tempo lascia sulla pelle. Non è presente nessun tasto da cliccare per poter sentire la bellezza di queste qualità: appartengono esclusivamente all’essere umano. Comunque il “nativo digitale”, non appena si è auto-creato, senza alcuna guida, si catapulta nella fitta trama della rete e inizia il suo navigare che, a quanto pare, sarà eterno (forse perché le trame si intrecciano in una maniera così fitta che diventa impossibile districarle). L’eternità virtuale: che grande potenza ha inventato l’uomo moderno! Questa eternità può essere infernale se informazioni negative, appartenenti ad un passato discutibile, restano visibili a tutti i naviganti nel medesimo stato. Sicuramente quelle storie, col tempo, si sono evolute. Difficilmente il passato, piacevole o meno che sia, potrà essere cancellato dal web. Dunque si è costretti ad “ardere” per sempre negli archivi
infernali dei motori di ricerca senza possibilità di esserne tirati fuori. In questo eterno mondo virtuale c’è un fioco tentativo di personalizzazione: la volontaria rinuncia alla propria riservatezza. In questo entra in gioco la possibilità di scegliere cosa rendere pubblico in uno spazio che non conosce né limiti e né frontiere. Da sempre l’uomo ha cercato di curiosare la vita privata dei suoi simili, ma curiosare per rendere pubbliche (ed eterne) notizie relative a fatti della propria sfera intima è inammissibile per coloro che vogliono continuare a vivere nel mondo reale. L’individuo cresce, e con la trasformazione del suo corpo, anche la sua storia personale, i suoi pensieri, le sue emozioni e i suoi sentimenti subiscono delle modificazioni che il web, freddo e gelido non può cogliere. Composto da tasti, ventole, schede e fili che fanno da scenario ad un mondo che di reale ha ben poco, il mondo virtuale sta impigliando nella sua trama sempre più fitta una moltitudine di persone, soprattutto adolescenti che stanno perdendo la naturale capacità critica: caratteristica della loro età. Che senso ha avere, tra i diritti costituzionali, la libertà di manifestare il proprio pensiero se non viene stimolata la capacità critica del pensiero stesso? Inoltre, che senso ha chiedere di essere dimenticati in internet se qualcuno, per scopi ben precisi, ha deciso di far vivere l’essere umano eternamente sospeso in una Rete sconfinata e arida. Lidia Cacciapuoti Psicomotricista- Psicopedagogista drlidia.cacciapuoti@gmail.com MR. MAGAZINE | novembre/dicembre 2014 51
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UN LIBRO AL MESE
di Officina delle 11
la storia di saint patrick di Antonio De Petro
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I D A I R LA STO
K C I R T A P T SAIN A
...tra le bestie e in mezzo alla campagna, nel gelo o sotto il sole, con la pioggia o con la neve, inginocchiandosi o camminando, il nostro Patrick cominciò a sentire il bisogno di fare ciò che, forse, la vicinanza del nonno prete e del padre diacono non gli avevano ancora insegnato: cominciò a sentire il bisogno naturale di pregare, cioè di parlare con l’essere misterioso al quale diamo il nome di dio. Era la voce del cuore, che batteva; e lo faceva, a volte, al ritmo del lavoro degli ignoti boscaioli dei dintorni o, a volte, alla decadenza dei suoi passi al seguito del gregge. Batteva forte e gli suggeriva di sperare: “Presto rivedrai la tua patria". Una storia avvincente e imprevedibile, scritta con semplicità e rivolta soprattutto al mondo dei ragazzi.
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CUCINA E DINTORNI
SPECIALE "SINFONIE DI CIPOLLE" IL LIBRO DI FRANCESCO DI VITA
S
iamo quello che mangiamo. asserisce il noto filosofo Fuerbach, o meglio siamo ciò che scegliamo di essere. Scegliere di mangiare in un modo piuttosto che in un altro può dunque diventare un modo di essere, di vivere? Viviamo in un’epoca in essere certi di cosa ci nutriamo e quindi sapere chi siamo sta acquistando sempre più importanza. Sono cresciuto con una cultura alimentare macrobiotica che prevede l’utilizzo di prodotti biologici e soprattutto elimina qualsiasi derivato animale o prodotto raffinato nel rispetto degli ingredienti e attraverso preparazioni e cotture che non ne alterino le proprietà. Dopo anni di questo stile alimentare, per motivi di salute ho rivissuto il ritorno alla cucina tradizionale. Questo improvviso ritorno ha caratterizzato una riscoperta di antichi sapori che avevano un gusto forse più autentico dopo anni di una cucina gustosa e più primordiale – la macrobiotica – che appunto unisce il grande (macro) al piccolo della vita (bios). Accanto a un percorso di vita c’è poi un percorso di passione, passione per l’alta cucina e la gastronomia, nata a cavallo tra la macrobiotica e il ritorno alla tradizione. Dopo esperienze alimentari così forti non basta più il semplice riscoprire, ma si vuole partecipare, creare ed esplorare ciò che è passione. Concepisco così la mia cucina partendo da un punto essenziale: riscoprire il rapporto tra grande e piccolo attraverso la cucina tradizionale ma con variazioni di stile e il fondamentale rispetto per il prodotto del territorio e di stagione. Se si sceglie
di mangiare in un certo modo per essere in armonia con “il grande” di tutto ciò che ci offre la natura, allora la cucina e la sua espressione diventano il mezzo primario con cui comunicare l’importanza di rispettare quest’armonia in un’epoca in cui è diventato vitale salvaguardare il legame indissolubile tra sistema Terra e gli esseri umani. Siamo davvero quello che mangiamo dunque. Così introduco Sinfonie di cipolle – Pranzi, libro di ricette nato appunto da una passione. Ho pubblicato il mio progetto a fine 2013 presso la Casa editrice “Lampi di stampa”, che pubblica i manoscritti su una vetrina on-line da cui ordinare una copia poi stampata e recapitata fino al luogo di residenza. Sinfonie di cipolle – Pranzi è una raccolta di primi e secondi piatti abbinati tra di loro in uno dei momenti più importanti dell’alimentazione giornaliera: il Pranzo. Scrivere questo libro di ricette basate sul mio stile di cucina, tra l’altro in condizioni di salute non normali, non è stato solo il traguardo di una vetta ma l’inizio di un nuovo sentiero da percorrere verso il raggiungimento di un obbiettivo ben più esteso alla pubblicazione editoriale. In qualsiasi ambito la creatività non ha mai fine, e nella cucina poi essere creativi è la base per gustare ogni cibo; motivo per cui nel Settembre del 2014 ho pubblicato con la stessa Casa Editrice il seguito del mio progetto intitolato Sinfonie di cipolle – Cene di Mare, dedicato al momento della Cena attraverso una raccolta di Antipasti, Primi e Secondi rigorosamente a base di ingredienti di mare. Se il primo volume è incentrato sulla concreta visione della
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cucina stagionale a km 0, ed è quindi la nascita, il secondo volume è il momento del gioco tramite l’esplorazione di questi sapori tra rispetto, gusto e innovazione. Infine quest’ultimo volume tratta della coltivazione 100% naturale dei prodotti, un tema a mio parere poco sensibilizzato in un’epoca in cui il nostro pianeta ci sta dicendo che la natura non è più la stessa. Sinfonie di cipolle è un progetto di un appassionato autodidatta. E’ espressione per comunicare un approccio alla cucina che non sia d’elite con grandi ingredienti costosi e eccessivamente elaborati, ma comune, con un pizzico di innovazione e il rispetto di prodotti, stagionalità e territorio. Perché comunicare questo? Diciamo per passione, ma lascio a voi l’immaginazione.
di Francesco Di Vita
PREPARAZIONE:
CUCINARE A KM ZERO PRIMO: PRIMO MEZZI RIGATONI ALLA NORMA DI ZUCCA E SEDANO RAPA IN CREMA DI CIPOLLA CON PARMIGIANO CROCCANTE INGREDIENTI:190 g di mezzi rigatoni, 200 g di zucca gialla, 180 g di sedano rapa, 4 cipolle bianche grandi, Qualche foglia di salvia fresca, 150 g di parmigiano grattugiato (6 cucchiai), Olio di semi di arachide o girasole q.b., Olio extravergine di oliva q.b., Sale q.b.
DIFFICOLTÀ: Media TEMPI: 45 minuti
Mondare, lavare e affettare molto sottilmente le cipolle e trasferirle in un tegame di media altezza aggiungendo un filo di olio extravergine di oliva, 2-3 foglie di salvia fresca e una presa di sale. Accendere il fuoco impostandolo a temperatura moderata e appena il tutto prende calore, mescolare e versare 2 dita d’acqua; cuocere a fuoco basso per 35 minuti coprendolo con un coperchio per ¾, ricordandosi di mescolare ogni tanto e di aggiungere pochissima acqua se si asciuga. Nel frattempo preparare il sedano rapa e la zucca in questo modo: privare il sedano rapa delle foglie verdi presenti all’estremità superiore, poi pesarlo e tagliare in modo netto con un coltello la quantità che occorre; sbucciare la parte interessata cercando di rimuovere le parti scure e irregolari e tagliare il sedano rapa a fette. Dalle fette ricavare dell e strisce longitudinali spesse almeno 1 centimetro e dalle strisce ricavare dei cubettoni. Porre a riscaldare in un tegame dai bordi medio alti olio di semi di arachide o girasole riempendolo per 3/4. Dopo aver tagliato la zucca a metà e averla privata dei semi con un cucchiaio, pesarla e sbucciare la parte interessata, quindi tagliarla a fette cercando di scegliere il verso che ci sembra più regolare in base alla zucca; ricavare delle strisce di uguale spessore rispetto al sedano rapa e da queste dei cubettoni. Verificare che l’olio sia caldo immergendovi uno spiedino: se sfrigola allora sarà pronto; chi dispone poi di un termometro da cucina verificare che raggiunga i 170°. Immergervi un po’ alla volta la zucca friggendo i cubettoni 2-3 minuti finchè non risulteranno dorati e scolarli con una schiumarola su un piatto foderato di carta paglia affinchè perdano l’olio in eccesso. Una volta fritta la zucca, friggere anche i cubettoni di sedano
rapa 2-3 minuti finchè non risulteranno dorati e scolarli sempre su un piatto foderato di carta paglia. Verso i 25 minuti di cottura delle cipolle porre a bollire dell’acqua in un’ampia pentola dai bordi alti per cuocervi le pasta. Nel frattempo riscaldare una padella possibilmente antiaderente e ungerla con pochissimo olio utilizzando della carta da cucina: cospargere il parmigiano grattugiato sul fondo della padella in modo omogeneo e aspettare che il parmigiano cominci a sciogliersi e a imbrunire. Dopo circa 2 minuti staccare il formaggio dai bordi aiutandosi con una paletta e trasferire la cialda su un tagliere lasciandola raffreddare. Quando l’acqua bolle salarla con una presa di sale e calare i mezzi rigatoni lasciandoli cuocere 7 – 8 minuti. Nel frattempo trasferire le cipolle in un passa verdure manuale lasciandone 2 cucchiai in padella e passare le cipolle raccogliendo il passato in un contenitore. Aggiungere la zucca e il sedano rapa ai 2 cucchiai di cipolle e saltare il tutto 2 minuti, poi versare il passato di cipolle e aggiustare di sale se necessario. Dopo 7 - 8 minuti di cottura scolare la pasta tenendo da parte una tazza di acqua di cottura, e trasferirla in padella aggiungendo un pò di acqua di cottura e alzando il fuoco: saltare la pasta in modo che l’acqua di cottura si assorba e gli ingredienti si amalgamino tra loro. Servire guarnendo con una foglia di salvia e cospargendo con pezzetti di cialda di parmigiano spezzettata con il coltello precedentemente.
Francesco Di Vita francesco-divita@virgilio.it
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A CHRISTMAS CAROL Rubrica Cinematografica a cura di Danilo Perillo
Nazione: Anno: Genere: Durata: Regista: Cast/voci:
USA 2009 Animazione, drammatico, fantastico 96' Robert Zemeckis Jim Carrey, Gary Oldman, Robin Wright, Colin Firth
E
benezer Scrooge (Jim Carrey) incomincia le festività natalizie con il suo solito disprezzo, arrabbiandosi con il fedele contabile (Gary Oldman) e l'allegro nipote (Colin Firth). Scrooge rende chiaro che non ha nessuna intenzione di godersi le feste e, come sempre, si reca a casa da solo, dove incontra il fantasma del suo vecchio socio in affari, Joseph Marley. Marley sta pagando da morto il prezzo della sua avidità e spera di aiutare Scrooge a evitare un destino simile, così gli annuncia che sarà visitato da tre spiriti. Ma quando i fantasmi del Natale Passato, Presente e Futuro portano il vecchio Scrooge attraverso un viaggio che gli rivela delle verità che non ha intenzione di affrontare, deve aprire il suo cuore per riparare ad anni di cattiva condotta prima che sia troppo tardi.
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