Rassegna stampa prefestival 7 luglio

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festival di prosa, musica, danza, poesia, arti visive e marionette dei paesi della mitteleuropa

Rassegna Stampa Prefestival 7 Luglio


Data:

7 Luglio 2013

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Percorsi

Storie, date, biografie, reportage, inchieste

I festival degli anni 70

Santarcangelo e Monticchiello da dove tutto è incominciato

Che emozione ad Asti Soltanto nelle province trovavi gioia e novità di FRANCO CORDELLI

A

ll’inizio degli anni Settanta, quarant’anni fa, c’erano due piccoli festival, uno piccolissimo. Quello più ambizioso era Santarcangelo di Romagna, l’altro non era un vero e proprio festival, lo si celebrava (è la parola giusta) in un paese che non si riusciva a trovare, Monticchiello: si dormiva a Montepulciano ma poi le guide e gli uffici stampa ci portavano fin lì, dove gli stessi abitanti del paese, quasi tutti, tanto Monticchiello era fatto di poche case, si trasformavano in attori e mettevano in scena un episodio della Resistenza, la lotta partigiana in Val d’Orcia. Il succo generatore di Monticchiello era simile alla processione in onore di un santo e la forma del

RRR Sperimentale La ragione di proporre eventi irripetibili era l’opposizione alla politica degli stabili. Capaci unicamente di scambiarsi gli spettacoli suo teatro era quella di un rito. Chissà quanti altri festival piccoli e piccolissimi c’erano e c’erano già stati, ma nella mia mente (nel mio ricordo) il fenomeno delle rassegne estive di teatro, nei centri urbani minori, nasce così: in Toscana perché sopravviva un pezzo di storia e in Romagna perché a posteriori sia facile capire come proprio questa regione è il nucleo del teatro sperimentale italiano o, se la parola sperimentale non funziona più, ormai suona come una vuota e generica parola, diciamo il nuovo teatro, dove nuovo è altrettanto generico ma non offende nessuno. Tornando per un attimo a sperimentale — all’epoca in cui un simile aggettivo designava qualcosa di preciso ma di davvero sconosciuto, una specie di fermento, una specie di vitalità, un lancinante desiderio di esprimersi (con il teatro) in forme che non erano quelle del palcoscenico e della commedia ben fatta — nel 1972 ad Asti,

credo in un altro piccolo festival, scoprii Leo e Perla. Perla Peragallo era una mia compagna di scuola ma l’avevo persa di vista e di Leo de Berardinis si favoleggiava. Il loro spettacolo si chiamava O’ zappatore — che per me rappresenta non solo la nascita di due grandi artisti ma l’entusiasmo. Andare a teatro non mi piaceva affatto, anzi mi annoiava. Quella sera capii che il teatro poteva essere qualcosa di diverso, O’ zappatore fu visione e commozione o, se si preferisce, emozione — una pura emozione estetica. E insomma: dove s’incontrava il vero teatro, dove si andava con gioia e non già per dovere? In luoghi prima mai visti, in piccoli comuni, in comuni di cui non si parlava se non per questi che cominciarono a essere chiamati eventi e che tali erano — poiché irripetibili. La loro ragione profonda — cioè oppositiva al sistema dello scambio (i teatri stabili che si scambiano i loro spettacoli e null’altro è in essi ammesso), ossia del mercato libero, che libero non era e tuttora non è — quella ragione è di creare spettacoli che al limite muoiono dove sono nati. Chi li vorrà vedere verrà da noi — poiché l’arte è preziosa, anche uno spettacolo è prezioso, uno spettacolo benché deperibile è come un quadro in un museo. Man mano tutto è cambiato. I piccoli festival sono diventati una sterminata quantità, oserei dire una moda. Ci sono i grandi festival, le prestigiose rassegne (Biennale, Spoleto, Napoli, Vicenza, Verona, Romaeuropa) e ci sono i piccoli che anche loro ormai gli spettacoli, gli eventi che ormai eventi non sono più, se li scambiano. Ogni comune un «evento», ogni piccola città un festival, essenziale che vi sia un uomo appassionato di teatro e suo conoscitore, perfino disposto a girare il mondo come scout, e un sindaco pieno di fiducia nei fatti artistici. Questi festival sono come i premi letterari e le fiere dei libri. In essi, beninteso, si cela il germe della competizione (l’eterna Italia dei Comuni) ma ciò che nell’irripetibile vi era di transeunte, di «precario», tale ancora è in diverso, opposto modo — poiché abbondante, fluente, consumabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Guida al teatro

Celestini a Padova, Herlitzka a Udine Otto rappresentazioni. Ma il Sud non c’è

Palcoscenici d’estate: castelli, grotte, piazze di LIVIA GROSSI

C’

è chi fa teatro in una centrale elettrica e chi trasforma una cittadella medioevale in un grande palcoscenico per gli artisti di strada del mondo. Quando i teatri chiudono, le piazze — ma anche i parchi, le grotte e i castelli — alzano i loro sipari e andare per festival diventa un modo per scoprire nuovi spazi, dentro e fuori da sé. Le mete sono diverse, come le ragioni per raggiungerle. A Padova per esempio Giardini Sospesi Festival restituisce alla collettività un luogo sconosciuto agli stessi cittadini: i Bastioni S. Croce, sono diventati palcoscenico per artisti come Ascanio Celestini, Giuseppe Battiston e Alessandro Bergonzoni (www.carichisospesi.com). Prima di partire, una mappa dei cartelloni più intriganti (e meno patinati) di luglio. Purtroppo il sud è assente, «sono stati tagliati i fondi dagli enti locali», sottolinea Franco Salcuni, direttore del Teatro Civile Festival di Monte S. Angelo (Foggia) che sposta la programmazione a dicembre. Stessa situazione in Campania, «Benevento Città Spettacolo slitta a settembre, come il nostro Ethnos», sottolinea Gigi Di Luca, direttore artistico. «L’unica iniziativa che riusciamo a fare è AnimaVerso, una settimana di teatro e musica tra spiritualità e tradizione»: dal 2 al 10 agosto in alcuni comuni del Cilento.

Una comunità di intenti

Spettacoli in piazza e nello sferisterio, ma anche nelle grotte e nel Parco Cappuccini trasformato in un accampamento dal collettivo Strasse. Da 42 anni Santarcangelo di Romagna è il palcoscenico off della scena internazionale, un festival amato da chi vive il teatro come comunità d’intenti. Tre i temi dominanti quest’anno: la furia dell’infanzia (Fanny&Alexander e Teatro Sotterraneo), il rapporto uomo-natura (l’installazione collettiva Art You Lost? e Worktable di Kate McIntosh), e la danza con François Chaignaud e Virgilio Sieni. Tra i nomi storici, Silvio Castiglioni, la compagnia Tiezzi-Lombardi, Danio Manfredini e Daria Deflorian. Tra le pietre miliari, la Mutoid Waste Company, il collet-


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tivo a rischio sfratto a cui è dedicato il film Il Campo di ZimmerFrei. Per vederlo si va nella roulotte allestita in piazza. Santarcangelo dei Teatri (12-21 luglio), Santarcangelo di Romagna (Rimini) tel. 0541.62.68.66 www.santarcangelofestival.com

Innovazione ad alto voltaggio

Oltre 50 artisti, per 9 giorni di visioni, musica e spettacolo, il tutto in una centrale elettrica ai piedi delle Dolomiti, vicino Trento. Al festival di Dro la parola d’ordine è contaminazione. Una Factory che produce nuovi talenti (Francesca Grilli è stata scelta per la 55a Biennale di Venezia), senza mai dimenticare i nomi più innovativi della scena, da Antonio Latella ai Motus. Due gli ospiti d’eccezione, la Socìetas Raffaello Sanzio (Leone d’oro alla carriera a Venezia), e l’umorismo magico di Philippe Quesne. Tra le new entry Quiet Ensemble, Mali Weil e P o P X. Drodesera Festival (26 luglio-3 agosto), Centrale Fies, Dro (Trento) Tel. 0464. 50.47.00 www.centralefies.it

Storie di confine

La frontiera è da sempre il Dna del festival di Cividale del Friuli (Udine), un dialogo interculturale di prosa, musica e danza. Lo spettacolo-manifesto di quest’anno è Microcosmi di Claudio Magris per la regia di Giorgio Pressburger; un testo sull’arte del vivere, al di là di ogni confine geografico, etnico e religioso interpretato da Giorgio Lupano. Sei i percorsi tematici in cartellone, tra cui due anteprime pasoliniane: Una giovinezza enormemente giovane di Gianni Borgna, con l’attesissimo Roberto Herlitzka nei panni del poeta (regia Antonio Calenda), e il teatro danza di Luca Veggetti (Vivo e Coscienza) con i giovani allievi della scuola Paolo Grassi di Milano. In apertura Michelangelo di Miroslav Krleža (regia di Tomaž Pandur), evento in omaggio all’ingresso della Croazia nell’Unione europea. Tra gli ospiti del festival Lina Wertmüller e Adriana Asti. Mittelfest (12-20 luglio), Cividale del Friuli (Udine) www.mittelfest.org


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TEATRO. DA NON PERDERE

Festival

Il Mittelfest guarda la Croazia Dopo qualche annata pi첫 debole, torna a essere interessante il Mittelfest, festival di confine che si apre non a caso il 12 con un omaggio alla neoeuropeista Croazia con Michelangelo, (in scena a Udine) firmato da Tomas Pandur. Attesa anche per Microcosmi (il 13) spettacolo a tappe di Giorgio Pressburger da Claudio Magris con Giorgio Lupano (foto). Cividale del Friuli, 12-20 luglio, www.mittelfest.org


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◗ CAPRIVA

Sono le parole di “un tipico uomo dell’Europa centrale”, quelle dello scrittore, regista e drammaturgo ungherese Giorgio Pressburger che la scorsa notte è stato insignito di un nuovo riconoscimento, il premio Giacomo Casanova dedicato a un grande protagonista internazionale della cultura e dello spettacolo. Concetti che suonano quasi come un invito a essere coscienti del proprio patrimonio e del valore che la cultura ha rivestito nel creare quello che siamo. Un messaggio - quello di Pressburger - pieno poi di schietta riconoscenza per la regione che da vent’anni lo accoglie. Nel Castello di Spessa, dove Casanova, viveur, ma anche intellettuale di rango soggiornò nel 1773, Pressburger ha così voluto ringraziare la sua nuova patria per l’affetto che ha saputo esprimergli. Il discorso di un uomo che si è sentito compreso da un popolo

Il premio al drammaturgo

Il Casanova a Pressburger: «La cultura unisce sempre» dalle radici mitteleuropee, comuni e innegabili, in una regione che gli ha dato modo di creare quel Mittelfest che fra poco lo vedrà di nuovo protagonista nell’edizione dedicata ai Microcosmi. Oltre al sogno c’è però il risveglio velato di disillusione al quale Pressburger ci prepara con pochi, significativi cenni. «Da europeista, sono convinto che il Continente abbia contribuito al cammino dell’umanità in modo positivo e inimitabile. E lo ha fatto con quello che chiamiamo cultura, un mezzo che ha sempre unito. Non di-

mentichiamolo». E non è facile farlo, qui, nel castello di Spessa, dove a consegnare il Premio sottolineando alcuni di questi concetti c’era il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, preceduto da un messaggio della presidente Serracchiani. Al vincitore, come simbolico omaggio, è stata consegnata una Mathusalem Casanova Pinot Nero, prezioso vino che il Castello di Spessa ha dedicato al suo illustre ospite, che ne aveva grandemente apprezzato i vini, definendoli “di qualità eccellente”. Qui è andata in sce-

na l’applaudita prima de La Cecchina, ossia la buona figliola, dramma giocoso di Niccolò Piccinni su libretto di Carlo Goldoni, nell’allestimento del Piccolo Festival Fvg. Fra il primo e il secondo tempo, il pubblico è stato intrattenuto da una piacevole Conversazione enoica in omaggio al Collio ed ai suoi vini, a cui hanno preso parte il corrispondente della prestigiosa rivista Decanter Richard Baudeins, il direttore della Guida enogastronomica mitteleuropea Magnar Ben, Maurizio Potocnick, Gianni Ottogalli

Giorgio Pressburger al Castello di Spessa con il Premio Casanova

consigliere nazionale Ais e Gianni Menotti, vincitore dell’Oscar del vino 2012 come miglior enologo d’Italia. Ideato dall’Associazione culturale Amici di Giacomo Casanova, è stato sostenuto fin dalla sua pri-

ma edizione da PaliWines e dalla Banca Popolare di Cividale, realtà impegnate a valorizzare il Friuli Venezia Giulia con iniziative di respiro nazionale. Emanuela Masseria ©RIPRODUZIONERISERVATA


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