Rassegna stampa prefestival 9 luglio

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festival di prosa, musica, danza, poesia, arti visive e marionette dei paesi della mitteleuropa

Rassegna Stampa Prefestival 9 Luglio


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“Microcosmi” di Magris riletti da Pressburger in cinque ore di teatro A Mittelfest lo spettacolo itinerante con Giorgio Lupano L’annuncio del regista: «Forse smetto di scrivere» di Roberto Canziani ◗ CIVIDALEDELFRIULI

La città si trasformerà. Alcuni suoi luoghi - le piazze, gli slarghi, le rive del Natisone - appariranno diversi, nuovi, agli occhi di chi è abituato a vederli ogni giorno. E stupiranno chi li vede per la prima volta. Un parco si tramuterà in laguna. Una piazza di sera a luglio si riempirà di foglie, come se fosse autunno. Lungo la riva del fiume sorgerà un campo di pannocchie. E nella piazza che fiancheggia il Duomo appariranno sedie e tavolini di marmo, come a Trieste, al Caffè San Marco. Da uno dei libri più appartati di Claudio Magris, “Microcosmi”, volume di meditazioni e suggestioni evocate dai luoghi più cari allo scrittore triestino, mondi separati, circoscritti, laterali, Giorgio Pressburger ha tratto un nuovo progetto teatrale. I nove capitoli del libro saranno le nove “stazioni” che gli spettatori di Mittelfest toccheranno in questa randagia maratona di teatro che si snoderà attraverso Cividale, per oltre cinque ore. “Microcosmi” è lo spettacolo di punta delle prime giornate di MittelFest 2013. Sabato 13 luglio, alle 19.30, il pubblico entrerà letteralmente nel libro attraversando l’enorme portale-copertina (il volume, premio Strega 1997, è pubblicato da Garzanti) e si lascerà guidare nelle geografie che Ma-

L’INAUGURAZIONE

Ospiti illustri il presidente Pahor e Bray Il presidente della repubblica di Slovenia, Borut Pahor, e il ministro della cultura italiano, Massimo Bray, saranno presenti all’inaugurazione, venerdì, della XXII edizione del Mittelfest, in programma fino al 20 luglio con quaranta spettacoli. Alla cerimonia di apertura parteciperanno anche le massime autorità del Friuli Venezia Giulia. Subito dopo il via al programma con il concerto dell’orchestra “I solisti di Zagabria” nella chiesa di San Francesco a Cividale, e la messa in scena, in prima mondiale, di “Michelangelo” di Tomaz Pandur,

al teatro Giovanni da Udine. “Microcosmi”, il fortunato romanzo-saggio di Claudio Magris che ha dato il titolo all’intera edizione 2013 di Mittelfest, sarà proposto - anch’esso in prima sabato 13 per le vie della cittadina longobarda, con il coinvolgimento di duecento persone tra musicisti, attori, ballerini, teatranti e la «straordinaria partecipazione - ha detto Pressburger alla presentazione di ieri a Cividale - di una quarantina di appassioati che hanno adrito al progetto di mettere in scena i quadri splendidamente descritti da Magris».

gris ha sentito più vicine a sé. Dal leggendario tavolino al Caffè San Marco, alle tracce di esistenze passate nella laguna di Grado, dalla Valcellina alle colline che coronano Torino, dalle pietre di Cherso e Lussino fino all’ombra perpetua del Giardino Pubblico. Per dare impulso teatrale a “Microcosmi” Pressburger ha voluto oltre 50 attori, da quelli più noti (l’ordine alfabetico è di rigore: Gianfranco Candia, Paolo Fagiolo, Ester Galazzi, Adriano Giraldi, Giorgio Lupano, Maria Grazia Plos, Alessandro Mizzi, Ariella Reggio, Antonio Salines , Marcela Serli, Maurizio Zacchigna) ai

tanti giovani e maturi interpreti dell’area amatoriale della nostra regione. Saranno loro a “raccontare” i quasi 300 personaggi che Magris fa sfilare nel libro. E Pressburger non ne vuol tralasciare nessuno… «Ma non si tratterà di interpretazioni vere e proprie: del resto non ho voluto fare un adattamento teatrale, come si fa quando si portano in scena dei testi narrativi», spiega Pressburger. «Sarà piuttosto il libro a raccontarsi da solo, attraverso le sue tante voci, che alla fine confluiscono in quella del narratore». Succedeva qualcosa di simile

Giorgio Pressburger e l’attore Giorgio Lupano che nello spettacolo interpreta Claudio Magris

anche in “Danubio”, l’altro testo di Magris che una quindicina di anni fa Pressburger aveva portato in scena - o meglio aveva lasciato scorrere lungo le vie di Cividale, inaugurando la formula degli spettacoli itineranti. «Protagonisti saranno ancora una volta i luoghi. Ma diversamente da “Danubio” che era pensato come un fiume di pubblico che lentamente scorresse lungo i percorsi della città, questo nuovo progetto parla di “microcosmi”, mondi a se stanti, separati gli uni dagli altri. Così gli spettatori saranno invitati a spostarsi da un mondo all’altro, dai campi di grano-

turco ai banchi di una chiesa». Magris e Pressburger, entrambi a cavallo tra letteratura e teatro, entrambi catturati dagli stessi paesaggi mitteleuropei, dagli stessi mari. «Sono tutti luoghi che conosco molto bene. Quando Magris ha scritto il libro il nostro legame non era così stretto da fare le vacanze assieme. Ora invece capita». Non è impresa facile organizzare simili allestimenti, e non dev’essere stato nemmeno facile portare a termine “Storia umana e inumana”, le 500 pagine del romanzo che hanno impegnato Pressburger negli ultimi mesi. «Uno sforzo tanto ar-

ricchente, ma anche tanto impegnativo, che forse mi porterà a considerare conclusa l’esperienza di scrittore, chissà. Però ho ancora in serbo cose più leggere, e lo confesso, impregnate di una lieve forma dialettale triestina. Per il teatro ho grandi progetti: vedremo che risposte saprò trovare nel nuovo corso dell’amministrazione regionale». A chi affidare i prossimi anni di attività? Alla sedentaria letteratura, o un dinamico senso di teatro? «Sono entrambe attività coinvolgenti e faticose, ma quando convivono, l’una salva il sottoscritto dall’altra». ©RIPRODUZIONERISERVATA


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cividale » il mittelfest contro la crisi

di Gian Paolo Polesini

I

l glamour politico del Mittelfestprimi Novantasapevadi barriere abbattute, di muri crollati e di libertà culturale, per decenni soffocata da sistemi claustrofobici che imponevano il no flusso, l’aria viziata da dittature cieche e da propagande nazionalisticheobbligate. Cividale impose la distensione, gli abbracci dei capi di Stato e un’arte in movimento. La Mitteleuropa acquistò agilità teatrale, musicale, poetica, di gesti e di parole. Cominciammo così a guardare oltre il palcoscenico italiano, magari non capivamo tutto, ma - si sa - la prosa è universale, compensa la non conoscenza di lingue e dialetti con l’immaginazione e la mimica; alla fine te ne vai sempre con qualcosa in tasca, raramente a mani vuote. Ventidue anni dopo ci ritroviamo a passeggiare per un’Europa debilitata, con denari contati e seduti su una specie di polveriera: non sai quando e come salterà in aria. O forse no, però il rischio ti rode il fegato. Certo, di sbarre ce ne sono poche, vai ovunque senza sentirti sguardi torvi addosso, comunichi, superi confini, siamo cittadini del mondo, come si dice, no? Il senso di allora, però, andava riconquistato in qualche modo, a monito di una rivoluzione che funzionò, vuoi mai che la storia si ripeta, come ha il vizio di fare spesso. Sarà un’inaugurazione - quella di venerdì pomeriggio - con una abile mescolanza di rappresentanze istituzionali e di artisti in divenire, tanto pieno e formato da autentiche unicità è il cartellone di quest’anno. Il ministro alla cultura Massimo Bray ha fatto sapere che ci sarà (abile la trattativa del presidente Serracchiani) e già l’interesse dimostra quanto il Mittelfest non sia uno dei tanti festival spinti nel profondo Nord-Est con finalità nulle. Non sarà solo, il rappresentante del governo Letta, avrà al fianco il presidente della Repubblica Slovena Borut Pahor e una polposa squadra di ambasciatori: quello di Croazia in Italia Damir Grubiša, lo sloveno a Roma Iztok Mirosic, gli italiani a Zagabria e a Lubiana Emanuela D’Alessandro e Rossella Franchini, nonché il direttore del settore cultura del Ministero degli Affari esteri in Ungheria Andrea Komàromy, il console generale di Ungheria a Milano Istvàn Manno e il direttore generale per la valorizzazione del Mibac, Anna Maria Buzzi, oltre al governatore Serracchiani e all’assessore alla cultura Torrenti. Lamissione.

Il festival che riscopre la buona idea di Europa Inaugurerà Bray «È forse già conclusa, la nostra?», si chiede il presidente del Mittelfest Lorenzo Pelizzo. Fa bene a sollevare dubbi, un parlare a voce alta sa di comunicazione condivisa e non il solito viaggio in solitaria con i tappi nelle orecchie. Nonostante le esigenze siano fortunatamente diverse da un ventennio fa, Pelizzo risponde «non è affatto conclusa, anzi, c’è ancora molto da raccontare». Tra le guerre di religione e le guerre di conquista territoriale, quelle culturali nessuno le ha ancora accese. L’obiettivo Concentriamoci sul 2013. E su quello che il momento concede. Ci pare superfluo ripetere la solfa dei tagli, ne hanno le piume piene pure i colombi dei cornicioni. Va be’, un accenno soltanto. Un venti per cento in meno, ecco. Eppure il direttore Antonio Devetag, come ogni generale con acume, ha saputo assemblare - nonostante le preoccupazioni comuni di chi costruisce eventi un tabellone di rara pienezza e qualità. Forse il più ricco. E su quattro direttrici Devetag si è incamminato senza esitare. «Valorizzare le risorse artistico-culturali della regione, in primis, creare una rete sinergica fra enti friulgiuliani, rinnovare e rinforzare la funzione di

In alto, una scena di “Michelangelo” il kolossal di Tomaz Pandur, lo spettacolo della Wertmuller e, a fianco, la conferenza stampa con (da sinistra) Petiziol, Lupano, Pelizzo, Devetag, Bernardi, Pressburger

Mittelfest quale ponte culturale con l’Europa Centro orientale e ricreare un senso di appartenenza internazionale comune». Microcosmi Un’opera che permea simbolicamente il festival 22. Un evento corale in lento pellegrinaggio per le strade di Cividale, risucchiato dalle pagine di uno dei caposaldi della letteratura di Claudio Magris dal maestro Giorgio Pressburger, non a caso proprio da chi guidò la nascita e la crescita di Mittelfest. È un ideale proseguimento del viaggio iniziato con Danubio. Là il macrocosmo dell’Europa, qui un percorso che conduce «al centro di noi stessi - spiega il drammaturgo

e regista - luoghi minimi, appartati, i tavolini del caffè San Marco di Trieste, gli isolotti della Laguna gradese, i piccoli porti sulle coste della Dalmazia e del Quarnero. La messinscena prevede più palchi, nove come i capitoli del libro, una voce guida, quella dell’autore che avrà i contorni di Giorgio Lupano, attore di griffe, volto tv, ma con un’antica propensione alla prosa, sebbene sia un giovanotto del’69, e duecento personaggi - fra cui gli altrettanto popolari Antonio Salines e Ariella Reggio - che formeranno l’emozionante carovana notturna sulla via della memoria. Michelangelo La Croazia in Europa rientra

nel progetto mittelfestiano. E l’occasione per edificare nuovi ponti culturali si è manifestata appena è stata ufficializzata la data del primo luglio. Giocando d’anticipo e confidando nei tempi morbidi, il patto fra il festival cividalese e il Teatro nazionale di Zagabria ha concepito l’operazione Michelangelo, un kolossal diretto da Tomaz Pandur, che ha forgiato per la scena la scrittura di Miroslav Krleza, il più affermato drammaturgo croato del Novecento. Si ritrae il genio rinascimentale impegnato a realizzare gli affreschi della Cappella Sistina, mostrando il dramma dell’artista in un turbinio di visioni oniriche. InquietiMiti

Aggressioni light al contemporaneo, individuando le inquietudini moderne di personaggi a cavallo fra i secoli, riunendo antichi miti e storia a tiro di sguardo. Non è abitudine andare a teatro consapevoli di trovare Lina Wertmüller in cima a un palco, semmai lei è donna da set di posa con l’occhio posato sull’obiettivo della cinepresa e non certo da proscenio. Eppure con Un’allegra fin de siècle la signora dai bianchi occhiali e col sorriso penetrante, si è messa alla testa di un viaggio organizzato che attraversa la storia italiana del secolo appena archiviato, con l’amarezza e l’ironia tipiche del suo stile anticonvenzionale. Un festoso e acido tour in forma di recital in cui si alternano le figurine dei grandi maledetti, da Hitler a Pol Pot fino a scomodare l’appena sepolto Bin Laden. Non una signora, bensì due, offrirà il convento alla faccia della crisi. Adriana Asti squaderna con Cocteau il mal de vivre con due celeberrimi monologhi, La voce umana e Il bell’indifferente. L’abbandono e l’esasperazione di due donne rimaste sole si ricompatta sulle ruvide tavole sostenute dal talento della Asti, ancor oggi ineguagliato. Ilcinema Ricordiamo, e qualcuno con noi, il Delitti e segreti (Kafka) di Steven Andrew Soderbergh una notte di luglio del 1991 in piazza Paolo Diacono. L’anno scorso, sì, la decima musa ha rimesso lo sguardo lungo in pista facendosi avvolgere dal castello Canussio, luogo fin troppo strategico per issare un telo bianco. Con Ritorno al futuro lo spettatore si staccherà dal live di musica, prosa e danza, per rinfrescare nel maniero cividalese filmografie vetuste con la doppia visione di Metropolis, il fantascientifico di Fritz Lang del ’29, e il capolavoro di Chaplin, Tempi Moderni, 1936, col quale il grande Charlie si buttò a pesce sul sociale. ©RIPRODUZIONERISERVATA


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