Guida all'avifauna dell'Orto Botanico di Messina

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L’avifauna

dell’Orto Botanico

“Pietro Castelli”

Università di Messina





L’avifauna

dell’Orto Botanico

“Pietro Castelli”

Università di Messina


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Assessorato Regionale Beni Culturali Ambientali e Pubblica Istruzione

L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” Università degli Studi di Messina

Realizzato dall’Orto Botanico “Pietro Castelli” dell’Università degli Studi di Messina con il contributo finanziario dell’Assessorato ai Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Sicilia.

Studio ornitologico Elena Grasso Indagine in situ Elena Grasso e Carmela Cardelli Redattori Elena Grasso, Rosa Maria Picone, Alessandro Crisafulli Riproduzioni degli uccelli ad acquarello, matita e gessetto Francoise Fievez Disegni a china Salvatore Casella Fotografie Elena Grasso, Giuseppe Martino, Angelo Scuderi, Rosa Maria Picone, Alessandro Crisafulli, Sergio Fasano Progetto grafico, layout e impaginazione Marco Lo Curzio Serena Giuffrida, Maria Vera Marchese Stampa Tipografia Samperi Tutti i diritti di riproduzione anche parziale del testo sono riservati.

ISBN 88-902464-2-1 | 978-88-902464-2-5 Stampato in occasione della manifestazione:

Orto Botanico “Pietro Castelli” Messina 22-23 Ottobre 2011

www.ortobotanico.messina.it


L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

Indice

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Premessa

11 Presentazione 13 Introduzione 16 Gli uccelli: morfologia e adattamenti 19 L’avifauna dell’Orto Botanico 27 Leggi e Convenzioni Nazionali e Internazionali per la protezione dell’avifauna 30 Fenologia 31 Schede descrittive degli uccelli 95 Bibliografia


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L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

Uccelli L’alata genia che adoro ce n’è al mondo tanta! Varia d’usi e costumi, ebbra di vita, si sveglia e canta. Umberto Saba


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L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

Premessa

AVIFAUNA URBANA, PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ E LA QUALITA’ DELL’AMBIENTE URBANO Marco Dinetti, Direttore scientifico della rivista “Ecologia Urbana”

In un pianeta sempre più urbanizzato e inquinato, dove ormai metà della popolazione umana globale vive nelle città, le aree verdi rivestono un’importanza crescente. Gli alberi e la vegetazione sono il motore della vita e di tutti gli ecosistemi, compresi quelli fortemente alterati quali sono le città. Attraverso la fotosintesi le piante producono l’ossigeno che ci serve per respirare; in estate ci donano ombra e refrigerio. Gli alberi sono dei potenti filtri per combattere tutte le forme di inquinamento (atmosferico, acustico, etc.) e sottraggono il carbonio dall’atmosfera: questo è un aspetto primario, considerando che l’aumento dei gas serra è il principale responsabile dei cambiamenti climatici. Le aree verdi migliorano il microclima locale, e ci permettono un consistente risparmio energetico, sia in inverno che in estate, avvantaggiando così la nostra economia personale. Infatti il valore immobiliare di un’abitazione aumenta se il quartiere è ricco di verde. Infine, le aree verdi sono gli spazi sociali e ricreativi per eccellenza, dove possiamo svolgere attività sportive e ludiche, dove bambini, adulti e anziani si possono incontrare e rilassare. Diversi studi hanno messo in luce i benefici psico-fisici che ciascuno di noi può ricevere visitando un parco urbano; una ricerca svolta alcuni anni fa presso un ospedale, ha dimostrato come i pazienti che potevano vedere gli alberi dalla finestra avevano un migliore decorso post-operatorio. Questi, in sintesi, i vantaggi che il verde urbano offre a noi esseri umani. Ma nelle città non siamo soli: il fenomeno dell’inurbamento coinvolge moltissime specie di piante e animali selvatici in tutto il mondo. Le aree urbane attirano la fauna perché sono più calde, vantaggio sfruttato soprattutto in inverno. In città c’è inoltre abbondanza di cibo disperso dall’uomo e habitat molto vari: oltre a parchi e giardini, troviamo edifici antichi e moderni, corsi d’acqua, piccoli spazi


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incolti, fontane e laghetti, siepi e, nelle periferie, ampi spazi quali aree più o meno coltivate, aeroporti, etc. Ciascuno di essi rappresenta una “nicchia” per diverse specie di uccelli, mammiferi e anfibi. Tra i diversi animali, sono proprio gli uccelli quelli che riescono con più facilità a colonizzare gli ambienti urbani, perché volando superano più facilmente le barriere antropiche quali strade, ferrovie e palazzi. Le aree verdi urbane sono quindi spazi dove possiamo incontrare numerose specie di uccelli e questa ricerca, svolta dalla dott.ssa Elena Grasso nell’Orto Botanico di Messina, sottolinea come gli orti botanici e i parchi rappresentino luoghi particolarmente favorevoli sia per la nidificazione e la vita di specie sedentarie, sia come luogo di sosta per i migratori, per i quali l’Italia, “ponte” tra Europa e Africa, assume una funzione di esclusiva importanza. Nel mio ruolo di Responsabile nazionale per l’ecologia urbana della LIPU/BirdLife Italia e come Direttore scientifico della rivista “Ecologia Urbana”, non posso che complimentarmi per questa opera e con quanti l’hanno patrocinata e sostenuta. Il messaggio conclusivo è che valorizzando la biodiversità urbana si contribuisce alla conservazione della diversità biologica globale e, soprattutto, apprezzando il pettirosso che ci fa visita nel giardino o il papavero che nasce nell’aiuola spartitraffico possiamo mantenere un contatto quotidiano con la natura. Se non impariamo a conoscere e ad apprezzare non possiamo rispettare e amare nessun essere vivente, in nessun luogo del Pianeta.


L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

Presentazione Rosella Picone, Responsabile dell’Orto Botanico “Pietro Castelli”, Università di Messina

In un momento storico in cui gli ambienti naturali vivono situazioni di estrema sofferenza e spesso di minaccia di estinzione, soffermare la nostra attenzione sulla natura in tutti i suoi aspetti può contribuire a renderci un po’ più sensibili al suo rispetto. Ecco che un Orto Botanico o un giardino urbano diventano luoghi dove scoprire non solo la diversità del mondo vegetale, ma anche quell’insieme di organismi che ad essi sono strettamente legati. Un nido in città sta ad indicare che l’ambiente in cui viviamo è gradito anche ad esseri viventi che non sono certo legati agli ambienti urbani, ma che ancora trovano qui nicchie ecologiche che li rassicurano. Partendo da queste considerazioni è importante vedere l’Orto Botanico non tanto come luogo in cui si collezionano piante, ma come ecosistema urbano in cui numerosi organismi entrano in relazione fra loro contribuendo alla conservazione della biodiversità del nostro territorio. Ecco quindi che accanto alle piante incontriamo farfalle, piccoli anfibi, pesci rossi…. e soprattutto uccelli. Percorrendo i viali dell’Orto capita infatti di vedere diverse specie di uccelli sul margine dei laghetti a bere un po’ di acqua, sulla chioma di dracene e corbezzoli a nutrirsi degli abbondanti frutti o freneticamente impegnati nella costruzione del nido. Nel tardo pomeriggio e nelle ore serali si possono ascoltare svariati canti che attirano la nostra attenzione. Proprio da queste frequenti osservazioni è scaturita l’idea di conoscere meglio l’avifauna che popola il nostro Orto. Nasce così questa piccola guida che vuole essere uno strumento per riconoscere gli uccelli che si possono osservare passeggiando nell’Orto Botanico, ricchezza non solo dell’Orto ma dell’intera città. Un binocolo, un po’ di pazienza e guida alla mano ci consentiranno di scoprire cinciallegre, scriccioli, capinere… che vivono e si riproducono, con gran discrezione, intorno a noi.


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Fig. 1 Particolare dell’ubicazione dell’Orto Botanico. (google maps)

Fig. 2 Posizione dell’Orto Botanico nella città. (google maps)


L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

Introduzione Molti pensano che un Orto Botanico sia “solo” un bel giardino ricco di piante rare ed esotiche; ma non è solo questo è anche un luogo che accoglie molti uccelli, che vi nidificano o più semplicemente vi sostano. Un Orto Botanico è un’area verde in città e come tale funge da rifugio per molte specie di uccelli che vi trovano le condizioni ideali per vivere: predatori scarsi, caccia vietata, fonti di cibo abbondanti; motivi che negli ultimi anni hanno determinato la crescita nei centri abitati delle popolazioni di merli, ghiandaie, colombacci, etc. Un Orto Botanico riveste quindi un ruolo di fondamentale importanza, tanto più rilevante quanto minori sono le superfici adibite a verde cittadino, come avviene a Messina. A ciò si aggiunge la vicinanza della nostra città ai Monti Peloritani; in particolare l’Orto Botanico “Pietro Castelli” (fig. 1) dista in linea d’aria dalla dorsale dei suddetti monti solo 4,5 km circa (fig. 2). Questa stretta vicinanza tra ambienti naturali e aree urbanizzate fa si che siano usuali le frequentazioni occasionali dell’avifauna delle zone urbane e tali frequentazioni diventano assidue quando le zone naturali e soprattutto le ultime propaggini a ridosso della città sono soggette a gravi incendi, cui molto spesso segue un pascolo incontrollato. Tali eventi disastrosi spingono gli animali selvatici e in particolare di-


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Fig. 3 Rotte migratorie dell’avifauna sullo Stretto di Messina.

verse specie di uccelli a rifugiarsi nelle poche aree verdi rimaste, anche se in pieno centro urbano. E’ quindi facile comprendere l’importanza che assume un Orto Botanico per l’avifauna. Quindi, il deterioramento e la riduzione di ecosistemi naturali unitamente al continuo aumento dell’urbanizzazione determinano un maggior valore delle aree verdi urbane ai fini della conservazione della biodiversità. A conferma di ciò, studi recenti indicano che le città italiane sono frequentate da ben 75 specie ornitiche di interesse conservazionistico, 21 delle quali nidificano regolarmente in almeno dieci capoluoghi di provincia (Dinetti, 2005). Particolarmente importante è poi la peculiare posizione geografica di Messina situata al centro del mar Mediterraneo, sull’omonimo Stretto, tipico esempio di “bottle neck” o “collo di bottiglia”. Queste aree sono importanti perché il flusso migratorio di un gran numero di individui e di specie si restringe in una zona limitata. Nello specifico, un braccio di mare separa due coste molto vicine, quindi un sito ideale per gli uccelli migratori (Fig. 3 e 4), che sorvolandolo evitano il transito, molto più problematico, su vaste masse d’acqua. In virtù di ciò Messina rientra nella rete dei Siti Natura 2000 come Zps (“Zona a protezione speciale ITA030042” Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area Marina


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Fig. 4 Rotte migratorie primaverili (freccia rossa) e autunnali (freccia blu) nello Stretto di Messina.

dello Stretto). E’ infatti un luogo importante per il passaggio di varie specie di uccelli migratori a lungo raggio che, in primavera, si spostano in massa dal continente africano verso le aree di nidificazione dell’Europa centro-orientale, della penisola scandinava e dell’area baltica, compiendo in autunno il percorso in senso inverso per tornare ai quartieri di svernamento. Alla posizione geografica dell’area dello Stretto si aggiunge la ricca e varia vegetazione dei limitrofi Monti Peloritani in cui sono presenti vari habitat che consentono all’avifauna di trovare luoghi adatti per riposare, per alimentarsi durante le lunghe migrazioni e anche per nidificare. Lo studio delle specie ornitiche permette perciò di acquisire informazioni fondamentali per una corretta gestione non solo delle aree naturali, ma anche delle zone verdi inserite in contesti urbani. Queste ultime sono da rivalutare in relazione all’importanza che sempre più assumono per motivi di carattere ecologico e sociale, quali l’assorbimento di CO2 e di altri inquinanti, la mitigazione climatica, la funzione paesaggistica, la funzione sociale in quanto spazi ricreativi. Costituiscono inoltre aree di rifugio per l’avifauna, contribuendo quindi alla conservazione della biodiversità. Diventa quindi importante considerare gli ambienti urbani nelle politiche di salvaguardia della biodiversità, come emerso già nel 1997 durante il IX Convegno italiano di Ornitologia (Dinetti, 2004).


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OSSA CONTENENTI CAMERE D’ARIA TRACHEA POLMONI ATTRAVERSATI DAI BRONCHI SACCHI AEREI

Fig. 5 Particolare di ossa pneumatizzate e sacchi aerei.

Gli uccelli

morfologia ed adattamenti Gli uccelli sono una classe di vertebrati costituita da circa 10.000 specie viventi. Hanno il corpo ricoperto di penne e gli arti anteriori trasformati in ali, quasi sempre idonee al volo. Le loro dimensioni sono estremamente varie: dai più piccoli e leggeri come il colibrì (5 cm), ai più grandi e non più in grado di volare, come lo struzzo (2,5 m). Si rinvengono in quasi tutti gli ecosistemi, dall’Artide all’Antartide. Sono animali a sangue caldo capaci di volare grazie a numerosi adattamenti volti a rendere la struttura corporea agile e leggera; tra questi ricordiamo la presenza di sacchi aerei interconnessi ai polmoni e ossa pneumatizzate, ricche di cavità comunicanti con i sacchi aerei (fig.5). Il corpo degli uccelli è rivestito di un piumaggio che può essere distinto in penne e piume. Le penne svolgono una funzione fondamentale nel volo e vengono differenziate a seconda della posizione e della funzione svolta: le remiganti sono le grandi penne dell’ala; le copritrici o tettrici sono le penne corte che coprono la base delle remiganti e le timoniere sono le penne della coda, con funzione stabilizzatrice e direzionale durante il volo (fig. 6). Le piume, che contribuiscono al mantenimento della temperatura corporea, costituiscono il piumaggio dei pulcini e lo

Il volo


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REMIGRANTI PRIMARIE COPRITRICI ALARI REMIGRANTI SECONDARIE COPRITRICI DELLA CODA TIMONIERE

Fig. 6 Le penne.

strato più interno di quello degli adulti. Vi sono poi filopiume, vibrisse e pulvipiume (fig. 7) con funzione di impermeabilizzazione o percezione sensoriale. La colorazione del piumaggio ha funzioni mimetiche per difesa dai predatori e funzioni sessuali, consentendo in alcune specie un’evidente distinzione tra individui maschili e femminili o tra giovani e adulti. I diversi colori delle piume sono dovuti alla presenza di pigmenti quali la melanina, responsabile dei toni marroni, neri e grigi, e i carotenoidi ai quali si devono le colorazioni giallo, arancio e rosso. Gli uccelli occupano diversi tipi di habitat e di conseguenza hanno abitudini alimentari molto varie: semi, frutti, nettare, insetti, piccoli mammiferi, pesci o addirittura carcasse di animali, come nel caso degli avvoltoi. In funzione del tipo di alimentazione questi animali hanno sviluppato diversi adattamenti fisici, che si manifestano principalmente nella forma, dimensione e forza del becco. Gli insettivori, che sono più della metà della totalità degli uccelli, hanno becchi sottili, dotati in alcuni casi di una larga apertura boccale per facilitare la cattura degli insetti. Questi uccelli, come ad esempio la cinciarella e la cinciallegra, integrano la dieta diventando parzialmente granivori in autunno

L’alimentazione


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INSETTIVORI GRANIVORI

quando diminuisce la presenza di insetti. I granivori, come ad esempio cardellini e passeri, hanno becchi corti e robusti adatti a rompere o sgusciare semi e frutti di cui si nutrono; altre specie li ingoiano direttamente, triturandoli durante la digestione grazie alla presenza di un ventriglio muscoloso. I frugivori hanno becchi di varie forme e dimensioni; la loro alimentazione è principalmente a base di frutta, anche se i nidiacei vengono sfamati con insetti, in modo da fornire le proteine di cui i frutti sono carenti. I carnivori, come rapaci quali falchi e gufi, hanno becchi forti, taglienti e ricurvi, ideali per lacerare la carne. Vi sono poi becchi “multifunzionali” adatti ad una dieta onnivora come nei Corvidi (ad esempio la gazza) i quali si cibano di alimenti molto vari quali frutta, semi, insetti, pesci, carogne e piccoli mammiferi. I nettarivori, rappresentati da passeriformi tropicali come i colibrì, hanno becchi lunghi e sottili per raggiungere il nettare nelle parti più interne dei fiori. Gli uccelli che si nutrono di pesce, gli ittiofagi, come aironi e martin pescatore, hanno becchi appuntiti adoperati per arpionare le prede, mentre anatre ed oche sono dotate di becchi piatti che utilizzano per filtrare l’acqua alla ricerca di alghe e piccoli invertebrati.

Fig. 7. Le piume

CARNIVORI

VIBRISSA

NETTARIVORI ONNIVORI

FILOPIUMA

ITTIOFAGI

PIUMA


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L’avifauna dell’Orto Botanico Per conoscere gli uccelli che popolano l’Orto Botanico di Messina, i periodi di frequentazione e le loro abitudini si è svolta un’indagine conoscitiva, con monitoraggio biennale per decadi, che ha consentito di censire l’avifauna che frequenta più o meno stabilmente l’Orto o che vi sosta occasionalmente. Si è potuto così stilare una check-list degli uccelli che popolano l’area, osservarne la fenologia, ossia la presenza nel sito durante i diversi periodi dell’anno, e individuare quali zone dell’Orto sono preferenzialmente frequentate dalle diverse specie. Sono state rilevate 34 specie di uccelli, facenti parte rispettivamente di 17 famiglie e 6 ordini (Tab. 1). L’ordine più rappresentato è quello dei Passeriformes (74%) con venticinque specie. Tra queste 7 risultano sedentarie nidificanti nell’Orto Botanico (cinciarella, cinciallegra, scricciolo, merlo, capinera, ghiandaia e passero d’Italia) e 4 sedentarie (fringuello, verzellino, verdone, cardellino). Infatti in primavera, è stato osservato il maschio di alcuni passeriformi (capinera, scricciolo, merlo, verdone, verzellino, cardellino) in canto e in atteggiamento di difesa del territorio; si sono visti anche il maschio e/o la femmina mentre trasportavano il materiale per la costruzione del nido (scricciolo, merlo, ghiandaia, passero d’Italia) e in estate i giovani da poco involati (cinciarella,


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Tabella 1

Check-list delle specie di uccelli dell’Orto Botanico Ordine

Famiglia

Nome latino

Nome italiano

Falconiformes

Falconidae

Falco tinnunculus

Gheppio

Columbiformes

Columbidae

Columba livia var. domestica

Piccione domestico

Columba palumbus

Colombaccio

Streptopelia turtur

Tortora

Streptopelia decaocto

Tortora dal collare

Strigiformes

Strigidae

Athene noctua

Civetta

Apodiformes

Apodidae

Apus apus

Rondone

Coraciformes

Alcenidae

Alcedo atthis

Martin pescatore

Upupodae

Upupa epops

Upupa

Passeriformes

Hirundinidae

Hirundo rustica

Rondine

Delichon urbica

Balestruccio

Motacillidae

Motacilla cinerea

Ballerina gialla

Motacilla alba

Ballerina bianca

Troglodytidae

Troglodytes troglodytes

Scricciolo

Turdidae

Erithacus rubecula

Pettirosso

Phoenicurus ochruros

Codirosso spazzacamino

Turdus merula

Merlo


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Ordine

Famiglia

Nome latino

Nome italiano

Sylvidae

Sylvia atricapilla

Capinera

Sylvia melanocephala

Occhiocotto

Phylloscopus collybita

Luì piccolo

Muscicapidae

Muscicapa striata

Pigliamosche

Ficedula hypoleuca

Balia nera

Paridae

Parus ater

Cincia mora

Parus caeruleus

Cinciarella

Parus major

Cinciallegra

Corvidae

Pica pica

Gazza

Garrulus glandarius

Ghiandaia

Sturnidae

Sturnus vulgaris

Storno

Passeridae

Passer italiae

Passero d'Italia

Passer montanus

Passera mattugia

Fringillidae

Fringilla coelebs

Fringuello

Serinus serinus

Verzellino

Carduelis chloris

Verdone

Carduelis carduelis

Cardellino


24

1

2

3

Fig. 8 Nidi di passero d’Italia (1), capinera (2), fringillide (3) rinvenuti nell’Orto Botanico.

cinciallegra, merlo). A conferma di ciò sono stati ritrovati, all’interno dell’Orto, nidi di passero d’Italia, di capinera, di merlo e di una delle specie di Fringillidi utilizzati nella stagione precedente (fig. 8 e 9). In relazione al tipo di alimentazione, fra le specie rilevate, il 55% risultano essere insettivore, il 32% granivore ed il 13% onnivore (fig. 10). In base alle abitudini specifiche ed al regime alimentare, gli uccelli frequentano di preferenza alcune zone dell’Orto, muovendosi comunque in tutti gli spazi ed anche al di fuori dei suoi confini. Si sono quindi potute riscontrare delle aree maggiormente frequentate da alcune specie piuttosto che da altre (fig. 11). Gli insettivori si trovano preferenzialmente in prossimità dei punti d’acqua o nella zona nord, la parte più ricca di alberi, sulla corteccia o vicino a quelle piante con infiorescenze che attirano gli insetti, quali il nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica), l’eucalipto (Eucalyptus camaldulensis) e il tiglio (Tilia platyphyllos). La cinciarella e la cinciallegra si vedono spesso sugli esemplari di Chorisia del viale d’ingresso o sugli esemplari di Grevillea robusta e Gleditsia triacanthos. I granivori (passero d’Italia, passera mattugia, fringuello, verzellino, verdone, cardellino) si possono osservare nella zona

Fig. 9 Nido di merlo rinvenuto nell’Orto Botanico.


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55% insettivori

32% granivori

13% onnivori

più aperta dell’Orto, sui prati, nelle aiuole delle Cycadaceae e delle piante grasse e sugli alberi di Ginkgo biloba, Grevillea robusta e Calodendrum capensis. Le ballerine frequentano in prevalenza le aree prative vicine settore delle piante grasse a sud e della cavea a nord. Durante le osservazioni all’interno dell’Orto sono stati inoltre avvistati, mentre sorvolavano l’Orto Botanico il gabbiano reale (Larus chachinnans) in volo perlustrativo; in aprile durante la migrazione pre-riproduttiva, una femmina di falco di palude (Circus aeruginosus) e in giugno una femmina di falco pellegrino (Falco peregrinus). Sempre durante la migrazione primaverile sono stati avvistati gruppi di rondoni e di rondini mentre si cibavano nel corso dei loro “acrobatici” voli. Un frequentatore estivo molto caratteristico è l’upupa; sempre d’estate si possono osservare alcuni migratori quali la tortora selvatica, il rondone, la rondine, la balia nera e lo storno. Tra i falchi, il gheppio è frequentatore occasionale dell’Orto Botanico; sono stati osservati infatti singoli individui sorvolare la zona in atteggiamento di caccia sia in primavera che in inverno. In particolare in dicembre una femmina è stata avvistata prima in volo, poi ferma su di un cipresso utilizzato come posatoio da cui cercare la possibile preda. E’ possibile che questi rapaci si siano spinti fino in città per le condizioni in

Fig. 10 Presenza percentuale delle varie specie di Passeriformi divise in base al regime alimentare.


26 26

Fig. 11 Planimetria dell’Orto Botanico “Pietro Castelli”. Aree di maggiore frequenzazione degli uccelli citate nelle schede descrittive.

nord Zone a prato Specchi d’acqua Viali pavimentati principali

INGRESSO

Ginkgo biloba Calodendrum capensis Grevillea robusta Cycadaceae Piante grasse

Chorisie Dracene Corbezzolo Gleditsia Cipressi Palme

Tiglio Eucalipto Quercie Nespolo del Giappone


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cui versano le colline retrostanti, molto impoverite e depauperate di risorse trofiche in quanto costantemente pascolate e frequentemente percorse dal fuoco. La civetta, l’assiolo ed il barbagianni sono stati uditi all’interno dell’Orto e nelle zone limitrofe. Questi rapaci notturni, che nidificano nei ruderi o nelle cavità degli alberi, probabilmente provengono dalla zona a monte dove è ubicato il Forte Castellaccio e dove il soprassuolo è costituito per lo più da pini domestici ed eucalipti. Un fenomeno a cui si può assistere all’interno dell’Orto è rappresentato dai tentativi di predazione da parte di gazze ai danni dei nidi di merlo. Tale comportamento, tipico dei Corvidi e di questa specie in particolare, non si associa però ad un decremento delle altre specie di Passeriformi. Infatti generalmente, le coppie di Passeriformi che perdono una covata provvedono immediatamente a ricostituirla; quindi l’effetto sul loro tasso riproduttivo è trascurabile e non correlato alla densità numerica della popolazione di gazze (Gooch et al.,1991, in Brichetti & Garibolidi, 2002). Altra presenza rilevata sporadicamente è il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri), pappagallo esotico il cui areale originario si estende dal sud Asia al centro Africa, ma ormai


28

30 25 20

DICEMBRE

NOVEMBRE

OTTOBRE

AGOSTO

LUGLIO

GIUGNO

MAGGIO

APRILE

MARZO

FEBBRAIO

5

GENNAIO

10

SETTEMBRE

15

adattatosi ai nostri climi. Presenta piumaggio verde brillante, un caratteristico “collarino” rosa e celeste sulla nuca e nero sulla gola ed una lunga coda appuntita. In Italia i primi avvistamenti risalgono alla fine degli anni ’70 a Genova; in Sicilia risulta come specie naturalizzata dagli anni ’90, ora sedentaria nidificante (Corso, 2005). Dal grafico in figura 12 si può notare una cospicua e continua presenza di avifauna all’interno dell’Orto Botanico durante tutto l’arco dell’anno, con un aumento nei mesi primaverili di marzo e aprile. Tale aumento di specie in primavera evidenzia come il sito venga utilizzato dagli uccelli quale luogo di sosta durante la migrazione pre-riproduttiva; esempi ne sono la balia nera che ogni anno si avvista dall’inizio di aprile ai primi giorni di maggio e lo storno: quest’ultimo è stato osservato sia in primavera che in autunno, durante la migrazione postriproduttiva.

Fig. 12 Numero di specie rilevate nell’Orto Botanico nei diversi mesi dell’anno.


Leggi e Convenzioni Nazionali ed Internazionali per la protezione dell’avifauna

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Gli uccelli, così come gli animali selvatici e le piante spontanee, sono considerati un patrimonio da proteggere e salvaguardare; sono quindi tutelati da specifiche Leggi Nazionali, Direttive Europee e Convenzioni Internazionali che mirano alla loro difesa e conservazione. 1. Legge Nazionale n°157 del 1992 - riguarda la protezione della fauna selvatica omeoterma e regolamenta il prelievo venatorio. Fanno parte della fauna selvatica oggetto della tutela della presente legge tutte le specie che direttive comunitarie o convenzioni internazionali (di seguito elencate) indicano come minacciate di estinzione. 2. Convenzione di Washington (CITES) (1973) - riguarda la salvaguardia delle specie di flora e fauna in pericolo di estinzione, con i relativi allegati: Allegato A - include le specie gravemente minacciate di estinzione per le quali è assolutamente vietato il commercio. Allegato B - include le specie il cui commercio è regolamentato a livello internazionale per evitare uno sfruttamento incompatibile con la loro sopravvivenza. 3. Convenzione di Berna (1979) - riguarda la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, con relativi allegati: Allegato 2 - include le specie in cui è vietata: la cattura, la detenzione, l’uccisione; la distruzione dei siti di riproduzione e riposo; la distruzione, la raccolta e detenzione di uova; la detenzione ed il commercio di animali morti, imbalsamati, o di prodotti derivati. Allegato 3 - include le specie per cui devono essere adottate necessarie ed opportune leggi e regolamenti per non compromettere la loro sopravvivenza. Tali norme legislative dovranno comprendere: regolamentazione per la caccia (periodo di chiusura, divieto temporaneo o locale), regolamentazione per la vendita, detenzione, trasporto e commercializzazione sia per individui vivi che morti. 4. Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE - tutela le popolazioni delle specie di uccelli selvatici ritenute a rischio di estinzione, con relativi allegati: Allegato I - include quelle specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione Allegato II - include quelle specie che possono essere oggetto di caccia nel quadro della legislazione nazionale. Gli Stati membri faranno in modo che la caccia di queste specie non pregiudichi le azioni di conservazione intraprese nella loro area di distribuzione. 5. Convenzione di Bonn (1983) - riguarda la conservazione delle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica e relativo Allegato 2 che include specie migratrici che si trovano in cattivo stato di conservazione e che richiedono la conclusione di accordi internazionali per la loro conservazione e gestione. 6. BirdLife International 2004, con relativa classificazione “SPEC” (Species of European Conservation Concern) - è il risultato di uno studio sullo stato di conservazione dell’avifauna europea e individua tre livelli di priorità per la conservazione (priorità decrescente da 1 a 3). SPEC1 - comprende le specie globalmente minacciate. SPEC2 - comprende le specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa e che hanno uno stato di conservazione favorevole. SPEC3 - comprende le specie la cui popolazione non è concentrata in Europa, ma che hanno uno stato di conservazione sfavorevole in Europa. Non SPEC - specie le cui popolazioni godono di un stato di conservazione favorevole. Per ciascuna specie osservata all’interno dell’Orto Botanico viene indicata nella tabella seguente (tab.2) l’eventuale inclusione negli elenchi delle Convenzioni Nazionali ed Internazionali sopra elencati.


30 30

Tabella 2

Livelli di protezione

I numeri e le lettere riportati nelle diverse colonne indicano l’allegato della rispettiva legge in cui è citata la specie. Es.: A indica l’allegato A della convenzione CITES.

Colombaccio

Columba palumbus

Tortora

Streptopelia turtur

3

II

Tortora dal collare

Streptopelia decaocto

3

II

Civetta

Athene noctua

Rondone

Apus apus

2

Martin pescatore

Alcedo atthis

2

Upupa

Upupa epops

2

3

Rondine

Hirundo rustica

2

3

Balestruccio

Delichon urbica

2

3

Ballerina gialla

Motacilla cinerea

2

Ballerina bianca

Motacilla alba

2

Scricciolo

Troglodytes troglodytes

2

Pettirosso

Erithacus rubecula

2

Codirosso Spazzacamino

Phoenicurus ochruros

2

Merlo

Turdus merula

3

3

(2004)

2

(1983)

(1979)

(1973)

SPEC

Columba livia var. domestica

2

BONN

Piccione domestico

A

(1979)

Falco tinnunculus

DIRETTIVA “UCCELLI”

Gheppio

BERNA

NOME LATINO

CITES

NOME ITALIANO

II

A-B

2

3

2

I

II

3

3


L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

Sylvia melanocephala

2

Luì piccolo

Phylloscopus collybita

2

Pigliamosche

Muscicapa striata

2

2

Balia nera

Ficedula hypoleuca

2

2

Cincia mora

Parus ater

2

Cinciarella

Parus caeruleus

2

Cinciallegra

Parus major

2

Gazza

Pica pica

Ghiandaia

Garrulus glandarius

Storno

Sturnus vulgaris

3

Passero d’Italia

Passer italiae

3

Passera mattugia

Passer montanus

3

Fringuello

Fringilla coelebs

3

Verzellino

Serinus serinus

2

Verdone

Carduelis chloris

2

Cardellino

Carduelis carduelis

2

(2004)

(1983)

(1979)

(1973)

SPEC

Occhiocotto

BONN

2

(1979)

Sylvia atricapilla

DIRETTIVA “UCCELLI”

Capinera

BERNA

NOME LATINO

CITES

NOME ITALIANO

3


32

Fenologia In considerazione delle ridotte dimensioni dell’area su cui insiste l’Orto Botanico (circa 8000 mq) sono state utilizzate, oltre alle classi fenologiche standard (S, B, W, M A), due ulteriori classi (F: frequentatrice e Fp: frequentatrice primaverile) in quanto alcune specie sono risultate solo come “frequentatrici”, anche se il loro areale di nidificazione o di svernamento comprende la zona monitorata. Inoltre specie considerate migratrici regolari nella Zps ITA030042 “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area Marina dello Stretto” potrebbero non risultare all’interno dell’Orto in quanto non rilevate nell’ambito dell’indagine svolta. Le categorie fenologiche adottate sono quindi le seguenti: Sedentaria (sedentary) Specie presente nel territorio o nell’area considerata durante tutto l’anno. B Nidificante (breeding) Specie che nidifica nel territorio considerato. W Svernante (wintering) specie che risiede nell’area durante la stagione invernale. M Migratrice (migratory) specie presente nell’area solo durante i periodi di migrazione dai quartieri di svernamento a quelli di nidificazione e viceversa. A Accidentale (accidental) Specie osservata sporadicamente. S

Ulteriori categorie per l’Orto Botanico: F Frequentatrice Specie che visita l’Orto Botanico durante tutto l’anno, senza risiedervi stabilmente o nidificarvi. Fp Frequentatrice primaverile Specie che frequenta l’Orto solo in primavera, durante il periodo riproduttivo alla ricerca di cibo, senza però nidificarvi. A questi termini si possono aggiungere le seguenti indicazioni: regolare: indica la presenza continua della specie nei vari anni. Viene abbinato a migratrice (M), etc... irregolare: indica discontinuità di presenza della specie negli anni.


L’avifauna dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” - Messina

L’avifauna

dell’Orto Botanico

“Pietro Castelli”

Università di Messina

schede descrittive


34 34

Famiglia Corvidae Famiglia che comprende un gran numero di specie molto diffuse, di taglia media-grande. Hanno sessi con piumaggi simili, presentano zampe e becchi robusti, sono onnivori, di abitudini gregarie. Possono depredare i nidi degli altri uccelli.

F

Gazza

Pica pica

In siciliano: Carcarazza, Pica, Gazzera

Famiglia: Corvidae Ordine: Passeriformes Fenologia: frequentatore

Aspetto La gazza, lunga circa 45 cm, si riconosce facilmente per la sua inconfondibile colorazione bianca e nera e la lunga coda nera con sfumature blu e verde metallico. Habitat Frequenta aree agricole e centri urbani; nidifica sugli alberi costruendo caratteristici nidi formati da vistosi e complessi intrighi di rami, a volte “chiusi” a cupola. Alimentazione e abitudini È specie onnivora; si nutre soprattutto di insetti e invertebrati, ma anche di vegetali, frutti, semi, piccoli mammiferi, rettili, carogne e rifiuti antropici e non sono rari episodi di predazione di uova e nidiacei di altri uccelli. Una caratteristica peculiare e curiosa è la sua capacità di nascondere il cibo come riserva, ritrovandolo poi probabilmente grazie all’olfatto, in genere poco sviluppato negli uccelli. Corvide


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Curiosità La gazza nella mitologia germanica era l’uccello della dea della morte e per questo era considerata uccello del malaugurio; sempre in Germania, nel Medioevo, era considerata l’uccello delle streghe. Nota a molti come “gazza ladra”, deve probabilmente questo attributo al fatto che depreda i nidi di altri uccelli. Il compositore Gioachino Rossini ha dedicato a questo volatile un’opera lirica, intitolata proprio ”La gazza ladra”.

intelligente, curioso e confidente, si riconosce facilmente, oltre che per il colore del piumaggio, anche per il suo tipico verso simile a una risata. È una specie gregaria, tanto che l’individuo protegge da eventuali aggressori non solo il suo nido, ma l’intera colonia. In Italia ed in Sicilia Specie sedentaria (S), e nidificante (B) abbondante, diffusa grazie alle sua capacità di adattamento all’ambiente. Presenza nell’Orto Botanico Frequenta l’intero Orto per tutto l’anno, senza tuttavia nidificarvi.


36

S

B

Ghiandaia

Garrulus glandarius

In siciliano: Aggiaia, Giaju, Tiruni

Famiglia: Corvidae Ordine: Passeriformes Fenologia: sedentaria nidificante Aspetto Lunga circa 34 cm, ha piumaggio beige con coda nera e una cresta striata bianca e nera sul capo; le ali bianco-nere presentano un caratteristico pannello alare azzurro. Habitat Comune in ambienti boschivi ed ecotonali, la sua curiosità e la capacità di adattamento la portano anche in parchi e giardini urbani. Alimentazione e abitudini Si nutre al suolo o sugli alberi di semi, frutti e germogli, ma anche di insetti e piccoli vertebrati. All’occorrenza diventa predatrice di uova e pulcini di altri piccoli uccelli quali fringuelli e cince, che riesce a localizzare osservando il viavai degli adulti attorno ai nidi. Un suo comportamento caratteristico è quello di accumulare cibo (ghiande, castagne, nocciole, etc) in vere e proprie “dispense”, in buche


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del terreno o nella corteccia. Corvide piuttosto diffidente, utilizza molto la comunicazione acustica ed è in grado di riprodurre i canti di altri uccelli (mimicria) allo scopo di proteggere la prole o per ingannare i cospecifici (altri individui della stessa specie) ed allontanarli dalle fonti di cibo. In Italia ed in Sicilia È specie sedentaria (S), nidificante (B) e in aumento. Presenza nell’Orto Botanico È sedentaria nidificante e la si osserva soprattutto su eucalipto, frassino, querce e pini, nella parte nord-est dell’Orto, dove la disposizione delle piante di alto fusto ricorda maggiormente un bosco. In primavera si possono vedere le coppie, impegnate nella costruzione del nido, in volo da un settore all’altro ed è facile sentire i loro strani e curiosi versi.

Curiosità Il nome comune “ghiandaia” deriva dal suo cibo preferito, le ghiande, che accumula con meticolosità in diverse cavità del terreno contribuendo così alla disseminazione delle querce.


38 38

Famiglia Sturnidae Uccelli sociali con abitudini gregarie, hanno taglia media e coda corta.

M

Storno

Sturnus vulgaris In siciliano: Sturnu

Famiglia: Sturnidae Ordine: Passeriformes Fenologia: migratore Aspetto Lo storno, lungo circa 22 cm, presenta un piumaggio nero lucente, con riflessi bronzei, picchiettato di bianco. Ha becco lungo e appuntito, coda corta e ali triangolari. L’unico elemento discriminante fra i sessi è una macchia alla base del becco: azzurro-grigia nel maschio, chiara nella femmina. Habitat Occupa una grande varietà di habitat che vanno dall’ambiente rurale ed agricolo (cascinali, frutteti, oliveti, etc.) a quello urbano (parchi e giardini), agli ambienti boschivi aperti. Alimentazione e abitudini Si alimenta di insetti e invertebrati ma anche di bacche, semi e frutta coltivata quale ciliegie, albicocche e uva. Tra gli storni è diffusa la pratica di deporre le uova in altri nidi, sempre cospecifici, probabilmente per aumentare la produzione di uova e quindi il successo riproduttivo. Èuna specie gregaria che si riunisce in stormi anche di centinaia di individui. La sera è possibile osservare in volo gruppi di storni che si dirigono verso i “dormitori”, alberi o canneti dove si preparano molto chiassosamente a trascorrere la notte. Una caratteristica spettacolare di questa specie è rappresentata dalle tecniche di difesa contro i predatori:


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Curiosità Una leggenda racconta che gli storni si aggregano in grandi stormi, dopo che una fredda notte d’inverno la neve li trovò dispersi, soli e infreddoliti, tanto che i fiocchi di neve lasciarono traccia sul loro piumaggio, che divenne nero a macchie bianche. Da allora gli storni dormono raggruppati, a strettissimo contatto tra loro.

per confondere l’avversario si esibiscono, durante i voli di gruppo, in evoluzioni e movimenti sincroni formando in cielo vere e proprie “nubi”. In Italia ed in Sicilia In Italia risulta essere specie migratrice (M), sedentaria (S); alcune popolazioni svernano nelle regioni dell’Italia meridionale per poi migrare in quelle settentrionali. In Sicilia è svernante (W) abbondante, migratrice (M) più frequente durante i movimenti autunnali post-riproduttivi, nidificante (B) in aumento; le nidificazioni sono attualmente localizzate nel siracusano. Presenza nell’Orto Botanico La si può osservare sulle chiome degli alberi che popolano l’Orto durante la stagione autunnale.


40

Famiglia Passeridae Uccelli piccoli con un becco corto e spesso, zampe piuttosto corte e aspetto paffuto; prettamente granivori si nutrono solitamente sul terreno. Specie sociali che vivono prevalentemente in colonie.

S

B

Passero d’Italia Passer italiae

In siciliano: Pàssaru

Famiglia: Passeridae Ordine: Passeriformes Fenologia: sedentario, nidificante Aspetto Specie a lieve dimorfismo sessuale, lunga 16 cm. La differenza tra i due sessi sta principalmente nel capo: il maschio presenta capo bruno-rossiccio, guance bianche, gola e “bavaglino” neri, dorso e ali marroni screziati di nero; la femmina ed i giovani presentano un colore marroncinobeige abbastanza uniforme in tutto il piumaggio, con due strie oculari: una chiara sovrapposta ad una scura. Habitat È legata alla presenza dell’uomo e quindi si trova negli ambienti urbani e nelle campagne coltivate, più rara negli ambienti naturali. Ha abitudini gregarie, tutto l’anno si riunisce in siepi e cespugli in stormi rumorosi, di indole curiosa e confidente. Alimentazione e abitudini È specie onnivora: si ciba di semi, bacche e altri frutti dei giardini, ma anche di grossi insetti (coleotteri, ortotteri) soprattutto durante l’allevamento della prole; è frequente incontrarla nelle piazze affollate alla ricerca di briciole. Nidifica nei luoghi più disparati: in buchi, cavità, sotto tegole, etc. Per mantenere il piumaggio in ottimo stato e liberarlo dai parassiti è sovente fare veri e propri “bagni” di terra o di acqua.


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Curiosità Il passero d’Italia è socievolissimo; nelle piazzeaffollate può posarsi anche sulla mano per procurarsi il cibo.

In Italia ed in Sicilia Specie sedentaria (S), nidificante (B) e migratrice (M) regolare. In Sicilia molto diffusa dal livello del mare sino alle zone montane. Presenza nell’Orto Botanico È stata rilevata durante tutto l’arco dell’anno; la si può osservare nelle zone più aperte dell’Orto e sui rami di Ginkgo biloba, Grevillea robusta e Calodendrum capensis nella zona di confine ad ovest dell’Orto, dove nidifica.


42

Fp

Passera mattugia Passer montanus

In siciliano: Pàssaru di campagna

Famiglia: Passeridae Ordine: Passeriformes Fenologia: frequentatore primaverile

Aspetto Più piccolo del passero d’Italia è lunga 14 cm; maschio e femmina presentano lo stesso piumaggio: il capo è di colore bruno rossiccio, con piccolo “bavaglino” nero sulla gola ed una macchia nera, caratteristica della specie, sulla guancia bianca; ventre grigio, dorso marrone e ali e coda marroni e nere. Habitat Frequenta di preferenza le aeree agricole, ma anche parchi urbani e giardini. Alimentazione e abitudini È onnivora e si ciba soprattutto di semi, frutta e insetti. Meno confidente del passero d’Italia, si trova spesso in colonie con altre specie quali passera europea e storni. Nidifica in buchi di alberi, case e sottotetti.


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In Italia ed in Sicilia Sedentaria (S), nidificante (B) e migratrice (M) regolare; in Sicilia è diffusa dal livello del mare alla fascia montana. Presenza nell’Orto Botanico È stata rilevata durante i mesi primaverili ed estivi, nelle zone più aperte, sui rami degli alberi di Ginkgo biloba, Grevillea robusta e Calodendrum capensis.


44

Famiglia Fringillidae Uccelli di taglia piccola, granivori, dotati di becchi corti e massicci. In inverno formano stormi misti insieme ai passeri, con i quali costituiscono dormitori comuni.

S

Fringuello

Fringilla coelebs In siciliano: Spunzuni

Famiglia: Fringillidae Ordine: Passeriformes Fenologia: sedentario

Aspetto Lungo 15-17 cm, il fringuello presenta dimorfismo sessuale. Il maschio ha colori vivaci: capo grigio-azzurro, petto e addome rosa intenso, dorso marrone, groppone verdastro, ali nere barrate di bianco e coda nera; la femmina ed i giovani sono prevalentemente bruno-grigio-verdastri. Habitat Vive nei boschi di conifere e latifoglie, tra cespugli e siepi, nei frutteti, negli orti e nei giardini, sia in pianura che in montagna. Alimentazione e abitudini Ăˆ granivoro, ghiotto di semi che raccoglie anche sul terreno; nel periodo della riproduzione apprezza gli insetti che cattura fra il fogliame. Nidifica nei boschi ma anche in giardini e parchi urbani. Il fringuello emette un richiamo di allarme di frequenza


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e durata simile a quelli della cinciallegra, della cinciarella e del merlo; questa “unificazione” del grido di allarme costituisce un mezzo di difesa per specie diverse che condividono lo stesso habitat e sono vittime degli stessi predatori. In Italia ed in Sicilia Specie sedentaria (S), nidificante (B) e migratrice (M) regolare, svernante (W) diffusa. Presenza nell’Orto Botanico Lo si può osservare più frequentemente nelle zone aperte, sui prati dove si muove in cerca di cibo e sui rami, anche fra la chiome degli alberi della zona nord.

Curiosità Il fringuello insieme al cardellino e al pettirosso secondo la tradizione cristiana si sarebbero macchiati del sangue di Cristo crocifisso mentre cercarono di staccare dal suo capo le spine; per tale motivo presentano sulle piume le caratteristiche macchie rosse o arancio: il fringuello e il pettirosso sul petto mentre il cardellino sul capo.


46

S

Verzellino

Serinus serinus

In siciliano: Rapareddu

Famiglia: Passeridae Ordine: Passeriformes Fenologia: sedentario Aspetto Piccolo uccellino, lungo 11,5 cm, con piumaggio verde-giallastro e striature brune; petto, addome e groppone gialli; in primavera ed in estate quando le penne sono abrase il capo risulta quasi interamente giallo. Habitat Frequenta preferibilmente piccoli boschi, frutteti, campagne alberate, parchi e giardini. Alimentazione e abitudini Granivoro che spesso si alimenta a terra. Il volo è sfarfallato e ondulato, canta frequentemente da posatoi in vista o durante il volo canoro. Nidifica su alberelli e cespugli, costruendo un minuscolo nido internamente rivestito di peli e piume. In Italia ed in Sicilia Sedentaria (S), nidificante (B) e migratrice (M) regolare, svernante (W). Presenza nell’Orto Botanico È stato rilevato durante tutto l’anno, ad eccezione dei mesi autunnali, nelle zone più aperte della zona sud e sui rami degli alberi di Ginkgo biloba, Grevillea robusta e Calodendrum capensis, da cui emette il suo forte e melodioso canto.


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S

Verdone

Carduelis chloris In siciliano: Virduni

Famiglia: Passeridae Ordine: Passeriformes Fenologia: sedentario Aspetto Lungo 15 cm, il suo nome deriva dal colore del piumaggio, che presenta varie tonalità di verde: verde-oliva superiormente e verde-giallo inferiormente, con i margini esterni delle ali e della coda di un giallo acceso. Il giovane e la femmina si distinguono per i colori più smorti. Habitat Predilige le zone alberate: boschi, frutteti, giardini o parchi urbani; sopra gli alberi con il suo colore verde si confonde tra le foglie. Alimentazione e abitudini Prettamente granivoro, si ciba di semi, bacche e frutta; non disdegna qualche insetto o verme, specie nel periodo della riproduzione. Il suo canto è forte; il richiamo è monotono e viene emesso da alti posatoi ben in vista o durante gli spostamenti, con volo sfarfallante, tra le cime degli alberi. Nidifica su alberi, cespugli o nelle siepi. In Italia ed in Sicilia Specie sedentaria (S), nidificante (B) e migratrice (M) regolare e svernante (W). Presenza nell’Orto Botanico È stato rilevato tutto l’anno ad esclusione dell’autunno; lo si può osservare nella zona sud, sui prati in cerca di cibo e sulla cima degli alberi di Ginkgo biloba, Grevillea robusta e Calodendrum capensis da cui emette il suo canto territoriale.


48

S

Cardellino

Carduelis carduelis In siciliano: Cardiddu; in età giovanile è invece chiamato: Ramaci Famiglia: Passeridae Ordine: Passeriformes Fenologia: sedentario

Aspetto Lungo 14 cm, si riconosce facilmente per la macchia rossa intorno al becco; il piumaggio presenta altre vivaci colorazioni: capo nero, guance bianche, dorso beige, ali nere con larga barra gialla, petto color camoscio, addome bianco. La femmina ha tinte un po’ più pallide. Habitat Frequenta boschetti, parchi urbani, frutteti, orti e giardini. È preferenzialmente arboricola e raramente si posa a terra. Alimentazione e abitudini Granivoro, si ciba soprattutto di semi di cardi, da cui il nome “cardellino”; è ghiotto anche di altri semi frequenti nelle campagne. È specie gregaria, che tende a formare numerosi gruppetti, al di fuori della stagione riproduttiva. Nidifica in zone aperte ai margini dei boschi anche in parchi urbani.


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In Italia ed in Sicilia Sedentaria (S), nidificante (B), migratrice regolare (M) e svernante (W). Presenza nell’Orto Botanico È stata rilevata più frequentemente nei mesi primaverili ed estivi, sui prati in cerca di cibo e sulla cima degli alberi di Ginkgo biloba, Grevillea robusta e Calodendrum capensis.

Curiosità La bellezza del suo piumaggio e il canto dolce e melodioso hanno ispirato molti artisti della pittura rinascimentale; tra questi Raffaello lo ritrae nel dipinto “Madonna del cardellino” (1507).


50


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Bibliografia BirdLife International, 2004, Birds in Europe: population estimates, trends and conservation status. Cambridge UK: BirdLife International. BirdLife Conservation Series No. 12. Brichetti P., Fracasso G., 2003, Ornotologia italiana. Vol. 1, Alberto Perdisa Editore, Bologna. Brichetti P., Fracasso G., 2006, Ornotologia italiana. Vol. 3, Alberto Perdisa Editore, Bologna. Brichetti P., Fracasso G., 2007, Ornotologia italiana. Vol. 4, Alberto Perdisa Editore, Bologna. Brichetti P., Gariboldi A., 1997, Manuale pratico di ornitologia. Vol. .1, Edagricole. Brichetti P., Gariboldi A., 2002, Manuale pratico di ornitologia. Vol. 3, Edagricole. Brunner A., Celada C., Rossi P., Gustin M., 2001, Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas), LIPU - BirdLife Italia. Cattabiani A., 2001, Volario, Mondatori. Corso A., 2005, Avifauna di Sicilia, L’Epos. Direttiva 79/409/CEE, Direttiva “Uccelli”, 1979. Dinetti M., 2005, Avifauna urbana: un filone di studi originale per l’Italia e le implicazioni conservazionistiche, Alula XII (1-2): 139-140. Dinetti M., 2004, Il valore delle aree urbane per la conservazione della biodiversità e dell’avifauna, Picus 30(2): 83-95. Gariboldi A., Ambrogio A., 2006, Il comportamento degli uccelli d’Europa, Albero Perdisa Editore. Gariboldi A., Rizzi V., Casale F., 2000, Aree importanti per l’avifauna in Italia, LIPU - BirdLife Italia. Masi A., 1991, Gli uccelli e i loro nidi, Biblioteca Universale Rizzoli. Mullarney K., Svensson L., Zatterstrom D., Grant P., 1999, The most complete field guide to the birds of Britain and Europe, Harper Collins Publishers. Power G., 1842, Guida per la Sicilia, Stabilimento Poligrafico di Filippo Cirelli, Napoli. Spagnesi M., Serra L., Catalano U., 2003, Uccelli d’Italia, Min. Ambiente, Ist. Naz. Fauna Selvatica. Quad. Cons. Natura, 16, pp.: 265.




Realizzato dall’Orto Botanico “Pietro Castelli” dell’Università degli Studi di Messina con il contributo finanziario dell’Assessorato ai Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Sicilia.

www.ortobotanico.messina.it ISBN 88-902464-2-1 | 978-88-902464-2-5


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