Sguardi per una città visibile

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SGUARDI PER UNA CITTA VISIBILE


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SGUARDI PER UNA CITTÀ VISIBILE VEDERE, CONOSCERE, PROGETTARE L’IMMAGINARIO URBANO

CATANIA

3-19 LUGLIO 2015 Palazzo della Cultura, via Vittorio Emanuele II, 121

L’esperienza didattica incontra la città.

a cura di/ Gabriella Guzzo, Giuseppina Radice, Liborio Curione, Marco Lo Curzio, Giorgio Antonio Potenza evento promosso e organizzato da/ Accademia di Belle Arti di Catania con la collaborazione di/ Comune di Catania I.N.G.V. - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia allestimento/ Giorgio Antonio Potenza progetto grafico catalogo e manifesti/ Marco Lo Curzio contributi/ Giuseppina Radice INGV - Istituto Nazionale di Geofica e Vulcanologia


GIUSEPPINA RADICE

Sguardi per una città visibile

1 | Italo Calvino, Le città invisibili Einaudi 1972 pag. 84 2

| ibidem

Più di una generazione si è ispirata alle “città invisibili” di Italo Calvino che nel loro essere simbolo della complessità e del disordine della realtà sono ancora di ispirazione per chi tenta di dare un ordine al caos del reale. Siamo certamente immersi in un tempo difficile, non migliore né peggiore di altri e, paradossalmente, inflazionato di cultura e di corruzione: l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. 1 Sull’inferno non è difficile trovarsi d’accordo ma, da parte mia, lascio con piacere a menti ordinarie e non creative il pessimismo e quell’ indiscriminato quanto generico senso di malessere che toglie ogni speranza nel futuro. Quando l’imperatore dei Tartari Kublai Khan chiede a Marco Polo: tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quali di questi futuri ci spingono i venti propizi e aggiunge che tutto è inutile se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale ...la risposta è chiara: - L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abbiamo tutti i giorni. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. 2 Ecco. La cultura come possibilità di scelta. Anche oggi. Questa mostra si intitola “sguardi per una città visibile”. Come dire: città che chiedono di essere nuovamente visibili, guardate anzi riguardate; di una nuova consistenza, trasparenti e a misura di uomo. Etico, preferibilmente. Non posso fare a meno di pensare che se Leonardo nel suo uomo vitruviano sintetizzava le misure fisiche in una immagine antropometrica necessaria per realizzare senza errore la figura umana oggi ci sarebbe bisogno di riconsiderarne le misure morali. Ma questo è un altro discorso e forse ben più complesso. Solidarietà, pratiche di sostenibilità ambientale, progettazione partecipata, movimenti di decrescita felice che mirano ad una nuova qualità della vita sono esercizi di buona cittadinanza, azioni virtuose che fanno ben sperare i più ottimisti. Li considero segni di una nuova consistenza etica che caratterizza tanti giovani desiderosi - tra l’altro - di una guida morale per crescere che in altra occasione ho definito “alchimisti di oggi per un futuro fatto a mano” e nei quali pongo la mia

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fiducia e le mie personali speranze. Non per nulla l’idea di guardare la città in maniera creativa nasce da una giovane (ormai ex) studentessa dell’Accademia di belle arti di Catania, Gabriella Guzzo che per la sua tesi sperimentale di laurea in Graphic Design, mettendo in pratica le parole di Gabriele Basilico - cerco di creare un dialogo con il luogo: io lo esploro, lui mi rimanda delle cose - ha voluto raccontare la città attraverso numerosi scatti fotografici raccolti in un “Memory”, famoso gioco di società per grandi e bambini, che ha intitolato “Giocando in città”. Penso che se i giovani imparano bene da noi insegneranno bene a noi. Per questo considero altamente produttivo stimolarli a creare personali anticorpi per contrastare i veleni che minacciano la vita sociale e le stesse relazioni affettive invece di rinfacciar loro continuamente e senza alcuna possibilità di appello - una ignoranza che a mio parere e con un po’ più di sincerità è addebitabile, solo a chi (anziano e/o educatore nel senso più ampio del termine) diventa modello di comportamento. Voglia o non voglia. Gabriella mi racconta che “le lunghe camminate a piedi, le ore passate a osservare al di là di ciò che si può vedere con uno sguardo profondo, aggiungendo lo studio di diversi testi narrativi e fotografici, hanno maturato dentro di me occhi pazienti curiosi e fantasiosi che si immergono tra il reale ed il fantastico. Dopo questo periodo di studio ed esperienza, questi sguardi sono diventati un ingresso della fantasia e dell’arte che diventa compagna della realtà e costruisce un dialogo con essa.” Altri studenti ed ex hanno risposto a questa sollecitazione che è diventato un progetto più complesso al quale altri docenti (Liborio Curione, Natale Platania, Gianni Latino, Carmelo Bongiorno, Marco Lo Curzio, Mario Rossi, Giorgio Potenza negli anni in cui sono stati presso l’Accademia di Catania) hanno partecipato. Liborio Curione docente di Grafica mi dice che ha progettato con gli studenti una serie d’interventi che, in una sorta di diario segreto o di un blocco per appunti, raccontano quello che Catania - città ricca di storia e di mito - è oggi e quello che potrebbe essere in una prospettiva idealizzata. E Carmelo Bongiorno, docente di Fotografia, sottolinea lo scopo di aprire la mente e lo sguardo per riconoscere, trovare, o anche costruire le proprie città invisibili, ricercando dentro se stessi e attraverso la quotidianità anche senza bisogno di viaggi reali quanto piuttosto di

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percorsi e distanze mentali. Mi parla di città, di territori, gli spazi che diventano luoghi fisici e al tempo stesso mentali, paesaggi dell’anima. Sono presenti, in mostra, anche elaborati realizzati, dagli studenti della scuola media Cavour realizzati sotto la guida di Gabriella Guzzo e del liceo classico Cutelli realizzati nel corso di fotografia “l’obiettivo del barocco” tenuto dal prof. Carmelo Bongiorno. Io sono convinta che un concreto aiuto (spero non il solo!) per non soccombere sia trasformare il proprio senso di impotenza in una risposta estetica. Penso ad una possibile pedagogia dell’immaginazione che dia nuovo impulso al pensare per immagini che significa non soffocare la propria visione interiore ma spingerla a mettere a fuoco pensieri attraverso forme e colori. Non lo considero un anacronismo. Anzi! Penso che così, ancora oggi, si possa (si debba, in verità) insegnare ai giovani una fiducia nelle loro capacità perché possano riappropriarsi dei loro sogni e delle aspirazioni che sono sempre frutto di conquista e di fatica personale. Giuseppina Radice Catania, giugno 2015


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INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

La natura vulcanica dell’Etna è nota da epoche remote. Nella mitologia classica Omero narra che l’Etna è la sede di Efesto, il dio del fuoco che forgia le armi di Achille, ed è anche la terra dei Ciclopi, esplorata da Ulisse nel corso del suo ritorno da Troia. Già intorno al 425 a.C. lo storico greco Tucidide descrive un’eruzione e riferisce di altri fenomeni vulcanici, sin dall’inizio della colonizzazione greca in Sicilia. Il geografo greco Strabone narra di un pianoro, situato presso la sommità della montagna etnea, caratterizzato da una temperatura talmente elevata da non poterci camminare sopra e sul quale s’innalzava un piccolo cono che emetteva vapore. Tra gli altri, anche Plinio il Vecchio, nel Naturalis Historia, e Lucrezio, nel De Rerum Natura, scrivono dell’Etna, fornendo le prime interpretazioni dei fenomeni vulcanici. Sin dal XVI secolo le cronache locali permettono di reperire informazioni e descrizioni sulla maggior parte degli eventi eruttivi più importanti del vulcano. Tuttavia, soltanto nel XIX secolo iniziano gli studi scientifici in senso moderno. Gemmellaro (1858), Lyell (1859) e Waltershausen sono i primi a riconoscere l’esistenza di un antico vulcano (Il Trifoglietto) nell’area della Valle del Bove e a distinguerlo dal Mongibello. Waltershausen (1880) pubblica la prima carta geologica dell’Etna che costituisce, per il tempo, un contributo molto innovativo. Risalgono, invece, all’inizio del XX secolo i primi studi petrografici sulle vulcaniti etnee. Occorre aspettare la fine degli anni ’60 per incontrare i primi studi sistematici sull’Etna e l’avvio delle attività di monitoraggio del vulcano (fig. 1). L’Etna insieme allo Stromboli sono i vulcani più attivi in Europa. Questi due vulcani insieme agli altri vulcani attivi siciliani, italiani, europei e ai più importanti vulcani del mondo sono raccontati nel rinnovato Museo Vulcanologico dell’Etna, denominato volcanohouse, localizzato a Nicolosi presso la casa storica appartenuta ai fratelli Gemmellaro vulcanologi e studiosi dell’Etna. (da: D. Patanè, M. Turco, B. Behncke, Etna - cuore del Mediterraneo, Ed. Brancato, 2014)

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L’Etna e i suoi paesi Case grigie, rosse, gialle, ocra, persino rosa, si contendono la vista del viaggiatore perplesso dinanzi all’assenza quasi totale di omogeneità nel panorama architettonico dei paesi etnei. Eppure, un elemento li accomuna e li rende fratelli, membri onorari della confraternita della


lava: portali, mensole, balconi, viuzze, si pregiano di esistere grazie alla pietra nera che proviene dal rosso, a volte frammista a malte chiare e ad altre pietre della Sicilia non lavica.

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Catania Vestito nuovo per un’immagine d’impatto, curata e profumata dopo ogni ricostruzione, unica città per ben nove volte parzialmente o totalmente distrutta nel corso dei secoli, Catania si è vestita a festa anche con i suoi nomi: il greco Katà Aitnen “Sotto l’Etna, ai piedi dell’Etna”, il siciliano antichissimo Katàne “grattugia, scorticatoio” per indicare le caratteristiche della sciara tagliente e ruvida, i romani Càtane, Càtana, Catina. Fu anche chiamata Etna dal tiranno siracusano Ierone primo e Balad-el-fil, o Medinat-el-Fil, “La città dell’elefante”, quando gli arabi la invasero nell’827. Ierone Primo distrusse Catania nel 476 a.C. I catanesi nel 461 a.C. rientrarono nella loro città e la riedificarono. Governata da Marco Emilio e Lucio Aurelio, Catania fu semidistrutta da un’eruzione dell’Etna nel 122 a.C. Altre distruzioni seguirono, nel 1169, nel 1194 e nel 1232. Quelle dell’11 marzo del 1669 e quella del 1693 sono quelle più note. Nel 1669 l’etna si squarciò dai crateri sommitali, giù sino a Nicolosi, dove oggi sorge il cratere chiamato Monti Rossi. Un’immensa colata lavica fuoriusci per tutto il mese, seppellendo quindici borghi e villaggi, tra i quali Nicolosi, Misterbianco e Belpasso, fino a quando, circondato il Castello Ursino, precipitò in mare il 23 Aprile. Non passarono trenta anni che un cataclisma tellurico (il terremoto della Val di Noto, 1693) si abbattè su gran parte della Sicilia e la città di Catania venne quasi completamente distrutta. La sua ricostruzione ne cambiò il volto in città barocca e settecentesca. Oggi il centro storico della città è costellato da una serie di edifici, costruzioni e monumenti del barocco siciliano che rientrano all’interno dei beni dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2002, insieme ai sette comuni del Val di Noto. (da: D. Patanè, M. Turco, B. Behncke, Etna - cuore del Mediterraneo, Ed. Brancato, 2014)

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Pericolosità vulcanica e sismica La comunità etnea e i catanesi, pur non sempre pienamente consapevoli, affrontano i pericoli legati all’attività eruttiva dell’Etna con


razionale serenità, mentre temono maggiormente gli eventi sismici, anche a causa della scarsa affidabilità del patrimonio edilizio esistente. Le frequenti eruzioni verificatesi nel corso dei secoli, unitamente ai forti terremoti, che ancora oggi possono interessare le medie e basse falde dell’Etna, rendono concreto il pericolo nei confronti di una parte consistente del tessuto economico-sociale etneo. Oggi l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OE) rappresenta una struttura di ricerca strategica nel panorama siciliano, grazie alle attività di monitoraggio e sorveglianza vulcanica e sismica condotte e ai numerosi progetti di ricerca che gestisce e a cui partecipa. Tra questi ultimi, il progetto SIGMA (2013-2015) finanziato dal programma Operativo Nazionale (PON) “Ricerca e Competitvità 2007-2013” ha l’obiettivo di progettare un prototipo di sistema integrato per il controllo, il monitoraggio e la gestione dei processi ad alto rischio, siano essi naturali o industriali. Questo progetto oltre all’INGV presenta numerosi partner sia industriali che universitari (la SELEX ES come capofila, ANTECH S.p.A., CENSIS, CINFAI, CNIT CNR, DELISA SUD SRL, Engineering Ingegneria Informatica S.p.A., Insirio, NEODATA GROUP SRL, STMicroelectronics, Xenia e le Università di Catania e di Messina). Il prototipo, attualmente in fase di test in Sicilia orientale, una delle aree italiane a più elevata pericolosità (sismica, vulcanica, idrogeologica, industriale , ecc..) dell’Italia, potrebbe consentire uno sviluppo innovativo e di migliorare le pratiche di gestione del rischio. L’INGV-OE è impegnata nella realizzazione della Sala di Controllo per la gestione dei rischi naturali. (fig. 2)


SGUARDI PER UNA CITTA VISIBILE

> opere e progetti

Mikhail Albano Enrica Bonacia Lucia Candida Curione Mattia Fontanot Marilena Giuffrida Michela Giuffrida Serena Giuffrida Gabriella Guzzo Claudia La Spina Salvo Ligama Federico Longo Ruxandra Lupu Maria Vera Marchese Massimiliano Marzo Maurizio Pometti Ludovica Privitera Stefania Quattropani Antonino Rizzo Laura Romana Alessia Gabriella Sicilia Germana Tomarchio Angela Trippa Simone Trovato Monastra Moreno Tuttobene Giovanna Vinciguerra


MIKHAIL ALBANO Diotru olio su tavola diametro 100 cm

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La statua in pietra lavica del Liotru, posta al centro di piazza Duomo, è il simbolo indiscusso di Catania, il suo portafortuna. Di probabile fattura bizantina, ispirò agli arabi il nome della città, durante il loro dominio: balad-el-fil, ovvero “città dell’elefante”. Narra la leggenda che proprio un elefante avesse messo in fuga gli animali feroci che infestavano le pendici dell’Etna al momento del primo insediamento umano: in suo onore i catanesi eressero la statua, nominando poi la bestia appunto “liotro” dal nome del mago Eliodoro, bruciato vivo nel ‘778 perchè reo di disturbare le funzioni sacre con sortilegi vari. In realtà la paleontologia ha rilevato resti di diversi esemplari di elefante nano, che doveva popolare l’isola in epoca remota. Al di là delle leggende il simpatico animale rappresenta davvero la catanesità pura, a tal punto da spingere gli abitanti a definirsi “pura marca elefante”.


Un modo diverso di guardare la città mettendola quasi a confronto con un privatissimo interno: un doppio sguardo su attimi di vita passata, vissuta. Una casa; un unico sguardo verso il mondo che ci circonda e l’esterno: una finestra.

ENRICA BONACIA Dalla finestra fotografia 30x40 cm docente Carmelo Bongiorno

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LUCIA CANDIDA CURIONE Il teatro sul molo modello assemblato tecnica mista 240x80x30 cm docente Virgilio Piccari

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Il progetto riguarda lo spazio teatrale: che sia un edificio teatrale antico o moderno, che sia in una piazza, che sia all’aperto o al chiuso la sensazione dello spazio è diversa, differente è quindi la percezione delle persone riguardo lo spettacolo. L’intervento riguarda il recupero di un’area della città di Catania: il porto. Pongo il palcoscenico sul molo, e gli spettatori su una pedana galleggiante coperta sull’acqua. Il molo è uno spazio aperto è accerchiato solo dal mare che avvolge tutto il mondo. Da esso si salpa e si attracca. È una partenza, via di fuga, ma anche arrivo, destinazione, meta che diventa viaggio, rappresentazione teatrale. Ogni spettacolo, compie un viaggio che permette di scoprire i luoghi e caratteristiche della storia che si vuole raccontare


MATTIA FONTANOT Graffiti, lettere in movimento fotografia, video, graphic design tesi | relatore Giorgio Antonio Potenza

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Ho sempre mostrato una forte attrazione per le scritte sui muri, per le lettere stilizzate e colorate, che già realizzavo applicandole al mio nome. Desidero offrire la testimonianza reale di come si realizza un pezzo. Dopo aver cercato un idoneo supporto su cui poter lavorare, decido di dipingere un vero muro. Applicato sul muro una tela di dimensioni idonee al successivo distacco e trasporto, la quale diventa un valore aggiunto del progetto artistico. A fine graffito essa verrà staccata dal supporto ed una parte del pezzo verrà portata via estraniandola dal suo contesto. In questo caso io porto con me una parte di graffito, un pezzo di muro sul quale è disegnato un mio pezzo. Tutta la realizzazione del graffito, è documentata costantemente da scatti fotografici, tutte le foto montate infine danno vita alla seconda fase del progetto artistico: la realizzazione di un breve video in stop-motion.


MARILENA GIUFFRIDA Angoli di quotidianità Totem polimaterico base 70x70 cm altezza 205 cm docente Liborio Curione

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L’idea nasce da uno sguardo rivolto ai muri della città marchiati da segni che gridano, strepitano, divenendo portatori di un messaggio d’inquietudine, legato alla cultura e alla storia delle metropoli. Segni che rivivono e popolano la mia opera per reinventarsi e riqualificarsi. Ogni segno inferto sulla carta si presenta autorevolmente e dà voce a pensieri, emozioni e percezioni che altrimenti rimarrebbero nascosti nel silenzio. Così come i segni inferti sui muri delle città urlano il proprio dramma, io urlo il mio. Tale processo dall’interno all’esterno, mi dà la possibilità di mettere in forma un mondo misterioso e mutevole, che se dapprima è solo sensazione interna, in seguito diventa sensazione pura; un mondo che una volta rivelato, pur avendo acquisito un equilibrio, rimane sempre mobile, cangiante, contrastato e in continua evoluzione.


MICHELA GIUFFRIDA In viaggio stampa assemblata, xilo-calcografia, acquaforte, collograph 280x200 cm docente Liborio Curione

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L’opera sviluppa una riflessione sulla tematica dell’attraversamento, inteso come momento relazionale tra luogo e non luogo, spazio fisico e spazio intellettuale. Il mezzo di trasporto è rappresentato come tramite ed in questo senso è evocativo. Attese, curiosità, illusione e sogno, saliti a bordo, disegnano per primi la destinazione verso un luogo altro. Il passaggio che conduce l’esperienza del visibile all’invisibile diventa viaggio di ricerca identitaria, raccontato mediante il linguaggio grafico. Il segno dinamico, lo sfalsamento della linea, la molteplicità prospettica ed il rimescolamento della tecnica a supporto dell’idea ricreano uno spazio che intellettualmente fa riferimento al concetto, con cui la città si deve confrontare, di “contemporaneità liquida” ideato da Z. Bauman.


SERENA GIUFFRIDA MARIA VERA MARCHESE Catania è un viaggio, guida alla città di Catania per bambini grafica editoriale stampa digitale 3 prototipi 21x21 cm tesi | relatore Marco Lo Curzio

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“Catania è un viaggio, guida alla città di Catania per bambini” è il frutto di una collaborazione, ideata come un lavoro omogeneo e suddivisa successivamente in due parti; ognuna di esse approfondisce aspetti differenti relativi al progetto generale garantendo l’autonomia scientifica di ogni singolo apporto. Progettare una guida significa trovare nessi tra percezione, orientamento e visione e trovare le giuste chiavi di lettura nel tentativo di rendere ogni tappa un’esperienza personale, rendendo “vivo” il territorio. Significa costruire un’interfaccia per proporre un sistema di comunicazione tra differenti ambiti linguistici e presuppone studio e ricerca sulla città e il mondo dei bambini e la prefigurazione di possibili punti di tangenza, strumenti per la reciproca convivenza e comprensione.


GABRIELLA GUZZO 40xCatania fotografia, graphic design, prototipo gioco carte 11x11 cm tesi | relatore Giorgio Antonio Potenza

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Le lunghe camminate a piedi, le ore passate ad osservare al di là di ciò che si può vedere con uno sguardo profondo, aggiungendo lo studio di diversi testi narrativi e fotografici, hanno maturato dentro di me occhi pazienti curiosi e fantasiosi che si immergono tra il reale ed il fantastico. Questi sguardi sono diventati un “ingresso” della fantasia e dell’arte che diventa compagna della realtà e costruisce un dialogo con essa. Ho imparato da Le Corbusier che l’architettura si cammina e ho maturato un interesse per la visione dinamica dello spazio e per la sua composizione attraverso la giustapposizione e il montaggio di corpi distinti nell’ambito del paesaggio urbano. L’architettura che le dà forma e carattere e tutto ciò che anima lo spazio urbano (i cittadini, i mezzi pubblici, i veicoli privati, il mare che bagna la costa della città e l’Etna che emette dai suoi crateri nuvole di lapilli e materiale infuocato per offrirci il suo spettacolo di luce e di fuoco) sono diventati gli elementi dell’illustrazione grafica e della realizzazione di una mia personale interpretazione del Memory, famoso gioco di società per grandi e bambini.


CLAUDIA LA SPINA I numeri della città graphic design, fotografia tesi | relatore Giorgio Antonio Potenza

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I numeri della città”per analizzare,evidenziare i diversi tipi di numeri presenti nel contesto urbano e rendere nota la nostra assuefazione dai numeri e dalla grande quantità d’informazioni che ci circondano nel contesto urbano. I numeri della città ci circondano ed avvolgono silenziosamente, talvolta non ci accorgiamo della loro esistenza fin quando non abbiamo bisogno di sapere l’orario, di trovare un’abitazione, di prendere un mezzo di trasporto. Non tutti i numeri sono utili, non tutti sono leggibili, altri si nascondono e si mimetizzano, altri ancora urlano per farsi notare. Tutti insieme provocano un sottofondo rumoroso di cui siamo assuefatti, numeri leggibili, numeri illeggibili, numeri che danno indicazioni giuste, altri che ne danno di sbagliate, numeri che si distinguono, altri simili tra di loro. Essi sono così tanti che ogni numero può essere classificato in più categorie, ogni numero ha un carattere studiato appositamente per il suo scopo, ma non sempre il carattere risulta leggibile.


SALVO LIGAMA Catania in box istallazione xilo e calcografica su carta graphya box 20x20 cm docente Liborio Curione

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Prima di tutto è un’istallazione. Semplicemente. Nell’era dei prodotti in scatola, di imballi, di merce liofilizzata, di cibo precotto e confezionato … perché non offrire meraviglie a portata di mano? Catania è qui smembrata e analizzata nelle sue viscere, in quelle materie primordiali ed ataviche che l’hanno generata e continuano a cambiarla, nella forma e nel tempo. Terra lava e mare. In campioni. In pixel. Confezionati per un mercato sempre più globalizzato e per un pubblico sempre più eterogeneo, che può godersi tutta l’essenza della città anche solo aprendo la scatola. Un’opera da guardare nel suo insieme e da osservare pixel per pixel, con la possibilità di godersi la materia in un’analisi attenta e privilegiata.


FEDERICO LONGO Identità istituzionale Palazzo Platamone, Catania graphic design, stampa digitale volume 17x24 cm tesi | relatore Gianni Latino

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In Italia, ancora oggi, importanti istituzioni culturali, di livello regionale e locale non possiedono un sistema visivo che va dalla carta intestata alla segnaletica interna. Per questo ho scelto di elaborare l’identità visiva del Palazzo Platamone di Catania che, essendo l’unico luogo che si occupa di cultura a 360 gradi è conside­rato il fiore all’occhiello della città e di tutta la Sicilia orientale. Seppur l’ente sia uno dei pochi contenitori culturali presenti sul territorio e quindi dalle illimitate potenzialità, ancora oggi, tutto il sistema che vige intorno al palazzo Platamone è poco valorizzato. Ho realizzato un manuale frutto di una ricerca di carattere storico, culturale e scientifico, al fine di contribuire alla realizzazione di una rinnovata immagine e della conoscenza approfondita del patrimonio culturale della città di Catania. Il mio prodotto editoriale è impaginato secondo il metodo di Villard de Honnecourt


RUXANDRA LUPU Catania mitica acquaforte 5 pezzi 50x70 cm docente Liborio Curione

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Nella serie di lavori ispirati alle leggende catanesi la realtà urbana si fonde con l’identità mitologica del territorio per rivelare uno spazio completamente sconosciuto. Le leggende scavano nel territorio come degli archeologi abili per portare alla luce un senso dell’appartenenza che nel contemporaneo viene soffocato dalla struttura urbana. Catania diventa così un contenitore di un nuovo spazio dove temporalità e spazialità si creano un nuovo abitat dell’immaginario così personale ed allo stesso tempo lontano.


MASSIMILIANO MARZO Cassette assemblate istallazione xilografia e collograph 180x70x70 cm docente Liborio Curione

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“Cassette Assemblate” è un’istallazione grafica che occupa tridimensionalmente lo spazio. È formata da una base con un intervento polimaterico di cassette reali e da sei fogli di base 70x180cm. Per la realizzazione dell’opera sono state intagliate trenta matrici, diciotto lastre utili per la zona in luce e dodici per la parte in ombra, dodici lastre sono state intagliate in xilografia su legno di filo le rimanenti in collografh. Nonostante la cassetta sia un oggetto concreto, il contenuto dell’opera non si ferma alla sua realtà fisica, ma tenta di andare oltre, verso una luce spirituale. Essa diventa un simbolo ed evoca, mediante i suoi materiali, i suoi intenti. Se la cassetta che poggia a terra rimanda al reale, l’inciso evoca la sua trasfigurazione e il suo slancio verso l’alto. Una parte dell’inciso è in luce, l’altra parte è in ombra. Questo vuole rimandare alla eterna lotta del dualismo spirituale che giornalmente si consuma dentro di noi silenziosamente, al dualismo che invade la nostra vita inconsapevolmente.


L’architettura non è solo un luogo attraversabile, è anche un ricordo, e Sant’Agata alla fornace è un frammento di tradizione catanese. E ,come un frammento, si incastra ad altri. Il rapporto tra Sant’Agata alla fornace e l’anfiteatro romano, genera uno sguardo tra antico e nuovo.

MAURIZIO POMETTI Tra antico e nuovo olio su tela 70x100 cm

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LUDOVICA PRIVITERA Museo regionale Barocco Noto. Identità visiva per un luogo di cultura graphic design stampa digitale volume 18x21 cm tesi | relatore Gianni Latino

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Il Museo Regionale del Barocco, è un nuovo contenitore culturale della città settecentesca di Noto. Ristrutturato da poco, non possiede né collezioni private né opere d’arte, ma con i suoi numerosi e ampi spazi ha la capacità di ospitare eventi culturali di rilevanza regionale. L’adempimento a museo è recente quindi necessita l’adozione di un’identità visiva istituzionale attualmente assente. Lo scopo di questo elaborato è infatti quello di progettare un’immagine dedita alla valorizzazione di un museo con grande potenzialità strutturali e nello stesso tempo valorizzare la città netina. Il percorso editoriale è suddiviso in due grandi sezioni: la prima descrive gli strumenti e le terminologie, nonché la storia della disciplina che ha dato origine alle realizzazioni di identità visive istituzionali: la grafica di pubblica utilità. Ci si imbatte così in definizioni prettamente legate al design della comunicazione visiva per poi guardare gli artefatti comunicativi non solo attraverso la loro estetica ma anche in funzione della loro destinazione.


STEFANIA QUATTROPANI Strumenti di comunicazione per la casa museo di Antonino Uccello graphic design stampa digitale volume17x28 cm tesi | relatore Gianni Latino

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Nell’accelerata evoluzione del sistema economico globalizzato, l’ambito dei servizi riveste la massima rilevanza, per enti e utenti. In questo contesto, è necessario un’implementazione per la Casa museo, un ripensamento del posizionamento strategico, nella rete di musei entnoantropologici regionali e nazionali con conseguenti modifiche: dagli spazi fisici ad un’immagine visiva coerente, dalla comunicazione alle specifiche funzioni, valorizzando le caratteristiche e le peculiarità del Museo attraverso scelte studiate, ricercate, contestualizzate e motivate per uno dei musei etnoantropologici più antichi d’Italia, risorsa e attrattiva turistica per la cittadinanza e per la regione. Questo progetto di brand implementation ha portato alla realizzazione di un manuale d’uso del marchio, un fascicolo contenente tutte le linee guida necessarie alla corretta riproduzione dell’identità visiva dell’istituzione in analisi. Un’identità non troppo rigida, ma dinamica e variabile cromaticamente, capace di assumere aspetti diversi, senza che alcuno prevalga sugli altri, in una logica di intercambiabilità.


ANTONINO RIZZO Incastro + VentifortI graphic design stampa digitale manuale 22x23 cm magazine 23x32 cm tesi | relatore Marco Lo Curzio

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Il progetto è stato pensato come un incastro in senso letterale, un accostamento,quasi una fusione, tra diverse chiavi di lettura, di organizzazione e gestione. Un termine che fa riferimento sia al luogo oggetto della progettualità (“castro” dal latino “castrum”: castello, fortezza, accampamento militare), sia all’unionedelle caratteristiche di ogni forte, al fine di creare un unico sistema. Il progetto Incastro pertanto, mira a concepire un “Sistema del patrimonio culturale” che sia in grado di rispondere efficacemente all’esigenza di mettere “in rete” un patrimonio diffuso legato da ragioni storiche, paesaggistiche e culturali. In particolare i manufatti su cui si basa il progetto Incastro, sono i Forti Umbertini realizzati tra il 1884 e il 1914 per difendere lo Stretto di Messina da attacchi nemici. I Forti posizionati sulla costa messinese e calabrese sono oggi le più belle terrazze da cui ammirare uno dei panorami più spettacolari al mondo: lo Stretto di Messina è stato da sempre il passaggio privilegiato verso il Mediterraneo.


LAURA ROMANA Nuovi paesaggi sonori fotografia, video, graphic design tesi | relatore Giorgio Antonio Potenza

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Ho voluto creare alcune associazioni visive e uditive tra le forme della città e le forme dell’uomo in un ambito specifico: l’arte. L’arte in tre forme diverse, la musica, la danza e la pittura. Dopo aver documentato l’immagine della città è stato ripreso un gruppo di percussionisti durante l’esecuzione di un brano musicale che ha consentito la giustapposizione di immagini diverse tra loro, ma spesso associabili per forma o per colore, a dei suoni. Il brano prescelto, composto solo da percussioni, si sviluppa attraverso un crescendo di suoni che danno l’idea di un tempo chiaramente scandito e ritmato, come la vita frenetica che contraddistingue il nostro contesto sociale, nel brano, volutamente, non vi è la presenza di voci umane. Ma non solo gli elementi primari del traffico, cioè le sue “forme” e i suoi rumori, sono stati motivo d’interesse, la presenza dell’uomo, infatti, in questo per quanto possa essere soffocata, è comunque la presenza fondamentale.


ALESSIA GABRIELLA SICILIA Sacro e Profano. Identità culturale di Catania graphic design stampa digitale tesi | relatore Gianni Latino

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Per arricchire una città e far aumentare le entrate economiche è essenziale promuovere il turismo attraverso una comunicazione visiva chiara ed essenziale che non rischi di mandare in confusione il fruitore. La rappresentazione più antica dello stemma di Catania, immediatamente precedente il 1376, è quella presente sul basamento del busto di Sant’Agata, dove è situato uno scudo riportante un elefante di profilo rivolto a sinistra con la proboscide rialzata e dominato da una “A” gotica. Ho voluto stilizzare non solo la figura portante ma, in toto, lo stemma: l’elefante, stilizzato e nascente dal bordo sinistro con il profilo rivolto verso destra, differente dalla “versione araba” di Idrisi, cambia colore e, da un rosso porpora, ritorna al grigio chiaro, richiamando la sua versione in pietra lavica. Lo Scudo non ha più la forma ovoidale ma cuoriforme, ritornando alle origini come raffigurato nel busto di Sant’Agata. Scelgo il carattere tipografico Didòt che è massima espressione della semplicità. Lo sfondo bianco raccoglie la purezza del cuore dello stemma, ove si erge la rossa “A” di Agata, candido come la stessa vergine.


GERMANA TOMARCHIO Sosta a San Nicolò l’Arena tecnica mista su tela 60x80 cm

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“Sosta a San Nicolò l’Arena” è, tra gli edifici dedicati al culto cattolico uno dei più grandi della Sicilia. La sua facciata colossale, con le colonne enormi rimaste incompiute che si slanciano verso l’alto ne suggerisce, paradossalmente, la spettacolare imponenza malgrado lo sviluppo rimasto mutilo. Ho voluto indicare la grandiosità che versa, inoltre, in condizioni di degrado, in rapporto all’uomo qui placidamente appoggiato al muro. Ho lavorato avvalendomi della pittura ad olio ed ho reso più materico il fondo su cui sono andata a dipingere coprendo la tela con uno strato di sabbia dell’Etna. Tutto questo per dare un certo spessore anche al film pittorico e al supporto stesso.


ANGELA TRIPPA Omaggio a Jean Pierre Houël olio su tela 100x150 cm

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Intraprendere un viaggio fra le diverse stratificazioni storiche dei manufatti artistici di questa città anche attraverso l’ausilio delle tracce lasciate su carta dal Grand Tour, rivelano la storia, la verità del luogo e, di riflesso, determinano un immaginario. Lo sguardo recupera per rendere comprensibile la lettura di uno spazio, riesce a rievocare un teatro-salotto costituito dalle nostre piazze che relazionano gli ambienti esterni con gli interni creando una relazione, un tempo di intrattenimento, un “salotto”, come dire una possibilità di scambio quindi di crescita. L’osservatore descrive, sceglie un tempo di lettura, spegne l’esperienza personale per raccontare attraverso uno scritto l’indagine affrontata. Dà valore ad una forma, rende visibile attraverso un commento pittorico la propria sensazione restituendo alla forma il proprio contenuto. La memoria si scontra con la realtà ed il filo che le lega potrà essere solo una continuità data da un’alternanza di pieno e di vuoto, come i portici che caratterizzano le strutture di pensiero che fruiscono idee libere nate da un formarsi da un silenzio, dall’ascolto di un ritmo percepito solo nella rottura con uno spazio esterno ma che in realtà diventa Dialogo. L’Architettura accoglie il modulo, il modello su cui è costituita, fondata, concepita, ovvero l’Individuo.


SIMONE TROVATO MONASTRA Sogni, Segni e Memoria , l’interpretazione grafica dei sogni grafica editoriale, fotografia, video, tesi | relatore Giorgio Antonio Potenza

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Il presente progetto di ricerca è un tentativo di rappresentare ed interpretare visivamente alcuni sogni tipici dell’uomo occidentale mediante l’utilizzo degli strumenti offerti dalla grafica, dalla fotografia e dalla video arte. Il video elaborato è una trasposizione di due tra i più frequenti sogni tipici indagati: il sogno di volare e il sogno di cadere che, uniti in un unico sogno, potremmo definire come il contenuto manifesto del sogno tipico rappresentato. L’elaborato grafico di ricerca spiega ed interpreta gli elementi di questo “videosogno” tipico, cercando di evidenziare il contenuto latente del sogno stesso.


MORENO TUTTOBENE Disturbi visivi grafica editoriale, serigrafia, xilografia volume 21x25 cm serigrafie 50x70 cm tesi | relatore Giorgio Antonio Potenza

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Il progetto indaga i diversi tipi e livelli di comunicazione visiva in una realtà urbana di medie dimensioni come quella Catanese mirando, al contempo, a formare una nuova sensibilità nell’affrontare lo studio e la rappresentazione delle diverse forme di comunicazione visiva, anche spontanea, nel contesto cittadino. Dopo una prima fase di ricerca storico-archivistica, ha preso avvio un’indagine fotografica sulle diverse espressioni visive (manifesti, cartelloni pubblicitari, graffiti), pianificate e spontanee, nella città di Catania. Interesse specifico del progetto di ricerca è evidenziare la moltitudine di livelli di lettura possibili, con effetti a volte divertenti, che si possono riscontrare nella stratificazione dei manifesti affissi nel territorio urbano. Altro interesse specifico sono i“graffiti” o “murales” (realizzati dai writers cittadini) e la loro interazione con gli altri tipi di comunicazione visiva. Ho voluto decontestualizzare un fenomeno tipicamente di “strada” inserendolo in un contesto di interesse di tipo “artistico” realizzando gli elaborati di ricerca con tecniche di stampa storiche: la xilografia e la serigrafia, che permettono una qualità elevata della stampa con una produzione seriale notevole.


GIOVANNA VINCIGUERRA Di parete gialla fotografia stampa digitale su forex 50x70 cm docente Natale Platania

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Uno degli angoli di S. Cristoforo, quartiere storico di Catania. L’immagine tende a sottolineare l’importanza e la tradizione del territorio mostrando la sua enorme ricchezza culturale. La mia scelta mostra l’ingresso di una macelleria, che si distingue per il suo colore giallo. Spiccante ed esaltante agli occhi “nasconde” l’insicurezza di una catena attaccata alla ringhiera.


finito di stampare nel luglio 2015 da Artigrafiche Leonardi Catania composto in Arquitecta disegnato da Daniel e Miguel Hernåndez nel 2014 per Lynotipe Š Accademia Belle Arti di Catania



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