Spagine al presente 03 ezechiele leandro

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spagine

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

Spagine n°0 - al presente Lecce, ottobre 2013 - anno I

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Con Leandro


spagine al presente di Mauro Marino

Sabato 12 ottobre, alle 20.00 al Palazzo Ducale di San Cesario l'incontro "Ma oramai suntu Leandro” Il valore dell'artista e la sua comunità sarà il tema di una serata a cura dell'Amministrazione Comunale realizzata in collaborazione con "Lu Cafausu" che vedrà gli interventi di esperti, critici, artisti, giornalisti, intellettuali e la proiezione di filmati su e con Ezechiele Leandro

N

La firma di Ezechiele Leandro sulla copia di Penzieri e Cunti donata all’Accademia di Belle Arti di Lecce nel 1978

on è di oggi la "questione Leandro", a voler pensar male, c'è sempre stata, lo ha accompagnato da quando lui, con la sua chioma bianca, in bicicletta, attraversava le strade del paese carico di ferri raccattati chissà dove per dare anima al fare. Ezechiele l'eccentrico, il matto, il creativo, sempre ispirato, preso, posseduto, sempre nel dono. La scultura, la pittura, la scrittura le materie di una catarsi che ha agito l'arte facendo l'artista stesso opera. Così è stato per tutta la sua vita e ciò che resta è certamente santo, anche se, ai più, le sue cose oggi sembran poco e per altri son solo merce, il resto di un'esistenza a cui non dar conto. Un esistenza per noi eroica. *** Nel 2000 il Fondo Verri fu coinvolto in un progetto che univa il Liceo Artistico di Lecce, per iniziativa dell'architetto Sergio Ventura, l'Amministrazione Comunale di San Cesario, retta da Salvatore Capone e la locale Scuola Media promotrice con il progetto "Partecipa, progetta e costruisci". Al centro dell’iniziativa l'idea che i giovani potessero progettare la vivibilità urbana attraverso un approc-

cio trasversale alle discipline di insegnamento provando incursioni fuori dai programmi e dalla scuola e tentando incontri con la comunità. Quello di chiusura si tenne nell’Atrio di palazzo Ducale dall’1 al 4 giugno del 2000. Il più affascinate, (in sua assenza) fu quello con Ezechiele Leandro, con le sue opere e con la sua scrittura. Un libro a far da tramite: una copia autografata dall'artista donata all'Accademia di Belle Arti nel 1978 di "Penzieri e cunti". Con il libro la lettera che Ezechiele rivolgeva ai giovani (fu messa giù in un italiano corretto, tradendo la scrittura di Leandro, per meglio rendere l'efficacia comunicativa delle parole dell'artista) e ancora (tra le carte ritrovate) una lettera che Tiziana, una studentessa, rivolgeva all'artista, ponendogli delle domande che sono ancora oggi interrogazioni aperte. La riporto di seguito nella sua integrità. *** "Caro Ezechiele, oggi ho spiato nel tuo giardino. Muri alti, troppo alti per me, per scavalcare o guardarlo da lassù, avevo la gonna e sai, non ero sola. Un segreto poi non si guarda mai dall'alto. Se ne perde il mistero. Si aumentano le distanze. Rimane teso-

ro non toccato. Forse tu non lo sai, o forse sì, ma c'è un portone di ferro che vieta l'accesso al Santuario della Pazienza. Ci sono cose che non si possono vedere dal di fuori, bisogna entrarci in quei piccoli mondi, con cuore, per accogliere battiti che cantano. C'era una fessura su quella lastra di ferro. Di là il giardino. Di qua io. Mi sono avvicinata come ci si avvicina a qualcosa di preziosamente fragile e segreto, con lo stupore e la curiosità dei fanciulli. E, con rispet-


Spagine n°0 - al presente Lecce, ottobre 2013 - anno I

Una petizione per ricomporre il Santuario della Pazienza to e discrezione, ho preso a sbirciare. Ho intravisto, solo intravisto, indefinite immagini. Statue senza contorno, frammenti creati dalle tue mani. Le tue mani stesse erano. Ti chiedo scusa per la mia presunzione, per aver pensato, anche se solo per un instante che così - come le vedevo io, nella loro non-definizione, nel loro non essere chiuse, finite, impacchettate - quelle figure erano nate nella tua mente, come idea, come visioni in successione ordinata nel caos del sentimento, come pensiero che viaggia e segna/sogna terre. Un libro, può bastare un libro per dire "io lo conosco?". Ho passeggiato e sostato tra le tue pagine senza punti, in una lingua non mia, in frasi non mie, in un tempo non mio. Con attenzione mia sono stata senza punti, ho ascoltato una lingua sconosciuta, ho ingoiato frasi di cui ignoravo il sapore e mi sono portata in ore senza tempo. In questa nuova dimensione ti ho incontrato. Lo so, questo non basta per scoprire l'uomo Leandro, l'artista Leandro, lo scrittore Leandro. Leandro a passeggio per le strade, che beve caffè, che saluta nell'incontro, e che forse qualche volta ha pianto

Devo chiederti ancora scusa... Mi sembra di rubarti le parole... Come te che con pietra informe hai creato, rigenerandola, ridandole vita - così io, - nutrita dai racconti che hanno abitano nei tuoi pensieri e nella tua scrittura - ho preso in prestito, modificato, distrutto e restituito una nuova diversa parola. Un apostrofo, una sillaba, un accento, un rigo staccato come un ramo dal suo albero, l'ho piantato nella terra, affianco ai tuoi piedi, e lì, innaffiato da ciò che è in me, da ciò che mi appartiene, da ciò che mi nasce nell'incontro con voci come la tua, è cresciuto. Separato da me ora vive su carta appesa in uno spazio allestito in tuo onore. Ti immagino e ti vedo ridere. Uno spazio per te! Uno spazio nella memoria! Che la si può far essere presente quando si vuole e ti potranno far rivivere quante volte vorranno, ma la tua vita nel mondo a te presente, com'è stata? Come sogno che abbraccia realtà e la descrive attraverso il segno. La parola a volte non basta! L'idea è cosa ben diversa da ciò che si realizza. Cosa hai pensato quando le tue mani si sono fatte strumento del pensiero. Quando il corpo ha dato voce alla mente abitata dal popolo delle tue statue: leggere, senza pe-

so, in movimento? Cosa hai pensato, quando l'idea non era più idea, ma parte di te che si può toccare da fuori, su cui posare una mano, a cui avvicinarsi, con cui confrontarsi. Quanto delle parole pensate vive in quelle statue? Quanto vicine sono alla tua idea? E il sangue che danzava nelle tue vene lo sentivi simile a quello che scorreva in loro, finalmente fuori. Quanto è fedele la mano alla tua mente? Presuntuosa, presuntosa che non sono altro! Chi sono io, che so di te? Sei un nome del passato che si incontra con il mio presente. Ci ho inciampato per caso, nome che qualcuno pronuncia per riempirsi la bocca. Sconosciuto nome, mi lega al tuo vissuto, alla tua leggenda del qual ancora ignoro per intero il suono. Cosa conosco io di te? Alcune foto. Tanti detti, voci di paese. Costruzioni per tracciare una figura sfuggente, libera da ogni schema. Scomoda a volte. Conosco le tue parole? Che tu questa sera ti riconosca o no perdona l'intrusione. Ti lascio, anzi ti porto con me. Ci incontreremo nel tuo mondo di statue! Ci sono giorni in cui sono statua. Quel giorno ti farò visita. Tiziana

Su www.change.org si può firmare la petizione: "Alle Istituzioni e a chiunque riconosca nel "Santuario della Pazienza" e nell'opera di Ezechiele Leandro un valore culturale e artistico da salvaguardare e da ricomporre: Chiedo la tutela del Santuario della Pazienza come patrimonio collettivo nazionale" È importante firmarla!


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