Spagine della domenica 02

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Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

della domenica 02 - 3 novembre 2013 - anno I n. 0

spagine

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Ad illustrare un’opera di Luigi Massari - “Tema del ritorno VII” particolare


Lecce, 3 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 02

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Diario politico La situazione precongressuale è ingarbugliatissima per il partito che dovrebbe rappresentare la pulizia, l’etica, il progressismo La tessera 2013 del Partito democratico

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egli anni ’70 la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista, al nord, facevano tesserare immigrati meridionali promettendo lavoro, una tessera un voto (ricordate una testa un voto di veltroniana memoria?), i congressi si vincevano così, ben lo sapeva Antonio Gava che arrivò ad “amministrare” il 35% delle tessere della balena bianca. Queste cose finiscono con la seconda repubblica, si pensò. Fatale errore di valutazione, basta vedere quel che succede nel PD del congresso degli eredi della DC e del PCI . Due militanti romani all’ospedale per le botte che si sono rifilati, a Torino il senatore Esposito parla di compravendita di tessere fuori dalle sezioni, neppure fosse il mercatino rionale, ad Asti i neo tesserati sono in maggioranza albanesi. Per carità, nulla contro gli albanesi, però che non ci sia uno straccio di astigiano a comprare la possibilità di votare il segretario? E ancora a Milano, Roma, Firenze, Rovigo, Napoli e via dicendo, dal profondo nord a sud. Cosa è successo in Puglia, in particolare in Salento? Un militante disilluso che non vuole essere citato mi dice “guarda, le tessere arrivate da Roma non dovevano superare del 10% il numero di quelle fatte l’anno precedente. In Puglia, unica regione in Italia, il conteggio è stato fatto sul tesseramento del 2009 che è stato quello più imponente nella breve storia del PD” “Errore materiale, immagino” “Ma per favore, chi ci crede? Si potrebbero anche azzardare nomi e cognomi, preferisco evitare”. “Scusa, vuoi dire che qualcuno ha pilotato il tutto?” “Vedremo i risultati finali, però è un problema pugliese, non solo salentino. Qui da noi sono curiosissimo di vedere i numeri di alcune località in particolare” “Ad esempio?” “Devo andare, scusa”. Insomma, qui ci sono 16.000

Nel Salento pare siano 16.000 le tessere in libera uscita

PD(C) di Gianni Ferraris

Per il Pd il rischio del disfacimento

tessere in libera uscita, in alcuni luoghi, sappiamo di Nardò, i neo democratici spuntano come fragole in primavera, il dibattito si accende e arrivano forti le richieste di azzerare tutto, congressi e quant’altro. Arriva anche il commissario mandato da Roma. Non è un caso se un pezzo grosso del PD, l’Onorevole Salvatore Capone, invia una lettera a Epifani, Blasi e al commissario Morassut in cui dice fra l’altro: “Non per ignavia, né per atteggiamento pilatesco, ma perché ho a cuore l’immagine e la sostanza di questo partito, del mio partito, ho forse ingenuamente ritenuto che segnalare, a tutti voi, la gravità e l’eccezionalità, oltre che l’irregolarità e probabilmente in alcuni casi anche l’illegalità, di comportamenti e atti, in numerosissimi e defatiganti colloqui anche telefonici, fosse il modo migliore per non dare in pasto il nostro partito all’opinione pubblica, consentendoci per tempo quei provvedimenti e quelle scelte coraggiose atte a sanare una situazione che, a questo punto, appare irrevocabilmente compromessa”. Insomma, la situazione è ingarbugliatissima per il partito che dovrebbe rappresentare la pulizia, l’etica, il progressismo, ma che si sta rivelando peggio della peggiore DC.


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Cultura&Territorio

Riflessioni sull’identità salentina nei due tempi del Novecento

Se è la pietra a scolpire gli uomini di Gigi Montonato

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nche quest’anno Marcello Seclì di “Italia Nostra”, nella sua kermesse di settembreottobre a Parabita (la XV), ha dedicato spazio alla “identità salentina”; ma con minore elaborazione critica di precedenti edizioni. Si è fatto cultura nel Salento, ma è troppo generico e scontato per sostenere la cosiddetta “identità salentina”. Mario Marti ha sempre messo in guardia da facili teorizzazioni, soprattutto a non confonderla con “una condizione psicologica e intellettuale…di chi nel Salento riconosca e senta la propria piccola patria”. In verità fino alla seconda metà del Novecento non si può parlare a rigore di una riconoscibilità salentina, al punto da parlare di identità. La cultura ancora dominante nel Salento agli inizi degli anni sessanta era quella tradizionale degli studi storiografici e scientifici, che indulgono più alla razionalità che all’evasione. Questi avevano in Studi Storici Salentini di Pier Fausto Palumbo l’organo autorevole di diffusione. La rivista “La Zagaglia” di Mario Moscardino, erede di “Rinascenza Salentina” di Nicola Vacca e della migliore stampa periodica del Novecento leccese, e “L’Albero” di Lucugnano tenevano banco e dettavano scelte. I settimanali “Voce del Sud” di destra, “La Tribuna del Salento” liberale, “Salento domani” di sinistra e “L’Ora del Salento” della Dc coprivano l’area dell’informazione politica dei partiti, ed erano caratterizzati tutti da un forte radicamento alla vita politica e culturale della nazione. I migliori intellettuali erano accademici e critici letterari: Spongano, Marti, Macrì, Vallone, studiosi di eccezionale valore scientifico, cui si sarebbero aggiunti altri, tra cui Valli, Bonea e Scorrano. La pietra leccese, coi suoi ghirigori, li aveva risparmiati e non aveva ancora partorito i suoi nuovi putti. Comi e Bodini erano ancora figli del Novecento, del Nord Europa Comi, dell’Ovest Europa Bodini. Dopo sarebbero arrivati gli stravaganti Bene, Verri ed altri incollocabili se non in un ipotetico Sud del Sud dei Santi, dove recentemente ha tentato di metterli Zizzi. Un luogo non luogo questo “Sud del Sud dei Santi”. Carmelo Bene, in verità, è l’eresia dei punti cardinali. I poeti salentini dell’Ottocento avevano poetato secondo i modelli del

tion di film da registi anche importanti come Ozpetek, quanto e soprattutto per “La notte della taranta”, per manifestazioni similari, per i gruppi musicali I Sud Sound System, I Negramaro, per i cantanti Giuliano Sangiorgi, Alessandra Amoruso, Emma Marrone, Dolcenera. E qui bisogna dire che il Salento è ai vertici nazionali, come in nessun’altra branca della cultura e dello spettacolo. Chi dice Salento in Italia e nel mondo pensa subito a loro; pensa a Melpignano, ai trulli, agli ulivi, alle friselle, alle sagre, ai bagliori, ai colori e ai sapori che fanno salentinità.

Alessandra Amoroso - Il Salento di oggi è rappresentato dalle star della musica leggera

Nord. Anche loro erano perciò al Nord, non so se dei Santi, così come Comi e Bodini. Per essi si parlava di orfismo magico e di ermetismo, prodotti che non reggono altari di chiese né sono cariatidi di balconi e finestre. Fino a quel momento erano stati gli uomini a scolpire la pietra, a resistere alle sue influenze estetiche. Il bianco della calce, il rosso della terra, il verde degli ulivi, l’azzurro del cielo e del mare, la luce alla controra costituivano, per tornare a Marti, “una condizione psicologica”. Questa sarebbe venuta dopo e si sarebbe uniformata e fusa agli elementi della salentinità, poc’anzi elencati. Nella seconda metà del Novecento si sono rovesciati i ruoli. Non più gli uo-

mini a utilizzare l’invitante morbidezza della pietra per scolpire stranezze, ma la pietra, in ciò più dura degli uomini, a riempire di stranezze gli uomini del Salento. Non più critici letterari e filosofi, storici e prosatori scientifici, dotati di ferrea razionalità, ma poeti, narratori, attori, cantanti, musicisti in libertà di stracallare. Bellissimo verbo, questo, che sta per abbellire i traini in maniera straordinaria dando sfogo alla più sbrigliata fantasia di segni. La rivoluzione l’ha compiuta la televisione, che ha privilegiato lo spettacolo. Oggi il Salento è noto in Italia e nel mondo, non solo e non tanto per le sue bellezze paesaggistiche, naturali e urbane, che pure sono scelte come loca-

Non tutto ciò che si è prodotto nel Salento ha avuto la medesima fortuna ma tutto ha contribuito a creare uno dei più ambiti copyright dell’Italia nel mondo. A sottolineare l’incidenza della pietra e degli altri elementi della salentinità barocca ed estroversa c’è che in altri settori, dove evidentemente si richiede applicazione, razionalità e tenacia, i risultati sono stati inferiori. Lasciamo stare il cinema, dove pure qualcosa è stato realizzato con Winspeare, prendiamo gli studi letterari, filosofici, storiografici, dove prima brillavano autentiche eccellenze. Poeti e scrittori non hanno sfondato. Alle promesse della prima parte della seconda metà del Novecento è seguito poco. Gli ultimi nomi di livello nazionale nel campo della narrativa sono Michele Saponaro di San Cesario e Aldo De Jaco di Maglie, che appartengono più alla prima che alla seconda metà del Novecento. Rina Durante di Melendugno, Salvatore Paolo di Carmiano, Salvatore Bruno di Presicce, Giovanni Bernardini di Monteroni non hanno avuto esiti straordinari, e nemmeno emuli importanti. Gli scrittori pugliesi che vanno per la maggiore e che peraltro vivono fuori sono baresi (Carofiglio, Desiati), foggiani (Del Giudice), tarantini (De Cataldo). Non è un caso che qui nel Salento s’investe ancora nel barocco, nelle stranezze, nelle stravaganze, nelle trovate sorprendenti, nel disordine estetico che stupisce. In questo stracallaggio consiste proprio ciò che da anni si andava cercando: l’identità salentina. Che ha trovato nello spettacolo la sua massima espressione; che stenta a trovarla anche in altri settori della cultura e dell’arte.


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Accessibilità Il Trattato di Marrackech ha sancito il diritto di accedere liberamente alle versioni in formato alternativo delle opere prodotte dagli editori ed autori alla persone cieche, ipovedenti o con difficoltà di lettura

La lettura è di tutti di Luigi Mangia*

Solo l’ 1% dei libri pubblicati nel mondo è accessibile e questa è una grave ingiustizia culturale e sociale inaccettabile.

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Il Trattato fissa le regole ed individua gli enti preposti per l’accessibilità che devono essere pubblici autorizzati e riconosciuti dal governo.

l profilo della candidatura di Lecce a capitale della cultura europea 2019 è stato quello di avere molta attenzione e sensibilità al tema dell’accessibilità, pensando di costruire Eutopia: la città della partecipazione solidale. Nella città di Marrakech nel Marocco lo scorso 28 giugno, la Conferenza Diplomatica dell’Organizzazione mondiale per la proprietà dei beni intellettuali ha adottato uno storico Trattato internazionale che sancisce il diritto di accedere liberamente alle versioni in formato alternativo delle opere prodotte dagli editori ed autori alla persone cieche, ipovedenti o con difficoltà di lettura. Questo risultato non è stato facile, lo si è raggiunto infatti dopo almeno 6 anni di lotta delle organizzazioni delle associazioni internazionali dei disabili. Il Trattato di Marrakech per la facilitazione della lettura delle opere pubblicate, da parte delle persone cieche ipovedenti o con altre difficoltà come le dislessiche oppure quelle che possono essere impedite a tenere il libro o a girare le pagine correttamente accedere alla lettura con facilità. Il libro costituisce un importante riconoscimento del diritto delle persone disabili di accedere all’educazione all’informazione e alla cultura nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite per il rispetto dei diritti alla cultura per le persone disabili. Il Trattato è di grande valenza culturale e sociale perché ha come obiettivo il superamento dei limiti di accessibilità ai libri per i disabili che hanno difficoltà con la lettura. Si è calcolato che appena l’ 1% dei libri pubblicati nel mondo è accessibile e questa è una grave ingiustizia culturale e sociale inaccettabile.

Una Lecce accessibile per divenire Capitale Europea dela Cultura Il profilo culturale accessibile di Lecce capitale della cultura europea 2019 si è ispirato ai principi del manifesto per l’accesso alla cultura per tutti; al servizio del libro parlato nella nostra città dell’ UIC e al centro di trascrizione Braille dell’istituto per ciechi Anna Antonacci.

No copyright Il Trattato stabilisce le regole che le Organizzazioni o le persone singole devono osservare nella realizzazione dei libri in formato accessibile senza avere l’obbligo di richiedere l’autorizzazione del copyright dell’autore o dell’editore. Ancora gli stati membri aderenti devono autorizzare l’importazione e l’esportazione delle versioni accessibili: di libri e pubblicazioni soggette al copyright senza il permesso dell’autore o dell’editore. Questa prassi

Caratteri tipografici

faciliterà la circolazione dei libri accessibili e favorirà i Paesi più poveri dove c’è meno cultura: avere libri senza barriere oggi è possibile ed è l’inizio anche della rivoluzione della cultura.

zioni culturali. L’articolo quindi comprende libri, periodici, illustrazioni, grafici ed opere musicali. Sempre nell’art. 2 il Trattato definisce cosa debba intendersi per copia in formato accessibile ossia la copia di un’opera in una modalità o forma alternativa che consente alla persona Cos’è la copia accessibile? beneficiaria con difficoltà di lettura di Il Trattato nell’art. 2 precisa quali accedere alla lettura in modo efficace opere pubblicate possono essere tra- e confortevole così come per qualsiascritte e distribuite: opere letterarie si altra persona senza avere la diffiartistiche in forma di testo le illustra- coltà dell’handicap.

Infine l’art. 7 stabilisce gli obblighi degli stati che ratificano il Trattato: questi quindi devono porre in essere iniziative favorevoli per una legislazione favorevole e rispettosa del diritto degli editori ed autori che rendono possibile agi enti autorizzati di realizzare copie accessibili di opere pubblicate senza richiedere l’autorizzazione ai detentori del copyright. I divieti in uso nei diversi Paesi limiterebbero questo grande diritto civile: il libro accessibile. Il Trattato va ratificato e attuato dagli Stati. Le conseguenze positive si avranno per l’educazione la formazione e la crescita culturale delle persone con handicap e soprattutto la facilitazione della circolazione dei libri nei Paesi in difficoltà aiuterà tutte quelle persone che rimangono escluse dal bene più prezioso, la cultura appunto. La forza positiva del Trattato di Marrakech è quella di aumentare i libri accessibili nel mondo e nello stesso tempo di rendere più agevole la loro produzione proprio in quei Paesi dove la mancanza di opre accessibili è gravemente carente. Sono sufficienti queste brevi considerazioni per impegnare le Istituzioni i parlamentari il ministro della cultura Massimo Bray ed il Presidente per la cultura di Confindustria Alessandro Laterza a sostenere la scommessa di Lecce candidata alla cultura europea accessibile e ancora di più per avere un mondo di libri senza barriere. *Collaboratore comitato di Lecce Capitale della Cultura Europea 2019


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In copertina Un’opera di Luigi Massari

Il tema del ritorno La locandina della mostra di Modena

La ricerca visiva dell’artista e le suggestioni sonore di Terzo Fuoco

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ella copertina di questo numero, un’opera di Luigi Massari artista nato a Bari nel 1978, artista visivo ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Lecce; musicista e curatore indipendente, vive e lavora tra Milano e Modena. * * * La ricerca di Luigi Massari spazia dalla pittura alla scultura, dalla performance alla sperimentazione musicale, fino ad azioni ascrivibili nell’ambito dell’arte relazionale, senza soluzione di continuità, passando piuttosto per oggetti intermedi, dall’ambigua funzionalità pratica. Fra stratificazioni e ancoraggi segnici Massari mantiene coscientemente il suo “fare” a uno stato primordiale, che gli permette di concretizzare atti di rimodulazione del reale proponendo una inedita sintesi di tradizione e contemporaneità: la rappresentazione della vita quotidiana come epica degradata. http://luigi-massari.blogspot.it/ L’opera nella copertina di questo domenicale di Spagine è in mostra a Modena dal 31 ottobre negli spazi dello Studio Vetusta. Titolo dell’allestimento a cura di Andrea Lacarpia è “La

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Lecce, 3 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 02

vera navigazione è morta”, la sonorizzazione è di Terzo Fuoco (Modena 2011), progetto collettivo di ricerca musicale e performativa Il concept Terzo Fuoco nasce ufficialmente a Modena nell'inverno del 2011 per iniziativa dell’artista pugliese Lugi Massari, come un'aggregazione di suggestioni visive e sonore riconducibili all'area dell'Europa meridionale innestate di influenze Neofolk e PostIndustrial. Nel corso del 2012 l’artista visivo e musicista Carlo Spiga entra a far parte stabilmente del progetto, integrando il repertorio con le sue ricerche sulla cultura popolare, soprattutto centroasiatica e sarda. Nella primavera del 2013 Patrizia Emma Scialpi inizia a collaborare attivamente alla stesura e alla composizione dei brani musicali. Le partiture create attingono i loro schemi da melodie arcaiche, con un’alternanza basilare degli elementi compositivi ed una esecuzione vocale spesso monodica. Terzo Fuoco ha un'impostazione fortemente performativa: il concerto viene traslato seguendo le strutture della celebrazione, attingendo i suoi elementi costitutivi dalle tradizioni popolari di differenti aree geografiche. Luigi Massari, San Giorgio e il Drago

http://terzofuoco.tumblr.com/

Tema del ritorno, installazione, materiali vari, cm 500 x 250 circa


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