Spagine della domenica 06

Page 1

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri

della domenica 06 - 1 dicembre 2013 - anno I n. 0

spagine

Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri


pagina n° 2

Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

Lecce Capitale Europea della Cultura 2019 POLIStopia per la Giornata internazionale delle persone con disabilità L’appuntamento, domani, lunedì 2 dicembre, alle 19.30, alle Manifatture Knos, a Lecce, l’ingresso è libero a donazione volontaria per un evento benefico a sostegno delle associazioni impegnate nel campo della disabilità e dell’inclusione

Accesso libero

L’inizio del concerto sarà affidato alla tromba di Vincenzo Deluci con lui al sassofono di Raffaele Casarano. A loro si uniranno Emanuele Coluccia, Vincenzo Gagliani, Redi Hasa, Gianluca Milanese, Francesco Pellizzari e Claudio Prima sione sociale, che sarà selezionata attraverso un sorteggio nel corso della serata.

Il trombettista Vincenzo Deluci

U

na festa alle Manifatture Knos di Lecce anticipa la Giornata internazionale delle persone con disabilità: Lecce2019 gioisce nel segno di POLIStopia il passaggio al secondo turno delle città italiane in corsa verso il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019 con “Accesso libero”, un evento benefico per sostenere le associazioni impegnate nel campo della disabilità e dell’inclusione sociale. “Più libero di così non si può: sono tutti benvenuti a Accesso libero, la festa benefica promossa da Lecce2019 in collaborazione con SoundMakers Festival, Centro Servizi Volontariato Salento, World Music Academy, CoolClub, Salentoweb.tv e Manifatture Knos, i cui spazi ospitano l’evento. In parole e musica si festeggia la vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità, il cui motto quest’anno recita: “Rompere le barriere, aprire le porte: per una società inclusiva e uno sviluppo per tutti”, in linea con POLIStopia, una delle otto utopie in cui si articola il concept Lecce2019. Sarà anche l’occasione per gioire insieme del passaggio di Lec-

La locandina di Accesso Libero

ce2019 al secondo turno delle città italiane in corsa verso il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Accesso libero è pensata come una festa plurisensoriale per riflettere sul concetto di accessibilità e inclusione sociale, a vari livelli.

Fulcro della serata sarà la musica, scandita in ben tre momenti, grazie ai tanti musicisti che hanno abbracciato la causa di Accesso libero, in cui è prevista anche una raccolta fondi per una delle associazioni partner impegnate nel campo della disabilità e dell’inclu-

L’inizio sarà affidato alla tromba di Vincenzo Deluci e al sassofono di Raffaele Casarano. A loro poi si uniranno alcuni tra i principali musicisti della scena musicale salentina, e non solo, Emanuele Coluccia, Vincenzo Gagliani, Redi Hasa, Gianluca Milanese, Francesco Pellizzari e Claudio Prima. Conclude la serata il djset di Tobia Lamare. Durante i concerti interverranno brevemente sul tema della serata membri della società civile e istituzionale, tra cui il sindaco del comune di Lecce, Paolo Perrone, Valentina Valente (Csv Salento), Antonio Gabellone (Presidente della Provincia di Lecce), Roberto Covolo (ExFadda – Brindisi), Paola Martino (Disability manager), Sofia Bianco (studentessa della scuola media Galateo), Gigi Mangia (Poiesis e consulente per l’accessibilità di Lecce2019), Gino Santoro (Delegato per l’integrazione dell’Università del Salento), Irene De Santis (Disability manager), Gianni Di Noi (assistente alla comunicazione), Vincenzo Deluci (associazione AccordiAbili) e i ragazzi dell’Istituto Galilei-Costa di Lecce che hanno conquistato il podio più alto nel concorso “A scuola d’impresa”. Nello spirito di POLIStopia l’evento stesso sarà reso accessibile tramite la presenza di una interprete di Lingua dei Segni italiana e l’uso di palloncini a elio per la fruizione delle vibrazioni prodotte dalla musica durante i concerti. Per i territori di Lecce e Brindisi, POLIStopia rapprenta un modello urbano e sociale incentrato sull'inclusione e l'accessibilità, secondo cui l'estromissione di un individuo comporta una perdita di valore per tutti. Ogni individuo rappresenta infatti una risorsa, mentre la partecipazione di tutti si realizza con il minimo di marginalizzazione e il massimo coinvolgimento. POLIStopia è la città aperta a tutti, in tutte le occasioni”.


pagina n° 3

Accessibilità L’obiettivo di POLIStopia per Lecce 2019

La scuola di Sofia

É quella senza barriere per muoversi liberi negli spazi sociali senza rischi senza divieti ma liberi perché nella piena accessibilità... Ma c’è chi, per egoismo e per interesse dice no...

spagine

Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

di Luigi Mangia

L

a scuola di Sofia sognata nella Polis Eutopia di Lecce 2019. Il tempo scuola di Sofia è una bella pagina di vita che mi piace raccontare perché ci invita ad avere rispetto per l’ascolto e coraggio responsabile di come declinare i verbi essere e avere in una pedagogia aperta e attenta ai valori della persona e al mondo dell’infanzia “senza tempo” come ci ha esortato a pensare il filosofo Emmanuel Mounier. La scuola di Sofia è quella senza barriere per muoversi liberi negli spazi sociali senza rischi senza divieti ma liberi perché nella piena accessibilità. Le aule dovrebbero essere grandi e spaziose; le sedie comode; i banchi comodi e i piani dei banchi spaziosi. Le aule dovrebbero avere le lavagne interattive (LIM) e poter entrare nelle pagine con le dita. I banchi dovrebbero essere disposti in cerchio per favorire la partecipazione di tutti alla lezione. Il suono della campanella dovrebbe cambiare, essere sostituito quindi con una canzone rock o pop. Tutti i ragazzi al posto del vecchio libro dovrebbero avere un computer un iphone un tablet. Sofia è una bambina di scuola media, diversamente abile, voce lucida del futuro che vogliamo essere. A scuola ogni giorno arrivano tanti sogni ricchi dei sapori della vita e i ragazzi chiedono di essere ascoltati. La scuola di Sofia è quella nuova del futuro che vogliamo e ci indica la strada per realizzarla, superando il delitto intellettuale di chi non ha saputo riformare la scuola per tutti e ha tradito almeno due generazioni. Brava Sofia. Il libro digitale nella scuola non è più un sogno ma una bella ed innovativa realtà.

Braille, leggere con le mani

Con il Decreto sui libri di testo digitali, per la prima volta, si pone l’attenzione sul fatto che i testi e i prodotti multimediali che verranno prodotti per le scuole dovranno essere tutti accessibili... Ma l’AIE non ci sta... L’adozione dei libri di testo in formato digitale trova piena attuazione nel Decreto Ministeriale numero 209 del 26 marzo 2013. Il Decreto è di grande importanza innovativo e ricco di novità. Con il Decreto sui libri di testo digitali, per la prima volta, si pone l’attenzione sul fatto che i testi e i prodotti multimediali che verranno prodotti per le scuole dovranno essere tutti accessibili. Ancora più esplicitamente: l’allegato 1 al Decreto, nello stabilire le caratteristiche che dovranno avere i testi e gli altri materiali

multimediali di approfondimento digitali, puntualizza il provvedimento in più punti che tutti dovranno essere conformi ai criteri di accessibilità. Per la scuola sognata da Sofia i testi e i libri digitali sono la forza dell’utopia che deve lottare per farsi futuro civiltà dell’inclusione. La civiltà però spesso trova grandi ostacoli negli interessi e negli egoismi. L’AIE (Associazione Italiana Editori) infatti ha presentato ricorso al Tar avverso al Decreto che cambia la Scuola secondo i desideri di Sofia.

Così io chiedo al Direttore artistico Airan Berg di Lecce Capitale della Cultura Europea in occasione della Giornata internazionale della Disabilità il 3 di dicembre di voler pubblicare nelle pagine del sito Lecce 2019 il Manifesto della scuola sognata dalla giovanissima Sofia e chiedo di volersi schierare tutti contro l’AIE che solo per interessi ha presentato ricorso al Tar ritardando la scuola del futuro che tutti i giovani sognano di frequentare. Grazie Sofia.


pagina n° 4

Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

L’arte di costruire la città Antonio Verrio, pittore tra Italia, Francia e Inghilterra

Di un avventuroso matrimonio... di Fabio Antonio Grasso

Antonio Verrio, autoritratto 1700 circa

A

ntonio Verrio è un nome che risuona non poco nella sale del palazzo reale di Windsor così come in alcuni edifici di Tolosa in Francia. E 'un pittore di peso nella storia dell'Arte dell'Italia meridionale ed europea. Sugli inizi della sua attività artistica poco o nulla è noto. Sappiamo molto dei suoi ultimi anni e dell'anno della sua morte, il 1707. Non si conosce, invece, con esattezza nè l'anno nè il luogo della sua nascita (1636, 1639 o 1634?, Napoli o Lecce?), quasi nulla dei suoi primi anni di vita; ipotizzata ma non ancora dimostrata la sua presenza a Roma. In un documento recentemente ritrovato in Francia egli si dichiarerebbe nato a Napoli (De Giorgi R., “Couleur, couleur!”. Antonio Verrio: un pittore in Europa tra Seicento e Settecento, Firenze: Edifir, 2009, p. 45). Non è noto al momento se sia stata fatta una ricerca nell'archivio della chiesa napoletana indicata, san Giovanni Maggiore. Certo è invece che la ricerca condotta da più studiosi sugli atti di battesimo relativi agli anni Trenta del Seicento (epoca presunta della nascita) custoditi presso l'archivio storico diocesano di Lecce sembra non avere trovato notizie a supporto di un'altra ipotesi: quella di Lecce come città natale dell'artista. Andrebbe detto, però, e non mi pare che sia stato segnalato dagli stessi storici, che nell'archivio appena citato manca il volume dei battezzati relativo al 1634, motivo per cui non si può escludere, in questa fase della ricerca e fino a che non verrà eseguita la verifica scaturita dal documento francese, che la nascita del pittore possa essere avvenuta anche a Lecce e proprio in quest'anno archivisticamente mancante. Il percorso di ricerca è tracciato, non rimane che seguirlo. Diventano particolarmente interessanti a questo proposito due testimo-

nianze presenti in un fascicolo (ACA Le, Fondo Matrimoni e Stati Liberi, Busta 20, fasc. 2271, a.1681) sul cui ulteriore contenuto si ritornerà a breve . *** Il 28 novembre 1681 il clerico Celso Trezza di cinquantatre anni, a Lecce da trentadue, afferma sotto giuramento: “ […] dicho io conoscei per molti anni Antonio Verrio / perche costui fu clerico e diverse volte quando io / ero caporale in questa Curte à tempo di / Monsignor Pappacoda venne carcerato in queste carceri. [...]”, e poi poco oltre continua “[...] Sono molti anni che manca da Lecce si / disse che andò in Roma, e che poi fusse / passato avanti […] lo conobbi molti anni per clerico e doppo si casò / con una giovane di chi non so il nome / (ma) // era sorella di Pompeo, e di Giovanni Giacomo Tornese / di Lecce.”

“In quale luogo fu celebrato il matrimonio?”, chiede l'interrogante. Celso Trezza risponde: “Questo lo carcerammo una notte dentro / la casa di detta sorella de Tornesi, che habitava / verso la strada dell'Arco di Prato e lo / condussimo carcerato in queste carceri vescovali ma perche poi / disse che la volea per moglie il matrimonio / tra di loro mi ricordo che si celebro sopra / lo corrituro di questo Palazzo dove venne la detta / giovane, e si fè per ordine di detto Monsignor Vescovo. [...]”. Lo stesso giorno presta la sua dichiarazione anche un altro testimone il cinquantottenne leccese Carlo Guarino. Alla domanda se conoscesse A. Verrio risponde: “[...] Io ho conosciuto Antonio Verrio figlio del Pittore / che si chiamava Giovanni (a) perché eramo / paesani, e con occasione di esso era clerico ed io / son stato molto tempo cursore

di questa Curte / alcune volte lo carcerammo in queste carceri. / […] Sono molti anni che partì da Lecce / dicono, che andò in Roma, e poi fusse / passato in Francia. / [...] questo Antonio si casò con una / giovane di chi non mi ricordo il / nome, ma era sorella di Pompeo, e // e di Giovanni Giacomo Tornese di questa città. / […] detto Antonio allora era clerico che havea da / quindici anni e più, et hebbimo l'avviso, / che stava in casa di detta Tornese, io con / clerico Celso Trezza allhora capurale di questa / Curte, et altri nostri compagni li diedimo l'assalto / in casa di detta giovane che habitava in una / casa verso l'Arco di Prato, e lo trovammo in / detta casa, e là lo carcerammo, e lo portammo / carcerato in queste carceri vescovali, e stando carcerato per ultimo / disse, che la volea per moglie e de facto il / matrimonio tra lui, e detta giovine si celebrò / sopra il currituro di questo Palazzo avanti alle / dette carceri, e questo è quanto passa. [...]”. *** Nel fascicolo contenente queste due testimonianze segue poi un'altra dichiarazione, quella prestata da Lorenzo Dedas di Casarano il 27 novembre del 1681. Questi si trova in carcere perché querelato da una donna di Scorrano, tale Giuditta Stradiotti, “[...] per causa che io (dice il dichiarante, ndr) la conobbi carnalmente [...]”. Tale ultima dichiarazione (riportata qui in modo estremamente sintetico) non sembra avere relazione alcuna con le due testimonianze precedenti dello stesso fascicolo e Antonio Verrio. Verrebbe da pensare a un errore “di unione” delle prime carte alle seconde, la pratica infatti è identificabile con il nome del terzo dichiarante e della Stradiotti. *** Se dovessimo ragionare per analogia con quanto si vede nelle altre pratiche simili dello stesso fondo archivistico si potrebbe pure pensa-


Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

Signore dicho io conoscei per molti anni Antonio Verrio perche costui fu clerico e diverse volte quando io ero caporale in questa Curte à tempo di Monsignor Pappacoda venne carcerato

pagina n° 5

Le carte della prima testimonianza recto a sx, verso a dx

in queste carceri

re che le carte di cui ci occupiamo siano la parte di una sorta di “processo” relativo all'accertamento di Stato Libero proprio del pittore. La loro parzialità consente di avanzare diverse ipotesi ma di non accettarne nessuna con certezza. Si ricordi, inoltre, a questo proposito, che le due prime testimonianze risalgono al 1681 e non possono essere quindi parte della documentazione (non reperibile) per il già noto matrimonio del pittore (avvenuto nel 1655 circa) con Massenzia Tornese. Non può escludersi, a questo punto, ma è solo una delle ipotesi, che tali carte siano quanto rimane della documentazione relativa a un secondo matrimonio del pittore. *** Altra questione lasciata aperta, a giudicare da quanto affermato dalla più recente e autorevole storiografia, è quella legata al padre, Giovanni. Questi, segnalato durante la stesura di un atto notarile (AS Lecce, Protocolli notarili, BRUNETTA D. M., not. in Lecce, atto del 5 ottobre 1630, cc. 238v – 243) in qualità di testimone, è identificato senza titoli professionali come : “Joannes de Verrio de Neapoli Litij commorans” ovvero è napoletano e vivente a Lecce. Il rogito è utile anche perché attesta che egli era nel capoluogo salentino (non è noto se con la sua famiglia o meno) già nel 1630. Giovanni è presente, ancora sempre senza titolo professionale, anche in altri documenti fra cui un altro rogito (AS Lecce, Protocolli notarili, CAROPPO G., not. in Lecce, atto del 4 novembre 1651, cc. 134 – 136v) riguardante il figlio Giuseppe (non è indicato in tale documento ma è noto che di professione era pittore) e la moglie di quest'ultimo, Lucrezia Bibba. Ammesso che sia vero quanto dichiarato dai documenti, Giovanni oltre ad essere avvocato e giureconsulto (documento

Le carte della seconda testimonianza recto a sx, verso a dx

francese) fu anche pittore (testimonianza di Carlo Guarino) così come lo era l'altro figlio Giuseppe. Antonio Verrio, in sintesi, proveniva da una famiglia di pittori, andò a Roma ed ebbe una adolescenza turbolenta se è vero che fu più volte carcerato. La prima testimonianza Die 28 novembris 1681 Lycij in Curia Episcopali coram Rev. (…) / Clericus Celsus Trezza de T(e)rra Paludis Lycij degens / ab annis triginta duorum filius qm Josephi aetatis suae / annorum quinquaginta trium in circa ut dixit ...[prosegue formula di rito del giuramento] (...) An ipse testis cognoverit, et cognoscat Antonium / Verrio de Lycio et qua occasione. / Respondit. Signore dicho io conoscei per molti anni Antonio Verrio / perche costui fu clerico e diverse volte quando io / ero caporale in questa Curte à tempo di / Monsignor Pappacoda venne carcerato in queste carceri / (…) Ubi ad praesens deg(at). / Respondit. Sono molti anni che manca da Lecce si / disse che andò in Roma, e che poi fusse / passato avanti. / (…)

An sciat dictum Antonium remansisse clericum vel / in matrimonium se collocasse, cum qua ubi, et / quando. / Respondit. Lo conobbi molti anni per clerico e doppo si casò / con una giovane di chi non so il nome / (ma) // era sorella di Pompeo, e di Giovanni Giacomo Tornese / di Lecce. / (…) In quo loco fuerit celebratum matrimonium / predictum. / Respondit. Questo lo carcerammo una notte dentro / la casa di detta sorella de Tornesi, che habitava / verso la strada dell'Arco di Prato e lo / condussimo carcerato in queste carceri vescovali ma perche poi / disse che la volea per moglie il matrimonio / tra di loro mi ricordo che si celebro sopra / lo corrit(u)ro di questo Palazzo dove venne la detta / giovane, e si fè por ordine di detto Monsignor Vescovo. / (…) De contestibus. / Respondit. Ci fu Carlo Guarino servente di questa Corte / et altri nostri compagni. / ...[formula conclusiva di rito della testimonianza giurata seguita dalla firma del testimone] La seconda testimonianza Eodem die (ibidem civitate) eo-

spagine ...Antonio si casò con una giovane era clerico ...havea da quindici anni e più... Li diedimo l'assalto in casa di detta giovane che habitava in una casa verso l'Arco di Prato, e lo trovammo e là lo carcerammo... dem / Carolus Guarino de Lycio filius Josephi aetatis / suae annorum quinquaginta octo circiter ut dixit ...[prosegue formula di rito del giuramento] (...) An ipse testis cognoverit, et cognoscat Antonio Verrio / de Lycio, à quanto tempore et qua occasione. / Respondit. Io ho conosciuto Antonio Verrio figlio del Pittore / che si chiamava Giovanni (a) perche eramo / paesani, et in occasione di esso era clerico et io / son stato molto tempo cursore di questa Curte / alcune volte lo carcerammo in queste carceri. / .. Ubi ad praesens degat. / Respondit. Sono molti anni che partì da Lecce / dicono, che andò in Roma, e poi fusse / passato in Francia. / (…) An dictus Antonius quandoque habuerit / uxorem. / Respondit. Signor si questo Antonio si casò con una / giovane di chi non mi racordo il / nome, ma era sorella di Pompeo, e // di Giovanni Giacomo Tornese di questa città. / (…) Ubi fuerit celebratum matrimonium (predictum) / Respondit. Detto Antonio allhora era clerico che havea da / quindici anni e più, et hebbimo l'avviso, / che stava in casa di detta Tornese, io con / clerico Celso Trezza allhora capurale di questa / Curte, et altri nostri compagni li diedimo l'assalto / in casa di detta giovane che habitava in una / casa verso l'Arco di Prato, e lo trovammo in / detta casa e là lo carcerammo, e lo portammo / carcerato in queste carceri vescovali, e stando carcerato per ultimo / disse, che la volea per moglie e de facto il / matrimonio tra lui e detta giovine si celebrò / sopra il corrituro di questo Palazzo avanti alle / dette carceri, e questo è quanto passa. / (…) De contestibus / Respondit. Lo detto Celso et altri nostri compagni. / ...[formula conclusiva di rito della testimonianza giurata seguita dalla firma del testimone] fabiograssofg@libero.it


Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

pagina n° 6

Beni culturali Al Museo Storico Archeologico dell’Università del Salento “Iside a Lecce - Nuove scoperte nella Città Romana”

Come far vedere ciò che è stato?

di Beppe D’Ercole*

A

vevo anticipato che il 7 dicembre ci sarebbe stato un evento importante ecco accanto l’invito. Si tratta della presentazione del diorama ricostruttivo del Santuario dedicato ad Iside, scoperto a Lecce dal professore Francesco D’Andria in occasione del recupero di Palazzo Vernazza. Sono stato direttamente e indirettamente interessato all’idea ed alla sua attuazione. Direttamente perché proprio Francesco D’Andria a suo tempo mi chiese di cercare fondi per finanziarne la realizzazione (mi rivolsi immediatamente ad un vecchio amico e il Grande Oriente d’Italia fu subito disponibile per sostenere l’opera). Indirettamente perché il responsabile della creazione è l’architetto Fabrizio Ghio, ben conosciuto dai nostri Soci ed Amici sia per i lavori nell’area di Santa Maria del Tempio sia per essere sostenitore e membro del Direttivo della nostra Associazione, coadiuvato in questo lavoro da Alberto Guercia, restauratore presso il dipartimento di Beni Culturali. * * * Il Santuario è stato ricostruito sulla base dei tanti rinvenimenti, oggetti che per millenni sono rimasti sepolti sotto palazzo Vernazza, prendendo a modello il celebre tempio di Iside rinvenuto a Pompei. Tutto è stato riprodotto manualmente pezzo per pezzo e nei minimi dettagli: le tegole di cm 5x7 (le piane) e 8x3 (le curve), le antefisse (ornamenti in terracotta o in marmo, che nelle costruzioni greche, romane o etrusche deco-

Ecco Momartè! Un Mmsarte di denuncia, di Monica Marzano impegnata nelle scorse settimane nelle campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne

In mostra il diorama ricostruttivo del Santuario dedicato ad Iside, scoperto a Lecce dal professore Francesco D’Andria in occasione del recupero di Palazzo Vernazza

Iside a lecce Nuove scoperte nella città romana

7 Dicembre 2013 - 7 Marzo 2014 MUSA Museo Storico-Archeologico, Univers ità del Salento Università Complesso Studium 2000 Via di Valesio, Valesio, angolo Viale San Nicol Nicolaa - LECCE

Soprintendenza pperer Soprintendenza i Beni Beni Archeologici Archeologici ddella ella PPuglia uglia

L’immagine dell’iniziativa

ravano la parte terminale del tetto) di cm 3,5x3, gli oscilla (decorazioni mobili che venivano appese tra le colonne in modo, appunto, da oscillare; decorate su entrambe le facce, potevano avere forma di maschere, dischi o mezzelune) di cm 2,5x 3,5 se rettangolari e diametro di cm 2,5 se tondi. Come spesso accade, citando Dante, “Poca favilla gran fiamma seconda”. Il diorama potrebbe rappresentare un’opera unica, o piuttosto entrare a far parte di un sistema espositivo. Immaginate una serie plastici o diorami in grado di rappresentare e riprodurre, per l’età romana, l’anfiteatro di

piazza S. Oronzo, l’anfiteatro arcaico di Rudiae, il teatro, le terme, il foro, il frantoio di piazza Castromediano, il Tempio di Iside e, per il medioevo, il Castello nell’imponenza delle sue diverse fasi costruttive, fino alla costruzione dei bastioni, quelli sì voluti da Carlo V! Immaginateli allestiti ciascuno in una sala dedicata (magari nel futuro Museo Storico della nostra Città o all’interno del Castello), circondati dagli oggetti restituiti dalle indagini archeologiche, da pannelli esplicativi e da sistemi di ricostruzione virtuale! Soltanto questo rappresenterebbe un motivo di forte richia-

mo turistico dal quale partire per rendere fruibili e mostrare i singoli monumenti, ciò che resta di loro o il semplice luogo, come nel caso delle terme di Lupiae di fronte alla chiesa di Santa Chiara delle quali nessuno parla più. Ci torneremo e a lungo nel 2014 sul nostro Castello, sul Castello di Lecce. Immaginate un diorama della fase spagnola con i bastioni che rispondono alle nuove necessità belliche e alla diffusione delle armi da fuoco e degli attacchi dell’artiglieria; un altro modello che riproduce la fase angioina e, in futuro, quando l’avanzamento delle ricerche lo permetterà, la ricostruzione del castello svevo e normanno. “Poca favilla”, quindi: il Grande Oriente d’Italia ha fatto la sua parte. Se, seguendone l’esempio i Rotary, i Lions, la Confindustria, la Camera di Commercio (che ha giustamente stanziato 20.000 euro per la Notte Bianca in modo da stimolare le presenze e i consumi, per un evento che tuttavia dura una sola notte) e qualche privato lungimirante, volessero intervenire adottando ognuno un diorama, la “Poca favilla” diventerebbe “gran fiamma” e Lecce potrebbe avere una grande attrattiva turistica in più che, se correttamente collegata ai luoghi reali da far visitare, i monumenti ed i contenitori museali e culturali già presenti ed in corso di allestimento, potrebbe contribuire ad incrinare l’immagine attuale di Lecce come Città da visitare in una sola giornata. *Presidente dell’Associazione Vivere Lecce


spagine

Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

pagina n°7

Persone Il filosofo, grande studioso del pensiero di Vanini, cittadino onorario di Taurisano, morì il 1° dicembre del 2011, all’età di 92 anni

La memoria di Andrzej Nowicki D

ire “la memoria di Andrzej Nowicki” non basta. La specificazione va precisata, essa è oggettiva e non soggettiva, nel senso che qui Nowicki è oggetto di memoria, lo si vuole ricordare. Dunque, non la memoria che aveva Nowicki degli uomini e delle cose, ma la memoria che gli uomini e le cose hanno di lui. Gli uomini, si sa, sono buoni conduttori di elettricità e di calore, ma soprattutto di memoria. Elettricità e calore passano attraverso la corporeità, la memoria attraverso la conoscenza, le opere di arte e di cultura. L’uomo si qualifica perciò per la memoria che riesce ad avere, intesa non in senso statico, qualcosa di immagazzinato come in un computer, ma in senso dinamico, come un bene che passa da uomo a uomo e in ogni passaggio produce altra conoscenza, altra cultura. Perché questa premessa? Per una ragione molto semplice. Perché spesso ci sono poeti, artisti, filosofi, intellettuali che finiscono per essere dimenticati perché non sono entrati nella memoria dinamica di altri, capaci questi di farsi a loro volta veicoli. L’uomo deve sempre pensare a farsi tramite di memorie. I libri sono fondamentali, ma non bastano; ci deve essere chi li scomoda dallo scaffale e li apre ad una pagina piuttosto che ad un’altra. Dante, nel proemio del Paradiso, pone dei limiti alla memoria, ma lo fa per ragioni retoriche: «appressando sé al suo disire, / nostro intelletto si profonda tanto, / che dietro la memoria non può ire» (I, 7-9); ma subito dopo dice che quel limite può essere superato, e ciò accade quando si ha un intento nobile, superiore, come era la sua missione: «Veramente quant’io del regno santo / ne la mia mente potei far tesoro / sarà ora materia del mio canto» (I, 10-12). Dove quel «veramente» è un latinismo e ha valore di tuttavia. Giusto due anni fa, nel dicembre del 2011, si spense a Varsavia il filosofo Andrzej Nowicki, il grande interprete della modernità del pensiero vaniniano, il teorico dell’incontrologia e dell’ergantropia. L’uomo è la risultante di tutti i suoi incontri, perché da tutti prende qualcosa e a tutti lascia qualcosa. Anche per questo preferiva che i suoi scritti non comparissero mai accanto a scritti di altri coi quali non voleva “incontrarsi” in nessun modo. Nowicki era un comunista convinto. Solo qualche mese prima della sua morte, sentendosi prossimo alla fine –

di Gigi Montonato

Andrzej Nowicki

lui si professava ateo e materialista – mi inviò il testo di una poesia in italiano perché io gliela sistemassi dal punto di vista linguistico e stilistico, raccomandandomi le maiuscole, a cui dava molta importanza, così come la dava al corpo dei caratteri. Ad essi, più grandi meno grandi, affidava la varia considerazione che aveva dei nomi, dei concetti, delle categorie. E forse anche per questo amava la scrittura cinese, fatta di ideogrammi. In genere non scriveva poesie, ma quando lo faceva le componeva in polacco e poi le traduceva in italiano, lingua che conosceva molto bene, ma non tanto da padroneggiarla per un testo poetico. Era una sorta di messaggio ai posteri, non un testamento ma un desiderio di avere degli incontri con gli uomini che sarebbero vissuti oltre e dopo di lui. Ci sarebbe da discutere sul materialismo di questo straordinario amico polacco, e perfino sul suo comunismo, ma non è questa la sede. Qui vogliamo solo ricordarlo, proponendo il suo messaggio, che è un esempio di quella memoria dinamica, di cui si parlava. Non il cimitero è il luogo in cui vorrebbe essere incontrato, non la tomba,

ma le biblioteche dove giacciono i suoi libri in attesa che qualcuno li prenda, li legga e non li copi, ma da essi tragga spunti per opere originali, sue proprie. Alla Posterità Vi aspetterò sempre qui Se tracce della mia presenza eterna nella Cultura Alta e Profonda susciteranno nei vostri cuori e nelle vostre menti il desiderio d’incontrarmi, non cercatemi al cimitero nel buio d’una tomba. Trasformato nelle mie Opere Tutte vi aspetterò ogni giorno ed ogni notte qui, nelle luminose sale di lettura delle biblioteche, alloggiato nelle pagine dei libri e delle riviste e nei nastri che hanno registrato la mia voce. Se, guardando centinaia di mie fotografie e ritratti fatti da pittrici, pittori, scrittrici e scrittori, desiderate trovare il più vero,

scegliete quello che esprime l’essenza della mia filosofia. Leggendo i miei libri cercate anzitutto i pensieri che aspettano di essere presi e sviluppati nelle vostre opere. I miei pensieri non sono cose immobili da venerare e rispettare nella loro immutabilità, ma quelli che desiderano vivere come particelle nelle opere meravigliose da Voi create, Voi, che siete la mia Posteritas. Warszawa, 14 agosto 2011 Andrzej Nowicki, presenza prestigiosa in numerosi convegni di filosofia in tutta l’Europa, collaboratore delle più autorevoli riviste pubblicate nella seconda metà del Novecento in Puglia, per anni tra i più assidui collaboratori del “Brogliaccio Salentino”, cittadino onorario di Taurisano, morì il 1° dicembre del 2011, all’età di 92 anni.


Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

pagina n° 8

Diario politico

Le spese di Cota

e il dono dell’ubiquità di Gianni Ferraris

N

on per dire, però un presidente di regione come Cota, ribattezzato il cotino da un altro indagato, tal Bossi, ce lo invidiano in molti. Lui può tutto, ha addirittura il dono dell'ubiquità. Secondo la guardia di finanza che ha fatto accertamenti si fa rimborsare un pasto consumato a Torino e pochi minuti dopo sta in Lombardia. Ah le auto veloci. Oppure chiede l’ignobile rimborso di 22 euro per gelati acquistati a Torino, il tempo di una leccata, anche qui questione di minuti, eccolo a Pavia. Non per dire, però 22 euro sono una somma veramente ignobile per farsela rimborsare, per dei gelati poi... E ancora il suo sodale Massimo Giordano che pranza a Novara mentre è ad Aosta. E le rivelazioni proseguono in centinaia di episodi del genere. Moglie e figli mandati a studiare nel nord Europa come si fa la pulizia strade ecc. (dettagli all’articolo: La Repubblica Torino) Ora sarà la magistratura a fare chiarezza, ovviamente. Concediamo a tutti il beneficio del dubbio e siamo consapevoli che nessuno è colpevole prima del definitivo giudizio. Però rimane l’amaro in bocca nel vedere un rimborso ad uno strapagato presidente di regione per 22 euro. * * * Le false dichiarazioni sono un reato a sè, la cosa che brucia veramente, che fa male è la spudoratezza che neppure i più spregiudicati socialisti dell’epoca di Craxi osavano. E mi tocca dare ragione a Andreotti quando disse “quelli di prima mangiavano, però sapevano stare a tavola”. Il cotino è lo stesso che aumenta tutto l’aumentabile, mentre mette in conto ai contribuenti anche il gelatino per chissà chi (se le cose stanno come la G.d.F. dice è di tutta evidenza che quel rimborso non

La Lega ha in sè tutto il peggio della politica che combatteva a parole Ricordate Roma Ladrona? Intanto s’annuncia la ripresa, ma non è una novità...

La ripresa

era per lui). In buona sostanza dove stiamo andando a finire? O meglio, dove siamo finiti? Il fuorilegge di Arcore è stato sconfitto dalla magistratura e non dalla politica, i suoi sodali stanno al governo assieme al PD con il placet e la benedizione di Napolitano, un partito si è spaccato e ad un altro che non si sa bene che fine farà. In questo

pantano hanno buon gioco i cotini e i grillini, i primi perchè hanno assorbito, sempre stando a quanto dice la G.d.F., tutto il peggio della politica che combattevano a parole (ricordate Roma Ladrona?), i secondi perchè hanno buon gioco con la filosofia spicciola dello “spacchiamo tutto e subito”, sfrugugliando nei bassi istinti di chi non ha più voglia di credere che

sia possibile un mondo diverso. Ed hanno buon gioco le albe dorade di varia natura, che qui da noi si chiamano Casa Pound e Forza Nuova a manovrare persone, a organizzare manifestazioni per portare un uomo solo al comando della nazione, in perfetto silvio style, in splendida conclusione del vangelo secondo Licio Gelli. A questo aggiungiamo un’Europa fortemente guidata dalle nazioni forti che tengono sotto scacco quelle deboli. Grecia, Spagna Italia e Portogallo stanno cedendo o sono già al tracollo, nella più rosea delle ipotesi si arrabattano miserevolmente. Di fronte a questo scempio la domanda non dovrebbe essere se uscire o restare in Europa, piuttosto come rimanerci saldamente e solidaristicamente. Così com’è strutturata va bene esclusivamente ai grandi gruppi economici, agli speculatori e alle banche. Ad oggi pare non poter esistere un’Europa della solidarietà! Ecco il grimaldello che permette a movimenti eversivi e populisti di fare man bassa di consensi: una classe politica lontana dalle persone e un’Europa della moneta e non dei diritti. * * * Il cotino e i suoi miserevoli 22 euro sono solo il frutto di queste situazioni, la vicenda del fuorilegge di Arcore ha invece insegnato a questi loschi figuri che le dimissioni non si danno mai, neppure di fronte all'evidenza, neppure di fronte a condanne definitive. Intanto aspettiamo le primarie del PD se ci diranno, come sembra scontato, che il partito sarà guidato da un neo populista, da un uomo della provvidenza come ormai è di moda. La politica delegata a Fonzie, al cotino di turno. Aspettiamo anche le prossime elezioni, mentre un parlamento di nominati si appresta a cambiare l’unico baluardo di democrazia rimasto, la Carta Costituzionale.


pagina n° 9

L’evento Alle Manifatture Knos il 5 e il 6 dicembre l’incontro con il Senegal

Salam, sia pace

spagine

Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

Concerti, mostre, dibattiti e la proiezione di Afrikan Express

I

l 5 e il 6 dicembre, avrà luogo alle manifatture Knos “Salam Lecce, città di pace” progetto di cooperazione culturale italosenegalese atto a rinsaldare i legami di amicizia e fratellanza fra le popolazioni autoctone e migranti. I popoli, da qualsiasi paese provengano, appartengono tutti allo stesso mondo, sa sempre viaggiano, si sfiorano, si parlano e si scambiano modi di essere, di vivere, di agire. In una fase storica in cui il Vivere insieme è messo in discussione, sono numerose le associazioni e le singole persone di buona volontà che, animate dal desiderio di abbattere le frontiere, coniugano le loro forze per mobilitare i popoli attorno all’ideale della Pace. Il progetto - realizzato da La Factory (Dakar), Ass. Modu Modu (Lecce) e Multisciplinary Art (Lecce) è sostenuto da Provincia di Lecce, Comune di Lecce e Ambasciata Italia in Senegal - il progetto rientra nel BidBook della candidatura di Lecce a Capitale della Cultura 2019. Per la prima volta, sullo stesso palco, in due giorni, si alterneranno alcune delle realtà più interessanti della cultura musicale senegalese, un metissage di esperienze che farà incontrare due continenti al ritmo delle percussioni e sul solco della ricerca musicale, sonora, poetica. All’interno della manifestazione è prevista la mostra fotografica delle opere di Luciano Schito. Il programma 5 dicembre, alle 21.00 Sambe Rythme Percussion, InCupaTrance e Ceptik in concerto jam Fabbricante d’armonie/EMCEE Simone Franco Il concerto vede la partecipazione di Sambe Rythme Percussion, (ensemble di percussionisti provenienti dal Senegal), InCupaTrance (Italia), Ceptik (scrittore e cantante franco–senegalese), Roberto Chiga, percussionista, e l’attore e regista Simone Franco (Italia), che sarà per l’occasione fabbricante d’armonie/EMCEE della performance poetico musicale sui maggiori poeti salentini che incontreranno quelli senegalesi (Sengor, Diop, Cesaire) . Seguirà una Jam session con Aida Samb nelle lingue wolof, francese e italiano. (Ingresso gratuito)

Una fotografia di Luciano Schito

negal, i suoi sogni, le sue aspirazioni, il percorso della vita quotidiana di adulti e bambini, il paesaggio e l’istruzione. Schito è auAida Samb proveniene da Da- tore del documentario “Je ne kar, tra le più amate artiste africa- veux pas quitter le Senegal” (Non ne, è una cantante senegalese del- voglio lasciare il Senegal). la linea di Gawlo, nota per la padronanza della musica. Figlia di 5 e 6 dicembre alle 18.00 genitori che appartengono alla La proiezione (alla presenza grande famiglia griot è nipote di dell'autore) di Afrikan Express, Samba Diabaré Samb, icona della film di Claudio Celentano. musica tradizionale senegalese. (Ingresso € 5) Leggiamo dal testo di Luca Anastasio: “(...) L’African Ex5-6 dicembre press è un improbabile treno asClick. Contes d’Afrique. Mo- semblato con vagoni di seconda stra fotografica solidale, di Lu- mano donato da governo dalla ciano Schito. Francia: da Dakar porta a Bamako è un treno carico di storie, una La mostra fotografica solidale miniera di racconti, inganni, indi Luciano Schito si propone co- contri, speranze, che sfilano in me obiettivo, grazie alla vendita lento movimento nel cuore deldelle riproduzioni ospitate nella l’Africa immobile dei baobab, mostra, di assicurare un anno di dei villaggi di paglia e fango, dei scuola ai bambini della “Ècole tramonti preistorici. È l’Africa Martenelle Publique Josè Jean- che si muove, dignitosa, nelnés”, nel comune di Mbour, Se- l’Africa che non si è mai mossa. negal. Parte da Dakar nella luce acceLe fotografie ritraggono il Se- cante del primo pomeriggio, pun6 dicembre, alle 22.00 Aida Samb in concerto

tando il sole dritto negli occhi. A mano a mano che procede la sua corsa si lascia alle spalle la più occidentale delle città africane per inoltrarsi nel cuore del continente. Quando ancora dai finestrini si possono vedere vecchi motorini ronzare attorno ai binari, ci si accorge di come la temperatura non sia più mitigata dal mare, di come gli odori siano cambiati gradualmente e, a poco a poco, ci si ritrova immersi, a 30 Km all’ora, in qualcosa di silenzioso, eterno, uterino. All’interno invece il treno si trasforma in un microcosmo caotico, rumoroso, estremamente eterogeneo, simbolo della capacità di aggregazione e delle contraddizioni tipiche del continente africano. Tutti, quelli che hanno un posto prenotato in prima classe, quelli che si sono guadagnati con destrezza un sediolino di pelle logora in seconda, quelli che sono rimasti seduti a terra, quelli che viaggiano senza biglietto sul tetto dei vagoni, tutti, vanno a formare un unico organismo perfettamente integrato e in splendido contrasto con l’immobilità del contesto esterno. Un turbine di ruote, mani, corani stampati, cibi di ogni genere, orecchini, bagagli, mappe, sguardi, parole pronunciate negli idiomi più disparati. Si mangia, si prega, ci si difende dal caldo e dagli insetti e, soprattutto, si racconta. Attraversando le pianure, rasentando i termitai, il deserto, in giro per i vagoni o distesi sull’erba all’ombra di un grosso albero in attesa che il treno riparta, è impossibile non inciampare in una storia, una cantilena, un aneddoto... Un viaggio alla riscoperta del significato della parola “tempo”, quello più antico. Il tempo dei giorni, caldi e insopportabilmente luminosi, e delle notti, buie come un occidentale non sa immaginare. Un tempo dilatato, che comincia a essere tale già in stazione, nell’attesa rassegnata della partenza, e poi si espande, nelle pianure attraversate a passo d’uomo, nelle soste interminabili in mezzo al nulla, di notte, dove a nessuno viene in mente di domandarsi a che ora il treno ripartirà. Forse, domani, l’African Express arriverà a Bamako”. *** Referente italiano del progetto è l’attore Simone Franco.


spagine

Lecce, 1 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 06

pagina n°10

Copertina Oggi si celebra la Giornata Mondiale di Lotta contro l’Aids, a Lecce con la Lila, alle 16.00, in Piazza Sant’Oronzo

Insieme

per un grande fiocco rosso Il Nastro Rosso è il simbolo mondiale della solidarietà agli HIV positivi e ai malati di Aids

I

l 1° dicembre si celebra la Giornata Mondiale di Lotta contro l'Aids, un giorno nato per esprimere solidarietà e vicinanza alle persone sieropositive, spesso oggetto di pregiudizi e discriminazioni, e veicolare messaggi di prevenzione. In questo giorno la Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS sarà in prima fila in molte piazze italiane a testimoniare l’impegno e l'urgenza per continuare a lottare contro l’AIDS e “Arrivare a Zero” (Obiettivo posto da UNAIDS -l'agenzia ONU che si occupa di Aids- per il 2015): zero nuove infezioni, zero discriminazioni, zero morti Aids correlate. In Italia ci sono oltre 94mila di persone che vivono con l'Hiv e ne hanno ricevuto diagnosi (dati ISS). “A queste - sottolinea Viviana Bello, presidente della LILA di Lecce - vanno aggiunte quelle che hanno il virus ma non lo sanno, per un totale stimato di 100/150mila persone sieropositive. La stima delle persone inconsapevoli in Italia va dal 13 al 40%. Un dato in linea con altri paesi, anche se in Italia la percentuale è tra le più alte in Europa

Il rotolo di stoffa rossa che sarà impegato dalla Lila di Lecce per il flash mob di oggi pomeriggio

occidentale. Da qui il continuo impegno dei volontari di LILA LECCE per riportare l'attenzione verso un tema che sembra essere dimenticato e ricordare di non abbassare la guardia. Anche da qui l'idea di scendere in piazza e prendere una posizione proprio nel giorno della Giornata Mondiale di Lotta contro l'Aids.” Anche qui a Lecce la LILA sarà in prima fila per testimoniare l’im-

pegno e l'urgenza di continuare a lottare contro l’AIDS per “Arrivare a Zero”. L'appuntamento è alle 16.00 in p.zza S. Oronzo vestiti di nero per dare vita a un mega Flash Mob “Fiocco Umano”. Un'installazione che prevede la partecipazione di studenti, volontari del terzo settore e passanti che insieme si uniranno simbolicamente per disegnare e sostenere un drappo lungo 30 metri che formerà il

“Fiocco Rosso”, simbolo della solidarietà alle persone sieropositive e ai malati di Aids. L'installazione prevede anche incursioni teatrali degli attori della Compagnia Ammirata, diretta da Ippolito Chiarello. Ma il flash mob sarà anche un'occasione per porre all'attenzione questo tema di cui poco si parla, lanciare messaggi di pubblica utilità e distribuire materiale condom, femidom e card. * * * “Il Nastro Rosso è il simbolo mondiale della solidarietà agli HIV positivi e ai malati di Aids, e unisce le persone nella comune lotta contro questa malattia. Rosso, come l'amore, per essere simbolo di passione e tolleranza verso chi è colpito. Rosso, come il sangue, per rappresentare il dolore causato dalla morte di tante persone per l'Aids. Rosso, come la rabbia, per il come siamo indifesi nell'affrontare una malattia per la quale non c'è ancora possibilità di cura. Rosso, come segno d'avvertimento da non ignorare per essere uno dei più grandi problemi del nostro tempo”. Red Ribbon Foundation


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.