C come magazine n. 31

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ABRUZZESE IN UN FREEPRESS

ANNO 6 - NUMERO 31 - MAGGIO / AGOSTO 2014

LA CULTURA ENOGASTRONOMICA

c come

Inserto

Speciale Estate

Donne

Speciale estate 2014

Arrosticini, pesce povero, grano solina

Ăˆ davvero una questione di genere?



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SUPPLEMENTO AL NUMERO C COME MAGAZINE N. 31

Inserto speciale estate 2014

Com il patrocinio di:



c come buon abruzzo!

Tu, viandante avventuroso che leggi questo inserto in spiaggia, e tu, nativo che lo stai sfogliando al bar sul lungomare, benvenuti nel mondo di C come magazine. La nostra rivista nasce in provincia di Pescara e se ne va in giro per l’Abruzzo dal 2008 a raccontare la cultura enogastronomica della nostra regione, ai nostri corregionali, in 84 pagine, ogni due mesi, in distribuzione gratuita. Questo che hai in mano è un piccolo inserto con cui abbiamo voluto salutare l’estate, indicando alcune manifestazioni che vale la pena visitare a seconda delle diverse aspettative, e ringraziando le realtà locali che ci supportano nel progetto Speciale Estate 2014. Entro Ferragosto potrai trovare in distribuzione o scaricare da internet il numero 31 di C come magazine, e dirci se ti piace venendoci a trovare sulla nostra pagina Facebook o su ccomemagazine.it. Buon Abruzzo, buona lettura! C come inserto speciale Estate 2014 Supplemento al numero 31 di C come magazine Free press di cultura enogastronomica abruzzese >> Editore Modiv s.n.c. Sede legale: Viale Matrino 36, 65013 Marina di Città Sant’Angelo (Pe) - Tel/fax 085.959746 - cell. 388.7960830 www.modiv.it - info@modiv.it. C come magazine è un freepress di cultura enogastronomica abruzzese a distribuzione gratuita. Registrazione presso il Tribunale di Pescara n° 7/08 del 31/03/2008. >> Direttore Responsabile Cristina Mosca (non fumatrice) redazione@ccomemagazine.it >> Direttore editoriale Daniele Di Vittorio (ex fumatore) marketing@ccomemagazine.it >> Direttore commerciale Gabriele Di Giovannantonio (ex fumatore) gabriele@ccomemagazine.it

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Agriturismo Le Macine Contrada Cerrano, 64028 Silvi (Te) 085 935 4033 - 320 2504905 www.agriturismolemacine.it


REDAZIONALE_ FOTO E TESTO: AGRITURISMO LE MACINE

Così vicino e magico Sulle dolci colline di Silvi, sospeso tra cielo e mare e circondato da una colorata e profumata macchia mediterranea, si apre ai nostri occhi un piccolo angolo di paradiso: l’agriturismo Le macine. I due borghi che costituiscono questa inusuale realtà incastonata tra oliveti, noceti, frutteti e pinetine, ai quali si arriva attraversando un suggestivo viale di cipressi, definiscono un paesaggio rurale di armonica e serena bellezza. È stata mamma Fernanda a cominciare l’opera lungimirante e coraggiosa di recupero degli antichi casolari che già dal 1997 si aprono ad una discreta e familiare ospitalità portata avanti dai suoi figli Andrea e Gaia con tanto amore e dedizione. Gli ospiti, italiani e stranieri, vengono accolti in confortevoli appartamenti e in camere di diverse

tipologie, coccolati dai sapori di un orto-giardino e dai saperi di una buona e genuina cucina di casa. In un gioco di vialetti, scalette, pergole e fontane prende forma la piazzetta “Le Macine”, dove nelle fresche e stellate serate estive ci si ritrova davanti al crepitare del forno a legna in allegra compagnia dopo una rilassante giornata trascorsa nelle bella piscina affacciata sul mare o nelle vasche idromassaggio con acqua piacevolmente calda. Per coloro che volessero conoscere ed amare la magia di questo piccolo borgo di campagna per celebrare lieti eventi o anche solo in compagnia di amici, due belle sale intimamente arredate con i vecchi e cari attrezzi dei campi, con coppi e mattoni li accolgono dalla primavera all’autunno.


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La prima Bottega Italiana food di Pescara! Solo prodotti italiani selezionati all’origine, sia del territorio locale sia nazionale, provenienti direttamente dal circuito delle aziende agricole accreditate alla rete di Campagna Amica. La Bottega Italiana di Pescara valorizza e promuove i prodotti della filiera Agricola tutta Italiana garantendo: Origine, Sicurezza, Tracciabilità , Sostenibilità Ambientale.

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c come eventi

FOTO E TESTO: LA REDAZIONE

L’imbarazzo della scelta

Chiudete la valigia, si parte! Destinazione: dietro casa. Sì, la valigia chiusa la potete anche lasciare dentro l’armadio, la vacanza quest’anno la facciamo restando in regione, anche andando e tornando in giornata, volendo, perché abbiamo l’imbarazzo della scelta: collina, campagna, spiaggia (e come la volete? sabbiosa o pietrosa?), montagna (volete arrampicarvi, passeggiare? Correre, fare un pic-nic?), a cavallo, a piedi, in bici, in motocross. La scommessa più facile da vincere, per un abruzzese, è diventare turista dei suoi stessi paesaggi: solo così potrà farsi ambasciatore e accompagnare i visitatori, quelli veri, nell’innamoramento verso i luoghi che abita (e che per questo gli sono cari, e che per questo deve proteggere).

Di sagre, rievocazioni storiche e feste culinarie ce ne sono a bizzeffe: scaricando APP gratuite e aggiornate come “Borghi e sagre” o “Abruzzo Events” si ha sempre contezza di quello che il territorio offre, in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni gusto. Nel frattempo, però, noi vi segnaliamo qualche manifestazione di cui siamo a conoscenza, un po’ per stima degli organizzatori, un po’ per testimonianza diretta. Ad esempio, dal 31 luglio al 3 agosto nel centro storico di Città Sant’Angelo si svolge anche quest’anno “Eat parade” (www.facebook.com/eatparade. csa): musica, street food, mostre d’arte e fotografiche nella splendida cornice di uno dei Borghi più belli d’Italia. Per gli amanti della birra, dall’1 al 4 agosto a Villamagna



si svolgerà “Birramagna”, un evento di musica e degustazioni di birra e prodotti tipici organizzato dallo “Storico 88” Wine pub & Food e l’azienda “Fieni’s”, mentre il Polo della Birra di Spoltore, con a capo l’amministrazione comunale propongono l’anteprima dello “Spoltore Beer Festival” dal 16 al 18 agosto, dalle 19,30, nel centro storico del paese pescarese, in concomitanza con il 32esimo Spoltore Ensemble: in attesa della prima vera edizione del Festival, che si terrà nel 2015, quest’anno si riuniscono gli stand dei birrifici artigianali aderenti al Polo della Birra per proporre un percorso-laboratorio degustativo (su prenotazione) per far conoscere il mondo della birra e le sue tecniche di produzione; sono previsti anche un cooking show e un momento di spettacolo. Un’altra occasione per stare in compagnia, mangiare tipicità locali e bere birre artigianali abruzzesi è dal 15 al 17 agosto, per il “Beer Fest” (http://pizzoferratoturismo.altervista.org) di Pizzoferrato, paesino montano in provincia di Chieti. Tornando nel Pescarese, come ogni anno Elice si trasforma in un borgo medioevale durante la sagra dedicata alla pasta alla mugnaia: da mercoledì 6 a mercoledì 13 agosto più di 400 figuranti in costume d’epoca danno vita a “La Notte nell’Ilex” (www.lanottenellilex.com). In questa rievocazione d’ambiente, tutto il centro storico viene animato da cerusici, streghe, mendicanti e artigiani medievali, con spettacoli di falconieri e di tiro con l’arco. Lunedì 5 agosto sarà il giorno clou della Fiera degli Ovini (www.percorsidabruzzo.it) organizzata dalla Camera di Commercio de L’Aquila e giunta quest’anno alla 54esima edizione. La manifestazione si svolge tra Castel del Monte e Fonte Macina di Campo Imperatore tra il 2 e il 5 agosto e ve la segnaliamo perché è caratterizzata da concorsi di formaggi e dalla presenza di centinaia di greggi sin dalla mattina presto. Questi giorni dedicati alla transumanza e alla storia della nostra regione sono un must da seguire. La settima edizione della manifestazione enogastronomica “Pecorino&Pecorini” (www.pecorinoepecorini.com) torna a festeggiare il vino Pecorino e il formaggio pecorino locale nel centro storico di Farindola (Pe) dall’8 al 10 agosto 2014. L’evento si sviluppa dopo l’orario di cena perché propone percorsi di degustazioni, arte e musica.

Da diversi anni, con passione e dedizione, selezioniamo prodotti di elevata qualità valorizzando anche il loro aspetto con raffinate confezioni. Saremo lieti di accogliervi nel nostro punto vendita e guidarvi nella scelta di un buon vino ma anche di tanti curiosi e gustosi prodotti tipici.

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Nello stesso peridodo ci sono altri due eventi degni di nota: nel centro storico di Crecchio (Ch) si rinnova “L’arrosticino d’oro” dove ogni sera dalle 20 si potranno degustare gli arrosticini in competizione e non solo, mentre al Porto Turistico Marina di Pescara va in scena la settima edizione di “Degusta”, la rassegna dei prodotti agroalimentari che sarà l’occasione per conoscere, degustare e acquistare i prodotti tipici della tradizione agroalimentare abruzzese. Una manifestazione itinerante, che avrà come location le Cantine che aderiscono, si svolgerà domenica 10 agosto: “Calici di Stelle” (www.movimentoturismovino.it), organizzato dal Movimento Turismo del Vino e dall’associazione dei comuni vitivinicoli d’Italia “Città del Vino” funziona come Cantine aperte: tra le aziende che hanno aderito ci sono Buccicatino Vini, Cantina Ciavolich, Colle Del Sole, Fattoria Licia, La Vinarte, Podere Della Torre, Società agricola Chiarieri, Faraone, Monti, Stefania Pepe. Nel Teramano segnaliamo “Atri a tavola” (www.facebook.com/AtriaTavola), che si svolge in due tranche: la prima si è svolta a metà di luglio, la seconda ha luogo martedì 12 e mercoledì 13 agosto e propone momenti di approfondimento, parallelamente a esposizioni di artigianato locale e banchi di assaggio di prodotti tipici (salumi, formaggi, vino, olio, dolci, confetture, miele, zafferano, tartufi, confetti, erbe officinali, liquori e la famosissima liquirizia di Atri). Giovedì 21 agosto, invece, al Città Sant’Angelo Village si conclude l’appuntamento settimanale dello Street Food Festival (www.cittasantangelovillage.com). Stavolta di cibo di strada si occupa Alessandro De Antoniis, titolare del ristorante “Cipria di Mare” (Teramo), Peppino Tinari, titolare del ristorante “Villa Maiella” di Guardiagrele (Chieti) e il maestro pasticcere Federico Anzelotti, di Miglianico, presidente Conpait. Per gli amanti dello zafferano, il 23 e 24 agosto si celebra a Navelli il suo prodotto più famoso, con la Sagra dei ceci e dello zafferano organizzata dalla Pro Loco: due giorni di ristorazione con le due specialità per eccellenza dell’altopiano, e il profumo del timo selvatico.


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REDAZIONALE

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Cambia il posto ma noi no.

“Sapò” entra nel quarto anno di attività cambiando casa: il ristorante di pesce fondato il 15 novembre 2010 dal pescarese Sandro Pomante e sua figlia Ilaria è passato in riva al mare, sempre a Montesilvano. Ogni domenica d’estate la proposta ruota intorno a tre menu, formule interessanti anche per chi passa la giornata in spiaggia: Stella Marina (a 25 €), Cavalluccio marino (28 €) e La perla di Sapò (35 €). Cavalli di battaglia sono sempre le crudità, forti del pesce fresco acquistato la mattina presto al mercato e cucinato in base alle semplici ricette marinare, a volte reinterpretate secondo il gusto dei padroni di casa. In carta si trovano ancora i grandi classici del ristorante, come il “barattolo di Sapò” (versione

inaspettata dello “sguazzetto” di frutti di mare), o la chitarrina con scampi, sogliola e Pachino, e naturalmente i dolci creativi di Ilaria, che si occupa anche della sala e della scelta dei vini. L’ingrediente principale, tipico della cucina marinara, è quel “fuffellone” che sull’insegna cade sulla “o” come un accento: il peperone dolce è usato nei piatti di pesce povero, infatti ogni estate caratterizza i balconi delle case dei marinai, lasciato fuori a seccare. La famiglia Pomante appartiene al mare da almeno tre generazioni: i suoi componenti lo hanno solcato sul peschereccio il “Cotalongo”, battezzato così per il soprannome guadagnato dal nonno Antonio.



REDAZIONALE

c come vi consigliamo

Vino, musica e arte al castello.

Il Castello di Semivicoli è un emozionante castello baronale nel Comune di Casacanditella, custodito dal massiccio della Majella, la montagna sacra, dimora di monaci ed eremiti. Costruito tra il 1600 e il 1700, appartiene all’azienda Masciarelli ed è stato riportato allo splendore da un lungo restauro conservativo dietro volontà del vignaiolo Gianni Masciarelli. Oggi è diretto da Marina Cvetic Masciarelli, che ne porta avanti la vocazione naturale di “casa delle arti”, in particolare aperta alla musica jazz con eventi di primissimo piano. Ogni lunedì dell’estate 2014, in particolare, fino al 25 agosto, si svolge la quarta edizione festival “Castle’s Jazz – Aperitivi d’estate”, diretta da Joanna Miro: dodici appuntamenti tra i filari che iniziano alle 20,30, in cui quest’anno per la prima volta alla musica si affianca una sezione dedicata alle arti figurative, con performance live di pittura estemporanea, grazie alla collaborazione del professore Massimo Pasqualone. Il pubblico viene coinvolto in una serata

enogastronomica a tema, durante la quale vengono serviti i finger food di Franco Spadaccini (“La Grotta dei Raselli”, Guardiagrele) e, naturalmente, vini Masciarelli. Nei mesi di ottobre e novembre 2014, invece, il Castello di Semivicoli organizza dei week-end bio in collaborazione con l’azienda agricola Valori: oltre a gustare i vini Masciarelli e Valori sarà possibile rilassarsi e al tempo stesso scoprire altri prodotti agroalimentari abruzzesi. L’azienda Valori è costituita da circa 26 ettari di vigneto che si estendono sulle assolate colline di S. Omero e di Controguerra e che sono su una privilegiata posizione collinare, dai 160 ai 300 metri, a metà strada fra il massiccio del Gran Sasso e la mineralità del mare Adriatico. Il Castello di Semivicoli è una location ambita anche per cerimonie ed è visitabile tutti i lunedì dalle 9 alle 17.00. Si consiglia di impostare il navigatore con le coordinate GPS Coordinate GPS lat: 42, 27722 Long: 14, 21438.



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LA CULTURA ENOGASTRONOMICA

ABRUZZESE IN UN FREEPRESS

>> Editore Modiv s.n.c. Sede legale: Viale Matrino 36, 65013 Marina di Città Sant’Angelo (Pe) Tel/fax 085.959746 - cell. 388.7960830 www.modiv.it - info@modiv.it. C come magazine è un freepress di cultura enogastronomica abruzzese a distribuzione gratuita. Registrazione presso il Tribunale di Pescara n° 7/08 del 31/03/2008. >> Direttore responsabile Cristina Mosca (non fumatrice) redazione@ccomemagazine.it

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>> Direttore commerciale Gabriele Di Giovannantonio

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gabriele@ccomemagazine.it - +39 335.7926682

>> Impostazione grafica Mario Di Paolo www.spaziodipaolo.it / info@spaziodipaolo.it

>> Stampa AGP Arti Grafiche Picene - Maltignano (Ap) >> Ufficio fotografico Modiv >> Fotografie di: Mario Sabatini. Ringraziamo per la gentile concessione: Gabriele Di Giovannantonio, Tangram, EcoMood, Elia Santilli, Despan, gli istuti di istruzione superiore “Di Poppa-Rozzi”, “De Cecco” e Crocetti. Foto copertina: Mario Sabatini. >> Per il numero 31 di C come magazine hanno sbuffato, premuto, incitato, osannato, tifato, fatto la ola insieme a noi Roberto Ardizzi, Beatrice De Tullio, Monica Di Fabio, Luana Di Lorito, Maura Di Marco, Laura Di Pietro, Jolanda Ferrara, Luigi Giordano, Stefania Mezzina, Ludovica Persichitti, Marinica Rivolta, Angelo Tarquinio, Jenny Viant Gomez. Ringraziamo i cuochi Daniele D’Alberto, Nicola Fossaceca, Luca Mastromattei, Lorenzo Pace, Michele Ottalevi, Nicola Rapino, Domenica Vagnarelli e la signora Maria Teresa Silveri.

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>> Abbonamenti C come magazine è una rivista a distribuzione gratuita ma si può ricevere anche direttamente a casa in abbonamento postale al prezzo di 30 euro per un anno (6 numeri). Il pagamento può essere effettuato tramite bollettino postale al c/c 96585500 intestato a Modiv Snc e deve essere spedito a: Modiv s.n.c. Viale Matrino 36,65013 Città Sant’Angelo (Pe). Per informazioni info@ccomemagazine.it



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c comeMagazine Sommario

Inserto: Speciale estate 2014

c come rubriche

05 Editoriale / 07 Informazione / 08 Fotoreportage / 23 Analogie / 62 News

c come speciale estate

34 Recupero / 38 Pesce Povero / 44 Arrosticini / 48 Ricette

c come vi consigliamo 20 Psr / 60 In Opera

c come abruzzo

24 Donna / 54 Emergente / 56 Formazione / 59 Mediterranea

PAG 3 / SOMMARIO


PASSIONE

ITALIANA

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c come editoriale

DI CRISTINA MOSCA - DIRETTORE RESPONSABILE C COME MAGAZINE

L’estate è un modo di pensare

Questo numero di C come magazine è dedicato a chi la bella stagione la porta sempre negli occhi. A chi è abituato a pensare l’estate come una condizione mentale, fatta di Sì, Ce la faremo, C’è sempre tempo. Sarà sfogliato volentieri, ci auguriamo, da chi rinvigorisce la carbonella per gli arrosticini anche sfidando la neve di gennaio, o da chi predilige frequentare i ristoranti che collaborano con la piccola marineria, o, ancora, da chi ama riscoprire piccoli gioielli autoctoni, dalla frutta ai cereali, dai legumi alle carni. In armonia con il sole di ottobre, dimenticando un luglio che non c’è stato, il numero 31 di C come magazine vuole parlarvi di un’estate che sul calendario è già trascorsa, ma che di fatto sarà sempre rubata in qualche angolo di sole, da un gatto sonnacchioso, su una terrazza poco ventilata.

Arrosticini, pesce povero e grano solina sono al centro del nostro speciale dedicato all’estate, perché gran parte di questo 2014 è stato dedicato, in Abruzzo, a questi argomenti. Gli eventi che trovate nell’inserto li avete già letti in spiaggia, perché quest’anno abbiamo provveduto ad una sua distribuzione anticipata e separata, benedetta dal solleone; adesso li trovate, come ricordo, legati alla copia di C come magazine che avete in mano. Quando ci sfoglierete, troverete la traccia di qualcosa che avete visto, di cui avete sentito parlare, a cui sareste voluti andare. Vi potrà essere di spunto, ci auguriamo, per programmare il prossimo anno, o per decidere come calibrare questo inverno. Che, al contrario dell’estate che portiamo dentro, ci piacerà lasciare fuori.

«Arrosticini, pesce povero e grano solina sono al centro del nostro speciale dedicato all’estate, perché gran parte di questo 2014 è stato dedicato, in Abruzzo, a questi argomenti» PAG 5 / C COME EDITORIALE


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c come informazione

DI ROBERTO ARDIZZI, CONSULENTE SGQ / WWW.ROBERTOARDIZZI.IT

Teniamoci in contatto

Quanti e quali metodiche vanno conosciute e (ben) gestite per mantenere rapporti validi con la propria clientela? Questo aspetto non è mai abbastanza sviluppato nelle attività che prevedono contatti diretti e costanti con un pubblico interessato a servizi ricettivi e ristorativi. Durante i corsi che organizzo ho modo di constatare che, ad esempio, non è ancora chiara la differenza tra informazione, comunicazione e relazione; anzi, spesso, si tende a considerare quasi sinonimi questi tre termini. Invece, l’informazione è un trasferimento di una nozione o competenza da una fonte ad un’altra (processo unidirezionale); la comunicazione un processo in cui si “mette in comune” una fonte emittente ad una ricevente, si trasferisce un messaggio utilizzando una serie di codici attraverso una serie di canali (processo bidirezionale); e la relazione un rapporto che collega due o più persone, cose, fatti, concetti. L’informazione è solo una parte della comunicazione, che è un processo molto più ampio e variegato che considera, per esempio, l’aspetto verbale, paraverbale e non verbale; la relazione attiva, a sua volta, tutta una serie di comportamenti “sociali” che generano il rapporto tra più soggetti. Quanto siamo capaci nella gestione delle comunicazioni e delle relazioni, nel momento in cui ci riferiamo ad attività non personali bensì imprenditoriali? Il punto è molto

critico, soprattutto se ci si trova in settori merceologici specifici, in determinati mercati o addirittura in nicchie di mercati. Il settore ricettivo e quello ristorativo vivono di comunicazione e relazione efficaci: purtroppo, però, a volte la buona volontà non corrisponde alla necessaria competenza tecnico/operativa. Alcuni dei punti critici che si possono trovare nel mondo dei servizi sono messaggi poco chiari e convincenti, una selezione errata dei canali comunicativi, l’incongruenza tra il valore del proprio personal brand e l’informazione fornita, piattaforme social mal curate e spazi web non indicizzati… Il cliente è una risorsa con cui avviare una vera relazione efficace e duratura: non è sufficiente inviargli una mail ogni tanto, o il questionario di Customer Care, chiedergli una valutazione su Trip Advisor, o inserirlo nel proprio gruppo Facebook! Queste cose il cliente sa farle da solo (ammesso che abbia intenzione di farle….). Occorre imparare ad essere bravi comunicatori ma anche ad essere empatici nelle proprie relazioni: 1.000 amici sui social network, nella lista contatti o nel database non porteranno un solo cliente in più, se non si avrà la giusta “cura” di lui.

«Il settore ricettivo e quello ristorativo vivono di comunicazione e relazione efficaci: purtroppo, però, a volte la buona volontà non corrisponde alla necessaria competenza tecnico/operativa.» PAG 7 / C COME INFORMAZIONE


c come fotoreportage DI BEATRICE DE TULLIO / FOTO_MODIV

La nuova tasting room di Citra La trota sul palco Tra i rosati d’Italia.

La nuova tasting room di Citra

C’erano Dino Pepe, neo assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo, Camillo D’Alessandro, sottosegretario alla Presidenza della Regione Abruzzo e Giovanni Legnini, sottosegretario all’Economia, all’inaugurazione della tasting room Citra che si è svolta il 18 luglio: l’idea progettuale della nuova sala si è basata su un nuovo concetto di accoglienza in cui il vino, in qualità di protagonista indiscusso, racconta la storia e la tradizione del territorio in cui viene prodotto. Da qui il claim “L’accoglienza racconta il territorio”. Per realizzare lo showroom e il nuovo ingresso alla bottaia sono stati usati materiali tipici abruzzesi come la famose pietre “lisce” provenienti dalla cava di Giuliano Teatino, che vantano una tradizione centenaria nella conservazione del vino. Fiore all’occhiello la “biblioteca del vino”, una bellissima parete espositiva, realizzata sempre in acciaio corten, dove sono alloggiati tutti i vini dell’azienda e la balconata in vetro affacciata direttamente sulla bottaia, la più grande del Centro-Sud Italia, vero cuore pulsante dell’azienda. A giugno Citra Vini aveva già fatto incetta di premi: ben 15 etichette hanno ricevuto riconoscimenti da quattro celebri concorsi enologici come il Sélection Mondiales des Vins Canada, l’International Wine Challenge 2014, il Decanter World Wine Awards 2014 e Vitignoitalia 2014: grande protagonista il Caroso Montepulciano d’Abruzzo 2009, che ha ottenuto in Canada la Medaglia d’Oro.

PAG 8 / C COME FOTOREPORTAGE


La trota sul palco

Il Sim Fly Festival è stato inaugurato, come ogni anno, dallo show cooking “La trota sul palco” che si è svolto la sera di venerdì 20 giugno con la partecipazione dei cuochi di Castel di Sangro Roberto Marchei (“Le grill”), Nick Biasella (“La Fenice”) e Ivano Pallotta (“Il boscaiolo”) e la sponsorizzazione della troticoltura marchigiana “Eredi Rossi”, della Cantina Miglianico e del pastificio “Rustichella d’Abruzzo”. Hanno partecipato alla serata anche il presidente della Sim Osvaldo Galizia e il sindaco di Castel di Sangro Umberto Murolo.

Tra i rosati d’Italia

La Confraternita del grappolo (http://confraternitadelgrappolo.blogspot.it/) è tra le realtà divulgative e di confronto più attive del panorama abruzzese. Abbiamo partecipato alla degustazione di rosati d’Italia organizzata il 25 giugno e guidata da uno dei più grandi intenditori di rosati Massimo Di Cintio. Vini dall’Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per il Veneto, la Toscana e, ovviamente, l’Abruzzo e la Puglia. Storie, piccole sorprese e vinificazioni particolari, dove è stato sfatato il falso mito che i rosati non possono essere longevi. Massimo Di Cintio ha guidato la degustazione descrivendo i nuovi trend del mercato, che oggi si aspetta rosati più dolci e rotondi e appunto più longevi. Naturalmente, non è facile creare un rosato con tutte queste caratteristiche.

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c come fotoreportage DI BEATRICE DE TULLIO / FOTO_MODIV

Nuovo casale per Marramiero Cena a 12 mani A Eataly un corner per L’Aquila

Nuovo casale per Marramiero.

Il 27 giugno è stato inaugurato dall’azienda Marramiero il nuovo casale situato nel cuore dei suoi vigneti di Rosciano, ai piedi della “bella addormentata”. Il casale è stato ristrutturato per offrire una nuova esperienza ai clienti e ai buyers stranieri che potranno dormire, al centro del vigneto, in una location che non ha nulla da invidiare agli chalet francesi. Durante l’inaugurazione, Enrico Marramiero e i suoi collaboratori hanno guidato una degustazione verticale di diverse annate di “Dante Marramiero” Montepulciano Riserva. Dulcis in fundo, è stato presentato ufficialmente il nuovo prodotto dell’azienda: il vino cotto “Livia”, un prodotto che rispecchia in pieno le strategie aziendali, fra tradizione e innovazione.

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Cena a 12 mani

Hanno colto l’occasione per lavorare tutti insieme ad una cena a ben 12 mani, gli chef abruzzesi che hanno concluso la serata dedicata a “Chef emergente” che si è svolta il 19 giugno al Café Les Paillotes di Pescara. Valerio Centofanti (L’Angolo d’Abruzzo, Carsoli), Nicola Fossaceca (Al Metrò, San Salvo), il resident chef Matteo Iannaccone (Cafè Les Paillottes, Pescara), Nadia Moscardi (Elodia, Camarda di L’Aquila), Mattia Spadone (La Bandiera, Civitella Casanova) e Arcangelo Tinari (Ristorante Villa Maiella, Guardiagrele) hanno dato prova di condivisione e confronto, aiutandosi a vicenda e dando vita ad una serata scoppiettante: ogni piatto è stato rappresentativo delle loro identità.

A Eataly un corner per L’Aquila

Lo ha promesso e lo ha fatto. Dopo essere stato a Pescara il primo luglio, ospite nel padiglione del porto turistico nel convegno “Ben Fatto, non contraffatto” organizzato da Carsa con la collaborazione di Abruzzo Impresa, Oscar Farinetti ha annunciato l’apertura di un corner di prodotti agroalimentari abruzzesi negli Eataly d’Italia, la cui metà dell’incasso andrà alla città de L’Aquila. Per gli store di Farinetti sono stati scelti, tra l’altro, l’aglio rosso di Sulmona, i sott’oli e i patè dell’azienda D’Alessandro, la pasta artigianale di Masciarelli, il vino della cantina Margiotta e le tradizionali pizzelle di “Dolci e Sapori d’Abruzzo” che fanno parte della rete di “Valle Peligna - Italia Autentica”, il progetto di volontariato economico promosso dagli imprenditori Mauro Cianti, Maximo Ibarra, Silvio Lancione e Roberto Marinucci con l’intento di aiutare le aziende agroalimentari della Valle Peligna. Nel convegno sono intervenuti anche il presidente della CCIAA di Pescara Daniele Becci, l’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini, il segretario Slow Food Abruzzo e Molise e gli imprenditori Danilo Di Florio e Niko Romito, chef tristellato del ristorante Reale a Castel di Sangro.

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c come fotoreportage DI BEATRICE DE TULLIO / FOTO_MODIV

La torre vinaria di Cantina Frentana Champagne e spumante

La torre vinaria di Cantina Frentana

Venticinque metri di altezza per venti di diametro, un tavolo di cristallo sospeso da cui poter osservare il lavoro che si svolge negli anelli sottostanti della torre e una grande sala all’ultimo piano dove gustare un bicchiere di vino sarà un’esperienza unica. Dopo un’attenta ed accurata ristrutturazione, la torre vinaria della Cantina Frentana di Rocca San Giovanni (CH) è pronta per continuare a scrivere pagine del futuro di una cantina vitivinicola ormai alle soglie dei 60 anni. Il nuovo look è stato presentato al pubblico il 14 luglio, e il 10 settembre ha fatto già da scenario per la presentazione di un progetto: quello della “Paleovite d’Abruzzo”, avviato dalla Cantina e dal suo presidente Carlo Romanelli insieme al naturalista Aurelio Manzi. Il progetto avviato prevede lo studio, la salvaguardia e il ripopolamento della vite selvatica “Vitis Sylvestris” rinvenuta nella Riserva naturale della Lecceta di Torino di Sangro. Questo esemplare sembra, attualmente, l’unico sopravvissuto in Abruzzo, perciò la Cantina Frentana, la Riserva, il Parco nazionale della Majella e la Riserva Regionale Bosco di Don Venanzio stanno lavorando per il suo recupero, anche come occasione di sviluppo territoriale. PAG 12 / C COME FOTOREPORTAGE


Confronto tra champagne e spumante abruzzese

Il 2 luglio nella tenuta Marchesi de’ Cordano a Loreto Aprutino sono stati messi a confronto lo spumante abruzzese e lo champagne francese. La degustazione è stata organizzata dal Centro Tecnico Enologico di Pescara in collaborazione con l’Isvea di Poggibonsi ed è stata guidata dall’esperto giornalista Alessandro Bocchetti, firma del Gambero Rosso. Per la Francia, l’enologo francese Christophe Gerland ha scelto tre champagne di Janisson & Fils, bianchi e rosè, in arrivo da Verzenay, nel cuore della regione Champagne; l’Abruzzo è stato rappresentato dai tre spumanti scelti dal’enologo Vittorio Festa “Doc “36”, (uve cococciola, passerina e pecorino) della cantina cooperativa Eredi Legonziano di Lanciano, tra l’altro vincitrice, a giugno, del Gran Premio ai migliori 5 vini nel premio Gino Friedmann per la Cooperazione; il brut “Santagiusta” (pinot nero e chardonnay coltivati dall’azienda Vigna di More a Goriano Valli), spumantizzato da Marchesi de’ Cordano; e, alla sua prima uscita pubblica, l’“Autentico” (chardonnay e pecorino biologici), della Cantina vastese Jasci e Marchesani. «La scommessa sulle bollicine italiane è quella di difendere la tipicità a partire dalle uve autoctone – ha precisato Alessandro Bocchetti – e insistere sulla fermentazione dei vini spontanei, sui marcatori di territorio, sull’irruenza e la freschezza dei vitigni autoctoni d’Abruzzo che per la grande acidità rendono gli spumanti anche molto gastronomici e che per le erbe e il fiorito che regalano al palato ci fanno ricordare sempre dove siamo». Nella platea anche un’altra firma abruzzese del settore, il giornalista enogastronomico dell’Espresso Antonio Paolini, giornalista, scrittore e anche Cavaliere dello champagne”. (Foto: Modiv/Tangram)

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Abruzzo di sera 2014 A tutta birra

Abruzzo di sera 2014

Sono stati anche quest’anno circa mille i visitatori che hanno scelto di passare una serata con i vini e alcuni prodotti agroalimentari abruzzesi a Milano. La sera del 27 settembre a Milano il Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, con la collaborazione del Movimento Turismo del Vino d’Abruzzo e l’organizzazione a cura di Sinergia Advertising, ha proposto per il terzo anno consecutivo la tasting night “Abruzzo di sera”: un’occasione di dialogo sia con i consumatori sia con gli operatori del settore, che quest’anno ha avuto luogo nel prestigioso Museo dei Navigli. È stata una serata di piacevole ritrovo tanto per i Lombardi, incuriositi dalla varietà della proposta vitivinicola, quanto per i lavoratori e gli studenti fuori sede, provenienti da tutta Italia. Ospite della notte di degustazioni abruzzesi è stato anche il calciatore campione del mondo 1982 Fulvio Collovati, che ha raccolto interviste e opinioni dei presenti per Telelombardia. (Foto: Gabriele Di Giovannantonio)

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A tutta birra

Prende forza e mercato la birra artigianale che nasce in Abruzzo. A luglio sono stati oltre duemila i visitatori del primo Abruzzo Beer Festival promosso dal Centro Regionale Commercio Interno delle Camere di Commercio d’Abruzzo insieme alla Camera di Commercio di Chieti. All’interno del Centro Espositivo della Cciaa di Chieti è stata presentata anche l’edizione 2015 della Guida Slow Food, redatta da Eugenio Signoroni. Giovanni Angelucci, responsabile della Guida per Abruzzo e Molise ha annunciato l’assegnazione della chiocciola al birrificio Almond ‘22: il massimo riconoscimento della guida, che ha recensito 14 birrifici abruzzesi, è stato conferito per l’attenzione all’impatto ambientale, per la provenienza delle materie prime, per la filiera e l’elevata gamma dei prodotti. Ai birrifici “Opperbacco” di Notaresco e “Maiella” di Casoli è stata assegnata una “bottiglia”, simbolo che premia la costanza e l’ottima qualità in tutta la produzione, assaggiata preferibilmente in bottiglia, In provincia di Pescara circa 8 mila visitatori hanno affollato il centro storico di Spoltore, nell’ultimo week-end di settembre, in occasione dell’anteprima di “Spelt - Spoltore Beer Festival”: una rassegna annunciata e voluta dall’amministrazione comunale per l’estate 2015 come punto di forza del progetto ”Spoltore, Polo della Birra Artigianale” e realizzata con il contributo della Camera di Commercio di Pescara e il patrocinio della Regione Abruzzo, in collaborazione con l’Associazione “BirrAbruzzo” e la Società Operaia di Mutuo Soccorso. Ad arricchire la manifestazione una serie di iniziative culturali, come l’esibizione dell’orchestra sinfonica del Liceo Artistico, musicale e coreutico Misticoni, i concerti di musica dal vivo e i progetti presentati dai ragazzi dell’Istituto Agrario e del Volta, oltre alle degustazioni a cura dei titolari dei tre birrifici spoltoresi: Jurji Ferri (Almond ’22), Marco Leardi (Leardi) e Arrigo De Simone (Desmond), e ai laboratori di cucina. (Foto: Modiv/Ecomood)

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Anteprima Sciarrmant Gran Galà in Fortezza Notte Dop Tullum

Anteprima Sciarrmant

Non solo un simpatico gioco di parole tra il nome dell’azienda e l’aggettivo “charmant” (affascinante): lo “SciarrMant” è stato presentato il 9 giugno di fronte a più di 80 ristoratori, operatori del settore, autorità e stampa come primo spumante Brut con uvaggio Trebbiano. Insieme a lui è stato fatto degustare un altro spumante, lo SciarrOsè, uno dei primi spumanti rosè ottenuto da uve Montepulciano d’Abruzzo, ed è stata offerta una verticale di SciarrM Montepulciano delle annate 2007, 2008 e 2010. Giovanni e Mario D’Alesio, i due cugini titolari della Società agricola D’Alesio, con sede a Città Sant’Angelo, a pochissimi anni dall’insediamento in agricoltura hanno già collezionato diversi traguardi, tra i quali basta ricordare la finale nazionale 2013 dell’Oscar Green, il concorso per l’innovazione in agricoltura promosso da Coldiretti Giovani Impresa.

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Gran Galà in Fortezza

Oltre 150 persone hanno sfidato fresco e meteo avverso pur di assistere, ad agosto, alle due serate del “Gran Galà show cooking in fortezza”. I due show cooking sono stati condotti dal giornalista enogastronomico Antonio Paolini e hanno richiamato soprattutto turisti italiani e stranieri nella III Piazza d’Armi della fortezza di Civitella del Tronto, dando così la possibilità ad Enzo Barnabei (“Osteria degli ulivi”, Montorio al Vomano, Te) e a Sabatino Lattanzi (“Ristorante Zunica 1880”, Civitella del Tronto, Te) di raccontare la loro creatività e il loro stile attraverso lo stupore portato dai prodotti del territorio. Per la due giorni, organizzata dal Gal Leader Teramano in collaborazione con la Fondazione Fortezza Abruzzo e la pro loco di Civitella, sono stati coinvolti il Consorzio “Costa dei Parchi” e le strutture ricettive civitellesi. Hanno portato il saluto istituzionale il neo assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe, il presidente del Gal Carlo Matone e gli amministratori del Comune di Civitella.

Notte Dop Tullum

Si è svolta venerdì 18 luglio a Tollo (CH) la Notte Dop Tullum, dedicata alla promozione della prima Dop territoriale d’Abruzzo. L’evento è stato promosso dal Consorzio di Tutela della Dop Tullum. Tra gli eventi vi raccontiamo il convegno coordinato dal direttore del Centro Mauro Tedeschini “Dop di qualità e alta ristorazione, le eccellenze e il valore della qualità in Abruzzo”. Sono intervenuti Alessandro Bocchetti (Il Gambero Rosso), Raffaele Cavallo (Slow Food Abruzzo), William Zonfa (chef stellato Michelin) e Giancarlo di Ruscio (presidente Consorzio di Tutela della Dop Tullum). Dal convegno è emersa la necessità di preservare il valore del vino: quello venduto a 1 euro al litro non dovrebbe venire prodotto in zone fortemente vocate come lo è l’Abruzzo, perché condiziona la comunicazione che viene dedicata, ad esempio, ad un vitigno come il Montepulciano. Inoltre Alessandro Bocchetti ha precisato che la strategia di comunicazione degli ultimi anni del “consumare meno ma consumare meglio” ha comportato la fine del consumo quotidiano del vino, che prima era la bevanda principale del pranzo e della cena. Raffaele Cavallo ha posto l’accento sull’importanza di saper raccontare il proprio territorio, cosa in cui i Francesi sono maestri. Dopo il convegno, alle ore 19, c’è stato uno show cooking con lo chef stellato William Zonfa.

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Atri a tavola 2014

Atri a tavola 40 anni Elodia

Abbiamo partecipato all’appuntamento agostano della 12esima edizione di “Atri a tavola”, condotta dalla bravissima Maria Rita Piersanti. Confermata la solida partecipazione dei consueti stand artigiani e agroalimentari, la punta di diamante di quest’estate è stato il cooking show di Niko Romito, che è stato ad ingresso gratuito, ma su prenotazione, nel teatro comunale, e fruibile anche in piazza Duomo grazie alla proiezione in diretta su maxischermo. Affiancato dal critico enogastronomico Antonio Paolini, Niko Romito ha svelato alcuni modi interessanti di utilizzare la polvere di liquirizia in cucina (sarebbe stato interessante trovarla anche in vendita, negli stand, e non solo sottoforma del pregiato liquore). Siamo stati ospiti della presentazione del libro curato da Gino Primavera e Lucio Biancatleli “La cucina della Majella”, pubblicato nella collana Orme di Lit edizioni: un libro da consultazione dedicato a storie e ricette del territorio della Majella, e arricchito da firme come Fulco Pratesi, Francesco Sabatini, Giovanni D’Alessandro e Francesco Stoppa.

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40 anni di Elodia

C’erano praticamente tutte le persone più care e più vicine alla famiglia Moscardi a festeggiare il 40esimo anno di attività di “Elodia nel parco”. È stata organizzata una vera e propria festa di compleanno lo scorso 8 settembre nel Relais di Camarda (L’Aquila). Nella cucina di Nadia e Vilma si sono spalleggiati Niko Romito (ristorante “Reale” di Castel di Sangro), Sandro Serva (“La trota” di Rivodutri), Roy Caceres (Ristorante “Metamorfosi” di Roma), Iside De Cesare (Ristorante “La parolina” di Trevimano Acquapendente), Nicola Fossaceca (“Al metrò” di San Salvo) e Salvo Leanza, che si è occupato della torta. A festeggiare la famiglia di Antonello, Nadia e Vilma Moscardi, e naturalmente della signora Elodia, “Cuoca eccellente” 2013 per l’Unione Cuochi Abruzzesi, sono intervenuti anche i giornalisti Alessandro Bocchetti (Gambero Rosso), Roberto De Viti (L’Espresso) e Luigi Cremona.

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Comunicazione Istituzionale


Comunicazione Istituzionale

L’agricoltura abruzzese si appresta a vivere una nuova stagione con il Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 grazie al quale sarà possibile mettere a disposizione del mondo rurale fondi per 432 milioni di euro. Si creeranno nuove ed importanti opportunità per rispondere alle esigenze di occupazione, per operare sulla riduzione delle condizioni di povertà e per fornire servizi ambientali e sociali. L’operatività del nuovo PSR, tra presentazione, approvazione e predisposizione dei bandi, si svilupperà nella sua pienezza solo nei prossimi mesi, ma anche in questa fase di transizione sono ancora tante le possibilità offerte dalla Regione Abruzzo che, grazie alle rimodulazioni dei fondi, ha consentito alle aziende di usufruire di preziose risorse su Misure importanti del PSR 2007/2013. Nell’ambito della misura 3.2.1. è in fase di lancio un progetto per la banda ultra larga che prevede una dotazione finanziaria di 25 milioni di euro e che porterà la Regione, nell’arco di circa 2 anni dall’avvio dei lavori, ai vertici Europei per la dotazione nelle cosiddette “autostrade digitali”. Immaginabili le ricadute in termini di sviluppo economico, turistico, e della qualità della vita di cui beneficeranno i territori serviti. Sempre grazie alla 3.2.1. sono stati destinati ulteriori 3 milioni di euro alle comunità rurali abruzzesi delle aree interne affinché tali aree consentano di offrire le condizioni di base per la permanenza dei propri abitanti grazie allo sviluppo economico delle im-

prese ivi localizzate. Nuove risorse sono state destinate anche a quelle Misure indirizzate agli operatori agricoli, che hanno riscosso i maggiori consensi nel corso della programmazione 2007/2013. Tra queste la 1.1.2, “Insediamento dei giovani in agricoltura”: attraverso il terzo bando, si sono create nuove opportunità per coloro che per questioni anagrafiche o per la necessità di dare immediatamente avvio all’attività non avrebbero potuto attendere l’inizio della nuova programmazione. Con i due bandi precedenti la Regione ha investito oltre 39 milioni di euro sul ricambio in agricoltura e l’ingresso dei giovani. Altri fondi sono stati investiti per la 1.2.1, destinata all’ammodernamento delle aziende agricole, con uno stanziamento di 5 milioni di euro. Precedentemente è stato possibile generare un volume totale di investimenti (tra pubblici e privati) pari a oltre 200 milioni di euro. È stato aperto un nuovo Bando anche per la Misura 1.2.3, “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli”, specificatamente per l’azione mirata alla trasformazione e commercializzazione. Grazie al primo bando, la cui dotazione era di circa 34 milioni di euro, sono stati finanziati oltre 80 progetti per un totale investimenti di circa 90 milioni. Con il recupero delle economie e la messa a disposizione di dotazioni aggiuntive è stato previsto un importante scorrimento delle graduatorie della 3.1.1, relativamente allo sviluppo delle aziende agrituristiche, portando la dotazione complessiva della Misura a 14,3 milioni di euro.


«In Alsazia spiccano dolci simili alla pasta mandorla di Guardiagrele e alla pizza di Pasqua teramana.»

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c come analogie DI BEATRICE DE TULLIO

C’è un po’ di Abruzzo anche in Francia.

Frugando nella dispensa mi sono imbattuta in fagotti di carta argentata contenenti assaggi di cibo nascosto agli occhi di chi, in casa, non ha la mia stessa pazienza nel consumare souvenir gastronomici. Mangiando una mandorla speziata, mio piccolo ricordo alsaziano, torno a quei tre giorni trascorsi tempo fa a Kaysersberg e dintorni, immersa tra abitazioni che in lontananza paiono essere di marzapane. L’architettura a graticcio lascia spazio all’immaginazione e i negozi sembrano dimore di magiche creature medioevali dell’alto Reno. Mi faccio guidare dai sensi: la vista della memoria viene catturata da vere e proprie botteghe del gusto, boulangeries ricche di brioches e pagnotte di ogni forma e sapore. Rivedo, tra le lucide dolcezze e i panini tipici ai semi misti dell’Europa Continentale, filoni di pane casereccio a lievitazione naturale, simili alle nostre pagnotte di San Gregorio. Anche in Alsazia il pane è chiaro, con alveolatura ampia, acidità moderata e crosta spessa, frutto di lunghe cotture a legna. Non mi sarei aspettata di trovare, a Kaysersberg come in centri abitati limitrofi, innumerevoli cuori e pupe di marzapane decorati come la pasta mandorla di Guardiagrele. Da noi l’impasto viene arricchito con mosto cotto, mandorle, canditi, cannella pezzi di cioccolato e decorato con albume d’uovo e zucchero

a velo: in Alsazia invece il sapore è ben diverso, la consistenza è più asciutta e le note speziate hanno un ruolo predominante (le principali sono cannella, cardamomo e curcuma). Il risultato si chiama pain d’epices, ovvero “pane speziato”: con lo stesso nome si intende anche un dolce simile alla pizza di Pasqua teramana, una sorta di panettone compatto a base di miele, burro, anice stellato, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, cardamomo e a volte ciliegie, cioccolato, rhum e frutta secca. Altre analogie più esplicite esistono nelle famose escargot (le nostre ciammariche) e nelle crêpes, la cui origine è infatti contesa tra Abruzzo e Francia (è nata prima la scrippella o la crêpe?). Interessante anche la farcia di uno street food gustato al festival dei vini biologici e biodinamici di Selestat: l’Abruzzo è nella confettura d’uva spalmata sul pane e nella retina di maiale che avvolge la carne abbrustolita. Inutile negare che il vino alsaziano, decisamente più aromatico di quello abruzzese, sia qualcosa di strabiliante: l’indimenticabile profumo del pinot grigio e del Gewurztraminer locale danno vita a un prodotto che non ha nulla a che vedere con le etichette importate in Italia. Non c’è che dire: sicuramente, oltre al cibo, anche i tappi… valgono una tappa in Alsazia!

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Il sodalizio Lady Chef Abruzzo

Emanuela Tommolini

Lorenza Vitali , Witaly

La delegazione abruzzese de “Le donne del vino”

Tacco 12

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c come donna

DI CRISTINA MOSCA / FOTO_MODIV

È davvero una questione di genere?

Vengono chiamate guerriere, streghe, fate, mamme manager; a volte si dipingono da sole di tutte le tinte del rosa, altre volte lo lasciano fare agli altri, perché in fondo non dispiace. Non temono la frivolezza, riescono ad essere rigorose e poi elastiche nello stesso quarto d’ora e soprattutto, per le persone o le realtà a cui tengono, trovano il coraggio di fare cose che per se stesse non farebbero. Quando si dice donna non si dice solo danno: si parla di una fetta di umanità che ha subito per diversi secoli pregiudizi e cliché, alcuni dei quali sembrano essere rimasti attaccati sotto le scarpe come gomme americane calpestate, nonostante falò di reggiseni e comportamenti esemplari su troni e scranni. Diciamocelo chiaro: essere donna non significa, necessariamente, essere migliore, come le barzellette vogliono indurre a ripetere fin quando non ce ne troviamo convinti. Essere donna significa, semplicemente, essere diversa da un uomo, tanto quanto significa essere diversa da un’altra donna, esattamente come chi ha gli

occhi chiari ha esigenze diverse di luce rispetto a chi ha gli occhi scuri. Essere donna significa, innanzitutto, essere una persona, con difetti, limiti e pregi provenienti in parte dal retaggio famigliare, in parte dalla forza di volontà, in parte dall’ambiente circostante. Le differenze, ormai è noto, vanno viste come possibilità di arricchimento, non come ostacoli: invece a lungo (ma proprio a lungo) il Sistema ha insegnato che alla somiglianza o alla diversità corrispondono il bene o il male, perciò i diversi (i deboli) sono stati suddivisi non solo in giusti o errati, ma anche in protetti o sbagliati. Laddove non si sono trovate protette, le donne si sono dovute difendere da sole: hanno dovuto forzare la mano, intraprendere un braccio di ferro che potevano vincere solo se il tavolo fosse stato rotto, non soltanto toccato. Il punto è che la forza di inerzia, a volte, può colpire anche le cause più importanti. Perciò, avendo preso ormai confidenza con il terzo millennio, non possiamo fare a meno di guardarci con occhi nuovi – o almeno provarci

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ADRIANA TRONCA Produttrice Artigiana. Goriano Valli, azienda agricola Vigna di More. Nata negli anni ‘50, all’Aquila. Cresciuta a Milano. (di Jolanda Ferrara, giornalista Il Centro - Foto Modiv)

Nella valle incontaminata del Medio Aterno, a Goriano Valli, nel cuore del Parco del Sirente, dal 2004 Adriana Tronca conduce l’azienda agricola Vigna di More dove produce zafferano dop dell’Aquila, frutta e uva autoctona e d’alta quota tra cui Pinot nero, oltre a una collezione di vitigni abruzzesi curati per conto dell’Arssa. Perché lasciare il lavoro di odontotecnica ceramista, marito e figli a Brescia, per impiantare il vigneto in Abruzzo? «Per ritrovare me stessa e fare qualcosa di bello per il territorio a cui sento di appartenere. Vivendo tra le vigne in Franciacorta ho assimilato il senso dell’ordine: il paesaggio con i filari mi ha ispirato». Qual è stata la difficoltà maggiore incontrata? «Nel mio sogno pensavo di trovare un’isola felice, creare economia, offrire occupazione. Nonostante le difficoltà per essermi allontanata fisicamente dalla famiglia, il mio obiettivo è stato condiviso, sebbene frenato dai mille lacci della burocrazia e dalla crisi economica. Ma resto decisa a continuare la mia avventura». Essere donna rappresenta un limite? «Ho dovuto sempre dimostrare di essere in grado di cavarmela con un vigneto e frutteto». Una soddisfazione? «Aver fornito un ottimo pinot nero alla produzione di uno spumante metodo classico di alta qualità. Il mio obiettivo più grande ora è chiudere la filiera: vinificare sul territorio alza la qualità del prodotto»

– e chiederci se questa prova di forza tra uomini e donne può essere ancora considerata veramente necessaria. Noi di C come magazine abbiamo preso a campione alcune protagoniste della ristorazione, poi abbiamo chiamato a raccolta una nutrita squadra di colleghe e abbiamo voluto aprire un dialogo tra donne per capire se, a dircela tutta, è davvero ancora obbligatoria tanta resistenza per questa impari lotta verso la parità. Perché, sembra chiaro, impari ci si è in partenza: la natura ha scelto per le donne un impegno diverso da quello che ha scelto per gli uomini, seguendo una regola semplice: la compensazione. Dove non arriva l’una, arriva l’altro, e viceversa. Se glielo si permette. Ma quante volte sono o sono state le strutture sociali ad aggiungere altra imparità all’imparità di default? Quante, delle donne più attive e rappresentative dell’enogastronomia abruzzese, hanno dovuto combattere una battaglia in più, nella loro quotidianità, legata puramente ad una questione di genere? Con le nostre domande abbiamo scoperto che molte delle donne caparbie e resistenti hanno dovuto affrontare, nel loro lavoro, dei microsistemi di pregiudizio declinati tutto al maschile; di trattative portate avanti al suon di “Torno quando c’è tuo padre”, strette di mano suggellate da “Davvero viaggi da sola?”, sorpassi a destra da parte della concorrenza, piccole diffidenze che nemmeno l’Inquisizione. Per altre, che hanno saputo essere e dare forza, la famiglia è stata la rete di salvataggio che ha permesso, con collaborazione, pazienza e copertura di spalle anche solo psicologica, di arrivare dove si è arrivati; altre ancora hanno muscoli d’acciaio e non si accorgono quasi di aver compiuto miracoli grazie alla loro resistenza. La volontà di mettersi insieme è sempre forte: per questo è stato accolto in Abruzzo l’invito di Gabriella Bugari, responsabile nazionale di Lady Chef della Fic nazionale venuta in Abruzzo per un convegno a febbraio, ad avviare una collaborazione. Il sodalizio abruzzese delle Lady Chef è coordinato da Enza Liberati, insegnante di cucina all’istituto alberghiero di Pescara, ed è stato presentato in occasione dell’edizione 2014 di “Degusta”, il 10 agosto al porto turistico Marina di Pescara. L’obiettivo comune delle prime cuoche aderenti al sodalizio, che fanno parte dell’associazione provinciale cuochi di Pescara ma provengono da tutta la regione,

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è ricordare il ruolo fondamentale delle cuoche professioniste, che non solo non corrispondono allo stereotipo della cucina casereccia o approssimativa, ma sono ricche di sensibilità e attenzione. Il sodalizio delle lady chef conta, in ordine alfabetico: Emma Barone (“Antichi Sapori”, S. Valentino in Abruzzo Citeriore, Pe), Bruna Centurione (“Antica Osteria Peroni”, Pescara), Antonella D’Alfonso (Hotel “Cirillo”, Silvi, Te), Angela Di Crescenzo (ristorante “Villa Maiella”, Guardiagrele, Ch), Martina Di Fabio (ristorante “Il poeta del mare”, Rosciano, Pe), Assunta Di Fulvio (ristorazione collettiva), Antonina Di Giacomo (ristorante “Il Casolare”, Miglianico, Ch), Marta Di Marcoberardino (Hotel “Hermitage”, Silvi, Te), Francesca De Dominicis (ristorante “Casa de Campo”, Mosciano Sant’Angelo, Te), Nadia Moscardi (ristorante “Elodia” Camarda, Aq), Paola Prosperi (cuoca a domicilio, Pescara), Anna Savini (“Grand Hotel Montesilvano”, Montesilvano) e Domenica Vagnarelli (ristorante “Acquaviva”, Breaking Business hotel, Mosciano Sant’Angelo, Te). Nel cooking show del 10 agosto è stata coinvolta anche la nutrizionista Laura Masini, a dimostrazione della necessità sempre più sentita di unire l’estro del cuoco all’aspetto nutrizionale, senza demonizzare nessuna tecnica di cucina. La violenza è un argomento fin troppo legato alle differenze di genere e all’ignoranza, e purtroppo continua ad essere un linguaggio ancora adottato nel segreto delle case. L’accettazione della violenza domestica è una trappola spacciata per amore, per necessità di accettare una persona per com’è: una gabbia di cui è la vittima a buttare via la chiave. Per mantenere alta l’attenzione sul tema della violenza, un bel gruppo di donne ha seguito Lorenza Vitali, ideatrice e organizzatrice del format, nella festa “Tacco12 e bollicine” che si è svolta a luglio al Café Les Paillotes di Pescara. Dopo un pomeriggio passato in compagnia di giornaliste specializzate in enogastronomia come Elsa Mazzolini, editore e direttore della rivista trentennale “La madia”, o Martina Liverani, direttrice del foodzine “Dispensa”, è stato dato spazio a donne coinvolte in più settori, come Alessia Calzecchi e Francesca D’Orazio Buonerba, che poi hanno tenuto gratuitamente piccoli corsi di food photography e di cucina. Abbiamo conosciuto persone del calibro di Loriana Abruzzetti, presidente di

MARZIA BUZZANCA Ristoratrice/sommelier/pizzaiola. “Percorsi di gusto”, L’Aquila. Nata negli anni’60 (di Ludovica Persichitti, C come magazine)

Una voce di quelle che vengono fuori da sorrisi ampi, il tono sicuro di chi sa esprimere la propria forza tutti i giorni. Marzia Buzzanca, ristoratrice di successo e sommelier riconosciuta da Class 2009 tra le dieci eccellenze in Italia, è una donna che nei suoi progetti ci crede perché li vive. Anzi, li fa vivere, perché oggi è lei stessa che con le sue mani lavora il lievito madre e prepara gli impasti delle pizze. Una donna che nel rivestire un ruolo direttivo trova tempo e forza, anche fisica, per mettersi in cucina, lasciandosi emozionare ogni giorno da quello che fa. Essere una donna può rivelare maggiori ostacoli da superare? «Non nascondo di avere difficoltà nel trovare collaboratori uomini che non vivano come un problema il ruolo dirigenziale femminile». A livello personale, il sacrificio più grande? «Il mio è un lavoro che richiede la forza delle braccia e del cuore. Che assorbe le ore, le giornate tra il controllare gli impasti, curare la sala, la cantina, i clienti e gestire lo staff: tempo che il più delle volte non è sufficiente per occuparmi della mia vita privata, degli hobby, dello sport». Dove trovi la motivazione ogni giorno nel portare avanti il Suo lavoro? «Possiedo la determinazione di chi non sa lasciare le cose a metà, di chi ha preferito rinunciare a offerte lavorative sicure per portare avanti il proprio progetto e assumersi il rischio dell’incertezza e del vivere alla giornata… perché bisogna convivere con la realtà, e quando tutto è vero, vive, come il mio lievito».

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Pandolea (associazione nazionale delle donne dell’olio), o di Gemma Andreini, presidente della Commissione regionale Pari opportunità, che ha presentato la web app “Mai più sola”, scaricabile gratuitamente da maisola. crabruzzo.it. Questa web app ci piace in particolar modo, perché nasce da un protocollo con le quattro province e fornisce subito i riferimenti telefonici e gli indirizzi dei centri antiviolenza presenti in Abruzzo, le leggi vigenti in materia e i programmi di accoglienza, oltre che un numero di pronto intervento che si può digitare in caso di emergenza. Alla serata “Tacco12 e bollicine” hanno partecipato le cuoche abruzzesi Nadia Moscardi (Ristorante Elodia), Emanuela Tommolini (“Osteria Vineria Esprì Cucina Naturale”, Colonnella, Te), Cinzia Mancini (Bottega Culinaria Biologica, San Vito chietino), la già citata Domenica Vagnarelli e Marzia Buzzanca (“Percorsi di gusto”, L’Aquila). Proprio di Emanuela Tommolini, a completamento degli approfondimenti pubblicati in queste pagine, vogliamo riportarvi le parole ribadite alla consegna del Premio “Identità donna”, a febbraio 2014, alla

decima edizione di “Identità golose”. A capo della cucina del suo ristorante dal 2009, sulle differenze di genere Emanuela ha affermato che «da parte nostra è fondamentale non assecondare lo stereotipo della donna fragile e, soprattutto, non scimmiottare mai i colleghi uomini. La sostanziale differenza tra una cuoca e un cuoco è nella relazione millenaria tra le donne e il cibo: storicamente il ruolo delle donne è sempre stato nutrire la propria famiglia, solo di recente è stato consentito accesso alle cucine professionali. È qui, che c’è ancora una consistente differenza – solo numerica – tra i due sessi». Come esempio di umiltà e fermezza declinata al femminile ci sentiamo di indicare Cinzia Mancini, proprietaria e cuoca della “Bottega Culinaria Biologica” a San Vito Chietino, di cui abbiamo già raccontato la storia in C 21 e su cui il nostro parere non è cambiato. Da alcuni anni segue con determinazione e coraggio la sua strada dedicata alla valorizzazione degli ortaggi ed è affiancata, in sala, da un’altra donna, Dalila Scaglione, composta e silenziosa come lei.

NADIA MOSCARDI Cuoca. Ristorante “Relais Elodia”, Camarda (L’Aquila) Nata alla fine degli anni ‘70 a L’Aquila (di Beatrice De Tullio, C come magazine - Foto Modiv)

cucina che reinterpreta i prodotti e i piatti del territorio. Come è stato possibile reinventarsi? «Sono cresciuta tra pentole e tegami, inebriata dai profumi del cibo di mia madre. Le ossa me le sono fatte qui, mi sono messa alla prova sempre e solo nelle mura del mio ristorante: la responsabilità che ho avuto sin dall’inizio è stata grande, perché ogni azione ed errore può costare, oltre ad un rimprovero, oscillazioni del bilancio familiare. I corsi di formazione hanno fatto il resto, mi hanno aperto a nuove tecniche nuovi modi di pensare». Cosa è per Te oggi il tuo lavoro? «È sicuramente gestione di diverse realtà: dal controllo del bilancio economico alla costante attività di ricerca e sperimentazione in cucina, senza dimenticare la presentazione e promozione del locale». Essere donna è un limite? «Noi chef donne continuiamo purtroppo a sgomitare in un settore ancora principalmente maschile. Per fortuna non sono sola: ci sono mia sorella Vilma, cuoca in seconda nonché ambasciatrice della cucina tradizionale di mia madre, e Antonello, il più grande di noi tre fratelli, gestore dell’assortita cantina e della sala».

Una moderna “scatola di cristallo” immersa nel Parco Nazionale del Gran Sasso: questo è il nuovo volto di “Elodia nel parco”, ristorante della famiglia Moscardi. Il sisma del 2009 ha disturbato il focolare dove 40 anni prima Elodia allattava Nadia, girando il sugo nella sua trattoria situata sulla strada statale di Camarda (AQ). Diventata mamma, a sua volta, in questi ultimi anni Nadia è tornata alla carica proponendo con garbo una

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ANGELA DI CRESCENZO Cuoca. Ristorante “Villa Majella”, Guardiagrele (Ch) Nata nel 1962. (di Marinica Rivolta, giornalista Il Centro)

Per lei passione e affetti sono una cosa sola. Angela Di Crescenzo gestisce con il marito Peppino Tinari il Ristorante “Villa Majella” di Guardiagrele, una stella Michelin. Accanto a lei, “cuoca eccellente 2012” per l’Unione Cuochi Abruzzesi, in cucina c’è il loro primogenito Arcangelo; in sala il secondogenito Pascal. Madre, moglie e imprenditrice dalle idee chiare: gli affetti prima di tutto. BRUNA SABLONE Cuoca. Ristorante “La bandiera”, Civitella Casanova (Pe). Nata negli anni ‘60, a Civitella Casanova (PE). (di Jolanda Ferrara, giornalista Il Centro)

“Cuoca eccellente 2014” per l’Unione Cuochi Abruzzesi e conduttrice del rigoglioso “orto di Bruna”, delizia e forza del ristorante stellato “La Bandiera” di Civitella Casanova, Bruna Sablone è da circa trent’anni come la bella ‘mbriana, lo spirito amorevole della casa, oltre che moglie innamoratissima di Marcello Spadone e madre esemplare dei gemelli Alessio e Mattia, sicure promesse dell’alta ristorazione abruzzese e italiana. Bruna ha fatto

Com’è iniziata la Tua “avventura”? «Per amore, trent’anni fa. Sono figlia di emigranti e durante una vacanza in Abruzzo incontrai l’amore, così decisi che avrei sposato Peppino e la sua causa: rilevare la trattoria della madre. Poi ho studiato e il lavoro è diventato passione. Oggi mi occupo dell’organizzazione in cucina. Io e la mia famiglia siamo una squadra». In trent’anni non tutto sarà stato facile. Hai affrontato ostacoli? «Certo, ad esempio è stato difficile far riconoscere la mia professionalità come donna. Quando si parlava di affari veniva interpellato solo mio marito. Fortunatamente lui mi ha coinvolta ad ogni occasione: vedere i clienti soddisfatti è sempre stata la mia soddisfazione più grande». La differenza di genere è stata un freno per Te? «Non sempre: se dicevo no a un lavoro per i figli non era un sacrificio, essere mamma viene prima. Anche loro hanno dovuto fare rinunce, non potevano avermi sempre lì, ma insieme ce l’abbiamo fatta, ogni volta».

tesoro dei saperi contadini ereditati dalla nonna paterna (in assoluto: aver saputo conservare il lievito madre di 100 anni, tramandato in famiglia!) e l’arte della cucina del territorio dalla suocera Anna. Qual è la molla che Ti spinge ogni giorno? «Da sempre, l’idea di perseguire la strada della qualità e trasmetterla ai nostri clienti. A questo si aggiunge la scelta dei nostri figli di intraprendere la stessa strada» La difficoltà maggiore finora incontrata? «Aver sacrificato giorni di festa, domeniche e spesso il tempo libero al lavoro. Con Marcello e i ragazzi siamo sempre insieme ma è difficile avere una vita di famiglia. Se non lo ami, questo lavoro non puoi farlo, la dedizione del nostro tempo è assoluta». Essere donna in questo campo aiuta? «Qui è Marcello che decide, ma chi di noi sa di più aggiunge. Il mio ruolo è di legante, mi metto spesso in mezzo per istinto, ma sanno che devono sopportarmi» Soddisfazioni? «Amo vivere in questo posto, mi fa sentire protetta e lontano sto male. Preferisco andare nei campi in giro per primizie, piuttosto che fare shopping in città».


BEATRICE TORTORA Imprenditrice agricola (“I sapori di Bea”, Abbateggio, Pe) e presidentessa CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Pescara. Nata fine anni ‘60 (di Laura Di Pietro, giornalista Il Messaggero - Foto Modiv)

Sposata con Gino, mamma di due ragazze, imprenditrice agricola e ora anche presidente CIA, Beatrice Tortora a soli 45 anni ha già raggiunto molti obiettivi ed assicura che è solo all’inizio. Cosa Ti lega a questo lavoro? «La passione e l’amore per la mia terra mi hanno convinta, VALENTINA DI CAMILLO Produttrice di vino. Tenuta I Fauri, Chieti Nata quasi negli anni ‘80. (di Monica Di Fabio, giornalista L’Abruzzo è servito Foto Modiv)

È una ragazza “degli anni quasi ‘80” Valentina Di Camillo, oggi una Donna del Vino sia perché referente abruzzese dell’associazione enologica di genere, sia perché insieme al fratello enologo Luigi si occupa della Tenuta di famiglia, quella dei Fauri, Cantina in ascesa. Cos’hai in comune col vino? «Passione, per un mondo variopinto e variegato

nel lontano 1993, a fare una scelta insolita per l’epoca: puntare tutto sulla biodiversità ed aprire un’azienda che producesse e vendesse prodotti di nicchia. La consapevolezza del valore del mio territorio mi ha spinto a non arrendermi e continua ancora oggi a tenermi legata a questo lavoro». Qual è il sacrificio più grande che Tu e i tuoi cari avete affrontato? «Coniugare gli orari della famiglia e quelli dell’impresa non è stato semplice, per questo ora la mia casa e la mia azienda sono nello stesso posto». La gratifica più grande? «L’essere incoronata numero uno della CIA di Pescara, passando, così, dalla campagna ai tavoli europei per rappresentare la voce delle aziende agricole». La differenza di genere è stata un ostacolo? «Essendo una donna ai vertici, mi viene chiesto di dimostrare sempre le mie capacità... ma il poter mostrare a tutti come è possibile fare impresa dal punto di vista di una donna è sempre una gratificazione immensa».

umanamente, dai confini vasti che ho scoperto quando ho scelto di occuparmi di vino e non di biologia». Uno dei tanti sacrifici necessari nel mondo del vino? «Il più grande è la necessità di una formazione in campo che l’università non ti può dare, perché i mercati cambiano continuamente». Sacrifici che ripagano? «È bellissimo vedere chi beve il tuo vino soddisfatto: una gratificazione che non è di sostanza o di ricchezza, ma di confronto col consumatore che ti sceglie». Una visione condivisa con la famiglia? «Certamente: questo è un lavoro che ti dà, ma che ti chiede di ricavare degli spazi vitali diversi dagli altri, perché il vino va seguito dalla terra alla bottiglia e oltre». Essere una donna del vino non Ti fa sentire “diversa”? “No. È anzi una ragione di arricchimento, perché è da sempre stato un mondo al maschile e perché in questo momento è importante e necessario fare emergere tutti».


PATRIZIA CORRADETTI Cuoca. “Ristorante Zenobi”, Colonnella. Nata negli anni ‘50 . (di Stefania Mezzina, giornalista Il Centro/Il Resto del Carlino - Foto Modiv)

Cuoca e fulcro del ristorante: realtà creata da una donna tenace, che dopo il dolore della perdita del marito Marcello si è rimboccata le maniche e con l’amorevole presenza di sua madre ha cresciuto e ha dato un futuro ai figli. Le motivazioni che Ti legano, imperterrita, a questo lavoro? FRANCESCA PETREI CASTELLI VERRIGNI Produttrice. Pastificio Verrigni, Roseto degli Abruzzi (Te). Nata alla fine degli anni ‘60 (di Jenny Viant Gomez, reporter Vinoway.com & Wining.it)

Paladina del made in Italy, quello vero, che nel suo ambito significa fare pasta con grano 100% italiano proveniente da una filiera tracciabile, Francesca ha fatto sì che nell’antico pastificio rosetano Verrigni prendesse forma una lavorazione esclusiva, che è diventata subito un must nelle cucine degli chef più rinomati: la pasta trafilata in oro.

«Bisogna lavorare, per vivere: dopo la chiusura dell’azienda dove ero assunta, l’unica soluzione è stata utilizzare l’azienda agricola che era di mio marito. Amo questo lavoro, mi entusiasma, nonostante non preveda feste: ogni tanto mi ritaglio il tempo per una serata al ristorante, per avere altre visuali, umane e professionali, e partecipo a manifestazioni del settore. Da dovunque sono andata ho riportato esperienze». Ostacoli e gratificazioni? «Ho cominciato questo lavoro nel 1994. Ho trasformato la casa colonica dove vivevamo e ho realizzato il ristorante. L’esperienza l’ho acquisita sul campo e tramite corsi di cucina. Già da anni al mio fianco ci sono i miei figli Cristina, Marcello e Sandra. La gratificazione più grande è il contatto con il cliente che ti apprezza, che ti racconta che ha mangiato divinamente». La differenza di genere: ostacolo o arricchimento? «In questa realtà essere donna è stato difficoltoso. Non avendo esperienza non avevo una credibilità immediata e l’ho dovuta conquistare: sapendomi inesperta, alcuni fornitori provavano a propormi prodotti non idonei ad un buon lavoro. La ristorazione attiva in Val Vibrata ha imparato, nel tempo, ad accogliermi».

Quali sono le motivazioni che Ti tengono legata a questo lavoro? «Legami familiari e affettivi. Ho deciso di dare un seguito al lavoro avviato da mio padre nell’azienda agricola, successivamente l’incontro con mio marito mi ha portato a dedicarmi anche al pastificio. L’imprenditoria per me è un’attività normale, difficile, ma ricca di soddisfazioni» Qual è la gratificazione più grande che ricevi dal Tuo lavoro? «La gratificazione più grande proviene dall’ambito familiare. Mia figlia adolescente spesso mi dice che per lei sono un modello e che vorrebbe essere come me». La differenza di genere è un ostacolo o un arricchimento? «Al di là degli ostacoli oggettivi, ad esempio, legati a politiche di sostegno alla famiglia, a mio avviso ci sono difficoltà riguardo l’approccio imprenditoriale che le stesse donne qualche volta mettono in atto. Bisogna reagire! Essere propositivi e risoluti è l’unico modo per ribadire ciò che si vuole, indipendentemente dal sesso di appartenenza e dalle difficoltà che si incontrano. Spesso, invece, noi donne perdiamo di vista il concetto di fare squadra e facciamo prevalere aspetti frivoli, ostacolando così il raggiungimento del risultato finale».


MARIA VITTORIA LEARDI Imprenditrice. Birrificio Leardi di Pescara. Nata nel 1970 (di Maura Di Marco, giornalista, C come magazine Foto Mario Sabatini)

I suoi primi 40 anni si sono conclusi con un calcio alla scrivania: nel 2012 Maria Vittoria Leardi ha accolto l’invito dei fratelli a fondare un birrificio artigianale tutto loro. Adesso ne segue la parte amministrativa e commerciale, si divide tra Milano e Pescara ha aperto, insieme alle due cognate, una società che si occupa della distribuzione e della promozione delle birre Leardi, quelle che il fratello birraio Marco continua ancora ad inventarsi. E a CHIARA CIAVOLICH Imprenditrice vitivinicola. Cantina Ciavolich, Loreto Aprutino (Pe) e Miglianico (Ch). Nata negli anni Settanta (di Luana Di Lorito, guida “Identità Golose”)

Chiara Ciavolich guida la storica azienda di famiglia dal 2003. I risultati arrivano in pochi anni: la Cantina Ciavolich diventa una moderna realtà produttiva, aperta ai mercati esteri e lanciata verso il futuro con piedi ben saldi nella storia. Nel 2007 il restauro conservativo della suggestiva Vineria di Miglianico (Ch) permette di racchiudere, nel rivolo di cunicoli ricavati dal tufo, quasi

battezzare con nomi di donne. Cosa ti tiene legata al Tuo lavoro? «Il piacere: la birra mi piace moltissimo. Sono entrata nell’associazione degustatori birra, per cui tengo corsi in tutta Italia, approfondendo il tema dell’abbinamento con il cibo». Qual è stato il sacrificio o l’ostacolo più grande incontrato nel Tuo lavoro? «Sono laureata in statistica e ho sempre lavorato in ufficio con uno stipendio fisso, delle certezze e la libertà di staccare. Da quando esiste l’azienda, sono immersa nelle mie attività h24». In cosa consiste, secondo Te, la differenza di genere, proprio Tu che ha a che fare quotidianamente con due fratelli maschi? «Io e i miei fratelli siamo proprio diversi caratterialmente, non c’entra la differenza di genere. Il mio contesto lavorativo è talmente giovane da essere scevro di preconcetti: anzi, le donne rappresentano un arricchimento, perché geneticamente hanno un olfatto ed un gusto più raffinati e specializzati, perciò possono guidare meglio gli uomini nella realizzazione di nuovi sapori».

due secoli di vita dedicata al vino. La sistemazione della masseria di Loreto Aprutino (Pe), oggi sede aziendale, dispone anche di camere confortevoli, tra le quiete colline tappezzate di Montepulciano d’Abruzzo. Un passaggio di consegne, da padre a figlia, sofferto quanto improvviso, che ha richiesto impegno e concentrazione massima. Qual è la gratificazione più grande che ricevi dal Tuo lavoro? «Mi stimola il bisogno di dare concretezza al mio progetto, di raggiungere risultati che diano ragione degli investimenti, e non mi riferisco solo a quelli economici. Per anni ho solo lavorato, momenti duri, avendo una pressione ed un’enorme responsabilità sulle spalle». La differenza di genere è un’opportunità o un limite? «Pur muovendomi in un ambito solitamente riservato agli uomini, credo che la differenza di genere non abbia giocato alcun ruolo nel mio caso. Oggi mi divido tra azienda e famiglia ma posso guardare con una certa soddisfazione ai risultati ottenuti».


DOMENICA VAGNARELLI Cuoca. Ristorante Acquaviva, Mosciano Sant’Angelo (Te). Nata negli anni ‘60 (di Cristina Mosca - Foto Ivano Di Benedetto)

Nota per essere stata per un ventennio alla conduzione del ristorante “Mediterraneo” ad Alba Adriatica, di proprietà sua e di suo marito Giuseppe Lobello, da qualche mese Domenica Vagnarelli è approdata con tutto il suo carisma ai fornelli del ristorante “Acquaviva” a Mosciano Sant’Angelo. Il Tuo lavoro ha mai risentito della differenza di genere? «No: in realtà, a volte mi sembra che il problema sia

circoscritto solo in Abruzzo. Nelle mie esperienze fuori regione, in occasione di cene a più mani o di eventi, essere donna o uomo non fa mai differenza, anzi si tende ad assegnare più alle donne incarichi di responsabilità organizzativa. La mia impressione è che la prima difficoltà di genere sia proprio all’interno del genere: siamo un po’ diffidenti, dovremmo comunicare meglio tra di noi, fare rete più spesso». Qual è il sacrificio più grande che hai fatto o hai chiesto? «Quando entrambi i genitori hanno un’attività ristorativa, i figli sono sempre un po’ penalizzati. Il tempo che si riesce a condividere serenamente ne trae beneficio in qualità, ma c’è sempre qualcuno che manca alle recite, ai saggi, alle feste di compleanno; le mattine in spiaggia d’estate, o quando è ora di addormentare i piccoli la sera. Tu ne soffri come genitore e loro ne soffrono come figli, ma questo li porta a temprarsi nel carattere perché riconoscono il tuo sacrificio e non te lo fanno pesare: anzi, alla prima occasione, come ha fatto mia figlia quando aveva 12 anni, si offrono spontaneamente di aiutarti».


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c come recupero

DI CRISTINA MOSCA – FOTO: ELIA SANTILLI/MODIV

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La Festa della solina

Lo scorso agosto C come magazine è stata media partner della prima edizione della Festa della Solina d’Abruzzo che si è svolta a Castelvecchio Subequo. La “Festa della Solina d’Abruzzo nella tradizione Subequana – Taccòzze e Frignòzze” è stata ideata e promossa dall’Associazione “Palco e Scena” e giovedì 7 e venerdì 8 agosto ha previsto incontri culturali, stand di aziende agricole, musica, canti e balli popolari in abbigliamento tradizionale ma soprattutto la scoperta delle “Taccòzze al tartufo” e delle “Frignòzze al pomodoro e basilico”, primi piatti della tradizione castelvecchiese, disponibili per cena nella versione con il pomodoro e basilico o al tartufo. Si tratta di una pasta fatta in casa a base di acqua e farina di solina, per metà integrale e l’altra metà semintegrale, e tagliata in due lunghezze diverse: le taccòzze sono paragonabili alle fettuccine, le frignòzze ai maltagliati. PAG 35 / SPECIALE ESTATE / C COME RECUPERO


Frignòzze pomodoro e basilico di MariaTeresa Silveri

Ingredienti per 4 persone: 1 Kg di farina di solina, tra integrale e semintegrale; acqua q.b.; 1 cucchiaio di olio di extravergine di oliva; sale. Per il sugo: 1 lt di salsa di pomodori oppure 4 pomodori a pera d’Abruzzo, olio extravergine di oliva, basilico; ricotta salata di pecora. Procedimento Disporre la farina a fontana e cominciare a lavorarla, dal centro, con l’acqua, il sale, un cucchiaio d’olio ed un eventuale uovo, per chi gradisce l’impasto più compatto. Impastare, poi stendere in sfoglie con la macchinetta o un matterello. Tagliare con il coltello delle strisce di pasta seguendo il lato più corto: a questo punto sono pronte le taccòzze, e si deve continuare a tagliare le strisce in rombi per le frignòzze. Nel frattempo preparare il sugo al pomodoro secondo abitudine. Quando si cucina la pasta, ricordarsi che bastano 4 minuti di cottura in acqua bollente salata. Passare nella padella del sugo e riservare il basilico e una grattata di ricotta per il momento di servire. Per il condimento al tartufo: far sciogliere in padella olio, burro e parmigiano, in cui mantecare circa 45 gr di tartufo in scaglie.

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Il clou della manifestazione è stato il convegno del 7 agosto che abbiamo avuto l’onore di condurre, “Il grano Solina fra tradizione e modernità”. Dopo i saluti del sindaco Pietro Salutari e degli assessori Andrea Padovani e Adele Angelone, sono intervenuti il direttore dell’Archivio Tradizioni Popolari Valle Subequana Massimo Santilli e l’agronomo della Regione Abruzzo Donato Silveri. «Si dice che il successo di un prodotto è decretato dal fatto che tutti lo vogliono copiare – ha osservato Francesco Stoppa, direttore del C.A.T.A. Università degli Studi “G. D’annunzio” Chieti – Il recupero del grano solina è talmente sentito che sono ormai numerosi i punti del territorio regionale in cui viene celebrato con iniziative, mercatini e manifestazioni, a volte anche arrogandosi una paternità che è difficile da stabilire realmente. Il messaggio è forte e chiaro: il grano solina fa “moda”, ma come tutte le operazioni che coinvolgono un tema, un

prodotto o un uso tradizionale, è un’onda da cavalcare con intelligenza e fornendo le corrette informazioni, ad esempio che il solina è un grano che trova le sue giuste dimensioni solo in montagna» Alla manifestazione ha fatto da corollario anche una gara di falciatura manuale del grano che ha visto affiancati nonni e nipoti, nella trasmissione di gesti e canti intesi nella loro ritualità collettiva. L’iniziativa gode del Patrocinio della Regione Abruzzo (Presidenza della Giunta, Agenzia Promozione Culturale Sulmona e Centro Regionale Beni Culturali), della Provincia dell’Aquila (Presidenza), del Comune di Castelvecchio Subequo, dell’AICS Comitato Regione Abruzzo, del Consorzio produttori “Solina d’Abruzzo”, della Camera di Commercio dell’Aquila, di Confartigianato Abruzzo, di Borghi Autentici d’Italia, di ResTipica (Associazione Nazionale – ANCI) e di Abruzzo Promozione Turismo.

Solina, chi è costei? La “Solina” è una varietà di frumento conservata nelle aree dell’Abruzzo interno in provincia dell’Aquila e in alcuni comuni montani della provincia di Pescara e Chieti. È un grano particolarmente resistente alle rigide temperature e la sua frugalità la rende adatta alla coltivazione con i metodi dell’agricoltura biologica, in quanto non richiede elevati apporti di azoto e, grazie alla sua taglia ed alla sua capacità di accestimento, riesce a competere con le erbe infestanti, non rendendo così necessario il ricorso al diserbo chimico. Si tratta di un grano tenero aristato classificato come “Triticum aestivum”. Il legame delle popolazioni abruzzesi a questo pregiato cereale risale almeno al 1500, documentato da alcuni atti notarili dell’epoca. Detti popolari, proverbi e attestati celebrano le sue caratteristiche organolettiche, la sua bontà e l’importanza della genuinità: “La solina è la mamma di tutti i grani”; “Quella di solina aggiusta tutte le farine”; “Ogni grano torna a solina”, “Se il contadino vuole andare al mulino deve seminare la solina”. Oggi la Solina è coltivata da poche aziende, alcune delle quali localizzate nel Parco Sirente-Velino. Nel 2007 alcuni produttori, con l’intento di far riemergere e conoscere questo antico grano, si sono uniti e hanno dato vita al Consorzio produttori “Solina d’Abruzzo”.

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Una lezione su “La ricchezza del pesce povero” ha aperto le attività annuali dell’associazione provinciale cuochi di Teramo presieduta da Lorenzo Ferretti il 25 febbraio a Borgo Spoltino, a Mosciano Sant’Angelo, a cui hanno partecipato il presidente dell’Unione Cuochi regionale Andrea Di Felice, il professore Luigi Giordano, docente di scienze alimentari, la responsabile del servizio veterinario della Asl di Teramo Oana Guerrieri, l’allora presidente dell’associazione Qualità Abruzzo Andrea Beccaceci e gli studenti degli istituti alberghieri Di Poppa di Teramo e Crocetti di Giulianova aiutati dai rispettivi insegnanti di laboratorio. Ospite speciale, Gabriella Bugari, responsabile nazionale Lady Chef della Federazione Italiana Cuochi. Le attività dell’associazione provinciale cuochi di Teramo proseguono a ottobre all’istituto di istruzione superiore “Di Poppa – Rozzi” di Teramo con “Il pane nella ristorazione”, a cura del maestro panificatore Settimio Tassotti; a novembre con lo chef stellato Mattia Spadone nell’istituto alberghiero “Crocetti” di Giulianova; a dicembre, presso il “Di Poppa”, con il seminario “Criteri di partecipazione ai concorsi culinari” a cura di Lorenzo Pace, presidente dell’associazione provinciale cuochi di Pescara. Tutti i seminari sono seguiti da cene a tema.

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c come pesce povero

DI LUIGI GIORDANO, DOCENTE DI SCIENZE ALIMENTARI

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Mai stato così ricco

La consuetudine di completare la propria alimentazione con il pesce è in realtà abbastanza recente: solo intorno agli anni Novanta i prodotti ittici hanno iniziato ad essere sufficientemente presenti sulla tavola degli Italiani, perché fino all’inizio degli anni Settanta rientrava abitualmente solo nella dieta delle popolazioni costiere: lontano dalla costa si gustava solo in occasioni particolari. Per questo motivo, la consuetudine era di ributtare a mare i pesci più piccoli, quelli che non avevano mercato, talmente diversi tra loro, piccoli e sfuggenti che non conveniva quasi nemmeno perdere tempo a suddividerli per tipologia. Per questo, rispetto a pesci più grossi e quindi anche più remunerativi, quelli più piccoli e di basso valore commerciale si sono guadagnati l’appellativo di “pesce povero”: per esempio, una cassa di sardine del peso medio di 7 Kg, all’ingrosso può essere venduta a 10 o al massimo 15 Euro. PAG 39 / SPECIALE ESTATE / C COME PESCE POVERO


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Questo… povero “pesce povero” è, al contrario, un prodotto alimentare estremamente ricco, tanto che è in corso la sua riabilitazione agli occhi del consumatore: riabilitazione che passa necessariamente per la ristorazione, con l’obiettivo di avvicinare al suo consumo anche le generazioni più giovani, anche sottoforma di “snack leggeri e salutari”. Del cosiddetto “pesce povero” fa parte il pesce azzurro, con cui intendiamo un particolare gruppo di animali che vivono nei nostri mari, caratterizzati da una colorazione tendente al blu o all’azzurro nella parte dorsale del corpo e all’argento in quella ventrale. Sono solo sette le tipologie di pesce azzurro che si possono classificare con sicurezza: sardina, alice, sgombro, sugarello, aguglia, papalina e l’alaccia. Il pesce azzurro ha potere nutritivo simile a quello della carne, con la differenza che è più digeribile e meno costoso. Costituisce, quindi, una valida alternativa sia alla carne, sia ad altri cibi proteici come formaggi e uova: insieme a questi tre e ai legumi secchi rientra nel quarto gruppo degli alimenti Inran contenenti proteine ad alto valore biologico, cioè con tutti gli amminoacidi che il corpo umano non è in grado di sintetizzare autonomamente e deve introdurre con il cibo per migliorare le funzioni plastiche ed energetiche. Al momento dell’acquisto dobbiamo verificare alcuni dettagli come la consistenza della carne, che dev’essere soda, e l’odore delle branchie, che dovrebbe ricordare le alghe. Si pensi che, secondo quanto fissato dai LARN 2012, il fabbisogno giornaliero di proteine per soggetti adulti in buona salute è pari a 0,90 g per ogni kg di peso corporeo. Una sola acciuga sott’olio o sotto sale contiene tra i 25 e i 26 grammi di proteine ogni 100 grammi; lo scorfano 19, lo sgombro 17 e la sarda quasi 21. Studi epidemiologici hanno permesso di osservare che gli

Eschimesi e i Giapponesi presentano tassi di mortalità per malattie cardiache molto bassi: fenomeno attribuito (e poi confermato) alle potenzialità antiaterosclerotiche di una dieta ricca di oli derivati da vertebrati e, soprattutto, di pesci marini. Il pesce azzurro è un alimento povero in colesterolo e ricco di acidi grassi polinsaturi essenziali, gli Omega 3, capaci di proteggere l’organismo dalla possibile insorgenza di malattie cardiovascolari e anche contro i tumori maligni, in particolare quello del seno e del colon. È un alimento molto digeribile, dato il basso contenuto di tessuto connettivo presente nelle masse muscolari, il che determina la buona masticabilità e il facile attacco da parte dei succhi gastrici. È raccomandato nella dieta di persone anziane e di bambini, perché contiene soprattutto vitamine B1, B2, B6 (sardina), B12 (sgombro) e PP (acciuga); vitamine A ed E (sgombro), e D (sarda). È un alimento con basso contenuto calorico: la porzione standard di pesce fresco o surgelato consigliata dalle Linee guida per una sana alimentazione italiana è di 100 g, mentre invece per la carne si consigliano porzioni di 70 g e di formaggio stagionato 50 g. È stato riscontrato che la mortalità coronarica è più bassa del 50% in persone che consumano almeno 30 g al giorno di pesce, suggerendo che un consumo di due porzioni alla settimana possa essere sufficiente a garantire un’azione preventiva. Naturalmente, il pesce deve essere inserito nell’ambito di un’alimentazione equilibrata, accompagnata da un’attività fisica regolare, come evidenziato nella Piramide alimentare mediterranea. L’evoluzione delle tecnologie di pesca, di conservazione e trasformazione e lo sviluppo dell’acquacoltura ha permesso l’aumento di quantità disponibili e quindi del consumo dei prodotti ittici. Tra i metodi di

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SARDE RIPIENE, DORATE E FRITTE CON MAIONESE AGLI ASPARAGI di Miriana Fabii e Federico Baiocco, V C e V L istituto di istruzione superiore “Di Poppa – Rozzi”, Teramo.

Ingredienti: 1,2 kg di sarde fresche, 600 g di provola affumicata, 300 g di ricotta, 2 uova, 400 g di maionese, 300 g di purea di asparagi, pan grattato q.b., farina q.b., basilico q.b., maggiorana q.b., sale q.b., pepe q.b. Procedimento: Pulire e sfilettare le sarde. Preparare la farcitura mescolando ricotta, provola affumicata tritata, basilico, maggiorana, sale e pepe. Farcire le sarde con il ripieno preparato, utilizzando un sac à poche. Richiuderle, passarle in un letto di farina, poi immergerle in due uova sbattute e cospargerle abbondantemente di pan grattato. Preparare la maionese aromatizzata, mescolando la purea di asparagi con la maionese. Immergere le sarde ripiene in olio di arachidi già caldo e friggerle. Servire le sarde con la maionese aromatizzata agli asparagi.

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conservazione abbiamo le conserve (sotto sale o sott’olio), in recipienti ermeticamente chiusi o sottoposti ad un trattamento termico sufficiente a distruggere o inattivare tutti i microrganismi che potrebbero proliferare indipendentemente dalla temperatura alla quale il prodotto sarà conservato; e le semiconserve la cui stabilità nel tempo, oltre che dal processo di conservazione adottato, è limitata dalle condizioni ambientali. Tra le semiconserve sono annoverate l’affumicatura, che è più una tecnica di aromatizzazione che di conservazione, e la marinatura, che ormai notoriamente non basta per

scongiurare il pericolo anisakis: per eliminare il parassita occorre un trattamento in abbattitore a -20° per 24 ore. L’attuale tendenza delle tecnologie alimentari impiegate nel settore ittico consiste nell’attuazione di trattamenti combinati a ridotto impatto, in grado da un lato di prolungare la vita di scaffale (shelf-life) del pesce, dall’altro di minimizzare il danno tecnologico, preservando le caratteristiche nutrizionali e sensoriali della materia prima. Ma, come dire, comprarlo fresco è meglio.

BRODETTI SOTTO I PORTICI Anche la scuola ReD ha trattato di pesce povero, e ha scelto la piazza per condividere un sapere che spesso rimane fermo al sapore e non è consapevole della sua territorialità. Per questo, in collaborazione con la Fondazione Aria, il 28 agosto il docente Ermanno Di Paolo ha illustrato la preparazione di due varianti del brodetto sotto i portici del centro di Pescara, mentre l’artista genovese Luca Vitone, il filosofo Gianni Garrera e il critico d’arte Simone Ciglia, conducevano un incontro sul legame tra cibo, luoghi, geografia e cultura per la rassegna “Arte in centro”. Ermanno Di Paolo ha ricordato soprattutto la differenza tra il brodetto alla Vastese e quello alla Pescarese, caratterizzato, quest’ultimo, soprattutto dal peperone dolce, che contraddistingueva anche le case dei pescatori quando veniva messo fuori ad essiccare: sulle barche, infatti, per difficoltà di conservazione non si poteva portare il pomodoro. Si parla di una quantità che va dai 6 ai 13 tipi di pesce: per tutti comunque il segreto è la cottura lenta e il giusto ordine di inserimento, ossia dai crostacei ai pesci più compatti, fino ai più sottili, per un totale di circa 25 minuti di cottura a pentola coperta. A caratterizzare il brodetto alla Vastese, invece, una connotazione più “ortolana”, come la presenza del sedano e del peperone verde. Ma in fin dei conti, come sappiamo, per tutta la costa abruzzese il brodetto è semplicemente «l’utilizzo sapiente di quello che si aveva a disposizione». (Foto Modiv)

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«Le pecore macellate in situazione di stress danno carni più secche e dure.»

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c come arrosticini

DI ANGELO TARQUINIO / FOTO MODIV

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Fatto davvero per bene

Per gli antichi montanari abruzzesi le pecore erano ricchezza: sacrificavano altri animali piuttosto di arrivare a macellarne una, pur di non privarsi dei guadagni derivanti da latte, lana e agnelli. Ma la natura, ahimè, ha le sue regole, e anche l’ovino è soggetto alle sue leggi, perciò quando l’animale non era più utile per le produzioni o addirittura sterile, diventava cibo: “mucischia”, se il suo proprietario era un pastore transumante, finendo quindi nella bisaccia sottoforma di pezzi di carne aromatizzata, affumicata e secca; o dentro la “callara”, se veniva immolata lungo le grandi vie erbose, perché era il modo più semplice e sbrigativo di mangiarla. Se la pecora, però, era una ciavarra vestina, ossia non aveva mai partorito, e la sua dipartita avveniva in azienda, un rito veniva allestito per farla diventare più gustosa e tenera. I nostri padri sapevano, con largo anticipo sui tempi rispetto a noi, che un animale spaventato non è molto buono da mangiare, così ubriacavano la pecora per renderla inconsapevole di quello che la aspettava. PAG 45 / SPECIALE ESTATE / C COME ARROSTICINI



L’accompagnamento della pecora ad una morte senza stress era il primo passo verso un arrosticino di pecora di eccellenza. Muscoli che prima di diventare carne vengono accarezzati e rispettati. Frollata e sezionata ad arte, privata di tendini e aponeurosi, ossia la guaina traslucida che riveste i muscoli, la carne viene fatta a piccoli dadi, selezionata e assemblata secondo i vari tagli. Il punto è che molte volte accade che si alleva per anni un animale e poi, nell’ora che precede e segue la macellazione, si fanno danni gravi e irreversibili. Per esempio l’adrenalina – ormone d’emergenza – prodotta in uno stadio di stress prima della macellazione o in altre situazioni di disagio, brucia gli zuccheri presenti nei muscoli, e questi, riducendosi, non riescono più ad abbassare il PH della carne a 5,5 – 5,7. Il valore del ph stabile a circa 7 è così responsabile di una carne più scura, dura e secca. Gli specialisti chiamano questa carne “Dry – Firm – Dark” (DFD), che è un vero codice di presenza di anomalia. I montanari, che non sono chimici o veterinari, e non sanno quale processo biochimico si sventa o si acuisce con questo rito, sanno solo che la pecora ubriaca è più tenera e saporita (e, chissà, forse più felice). La strada che rimane per raggiungere il traguardo di un arrosticino d’eccellenza deve essere completata cautamente con la conservazione, senza interruzione della catena del freddo. Allineati come in una serrata cartucciera sul lungo cuociarrosticini, i nostri eroi giocano la partita finale. Vogliono un fuoco vivo ma saggio. I carboni devono essere accesi anzitempo, rispetto alla cottura perché una brace giovane lega l’ossido di carbonio al grasso, il che può procurare vomito e mal di testa. L’addetto alla cottura, seppur operando e gestendoli a piccoli mazzetti, deve

avere, per ognuno dei singoli pezzi, la stessa accortezza che ha un pianista per i tasti del suo pianoforte. La brace deve essere coccolata con una lieve brezza che nasce da un ventaglio di legno leggero: è così che viene fatto respirare il fuoco che li cuoce lentamente. Gli arrosticini devono essere conditi a crudo con sale apposito, dal diametro medio, né fino né grosso: appena tolti dal fuoco a mazzetti devono essere battuti sullo spigolo della fornacella per liberarli dei cristalli che non si dovessero essere sciolti. Infine, il balzo finale sul tavolo, avvolti nella carta oleata. Fasciati affinché non si freddino. Allo sguardo ne valutiamo il colore, la cottura, la grandezza dei vari pezzi e la loro distribuzione, il rapporto fra grasso e magro e l’assenza di tendini e aponeurosi. Non vogliamo odori anomali come liquido di accensione, carbone, legno o addirittura stalla o putrefatto. L’impatto olfattivo deve essere immediato, garbato e prolungato. Il sapore deve essere gradito di carne ovina ma non troppo: è l’aroma delicato di carne certamente di pecora che dobbiamo cercare. Un buon arrosticino rimane in bocca per diverso tempo. Persistente. La carne deve essere giustamente sapida, masticabile, tenera, succosa e solubile. Il grasso che non si è fuso con il calore si deve sciogliere in bocca senza avvertirne l’impatto. Nella cavità orale, dopo la masticazione, non devono rimanere pezzi insolubili. Fra un arrosticino e l’altro può avvenire la valutazione complessiva: l’aspetto, l’odore, il gusto, la masticabilità, la succosità, la tenerezza, devono dialogare fra loro. Quando questo avviene siamo di fronte a “un Arrosticino per…bene”, che non teme di essere valutato in modo oggettivo e scientifico, con un un’apposita scheda studiata da esperti analisti sensoriali.

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Trancio di ricciola cotta a bassa temperatura con composta di patate viola e riduzione di Montepulciano d’Abruzzo di Domenica Vagnarelli

Ingredienti per 4 persone: tranci di ricciola da 150 g cadauno, 500 g di patate viola, 500 g di cicorietta, 500 g di Montepulciano d’Abruzzo, 50 g di zucchero semolato, 100 g di patè di fegato di ricciola, olio extravergine d’oliva, 1 spicchio d’aglio, 1 rametto di rosmarino, sale di Cervia q.b. Procedimento Mettere i tranci di ricciola in buste del sottovuoto con sale, olio e rosmarino e chiudere i sacchetti. Cuocere in un bagno termostato alla temperatura di 58°C per circa 25 minuti. Togliere la ricciola dalle buste e tamponare con carta assorbente. Cuocere le patate con la buccia in acqua e sale, sbucciarle, schiacciarle, condire con olio e poco sale. Mandare e lessare la cicorietta, scolarla e saltare in padella con olio e aglio in camicia. Ridurre in un pentolino il Montepulciano con lo zucchero a fuoco basso fino ad una consistenza sciropposa e lasciare raffreddare. Presentazione. Con un pennello creare una striscia di Montepulciano al centro dei piatti. Al centro mettere la composta di patate, su di essa adagiare il trancio di ricciola e un piccolo nido di cicorietta. Completare con una lacrima di patè ed un filo d’olio extravergine d’oliva.

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c come ricette

A CURA DELL’UNIONE CUOCHI ABRUZZESI – FOTO_DESPAN

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comeMagazine Speciale Estate

LA CULTURA ENOGASTRONOMICA

ABRUZZESE IN UN FREEPRESS

Gourmet azzurro La branca della pesca e dell’acquacoltura presenta in Abruzzo un valore della produzione di 51,3 milioni di euro (dati 2012) e un valore aggiunto di 19,8 milioni di euro, pari ad consumo del 61,5%, (tra i più alti di Italia). Questi dati sono emersi dagli incontri tecnici di formazione organizzati lo scorso aprile a Giulianova e a Pescara da Coldiretti Impresa Pesca e Ue Coop, di concerto con il Ministero alle politiche agricole, alimentari e forestali nell’ambito del programma nazionale triennale della Pesca e dell’acquacoltura 2013-2015. La Federazione Italiana Cuochi si sta occupando, attraverso le sue declinazioni regionali, della valorizzazione del pescato locale e della tutela della biodiversità, in vista dell’Expo 2015: nello specifico, l’esigenza comune è di migliorare e potenziare il sistema di tracciabilità ed identificazione del pesce e contenere il fenomeno delle importazioni di pescato straniero, perché è sempre di più un alimento su cui il consumatore chiede chiarezza e trasparenza, ma anche che sia facilmente e direttamente consumabile. Quello ittico è un settore da conoscere e valorizzare, con tante potenzialità ancora da sfruttare. Per questo lo scorso aprile l’associazione provinciale Cuochi di Pescara

e Marevivo hanno organizzato un incontro formativo presso l’istituto alberghiero di Pescara condotto dal cuoco stellato Nicola Fossaceca che ha avuto come oggetto il pesce povero. A maggio, inoltre, l’Unione Cuochi Abruzzesi ha organizzato il pomeriggio di formazione professionale “Il pesce azzurro nella cucina gourmet” presso i locali Despan, con la collaborazione dei cuochi Davide Pezzuto, Nicola Rapino, Nicola Fossaceca, Michele Ottalevi, Domenica Vagnarelli e Luca Mastromattei. «Oltre ai pesci più conosciuti quali le alici, le sarde e gli sgombri – ha spiegato Lorenzo Pace, presidente dell’associazione Cuochi di Pescara – fanno parte della categoria pesce azzurro anche il pesce sciabola, la ricciola, il pesce spada, il tonno e molti altri pesci di piccola e media taglia. La caratteristica di questi pesci risiede nella delicatezza e nella freschezza delle carni: proprio per evitarne il facile deterioramento alcuni di loro sono gli unici pesci ad avere un processo di conservazione naturale; o in olio, o in salamoia o affumicati. Spesso il pesce azzurro viene preferito per la sua economicità ma viene sottovalutato dal punto di vista nutrizionale e del gusto.»

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Terrina di alici e peperoni cornetti con meringa d’aglio e tuille di olive nere di Michele Ottalevi

Ingredienti per 4 persone Per la terrina: 350 g di alici dell’Adriatico, 500 g di peperoni rossi varietà “Cornetti”, 200 g di aceto di mele, 50 g di succo limone, 100 g d’acqua depurata, 8 g di colla di pesce, buccia di limone, sale e pepe q.b. Per la meringa: 100 g di aglio rosso di Sulmona, 300 g di latte intero, 2 g di xantana. Per la tuille: 125 g di zucchero isomalt, 125 g di glucosio, 80 g di olive nere. Procedimento Per la terrina: Eviscerare le alici, lavarle, diliscarle e adagiarle su placca, emulsionare limone aceto ed acqua e versare la marinata sui filetti, porre in frigo per 15 minuti. Arrostire i peperoni, privarli di buccia e semi. Far rinvenire la colla di pesce in acqua fredda, poi scioglierla in poca acqua con una buccia di limone. Su uno stampo per terrina comporre il primo strato con i filetti di alici regolando di sale e pepe, versare la colla di pesce, proseguire la stratificazione con il peperone, ripetere nuovamente, riporre in frigorifero. Per la meringa: privare l’aglio di buccia e germe, farlo sobbollire nel latte per 20 minuti. Filtrare, versare il latte in planetaria con la xantana, lasciare lavorare per 3 minuti. Per la tuille: Cuocere in casseruola glucosio e isomalt finché prendono un colore dorato, di seguito le olive nere disidratate e frullate, mescolare bene e stendere su silpat. Quando sarà raffreddato completamente tritare al cutter; una volta ridotto in polvere, cospargere con l’ausilio di un colino a maglia sottile su silpat. Cuocere in forno a 160° per 2 minuti, poi tagliare della forma desiderata. Presentazione Creare al centro dei piatti una lacrima con la meringa, adagiare su di essa la terrina, guarnire con la tuille e olio extravergine d’oliva. PAG 50 / SPECIALE ESTATE / C COME RICETTE


Tartare di sgombro e caponata di Nicola Rapino

Ingredienti per 4 persone: Per la tartare: 2 sgombri da 400 g l’uno, 20 g di succo di limone, 70 g d’olio extravergine d’oliva, sale e pepe q.b. Per la caponata: 500 g di melanzane lunghe, 100 g di peperone, 150 g di polpa di pomodoro, 100 g di aceto di Trebbiano d’Abruzzo, olive verdi, 2 g di zucchero semolato, 20 g d’olio extravergine d’oliva, 50 g di aceto di Trebbiano d’Abruzzo, 30 g di sedano, 50 g di carota, 20 g di cipolla, 10 g di basilico, sale q.b., 300 g d’olio di semi arachidi. Per la guarnizione: 1 g di polvere di olive, 50 g di olio al basilico. Procedimento Per la tartare: pulire e filettare lo sgombro, con una pinzetta eliminare le spine e abbattere la polpa a -20°C per 24 ore. Battere la polpa di pesce a coltello, condire con il succo di limone, l’olio, aggiustare di sale e pepe. Per la caponata: pelare con un pelapatate le melanzane, tagliarle a cubetti, infarinare e friggerle nell’olio di arachidi. Tagliare la buccia in chiffonade, infarinare e friggerla. Appassire nell’olio extravergine il trito di sedano, carote e cipolla, aggiungere i peperoni privati di buccia e semi, la polpa di pomodoro e cuocere per dieci minuti. Aggiungere lo zucchero e l’aceto, lasciare evaporare, aggiustare di sale e unire il basilico in chiffonade. Presentazione Sui piatti rettangolari creare tre mucchietti di caponata, sopra la tartare e le bucce di melanzane. Decorare con olio al basilico, salsa di pomodoro polvere di olive e basilico fresco. PAG 51 / SPECIALE ESTATE / C COME RICETTE


Pesce spada, con vellutata di piselli e uova di quaglia di Luca Mastromattei

Ingredienti per 4 persone 200 g di pesce spada, 150 g di piselli freschi, 2 uova di quaglia, pepe bianco qb. Per la marinatura del pesce spada: 50 g di sale , 25 g di zucchero, 1 grattata di buccia d’arancio, 1 grattata di buccia di limone, 10 g d’olio extravergine d’oliva, pepe bianco, semi di finocchietto. Per la guarnizione: 12 spicchi d’aglio arrostiti, 2 fiori di zucca. Procedimento Coprire il filetto di spada con la marinatura e lasciare maturare per circa 4 ore, poi pulire bene il filetto dalla salatura in acqua e ghiaccio. Tagliare un cubo di spada di circa 3 cm x 3 cm e passarlo in padella con un filo d’olio. Sbollentare i piselli freschi in acqua e sale, frullarli una volta teneri e passarli al setaccio. Cucinare le uova di quaglia in acqua con abbondante sale per 2 minuti e mezzo e raffreddare in acqua e ghiaccio. Scolare e dividere a metà. Presentazione Disporre i cubi di spada sui piatti, alternati con una goccia di vellutata di piselli con sopra l’uovo. Guarnire con gli spicchi d’aglio e una strisciolina di fiore di zucca.

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Crocchette di Suro con salse di carote, alghe rosse, limone e mosto cotto di Nicola Fossaceca

Ingredienti per 4 persone: 1 kg di Suro, 100 g di albume d’uovo, 250 g di pane grattugiato, 100 g di farina di grano tenero 00, 1 lt di olio di olio extravergine d’oliva, sale e pepe q.b. Per la salsa di carote: 200 g di carote Igp del Fucino, 20 g di olio extravergine d’oliva, sale q.b. Per la salsa di alghe: 100 g di alghe rosse, sale q.b. Per la salsa di limone: 5 g di bucce di limone. Per la guarnizione: 20 g di mosto cotto, 50 g di lattuga. Procedimento Pulire e sfilettare i suri, eliminare eventuali spine e tagliare a tartare. Condire con sale e pepe, formare delle sfere e abbattere in negativo. Passare nella farina, nell’albume, nel pane grattugiato e abbattere di nuovo. Per la salsa di carote: lessare le carote, frullarle, condire con olio e sale. Per la salsa di alghe: lessare le alghe, raffreddarle, frullarle con del ghiaccio fino ad ottenere una crema e regolare di sale. Per la salsa di limone: lessare le bucce di limone, raffreddarle e frullarle con il ghiaccio fino ad ottenere una salsa. Presentazione Friggere le crocchette in olio a 170°C, nei piatti colare della lacrime di salsa, sistemare tre ciuffi di lattuga a julienne su cui posizionare le crocchette e completare con delle gocce di mosto cotto e dei germogli.

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c come emergente DI BEATRICE DE TULLIO

Un abruzzese in finale È stato Daniele D’Alberto, cuoco pescarese in stage presso “La madonnina del pescatore”, l’abruzzese andato in finale a Chef Emergente Centro a Roma lo scorso 30 giugno, superando una selezione riservata all’Abruzzo che si è svolta il 19 giugno al Café Les Paillotes di Pescara, condotta da Luigi Cremona e dalla nostra “direttora” Cristina Mosca. Il giovane cuoco abruzzese ha vinto la selezione con i mezzi rigatoni “Profumo, Colore, Sapore“ e “La Triglia e la Mandorla”. Per la selezione del finalista abruzzese sono stati scelti anche Simone Calabrese (Ristorante Cipria Di Mare, Teramo), Antonello De Maria (Ristorante La Reserve, Caramanico), Angelo Lanaro (Ristorante La Zattera, Pescara), Mario Martino (Ristorante Reale, Castel di Sangro), Gianluca Tarquini (Ristorante Beccaceci, Giulianova) e Sabatino Lattanzi (Ristorante Zunica 1880, Civitella del Tronto), già vincitore della sessione Abruzzo-Marche-Umbria a Chef Emergente 2013.

Daniele D’Alberto è nato a Pescara il 16 luglio 1987. Nel 2006, anno in cui ottiene il diploma di maturità alla scuola alberghiera, erano già diverse le esperienze che aveva fatto in vari ristoranti della zona, ma la sua prima, lunga esperienza l’ha fatta nel 2006 all’Hotel Villa San Carlo Borromeo - Senago (Milano) nel ruolo di commis di cucina. Da qui ha iniziato a girare l’Italia, lavorando in diversi Hotel e ristoranti nello stesso ruolo e occupandosi spesso anche della pasticceria, sua grande passione. Nel 2011 ha lavorato nel ristorante “Casa Vissani“ di Gianfranco Vissani di Civitella del Lago (TR) nel ruolo di chef capo-partita. Nel 2014, mentre lavorava ne “Il Salotto di Viné” a Pescara, è stato scelto in stage come capo partita ai secondi nel ristorante “La Madonnina del pescatore” di Senigallia (AN) dello chef patron Moreno Cedroni. Alla finale di Chef Emergente che si è svolta a Roma ha partecipato con un “Branzino, lampone e yogurt di capra” e con “Girotondo nell’orto”.

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LA TRIGLIA E LA MANDORLA di Daniele D’Alberto, finalista chef Emergente 2014 per l’Abruzzo Ingredienti per 4 persone. Per la salsa alle mandorle: 50 gr mandorle a filetti, 2 gr di aglio rosso di Sulmona, 5 gr di pane bianco, 2,2 gr di sale fino, 20 gr di olio extra vergine di oliva, 150 gr di acqua, 0,5 gr di mandorla amara, 0,2 gr di xantana. Per la salsa di triglia: 200 gr di teste di triglia, 1 lt di acqua, gambi di prezzemolo q.b., 2 pomodori rosso ramati, 30 gr di olio extra vergine di oliva, sale e pepe q.b., 0,4 gr di xantana. Per i pomodori arrosto: 100 gr di pomodori rosso ramato, 2 gr di sale, 40 gr di olio extra vergine di oliva, 5 gr di aceto balsamico, 5 gr di pane prezzemolato. Per il limone candito: buccia di un limone, 200 gr di acqua, 200 gr di zucchero. Per la salsa alla rucola: 30 gr di rucola, 100 gr di acqua, 0,4 gr di xantana, sale. Per finire il piatto: 6 triglie da sfilettare, germogli q.b. Procedimento Per la salsa alle mandorle: sbollentare per circa 4 minuti l’aglio e raffreddare. Frullare tutti gli ingredienti per 5 minuti nel Bimby. Per la salsa di triglia: soffriggere a fuoco basso con l’olio la testa delle triglie ,i gambi di prezzemolo,i pomodori per alcuni minuti. Aggiungere l’acqua e lasciare ridurre fino a 1/4 del composto,filtrare nel colino cinese con un tovagliolo di cotone, infine addensare con la xantana e far raffreddare, salare e pepare. Per i pomodori arrosto: tagliare i pomodori a metà e condirli con il sale e il pane prezzemolato. Cuocerli sulla griglia a fiamma dolcissima. Una volta tolti dalla griglia finire la cottura in forno a 180° per 5 minuti, far raffreddare nell’abbattitore, privarli della pelle e tagliarli piccoli con una forbice, condire con il resto degli ingredienti. Per il limone candito: prendere la buccia del limone e sbollentarla per 2 volte in modo da togliere il retrogusto amaro, continuare la cottura nello sciroppo. Per la salsa alla rucola: sbollentare la rucola,far raffreddare e frullare con gli altri ingredienti.


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c come formazione FOTO: NIKO FORMAZIONE / RED

La lezione è servita

In Abruzzo ci si sta muovendo sempre meglio e sempre in maniera più determinata nella formazione professionale. Sono diverse le scuole che stanno prendendo piede, e alcune di loro stanno affermando sempre meglio la loro identità. Su scala nazionale brilla la Niko Formazione, a Castel di Sangro, che questa estate ha portato a termine il progetto di alta formazione “R.E.S.T Abruzzo” (Risorse Enogastronomiche per lo Sviluppo Turistico), approvato dalla scorsa Giunta Regionale e finanziato nell’ambito delle attività previste dal Fondo Sociale Europeo – FSE Abruzzo 2007/2013. Questo corso è stato reso innovativo dai corsi di botanica, fisica, biologia e storia della cucina italiana. Alla chiusura del corso sono intervenuti anche due docenti del corso, Monica Mazza e Angelo Presenza; Raffaele Cavallo, segretario di Slow Food Abruzzo e Molise, che ha fatto da tramite e garante tra Niko e l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (una collaborazione unica nel suo genere). In due livelli è invece suddivisa la scuola ReD di San

Vito Chietino, che dialoga sia con i cuochi professionisti che si vogliono aggiornare o specializzare, sia con gli appassionati di cucina che vogliono imparare qualcosa in più. Per comunicare questo dualismo, lo scorso 22 settembre ha festeggiato con un Open Day l’inizio dell’anno accademico, al quale hanno partecipato lo chef Mauro Uliassi, bistellato Michelin, gli abruzzesi Nicola Fossaceca e Davide Pezzuto, i maestri pasticceri e gelatieri Emmanuele Forcone, Francesco Palmieri e Francesco Giordano, e il pizzaiolo Nicola Zulli. L’evento è stato anche l’occasione per annunciare al pubblico la variegata offerta di corsi che ReD propone: da quelli rivolti ai principianti ai master di alta specializzazione per i professionisti e gli operatori del settore, ai quali va ad aggiungersi la possibilità di formarsi nel settore della pasticceria industriale e dell’alta gelateria. Adesso aspettiamo fiduciosi anche seminari, corsi e lezioni per il personale di sala, la cui professionalità pesa per il 50% sul successo di un ristorante.

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c come mediterranea

DI BEATRICE DE TULLIO / FOTO_MODIV - MARIO_SABATINI

Una mostra in evoluzione

È arrivata alla 29esima edizione la Mostra Mediterranea: l’iniziativa principale della provincia, dedicata ai prodotti tipici agroalimentari d’Abruzzo e organizzata dalla Camera di Commercio di Pescara. La fiera continua il suo processo di cambiamento iniziato qualche anno fa. Negli ultimi anni infatti si è passati da una mostra “generalista” ad un evento che mira sempre più a specializzarsi nei prodotti tipici e artigianali, e soprattutto anche nelle preparazioni culinarie. Quest’anno erano presenti 62 aziende, in aumento rispetto allo scorso anno: 32 provenivano dalla provincia di Pescara, 20 dalla provincia di Chieti, 4 dalla provincia di Teramo e 6 da L’Aquila. La vera novità è stata nelle cinque grandi aree tematiche: quella dedicata al Polo della Birra, in collaborazione con il Comune di Spoltore, e poi “Mare Vivo”, “Scienza Under 18, “Scuola di cucina Red” e “Consorzio Olio Dop Aprutino – Pescarese”. Mediterranea si è inoltre aggiudicata la tappa del Girolio d’Italia, evento di prestigio organizzato dall’associazione nazionale Città dell’Olio e che quest’anno ha festeggiato il suo ventennale. All’interno del padiglione si sono

succeduti convegni scientifici e divulgativi, degustazioni di olio in abbinamento ai prodotti dell’eccellenza gastronomica locale, mostre dedicate alle civiltà dell’olivo. Le Città dell’Olio abruzzesi e i loro prodotti hanno avuto uno spazio dedicato, messo a disposizione dalla CCIAA di Pescara, all’interno di Mediterranea per tutta la durata dell’evento. In più la Mostra si è arricchita di un’area dedicata allo street food, con due degustazioni esperienziali sulla birra prodotta in Abruzzo e sul vino, e delle dimostrazioni di cucina: il 18 luglio lo chef stellato Nicola Fossaceca ha condotto un viaggio emozionale tra innovazione e tradizione e ha riproposto il suo cavallo di battaglia, la triglia in scapece, accompagnata dai vini della Cantina “I Fauri”; il 19 luglio due squadre composte dagli allievi dell’IPSSAR De Cecco di Pescara si sono confrontate per contendersi lo scettro di “Astri nascenti”; il 20 luglio lo chef tristellato Niko Romito ha raccontato come le materie prime povere possano trasformarsi in raffinati piatti gourmet, con, in accompagnamento, i vini Masciarelli. In tutte e tre le serate c’è stato il tutto esaurito.

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REDAZIONALE

c come vi consigliamo

Insieme si vince: un successo la nona edizione di “InOpera”

Venerdì 27 giugno, presso il centro espositivo della Camera di Commercio di Chieti, più di cento imprese a confronto per fare della “rete” uno strumento vincente da utilizzare sui mercati. L’evento, organizzato dalla Compagnia delle Opere Abruzzo e Molise, si è articolato tra workshop, tavoli di lavoro e presentazione di idee e progetti vincenti. Un evento dedicato a fare della relazione un valore. È questo il significato di “InOpera” che, in una giornata ha fatto incontrare più di cento imprese del settore profit e no-profit nel centro espositivo della Camera di Commercio di Chieti. «Oggi abbiamo di fronte una sfida ed insieme una grande opportunità – ha detto in apertura di giornata il direttore della Compagnia delle Opere Abruzzo e Molise, Antonio Dionisio – la sfida è quella di conoscersi, di aprirsi, questa è la priorità. Per InOpera la dinamica è rovesciata rispetto alla vendita classica, dove c’è la solita presentazione per vendere il prodotto, qui attraverso la conoscenza si riesce a dare valore alla relazione». Ed è così che la grande sala del centro espositivo ha dato testimonianza concreta del

significato dell’evento InOpera: tantissimi tavoli di incontro, ciascuno per ogni azienda, dove, nel corso della giornata si sono avviati confronti, rapporti di collaborazione tra realtà imprenditoriali, o gettate le basi per la costituzione di reti future. «Quello dello stare insieme è ormai un’esigenza dettata dai mercati – ha tenuto a sottolineare ancora Antonio Dionisio – solo così è più facile internazionalizzarsi, accedere al credito, innovare, si moltiplicano gli strumenti di azione.» Oltre agli incontri tra aziende la giornata si è sviluppata attraverso una serie di workshop specifici su Start-Up ed innovazione, Internazionalizzazione, Reti e Distretti. All’assemblea conclusiva “Fare impresa, farla insieme” ha partecipato anche l’assessore regionale al lavoro e al sociale Marinella Sclocco, che ha sottolineato l’utilità dell’iniziativa sottolineando anche l’importanza dell’agire in rete per cogliere le opportunità offerte dai fondi sociali europei. Per il prestigioso traguardo della decima edizione, l’obiettivo è ora quello di fare diventare “InOpera” un “evento permanente” che riesca a coinvolgere le imprese durante tutto il corso dell’anno.

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c come news Campagna Amica ad Avezzano

C’erano un centinaio di persone la mattina del 10 luglio ad Avezzano per l’inaugurazione della prima bottega del made in Italy firmata da Coldiretti nella Marsica. Carote, patate, insalate e ogni genere di prodotto – non solo orticolo – sono stati praticamente presi d’assalto nella Bottega Italiana di via Garibaldi 44. Un’oasi della tipicità a chilometro zero inaugurata dall’imprenditore agricolo marsicano Francesco Palma ma fortemente sostenuta da Coldiretti nell’ambito della rete Campagna Amica per tracciare il percorso della vendita diretta dei prodotti del territorio e per valorizzare il vero “Made in Italy” anche nel Fucino, terra di eccellenze orticole. Nel punto vendita di Francesco Palma si possono acquistare, oltre ai prodotti del suo campo, salumi e formaggi, pasta e pane di solina, olio e vino, ma anche miele e zafferano della rete di Campagna Amica.

Sapori e odori d’Abruzzo

Sono stati i “Bucatini della trescatura” della Bottega Starinieri di Città S.Angelo a conquistare il trofeo “Marina di Pescara” per la kermesse “Odori e sapori d’Abruzzo” che si è svolta a metà luglio all’interno del ristorante del Club Nautico del porto turistico di Pescara. A pochi punti di distanza sono arrivati invece la “Chitarrina al Montepulciano con ragù bianco di coniglio” del ristorante “Villa Mucchiarelli” di

Crecchio e “Il cervo in umido” del ristorante “Il Cervo” di Caramanico Terme. Il premio della giuria, presieduta dal presidente della Cciaa di Pescara Daniele Becci, è andato all’agriturismo “Fontiana” di Castellalto (Teramo) e il premio della critica al ristorante “La Mugnaia” di Città S. Angelo. I piatti sono stati conditi con l’olio De Massis di Elice e accompagnati dai pluridecorati vini firmati Terzini di Tocco da Casauria, Chiusa Grande di Nocciano e Camillo Zaccagnini di Bolognano. Gli altri ristoranti partecipanti: “Ninì” di Montesilvano Colle, “Vecchia Silvi” di Silvi alta, “La locanda dei poeti” di Pineto, Hotel “Villa Immacolata” di San Silvestro di Pescara e “Da Silvano” di Francavilla al Mare.

Oscar green 2014

È un’agricoltura che guarda al futuro ma non dimentica il passato la protagonista dell’edizione 2014 di Oscar Green, il concorso sull’innovazione promosso da Coldiretti Giovani Impresa che, nella selezione regionale, lo scorso luglio ha premiato 6 imprenditori under 40. Si tratta di Francesco Chiarieri, 25 anni, di Pianella (PE), titolare della Società agricola Chiarieri, vincitore della categoria Stile e cultura di impresa; Emiliano e Alessandra Paccione, di Ripa Teatina (CH), titolari della “Fattoria Ale”, completamente dedicati alla produzione e alla lavorazione delle uova di quaglia; Martina Paris, 24 anni, di Moscufo (PE), dell’azienda “Officina contadina”. Svetlana Kashina, 33 anni, di Molina Aterno (AQ), che insieme al marito Gianni Fasciani è titolare dell’azienda Fasciani, produttrice di tartufi, e finalista nazionale, ha vinto la categoria “Esportare il territorio”; Pascal Tinari, di Guardiagrele (CH), 25 anni, titolare dell’azienda agricola Fattoria PAG 62 / C COME NEWS

Villa Maiella, è stato premiato nella categoria “Non solo agricoltura”, ma ha delegato suo padre Peppino Tinari (Ristorante Villa Majella) al ritiro del premio. Simona Scatoletta, 21 anni, di Spoltore (PE), collaboratrice del Vivaio Altea, ha vinto la categoria “Campagna amica”, mentre il Comune di Spoltore ha ricevuto l’Oscar per il Paese Amico, ritirato dall’assessore Chiara Trulli.

Premio Codice Citra

Citra Vini ha assegnato allo storyboarder Cristiano Donzelli il Premio Codice Citra “Vini, Volti, Valori”. La cerimonia di premiazione si è svolta presso il Multiplex Arca di Spoltore sabato 5 luglio in collaborazione con il Flaiano Film Festival, prima della proiezione del film Smetto Quando Voglio (regia di Sydney Sibilia). Sono stati Valentino di Campli, Presidente del Gruppo Citra, e Dante Marianacci, rappresentante del Flaiano Film Festival, a consegnare il premio al quarantaquattrenne teramano per aver rappresentato l’Abruzzo in una carriera ricca di successi nazionali e internazionali. In partnership con il Festival, Citra ha anche ospitato in azienda, per tutta l’estate, il primo cineforum “Vini, Volti e Valori”.

Premi a Tenuta I Fauri

Il 2014 per la Tenuta “I Fauri” di Chieti è ricco di premi. Una delle 12 gran


medaglie d’oro che sono state assegnate all’Italia a maggio dal prestigioso Concours Mondial de Bruxelles 2014 è andata al Montepulciano DOC “Ottobre rosso”, apprezzato per la sua aderenza al territorio: un Montepulciano fatto non per stupire o ingentilito da legni e dolcezze, ma che allo stesso modo non teme di usare tutta l’irruenza varietale donata dal pedoclima e territorio teatino. Le edizioni 2015 delle guide di settore hanno portato soddisfazione per il Pecorino 2013, che ha ricevuto i tre bicchieri dal “Gambero rosso” e una chiocciola dalla guida Slow Wine “Vino quotidiano”.

Nuovo direttivo Ais

Tripadivsor

Il 25 giugno il ristorante di Manoppello “Osteria Cupa 21”, di Fernando Petaccia e Mirella De Nardis, ha ricevuto il Certificato di Eccellenza di TripAdvisor®. L’encomio viene assegnato soltanto alle strutture che ottengono regolarmente ottime recensioni su TripAdvisor ed è esteso ai business qualificati di tutto il mondo. I vincitori del Certificato di Eccellenza rappresentano il livello più alto dei business presenti sul sito e mantengono un punteggio complessivo di almeno quattro punti su cinque, hanno un numero sufficiente di recensioni recenti e occupano una posizione privilegiata nella classifica di popolarità sul sito. (Foto: Raffaele Di Loreto)

Wine Spectator premia l’Abruzzo

Confermato Gaudenzio D’Angelo alla presidenza dell’Associazione Italiana Sommelier Abruzzo, ecco il nuovo direttivo regionale 2014-2018: Angela Di Lello (delegata di Vasto); Serenella Di Battista (delegata dell’Aquila), Nicola Marrone (delegato di Chieti), Luca Panunzio (delegato di Pescara), Antonio Iannetti (delegato di Teramo), Massimo Iafrate (delegato della Marsica), Massimo Maiorano (delegato Di Sulmona), Alberta Orlandi (consigliere regionale), Duilio Fabbiani (consigliere regionale), Giuseppe Cetrullo (collegio sindacale), Alessio De Luca (collegio sindacale), Cristiano Marangoni (collegio sindacale), Manuela Cornelii (consigliere nazionale).

Osteria Cupa 21 premiata da

Collefrisio, Illuminati, Talamonti, Bosco e Marchesi de’ Cordano sono le Cantine abruzzesi recensite nel 2014 dalla rivista americana “Wine Spectator”, considerata in assoluto la più autorevole nel mondo del vino. Il punteggio più alto è stato conferito al Montepulciano d’Abruzzo doc “Santinumi” Terra dei Vestini riserva 2008 prodotto da Marchesi de’ Cordano (Loreto Aprutino), classificato con 92 punti su 100 e uguale (o solo di 1 punto inferiore) ai vari Brunello di Montalcino recensiti da Wine Spectator.

Altino, vince la contrada Colli

PAG 63 / C COME NEWS

Polenta, coratelle d’agnello e pizza dolce con croccante alle mandorle, il tutto elaborato con il peperone dolce di Altino: per la quarta volta è stato il menu della contrada Colli ad aggiudicarsi il Palio delle contrade al VI Festival dedicato al peperone dolce di Altino che si è svolto il 23 e il 24 agosto 2014. Le 9 contrade che si sono sfidate hanno utilizzato complessivamente circa 400 kg di peperone dolce fresco e 15 in polvere per preparare un primo, un secondo e un dolce ciascuna. Oltre al menu vincitore, la giuria ha assegnato anche il premio per la Ricetta d’autore “Annamaria De Laurentiis”, vinto dalla Contrada Selva-Coccia Luonghe con il parrozzo al peperone dolce di Altino. Secondo le stime dell’associazione di tutela del peperone dolce di Altino, i visitatori sono stati circa 7 mila.

I bambini premiati da Caprice.

Sono stati premiati il 10 agosto i bambini vincitori del concorso “Disegna il tuo gelato e gioca”, ideato dal maestro Fabrizio Camplone, titolare della gelateria Caprice di Pescara. Orsacchiotti e palloni da calcio e astucci per colori sono stati consegnati da Antonella Camplone e dall’artista Sandro Natale che ha presieduto la giuria di valutazione. Ecco i vincitori: Francesco Valerio Di Pietro, Andrea Cappuccilli, Federico Di Natale, Matteo Benedini, Antonio Tavani, Giulia Ciccarelli, Ariel Incarnato, Cecilia D’Onghia, Alessia Orlando, Carlotta Servalli; per la categoria “Baby” Emilia Di Donato, Martina Palladoro, Giorgia Incoronato, Francesca Colagrande e Maria Pietrosante. Vincitrice del premio “Ali d’Oro”, scelto dal titolare dell’omonima azienda produttrice di coni per i gelati, Vanni Di Giosia è stato il disegno di Martina Barbuzza; infine, il premio speciale “Simpatia” è andato a Flavio Di Donato. (Foto: Tangram)


c come libro

A Tavola con Passione Un vero e proprio catalogo di un cammino formativo e professionale lungo cinque anni: è questo il libro “A tavola con passione”, pubblicato da Di Paolo Edizioni grazie al contributo dell’Azienda “De Cecco” e curato da Alfredina Trivelli, dirigente scolastico uscente dell’Ipssar De Cecco. Presentato in occasione del saluto che l’istituto alberghiero ha posto alla preside, al termine dell’anno scolastico 2014/2014, il libro presenta oltre 150 ricette, divise fra antipasti, primi piatti, secondi piatti e dolci, realizzate da studenti, tecnici e docenti dell’ IPSSAR “F. De Cecco” e affiancate dalle foto di Gino Di Paolo. Le parole di Alfredina Trivelli commentano gli eventi e le iniziative che la scuola ha sposato o di cui è stata protagonista, a partire dal convegno “Vino, anima e cibo” del 2009 per finire a “Imago Corporis” che si è svolto ad aprile nell’hotel Villa Maria e che ha fatto da scenario alla consegna del premio “Cuoca eccellente 2014” dell’Unione Cuochi Abruzzesi. Dal libro emerge la profondità e l’acume che hanno contraddistinto e contraddistinguono le attività della scuola, soprattutto tramite gli argomenti scelti: i cibi che Ennio Flaiano consumava nell’osteria “Da Cesaretto a Roma”, per celebrare il centenario della sua nascita; l’esistenza di una cucina nazionale, per il 150enario dell’Unità d’Italia; i prodotti locali; le partecipazioni al concorso enogastronomico “Lu carrature”. E poi, ancora, il gemellaggio con l’istituto alberghiero “Caterina de’ Medici” a Gardone Riviera, e i tantissimi menu che hanno corredato le iniziative.

«In ogni epoca la cucina, l’alimentazione, il cibo sono

essi stessi espressione di cultura nella quotidianità delle scelte, delle abitudini, del modus vivendi» PAG 64 / C COME LIBRO


collezione 2013 / 2014



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