World Wide West

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La Frontiera del Far West è l'approdo ultimo dei leggendari cowboy, un

traguardo

raggiungere

impossibile

perché

luogo

da

puramente

metafisico, sempre un passo più in là del

più

audace

degli

esploratori,

in

continuo movimento. Così

come

Ronin,

che

in

moto

perenne ci sta da sempre, appunto, e non

si

stanca

mai

di

cavalcare

vagabondo alla ricerca di nuovi spazi dove

raccontare

le

sue

storie,

le

nostre storie. Ed eccoci quindi curiosi spettatori e abili narratori degli avvenimenti del selvaggio WWWest, un ambiente World Wide nella

pieno

di

avventure

Nuovissima

secolo!

da

Frontiera

vivere del

XXI




tump

L’uomo con

L’arco

mp tu

klak Storia: marco generoso Disegni: pietro rotelli


The end




Vendetta per Leticia Pineda Beno Franceschini La prima pallottola stese un tale Deloy, che lavorava come cocchiere tra El Paso e San Antonio. La seconda rese vedova la signora Laura Hagger, di Uvalde, Texas. Era bello accorgersi che la galera non gli avesse fatto dimenticare come si spara. Non si tratta solo della mira. Ci vuole anche una mano ferma, con dita forti e veloci. E poi la postura del busto, le gambe ben piantate per terra. I pistoleri devono avere una propria eleganza.

No, Manny Maker non poteva dimenticarsi come si spara. Appena evaso dal penitenziario con Tito Gonzalez ed Eli Tabbs era andato subito a cercare armi e cavalli. Fremeva come un puma in gabbia. Voleva sentire l’odore della paura e riempirsi le tasche di soldi da bruciare al primo bordello. Doveva riprendersi il tempo perduto, ricominciare là dove era stato interrotto dal maledetto sceriffo della Contea di Concho, Lane Galford. La frontiera stava avanzando e mai come allora c’erano state tante diligenze in circolazione, piene di passeggeri e di bagagli. «Andremo verso sud-ovest. C’è da divertirsi sulla pista per El Paso.» Maker e i suoi aprirono le danze con il carro di Deloy e Hagger. Furono delusi per il misero bottino di qualche dollaro e tanti stracci. Poi sprecarono più proiettili del previsto con dei ranger ficcanaso che li avevano pedinati per una ventina di miglia. Maker tentò di semåinarli senza danni, per evitare di attirare troppe attenzioni, ma Tito Gonzalez ne seccò uno: rimediò un paio di buoni stivali, però la zona diventò incandescente. E infatti una ronda fece fuori Eli Tabbs sulle rive del fiume Pecos.

Galford era riuscito a catturare Maker due volte e per due volte il bastardo era fuggito prima dell’impiccagione. Conosceva bene i suoi metodi e sapeva che quello sciacallo colpiva sempre per uccidere. Aveva un conto in sospeso con lui per un affare accaduto nella Contea di Concho cinque anni prima, quando Maker aveva assaltato il carro della famiglia Pineda, rapendo una delle figlie, Leticia, e riportandola morta. «La mia mano è misericordiosa. – Aveva detto il bandito alla madre. – Pensa a quanta sofferenza ho evitato alla tua ragazza. Dopo la quadriglia di stanotte, avrebbe passato la vita a rimpiangermi.» Durante la successiva visita alla fattoria dei Pineda si era lasciato dietro quattro bare. Galford e un manipolo di volontari avevano inseguito Maker fino alla vecchia stazione della Butterfield Overland Mail di Grape Creek, e là l’avevano arrestato grazie a un traditore. Lo sceriffo aveva messo sul libro paga un uomo di Maker, così, alla diffusione della notizia della sparatoria sul


Pecos, Galford temette che il piano fosse saltato. Invece non era cambiato niente.

Maker e Tito Gonzalez arrivarono a un trading post alla base dei Monti Guadalupe. La vetta del Capitan li osservava dall’alto: cavalcando in modo cauto sarebbero potuti arrivare a El Paso in una settimana, oppure si sarebbero potuti avventurare nel Territorio del New Mexico. I due banditi entrarono nell’emporio con il passo lento e la testa bassa. C’erano tre persone che parlavano con il proprietario. Gonzalez interrogò silenzioso il capo, che fece segno di aspettare. Fuori c’era un solo cavallo: brutto indizio. Inoltre gli ospiti indesiderati erano armati, quindi meglio passare. E si avviò all’uscita. «Che c’è, Maker, non resti a colazione con noi?» All’esterno Galford li attendeva con la pistola in pugno. Dietro di loro, gli altri avevano estratto le armi. «Galford! Sei peggio di un spina di cactus!» «Giù i cinturoni. E non fate scherzi.» «Sta’ tranquillo, sceriffo, non abbiamo cattive intenzioni. Ormai il Texas non è più un posto per gli eroi, la nostra epoca è finita», rispose Maker facendo scivolare il revolver a terra. Galford avanzò verso i banditi e li spinse in una zona in piena luce. «Non dirmi che hai cavalcato dalla Contea di Concho fino a qui solo per me! Sei a più di trecento miglia da casa. Chi sta badando alle tue pecorelle?» «Non ho intenzione di commettere lo stesso errore all’infinito. Sono qui per saldare il debito con i Pineda. Poi ci sono i due della diligenza per San Antonio e il ranger.» Lo sguardo di Galford si spostò per un istante su Gonzalez. «Vuoi uccidermi, sceriffo? Spareresti a un uomo disarmato? Giochiamo alla pari: vivo o m o r t o . » Galford scosse la testa: «Sono pur sempre un uomo di legge, Maker. Perciò a volte devo far lavorare gli altri al posto mio. Bisogna saper delegare per tenere le mani pulite, è l’arte del potere». E alzando il mento gli indicò di girarsi. Per la prima volta da anni sul volto di Maker comparve un’espressione incontrollata, uno


sbalordimento autentico che egli non avrebbe creduto possibile nemmeno davanti a uno specchio.

Gonzalez stringeva una derringer con un solo colpo. Se ne stava con le gambe divaricate, la faccia rossa e gonfia. Non aveva l’eleganza del pistolero, era tozzo e squadrato, come una cassa da whiskey. A Maker venne in mente un passo biblico: “Perché nessun uomo che abbia qualche deformità potrà accostarsi: né il cieco, né lo zoppo, né chi abbia il viso deforme per difetto o per eccesso.” Rabbrividì. Si diceva che la prossimità alla morte riportasse in superficie i ricordi più nascosti. «Verme schifoso!», ringhiò Maker. «I soldi sono soldi.» «Quanto ti ha promesso?» «Non ho più voglia di rischiare per te, Maker. Preferisco morire nel mio letto.» «Galford, dammi una pistola! Ho diritto a difendermi!» Gonzalez armò il cane.

«Sfidami a duello, codardo!» L’eco dello sparo traversò tutta la vallata. Un stormo di uccelli si librò in volo verso i Monti Guadalupe. El Capitan stava virando dal rosso al dorato. Maker cadde a terra e i due uomini che lo tenevano sotto tiro si spostarono sull’altro.

Galford raggiunse Gonzalez. Tirò fuori dalla giacca una busta da lettere. «Tu vorresti i duecento dollari del vecchio Pineda e magari la libertà?» «Mi spetta anche metà della taglia di Maker. Erano questi i patti.» Lo sceriffo puntò un dito verso il basso: «Quelli sono gli stivali del ranger?»


Senza attendere la risposta, colpì violentemente Gonzalez, che cadde a terra. Lo prese per i capelli e gli premette con forza la pistola contro la fronte. «Sei stato tu a ucciderlo?» «È stato lui a farsi scoprire.» «Togliti gli stivali!», urlò Galford con rabbia. Gonzalez ubbidì e si trovò scalzo sul terreno che cominciava a scaldarsi. Gli uomini dello sceriffo gli legarono i polsi e lo issarono a cavallo.

Prima di partire Galford si rivolse al commerciante del trading post, rimasto ben nascosto a osservare la scena dalla finestra: «C’è una chiesa nei dintorni?» «Sì, signore. La missione cattolica di Santa Maria.» «Bene. – Disse porgendogli la busta con il denaro. – Allora donate questi soldi in memoria di Leticia Pineda.» «E… il morto?» «Portatelo dai frati. Provare pietà per certa gente è affare loro.»






Usi, costumi e amori di un cercatore d'oro su nel Klondike braz kowalsky Klondyke 1836, è fatto di cronaca dalla gazzetta ufficiale di Spokane, IDAHO. Montagne Rocciose, lungo il corso dello Snake River, da una baracca posta in bilico su di un dirupo esce un uomo, barba e capelli lunghi, sporco di fuliggine e ricoperto di pelli di marmotta. Lui è Trapper Calvin. Oltre quella matassa di peli, sotto un dito di sporco, oltre due strati di unto c'è un uomo; all'interno di quest'uomo c'è della felicità, perché nel palmo della mano ha tre pepite. Il che vuol dire che è giorno di festa e che bisogna prepararsi per una donna. La civiltà è a duecento miglia di distanza ed è rappresentata da Boise, una ridente cittadina che ospita un locale, il Melanie Blue, dove vi lavorano sei donne; hanno lo scolo, la gonorrea, la candida, la tisi, bevono, puzzano e per infettarti pretendono pure di essere pagate. Ma lui è Trapper Calvin, vi ricordate? e sotto quel cappello ha un signor cervello ed ha un piano migliore. Si lava, si rasa, taglia i capelli, trancia gli artigli di mani e piedi e dopo otto bagni in ammollo riesce a rivedersi il colore originale della pelle. Indossa un completo di daino tutto frange con sotto una camicia denim con bottoni automatici in madreperla; stivali di vacchetta con intarsi e borchie in ottone e per finire si calca in testa un piccolo stetson cucito da lui, tutto incurvato, alla moda texana. Aggiunge uno stecco in bocca ed è ok, è pronto per andare a prendersi la sua donna e violentarla. Avete capito bene, perché è proprio quel che farà. Ridiscende lo Snake River, che a queste altitudini non è altro che un torrente impetuoso, e seicento metri più a valle trova quello che cerca, una capanna di tronchi. Chino sull'acqua, con un setaccio in mano, intento a ripulire la sabbia dalle pagliuzze, un uomo sulla trentina, barba folta e nera, spalle larghe, aria mite, insomma un brav'uomo. Trapper Calvin lo avvicina alle spalle, ha in mano un grosso bastone indiano con all'estremità una pietra sferica di ossidiana. Colpisce duro, spruzzo di sangue nell'aria. Lo trascina fin dentro la legnaia e lo lega. Assaggia il sangue rimastogli sulle mani, annoda i biondi capelli in una coda di cavallo ed entra in casa. Davanti ad una stufa a legna, una donna armeggia con pentole e tegami. Ha una gonna lunga grigia dietro la quale s'intuiscono due grosse chiappe, avverte un rumore, si volta, trasale, afferra un coltello... dietro la camicetta di lino s'intuiscono anche i seni, per Trapper Calvin è come se fosse praticamente nuda. Si sposta di lato mettendosi a protezione di una culla. Lui toglie lo stecco di bocca e da sotto il naso appuntito affiora un sorriso sbilenco mentre maligno si massaggia l'uccello che gli sagoma i pantaloni. È già in tiro.


La mulatta ha capito che non è suo figlio a correre pericolo, ma dalla sua ha che è ben piantata e lotterà. Lui fa roteare il bastone che picchia sul coltello facendolo piantare nel pavimento; poi le sferra un pugno in pieno viso. Il bimbo piange. Il biondo si avvicina alla culla, mette un dito tra le manine del pupo che se lo afferra saldo e così si accorda e smette di piangere. È biondo anche lui, verdi gli occhi ed è ben pasciuto. "Ti piacciono le tette di mamma eh?" gli dice "ma per un po' serviranno a me, ok?". Raccoglie la donna da terra afferrandola per i capelli, l'avvicina ad un tino e gli affonda dentro la faccia. Rinviene e si dimena, finché lui la lascia. La donna va a sedersi sul tavolo, apre le cosce, tira su la gonna e dice "fammi e dopo tornate all'inferno e che Dio ti stramaledica". Il biondo invece la sbatte sul letto, le strappa i vestiti, le da due schiaffi e si spoglia con calma. Vuole che lo veda, vuole carne contro carne e una volta nudo si sdraia su di lei. Mentre che le affonda dentro le morde il collo. Sente il duro dei suoi muscoli contro il morbido dei seni e questo piace a entrambi. Le afferra i fianchi e se li tira contro. Lo abbraccia, lo morde e produce dei sottili soffi di aria calda sul suo collo, sono solo per lui, premio per i suoi sforzi. Il pupo ha smesso di piangere, anche lui ha capito che sua madre non è in pericolo. Qualche ora dopo Trapper Calvin si riveste in silenzio. La donna gli fa "portaci in città con te". Lui mette una pepita sul tavolo, dà un pizzico al pupo e sistemandosi i biondi capelli sotto il capello se ne va. Nessuno sa chi è, nessuno sa da dove viene, lui è Trapper Calvin ed una volta all'anno diventa il Magnifico Straniero.






Avanti un altro Davide Ratzo Ratti Il bello di queste zone è che non c'è un cazzo, sì hai capito bene, non c'è proprio nulla di che: qualche cane randagio, animali della prateria, qualche pianta sparsa ed un sacco di polvere. Non ci sono molti esseri umani, tuttalpiù si fanno gli affari loro ed a volte, per il mio lavoro, può essere un problema… ma sono abbastanza bravo nel mio ed ho imparato da mio nonno a seguire le tracce. Il bello di queste zone è che di tanto in tanto si incontrano gruppi sparuti di case, dove non mancano divertimenti per i viandanti. Prendi la locanda dove mi trovo, un saloon, qui fanno musica tutto il giorno al pianoforte, un suono dolce che massaggia le natiche delle belle passanti di giorno ed accompagna il cigolio dei letti la notte. T.D. Un pianista di origini africane, ha imparato da schiavo, ora ci lavora. Non gli hanno ancora sparato proprio per il fatto che, come suona lui, non se ne sentono spesso in giro. Qui più che mai il cartello "non sparate sul pianista" ha un valore reale, si sono viste coppie conoscersi per via della sua musica e decidere di trasferirsi da queste parti, ogni tanto la Big Mama del Saloon gli allunga un extra quando il posto è pieno ed è ora di fare ballare prima che gli animi si scaldino. Pare pure che un giorno si presentò un tizio, vestito di bianco, che voleva sfidare a tutti i costi T.D…. Ma questa è un'altra faccenda... In questo luogo ci torno spesso, potrei quasi definirla casa se non ci tornassi solo dopo una consegna per distendermi. Ormai Jole è una vecchia amica del mestiere più antico del mondo, nonfa domande, ci frequentiamo da anni, io pago, lei mi da ciò che voglio e se c'è bisogno mi rattoppa, le voglio bene e ci trattiamo con garbo. Se divento ricco la sposo. Mi ricorda mia madre, faceva lo stesso lavoro, mezza cherokee e mezza irlandese figlia di uno stupro. Donna forte venuta a mancare l'anno scorso, mio padre fortunatamente molto prima. E' mattina, sono le 10 circa e mi sto dando una ripulita alla tinozza in camera. Mi guardo allo specchio asciugandomi, i segni dell'età e delle sparatorie cominciano a farsi a notare. Fare il cacciatore di taglie non è proprio un mestiere per vecchi. La muscolatura rimane tonica nonostante i 40 anni ed in fondo le cicatrici mi conferiscono un certo fascino, almeno così dice Jole ed io faccio finta di crederle. Della discendenza di mia madre non si nota più molto nella mia persona, ma ho imparato a cacciare la lepre da mio nonno, seguire le impronte, non fare rumore, muoversi in fretta e questo mi è servito sai? Bene, sono qui a fare l'elicottero col pisello dopo una notte di piacere che Bang! Un colpo di pistola spezza la quiete mattutina: _Occhristo! _Non bestemmiare, animale! _Scusa, Jole_ le dico quasi ridendo. Siamo entrambi a terra acquattati sotto il davanzale della finestra, lei è ancora nuda, bellissima, formosa, sembra una pantera dalla pelle candida, ha un'età imprecisa fra i 20 ed i 40, non gliel'ho mai chiesto, non lo voglio sapere. I suoi occhi verdi mi fissano indagatori, sembra di avere di fronte un serpente a sonagli che ha deciso di farti la festa: _C'entri qualcosa? _Può darsi...


_Come può darsi? Ma che cazzo ti viene in mente? _Scusa che ne posso sapere io, femmina… _E non chiamarmi femmina! Rido mentre cerco di baciarla ma mi raggiunge uno scappellotto, ha una cicatrice sulla schiena, si è beccata un paio di scudisciate un troppo forti, quando cercò di aizzare le sue compagne contro il gestore di un saloon per avere paghe migliori. Questo prima di trovarsi qui, altrimenti non ci sarebbe rimasta. Chissà cosa le passava per la testa. "È un nostro diritto!", ha sempre sostenuto queste idee. Io non ci capisco molto: sparo e risolvo spesso il problema, se si ripresenta... beh... premo il grilletto una seconda volta. _McGregor! Vieni fuori figlio di un cane! Un urlo dalla strada da dove è partito il colpo, rizzo le orecchie ma non mi pare di essermi mai presentato a qualcuno con quella voce... Porto il dito alla bocca e guardo dritto Jole, la quale sottovoce: _Ah, non centri nulla? Ora gli dico che sei qui! _Sì, così spara prima a te e poi sale e spara a me! _Eh, no… Gli prometto il paradiso… _Stai giù_ le afferro un braccio tirandola in basso e rispondo urlando: _Chi sei? Che vuoi? _Mi devi dei soldi, pezzente ! Hai ammazzato mio fratello, ora mi dai la metà di quello che hai incassato! Merda, i fratelli, che culo non averne mai avuto uno. Fatto me, mia madre non ci ha pensato due volte a farne altri, ha detto basta. Beh, quello in questione è stato anche semplice da eliminare, devo essere onesto. La taglia sulla sua testa non era neanche delle più cospicue, solite cose: un assalto alla diligenza, un furto di cavalli, peccato che sia arrivato dallo sceriffo che era già morto, vivo mi sarebbe fruttato il doppio... Sta di fatto che Herry Borrel, il fratello morto, nell'ultimo periodo pare abbia fatto anche fuori un mezzo sceriffo, era amante di quella che lui credeva essere la sua donna. Durante una delle ennesime improvvisate, non gradite da lei, l'altro scende a spiegargli di levarsi di torno... Brutta mossa, il mezzo sceriffo se lo ritrova addosso tipo bufalo imbestialito che lo carica. Una volta a terra pare gli abbia fracassato il cranio con la porta di casa, sbattendola più volte contro la tempia del mezzo sceriffo, poi non contento e mai domo, si è infilato sotto le coperte di lei a rivendicare il suo diritto d'amore. Capisci che a questo punto la taglia è lievitata. Lo scoprii al momento della consegna. Che fortuna, vero? Ed eccoci qui, nudi sotto una finestra con il fratello Borrel vivo e vegeto che neanche vuole vendicare il fratello ma gli bastano i soldi della taglia... Che cazzo di situazione. _Non ce li ho i tuoi soldi e poi perché non te lo sei preso tu, visto che era tuo fratello? _Ne serve uno bravo per stanare una serpe e pare che tu non te la cavi poi male, ora scegli: o salgo e ti faccio fuori o scendi e mi paghi! Non faccio in tempo a rispondere che Bang! Un colpo di fucile fa zittire tutto e tutti: _Qui nessuno ammazza nessuno, è chiaro? Non nel mio locale! Mama Jennifer, che donna!


Si potrebbe dire che porta i pantaloni, è la moglie del padrone, ha un temperamento che dire caldo è dire poco. Di bassa statura sa fare tenere le regole alla propria clientela e, come avrai capito, non ama il sangue sul pavimento del suo locale. Di stazza robusta ha dato alla luce 3 figli, attualmente in viaggio verso ovest, di cui non sa nulla da mesi. _Fatti da parte, donna! Non sono questioni che ti riguardano! Ah, brutta mossa! Jenny non ama essere trattata così... _Vuoi vedere che diventano affari tuoi e togli il disturbo in men che non si dica per sempre? Ora immagina di essere tenuto sotto tiro da un fucile a distanza ravvicinata, tu cosa avresti detto? _OK, mamma, calmati! Come la risolviamo? Quello ha ammazzato mio fratello, non me lo può ridare indietro, che almeno mi dia indietro i suoi soldi... o sbaglio?!? _Non mi frega assolutamente nulla di questa fesseria tra poco arriva lo sceriffo e ci pensa lui a te! _Ahahahahaha... e secondo te vengo a trovare McGruger senza avere fatto una visita alla vostra stella d'argento Wiston? Ahahahah, o dovrei dire ex? _Bene , in questo caso_ carica il fucile _sfida a duello il tuo contendente, facci divertire! Ma sanguinate fuori dal mio saloon! Stronza, mi ero dimenticato di dirti che Mama Jennifer è stronza. Il fratello vivo abbassa la guardia e con un sorriso sulle labbra: _Allora alla vecchia maniera, alle 12:00 in punto, al rintocco della campana, regoliamo i conti! D'accordo, McGruger? I miei uomini faranno da giudici. Che palle, la fuga non è contemplata, se non fosse che conosco il tipo di persona, direi che potrei andarmene, ma il cazzone qui presente non è da solo, lo ha appena ammesso. Vorrebbe solo dire ritardare la sparatoria, magari contro più di una persona. _OK, ci sono, ma il resto dei tuoi uomini dovrà essere presente, gli offro da bere al saloon 10 minuti alle 12:00. _Guarda che non farò sconti. _Non te ne ho chiesti... Lo sapevo che sarebbe successo, ma il caso era troppo semplice per non essere risolto seduta stante, era sbronzo marcio lo avevo riconosciuto ai bordi di un villaggio qui vicino. Cosa si crede, il fratello di un genio, questo? Ha avuto anche il coraggio di chiamarlo "serpe" come se fosse abile a nascondersi. Una botta in testa e via! La taglia più facile degli ultimi 10 anni, non fosse che sto "uovo bollito" soffoca nel suo vomito mentre lo porto dallo sceriffo. Stella d'argento mi aveva avvisato: _Bravo, ma ce ne sono almeno altri 5 nella banda, verranno a cercarti, levati veloce dal villaggio che non vogliamo grane. Non mi fanno impazzire gli stellati, ma almeno pagano... Mi gratto la testa socchiudendo un occhio mentre penso. Mi volto con un sorriso ammiccante verso Jole che, ancora sul pavimento, fa per rialzarsi: _Non pensarci neanche sai?!? _Potrebbe essere l'ultima occasione di stare assieme… _Parole… _Se dovesse succedere, vorrei andarmene con il tuo ricordo sulla pelle. _Parole per averla gratis… _Dammi torto… _Se sopravvivi offri la cena...


E mi bacia, con le sue labbra chiare ormai prive di rossetto. Affondo nelle sue carni ed il resto sono questioni che non ti riguardano. È quasi l'ora quando faccio per rivestirmi, bacio Jole che mi caccia in malo modo: _Vai a lavoro e non farti ammazzare! Capisci cosa intendo quando dico che mi piace questa donna? Chiusa la camicia, aggiusto il cravattino messicano in cuoio e piombo, il cappello scuro comincia ad avere aloni di sudore visibili al suo interno, l'esterno si presenta ancora bene, controllo la pistola, ne conto i proiettili, do una sommaria ripulita alla canna, fino a ieri funzionava, dovrebbe andare ancora bene... Cinturone allacciato, provo un paio di estrazioni del ferro, esce bene, sono pronto. La paura in questi momenti non la vinci mai, sappilo, è come un peso sordo alla bocca dello stomaco e tutti i momenti che vivi sono gli ultimi, forse, per questa ragione vanno vissuti appieno. Non c'è odio mentre scendo le scale del saloon. Dalle scale vedo 4 facce poco raccomandabili che mi fissano, gradino per gradino, li saluto con un cenno del capo. Mi avvicino al bancone, parlo col barista ed ordino 4 whisky per il resto della banda ed un bourbon per me, di quelli buoni, dolci. Guardo l'ora, ho ancora 10 minuti di tempo prima del rintocco, pare il momento di uscire per strada. Come passo le porte del salone verso il viale principale, T.D. interrompe la sua ballata ed un attimo di silenzio percorre il vento. Aria che solleva polvere, che irrita gli occhi, che fa stringere le palpebre. Bene, il cielo è plumbeo ed il clima mite, mi avrebbe seccato essere freddato in una di quelle giornate dove il sole splende alto e vorresti fare di tutto tranne che lavorare. Il Borrel vivo mi aspetta dall'altra parte della strada, è un tizio smilzo con la faccia da iena, gli manca qualche dente ed una cicatrice gli solca la faccia dalla tempia destra alla guancia destra, ma l'occhio è buono. Veste di un colore indefinito fra il bruno ed il polvere, mi osserva: _Qui? _Va bene... _Dieci passi? _Come siamo messi non ti piace? _Allora allineati alla strada, non vorrai colpire qualche passante... _Sia mai... al primo rintocco? _Al primo rintocco. L'orologio della chiesa è presente in qualunque villaggio ed in qualunque luogo dove è presente scandisce il tempo, ben visibile. In questo momento cerco di prendere ogni vantaggio. I suoi uomini sono fuori dal Saloon, ma di loro ora non mi devo preoccupare, sghignazzano come iene e prendono in giro il mio cravattino... Jennifer è uscita dal salone, imbraccia il suo fedele winchester, non lo userà a meno che non gliene sia dato motivo, strana donna, la rispetto. La chiesa è alle spalle del mio avversario, posso vedere i minuti che scorrono come il sudore sulla sua fronte, non così in fretta, non così in fretta... Tutt'intorno le poche case mezze in costruzione fanno da sfondo ad una figura che, se non fosse per la faccia bianchiccia, si confonderebbe con esse. Qualche curioso alla porta ed alle finestre, devono avere sentito il tutto, un allibratore improvvisato piazza scommesse su chi


seppellirà il becchino più tardi. Dlon! Bang_Click! Ha fatto cilecca, cazzo! Non ci posso credere, quel tronfio beota non si è neanche preso la briga di controllare la sua pistola o forse la dea bendata mi ha dato ragione, almeno per questa volta. La sua faccia è fra le più incredule quando il proiettile lo colpisce diritto al cuore, ha giusto il tempo di sentire la sua testa sbattere al pavimento, guarda i suoi uomini che iniziano ad agitarsi. Non rido per rispetto nei confronti della morte, ma il mio proiettile ha fatto centro. Gli uomini del Fratello Borrel si avvicinano al cadavere increduli, sono in 4, valgono tutti qualcosa. Ne freddo 3 senza che se ne accorgano, il quarto riceve un colpo di winchester da Mama Jenny _Uno lo paghi a me! _Grazie, Mama Jenny, sarà un piacere. _E se credi che sia tutta farina del tuo sacco ti sbagli di grosso! _In che senso? Dai, per una volta che sono stato fortunato... _La fortuna non c'entra, tonto! Il caro estinto ha fatto un giro tra le mie ragazze, come puoi immaginare non ci sta molto simpatico uno che molesta i clienti. Ha avuto la tua stessa idea: perché non farsi l'ultimo giro prima di morire? Tutti uguali voi uomini. Ed ha incontrato Sonia, gran brava ragazza, capace di distrarlo fino all'ultimo minuto, esaltarlo, farlo sentire unico ed invincibile, quasi quasi lo faceva arrivare in ritardo. Mentre questo stava li a grugnire di piacere mi sono presa la briga di sabotare le sue pistole. _Grazie, gentili signore… Faccio cenno con il cappello al balcone dove Sonia e Jole sono affacciate assieme alle altre, mi ricambiano un sorriso. La parte più merdosa del lavoro è sempre trasportare i corpi, fino a quando sono freschi puzzano di mattatoio, poi puzzano, e di merda per giunta. Sì, perché devi sapere che, quando un corpo muore, gli sfinteri si rilassano e la merda esce. Ora devo attraversare una parte della prateria fino al prossimo villaggio. Qui nel paese non è più attivo il servizio di recupero taglie da quando la buona vecchia stella d'argento è stato avvelenato dal piombo. Fortuna che Mama Jenny mi presta il suo carretto. _E dagli una pulita prima di riportarmelo. _Come sai che lo farò? _Che me lo riporti o che torni? _Entrambe. _Ciccio, pensi che sono nata ieri? Tu a quella gli sbavi come un cane idrofobo alla preda, è più difficile disfarsi di te che di chiunque altro. _Gentile come sempre, Mama… _Onorata... e fatti mandare un nuovo sceriffo, che l'ultimo si è rotto, anzi, toglimi una curiosità: perché non ti fai dare una stella d'argento e non ti trovi un lavoro come si deve? _ Fossi matto, sono i primi che fanno fuori in questo villaggio. _Ahahahaha!


Ride sorniona la Big Mama del villaggio. Carico le taglie sul carro sotto gli occhi fintamente distratti di Jole. _Scemo! Vedi di tornare vivo per cena! _Uh, paura che poi ti manco? Si indispettisce. _Ahahah! Tranquillo! La compagnia non manca... Quando è indispettita le si acciglia la fronte, guarda di sottecchi e non riesco a capire per quale ragione mi inorgoglisce la cosa, forse perché sono riuscito, in un modo o nell'altro, a farle provare un'emozione fuori dal letto, a farle dire che, in fondo, un po' ci tiene. Vedi sono questioni semplici, a volte bastano dei buoni amici o amiche, in questo caso. Jole non dice niente, nient'altro, neanche mi saluta, io ugualmente non ricambio che un paio di sguardi, è pronta per una nuova giornata nel Saloon. ...il pasto da viaggio è la solita sporta di alimenti cotti in fretta e male, per fortuna la meta è ad un paio d'ore da qui, quando arrivo l'ufficio dello sceriffo è bello pieno. Ci sono almeno altri 4 colleghi con altrettanti corpi o prigionieri, il fetore è bestiale, ma ci si abitua. Dovrò sprecare un po' di tempo per spiegare tutta la faccenda dello sceriffo, mi auguro che almeno lo abbiano sepolto. Bah! Tutto quello che mi interessa in questo momento è la frase che scandisce il mio tempo, pronunciata dal vice, fra la taglia incassata e la prossima cena: _Avanti un altro!






Al cuore Riccardo sciarra Si chinò e raccolse il cappello, scuotendolo al vento per togliere la polvere. Sfregò una mano su entrambe le ginocchia, pulendo i jeans dalla terra e gli sterpi. Il sole calava e la luce scarlatta tra le fronde degli alberi diventava sempre meno intensa. Sistemò il fucile a tracolla e proseguì verso la cima della collina. Si fermò più volte a controllare i colpi a disposizione. Uno, due, tre, quattro. Ci sono tutti. Facendosi largo attraverso una fitta barriera di cespugli e arbusti, raggiunse uno spiazzo affacciato sulla valle sottostante. Asciugò il sudore della fronte con la manica della camicia e provò a bere un sorso d’acqua dalla borraccia ormai vuota. Si fermò giusto un momento ad ammirare quel tramonto di fuoco venire giù all’orizzonte. Prese il binocolo dalla sacca e osservò la piana desertica. Delle sagome scure sui loro cavalli. Uno, due, tre, quattro. Ci sono tutti. Poi tossì, e tossì ancora, così forte da far volare una famiglia di tortore nascosta fra i rami vicini. Si accovacciò, tirando su col naso. Sputò in terra una massa di catarro verde smeraldo, gli occhi stretti e le labbra contratte in una smorfia. Portò una mano tremante al taschino della camicia e ne estrasse una scatoletta metallica piena di graffi e ammaccature. Aprendola al terzo tentativo, rivelò una pasticca cerulea delle dimensioni di un polpastrello. La colse tra indice e pollice, avvicinandola alla bocca. Un fremito su per il braccio e la compressa scivolò giù per la scarpata. Si sporse ad accompagnarla con lo sguardo, strozzando un conato di vomito. Il cuore batteva sempre più veloce e non c’era più nulla a rallentarlo. Alzò la testa per scrutare i cavalieri in lontananza. Uno, due, tre, quattro. Ci sono tutti. È giunto il momento di riunire colpi e corpi. Appoggiò i gomiti a terra, si tolse uno stivale e lo stese sulle rocce. Ci sistemò sopra l’asta del fucile e inserì una cartuccia. Accostò l’occhio al mirino. Trattenne il respiro. Tirò il grilletto. Il proiettile saettò nell’aria torrida per sfondare la nuca del primo dei quattro. Caricò il secondo colpo. Gli altri tre avevano estratto le pistole, si guardavano intorno. Accostò l’occhio al mirino. Trattenne il respiro. Tirò il grilletto. Il secondo dei quattro piombò al suolo con la fronte squarciata. La penultima carica era già in canna quando i restanti due partirono al galoppo verso l’origine degli spari, scatenando una nuvola di polvere alle loro spalle. Accostò l’occhio al mirino. Trattenne il respiro. Tirò il grilletto. La pallottola penetrò il soprabito del terzo dei quattro, dilaniandogli il torace. L’ultimo cavaliere proseguiva intanto la sua corsa, avvicinandosi rapidamente. Il colpo finale era di fianco al fucile, all’interno di un sacchetto di cuoio sdrucito. Lo afferrò con la mano libera mentre il cuore picchiava sul ventre. Strinse il pugno attorno alla cartuccia fino a farsi sanguinare il palmo. Coi denti serrati, inserì nell’arma la munizione così sporcata d’amaranto. Uno a uno. Ci siamo. Accostò l’occhio al mirino. Il volto aggrinzito del quarto dei quattro era solcato dalle ultime luci del vespro. Trattenne il respiro. La barba ispida appoggiata alla canna si


agitava al ritmo di un fiato nervoso. Le dita sul fucile rabbrividivano convulsamente al caldo crepuscolo. Tirò il grilletto. Il cuore scalciò violento addosso al petto. La bocca di fuoco scartò all’esplosione del colpo. Il destriero dell’ultimo cavaliere si interruppe bruscamente, finendo avvolto nella sabbia del deserto che un attimo prima lo seguiva. Scansò il volto dal mirino. È finita. Il sangue usciva cinereo dal naso e colava sopra alle labbra, fino alla lingua, dentro ai polmoni. È finita. La nube vorticava celando al suo interno la vittima della fucilata. Il cuore era stretto da una morsa d’ansia ed estremo dolore. È finita. Una raffica di vento secco allontanò la densa coltre di pulviscolo, rivelando la cupa sagoma del quarto dei quattro ancora in sella al suo cavallo, con l’orecchio trafitto dal proiettile. È ancora vivo. È finita. L’ultimo colpo del cuore. È finita.

Per un pugni di vongole: fabio lastrucci




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western Storia: riccardo sciarra Disegni: pietro rotelli



spara o muori Storia e disegni: bruno farinelli


Anche ogGi mi sono guadagnato un po' di libertĂ .

perchĂŠ quando hai una taglia sulLa testa sei costretTo a vedere le cose da un altra prospetTiva, vedi dalLa canNa delLa tua pistola.

Hey tu!


Pards: gianlorenzo di mauro


gunman: gianlorenzo di mauro


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