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Shona e l’incantesimo del dodo

1 Leggi attentamente il testo.

Shona, la femmina di drago, contemplava il mare grigio e minaccioso, le cui acque scure si gonfiavano a lambire le colline sabbiose e frastagliate che le avevano fatto da casa negli ultimi trent’anni. Un cielo nero e burrascoso annunciava un imminente temporale e il drago tremò al pensiero di dover sopportare un altro inverno. Aveva visto tante di quelle bufere, acquattata lassù, sulla collina, ma questa avrebbe avuto la forza di un uragano. Si preoccupò che i mattoni di cui era costruito il suo corpo non reggessero a quest’ultima sfida della natura; dopo tutti quegli anni si sentiva vecchia ed esausta. Il vento le sferzava i freddi fianchi di pietra soffiandole la sabbia negli occhi immobili. Ah, che cosa avrebbe dato per essere di nuovo vera, per sgranchirsi le zampe doloranti, per alzarsi un’altra volta. Ed essere libera. Presa dai suoi pensieri, non aveva notato il piccolo essere dall’aspetto strano che era salito fin sulla collina e si era fermato ai suoi piedi. Era uno strano uccello: un dodo. Un vero dodo in carne e ossa! Era arrivato fin lassù perché aveva un’importante missione da compiere: riportare in vita proprio lei, la femmina di drago. L’uccello, illuminato dalla Luna, iniziò a preparare il suo incantesimo. Da un sacchetto di cuoio tirò fuori sei rune, grandi sassi bianchi con delle strane incisioni, e le collocò con molta attenzione a intervalli sulla schiena del drago. Arrivato alla punta del suo naso, si inchinò profondamente. Chiuse gli occhi e cominciò a cantilenare in una lingua oscura. Avvenne qualcosa di strano. Il vento che agitava l’erba intorno a loro all’improvviso cessò e non rimase altro suono che il canto del dodo. A un tratto il corpo del drago si illuminò di un verde acceso, squillante, scintille bianche gli sprizzarono dalla testa e dalla coda. Poi accadde una cosa meravigliosa. Il corpo del drago cominciò a cambiare e i mattoni si trasformarono in carne. Scomparvero le forme rozze, squadrate delle pietre, che furono rimpiazzate da scaglie verdi, lisce e scintillanti. Grossi artigli color petrolio spuntarono dalle zampe di Shona, poi apparve la punta corazzata della coda. Qualche istante dopo si fecero visibili le orecchie, gli occhi e i denti.

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