4 minute read

atterrasse sulla

... a chi tocca gestire l’incontro ravvicinato?

UNA SQUADRA DI… ACCOGLIENZA

Per la verità, qualcuno che sta lavorando a un piano per il fatidico incontro c’è: è il Seti Post Detection Hub (centro di post-rilevazione del Seti, v. riquadro sotto), inaugurato nel novembre 2022 all’Università di St Andrews, nel Regno Unito. A coordinare il gruppo di ricerca multidisciplinare (che comprende astronomi, biologi, neuroscienziati, informatici assieme a psicologi, filosofi, giuristi e artisti) è John Elliott, ricercatore in linguistica computazionale della stessa università. «Al momento non esistono protocolli di agenzie governative o di organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite», conferma Elliott. «Il Seti Post Detection Hub lavorerà proprio per risolvere questo problema».

Una serie di regole da seguire in caso di contatto alieno esiste già: è il documento “Dichiarazione di principi sulla condotta della ricerca di intelligenza extraterrestre” (in breve “Protocollo Seti”), approvato dal Gruppo di Studio Permanente Seti dell’Accademia Internazionale di Astronautica. Si occupa però

TRA SETI, UFO, UAP E OVNI

Nel 1960, l’astronomo americano Frank Drake fece i primi tentativi di ricezione di un segnale alieno con il radiotelescopio di Green Bank (Usa): il primo passo del progetto Seti (Search for ExtraTerrestrial Intelligence).

Oggi, il Seti è un insieme di iniziative che vede coinvolte sia università e centri di ricerca pubblici, sia organizzazioni e fondazioni private. Fra queste iniziative c’è quella del fisico russo Jurij Milner, che nel 2015 ha lanciato le Breakthrough

Initiatives, un programma scientifico dedicato alla ricerca della vita nell’universo, in particolare grazie ad alcuni grandi radiotelescopi. Il metodo principale utilizzato, ma non l’unico, è infatti la ricerca di segnali radio che potrebbero essere intenzionalmente (o meno) trasmessi da altre civiltà. Finora, però, a eccezione del segnale “Wow!” del 1977 (poi mai più osservato), non è stato rilevato nulla che possa somigliare a una solo della validazione di un segnale radio ritenuto “intelligente” proveniente dallo spazio, e delle modalità con cui diffondere la notizia. «Questo protocollo prevede vari passaggi», spiega Elliott, «ognuno dei quali considera un grado sempre più avanzato di “conoscenza” del segnale alieno». Quindi il Protocollo Seti tratta solo di contatti a distanza. Anche quando arriva alla delicata fase di post-rilevazione, cioè quando sia stato stabilito con certezza che il segnale raccolto è di origine intelligente. «Per affrontare questa fase», specifica Elliott, «è stato istituito un gruppo di lavoro capace di fornire assistenza su tutte le questioni che possono sorgere in caso di segnale confermato, dall’analisi scientifica alla discussione pubblica delle implicazioni politiche, sociali, psicologiche, filosofiche, religiose».

Arrivano I Militari

Ma torniamo all’ipotesi dell’atterraggio alieno. Che situazioni potremmo ipotizzare? Le prime a mobilitarsi sarebbero le forze armate dei Paesi coinvolti, che verrebbero messe in stato di allerta, pronte a contenere e a isolare le aree interessate. I sistemi di difesa aerea e i dispositivi di sorveglianza sarebbero intensificati e sarebbero schierate unità militari comunicazione interstellare. Da qualche tempo si è aggiunta anche un’altra modalità di ricerca, quella del Progetto Galileo della Harvard University, ideato da Avi Loeb. «Questo progetto è complementare al Seti tradizionale, in quanto cerca oggetti fisici e non segnali elettromagnetici», spiega Loeb.

Oggetti non identificati

Che ne è invece degli Ufo?

Diversi governi, nel corso degli anni, hanno discusso di Ufo

(Unidentified Flying Objects, oggetti volanti non identificati) e della possibilità di vita extraterrestre. Alcuni Paesi hanno anche avviato programmi di ricerca sul tema, come il famoso Progetto Blue Book (1952-1969) negli Usa, che però sono stati chiusi senza prove conclusive su un’origine extraterrestre degli avvistamenti. Nel 2020, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato l’avvio di un nuovo programma chiamato Uap (Unidentified per garantire la sicurezza, isolando l’area dell’atterraggio e verificando la presenza di pericoli per la salute, come radioattività o sostanze tossiche. Inoltre, sulla base delle informazioni disponibili, le forze militari potrebbero sviluppare piani di difesa e contromisure nel caso in cui gli alieni si dimostrassero potenzialmente minacciosi.

Nei confronti della popolazione civile, invece, potrebbero essere attivate le procedure previste dai protocolli di evacuazione e raccolta in rifugi in caso di pericolo. Nel frattempo, tutto ciò che avviene avrebbe una risonanza mondiale, in diretta, sui media e sui social. Importante sarebbe anche il supporto psicologico ai cittadini, alcuni dei quali potrebbero essere molto turbati dall’evento dell’atterraggio alieno; probabilmente spunterebbe qualche setta che vedrebbe negli extraterrestri i salvatori oppure, in alternativa, gli sterminatori del genere umano. A questo scopo potrebbero essere istituiti centri di assistenza psicologica per fornire supporto emotivo.

In una situazione straordinaria come questa, sarebbe auspicabile una collaborazione tra governi e scienziati di tutto il mondo, per raccogliere le informazioni possibili sulla natura degli alieni e sulle loro intenzioni, utilizzando mezzi avanzati di sorveglianza, come satelliti, droni e aerei spia. E si istituirebbero gruppi di esperti per studiare gli alieni e la loro tecnologia.

Questi gruppi potrebbero valutare le minacce potenziali e formulare raccomandazioni sulle azioni da intraprendere, fra cui quella di cercare di stabilire un canale di comunicazione con i nuovi arrivati per avviare un dialogo pacifico.

Linguaggio Da Decifrare

Già, ma come potremmo comunicare con gli alieni? Con i suoni di Incontri ravvicinati del terzo tipo o con i logogrammi circolari di Arrival? John Elliott ha pensato anche a questo: «Ho sviluppato alcuni modelli di comunicazione, basati sui linguaggi rappresentativi dell’uomo e su quelli di alcuni animali come i delfini, modelli che sono progettati per identificare il linguaggio degli extraterrestri e scoprirne la sintassi». Ma, come nel caso di due persone che non parlano la stessa lingua, avremo bisogno di qualcosa che ci permetta di associare un significato ai segni (o alle parole) utilizzati. La tecnologia da impiegare dipenderà dal tipo di incontro. «Se si tratta di un segnale da un pianeta lontano», prosegue Elliott, «lo strumento principale sarà l’analisi computazionale e l’applicazione di algoritmi. Ma non sarà facile, perché è sempre possibile che le parole ingannino. Tuttavia se il nostro “incontro” si svolgerà a grandi distanze, ciò annullerebbe qualsiasi minaccia». Ma lascerebbe aperto il problema di come gestire il “contatto”.

Al Cinema

Da sinistra: Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), Mars Attacks! (1996) e, qui, E.T. l’extraterrestre (1982).

Alieni Su Focus Tv

Aerial – o Anomalous –Phenomena) Task Force, focalizzato sempre sull’indagine di avvistamenti di fenomeni anomali non identificati. Dal 1978, anno di numerosi avvistamenti in Italia, anche l’Aeronautica Militare si occupa di studiare il fenomeno degli oggetti volanti non identificati (Ovni), pubblicando un resoconto annuale delle segnalazioni raccolte dai cittadini. A questo scopo ha messo a disposizione un modulo da compilare in caso di avvistamento (www. aeronautica.difesa.it/ovni/) e da consegnare a una stazione dei Carabinieri, che poi provvederanno all’inoltro al Reparto Generale Sicurezza dello Stato Maggiore. Dal 2001 a oggi, gli oggetti non identificati in Italia catalogati dall’Aeronautica sono stati circa 170, mentre quelli registrati dal governo americano, solo nel 2022, sono diverse centinaia.

Per celebrare la Giornata mondiale degli Ufo, il 2 luglio FOCUS TV dedica una serata speciale agli extraterrestri. Alle 21:15 va in onda Alieni: primo contatto, un documentario della Bbc (foto) che approfondisce i temi di questo articolo, ovvero cosa accadrebbe se la Terra entrasse in contatto con una civiltà extraterrestre. Segue alle 23:15, La vera storia del segnale Wow. BBC

This article is from: