FOCUS 368 - Giugno 2023

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NON ABBIATE TUMORE

TERAPIE GENICHE, ORGANOIDI, CURE MIRATE E INTELLIGENZA

ARTIFICIALE: ECCO GLI ULTIMI PROGRESSI

NELLA LOTTA AL CANCRO, CON L’ITALIA IN PRIMA FILA

Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € F 9,00 € D 11,70 € LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 11,50 Chf CH CT 11,30 Chf USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP 23 MAGGIO 2023 GIUGNO 2023 € 4,90 IN ITALIA 368 SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO ANIMALI SIETE FISSATI COL SESSO? MAI COME QUESTO QUI ENERGIA PERCHÉ SI PROGETTANO PANNELLI SOLARI SPAZIALI METEO GRANDINE: PERCHÉ SIAMO NELL’OCCHIO DEL CICLONE NUMERO DOPPIO CON DOMANDE&RISPOSTE

17 21 8 Il fantaghiro

12 Prisma sonoro

15 I numeri dei capelli

16 Folle ordinate

Medicina

29 ABBIAMO IMPARATO A PRENDERE LA MIRA

Il cancro continua a colpire, ma sappiamo contrattaccare sempre meglio. Ecco le ultime novità su terapie geniche, screening, cure personalizzate, armi hi-tech. E l’Italia non è seconda a nessuno.

35

TRASFORMARE LE SENTINELLE IN CECCHINI DI PRECISIONE

36 UNA BANCA DI CELLULE KILLER CONTRO LA LEUCEMIA PEDIATRICA

37

L’AVATAR DEL TUMORE SU CUI TESTARE CURE MIRATE

46 natura LA LEGGE DEL PRATO

Ci occupiamo spesso di alberi e foreste, ma le norme che regolano la convivenza tra le piante degli habitat “a erbe” sono altrettanto complesse.

52 animali FEMMINE DOVE SIETE?

... Arriva il macho! Se pensate che il vostro compagno sia fissato con il sesso, leggete di cosa è capace il quoll, un piccolo marsupiale australiano.

Pagine animate

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo

Focus | 3 In copertina: Foto portante: Shutterstock; Sotto da sinistra:
Ferrero/Mondadori Portfolio; European SPS Tower concept.
Jean-Paul
18 La scienza dell’altalena 20 Il naso “da vino” 22 Facciamo spazio dossier
Il mal di testa ha orari precisi
PRISMA MULTIMEDIA INQUADRA IL QR CODE
video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.
Il gossip può influenzare la carriera
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mondo www.focus.it 368 GIUGNO 2023 38 TAC GRATUITA AI POLMONI SCOVA I FUMATORI A RISCHIO 39 PER ALCUNE NEOPLASIE LA FRONTIERA DEI PROTONI 40 CONTINUO TRAVASO DI DATI TRA CURA, RICERCA E PAZIENTE 41 BRECCIA NEL TUMORE SOLIDO CON LE CELLULE ADDESTRATE 42 PER I BERSAGLI PIÙ NASCOSTI IN ARRIVO I RADIOLIGANDI 44 IL
COLPIRE
Scoprire e capire il
ROBOT CHE SA COME E DOVE

58 tecnologia

L’ENERGIA CHE VIENE DAL CIELO

Avviato dall’Esa lo studio di fattibilità per la costruzione di una centrale fotovoltaica nello spazio.

62 tecnologia

SFIDE TECNICHE IN ORBITA

L’economia spaziale è una straordinaria occasione di sviluppo anche per salvare il Pianeta.

64 attualità

NON CHIAMATELI SOCIAL SOMMERSI

Le carte top secret sulla guerra in Ucraina sono state pubblicate su una piattaforma “minore”.

68 comportamento QUANDO LA SITUAZIONE È CRITICA

Perché siamo così vulnerabili davanti agli appunti che gli altri ci muovono? Come al solito, c’entra l’evoluzione...

74 animali LA MIA VITA DA ORSO

Abbiamo provato a ricostruire le abitudini e le giornate tipo del plantigrado.

80 materiali E SE... NON CI FOSSE LA PLASTICA

Non ne saremmo stati sommersi, ma avremmo comunque dovuto inventare un materiale altrettanto versatile (come stiamo provando a fare).

86 intervista TAVOLA PERIODICA DEGLI

INGREDIENTI

Quali sono i cibi e le bevande più salutari? Risponde in un libro Dario Bressanini.

92 natura UN PROBLEMA SEMPRE PIÙ

GRANDINE

Il cambio climatico ha triplicato le grandinate in Europa e l’Italia è il Paese con il maggior aumento.

98 storia TRA BATTAGLIE E TRA... BOCCHETTI

Da Annibale a Putin, gli eserciti sono sempre ricorsi alle armi dell’ingegno e dell’inganno.

104 biologia CHE SPECIE DI CONTAGIO È?

Cosa succede se funghi e virus di animali selvatici infettano gli esseri umani?

110 le scoperte del Webb

FIGLI DI ALTRI SOLI

Le nuove immagini astronomiche ci mostrano altri pianeti e altri sistemi solari, molto diversi dal nostro.

114 family economy per Focus/9

RISPARMI: COSA FARE?

Miniguida agli strumenti finanziari più utilizzati dalle famiglie italiane.

4 | Focus
7 L’oblò 163 Academy 164 MyFocus 166 Cartellone 168 Giochi RUBRICHE
Ci trovi anche su: 166 Il Festival della Fotografia Europea Speciale 122 ANIMALI 126 TECNOLOGIA 128 SCIENZA 130 AMORE E SESSO 134 ARTE E CULTURA 136 TE LO DICE... D&R 138 NATURA 140 ECONOMIA 142 SALUTE 146 SOCIETÀ 150 STORIA 154 UNIVERSO 156 PSICHE 158 CIBO 160 SPORT
di Simone Valtieri
Dallo sport al cibo, dalla tecnologia agli oceani...
Getty Images 80 | Focus materiali
Le conseguenze, negative e positive, che avremmo senza questa invenzione epocale.

QUALCOSA CAMBIA

Nelle nostre case la plastica abbonda, per utilizzi diversi. Ma per alcuni oggetti usa e getta, per esempio piatti, bicchieri, cannucce e posate, una normativa europea del 2019 ne ha vietato l’uso.

Se non avessimo inventato la plastica...

... non ne saremmo stati sommersi, ma avremmo dovuto creare un materiale altrettanto versatile (come stiamo provando a fare)

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INQUINAMENTO

Una distesa di rifiuti di plastica sulle rive di un lago nei pressi di Da Nang, in Vietnam.

AUTO: SENZA PLASTICA E CON PLASTICA

Sembra un paradosso: più plastica c’è su un’auto e meno essa inquina. Per rientrare nelle norme antiemissioni, infatti, i costruttori stanno aumentando l’uso di materiali plastici al fine di ridurre il peso dei veicoli. Stando a un’analisi della società Ihs Markit, sono circa 350 i kg di plastica presenti sulle nostre auto, tra paraurti, cruscotto, componenti motoristiche e altro, per un totale di circa il 28% del peso complessivo (si va dai 950 kg di una Smart ai 2.700 kg di un Land Rover). Sostituirli con derivati di legno e metalli, significherebbe accrescere il peso di ogni vettura di circa il 35% e, con esso, le emissioni di CO2.

La rivista che state leggendo è stata scritta e impaginata su computer che non esisterebbero senza i materiali plastici. In tasca non avremmo né smartphone né carte di credito, e non potremmo riprodurre la musica né online, perché Internet non esisterebbe, né su musicassette o cd. I mezzi di trasporto sarebbero più pesanti e inquinanti, così come gli elettrodomestici; conserveremmo le bevande in bottiglie di vetro; i vestiti conterrebbero solo fibre naturali (niente poliestere, acrilico, nylon o elastan). Sarebbero diversi i cosmetici, gli occhiali e gli orologi, mentre i nostri figli si diletterebbero con giochi in legno o metallo (niente Lego né Barbie); se ci ammalassimo, poi, correremmo un alto rischio di contrarre infezioni, visto che siringhe, guanti e provette sarebbero meno sterili. E ancora, sulla Luna forse non saremmo andati; gli sport sarebbero più “vintage”, con tennis e golf che si praticherebbero con attrezzi in legno (altro che fibra di carbonio), mentre pompieri e forze armate, senza nomex e kevlar, non avrebbero abiti ignifughi e giubbotti antiproiettile.

Insomma, il mondo sarebbe meno progredito ma anche “diversamente” inquinato: non esisterebbero le spaventose isole di spazzatura che si sono formate negli oceani, ma avremmo probabilmente maggiori grane con la qualità dell’aria e con il buco dell’ozono, visto il conseguente aumento delle emissioni di CO2

ALLE ORIGINI

Ricorrono quest’anno 120 anni dalla nascita di Giulio Natta, Nobel per la chimica nel 1963 con il collega tedesco Karl Ziegler, per le scoperte “nel campo della composizione e della tecnologia dei polimeri”. I due studiosi finalizzarono un processo iniziato nel 1855 dallo svizzero Georges Audemars (primo a ottenere una fibra artificiale dalla cellulosa, il rayon), attraversando varie tappe fino all’invenzione del polietilene da parte di Ziegler (1953) e del polipropilene isotattico da parte di Natta (1954). Nacque così la plastica, destinata presto a cambiare il mondo con ricadute rivoluzionarie in quasi ogni settore, dalla conservazione degli alimenti alla tecnologia, dai trasporti alla medicina, dall’edilizia all’informatica e dall’industria tessile a quella dell’intrattenimento, peraltro con un impatto ambientale tremendo.

Getty Images Bloomberg /Getty Images 82 | Focus

PERICOLOSE

Nella sabbia di una spiaggia si trovano frammenti di plastica di diverse dimensioni. Le microplastiche sono inferiori a 5 mm.

«La plastica impiega, a seconda del tipo e del prodotto, dai 10 ai 1.000 anni per dissolversi, e si stima che circa il 60% della plastica generata fino a oggi sia stata gettata in discarica o nell’ambiente naturale», spiega Anna Winkler, membro del comitato scientifico della onlus PlasticFree. Ciò significa che quasi ogni singolo pezzo di plastica prodotto esiste ancora oggi, nell’ambiente, nelle discariche e persino nel cibo che mangiamo, sotto forma di nanoplastiche (grandi meno di un micrometro), ingerite dagli animali come conseguenza di una catena alimentare inquinante che ha avuto inizio negli anni ’50 e mai arrestatasi. Il problema riguarda gli oceani e i fiumi, ma anche i terreni, visto che il quantitativo di rifiuti plastici da essi assorbito è da 4 a 23 volte superiore, stando a una ricerca del Centre for Ecology and Hydrology di Leicester (Uk).

CHI ERA GIULIO NATTA

ORIGINI. Nato a Porto Maurizio (Liguria) il 26 febbraio del 1903, Natta è l’unico italiano ad aver vinto il Nobel per la chimica (1963). STUDI. Laureato ventunenne al Politecnico di Milano, dove nel 1925 ottiene la cattedra di chimica analitica, trascorre un periodo a Friburgo da Hermann Staudinger, pioniere nello studio dei polimeri, appassionandosi alla materia. Nel dopoguerra sintetizza il polipropilene isotattico (1954), basandosi sulle scoperte effettuate dal tedesco Karl Ziegler l’anno precedente.

MALATTIA. Il Parkinson (diagnosticatogli nel 1956) non limita i suoi studi, da cui nasceranno altri polimeri, tra cui il celebre Moplen. Dopo il Nobel, la malattia peggiorerà e Natta si ritirerà a Bergamo fino alla morte, nel 1979.

Nel 2022 ne abbiamo prodotte 400 milioni di tonnellate: un record

CIBI E TRASPORTI

Circa il 40% della plastica che produciamo (in tutto, 400 milioni di tonnellate l’anno in 90 varianti) serve per il packaging degli alimenti. Senza, saremmo stati costretti a optare per materiali diversi, dal vetro all’alluminio fino al cartone, con ricadute negative sui prezzi, sulla conservazione dei cibi e forse anche sullo spreco alimentare, ma anche con effetti benefici sull’ambiente e sulla nostra salute. Questo perché, senza un imballaggio duraturo, igienico ed economico come la plastica, saremmo obbligati a consumare prima i cibi, e magari a reperirli più freschi e a chilometro zero, sfavorendo la grande distribuzione a vantaggio dei piccoli produttori locali. Basti pensare che le verdure durano circa l’80% in più negli imballaggi in Ldpe, la frutta il 120% e le carni anche otto volte tanto. Da una

I 7 TIPI DI PLASTICA PIÙ RICHIESTI

Polietilene (Pet, Hdpe, Ldpe) Polipropilene 16,1%

Polibutilene tereftalato

23,9% 11,1%

Contenitori cibo, tappi, involucri per dolci e merendine, paraurti, sottovasi

Borse, bottiglie e contenitori, tubi, casalinghi, pellicole protettive

Componenti elettrici, interruttori, tastiere pc, pannelli per auto, copricerchi

Policarbonato

8,1%

Montature per occhiali, blue-ray, dvd, vetri smartphone, fanali auto, oblò aerei

Ossido di polifenilene

7,8%

Strumenti chirurgici, isolamento elettrico, pc, serbatoi per liquidi bollenti

Poliammidenylon

Acrilonitrilebutadiene-stirene

7,2% 5,6%

Industria tessile, tute ignifughe, mobili, suole scarpe, quadri elettrici

Giocattoli, tubazioni e condotte, maniglie, sedie, pannelli per edifici

Shutterstock / wonderisland
Fonte: Roland Geyer (cit.)
Bettmann Archive/Getty Images
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LAVABILI Cannucce riutilizzabili fatte con la canna prodotte da una startup tedesca. Si possono mettere anche in lavastoviglie.

ECOLOGICO

Dolci tradizionali thailandesi avvolti in foglie di banano. Un packaging del tutto rispettoso dell’ambiente.

situazione del genere trarrebbero giovamento piante, animali, ma anche noi che, soprattutto attraverso le carni, ingeriamo nanoplastiche a tavola, con conseguenze sulla salute non ancora sufficientemente indagate. Per i liquidi, il vetro sarebbe rimasto la scelta più ovvia, ma con costi più ingenti legati al trasporto visto il peso dieci volte superiore delle bottiglie. E, a tal proposito, non solo i mezzi su gomma, ma anche treni, navi e aerei sarebbero più pesanti, inquinanti e cari, con emissioni di CO2 nell’atmosfera quasi triplicate rispetto a quelle attuali (2,7 volte in più stando ai numeri forniti dall’istituto Denkstatt).

GEOPOLITICA E TURISMO

I MERCATI DI UTILIZZO

Imballaggio Edilizia Trasporti Elettronica

Essendo la plastica un derivato del petrolio, è possibile che quest’ultimo sarebbe stato utilizzato solo per i carburanti, con un lieve risparmio alla pompa di benzina, ma è comunque improbabile che si sarebbero combattute meno guerre per ottenerlo, visto che solo il 4% del greggio estratto serve alla produzione di polimeri. Ad apparire diverso, invece, potrebbe essere l’equilibrio economico mondiale. Se la maggiore produzione di vetro e metalli avrebbe avvantaggiato i soliti noti (Cina, Stati Uniti e grandi Stati Europei), grazie a quella della carta sarebbero più forti economie di nazioni come Russia, Canada, Brasile, Argentina e Indonesia – dotate di ampie risorse boschive – rispetto a quelle mediorientali che oggi basano la propria economia prevalentemente sul petrolio. Sarebbe diverso an40 % 20 %

Prodotti di largo consumo Altro (protesi, arredi...) Agricoltura

6% 4%
10%
17% 3 %
Fonte: Researchgate.net 84 | Focus
dpa/picture alliance via Getty Images LightRocket via Getty Images

La produzione di materiali diversi avrebbe avvantaggiato Paesi come Brasile e Canada, invece di Usa ed Europa

che il mondo del turismo, soprattutto quello ad ampio raggio, che senza compagnie low cost risulterebbe meno accessibile e riservato solamente alle classi più abbienti. Permettersi un volo transoceanico, per esempio, sarebbe un lusso, e in linea di massima tutto il traffico sarebbe ridimensionato, a vantaggio di quello su terra e su mare. Ne uscirebbe ridotta anche la ricettività di tanti Paesi che hanno grandi introiti dal turismo come Francia, Spagna, Italia e Stati Uniti.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

La plastica contribuisce in maniera preponderante all’inquinamento e al surriscaldamento globale: se è dunque ovvio che senza di essa mari, fiumi e ghiacciai ne gioverebbero, emergerebbe di contro una maggiore richiesta di prodotti derivati dal legno, e l’eccessivo disboscamento sarebbe un problema per la qualità dell’aria. Non ci sarebbero le fabbriche che oggi lavorano i materiali sintetici, ma una quantità ancora maggiore di CO2 sarebbe immessa nell’atmosfera per produrre vetro, metalli e carta. «A differenza della plastica», prosegue l’esperta, «il riciclo dell’alluminio consente di risparmiare 100 kg di CO2 per ogni tonnellata di materiale rimesso in circolo, ma la sua produzione primaria rilascia in media 13,5 tonnellate di CO2 contro le 2,4 della plastica».

Anche nel campo della salute i passi in avanti sarebbero stati ben più lenti, basti pensare a quanto siano igieniche le tubature in PVC che portano l’acqua ai nostri rubinetti senza il rischio di essere intaccate da muffe, parassiti o batteri (caratteristica che ha reso la plastica indispensabile in ambito medico), o a quanto sia fondamentale il rivestimento dei cavi elettrici che rende sicuri gli impianti. Eventuali infezioni o infortuni sarebbero dunque più probabili, e una volta giunti in ospedale ci troveremmo di fronte a una sanità meno avanzata e più cara, visto che anche la scadenza dei farmaci sarebbe inferiore. Se avessimo bisogno di protesi o di organi artificiali, poi, avremmo opzioni limitate, visto che oggi il 45% dei biomateriali con cui si realizzano – oltre ad accessori pratici come cateteri, flebo, defibrillatori, e persino le lenti a contatto – sono di plastica.

LUNA PIÙ LONTANA

La plastica è una componente fondamentale di ogni oggetto tecnologico e dunque anche dei satelliti e dei razzi. Senza, per esempio, un adeguato materiale per l’isolamento dei cavi, americani e sovietici avrebbero avuto molte più difficoltà nella corsa allo spazio, andando incontro a tempi più lunghi e costi (e anche rischi) maggiori. Sarebbe stato più complicato andare sulla Luna e costruire la Iss, e tanti progressi raggiunti grazie alle esperienze orbitali sarebbero rimasti più a lungo nei nostri sogni: per es. tv satellitari e smartphone. Insomma, un mondo senza plastica sarebbe forse più simile a quello in cui sono cresciuti i “boomer” (i nati tra il 1946 e il 1964), parola che peraltro non esisterebbe perché quel “boom” economico lo si deve anche e soprattutto a questa invenzione. Una cosa però sarebbe probabilmente migliore: la nostra società non avrebbe sviluppato quella cultura consumistica dell’usa e getta che la plastica ha portato con sé. Se il progresso fosse arrivato più lentamente, studiando altri materiali al posto dei polimeri di Natta e Ziegler, forse oggi saremmo più attenti all’ambiente e meno spreconi, membri di una società meno tecnologica e connessa, ma che magari avrebbe fatto meno danni.

SOLUZIONI NATURALI PER SOSTITUIRE LA PLASTICA

I materiali plastici sono così diffusi perché leggeri, resistenti, isolanti, facilmente modellabili ed economici da produrre. Ma in natura esistono alternative più ecologiche, derivate da fibre vegetali e, dunque, più facilmente biodegradabili. «Sebbene la domanda, in realtà, non sia quali alternative abbiamo alla plastica», spiega Anna Winkler della onlus PlasticFree, «ma piuttosto come possiamo ridurre gli sprechi, non pensando alla plastica come a un “rifiuto” ma come a qualcosa che possa far parte di un sistema circolare».

FOGLIE DI BANANO. Soluzione “bio” per avvolgere alimenti vegetali e aumentarne i tempi di conservazione.

BUCCE DI BANANA. Vi si ottiene un filamento utile alle stampanti 3D per produrre occhiali e altri oggetti.

PLASTICA DI LATTE. Si tratta di un polistirene realizzato con la caseina, principale proteina del latte.

PIUME DI POLLAME. Contengono cheratina, con cui si può produrre un materiale resistente alla trazione.

LEGNO LIQUIDO. Con trucioli di ciliegio e scarti di acero i ricercatori hanno creato mazze da golf e giocattoli.

AMIDO DI RISO. Ha ottime proprietà meccaniche ed è già utilizzato per vestiti, imballaggi ed elettronica.

AGHI DI PINO. Esiste una startup indiana – Vasshin –che vi produce stoviglie biodegradabili e idrofile.

GUSCI DI NOCI E UOVA. Essiccati, macinati e uniti a biopolimeri sono utili per oggetti come pettini e orologi.

POLLAME GUSCI DI UOVA AGHI DI PINO Shutterstock(4) GUSCI DI NOCI Focus | 85
PIUME DI

Figli di altri soli

Le nuove immagini astronomiche ci mostrano altri pianeti e altri sistemi solari anche molto diversi dal nostro. Nella speranza di riuscire a trovare presto un “gemello” della Terra.

di Adriano Fontana, astrofisico Inaf Le scoperte del Webb

MONDI LONTANI

La stella HIP 65426, vicino alla quale orbita un pianeta, in un’immagine del James Webb Space Telescope. Sotto, come appare a differenti frequenze.

La scoperta di pianeti extrasolari – cioè osservati intorno ad altre stelle, diverse dal Sole – è sembrata a generazioni di astronomi un sogno impossibile da realizzare. La ragione di questo scetticismo era dovuta anche al pregiudizio che tutti i sistemi planetari fossero simili al nostro, nel quale i pianeti più vicini al Sole (Mercurio, Venere, Terra e Marte) sono di piccola massa e i giganti (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) sono lontani e freddi. Se tutti i sistemi extrasolari avessero questa configurazione, sarebbe per noi molto difficile scoprirli, perché i pianeti ci apparirebbero come oggetti estremamente deboli vicinissimi a stelle brillanti. La sorprendente scoperta, avvenuta nel 1995, del primo pianeta extrasolare, chiamato 51 Pegasi b, è dovuta in parte al genio e alla perseveranza dei suoi scopritori (Michel Mayor e Didier Queloz, insigniti del premio Nobel nel 2019) ma soprattutto al fatto che la natura ha molta più fantasia di noi. 51 Pegasi b, infatti, è un gigante grande quasi come Giove ma vicinissimo alla sua stella, intorno a cui orbita in soli quattro giorni circa. Gli effetti gravitazionali sulla stella sono molto più evidenti e quindi alla portata dei nostri strumenti.

A MIGLIAIA

Da allora è partita una intensa attività di ricerca, grazie alla quale sono stati scoperti oltre 5mila pianeti orbitanti intorno alle stelle della Via Lattea. Molti di loro sono simili a 51 Pegasi b, cioè sono vicini alla loro stella e sono spesso grandi e caldi a causa della intensa radiazione che ricevono. Per esempio, il sistema planetario Trappist-1 (v. immagine nella prossima pagina) è così compatto che potrebbe essere interamente contenuto nell’orbita del nostro Mercurio, e ruota intorno a una stella molto più piccola e fredda del Sole. A causa dei limiti della nostra strumentazione, non siamo ancora in grado di osservare

NASA, ESA, and G. Bacon (STScI)
Focus | 111
NASA, ESA, CSA, A.Carter, S.Hinkley, and Alyssa Pagan (STScI)

sistemi solari come il nostro, in cui i pianeti sono lontani dalla loro stella e sono spesso freddi. Pur con questi limiti, l’esistenza stessa di sistemi planetari così diversi ci ha dimostrato quanto le nostre idee su come nascono i pianeti fossero ingenue. Studiando questi sistemi, abbiamo capito che la formazione dei pianeti avviene da una nube di gas e polveri che si addensa dando origine contemporaneamente alla stella e a un disco intorno a essa. Da questo disco nascono i pianeti, la cui crescita avviene in un tempo molto rapido in termini astronomici (tra 20 e 50 milioni di anni) sia per addensamento del gas presente sia per accrescimento dei frammenti solidi (polvere e “ciottoli”) che compongono il disco.

Durante questo processo, i pianeti possono persino migrare, cioè spostarsi da orbite lontane a vicine o viceversa. Questi

meccanismi così complessi possono portare anche alla formazione di sistemi molto diversi dal nostro.

STUDIARE LE ATMOSFERE

Mentre la ricerca di nuovi sistemi planetari continua, gli astronomi hanno già lanciato una sfida ancora più incredibile: quella di studiare le caratteristiche non solo dei pianeti ma persino dell’atmosfera che li avvolge, che è lo scrigno che ci dischiude la storia della loro formazione.

Le specie chimiche che si trovano nell’atmosfera di un pianeta dipendono infatti dalla composizione della nube primordiale in cui si esso si è formato (e quindi sono legate alla natura della stella), ma sono influenzate anche dal materiale che il pianeta ha raccolto nel corso della sua vita e dalla radiazione

SISTEMI A CONFRONTO

Il sistema planetario Trappist-1, a 40 anni luce da noi: è composto da pianeti giganti che orbitano molto vicino alla stella (le orbite sono ingrandite di 25 volte). Nella parte bassa, il Sistema solare interno a confronto.

Ingrandimento25x Mercurio Venere Terra Marte b
Sistema Trappist-1 Sistema solare interno
c d e f g h
Acqua Acqua Acqua Acqua
Lunghezza d’onda Luce assorbita dall’atmosfera di Wasp-96b Dati Migliore interpolazione
NASA-JPL/Caltech
NASA, ESA, CSA, and STScI

COME SI STUDIANO

A destra, come vengono rilevati i pianeti extrasolari dal Webb Telescope. Quando uno di questi pianeti passa davanti alla stella, l’intensità registrata diminuisce. Webb è così sensibile che riesce talvolta a registrare perfino la luce che passa attraverso l’atmosfera del pianeta in transito.

A sinistra, la luce assorbita da Wasp-96b, scomposta nelle varie lunghezze d’onda (l’estensione dei colori), mostra picchi dovuti alla presenza di vapore acqueo e altri gas.

Intensità luminosa

della stella, che ne determina la temperatura e induce complesse reazioni chimiche nell’atmosfera.    La sfida in questo caso è ancora più impegnativa che quella della “semplice” scoperta dell’esistenza del pianeta. Non a caso, tra i primi obiettivi del telescopio spaziale Webb è stato scelto il pianeta Wasp-39b, un gigante grande quasi quanto Giove ma che orbita vicinissimo alla sua stella (percorre la sua orbita in soli 4 giorni terrestri), tanto che la sua temperatura in superficie è di circa 800 °C. Wasp-39b si trova a 700 anni luce da noi. Per studiarne l’atmosfera, si osserva la stella mentre il pianeta le passa davanti (v. riquadro in alto). Durante il transito, il pianeta assorbe una parte della luce della stella: una specie di piccola eclisse. Se il pianeta ha un’atmosfera, anche questa assorbirà in parte la luce della stella. Non la oscurerà del tutto, ma ne cambierà i colori e le proprietà, esattamente come l’atmosfera della Terra arrossa il Sole al tramonto, quando la luce ne attraversa un lungo tratto. La differenza tra la luce della stella con e senza il pianeta davanti contiene quindi le “impronte digitali” dell’atmosfera del pianeta. Per estrarne l’informazione, è necessario scomporre la luce in tutti i suoi colori, ovvero ottenere quello che i fisici chiamano uno “spettro” (v. grafico in alto a sinistra). Le molecole e gli atomi presenti nell’atmosfera assorbiranno solo alcuni di questi colori, consentendoci di capire quali molecole sono presenti e in quali quantità. Questo effetto è straordinariamente piccolo e solo gli strumenti più sensibili possono rilevarlo.

TANTO VAPORE

I dati raccolti da Webb hanno surclassato quelli ottenuti in precedenza dai telescopi terrestri e ci hanno portato novità sorprendenti. Innanzitutto, abbiamo scoperto che l’atmosfera di Wasp-39b contiene diverse nubi: circa il 70% della luce è assorbito da queste nuvole, che cambiano colore e densità man mano che si scende verso la superficie. L’atmosfera è ricca di acqua, o meglio (data la temperatura) di vapore. Abbiamo poi scoperto che l’atmosfera è anche ricca di potassio e povera di carbonio. Questo è importante perché ci racconta come è cresciuto il pianeta: il potassio è abbondante nella polvere e nei

Luce della stella con il pianeta davanti

piccoli “ciottoli” di cui era ricco il sistema solare di Wasp-39b nei primi anni della sua vita, mentre il carbonio è abbondante nel gas da cui si è inizialmente formata la stella. L’abbondanza di potassio ci dice quindi che Wasp-39b, dopo essersi formato insieme alla sua stella, è ulteriormente cresciuto catturando la polvere e i “ciottoli” lungo la sua orbita. Infine, a differenza di quanto gli astronomi si aspettavano, l’atmosfera del pianeta è praticamente priva di metano. Questo è molto sorprendente, perché i pianeti giganti del nostro Sistema solare sono al contrario ricchi di questo gas. Forse la luce intensa della stella o altri fattori sconosciuti ne hanno decretato la mancanza.

A CACCIA DELLA VITA

Wasp-39b, come ci viene svelato da Webb, è un mondo affascinante, sebbene alieno e inospitale. Ma l’obiettivo finale delle ricerche sulle atmosfere planetarie è quello di scoprire pianeti come la Terra e di verificare se nella loro atmosfera si trovino tracce di vita extraterrestre. Serviranno probabilmente strumenti ancora più sensibili di Webb, come il futuro telescopio europeo da 40 metri ELT, e servirà una approfondita comprensione di come si formano le atmosfere: per questo i lavori di Webb sono fondamentali. Soprattutto serve che l’universo collabori e dimostri di essere un posto ospitale e ricco di vita. Per fortuna la natura ha sempre più fantasia di noi…

Luce della stella Orario di osservazione (Baltimora, Usa)
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Illustration: NASA, ESA, CSA, J. Olmsted (STScI); Science: Thomas Greene (NASA Ames), Taylor Bell (BAERI), Elsa Ducrot (CEA), Pierre-Olivier Lagage (CEA)
Nell’atmosfera del pianeta Wasp-96b, Webb ha scoperto la presenza di acqua, sodio, potassio e anidride solforosa
Domande Risposte LA SCIENZA IN PILLOLE INSERTO SPECIALE! SALUTE IN QUALI ORARI STARE ALL’APERTO SE SI È ALLERGICI? PSICHE SI FA MEDITAZIONE LAVANDO I PIATTI? NATURA PERCHÉ LE NUVOLE NON CADONO? LE DOMANDE DEI LETTORI Cosa succederebbe se un essere umano cadesse in un buco nero? Inviate le vostre curiosità a: focusdr@mondadori.it TE LO DICE MASSIMO ECONOMIA QUAL È LA CITTÀ DOVE SI LAVORA DI MENO? CIBO DA QUANTI BOVINI PROVIENE LA CARNE CONTENUTA IN UN SINGOLO HAMBURGER DEL FAST FOOD? AMORE E SESSO ABBIAMO I NOSTRI INTERESSI SESSUALI SCRITTI IN FACCIA? INDICE PAGINE ANIMALI 122 AMORE E SESSO 130 • ARTE E CULTURA 134 • TE LO DICE MASSIMO 136 • NATURA 138 • ECONOMIA 140 • SALUTE 142 • SOCIETÀ 146 • STORIA 150 • UNIVERSO 154 • PSICHE 156 • CIBO 158 • SPORT 160 C’È RELAZIONE FRA DIMENSIONI DEL PENE E AUTO SPORTIVE? Mondadori Portfolio Shutterstock Ivan Moreno sl Shutterstock / Tom Sedgewick Shutterstock QUALI SONO LE CANZONI CHE METTONO PIU BUONUMORE? Shutterstock / Dudarev Mikhail

I ROBOT HANNO SENSO DELL’HUMOUR?

Possono impararlo. Alcuni ricercatori dell’Università di Kyoto, in Giappone, hanno integrato nel robot umanoide Erica un sistema di intelligenza artificiale che può rispondere in maniera adeguata alle risate umane. Per i robot non è difficile riconoscere le risate o emettere suoni simili, ma riprodurre con naturalezza le sfumature umane dell’umorismo è un’altra cosa. Per questo, sono stati progettati tre sottosistemi: uno per rilevare la risata, uno per decidere se ridere e un terzo per stabilire il tipo di risata più appropriato.

SPEED DATE. L’algoritmo è stato quindi alimentato con il contenuto di 80 dialoghi avvenuti durante uno speed date fra studenti universitari ed Erica, guidata da remoto da alcune attrici. Sono stati distinti tre tipi di risata: quella “solista”, che non provoca la risata dell’interlocutore, la “sociale”, che si fa solo per educazione o imbarazzo, e quella “allegra”, con cui si reagisce all’umorismo. Erica ha imparato le caratteristiche essenziali delle risate sociali e allegre, ed è stata messa alla prova in 4 brevi conversazioni con una persona. I video dei dialoghi sono stati mostrati a 130 volontari, che hanno giudicato il comportamento di Erica molto più empatico rispetto a risposte con una risata standard o al silenzio.

Perché le turbine eoliche hanno

tre pale?

Le turbine per la produzione di energia eolica hanno in genere tre pale perché quel numero risulta essere il migliore compromesso fra prestazioni energetiche, rumorosità e costi di produzione. Il guadagno in termini di efficienza dall’aggiunta di una quarta pala, infatti, non è tale da compensare l’aumento del costo relativo. Vento forte. Una turbina a due pale girerebbe a una velocità maggiore, per l’attrito ridotto, ma sarebbe molto più rumorosa e pericolosa in caso di forti venti. La pala superiore dell’elica, fra l’altro, riceverebbe una spinta maggiore dal vento, rispetto a quella più vicina al suolo: la differenza di attrito comporterebbe una torsione più usurante sul mozzo e sull’intera struttura. L’elica a tre pale, disposte a 120 gradi l’una dall’altra, aiuta a distribuire meglio il carico; è meno rumorosa e un poco più efficiente dal punto di vista energetico. A.C.

TECNOLOGIA
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OVVIAMENTE NO, MA UN GRUPPO DI RICERCATORI GIAPPONESI STA CERCANDO DI INSEGNARLO LORO. OTTENENDO QUALCHE RISULTATO.
A SCUOLA Il robot umanoide Erica sta imparando quando e in che modo è corretto ridere.
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L’ormone dell’amore è essenziale per il legame di coppia?

Il rilascio d ell’ormone ossitocina è stato per anni considerato determinante per l’unione di coppia (per formare e mantenere nel tempo un rapporto e favorire la fedeltà), oltre che per l’attaccamento materno. Proprio per questo, tale molecola si è guadagnata la definizione di “ormone dell’amore”. Ma un nuovo studio coordinato da neuroscienziati delle Università della California, a San Francisco, e di Stanford ha messo in discussione il suo ruolo di “collante” affettivo. Biologia. La ricerca ha avuto come oggetto le arvicole della prateria, roditori spesso studiati per comprendere la biologia delle relazioni perché instaurano rapporti monogami e fedeli che durano per tutta la vita. Gli scienziati hanno riscontrato che gli animali senza recettori per l’ossitocina mostravano gli stessi comportamenti di accoppiamento, attaccamento (stavano vicini, rifiutavano altri partner) e genitorialità degli altri. Di conseguenza, si ipotizza che l’attaccamento derivi da un programma genetico complesso, del quale la liberazione di ossitocina potrebbe essere solo una componente. M . Z.

Perché a tanti maschi etero piacciono le trans?

Molti uomini che si considerano eterosessuali sono attratti dalle donne trans, nonostante abbiano il pene. Spesso si pensa che si tratti in realtà di gay inconsapevoli, che risolvono la contraddizione facendo sesso con persone che mescolano i due generi. Non sembra però essere questo il punto centrale, come ha scoperto il sessuologo Brandon Andrew Robinson, dell’Università della California, analizzando migliaia di post su Reddit, in cui uomini discutono della loro attrazione per le trans. «Quello che emerge è piuttosto la solita misoginia maschile», spiega Robinson su Men and Masculinities. «Le donne cisgender a molti uomini non sembrano più abbastanza femminili, cioè sottomesse e in linea con le fantasie maschili». Le donne trans a questi uomini appaiono invece come delle “iperfemmine”, che accentuano ciò che per loro sono i “naturali caratteri femminili” nel corpo, nei vestiti e nel comportamento. Insomma recitano la parte della “donna come dovrebbe essere” per i loro fidanzati, amanti o clienti. Sempre di più. Il dover dimostrare di essere più femmine delle femmine è però, secondo Robinson, anche una “condanna” per le trans, necessaria, per esempio, per convincere autorità e medici del loro forte desiderio di essere donne. A.S.

Esiste una relazione fra dimensioni del pene e auto sportive?

Po trebbe sembrare un luogo comune, ma sembra esserci un fondo di verità: secondo i ricercatori dell’University College di Londra, infatti, gli uomini convinti che il loro pene sia più piccolo della media si sentono attratti dalle automobili sportive. Le auto appariscenti e altre vistose forme di consumo rappresenterebbero quindi un tentativo di compensare una bassa autostima della propria dotazione fisica. I ricercatori hanno studiato 200 uomini fra i 18 e i 74 anni. Considerando la scarsa affidabilità delle dichiarazioni sull e dimensioni del proprio pene, hanno convinto i partecipanti che il test riguardasse la valutazione della loro memoria in un ambiente multitasking, e che avrebbero quindi dovuto leggere delle informazioni online mentre visualizzavano degli annunci. Manipolati. Alcune delle informazioni inserite erano intenzionalmente fuorvianti sulle generali dimensioni dei peni, con lo scopo di convincere alcuni volontari di avere organi più piccoli rispetto alla media. Altri partecipanti sono stati invece manipolati in modo che le indicazioni riportate li facessero sentire più dotati degli altri. Ai due gruppi è stato quindi chiesto di valutare il loro interesse per dei prodotti di lusso e per delle auto appariscenti: i risultati hanno mostrato che a essere più interessati erano i soggetti che si sentivano meno sicuri riguardo alle dimensioni del loro pene. R . M .

AMORE E SESSO
132 | Focus

Perché il rosa è “da bimbe” e l’azzurro “da maschietti”?

Colpa della Barbie. Infatti, non è sempre stato così, anzi: nel XVIII secolo i maschi indossavano spesso il rosa perché deriva del rosso, ritenuto più aggressivo del “calmo” blu, associato invece al femminile. Fino al secolo scorso, inoltre, gli abiti dei bambini erano per lo più bianchi, perché più pratici da lavare. Nei primi due decenni del ’900 furono introdotti i colori pastello negli abiti dei bimbi e ancora nel 1927 il Time notava che nei grandi magazzini americani si suggerivano vestiti rosa per i maschietti. Colori pastello. Lo “scambio” accadde nel secondo dopoguerra, secondo la storica del costume Jo Paoletti che al tema ha dedicato il libro Pink and Blue: con il boom economico i vestitini dei bimbi iniziarono a diventare abiti da minidonne e miniuomini, mentre la bambola Barbie spopolava e dipingeva il mondo delle bimbe di rosa. Che, da lì in poi, sarebbe stato ritenuto un colore femminile: una leggera flessione della tendenza si è avuta solo con il movimento femminista degli anni ’60-’70, che rifiutava il cliché del rosa, poi negli anni ’80 l’abbinamento si consolidò e solo oggi, secondo Paoletti, per le nuove generazioni un maschio che indossi il rosa non è ritenuto eccentrico. E.M.

La musica classica previene i reati?

Sembrerebbe di sì. A far propendere per questa tesi fu un esperimento condotto nei primi anni del Duemila dalla London Underground Limited, società britannica che gestisce la metropolitana della capitale. In alcune stazioni della metro di Londra, infatti, gli altoparlanti trasmisero per 18 mesi consecutivi solo musica classica, con una playlist che variava da Mozart a Vivaldi, da Rachmaninov a Beethoven.

Ottimi risultati. Al termine della sperimentazione, nelle fermate dove era stato adottato il provvedimento sonoro, si registrò un calo delle rapine del 33%, una riduzione delle aggressioni allo staff del 25% e una diminuzione degli atti vandalici di ben 37 punti percentuali. Secondo gli psicologi, il merito di questi risultati è da attribuire all’azione della musica sul nostro cervello. Quando si ascolta un brano distensivo, infatti, viene innescato il meccanismo di rilascio della serotonina, un ormone in grado di alleviare lo stress e prevenire stati d’ira. S.V.

Cos’è la “raining poetry”?

Èun tipo di street art che diventa visibile soltanto quando piove. Si tratta generalmente di poesie impresse sui marciapiedi con inchiostri estremamente resistenti all’acqua. Quando il suolo è asciutto i versi non compaiono, ma nel momento in cui viene bagnato dalla pioggia e si scurisce, il contrasto fa apparire le scritte. Le poesie attivate dalla pioggia sono un’idea dell’artista Peregrine Church di Seattle, negli Stati Uniti, che ha chiamato rainworks il suo metodo creativo.

Marciapiedi. Dal 2015 le installazioni si sono ripetute su molte strade degli Usa ma anche in altre città del mondo. E in alcuni casi la raining poetry unisce all’aspetto poetico un fine socialmente utile: come nel quartiere di Germantown a Filadelfia, dove sui marciapiedi di alcuni isolati si possono leggere messaggi sugli impatti delle inondazioni, sempre più frequenti in quell’area. Il Water Department cittadino collabora infatti con la comunità locale per stabilire il modo in cui costruire la resilienza alle inondazioni. E per richiamare l’attenzione sulle conseguenze della crisi climatica, gli abitanti del quartiere possono scrivere sul suolo le loro poesie, rese visibili dalla pioggia o dagli allagamenti. R .M.

© Lluàs Real
AKG_Images/Mondadori Portfolio
Focus | 135
Peregrine Church-Rainworkswww.rain.works

Può una pianta data per estinta riapparire?

Certo, se si allea con i funghi. Le Thismia (foto) sono fra le piante più strane del mondo, l’unico segno della loro presenza sono i loro fiori, dalla forma di lampioncini, che emergono dal terreno: per questo sono dette “lanterne delle fate”. Ma ancora più strano è il fatto che non sono capaci di fotosintesi: per vivere si “accordano” con i funghi nel terreno, scambiando con loro nutrienti, acqua e ossigeno. Fra le tante specie, quella che cresceva vicino a Kobe (Giappone), la Thismia kobensis, si riteneva estinta: era stata scoperta nel 1992 in una foresta, e da allora mai più rivista. Senza luce. Ora un team di ricercatori giapponesi ha annunciato su Phytotaxa di averne ritrovato trent’anni dopo alcuni esemplari a 30 km dalla piccola foresta originaria. La cosa non è poi così strana: le Thismia, non avendo bisogno di luce, vivono per lo più sottoterra, e i loro fiori possono essere facilmente scambiati per funghi. A.S.

Qual è il Parco nazionale che... non si sa mai dov’è?

Si tratta del parco di Keibul Lamjao, all’interno del più grande lago d’acqua dolce nel Nord dell’India, il lago Loktak: è l’unico parco galleggiante al mondo e non ha una collocazione stabile perché consiste in isole di suolo, vegetazione in decomposizione e piante, chiamate phumdi, che si trovano solo qui e che si spostano sulla superficie dell’acqua come un enorme prato instabile, spesso da pochi centimetri a un paio di metri. A rischio. I phumdi, che si muovono soprattutto durante i monsoni mentre nella stagione secca assorbono nutrienti “poggiando” sul letto del lago, creano un ecosistema unico per la sopravvivenza di molti animali e non solo: la popolazione locale vive in piccole capanne sui phumdi dove coltiva piante acquatiche o si dedica alla pesca. Una stazione idroelettrica costruita negli anni ’80 ha però alterato l’ambiente, aumentando la portata d’acqua del lago e impedendo il ciclo vitale delle isole di suolo, che si stanno rompendo e stanno mettendo in pericolo uomini e animali: la perdita dei phumdi è stata ridotta bloccandoli al fondo con dei pali, ma si teme che questo non basti a salvarli. E . M .

Sono i mari che si alzano o le coste che si abbassano?

Accadono entrambe le cose, ma nelle regioni dei delta fluviali è soprattutto il secondo fenomeno a mettere a rischio la popolazione. I delta sono zone di confine dove i grandi fiumi incontrano i mari e depositano i loro sedimenti. Queste aree, nelle quali si concentra il 5,5% della popolazione mondiale, sono spesso solo pochi metri più elevate rispetto al livello del mare. Nuova terra. Di solito il lavorìo del fiume crea nuova terra costiera compensando l’effetto dell’innalzamento dei mari e lo sprofondamento naturale del suolo sotto il suo peso (subsidenza). Ma , per uno studio dell’Università di Stanford, la costruzione di dighe e bacini idrici altera questi equilibri, perché ostacola l’accumulo di sedimenti fluviali. Il pompaggio dal sottosuolo di acqua e idrocarburi contribuisce all’abbassamento del suolo, e la vegetazione che dovrebbe proteggere le coste è spesso cancellata per far posto a campi agricoli e a strutture turistiche. Tutto ciò potrebbe far scendere parti importanti dei più grandi delta fluviali sotto il livello dei mari entro fine secolo. E .I.

NATURA
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CHE COS’È IL RELÁMPAGO DEL CATATUMBO?

Si tratta di un curioso fenomeno meteorologico che da secoli interessa la foce del Rio Catatumbo, fiume che nasce nel Nord-est della Colombia sfociando nel lago Maracaibo, in Venezuela. Per oltre 150 notti l’anno, sopra l’area acquitrinosa dove il tortuoso corso confluisce nel lago, si sviluppano spettacolari e potenti temporali che possono durare anche dieci ore.

CONDIZIONI UNICHE. Il Relámpago (“lampo”) del Catatumbo è originato dall’incontro tra i venti che sferzano il Maracaibo

e le paludose pianure circostanti, e gli alti crinali delle Ande, nello specifico quelli della Sierra de Perijá e della Sierra Nevada de Mérida. Il calore e l’umidità raccolti dalle masse d’aria generano cariche elettriche in grado di formare un arco voltaico a circa 5 km di altezza, dal quale si sprigionano ogni notte più di 250 fulmini all’ora. Tale fenomeno è considerato il più grande evento generatore di ozono troposferico (ovvero della parte bassa dell’atmosfera) al mondo.

Perché le nuvole non cadono?

Le nuvole po ssono pesare centinaia di tonnellate (dipende dalla dimensione e dalla densità), visto che contengono al loro interno migliaia di litri d’acqua... quindi perché non cadono? In effetti le microscopiche gocce d’acqua o cristalli di ghiaccio che le compongono vengono attratti al suolo per la forza di gravità, ma la loro velocità di caduta è impercettibile, in quanto la vasta estensione della nuvola ne aumenta enormemente la resistenza all’aria (o resistenza aerodinamica). Le particelle d’acqua sono quindi diffuse in maniera uniforme per chilometri, rendendo trascurabile l’effetto della gravità. Correnti. A far sì che una nuvola fluttui senza cadere verso il basso sono poi le correnti ascensionali, formate da aria che, essendo più calda di quella circostante, tende a salire verso l’alto. È la spinta costante verso l’alto di queste correnti a compensare il peso delle particelle d’acqua, mantenendo quindi la nuvola in equilibrio, sospesa nell’atmosfera. L’acqua evaporata da terra può tuttavia aumentare la dimensione delle goccioline fino a quando le correnti ascensionali non sono più in grado di sostenerle: da questo fenomeno ha origine la pioggia. R.M.

NOTTI ACCESE
Più di 250 fulmini all’ora si sprigionano nei temporali in questa zona. Simone Valtieri NEL NORD EST DELLA COLOMBIA, UN FENOMENO ATMOSFERICO UNICO PROVOCA POTENTI TEMPORALI. Mondadori Portfolio
Focus | 139
Mondadori Portfolio

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